LA ZINGARA
Intermezzo per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di ANONIMO.
Musica di Rinaldo DA CAPUA.
Prima esecuzione: 19 giugno 1753, Parigi.
Personaggi:
NISA zingara |
soprano |
CALCANTE vecchio avaro |
basso |
TAGLIABORSE fratello di Nisa |
tenore |
Coro di Zingari e Zingare.
La scena rappresenta una strada solitaria nella parte interna delle mura della città con veduta di antiche fabbriche diroccate.
Nisa, e Tagliaborse travestito da orso, indi Calcante con Servitore.
NISA E TAGLIABORSE
Co' la speme di goder
pace attenda, e rida il cor;
vada lunge ogni pensier
di tristezza, e di dolor.
NISA
Sì, Tagliaborse, un vecchio
ricchissimo mercante in questo loco
dovrà passar fra poco;
non conviene abbandonar il posto
bench'ei tardi a venir.
(esaminando Tagliaborse)
Desta alle risa
il vederti vestito in questa guisa.
Pure lo so per prova
che ad ingannar la gente molto giova.
M'intendi? Mi capisci?
TAGLIABORSE
A meraviglia!
Tutto va ben; ma l'orso vuol mangiare.
NISA
Eh via non dubitare,
bisogna andar pian pian; poiché il merlotto
prender colui non può che va di trotto.
TAGLIABORSE
Tu non pensi no signora
che son quasi alla malora:
anzi ridi a mio dispetto?
Sorte, fato maledetto!
No non serve, ho da crepar.
Via restiamo, sì t'aspetto.
Ma tu scherzi, e ridi ancora?
Già la fame mi divora,
già non posso più parlar.
NISA
Caro fratello mio quanto impaziente,
quanto importuno sei!
(guardando verso la scena)
Taci, s'appressa alcun.
TAGLIABORSE
Zingari dèi,
che proteggete i borsaroli eroi,
tutto il vostro favor prestate a noi.
(Nisa e Tagliaborse si mettono in disparte)
CALCANTE
(al servitore)
Ho ragione, sì signore:
il padrone non son io?
Dunque voglio a modo mio
sempre dire, sempre fare
quel che pare, e piace a me.
Mancherebbe ancor questa
ch'io dovessi obbedire al servitore;
son io padrone in casa...
(partendo)
NISA
(incontrandolo)
Mio signore?
CALCANTE
Padrona. (Oh che bellezza.)
NISA
(a Tagliaborse)
Tagliaborse, coraggio, arte, destrezza.
(a Calcante)
Se la buona ventura
ella vuol ch'io le dia resti un momento,
il ben futuro e il male
chiaro le saprò dir...
CALCANTE
(accorgendosi dell'orso)
Oh che animale...
(intimorito)
Va' via, va' via di qua: gente soccorso.
NISA
Ella è timida troppo! Teme un orso?
CALCANTE
Cancaro! Se lo temo? È forse questa
fiera da accarezzar, e farle festa?
NISA
Creda signor, non è punto feroce!
Ella vederlo meco
può bevere, e mangiar.
CALCANTE
E dormir teco?
NISA
Lasciam gli scherzi a parte; e la sua mano
di grazia ella mi dia.
CALCANTE
(all'orso)
Stammi lontano.
(a Nisa)
A che deve servir?
(all'orso)
Va' via ti dico.
NISA
Per darle la ventura.
CALCANTE
(a Nisa)
E tu chi sei?
(Con questo animalaccio ha da esser bella.)
NISA
Nisa di Menfi io son, la zingarella.
CALCANTE
(Mi vuò seco spassar.)
(al servo)
Senti Taddeo;
va' dal mercante ebreo, di' che m'attenda
pochi momenti sol, e che da lui
col denaro sarò.
(il servo parte)
NISA
(a Tagliaborse)
Senti costui?
CALCANTE
Signora Nisa bella eccomi a voi,
questa è la man;
volete esaminarla?
NISA
Sì signore,
il guanto ella si cavi.
CALCANTE
(all'orso che lo sorprende)
Oh traditore!
NISA
Nuda veder vorrei la fronte ancora.
CALCANTE
(cavandosi il cappello)
La servo. (Oh ciel, costei già m'innamora!)
NISA
Ella può credermi
nacque felice;
Nisa lo dice,
mentir non può.
CALCANTE
Questo è possibile
creder lo vuò.
NISA
Su nel zodiaco
Febo in quel giorno
in capricorno
si raggirò.
CALCANTE
Non è impossibile
creder si può.
NISA
Quasi due secoli
robusto, e forte,
in lieta sorte
vivrà lo so.
CALCANTE
Quest'è ancor facile,
lo crederò.
NISA
Di bella femmina
amante, e sposo,
fido e geloso
oggi il vedrò.
CALCANTE
Sembra difficile
esser non può.
E in breve sarò sposo?
NISA
Certamente.
CALCANTE
Strano questo mi sembra.
NISA
E perché mai?
CALCANTE
Perché sinor non vedo
donna che per me sia comoda assai.
NISA
Un ricco gentiluomo
deve cercar bellezza, e non denaro.
CALCANTE
Io non son gentiluom.
NISA
(Oh quanto è avaro!)
Poiché, signor, mi volle
con tanta cortesia prestare orecchio,
la supplico, si degni,
compiacciasi mirare
quest'orso ora che in piè lo fo ballare.
Larà, larà, larà, balla moretto
larà, larà, larà.
(l'orso balla)
CALCANTE
Quest'è un portento!
(Oh se costei volesse
per lieve prezzo farmene padrone,
potrei certo in poch'ore
per un tesoro venderlo a un signore.)
Me lo daresti, o Nisa?
NISA
Col denaro.
CALCANTE
Ebben quanto ne vuoi?
NISA
Trenta ducati.
CALCANTE
È troppo caro; dieci
è molto ben pagato,
vuoi darmelo a tal prezzo?
NISA
Ella s'inganna.
Dieci ducati! Ah non lo vide bene
dunque ballar, l'osservi
di grazia un'altra volta.
Larà, larà, larà.
(l'orso torna a ballare)
CALCANTE
Basta, se vuoi
raddoppierò l'offerta in ricompensa
di questa sua virtù. Ve' che pazzia!
Ancor tu sai che venti bei ducati
son di mill'orsi e mille più stimati.
NISA
Oh dio! Creda m'incresce
dovermene privar; ma poiché sono
in gran necessità, vostro, o signore
voglio che sia per que' venti ducati
purché mi siano subito contati.
CALCANTE
(le mostra la borsa)
Eccoli pronti, o cara; anch'io ti giuro
che sol perché mi piacque il tuo sembiante
mi riduco a sborsar questo contante.
NISA
La ringrazio, o signor! (Oh quanto è stolto.)
CALCANTE
(le dà il denaro)
Prendi, mia bella, prendi, in questa parte
spesso ritorna, e se tu puoi per poco
ardi per me d'un amoroso foco.
NISA
Sì caro ben, sarete
l'idolo mio diletto;
per voi già sento in petto
il core palpitar.
(Mirate il bel soggetto
da farmi innamorar!)
(Tagliaborse ruba la borsa a Calcante)
Non è gran meraviglia
se vincer sa il mio core
un che la dèa d'amore
faria prevaricar.
(Mirate il bel signore
da farmi innamorar!
CALCANTE
Ho già fatto il mio negozio. Senza fallo
questo raro animale
più di mille ducati ancora vale;
larà, larà, larà... moretto... e dove,
dove l'orso n'andò possenti dèi?
Poveri soldi miei!
Poveri miei ducati,
alla malora se ne sono andati
tanto denaro, oh dio! con stenti e pene
acquistato perdei
tutto il sudore, e la fatica è vana
d'una intera e ben longa settimana!
Bastardissime stelle,
barbaro fato, iniqua sorte, e ria
tu sei cagion della rovina mia.
Chi pietoso m'addita un ferro, un laccio
una morte, un veleno
onde possa scacciar l'alma dal seno.
A perdita sì grande
sopravviver non voglio. E vano è vano
bramar la vita allora
che son nemici miei
gl'orsi, la terra, il mar, gl'uomini, i dèi.
Che orror! Che spavento!
Oh sorte spietata
crudele ed ingrata
or vado a morir.
La sete, la fame,
la peste, la morte
son mali più lievi
si ponno soffrir.
NISA
(torna in scena)
Donde, signor, tant'ira?
Ah mal conviene a lei questo furore
se è ver che vive in servitù d'amore.
CALCANTE
L'amore è bello e buono; ma il denaro
m'è più di quello assai, ma assai più caro.
Misero!
NISA
E che le avvenne?
CALCANTE
M'è fuggito
l'orso che mi vendesti, oh morte! Oh pena!
NISA
È ver?
CALCANTE
Purtroppo! E questa è la catena.
E sono così andati
venti ducati interi alla malora.
NISA
(Avveduto non s'è del resto ancora.)
A che giova così dar nelle smanie?
Ella si rassicuri
l'orso si troverà, sarà mia cura
questa non sia per lei grande sventura.
E poi, signore, il core
della sua Nisa val venti ducati?
CALCANTE
Ohibò, non faccio mai questi mercati.
NISA
Dunque da lei divisa
più che l'orso vorria la fida Nisa?
CALCANTE
(Oh maledetto amore!)
NISA
Ebben risponda?
CALCANTE
Che vuoi ch'io dica? Alfin sento... ma no...
(No, non mi spiegherò.)
NISA
Che sente?
CALCANTE
Oh dio!
NISA
Parlate, alfin, parlate idolo mio.
CALCANTE
Amore, o che diletto
mi punge il cor nel petto
e scorre in su e in giù.
NISA
Così pure il mio core
il biondo dio d'amore
lo fa saltar così.
CALCANTE
Torna Cupido torna
quel core a far sbalzar.
NISA
Torna Cupido torna
quell'alma a consolar.
CALCANTE
Già torna torna amor.
NISA
Già torna nel mio cor.
NISA E CALCANTE
Oh dèi che gusto è questo
non si può far di più.
Nisa, e Tagliaborse vestito da zingaro, indi Calcante con Servitore.
NISA
Immaginar non puoi
quanto quel vecchio avaro
sia disperato, e quanti
abbia sparsi sinor sospiri e pianti.
Smania, freme, delira
chiama tiranno il ciel, barbaro il fato.
E cerca la sua borsa in ogni lato.
TAGLIABORSE
Affé che gli rubai.
Con somma leggiadria quella borsaccia.
Che ne dici sorella?
NISA
Oh tu sei bravo!
TAGLIABORSE
Così fu il nostro padre, e così l'avo.
NISA
Or via ti cela e pronto
cogl'altri tuoi compagni
allor che il vecchio vien fa' il tuo dovere.
Se me brami sua sposa oggi vedere,
oh della mia speranza
se a seconda riesce il colpo ardito
merito ben che in Menfi un giorno sia
da zingari elevato
qualche obelisco alla memoria mia.
È specie di tormento
questo per l'alma mia
eccesso di contento
che provo nel sperar.
(guarda verso la scena e vede venir Calcante, e Tagliaborse parte)
S'avvicina Calcante, oh come freme!
Quanto è deforme e mesto!
Dell'avarizia il frutto ognor fu questo.
(con servitore che porta una gran spada)
CALCANTE
Ebben la mia diletta,
l'unica mia speranza, la mia borsa,
Nisa, trovossi ancora?
NISA
No, mio bene.
CALCANTE
Uscir da tante pene
dunque vogl'io.
(al servitore)
Taddeo, Taddeo mi svena.
NISA
(trattenendolo)
Anima mia raffrena
per pochi istanti almen l'ira funesta.
CALCANTE
Deggio soffrir ancor? (Che smania è questa!)
NISA
A te sovviene, o caro
quant'io promisi e dissi?
CALCANTE
Mi sovviene.
NISA
Dunque m'ascolta bene. In questo punto
scongiurerò l'Averno; e godrai tutto
di mie nere parole il dolce frutto.
O voi possenti numi
del tenebroso baratro profondo
corni-caudati demoni m'udite.
Le affumicate ferree porte aprite
dell'orrida caverna ove le furie
Tisifone, Megera,
e dove Aletto impera;
colà Circe, e Medea
ogni tartarea dèa,
ogni mostro infernal vada a consiglio
per ritrovare in questo breve istante
la ricchissima borsa di Calcante.
CALCANTE
Oh questo è l'essenziale
questo si chiama il verbo principale.
NISA
Taci. Parlar non déi. Pluton tu stesso
corri, vola, presiedi al gran consesso;
balasà laparasà.
Tu che virtù donasti a questi accenti
non deluder la ben fondata speme
se pur soffrir non vuoi barbare pene.
Dell'esito felice
se poi l'annunzio tu recar non puoi
venga in tua vece almeno
o Zoroastro, o Maligigi, o Ismeno.
(finito lo scongiuro, Tagliaborse travestito da mago sortirà dal fondo della scena)
TAGLIABORSE
(sempre verso Calcante)
Voce che lugubre
dal mio soggiorno
mi chiami celere
al chiaro giorno,
perché mi brami,
che vuoi da me?
CALCANTE
Nulla, nulla, signor, colei vi brama.
A te, Nisa, lo chiama; oh maledetto
mi vuole star vicino a mio dispetto.
Nisa? Mia cara?
NISA
Ismeno?
TAGLIABORSE
O dell'Averno
o delle stigie sponde inclita maga
comanda, eccomi a te parla' t'appaga.
NISA
Ebben dimmi trovossi
la borsa che si perse in questo loco?
TAGLIABORSE
Sì.
CALCANTE
(Rendo grazie al ciel, respiro un poco.)
NISA
E dove ora si trova?
TAGLIABORSE
Meco.
NISA
Basta.
CALCANTE
(Che bravo galantuom, che buona pasta.)
(a Nisa)
Or via gl'ordina o cara
di restituirla adesso al suo padrone.
NISA
Con una condizione
però se pur v'aggrada.
CALCANTE
Con tutto quel che vuoi; parla, prescrivi.
NISA
Dammi la man di sposo
idolo amato, e caro
e tuo di nuovo sia tutto il denaro.
CALCANTE
Ohibò! Che mi proponi?
TAGLIABORSE
A lei forse t'opponi?
CALCANTE
Sì signore.
NISA
Ed hai cotanto orgoglio?
Parla mi vuoi sì, o no?
CALCANTE
No, non ti voglio
NISA
(verso la scena)
Suvvia compagni uscite,
ad uccider costui tutti venite.
Esce con impeto una banda di Zingari e Zingare.
CALCANTE
(spaventato)
Perfidi, che volete?
Ahimè che gente è quella?
Oh dio mi manca il fiato,
mi vien la tremarella,
ah non ne posso più.
Mi fugge il cor dal seno
lavanda, Mitridate?
Ah ch'io mi vengo meno
ah! Chi mi regge su?
NISA
Non tante smanie no, presto alle curte
mi vuoi per moglie?
CALCANTE
(tremando)
Sì.
TAGLIABORSE
Viva lo sposo.
CALCANTE
(Viva il malanno.)
NISA
O caro...
CALCANTE
Adesso almeno
ogni timor disgombra dal mio seno,
dammi la borsa mia,
e quella canagliaccia manda via.
NISA
L'avrai, l'avrai fra poco; e quella gente
non déi temer mio ben.
(agli zingari)
Fidi compagni
in quell'amabil uomo
rispettate il mio sposo, il mio tesoro,
e intanto la mercede
ricevete or da me di vostra fede.
(dispensa denaro agli zingari)
CORO
O dell'Egitto
nume custode,
la nostra frode
proteggi ognor.
Opra è divina
punir l'avaro,
cui solo è caro
l'argento, e l'or.
PARTE DEL CORO
Per chi ne gode
le gemme tutte
sono produtte
dal vasto mar.
ALTRA PARTE
E chi ne abbonda
senza farne uso,
non dée lassuso
con te restar.
L'ALTRA PARTE
Basti all'avaro
trovar ristoro
nel contar l'oro
la notte e il dì.
TUTTI
Basti a noi tutto
raccorre il frutto
di tante pene
ch'egli soffrì.
CALCANTE
(Io giurerei che fra questi ribaldi
colui che mi rubò si trova ancora.
O misero Calcante! E dovrai dunque
Nisa sposar? Colei
che amica è sol di scellerati e rei?)
NISA
Di che fra te ragioni, amato bene?
Sei forse già pentito
d'essere in questo giorno mio marito?
CALCANTE
Che dici! Ah non sia vero,
ch'io cangi così presto di pensiero.
Tra me già sol parlando
che sembra molto strano
veder oggi Calcante
d'una tua pari, stringere la mano.
NISA
E perché mai?
CALCANTE
Perché bella tu sei
perché giovane e vaga, e perch'io sono
vecchio e deforme.
NISA
O caro agl'occhi miei
tu giovane, gentile e bello sei.
CALCANTE
Indegno del tuo amor...
NISA
Che dici? Indegno!
CALCANTE
(Strada non v'è d'uscir da questo impegno.)
NISA
Tu sol l'arbitro sei della mia sorte,
e da te solo attendo o vita, o morte.
Viverò se tu lo vuoi
cara parte del mio cor;
ma se amor negar mi puoi
come, oh dio! vorrai ch'io viva.
Se mi fai morir così.
Deh mio ben sgombra dall'alma
quel timor che troppo ingiusto
troppo fiero t'assalì.
CALCANTE
(intenerito)
Oh dio! Tutto d'amore
avvampa già per te questo mio core.
Dammi la borsa, e poi...
NISA
Dammi la mano.
Vuò pria che tu mi sposi, alle parole
degl'uomini dar fé, Nisa, non suole.
CALCANTE
Almen fa' ch'io la veda.
NISA
Volentieri.
A lui mostrala, Ismeno.
TAGLIABORSE
(mostrandogli la borsa)
Eccola.
CALCANTE
(vedendo la borsa)
O bella!
Dammi Nisa la man. (È giusto quella.)
NISA
Idolo caro, o dio!
Prendi la destra e il cor, son tua, sei mio.
TAGLIABORSE
Prendi.
(dà la borsa a Calcante)
NISA
(Oh come in essa tien le luci immote!)
CALCANTE
(Farò conto che sia questa la dote.)
Signor mago che tanto
onesto siete e galantuomo, in grazia,
dell'orso che perdei sapete nulla?
TAGLIABORSE
Tutto tutto già so. Brami vederlo?
CALCANTE
Né questo sol ma bramo
se pur vi piace ancor di possederlo.
TAGLIABORSE
Giura se dici il ver.
CALCANTE
Sull'onor mio.
TAGLIABORSE
No sulla borsa.
CALCANTE
Ebben su quella ancora.
NISA
Appagato sei dunque.
TAGLIABORSE
L'hai presente.
CALCANTE
Dov'è?
TAGLIABORSE
Quello son io.
(levandosi la barba e la toga)
CALCANTE
(adirato)
Ah perfidi, assassini...
NISA
Adesso è vano,
inutile è il gridare
egli è vostro cognato, e mio germano.
CALCANTE
Ah me l'avete fatta!
Pazienza. In avvenire
ciò che foste obliando, almen vivete:
come è il vostro dover, da quei ch'or siete.
Ogni tromba, ogni tamburo,
faccia festa, suoni olà.
NISA
Caro sposo t'assicuro,
che nel seno il cor mi sento
per diletto già mancar.
TAGLIABORSE
(Dalle risa, oh che contento
ancor io temo crepar.)
CALCANTE
Viva.
TAGLIABORSE
Viva.
NISA
L'allegria,
s'incominci a festeggiar.
TAGLIABORSE
Si festeggi.
NISA
Or via sicuro.
CALCANTE
E di nuovo ogni tamburo
faccia festa, suoni olà.
TAGLIABORSE
Viva, viva l'allegria.
NISA
(a Calcante)
Sempre, sempre gioia mia
così lieti si starà.
CALCANTE
Oh che gusto in verità!
NISA E TAGLIABORSE
(Oh che pazzo in verità!)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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