www.librettidopera.it

Zazà

ZAZÀ

Commedia lirica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto e musica di Ruggero LEONCAVALLO.
Prima esecuzione: 10 novembre 1900, Milano.


Personaggi:

ZAZÀ

soprano

ANAIDE sua madre

mezzosoprano

FLORIANA cantante del concerto

soprano

NATALIA cameriera di Zazà

soprano

La SIGNORA DUFRESNE

soprano

MILIO Dufresne

tenore

CASCART cantante di concerto

baritono

BUSSY giornalista

baritono

MALARDOT proprietario del caffè concerto

tenore

LARTIGON artista monologhista

basso

DUCLOU régisseur

basso

MICHELIN giornalista, assiduo del caffè‑concerto

tenore

MARCO servo del signor Dufresne

tenore

COURTOIS

baritono

TOTÒ

altro


16 coristi. Donne: Claretta, Simona, due Ballerine spagnole, due Cantanti in costume, due Sarte dei concerti. Uomini: Augusto cameriere (Tenore), il Pompiere, due Clowns, due Ballerini spagnoli, un Signore, un Cantante vestito da soldato Comparse: due Macchinisti, un Servo di scena.



Atto primo
Scena unica

Il palcoscenico dell'Alcazar di st. Etienne, visto lateralmente. Una buona metà della scena a sinistra rappresenta il camerino di Zazà. - A destra della scena, sul davanti, un tavolo con varie sedie per gli assidui del concerto che hanno libero accesso sulla scena. - Nell'angolo, sempre sul davanti a destra, la porta che dà nella sala di spettacolo. - Indi tutto il lato destro della scena presso le quinte è occupato in senso longitudinale dal fondale che per mezzo di una porta dà sulla scena del caffè‑concerto. - In faccia a questa porta, pure in senso longitudinale, è il fondino che maschera al pubblico che si suppone essere nella sala del caffè concerto, l'interno del palcoscenico. - Il fondo della scena che rappresenta l'altro muro laterale del palcoscenico, è ingombro di quinte, scene arrotolate, oggetti di ginnastica, ecc. - Nel camerino di Zazà, nel quale si entra per una porta situata nel mezzo della scena, quasi in faccia al tavolo, sono due o tre sedie, una toletta, un paravento; e sui muri, sospesi gli abiti di Zazà. - All'alzarsi della tela la porta che dà sulla scena è aperta, e si vede Floriana che saluta mentre si sentono all'interno applausi e grida di bis. Floriana esce di nuovo, e siccome la porta resta aperta la si sente cantare la strofa della sua canzone accompagnata dal vociare della folla. - Intanto Michelin, Courtois ed un altro signore insieme a Claretta, in costume corto da concerto, vengono a sedersi al tavolo sul davanti a destra, e comandano le bibite ad Augusto. - In fondo si scorgono il pompiere di servizio che gira sorvegliando, due macchinisti e vari artisti del concerto. - Movimento continuo sulla scena. - Qua e là grossi avvisi con: «È vietato fumare», ma tutti fumano sigari e sigarette, compreso il pompiere di servizio.

FLORIANA

(cantando all'interno)

So che son capricciosa e sventatella,

che, come l'api, adoro svolazzar;

non son nata per far la monachella

e vivo sol per ridere e scherzar.

So pur che ad ogni giogo son rubella,

che in amore mi piace di cangiar,

che mi diverto ad ogni gherminella,

eppur, s'io vo', la testa fo' girar!

Che s'io vi fo' l'occhietto,

mio signor,

se lancio un sorrisetto

seduttor!...

tremante, io ci scommetto,

e a' piedi miei v'udrò

giurarmi eterno affetto

mentr'io riderò!

MICHELIN

(mentre Floriana canta)

Augusto!

AUGUSTO

(accorrendo al tavolo)

Pronti!

MICHELIN

Birra.

(poi a Claretta)

E voi, su, che prendete?

CLARETTA

Un kümmel, grazie.

COURTOIS

Io prendo una gran tazza; ho sete!

DUCLOU

(gridando mentre appare a destra)

Attenti i clowns!

(due clowns portando bizzarri strumenti musicali giungono dal fondo a sinistra e dopo aver scambiato saluti amichevoli con le persone sedute al tavolo vanno a guardarsi ad uno specchio che sarà situato sul muro di divisione nel mezzo, accanto alla porta del camerino di Zazà, e si tengono pronti ad entrare in iscena; Floriana finisce la strofa; grandi applausi, essa saluta nuovamente e si avanza verso il tavolo mentre Duclou suona il campanello elettrico per annunciare l'entrata dei clowns)

MICHELIN, COURTOIS, AUGUSTO E UN SIGNORE

(a Floriana)

Ma brava! ma brava! che successo!

FLORIANA

Stasera sono in voce.

COURTOIS

(galantemente)

Sempre!

FLORIANA

(squadrandolo con fare insolente)

Ma guarda! Adesso

divien galante! È vero che Zazà l'ha piantato!

COURTOIS

Come?

FLORIANA

Come si pianta!

(ironica)

Il mio turno è arrivato?

(salutando con affettazione)

Troppa grazia!

DUCLOU

(ai due clowns)

In iscena!

(i clowns entrano in scena suonando stonato e sono salutati da applausi; Duclou che si terrà presso alla porta che dà sulla scena, la socchiude di tanto in tanto come per guardare nella sala; e si sentono dei frammenti musicali eseguiti da istrumenti strani)

(a Floriana che si sarà seduta ed avrà ordinato da bere)

MICHELIN

Di', stasera si prova

finito lo spettacolo la gran «rivista» nuova

di Bussy?

FLORIANA

(di cattivo umore)

Ma... purtroppo!

MICHELIN

(sorridendo)

Ciò non ti garba?

FLORIANA

(scattando)

Affatto!

Questo sarà un bel fiasco! Già, quasi tutto l'atto

è per Zazà!... la diva!...

MICHELIN

(ridendo)

Sempre la stessa storia!

Contro Zazà!

FLORIANA

(levandosi di scatto)

Perdono! Che sciocca! La sua gloria,

come Bussy, tu canti sempre nel «Gazzettino»,

ed io me lo scordavo!... So a mente il fervorino!

(Simona arriva; saluta e siede al tavolo; tutti ridono; Natalia arriva dal fondo a sinistra, va ad aprire il camerino di Zazà ed entra)

COURTOIS

(interrompe Floriana vedendo Natalia)

È qui che arriva. All'erta!

FLORIANA

(stizzosa)

All'inferno la stella con l'astronomo!

COURTOIS

(sorpreso)

Che astronomo? farnetichi!

FLORIANA

Cascart, l'amante suo che l'ha scoperta!

(Floriana siede volgendo le spalle al fondo del teatro donde giunge Zazà, che tutti si volgono a salutare)

ZAZÀ

(allegramente appressandosi al tavolo)

Salute, ragazzi.

MICHELIN, COURTOIS, CLARETTA E SIMONA

Zazà, buona sera.

ZAZÀ

(a Claretta e Simona)

Addio, mie piccine.

(scambia un'occhiata di odio con Floriana e poi chiede a Courtois e Michelin)

È giunto Bussy?

MICHELIN

No, ancora il collega non vidi stasera.

ZAZÀ

(con interesse)

E il suo fido amico Dufresne?

MICHELIN

Non è qui.

ZAZÀ

(delusa)

Ah!... vado a vestirmi.

(fa un passo verso il camerino)

DUCLOU

(che sarà venuto avanti al giunger di Zazà)

Però, senza fretta;

c'è tempo, sai.

ZAZÀ

(dando la mano a Duclou)

Grazie.

(entra nel camerino)

DUCLOU

A te, su, Claretta.

(in questo punto i clowns rientrano salutando mentre si sentono applausi prolungati all'interno; poi Duclou suona il campanello come prima, si sente il preludio della canzone di Claretta, questa entra in iscena, e Duclou chiude la porta; Zazà, entrata nel suo camerino, comincia a svestirsi, si trucca ed avrà finito di mettere l'abito corto da concerto solo quando Bussy giungerà; mentre Claretta entra in iscena, dalla porta a destra che dà nella sala entra Malardot, il proprietario del Concerto, con la pipa in bocca, ed intanto appare dal fondo Lartigon, in abito nero e cravatta bianca; quando Claretta sarà uscita, due cantanti in costume arrivano dal fondo, vanno al tavolo, siedono e bevono con Simona, Courtois e l'altro signore)

MICHELIN

(andando incontro a Malardot)

Ecco il padron.

MALARDOT

(levando il berretto per salutare Michelin, Courtois e l'altro signore)

Signori!

MICHELIN

(allegramente)

Va bene!... Quanta gente!

È contento?

MALARDOT

Non troppo. - Si beve poco o niente!

(scorgendo Lartigon)

Ah! udite!

LARTIGON

(salutando con affettazione)

Direttore!

MALARDOT

Spero che ci direte

un monologo allegro, e non in versi. ~ Avete

un repertorio...

LARTIGON

(interrompendolo con severità)

Classico! La morte d'Ermione:

Amleto fra le tombe: la funebre orazione

di Bossuet!...

MALARDOT

(scoppiando)

Saranno classici, ma, per dio,

non sono punto allegri!

LARTIGON

(con ironia)

Né Bossuet, né io

teniamo a farvi ridere.

MALARDOT

E torto entrambi avete.

LARTIGON

Ma l'arte...

MALARDOT

(interrompendolo)

L'arte...

(vede un cameriere che traversa la scena con un vassoio di tazze di birra)

Caspita! rovinarmi volete?

La birra senza spuma si serve? Nel versare,

una tazza su cinque bisogna guadagnare

con tanto di solino! Andate...

(poi a Lartigon)

...mio signore,

l'arte è ciò che i clienti mette di buon umore.

MICHELIN

(ridendo a Malardot)

Bravo!

(va verso il fondo con Malardot)

(Lartigon crolla le spalle con disprezzo e va a sedersi al tavolo; Augusto giunge dalla porta che dà nella sala portando un gran mazzo di fiori, delle carte da visita, due bottiglie di sciampagna, e va a bussare al camerino di Zazà; Natalia socchiude un po' l'uscio, ed Augusto fa passare i fiori e lo sciampagna; poi si allontana e scompare dal fondo; Courtois addita a Floriana ciò che Augusto porta a Zazà, questa si leva di scatto furibonda e va via pel fondo, in collera; in questo punto Claretta finisce, la porta si schiude e la si vede a salutare mentre si applaude, poi essa ridiscende sul davanti della scena; dal fondo ritornano Malardot e Michelin mentre Lartigon si alza per prepararsi ad entrare in iscena)

DUCLOU

(a Lartigon, mentre suona il campanello)

Che dite?

LARTIGON

(con importanza)

Il monologo

di Ruy‑Blas!

(entra in iscena, si sentono le prime parole del monologo; poi la porta si chiude)

MALARDOT

(sul davanti, in collera)

Ehi, Duclou!

(Duclou accorre)

Appena termina,

una buona fischiata, e poi gli lacero

la scrittura!

DUCLOU

Sta ben.

(corre all'uscio che dà nella sala di spettacolo, esce e ritorna dopo un istante; Cascart viene dal fondo in costume di città)

MALARDOT

Vedrem che cera

farà!

(scorge Cascart e lo saluta)

Signor Cascart!

CASCART

(rispondendo al saluto di entrambi)

La buona sera!

(entra da Zazà senza battere all'uscio)

Buona sera, mia Zazà.

ZAZÀ

(lietamente, continuando a vestirsi)

Ah, sei tu, Cascart! mio core!

(Natalia esce dal camerino e scompare dal fondo)

Amor mio! Donde venite? Raccontate, mio signore.

Dove foste ad ingannarmi?

CASCART

(ridendo)

Come va, cattiva cera?

ZAZÀ

Bene. Siedi là, mi narra: che notizie questa sera?

CASCART

(sedendo a cavalcioni sulla sedia)

C'è l'agente che mi scrive da Marsiglia: offre la piazza.

ZAZÀ

Per noi due? Non vuoi piantarmi già?

CASCART

(crollando le spalle)

Sarebbe cosa pazza!

Offre il doppio!

ZAZÀ

E dire, amico, ch'è per te che sono artista!

(Courtois e l'altro signore con le due cantanti si allontanano pe 'l fondo e scompaiono.)

ZAZÀ

Ti rammenti? Alle taverne per cantar che vita trista!

Io col piatto andava intorno... Che dolori abbiam sofferti

con mia madre!

CASCART

Certamente ch'eran magri i vostri incerti!

Se per caso trenta soldi raccoglievi nel tuo piatto

ne beveva almen quaranta la tua mamma d'un sol tratto.

Vecchia spugna insaziata!...

ZAZÀ

Basta!... sai che mi dà pena!

CASCART

Ma il gran male è che prosegue... oggi, vedi, una dozzena!

ZAZÀ

(con dolcezza)

Via, non mi torturare! È madre mia,

e ha sorriso sì poco ai suoi prim'anni:

ha pianto molte lacrime per via,

povera donna, ed ebbe molti affanni!

(seria)

Lo sai tu che vuol dire un uom che fugge

e che ti lascia con un bimbo, sola?

Ogni seme di bene in te si strugge,

e diventa l'amore una parola!

Che farà, dove andrà, dimmi, una madre

con un figliuol tremante fra le braccia!

Annoia tutti un bimbo... anche suo padre...

e la povera donna ognun discaccia!

Io la mamma rivedo in abbandono:

rammento i suoi dolori, e le perdono!

CASCART

(levandosi un po' commosso, bonariamente)

Sei buona... troppo buona!

(la bacia)

Ora a vestirmi

vado.

ZAZÀ

(allegramente)

Ti spiccia, e vieni a prevenirmi.

(Cascart esce dal camerino e scompare dal fondo a destra mentre un cantante vestito da soldato si prepara ad entrare in iscena giungendo dalla sinistra; pure dal fondo ritornano Malardot e Michelin nel tempo stesso che Duclou corre ad aprire la porta che dà sulla scena e si sentono le ultime parole del monologo di Ruy‑Blas)

DUCLOU

(a Malardot)

Attento, direttore!

(appena la voce dì Lartigon finisce ed egli appare sulla porta, si sente una salva di fischi)

LARTIGON

(mostrando il pugno al pubblico e venendo sul davanti)

Oh, i vili! oh, gli asini!

Fischiano Vittor Hugo!

MALARDOT

No, no, fischiano

voi, mio signore. Ed alla porta io mettovi.

LARTIGON

(nel partire, con disprezzo)

Va'! mercante d'assenzio verde!

(esce)

MALARDOT

(correndogli dietro)

Stupido!

Sei tu che al verde resti!...

(esce seguìto da Michelin che ride)

DUCLOU

(all'artista vestito da soldato suonando il campanello)

A voi, cominciano.

(l'artista entra in scena; Duclou chiude la porta e poi scompare dal fondo a destra, mentre Natalia ritorna dalla sinistra ed entra nel camerino)

ZAZÀ

(a Natalia, che rientra)

Dimmi: Bussy... o Dufresne visto non hai lì fuori?

NATALIA

No, mia signora.

ZAZÀ

(preoccupata)

È strano!... Chi mandò questi fiori?

NATALIA

(leggendo le carte da visita)

Courtois... Camus... Qui ognuno per voi d'amor si strugge.

ZAZÀ

(pensierosa)

Sì, ma il solo che bramo è quello che mi fugge!

(Anaide appare dal fondo a sinistra, mentre Augusto entra dalla porta che dà nella sala; essi si incontrano a mezza scena; Augusto avrà un vassoio con un bicchiere ripieno)

ANAIDE

(graziosa)

Augusto, buona sera!

AUGUSTO

Buona sera,

signora Anaide! Avete buona cera.

ANAIDE

(subito, in tono desolato)

No, sto mal!... ne lo stomaco ho un gran fuoco!

(indicando il bicchiere)

Che porti?

AUGUSTO

Un grog.

ANAIDE

Da' qui.

(lo beve)

Ciò calma un poco.

Mettilo in conto di mia figlia.

AUGUSTO

Bene.

Ah! vostra figlia che successo! Tiene

tutta da voi! Che ai vostri tempi!...

ANAIDE

Augusto!

Quand'io cantavo!

AUGUSTO

Che grazia! che gusto!

ANAIDE

Il repertorio classico!

AUGUSTO

Il «pompiere»!...

ANAIDE

Le «oche»! Oh, miei trionfi!... Or vo' a vedere

Zazà. Mi porta un punch nel camerino.

AUGUSTO

Sta ben.

ANAIDE

(appressandosi all'uscio del camerino)

Ahi! brucio... è proprio all'intestino.

(apre l'uscio e grida facendo la graziosa)

Addio tesoro!

ZAZÀ

(sorpresa)

Toh! sei tu, mamma.

ANAIDE

Sì, la mammina de la sua Zazà.

ZAZÀ

Datele un bacio tosto alla Zazà. ~ Ma via

non portate il rossetto.

ANAIDE

(bacia Zazà, saluta Natalia e siede)

Signora Natalia!

NATALIA

Signora!

ANAIDE

(a Zazà)

Alfin ti trovo sola, e si può parlare

senza Cascart che sindaca!...

ZAZÀ

Mamma, non cominciare!

ANAIDE

(riscaldandosi)

Già, non si può toccarlo; sempre i consigli suoi segui!

ZAZÀ

Nella miseria ci avean costretti i tuoi!

ANAIDE

(tragicamente)

Va' pure, ingrata, insultami! su me le accuse aduna.

AUGUSTO

(entrando col vassoio)

Ecco il punch.

(esce subito e ritorna nella sala)

ANAIDE

(in tono gentile)

Mille grazie.

(prende il bicchiere e prosegue tragicamente)

Ciò non porta fortuna!

ZAZÀ

Mamma, bevi e sta' zitta.

ANAIDE

(fingendo scoppiare in pianto)

Ahi! sono sventurata!

ZAZÀ

Ci siamo! eccoci al pianto! la solita scenata!

(levandosi a calmarla)

Baciami, bevi e dimmi perché sei qui.

ANAIDE

(dopo averla baciata e bevuto sorride imbarazzata)

Per vederti!

ZAZÀ

E per chiedermi?

ANAIDE

L'affitto...

ZAZÀ

Lo so già.

Farò pagare; e dopo?

ANAIDE

Un vecchio conto... un nulla...

tre luigi!...

ZAZÀ

(balzando)

Sei matta!...

ANAIDE

Zazà, cara fanciulla...

ZAZÀ

Darò un luigi, e smettila.

ANAIDE

Oh! due!

ZAZÀ

Mamma, prevedo...

ANAIDE

Due, ti farò le carte!

ZAZÀ

(sorridendo)

Le carte!... ah furba! io cedo.

DUCLOU

(di fuori forte)

Avanti i ballerini.

ZAZÀ

(ad Anaide)

Il mio turno è vicino.

Vieni domani.

ANAIDE

(baciandola)

Amore!

(esce, e dice allontanandosi:)

Oh dio, questo intestino!...

(due donne e due uomini in costume di ballerini spagnuoli arrivano vivamente dal fondo e vanno a guardarsi allo specchio, mentre l'artista vestito da soldato rientra, e di dentro si applaude; poi Duclou suona il campanello, l'orchestra preludia all'interno un movimento di danza spagnuola ed i ballerini entrano in iscena fra grandi applausi; nel tempo istesso Bussy giunge vivamente dal fondo, picchia alla porta di Zazà ed entra; Zazà sarà completamente vestita)

ZAZÀ

(abbracciando Bussy, allegra)

Alfin! sei tu, poeta del cuor mio!

BUSSY

(sorpreso allegramente)

Che accoglienza! Davver fiero son io!

Saresti incapricciata di Bussy?

ZAZÀ

Che pretesa!

BUSSY

Ti par?

ZAZÀ

(ansiosa)

Sei solo?

BUSSY

Sì.

ZAZÀ

(delusa)

Ah!

BUSSY

Ti portavo il duo per la rivista.

ZAZÀ

(annoiata)

Ah!

BUSSY

Vuoi vederlo?

ZAZÀ

(c. s.)

Grazie, fa lo stesso.

E facile?

BUSSY

Lo impari a prima vista;

io l'ho letto a Dufresne adesso adesso.

ZAZÀ

(balzando di gioia)

È qua?

BUSSY

Da Floriana...

ZAZÀ

(scoppiando)

Oh! addirittura

si vede che di lei non può far senza!

Certo al tuo Milio piace la pittura

se al vecchio quadro dà la preferenza.

BUSSY

(ridendo)

Tu meglio ameresti vederlo da te!

ZAZÀ

(dissimulando)

Io... no... non ci tengo... non l'amo!

BUSSY

Ma che!

Ei non ti vagheggia, e, naturalmente,

chi poco ti cura tu brami.

ZAZÀ

(ridendo)

Insolente!

Al tuo bel Dufresne sol ch'io dica: voglio!

lo vedi ai miei piedi!...

BUSSY

Zazà... troppo orgoglio.

ZAZÀ

Tu dunque mi sfidi?

BUSSY

Scommetto. Ci stai?

Ciò ch'egli rifiuta a me tu darai.

ZAZÀ

(ridendo)

Stai fresco!

BUSSY

Tu temi?

ZAZÀ

Temer? Poveretto!...

BUSSY

Se Milio non cede?...

ZAZÀ

(ridendo)

Mi vinci; l'hai detto!

(intanto dal fondo arriva Cascart in costume da concerto con Michelin, mentre dalla porta che dà nella sala rientrano Courtois e l'altro signore: la scena si va popolando e durante la prima parte del dialogo tornano dal fondo Claretta e Simona che siedono al tavolo. Cascart va alla porta di Zazà e l'apre)

CASCART

Ebben, Zazà?

ZAZÀ

Ho finito;

ci siamo?

CASCART

Non ancora.

(salutando Bussy)

Addio.

ZAZÀ

Beviamo allora

un bicchier di sciampagna.

BUSSY

Ciò mi va.

ZAZÀ

(a Michelin e Courtois che son presso all'uscio rimasto aperto)

Signori, avete udito?

Entrate, dunque, andiamo!

MICHELIN

(entrando con Courtois)

Se non v'importuniamo!...

COURTOIS

Mille grazie.

CASCART

(scorgendo l'altro signore mentre si adopera ad aprire la bottiglia di sciampagna)

Signore! e lei che fa?

ZAZÀ

(facendosi all'uscio)

Via, ci faccia l'onore!...

entri anche lei, le pare!...

(il signore entra salutando, quando appaiono dal fondo Milio Dufresne con Floriana)

CASCART

(a Bussy)

Guarda!... veggo spuntare

l'amico tuo, Bussy.

BUSSY

(avanzandosi all'uscio)

Dufresne?

CASCART

Sì:

è là con Floriana...

ZAZÀ

(ritenendosi appena)

Ah!...

CASCART

(a Bussy)

Se ti fa piacere,

invita anch'esso a bere.

BUSSY

(chiamando)

Ehi, Dufresne!

MILIO

Che c'è?

BUSSY

Venite qui.

MILIO

Or vengo.

(a Floriana)

Mi scusate!

(va anche egli nel camerino di Zazà, saluta e prende la coppa che gli offre Bussy)

ZAZÀ

(dopo aver salutato Dufresne)

I calici colmiamo.

CASCART

È fatto...

BUSSY

Noi beviamo

a Zazà!

TUTTI GLI UOMINI

Ai trionfi di Zazà!

(bevono)

FLORIANA

(presso al tavolo, a Bussy, che si accosta alla porta del camerino)

Un uomo sol restavaci

da questo lato, e l'hai condotto via!

sei proprio gentilissimo!

BUSSY

(ridendo)

E tu perché con lui non vieni qua?

FLORIANA

(forte, con astio)

Io là? No, tante grazie!

Ci resti sol. Se cerca compagnia,

da quella parte non ne mancherà!

ZAZÀ

(che ha sentito, grida dal camerino)

Da te certo altrettanta non ne trova!

FLORIANA

Se non ti basta prendi anche il pompier!

ZAZÀ

Vederlo teco non è cosa nuova:

s'egli ti vuole te lo lascio inter!

(in questo punto i ballerini hanno finito e rientrano applauditi, ma restano in iscena vedendo Zazà che esce furibonda dal camerino seguita dagli uomini; gli altri artisti arrivano in iscena attirati dal tumulto; le donne tengono per Floriana, gli uomini per Zazà)

FLORIANA

(urlando)

Ah, baldracca!

ZAZÀ

Vil mezzana!

CASCART E BUSSY

(cercando ritenere Zazà)

Via cessate!

PARTE DELLE DONNE

(tenendo per Floriana)

Essa ha ragione.

(Zazà afferra pe 'l ciuffo Floriana, ma gli uomini le separano)

LE DONNE

(I parte)

Dalli, dalli, Floriana!

ALTRA PARTE

(a Zazà)

Su, Zazà, dalle un ceffone!

ZAZÀ

Linguacciuta!

FLORIANA

Svergognata!

UOMINI

La tempesta è scatenata.

Dividiamole ~ smettetela.

Teniamole ~ finitela.

(Malardot arriva dal fondo con Duclou)

MALARDOT

(urlando)

Basta, basta, che mai fu?

Zitto, sentono di giù!

DUCLOU

Via Zazà, ch'or tocca a voi.

ZAZÀ

(a Cascart mentre si riacconcia innanzi allo specchio)

No, paura non mi fa.

CASCART

Sì, lo so, ma spetta a noi:

su, preparati Zazà.

ZAZÀ

Se pe 'l ciuffo la ripiglio...

FLORIANA

(dal fondo mentre la portano via)

Che...

MALARDOT

(a Floriana e Zazà)

Cessate lo scompiglio!

(poi a Duclou)

Date il segno.

(agli artisti che si allontanano)

Zitti, olà!

DUCLOU

(suonando)

Fate posto.

CASCART

(prendendo Zazà per la mano per entrare in iscena)

A noi, Zazà.

(appena Cascart e Zazà si presentano sulla porta per entrare in iscena si sente una salva di applausi dalla sala. Gli artisti saranno tutti rientrati nelle quinte)

MALARDOT

(dando un sospiro)

Oh! le donne!

MICHELIN

(a Bussy e Dufresne)

Venite?

BUSSY

No, restiamo.

MICHELIN

(a Courtois ed all'altro signore)

La nostra diva a festeggiare andiamo!

(escono Michelin, Courtois, l'altro signore con Malardot per la porta che dà nella sala; restano in iscena Bussy e Dufresne passeggiando sul davanti della scena mentre Duclou ha chiusa la porta che dà sulla scena e resta dietro l'uscio)

BUSSY

Dufresne, contarvene

voglio una bella!...

MILIO

Che?

BUSSY

Ma pria ditemi:

la nostra stella,

la irresistibile

nostra Zazà,

come vi va?

MILIO

Come? benissimo!...

la trovo un frutto

saporosissimo...

davver farei

pazzie per lei!

BUSSY

(sorpreso)

Ne imparo delle belle!

e la fuggite?

MILIO

Come tutte quelle

che al primo incontro turbano il mio cuore:

io non voglio un amore

violento, nel mio stato...

BUSSY

(sorpreso quasi interrogando)

Oh!...

MILIO

(correggendosi)

Non mi va

lo scherzare col fuoco; ci si abbrucia!...

BUSSY

E Zazà?

MILIO

Pericolosa!

BUSSY

E perché mai?

MILIO

Sentirlo

è facil cosa... eppure io non so dirlo!...

È un riso gentile

qual alba d'aprile

che inebria e conquide le fibre del cuor!

È un brivido arcano

se porge la mano,

e baldi si destano i sogni d'amor!

Soavi misteri

han gli occhi severi

e par che dischiudan del cielo il confin;

e l'anima oblìa

per dolce malìa:

al suon di sua voce, la vita, il destin!

Pur belle cotanto

ci passano accanto,

ma è lei che il destino ci impone adorar!

Chi folle d'amore

la strinse sul cuore

a lei sempre vinto dovrà ritornar!

È l'ebbro vicino

al nappo di vino.

Se fugge lontano resister potrà.

Se il nappo egli tocca,

se il porta alla bocca,

sin l'ultima goccia del nappo berrà!

BUSSY

Allor tutto va bene! guadagno la scommessa.

MILIO

Quale?

BUSSY

Zazà ha un debole per voi, e lo confessa!

MILIO

(balzando)

Davver?

BUSSY

Le ho raccontato ch'essa v'è indifferente

e ha scommesso di vincervi!...

MILIO

(turbato)

Che v'è saltato in mente!

E poi perché ripetermi!... pensate un poco... tale

ragazza innamorata!...

BUSSY

(ridendo)

Si monta il collegiale!

Sarà come vorrete, in fondo!...

MILIO

Oh, mio Bussy!

Sarà com'essa vuole; non fu sempre così?

(a questo punto si sente una salva di applausi all'interno; dalla porta laterale arrivano Malardot, Michelin, Courtois e l'altro signore; Zazà e Cascart salutano fra grida insistenti di «bis»; Malardot li spinge a salutare mentre tutti si appressano alla porta, anche Bussy e Dufresne)

MALARDOT

Son tutti in delirio! Andiam, salutate!

(le voci di dentro domandano con insistenza: «Il bacio, il bacio!»)

MALARDOT

«Il bacio» reclamano!

MICHELIN, MILIO, COURTOIS E BUSSY

Sì, «Il bacio»!

DUCLOU

Attaccate!

(suona il campanello e lascia la porta aperta, di maniera che si sentono distintamente le due voci di Zazà e Cascart all'interno)

CASCART

Lui

Non so capir perché se m'ami tu,

non vuoi venir qui sola a me vicin!

ZAZÀ

Lei

No, mio signor, venir non posso giù;

è buia troppo l'ombra del giardin!

CASCART

Lui

Dunque paura io faccio a te?

ZAZÀ

Lei

Ma alfin che vuoi tu, giù, da me?

CASCART

Lui

Io che mai voglio? un sol bacin!

ZAZÀ

Lei

Uh! che mai dite, signorin!...

Insieme

ZAZÀ

Lei

Un bacin!

Giù in giardin!

è peccar:

no 'l vo' far!

CASCART

Lui

Perché no?

Io lo vo'!

Cedi orsù,

vieni giù!

ZAZÀ

Lei

Ma se mamma ci arriva repente

chi la sente!

che terror!

CASCART

Lui

No, fa' cor!

ZAZÀ

Lei

Vieni invece un po' su dalle scale,

e se giunge nasconderti io so!

CASCART

Lui

Cara! io salgo; c'è niente di male;

più d'un bacio allor darti potrò!

(appena Zazà e Cascart hanno finito, nuovi applausi; essi poi si avanzano giulivi tra gli amici)

BUSSY, MICHELIN, COURTOIS E MILIO

Ma bravi! che delizia!

CASCART

(trionfante)

Eh... quando noi vogliamo!...

BUSSY

Siete straordinari!

MALARDOT

Su, tempo non perdiamo;

la rivista or si prova. Ognun sia pronto!

CASCART

(andando via)

È detto!

(esce dal fondo)

BUSSY

Duclou, mi raccomando!

ZAZÀ

(sull'uscio del camerino)

Ehi, Bussy! quel duetto

vorrai farmi ripetere.

BUSSY

Non posso... ho un gran da fare!

(con intenzione)

Ma l'amico Dufresne può fartelo passare!

ZAZÀ

(lieta)

Davvero? non v'incomoda?

MILIO

(un po' imbarazzato)

Vi pare!...

BUSSY

(ridendo)

Andiamo, su!

ZAZÀ

(a Dufresne)

Oh, come siete buono!

(entra vivamente nel camerino e dice piano a Natalia:)

Fila, e non tornar più!

(Natalia esce e si allontana dal fondo)

BUSSY

(andando verso il fondo con Malardot)

Duclou, tutto sia pronto!

DUCLOU

Fidate pure in me!

(gridando e uscendo dalla porta che dà sulla scena)

(Malardot e Bussy escono dal fondo a sinistra)

DUCLOU

Fuori di scena!... All'opra!...

MICHELIN

(a Courtois)

Noi scendiamo al Caffè.

(escono dalla porta che dà nella sala in modo che la scena resta vuota e scura; il camerino di Zazà è rischiarato come prima; Dufresne è presso all'uscio)

ZAZÀ

Signore, entrate; è un gentile pensiero

il vostro...

(Dufresne entra; Zazà chiude l'uscio)

MILIO

È un debole aiuto!

ZAZÀ

Modesto

troppo!

MILIO

È la prima campagna!

ZAZÀ

Davvero?

Le attrici agli amanti domandan questo...

ne conoscete?

MILIO

Qualcuna...

(Dufresne siede)

ZAZÀ

Ero certa!

Dite, e Floriana?

MILIO

La trovo piacente...

ZAZÀ

Ma non è il vostro ideal?

MILIO

Veramente

non ho ideali!

ZAZÀ

Davver? Che scoperta!

Amate il vario...

MILIO

Ecco... il vario...

ZAZÀ

Capisco!...

Ma, in fede mia, non sposatevi!

MILIO

(ridendo come colto da un'idea comica)

Io? mai!...

ZAZÀ

Io son diversa da voi ~ Non ardisco

dirvelo, e pur d'un sogno mi beai!

(chinandosi sino alla faccia di Dufresne)

C'è un uomo al mondo ch'è tutto per me...

e ha nome... il nome è un mistero!...

MILIO

(freddo)

Perché?

ZAZÀ

Perché non so; pur questo mi turba e mi confonde...

ma a voi poco ne importa...

MILIO

(con fredda cortesia)

No, dite!

ZAZÀ

Si nasconde

forse l'indifferenza? Voi non la nascondete;

e allora a che parlare?

MILIO

E il duetto?

ZAZÀ

(contrariata dandogli i fogli)

Tenete!...

(sospirando)

Ripetiamo... ma prima vo' cambiar veste; avvezzo

ai nostri camerini voi siete già da un pezzo!

(fingendo chiamare)

Natalia!... Non avete scrupoli... Natalia!

MILIO

(alzandosi)

La chiamo?

ZAZÀ

No; vorreste, signore, in cortesia

darmi un poco d'aiuto, slacciarmi il corsaletto?

MILIO

Ben lieto...

ZAZÀ

Cominciate di sopra, dal laccetto.

MILIO

(sempre freddo)

Scusate; non ho pratica, son così poco destro...

ZAZÀ

(piegandosi indietro voluttuosamente)

Che! fate così bene!... siete un vero maestro!

MILIO

Grazie!

ZAZÀ

(sfiorando il volto di Dufresne colla nuca)

Con che piacere voi slaccereste il busto

d'una donnina bella...

MILIO

(tirando indietro la testa)

Già!...

ZAZÀ

Ma di vostro gusto...

MILIO

Ahi! mi son punto!

ZAZÀ

Al diavolo! ho la maledizione!

Vi duole?

MILIO

Oh, no.

(Zazà passa un accappatoio)

ZAZÀ

Son lieta! Ed ora alla lezione.

(siede in faccia a Dufresne che si dispone a leggere presso il tavolo)

Oh! strano!...

(si alza e si accosta a Dufresne)

MILIO

A che guardate, signorina?

ZAZÀ

Guardo i vostri capelli: han lampi d'oro!

MILIO

(ridendo)

Ma con lega d'argento; è lega fina

ma disprezzata...

ZAZÀ

(carezzandogli i capelli)

No; sono un tesoro!

Oh, guarda! un segno voi portate presso

la nuca: oh, grazioso! Ce l'ho anch'io...

ma più piccino e quasi al luogo istesso...

(piegandosi)

No, più presso l'orecchio. Eccovi il mio...

(un servo di scena traversa il fondo suonando la campana)

MILIO

(freddo)

La campana...

ZAZÀ

(sdegnata)

Oh, la sento la campana, per bacco!

MILIO

E il duetto?...

ZAZÀ

So tutto: (mi pagherai lo smacco)!

(arrivano dal fondo Duclou, Malardot, Bussy, Cascart e Claretta. Dufresne esce lentamente dal camerino)

CASCART

(aprendo la porta del camerino)

Su, Zazà!

BUSSY

(vedendola in accappatoio)

Che! in quello stato?

ZAZÀ

(nervosa)

Per servirti. È un gran peccato?

BUSSY

Ma c'era ben tempo...

ZAZÀ

Da sola

dovevo vestirmi?

CASCART

Non c'era

la sarta?

ZAZÀ

È partita...

MALARDOT

Parola

d'onore la multo stasera!

BUSSY

(piano a Malardot)

Ha i nervi, lascia...

MALARDOT

Da' il segno, Duclou!

DUCLOU

Al posto, batto i tre colpi!

BUSSY

(a Malardot)

Andiam giù...

(Malardot e Bussy escono dalla porta che dà nella sala; gli artisti che prendono parte alla rivista si perdono tra le quinte; Zazà, in collera, leggendo il duetto, siede presso ad una quinta sul davanti a destra; Dufresne passeggia guardandola)

DUCLOU

(batte i tre colpi)

A te, Cascart...

(Cascart entra in iscena)

(appressandosi a Zazà)

Zazà, dopo tu sei di scena...

sta pronta, te ne prego: potrò guardarti appena;

debbo dall'altra parte fare il rumor del cocchio.

ZAZÀ

(secca)

Lo so.

DUCLOU

Mettiti calma, te ne prego, in ginocchio.

Quando Cascart ti dice: «Chi dunque mi conduce?»

entra; non mi sbagliare!

ZAZÀ

Lo so.

(Duclou gira dietro al fondaletto e scompare al di là del fondo a destra)

MILIO

(arrestandosi presso Zazà)

Non vi seduce

ripetere il duetto insieme un po'?

ZAZÀ

(sgarbata)

No, grazie; ne fo senza!

MILIO

Aspetterò!...

(Dufresne si china e la prende alla cintura col braccio mentre la bacia con forza sul collo: Zazà si volge raggiante e lo avvinghia con le braccia)

ZAZÀ

Perché, cattivo, non me l'avevi prima tu detto?

MILIO

È forse tardi per riparare?

ZAZÀ

No, mio diletto!

CASCART

(di dentro)

«Chi dunque mi conduce?»

ZAZÀ

(estasiata)

Oh! come bene

m'hai tu baciata qui, sul collo!

DUCLOU

(riapparendo dietro al fondaletto; con angoscia)

Ebbene?

Zazà!... Psst!...

ZAZÀ

(sempre nelle braccia di Dufresne)

Dunque ti divertiva la mia tortura?

Allor tu m'ami?

DUCLOU

Zazà!...

MALARDOT

(di dentro)

L'entrata non è sicura!

BUSSY

(di dentro)

Zazà è di scena!

CASCART

(in collera appare sull'uscio della scena)

Per dio! non entri?

ZAZÀ

(stordita)

Che?

CASCART

Come, che?

Non entri in tempo! mi pianti in asso!

ZAZÀ

(in collera)

Basta, perché

tu m'hai seccata!

CASCART

(stupito)

Ah!

ZAZÀ

(proseguendo)

Vo' mancare alle mie entrate

quando mi piace! Ti proibisco queste scenate!

CASCART

(a Duclou)

Che diavolo ha in corpo?

(Duclou crolla le spalle, Cascart rientra)

ZAZÀ

Ora vengo.

(a Dufresne con dolcezza)

Scusate...

CASCART

(di dentro)

«Chi dunque mi conduce?»

ZAZÀ

(sempre a Dufresne)

Udrete il mio

pezzo?

(Dufresne fa un segno di affermazione e le bacia la mano)

CASCART

(più forte c. s.)

«Chi dunque mi conduce?»

ZAZÀ

(entra in iscena facendo dei gorgheggi)

Io!...

La tela cala rapidamente.

Atto secondo
Scena unica

Il salotto in casa di Zazà. - Scena parapettata: a sinistra camino con sopra una specchiera, un orologio, un servizio per cognac, fotografie, eccetera; sulla campana dell'orologio sarà posto un cappello di Zazà. Subito dopo il camino una porta che conduce all'interno dell'appartamento; poi sul muro in isbieco una porta che dà in un gabinetto di sbarazzo; dalla porta aperta si scorge un portamantello con delle vesti, e per terra delle scatole di cappelli. Sul muro di fondo, nel mezzo una finestra che dà sulla via; a sinistra della finestra un tavolo da toletta; a destra un pianoforte verticale. Indi sulla destra, in fondo in isbieco, la porta che dà nell'anticamera; poscia un paravento; presso al paravento una chaise‑longue e verso la sinistra un tavolo. Qua e là sedie. Mobili modesti. È pieno giorno. Milio è mezzo sdraiato sulla chaise–longue, Zazà è presso a lui, in piedi, con un ginocchio appoggiato sul divano.

ZAZÀ

(con tristezza)

È deciso: tu parti per questo gran viaggio?

MILIO

(con affetto)

Dovrei: ma di lasciarti ancor non ho coraggio.

ZAZÀ

Quanto starai lontano?

MILIO

...tre, quattro mesi...

ZAZÀ

Ahimè

che quattro lunghi mesi saranno senza te!...

Prendimi teco!

MILIO

Mia Zazà, mio bene,

ragiona dunque; che follie son queste?

Sai? L'America è lungi e sono modeste

le mie sostanze; lavorar conviene.

Perciò solo io me n' vado. Ed è già tardi!

ZAZÀ

(sedendo ed abbracciandolo stretto)

Amor mio, che farà non più vicina

a te, la tua Zazà, la tua piccina,

essa che vive solo dei tuoi sguardi?

Quando vai a Parigi e la sera ritorni,

ch'io non ti veggo, o Milio, mi sembran mille giorni...

Hai detto: quattro mesi... due piccole parole,

ma quanto strazio, amore, in queste voci sole!

Quattro mesi a domandarmi: tornerà? m'amerà ancora?

Tornerai, dimmi, ad amarmi? come un tempo? come allora

che mi desti il primo bacio? come adesso? Dimmi o mio

bene, mi farai soffrire?... No, tu m'ami!... e t'amo anch'io!

(si getta al collo di Milio profondamente commossa)

MILIO

(commosso)

Zazà, Zazà, non ti attristare

sai che mi strazia questo abbandono!

sai, da tre mesi dovevo andare

e a te vicino ancora io sono...

Perché, s'io parto, l'ore del pianto

sul mio deserto cuor scenderanno,

e queste labbra baciate tanto

più le tue labbra non baceranno!

ZAZÀ

(quasi sperando)

Tu pur sei triste!... Vedi? avrai coraggio

di partire?

MILIO

(levandosi serio)

L'avrò! questo viaggio

è necessario...

ZAZÀ

(con dolce rimprovero)

Ancora?

MILIO

(guardandola)

Ebbene, no...

se sarai buona...

ZAZÀ

(ansiosamente)

Che?

MILIO

Ritarderò.

ZAZÀ

(con impeto di gioia gettandosi nelle sue braccia)

Ah! lo sapevo! T'amo! sei buono.

MILIO

T'amo, ma troppo debole io sono!

Or tempo e baci per guadagnare

tosto a Parigi lasciami andare.

ZAZÀ

(lieta)

Oh, certo!

(chiamando)

Natalia!...

(Natalia entra dalla destra)

Da' l'abito e il cappello

al signore.

(Natalia eseguisce)

(a Milio)

Il bastone?... i guanti?... Tornerai?...

MILIO

Posdomani...

ZAZÀ

Due giorni? sono lunghi!... Ora vai!

MILIO

(con finto rimprovero)

Con che fretta mi scacci!

ZAZÀ

Ritornerai più presto.

MILIO

Passo per le valigie dall'albergo...

ZAZÀ

Io mi vesto

e vengo alla stazione a vederti... mi vuoi?

MILIO

Vieni...

ZAZÀ

(prendendolo fra le braccia)

Ma prima baciami forte... laggiù non puoi!

A me tu pensa! Baciami!... Addio!...

MILIO

Fanciulla mia.

T'amo e ti penso: addio!...

(esce strappandosi da Zazà)

ZAZÀ

Fa' presto, Natalia!

gli stivaletti, il velo, il mantello...

NATALIA

(correndo allo spogliatoio)

Ecco qua...

Il signor Milio parte?

ZAZÀ

No, va a Parigi.

(con un grido)

Ah!

Lascia che ancor lo veda alla finestra!

(corre alla finestra e la spalanca per seguire Milio coll'occhio)

Come mi batte il cuore, o Natalia!

Ecco... traversa già la via maestra...

che nobiltà nel passo e che malìa...

Si capisce che è un uomo, al portamento,

buono, franco, leale... un uomo raro!

E' tiene alta la testa! Ecco, un momento

si volge; vedi, s'è voltato... Caro!

(mandandogli dei baci)

Non manca di voltarsi... mi ha sentito...

Sa ch'io lo guardo! È all'angolo... È sparito!

(sospira)

NATALIA

Ecco gli stivaletti, signora...

ZAZÀ

Ed il cappello?

fa' presto...

NATALIA

È là; lo vede? sul caminetto...

ZAZÀ

Quello?

Vuoi che Milio mi creda un istrice od un riccio!...

(va da sé, trascinandosi con una sola scarpa ad un piede a prendere il cappello che le conviene nello spogliatoio)

NATALIA

(seguendola)

Signora! mia signora... che fa?...

ZAZÀ

Così mi spiccio.

NATALIA

Ma signora!...

(suono di campanello)

ZAZÀ

(spaventata)

Si suona? Non ci sono: partita,

ammalata... defunta... tutto!...

(Natalia esce)

Sarei spedita!

Una visita!...

(cercando i guanti)

i guanti dove sono? Oh, disdetta!

Fa nulla...

NATALIA

(annunciando)

È la signora Anaide.

ANAIDE

(a Zazà, entrando, cerimoniosa)

Benedetta...

ZAZÀ

(lieta, ma rapidamente)

Mamma, se avete fame, mangiate! Avete sete?

Bevete! Avete sonno? un letto troverete:

avete da parlarmi? Ritornerò!

(esce correndo)

ANAIDE

(interdetta)

Zazà!...

(a Natalia)

Adesso dove corre quella saetta?

NATALIA

Va

a salutar l'amico alla stazione...

ANAIDE

(lieta)

Parte?

NATALIA

Sì.

ANAIDE

Oh! non ritornasse mai, da nessuna parte!

NATALIA

Torna domani l'altro...

ANAIDE

(seccata, sedendo presso il tavolo)

Maleducato!

(suonano)

NATALIA

Vado ad aprir...

ANAIDE

Che noia!...

(visto il cognac sul camino va a versarsene un bicchierino che beve rapidamente)

(entrano Cascart e Natalia)

CASCART

(a Natalia)

Non c'è? perché vorrei...

NATALIA

Fra poco... la signora

(accenna Anaide)

l'aspetta ancora lei...

CASCART

(con spiacevole sorpresa, salutando)

Signora...

ANAIDE

(con affettata amabilità)

Riverenza!

CASCART

(a Natalia)

Aspetterò... Pazienza!

(Natalia esce dalla destra.)

(Cascart siede sul divano; Anaide siede presso al caminetto facendo il possibile perché Cascart attacchi la conversazione; momento di silenzio; poi, visto il fermo proposito di Cascart nel suo silenzio, non potendone più, Anaide si alza decisa e va a sedere sul divano accanto a Cascart)

ANAIDE

Che ne dite, Cascart? suvvia, parlate!

CASCART

E voi, che cosa dunque ne pensate?

Or siete lieta!

ANAIDE

Io, lieta! dio buono!...

CASCART

Non m'odiavate?

ANAIDE

(con dignità)

Domando perdono!

Voi di Zazà m'avevate rubato

il cuore!...

CASCART

(ridendo)

Il cuore?...

ANAIDE

(levandosi)

Perciò, nel mio stato

di madre, v'odio, e vi copro di fango!...

Uomo, vi stimo, v'ammiro e compiango!

Con voi non fece pazzie...

CASCART

Voi trovate

ch'ora ne faccia?

ANAIDE

Pazzie da legnate...

(sedendo nuovamente)

E dove corre?

Che cosa pesca?

CASCART

(levandosi serio)

Chi può supporre?

Vattelapesca!...

Sapete; è sdrucciolevole

la strada della vita:

quando una donna ruzzola...

buona notte, è finita!...

ANAIDE

(sospirando)

Purtroppo!

(levandosi)

Ma conoscere

almen la verità!

Saper di quel suo Milio

le generalità!

CASCART

(con mistero)

Io ne so qualche cosa...

ANAIDE

(balzando)

Davvero? oh dio, parlate!

salvatemi la figlia!

CASCART

Dirò... non dubitate...

(Zazà entra lieta e si arresta ridendo francamente come colta da un'idea comica vedendo Cascart e Anaide accanto)

ZAZÀ

(ad Anaide e Cascart)

Ah, ah, ah! Che quadretto! È molto, è poco

che m'aspettate insieme?... Ed i vicini

non han gridato al fuoco...

ai ladri... agli assassini?...

Non credo alla mia vista...

ANAIDE

(offesa)

L'hai sempre avuta trista!

Ma tua madre e Cascart sono persone

piene d'educazione,

e fra noi sedie o tazze non sono mai volate!

ZAZÀ

(sorridendo)

Eh!

ANAIDE

(seria)

Basta ~ Ei vuol parlarti ~ Io vo di là.

(a Cascart)

Scusate!

(saluta ed esce dalla sinistra)

ZAZÀ

Cascart, mio camerata, mi piace il rivederti...

Siedi...

CASCART

Son qui a proporti affari...

ZAZÀ

(sedendo distratta)

Ah!

CASCART

(sedendo a sua volta presso al tavolo)

M'hanno offerti

dei buoni patti.

ZAZÀ

(sempre con aria sbadata)

Ah!

CASCART

(serio)

È tempo di mettere giudizio

o tutte le scritture ci vanno a precipizio!

ZAZÀ

Offrono?

CASCART

Da Marsiglia...

ZAZÀ

(balzando)

Non vado in capo al mondo!

Perché non al Tonkino, allora?

CASCART

(perdendo la calma)

Cioè

come lui vuole!

ZAZÀ

(severamente)

Questo riguarda solo me!

(siede volgendo le spalle a Cascart)

CASCART

(dopo un momento cercando riprendere la calma)

Buona Zazà del mio buon tempo ascolta:

è il vecchio amico che ti parla al cuore:

non è il geloso che domanda amore...

ma l'uom che a la miseria un dì t'ha tolta!

Per te sola son qui: per te m'increbbe

di veder l'arte tua da te tradita!

Hai avuto un capriccio!... e chi non l'ebbe?

ma il capriccio è di un dì... lunga è la vita!...

ZAZÀ

(come assorta)

Peggio se questa dolce ~ illusion non dura!

CASCART

(incalzando)

T'inganni! se durasse sarebbe una sventura!

ZAZÀ

(estasiata)

Fosse tal gaudio eterno com'ei me l'ha giurato.

CASCART

Ricco non è: che aspetti? che t'abbia abbandonato?

ZAZÀ

Niuna promessa: amore solo Zazà gli chiese!

CASCART

E s'anco ti sposasse? saresti... una borghese!

No: resta libera: resta la limpida

gola squillante del rosignuolo:

serbati all'ilare tuo ritornello

irresistibile e civettuolo!...

Serbati al plauso, alla vertigine,

dea della folla china al tuo piè.

È questo il vivere, è questo il bello!

Illusa! destati, ritorna in te!

ZAZÀ

(animandosi)

Bello è soltanto il vivere

sempre con l'uomo amato!

CASCART

(impaziente)

Tutte le cose passano...

ZAZÀ

(rivoltandosi)

Io non ho ancor mutato!

CASCART

(incalzando sempre)

Ma puoi cangiare!...

ZAZÀ

Amare un altro?...

CASCART

E perché no.

ZAZÀ

Tu scherzi!

CASCART

(prorompendo)

Un dì m'amasti!

ZAZÀ

(gridando)

Io? non t'ho amato, no!

CASCART

(stupito)

Neghi?

ZAZÀ

(sorridendo quasi con compassione)

M'illusi, amore non conoscevo: tutto

che mi cresceva intorno era cattivo e brutto.

Ti conobbi, eri buono; ti piacqui e mi piacesti...

fui tua... com'ero d'altri; né tu te ne dolesti...

(nervosa)

E dici che t'amavo? e amor questo è per te?

Cascart, lasciami ridere... ridi tu pur con me!

CASCART

(irritato)

Pazza! tu sogni.

ZAZÀ

Lasciami sognar! son paga, e basta.

CASCART

No! l'ora del risveglio sarìa per te nefasta:

un'altra può rapirtelo, Zazà!

ZAZÀ

(con impeto di passione)

Io sfido iddio

a togliermelo! È mio, e non lo cedo! è mio!...

CASCART

Cieca e stolta! e se avesse un'amante?

ZAZÀ

(come folle lo afferra disperatamente per le mani)

Menti!...

CASCART

(concitato)

No, dissi il vero, e costante

fido amico ti son nel dolore!

Ha un'amante a Parigi...

ZAZÀ

(tremante di emozione, portando le mani al cuore, quasi senza voce)

Ah!... mio core!...

Come sai?... Chi t'ha detto?...

CASCART

(commosso e turbato)

Sei bianca...

Sei tremante... la voce ti manca...

ZAZÀ

(insistendo)

Chi t'ha detto? la prova! la prova!...

CASCART

Ti dirò: ma sii calma, disperarsi che giova?

A Parigi una sera ero alle «Varietà».

Milio vid'io con una donna...

ZAZÀ

Una donna...

CASCART

Ma

elegante, distinta... Pareva una moglietta...

Li rividi all'uscita; poi montarono in fretta

in carrozza... e ridevano!...

ZAZÀ

Ridevano! e non sai

altro?

CASCART

Non basta!

ZAZÀ

(al colmo dell'orgasmo)

Infatti, chi potrebbe esser mai

fuor che un'amante?

(scoppiando)

e questo sapevi? e me lo dici

ora soltanto! Adesso che sono là, felici,

a Parigi ad amarsi!

CASCART

Non m'ascoltavi!

ZAZÀ

Ed io

son qui a rodermi!...

(urlando)

Bene non finirà, per dio!

(Anaide appare sull'uscio a sinistra e si avanza)

ANAIDE

Dite figliuoli... che mai succede?

ZAZÀ

(disperatamente)

Egli ha un'amante...

ANAIDE

(stupefatta)

Cascart!

ZAZÀ

(in collera)

Si vede

che voi vivete dentro la luna!

Milio ha un'amante!

ANAIDE

(scattando)

Oh! che fortuna.

(correggendosi tosto)

Cioè che scandalo!...

ZAZÀ

Che infamia, intendi?...

CASCART

Non sei sua moglie, poi...

ZAZÀ

(furente)

Lo difendi?

Ah! Cascart... quanto soffro... quanto male mi fa!

(scoppia in pianto e cade fra le braccia di Cascart)

CASCART

(commosso)

Hai ragione; ti calma, è una malvagità...

ZAZÀ

(sempre piangendo)

Oh! sì.

CASCART

Convien punirlo!...

ZAZÀ

Sì, sì!

CASCART

Piantarlo!

ZAZÀ

(decisa sciogliendosi dall'abbraccio)

Ah no!

CASCART

Che farai?

ANAIDE

Figlia mia, la dignità...

ZAZÀ

Non l'ho,

me ne infischio! Lasciarlo?... ora vi mostrerò.

(chiama mentre corre alla toletta)

Natalia!

ANAIDE

Che vuoi fare?

CASCART

Ma insomma...

ZAZÀ

Natalia!

(Natalia entra dalla destra)

Il cappello, il mantello... fa presto... vado via!

(Natalia esce dallo spogliatoio e torna con gli effetti di Zazà.)

ANAIDE

Ma pensa...

CASCART

Rifletti!

ZAZÀ

Io parto.

ANAIDE

Che tenti?

ZAZÀ

Lo seguo a Parigi!

CASCART

Ma calmati, senti!...

ZAZÀ

Saper voglio il vero!

ANAIDE

E sola tu vai?

ZAZÀ

(a Natalia che le ha portato il cappello e il mantello)

Su, su, Natalia, tu meco verrai;

ma spicciati presto!

(Natalia esce)

CASCART

Zazà, via, m'ascolta,

t'invito a riflettere un'ultima volta.

ZAZÀ

(a Natalia che ritorna in cappello e scialle con una valigia)

Sei pronta? partiamo!

CASCART

Zazà!...

ANAIDE

Figlia mia!...

ZAZÀ

Bisogna ch'ei scelga. ~ O me o l'altra... Via!

(prende per la mano Natalia e la trascina rapidamente; Anaide levando le braccia va verso l'uscio donde Zazà è partita; Cascart siede con un gesto desolato.)

Cala la tela.

Atto terzo
Scena unica

Il salotto di Milio Dufresne a Parigi, riva di Mazzarino: mobili elegantissimi; pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera verso il fondo della scena; poltroncine, «causeuses», divanetti all'ingiro; a destra finestra che dà verso la Senna; innanzi alla finestra elegante scrivania, sulla quale, tra le altre carte, sarà una lettera colla busta lacerata; in fondo, nel mezzo, porta che dà nell'anticamera; altra porta a sinistra che dà negli appartamenti.

MILIO

MILIO

(solo, in costume da viaggio, è seduto al tavolo presso la finestra a destra; sta ordinando alcune sue carte, sparse alla rinfusa sullo scrittoio; dopo rimane un momento come malinconico ed assorto, la testa fra le mani)

Oh mio piccolo tavolo ingombrato

sì come è ingombro di sgomenti il cuore!

Domani a Saint-Etienne sarò tornato...

l'ultima volta... a salutar l'amore!...

Come dirle ch'io parto? oh come fare

a lasciarla? a mentire? il labbro mio

come le giurerà di ritornare

mentre che il cuore le dirà l'addio?...

Mai più, Zazà, raggiar vedrò

da gli occhi tuoi la fiamma de l'amor!...

e mormorar mai più t'udrò

calde parole, stretta sul mio cor...

Oh baci, oh nostre tenere ebbrezze,

notti incantate, lunghe carezze,

sereni dì!

Il nostro amore è naufragato,

e ci ha travolti l'onda del fato!

Tutto finì!...

(entrando dalla porta a sinistra, seguita da Marco, il cameriere)

SIGNORA DUFRESNE

Ecco son pronta, Milio...

(al cameriere)

la valigia è al suo posto?

MARCO

È giù nella carrozza.

MILIO

(si è alzato, ha preso il cappello, il soprabito, alcune carte)

Bene, scendiamo tosto...

SIGNORA DUFRESNE

(a Marco)

Vegliate a tutto...

(fa per avviarsi, poi si trattiene ancora)

oh, Marco... mi scordavo...

Aspetto una signora Dunoyer...

Se giunge, trattenetela: le dite

che tornerò... che sono alla stazione...

MARCO

Sta bene.

SIGNORA DUFRESNE

(fa qualche passo poi si rivolge)

Ricordate...

(sillabando)

Dunoyer...

(esce con Milio; Marco li accompagna e compare in anticamera con essi; poi ricompare)

MARCO

Dunoyer?... Chi è?... Ora veniamo a noi!

(va al tavolo a destra, apre il tiretto, prende la scatola dei sigari del padrone, ne sceglie uno e lo accende)

La fumatina solita...

(aspirando il fumo; da buon conoscitore)

Peuh! non c'è male, poi!...

(prende un giornale dal tavolo)

Ora un po' di notizie politiche: fa bene!...

(si sente il canto delle lavandaie, come venendo di sotto alla finestra, accompagnato dai colpi di battitoio, mentre Marco va ai canapè a sinistra e si allunga per leggere comodamente)

LE LAVANDAIE

(giù dalla Senna)

Perché soletta sei laggiù?

Margot?

Sparve il riso

dal tuo viso.

Il tuo ben fuggì

né più torna qui!

E canti il labbro non ha più!

Ma rinnovare amor si può

Margot!

Prendi il mazzuol, ritorna ancor

come l'onda fugge amor.

Ridi con noi ~ Margot!

(risate e colpi di mazzuolo)

MARCO

Ecco la nenia solita che dalla Senna viene!

Oh, queste lavandaie!...

(si sprofonda nella lettura del giornale)

(scampanellata, Marco butta via sigaro e giornale ed esce dal fondo; entrano Zazà e Natalia con Marco dopo un istante)

MARCO

(introducendole, a Zazà)

Lei dunque è la signora Dunoyer?

ZAZÀ

(coglie l'occasione)

Sì, si,

Dunoyer...

MARCO

Sia buona di trattenersi qui

un istante: madama è andata alla stazione;

accompagna il signore che parte per Lione.

ZAZÀ

Grazie: l'aspetterò.

(Marco saluta ed esce dal fondo chiudendo la porta)

NATALIA

Che turbamento!...

ZAZÀ

Tremi?

Perché?

NATALIA

Se dalla casa ci scacciano?...

ZAZÀ

Che temi?

Non son io forse teco?

NATALIA

Voi? che potreste fare?

in casa sua?

ZAZÀ

La loro casa la puoi chiamare!

Il domestico ha detto: il signore... madama...

qui fiorisce l'idillio! qui si sorride ed ama!

NATALIA

Ebben, fuggiam, signora: ormai tutto, v'è noto...

ZAZÀ

Perché fuggir? sei folle: tutto m'è invece ignoto!...

NATALIA

(dopo una pausa, guardando il salotto)

Han scelto un incantevole elegante soggiorno...

ZAZÀ

Più del mio... Troppo bello!...

NATALIA

Perché?

ZAZÀ

Guardati intorno:

Non odi la tacita stanza

da un'onda di baci pervasa?

non senti l'acuta fragranza

d'amore, che corre la casa?

È un'orma invisibile, un segno

di giunco sul lido del mare...

ché dove la donna ha suo regno

un nulla può tutto svelare!...

Lo vedi quel cantuccio? i cuscini!... il divano?

là s'abbraccian la sera, si stringon la mano

e si parlan d'amore!... Oh, li vedo, son là,

e non posso dividerli!... ~ Folle divengo già!

NATALIA

Posson udir, calmatevi... signora!...

ZAZÀ

(mal contenendosi)

Chi sarà

questa donna?... Se il servo interrogassi...

(gli occhi suoi cadono sulla lettera ch'è sul tavolo; sordamente)

Ah!

NATALIA

Che è?

ZAZÀ

Guarda: una lettera... sopra quel tavolino...

NATALIA

(si avvicina al tavolo e si china a leggere la soprascritta)

«A madama Dufresne, riva di Mazzarino».

(spaurita)

È ammogliato!... signora, signora... andiamo via!

ZAZÀ

(fissando la lettera, convulsa, angosciata, con voce spenta)

Ammogliato? No, è l'uso, vivendo in compagnia

di dare il proprio nome...

(poi afferrando convulsamente la lettera)

Tra poco lo saprò!

NATALIA

(spaurita, supplichevole)

Non l'oserete!

ZAZÀ

(risoluta)

È aperta... e poi?... Venni per ciò!

(legge rapidamente)

«Quando, amica, a Parigi verrà vostro marito».

(lascia cadere la lettera, accorata dalla subìta rivelazione)

Dunque è vero?... Ammogliato!... Non aveva mentito

quel povero Cascart... Ammogliato!...

NATALIA

Signora,

buona signora, andiamo... Perché soffrire ancora?

tutto è scoperto...

ZAZÀ

(come pazza)

Andare? No: qui restar conviene:

egli è certo già stanco di queste sue catene!

Me sola ama! io l'aspetto ferma; egli giungerà,

lascerà la sua sposa... e meco partirà!

NATALIA

(bruscamente scuotendola)

Ah! vengono...

(la porta a sinistra si apre; una bambina entra senza vedere le due donne e va verso l'etagére vicino al piano per cercare della musica.)

(a bassa voce, rapidamente)

Signora... guardate: una bambina.

ZAZÀ

(nello spavento)

Dove? chi è?

NATALIA

Signora... certo è la sua piccina:

è sua figlia!...

ZAZÀ

Sua figlia!...

(la bambina si accorge delle straniere e resta interdetta)

NATALIA

Le abbiam fatto paura...

ZAZÀ

Parlale tu... non oso...

NATALIA

(osservando Totò)

Che dolce creatura!

(parlando alla bambina)

Signorina, vi abbiamo spaurita?

TOTÒ

(sempre semplicemente)

No, signora, venivo al pianoforte...

NATALIA

Vi disturbiamo...

TOTÒ

No... la mamma è uscita:

l'aspettate?

NATALIA

Da un pezzo... Ora più corte

saran l'ore con voi...

TOTÒ

(confusa)

Signora, come

siete gentile...

(fa cenno a Zazà ed a Natalia di sedere e siede anch'essa nel mezzo)

ZAZÀ

(facendosi forza)

Angioletto, il tuo nome?

TOTÒ

Antonietta Dufresne è il nome mio...

ma mi dicon Totò...

ZAZÀ

(con soavità)

Totò... Perché?

TOTÒ

Voi mi date del tu? Perché?

ZAZÀ

Perché...

tu rassomigli... voi rassomigliate

ad uno... che amo tanto...

TOTÒ

Uno che amate?

io somiglio a papà... lo conoscete?

ZAZÀ

(con slancio)

No!...

TOTÒ

Mi vuol tanto bene... è tanto buono...

io da sei mesi no 'l vedea, sapete...

ZAZÀ

Sei mesi!...

TOTÒ

Or lo rivedo e lieta sono...

Presso la nonna in Algeria siam stati...

babbo, al ritorno, al circo ci ha portati...

Ma insieme a noi tra breve partirà.

ZAZÀ

(ansiosa)

E dove andate?

TOTÒ

In America.

ZAZÀ

(commossa)

Ah!...

TOTÒ

Voi non avete dunque una Totò?

ZAZÀ

No, il cielo, Totò, non me l'ha data!

S'io l'avessi, Totò, l'adorerei...

come adorata dal tuo babbo sei...

TOTÒ

Certo che mamma e babbo amano assai

la piccola Totò!... V'ama, signora,

la vostra?

ZAZÀ

(con profonda tristezza)

Mamma? io non l'ho avuta mai!

Mamma usciva di casa in sull'aurora...

ed ero sola... fin che ritornava...

Ma la sera... al ritorno...

TOTÒ

(interessandosi)

Vi baciava?

ZAZÀ

(dolorosamente)

No: non volea destarmi... Avea ragione:

c'era sì poco da vedere al mondo!

Lo sai, piccina mia? ci son persone

che devi amare d'un amor profondo!

sono cattive... e il mondo le disprezza...

pure han tanto sofferto... in fanciullezza...

TOTÒ

(con interesse crescente)

I bimbi senza pane e senza tetto?

ZAZÀ

(amaramente)

Vi sono bimbi ai quali manca molto

più!...

TOTÒ

(alzandosi ed andando verso di lei)

Sono i bimbi che non han l'affetto

del babbo?...

ZAZÀ

I bimbi senza padre... hai colto!

(con le lacrime agli occhi abbracciando Totò)

Questa per un fanciullo è la maggior sventura!

Ma tu... vivi tranquilla... soave creatura;

il padre tuo... nessuno... ti strapperà!...

TOTÒ

(guardandola)

Signora...

piangete?...

ZAZÀ

No, non piango... Un ricordo m'accora...

(levandosi come per nascondere la sua angoscia)

A studiar tu venivi... Ti prego: suona un poco...

TOTÒ

Non oso: di me certo voi vi farete gioco!...

ZAZÀ

(protestando)

Totò, che dici!...

TOTÒ

Allora, suono un'«Ave Maria»;

è bella e piace tanto alla mammina mia.

(Totò parlando si è accostata al pianoforte, lo apre, sceglie un foglio di musica, e siede)

ZAZÀ

(mal frenando il pianto)

Sì, Totò, va!

(cade sul divano a sinistra piangendo a dirotto mentre Totò comincia a suonare l'«Ave Maria» di Cherubini)

NATALIA

(piano, sorreggendo Zazà)

Coraggio!...

ZAZÀ

È finita!... Ammogliato...

e un angiolo ha per figlia!... ho sognato... ho sognato...

(Totò tutta assorta nel pezzo non s'accorge di Zazà che accasciata dal dolore piange dirottamente)

ZAZÀ

Dir che ci sono al mondo creature

nate fra gli agi e contro il mal protette,

che a l'uom prescelto se ne vanno pure

spose felici e madri benedette!

E non son paghe! E ignorano i dolori

di noi cresciute al freddo ed alla fame

che stanche alfine di cotanti orrori

cerchiamo scampo ne la vita infame!

Noi siam le maledette! il nostro cuore

alla speranza invano si aprirà:

il mondo ci rifiuta anche l'amore!...

Quanto dolor!... di me che addiverrà?

TOTÒ

(levandosi dal pianoforte)

Ho finito!... baciatemi...

(Zazà la bacia ardentemente)

Non piangete!

(in ascolto, udendo rumore nell'anticamera)

È mammà.

(va verso l'uscio del fondo)

NATALIA

Dio! che succede adesso?

ZAZÀ

(levandosi e rassicurandola)

Nulla.

(la porta si apre; la signora Dufresne appare e resta un po' interdetta vedendo delle straniere, poi si avanza mentre Zazà a parte)

Oh, come

è bella!

(salutando)

Voi, signora, aspettavate

una signora Dunoyer... È il nome mio.

Noi di porta ci siamo sbagliate...

Volli spiegar l'equivoco e restai.

Intanto con la bimba conversai...

È un angiolo!... Felice voi... Me n' vo...

(andando verso l'uscio seguita da Natalia)

Scusate!

TOTÒ

(presso alla sua mamma)

Addio, signora...

ZAZÀ

(rivolgendosi con intensa emozione)

Addio, Totò!...

(Zazà e Natalia escono; Totò corre ad abbracciare la madre che sembra interrogarla confusa)

Il sipario cala lentamente.

Atto quarto
Scena unica

Il salotto di Zazà come nel secondo atto.
Anaide seduta presso al tavolo. - Malardot inquieto in piedi vicino a lei.

MALARDOT

Così, nessuna nuova?

ANAIDE

Forse verrà più tardi;

non so... qualche disgrazia forse? Dio ce ne guardi!

MALARDOT

Non si dovea lasciarla allontanare

nemmen di quattro passi!

Con quei nervi, vi pare?...

Ora mi avete messo in un impiccio

serio! mi mangio il meglio degli incassi

per ogni suo capriccio!

Ieri sera, ad esempio: hanno imparato

che Zazà non cantava... e m'han piantato!

ANAIDE

(balzando in piedi)

Qualcuno! s'apre l'uscio... È lei!...

(Anaide scompare, correndo incontro e poscia rientra in iscena con Zazà, che camminando quasi automaticamente, traversa la stanza senza vedere Malardot; Zazà si getta sulla sedia presso al tavolo come oppressa; Malardot passa a destra impacciato; dalla destra in fondo entrano Cascart e Natalia che rapidamente sembra mettere Cascart al corrente dell'avvenuto a Parigi)

ANAIDE

(accompagnando Zazà)

Figliuola mia!

Mia Zazà!...

ZAZÀ

(sedendo)

Buondì, mamma...

ANAIDE

(riprende una sedia e siede come per cominciare un lungo discorso)

Che orribile agonia!...

Ma tu ci darai subito notizie... stavo in pena...

ZAZÀ

Oh no, mamma, non posso... Mi reggo in piedi appena:

tutta notte ho vegliato... Racconterò... ma dopo!

ANAIDE

(insistendo)

Vorrei...

ZAZÀ

Lasciami in pace.

(volgendosi scorge Malardot - irritata e sorpresa)

Voi qui! per quale scopo?

MALARDOT

(imbarazzato)

Io... venivo a sentire...

ZAZÀ

(amaramente)

Oh! già lo so!... se canto!

Voi pagate! Che importa a voi se ho il cuore infranto!

Sì, canterò!...

(levandosi, ad Anaide)

Ma portalo, mamma, lontan di qua!

MALARDOT

(scusandosi)

Io non pensavo...

ZAZÀ

(a Malardot)

Andate...

(a Anaide)

Mamma... va' via! va'... va'...

(Anaide esce con Malardot; Zazà ricade spossata sul canapè)

NATALIA

(a Cascart, dolcemente)

Signore! è adesso ~ la vostra volta...

ditele qualche ~ mite parola...

se voi non siete ~ chi la consola?

CASCART

(un po' risentito, bonariamente, avanzando)

Che debbo dirle ~ se non m'ascolta?

ZAZÀ

(supplichevole)

Ah, tu non puoi, Cascart, dire così...

i tuoi consigli io seguirò... Sei tu

ch'io stimo! Oh, mio Cascart, non reggo più...

perdo la testa! Che far debbo?... Di'!

(Natalia esce dalla sinistra)

CASCART

(commosso)

Zazà, piccola zingara,

schiava d'un folle amore,

tu non sei giunta al termine

ancor del tuo dolore!

Quanto convien di lacrime

che sul tuo volto scenda

pria che il tuo solo ed umile

pellegrinar riprenda!

Tu lo credesti libero...

or la speranza è spenta...

Ora sei tu la libera,

e il tuo dover rammenta!

Ahi! del sognato idillio

sparve l'incanto a un tratto!

una manina d'angelo

indietreggiar t'ha fatto!

ZAZÀ

(come mormorando)

Ah, quella figlia...

CASCART

Piangi la pace tua svanita...

Ma rammenta che un altro dovere hai nella vita:

quell'uomo ha una famiglia... Rendilo!

ZAZÀ

Abbandonarlo?

CASCART

È tuo dovere: rendilo! Che?... Non vorresti farlo?

ZAZÀ

Ciò non dissi...

CASCART

Che pensi?

ZAZÀ

Nulla... che lo farò...

dovessi anche morire... oggi... gli parlerò...

CASCART

No! non vorrai riceverlo? ti rovini!...

ZAZÀ

Ha promesso

di tornare oggi!

CASCART

Pazza tu, che glie l'hai concesso!

Pazza le mille volte!... Se lo vedi... sei persa!

Scrivigli... se gli scrivi la cosa è assai diversa...

egli se n' va... tu all'arte ritorni come pria...

ZAZÀ

Non sarebbe cortese...

CASCART

(brutale)

Parli di cortesia?

Qui si tratta di moglie, di figlia, di dovere!

NATALIA

(entrando in fretta)

Oh signora, signora... Venitelo a vedere...

il signor Milio è all'angolo della via...

ZAZÀ

(corre alla finestra)

Milio!

NATALIA

È là;

ei conversa ridendo con il signor Courtois.

ZAZÀ

(con gioia delirante)

Mio Cascart, ti ringrazio dei tuoi consigli... di...

li seguirò... ma parti, ch'ei non ti trovi qui...

va'... va'...

CASCART

Me n' vo: ma presto su te discenderà

l'ora del pentimento!... Ah! povera Zazà!...

(esce)

ZAZÀ

Natalia, guarda! si vede che ho pianto?

NATALIA

Anzi non fosti mai bella così!

ZAZÀ

La colazione preparagli intanto...

(osservando intorno)

Dio! quale orrendo disordine, qui!

Ei che a Parigi ha quel ricco salotto!...

(volgendosi)

Sulla poltrona m'hai lasciato il busto?

Vedi; quel paio di scarpe là sotto!

(accenna il tavolo)

NATALIA

(prendendo il busto e le scarpe)

Siam giunte or ora, poi! mi sembra giusto!

ZAZÀ

Taci!... la polvere... sul pianoforte!

l'accappatoio sul paravento...

(si serve dell'accappatoio per pulire il piano; scampanellata: Zazà si rivolge)

E quel cappello...

(indicando quello sulla campana dell'orologio)

(Natalia sempre tenendo le scarpe e il busto corre a cercare il cappello; quando si volta, Zazà le getta l'accappatoio; allora Natalia va a gettar tutto nello spogliatoio, ne chiude la porta e corre a destra ad aprire a Milio)

ZAZÀ

(dando un ultimo sguardo)

Per buona sorte

tutto è a suo posto... Dio! che momento!

(Milio appare sulla porta.)

Eccoti, amore e vita! Deh, ch'io ti guardi e baci:

oh, t'amo: ancor ti stringono le braccia mie tenaci!

MILIO

(abbracciandola)

Che hai? perché m'abbracci sì forte, stamattina?

ZAZÀ

Oh, il cattivo! io son sempre uguale a te vicina!

MILIO

No: conosco i tuoi baci; so del tuo amore immenso.

(Natalia prepara la tavola)

T'amo troppo, e il mistero indovinare io penso!

ZAZÀ

(in un abbraccio lungo)

M'ami troppo? Mai quanto basta!... Ti par tedioso

l'umor mio?... È che ho fatto un sogno tormentoso!

Tu non m'amavi più...

non ti vedevo più...

Dei dolci tempi andati,

dei baci innumerati,

del nostro amor che fu,

altro non rimanea che una parola...

anzi due voci e una minaccia sola:

mai più!

E ridestandomi ~ ancor ti vedo!

m'ami, ai tuoi baci ~ ancora io credo!

Come felice, ~ Milio, mi fai...

MILIO

(asciugandole gli occhi)

Zazà, che hai?

ZAZÀ

Nulla: i miei nervi! solita storia!

Non ti dar pena... facciam baldoria!

Vogliamo ridere... far vita lieta...

Hai appetito?

MILIO

Come un poeta!

ZAZÀ

(gridando a Natalia)

Presto! servi!

E tu siediti, come sedesti, qui,

all'indomani della Rivista di Bussy...

(Natalia serve; Zazà fingendo calma ed allegria)

Come la prima volta!... Che notizie mi porti

da Parigi?

MILIO

(allegro)

Le solite: le nascite, le morti,

le corse... oh! mi scordavo; i cani ammaestrati

al circo!

ZAZÀ

(interrogando ansiosa)

E ci sei stato?

MILIO

Cioè: ci siamo stati!

ZAZÀ

(contenendosi)

Ci siete stati!...

MILIO

Avevo due miei amici meco...

ZAZÀ

(fissandolo seria)

Due amici?

MILIO

Che hai?... Mi fissi e mi fai l'eco!

ZAZÀ

Nulla; pensavo che sono felici

di venire a teatro con te; quei tuoi amici!

Zazà, tu non la prendi, Zazà!...

MILIO

Tu hai ragione...

Vuoi? stasera...

ZAZÀ

(vivamente)

Ah, davvero?

MILIO

Ho visto il cartellone

che annuncia una commedia... Quindici giorni fa

ero...

ZAZÀ

(interrompendo)

Con un amico...

MILIO

Ero...

ZAZÀ

(come sopra)

Alle «Varietà».

MILIO

(fissandola)

Che hai?

ZAZÀ

Sono nervosa... Cascart ieri è venuto

a propormi Marsiglia... ed io non ho voluto...

MILIO

Perché?

ZAZÀ

Non hai affari laggiù da quelle parti...

MILIO

Ed io delle scritture non voglio più privarti...

Il mio viaggio...

ZAZÀ

(scattando, si alza e passeggia nervosa)

Alfine!... Eccolo il gran discorso!...

Morivi se di nuovo non lo mettevi in corso!

Il tuo viaggio! invero che ci mancava questo!

MILIO

Via, ti calma, bambina sai che ritorno presto...

fra tre o quattro mesi...

ZAZÀ

O cinque, o sei... Che fa?

Misura forse il tempo la gelosia?

MILIO

(con rimprovero)

Zazà...

tu sai che parto solo!

ZAZÀ

(si volge impetuosa)

Solo? Tu menti! Vai...

bugiardo: con tua moglie parti!...

MILIO

(levandosi sorpreso)

Mia moglie!... Sai!...

(ricade seduto; un silenzio)

ZAZÀ

Ebben, sì, so tutto! Che hai moglie... che mi fuggi!

(un silenzio)

Senti; io non vo' dolermi di ciò: tu non sapevi

il futuro... Mi dolgo di ciò che in me distruggi!

So che nel mio destino entrar tu non dovevi!

Perché m'hai tanto amata!... Perché!...

MILIO

Zazà!

ZAZÀ

Ah! no;

tu non avevi il diritto di fare tutto ciò!

La mia vita era quella che tu sai...

io sorridevo... non pensavo al male...

tu m'apparisti allora... e t'adorai,

dolce amor mio fatale!

E sognai di passar lieta al tuo fianco,

una vita d'amor rigenerata!

e mi vedevo già col crine bianco

sposa e madre adorata!...

Come tornar qual fui, dopo tal sogno?

del mio passato io stessa mi vergogno!

No, tu dovevi dir la verità...

che non t'avrei amato... allor!...

MILIO

Zazà!

ZAZÀ

(cade tra le braccia di Milio, piangendo)

No! tu lo sai ch'io mento; che t'avrei sempre amato!

eri il mio solo ed unico amor predestinato!

Ma mi dovevi, o Milio, il pianto risparmiare

d'una felicità... che non potevi dare!

(cade sul canapè piangendo a dirotto; Milio è presso a lei)

MILIO

Zazà, tu mi rimproveri d'averti troppo amata?

Forse io potea riflettere? Tu mi domandi ciò!

La tua carezza prima forse m'hai tu negata?

Forse potevo amarti diversamente? No!

Dimmi: ho avuta la forza io di lasciarti?

di fuggire lontano!... Io sono qui,

presso le labbra tue, chino a baciarti,

a desiarti, come il primo dì!

No! mia colpa non è. Eravam nati

l'uno per l'altra: era fatalità!

bisognava non essersi incontrati,

per non volersi bene, o mia Zazà!

(a poco a poco egli si è seduto su di una sedia dietro il divano, e a questo punto Zazà, piegandosi indietro, si trova fra le sue braccia, piangendo)

ZAZÀ

(in lacrime, perdutamente)

Sì! sì!

MILIO

(sussurrando, tenendola tra le braccia)

Tu sei buona; m'hai tanto adorato...

ZAZÀ

E sempre t'adoro!...

MILIO

Tuo sempre son stato!

lo sai!...

ZAZÀ

So che parti... mi lasci...

MILIO

Ma torno!...

ZAZÀ

Amor che finisce non ha più ritorno!

MILIO

Che pensi?

ZAZÀ

(risoluta)

Non torni!... L'ha detto... Totò!...

MILIO

(levandosi bruscamente)

Totò!... Tu hai veduta mia figlia!

ZAZÀ

Sì...

MILIO

No...

Smentisci! Ma dove?

(silenzio)

Ma dove?

ZAZÀ

Da te!

MILIO

Sei stata a Parigi? sei stata da me!

ZAZÀ

Sì...

MILIO

Hai visto mia moglie?

ZAZÀ

L'ho vista!

MILIO

Hai parlato?

ZAZÀ

Sì!...

MILIO

Questo delitto hai compiuto? Hai osato!...

ZAZÀ

(levandosi diritta, terribile)

Io!... perché no?

MILIO

(con furore crescente)

Che hai detto? che hai fatto, malaccorta!

ZAZÀ

Nulla! Ma s'io son quella che adori... che t'importa?

MILIO

Che le hai detto? hai potuto la pace sua turbare?

ZAZÀ

Ah, come l'ami! Vedi l'ami! non puoi negare!

MILIO

(cercando scuse)

È mia moglie... e tu sei...

ZAZÀ

(fra l'ira e i singhiozzi)

Lo so!... sono un piaga

putrida, che tu celi giù nel tuo cuor profondo!

Lo so; sono una stolta che col suo pianto paga

il marchio dell'infamia che la segnò nel mondo!

«Mia moglie!» quando hai detto «mia moglie» hai detto tutto!

Va', che mi bolle il sangue! Non vale il mio più brutto

costume di cantante, quella tua donna!... Va'!

MILIO

(folle)

Tu osi!...

ZAZÀ

Oso! Le ho detta tutta la verità!

MILIO

Le hai parlato? Ah, l'infame! Tu non le hai detto...

ZAZÀ

Ho detto

tutto: sì, tutto! I nostri baci, l'ardente affetto,

le notti innamorate; sai? le follie!... Che sei

mio, tutto mio!...

MILIO

(l'afferra come per batterla, poi la getta a terra, urlando)

Sgualdrina!

ZAZÀ

(a terra)

Ah, come l'ami, lei!

(silenzio)

MILIO

(tremante di rabbia, con voce soffocata, mentre prende il soprabito ed il cappello)

Ed ora io mi domando come, vicino a te,

potei scordar la dolce mia buona creatura;

come insozzare il nome mio, ch'ella porta, e me

in quell'immondo amplesso della tua carne impura!

(Zazà poco a poco si alza e si ritrae verso il caminetto a sinistra)

Oh! tu m'hai ben guarito dalla fatal follia!

ora chi sei conosco; so il fondo del tuo cor!

e al rientrar domani nella dimora mia,

d'averti conosciuta mi resterà il rossor!

(va a passo concitato sino alla porta a destra)

ZAZÀ

(in uno sforzo ultimo)

Basta! non più! Ritorna pur nella tua dimora:

vi troverai la pace...

MILIO

(che stava per uscire, ritornando indietro vivamente)

Che?

ZAZÀ

Nulla io dissi...

MILIO

Allora,

Zazà, perché mentire?

ZAZÀ

Nulla han saputo... Io sola

or so quanto volevo!...

(senza voce)

MILIO

Zazà, una parola!

ZAZÀ

Tua moglie... tu l'ami... mi basta!

MILIO

(appressandosi)

Zazà!

ZAZÀ

Va' via! vorrei dirti che t'odio e ti sprezzo!

Non posso: ma parti: mi metti ribrezzo...

Va'... taci...

(lo respinge)

MILIO

(dopo un istante di lotta, disperatamente)

Ah!

(fugge)

(un silenzio)

ZAZÀ

Che ho fatto?

(corre alla porta)

Egli parte! egli va?

Non torna indietro...

(esce correndo nell'anticamera e la si sente gridare)

Milio! Milio!

(nessuna risposta)

(rientra)

Ed io l'ho scacciato!

(un'idea)

Ah! posso, richiamarlo!

(corre alla finestra)

Dio!

(chiama)

Milio!

(un lampo di speranza)

S'è voltato!...

(disillusa)

No...

(chiamando più forte)

Milio! torna! Milio...

(lo segue coll'occhio come nell'atto II)

È all'angolo... È sparito!

(disperata)

Sparito! E non ritorna... mai più! Tutto è finito!

(cade seduta sui gradini della finestra piangendo)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 24/03/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena unica Atto secondo Scena unica Atto terzo Scena unica Atto quarto Scena unica