ZAZÀ
Commedia lirica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto e musica di Ruggero LEONCAVALLO.
Prima esecuzione: 10 novembre 1900, Milano.
Personaggi:
ZAZÀ |
soprano |
ANAIDE sua madre |
mezzosoprano |
FLORIANA cantante del concerto |
soprano |
NATALIA cameriera di Zazà |
soprano |
La SIGNORA DUFRESNE |
soprano |
MILIO Dufresne |
tenore |
CASCART cantante di concerto |
baritono |
BUSSY giornalista |
baritono |
MALARDOT proprietario del caffè concerto |
tenore |
LARTIGON artista monologhista |
basso |
DUCLOU régisseur |
basso |
MICHELIN giornalista, assiduo del caffè‑concerto |
tenore |
MARCO servo del signor Dufresne |
tenore |
COURTOIS |
baritono |
TOTÒ |
altro |
16 coristi.
Donne:
Claretta, Simona, due Ballerine spagnole, due Cantanti in costume, due Sarte dei concerti.
Uomini:
Augusto cameriere (Tenore), il Pompiere, due Clowns, due Ballerini spagnoli, un Signore, un Cantante vestito da soldato
Comparse: due Macchinisti, un Servo di scena.
Il palcoscenico dell'Alcazar di st. Etienne, visto lateralmente. Una buona metà della scena a sinistra rappresenta il camerino di Zazà. - A destra della scena, sul davanti, un tavolo con varie sedie per gli assidui del concerto che hanno libero accesso sulla scena. - Nell'angolo, sempre sul davanti a destra, la porta che dà nella sala di spettacolo. - Indi tutto il lato destro della scena presso le quinte è occupato in senso longitudinale dal fondale che per mezzo di una porta dà sulla scena del caffè‑concerto. - In faccia a questa porta, pure in senso longitudinale, è il fondino che maschera al pubblico che si suppone essere nella sala del caffè concerto, l'interno del palcoscenico. - Il fondo della scena che rappresenta l'altro muro laterale del palcoscenico, è ingombro di quinte, scene arrotolate, oggetti di ginnastica, ecc. - Nel camerino di Zazà, nel quale si entra per una porta situata nel mezzo della scena, quasi in faccia al tavolo, sono due o tre sedie, una toletta, un paravento; e sui muri, sospesi gli abiti di Zazà. - All'alzarsi della tela la porta che dà sulla scena è aperta, e si vede Floriana che saluta mentre si sentono all'interno applausi e grida di bis. Floriana esce di nuovo, e siccome la porta resta aperta la si sente cantare la strofa della sua canzone accompagnata dal vociare della folla. - Intanto Michelin, Courtois ed un altro signore insieme a Claretta, in costume corto da concerto, vengono a sedersi al tavolo sul davanti a destra, e comandano le bibite ad Augusto. - In fondo si scorgono il pompiere di servizio che gira sorvegliando, due macchinisti e vari artisti del concerto. - Movimento continuo sulla scena. - Qua e là grossi avvisi con: «È vietato fumare», ma tutti fumano sigari e sigarette, compreso il pompiere di servizio.
FLORIANA
(cantando all'interno)
So che son capricciosa e sventatella,
che, come l'api, adoro svolazzar;
non son nata per far la monachella
e vivo sol per ridere e scherzar.
So pur che ad ogni giogo son rubella,
che in amore mi piace di cangiar,
che mi diverto ad ogni gherminella,
eppur, s'io vo', la testa fo' girar!
Che s'io vi fo' l'occhietto,
mio signor,
se lancio un sorrisetto
seduttor!...
tremante, io ci scommetto,
e a' piedi miei v'udrò
giurarmi eterno affetto
mentr'io riderò!
MICHELIN
(mentre Floriana canta)
Augusto!
AUGUSTO
(accorrendo al tavolo)
Pronti!
MICHELIN
Birra.
(poi a Claretta)
E voi, su, che prendete?
CLARETTA
Un kümmel, grazie.
COURTOIS
DUCLOU
(gridando mentre appare a destra)
Attenti i clowns!
(due clowns portando bizzarri strumenti musicali giungono dal fondo a sinistra e dopo aver scambiato saluti amichevoli con le persone sedute al tavolo vanno a guardarsi ad uno specchio che sarà situato sul muro di divisione nel mezzo, accanto alla porta del camerino di Zazà, e si tengono pronti ad entrare in iscena; Floriana finisce la strofa; grandi applausi, essa saluta nuovamente e si avanza verso il tavolo mentre Duclou suona il campanello elettrico per annunciare l'entrata dei clowns)
MICHELIN, COURTOIS, AUGUSTO E UN SIGNORE
(a Floriana)
Ma brava! ma brava! che successo!
FLORIANA
Stasera sono in voce.
COURTOIS
FLORIANA
(squadrandolo con fare insolente)
Ma guarda! Adesso
divien galante! È vero che Zazà l'ha piantato!
COURTOIS
FLORIANA
Come si pianta!
(ironica)
Il mio turno è arrivato?
(salutando con affettazione)
Troppa grazia!
DUCLOU
(ai due clowns)
In iscena!
(i clowns entrano in scena suonando stonato e sono salutati da applausi; Duclou che si terrà presso alla porta che dà sulla scena, la socchiude di tanto in tanto come per guardare nella sala; e si sentono dei frammenti musicali eseguiti da istrumenti strani)
(a Floriana che si sarà seduta ed avrà ordinato da bere)
MICHELIN
Di', stasera si prova
finito lo spettacolo la gran «rivista» nuova
di Bussy?
FLORIANA
(di cattivo umore)
Ma... purtroppo!
MICHELIN
(sorridendo)
Ciò non ti garba?
FLORIANA
(scattando)
Affatto!
Questo sarà un bel fiasco! Già, quasi tutto l'atto
è per Zazà!... la diva!...
MICHELIN
(ridendo)
Sempre la stessa storia!
Contro Zazà!
FLORIANA
(levandosi di scatto)
Perdono! Che sciocca! La sua gloria,
come Bussy, tu canti sempre nel «Gazzettino»,
ed io me lo scordavo!... So a mente il fervorino!
(Simona arriva; saluta e siede al tavolo; tutti ridono; Natalia arriva dal fondo a sinistra, va ad aprire il camerino di Zazà ed entra)
COURTOIS
FLORIANA
(stizzosa)
All'inferno la stella con l'astronomo!
COURTOIS
FLORIANA
Cascart, l'amante suo che l'ha scoperta!
(Floriana siede volgendo le spalle al fondo del teatro donde giunge Zazà, che tutti si volgono a salutare)
ZAZÀ
(allegramente appressandosi al tavolo)
Salute, ragazzi.
MICHELIN, COURTOIS, CLARETTA E SIMONA
Zazà, buona sera.
ZAZÀ
(a Claretta e Simona)
Addio, mie piccine.
(scambia un'occhiata di odio con Floriana e poi chiede a Courtois e Michelin)
È giunto Bussy?
MICHELIN
No, ancora il collega non vidi stasera.
ZAZÀ
(con interesse)
E il suo fido amico Dufresne?
MICHELIN
Non è qui.
ZAZÀ
(delusa)
Ah!... vado a vestirmi.
(fa un passo verso il camerino)
DUCLOU
(che sarà venuto avanti al giunger di Zazà)
Però, senza fretta;
c'è tempo, sai.
ZAZÀ
(dando la mano a Duclou)
Grazie.
(entra nel camerino)
DUCLOU
A te, su, Claretta.
(in questo punto i clowns rientrano salutando mentre si sentono applausi prolungati all'interno; poi Duclou suona il campanello come prima, si sente il preludio della canzone di Claretta, questa entra in iscena, e Duclou chiude la porta; Zazà, entrata nel suo camerino, comincia a svestirsi, si trucca ed avrà finito di mettere l'abito corto da concerto solo quando Bussy giungerà; mentre Claretta entra in iscena, dalla porta a destra che dà nella sala entra Malardot, il proprietario del Concerto, con la pipa in bocca, ed intanto appare dal fondo Lartigon, in abito nero e cravatta bianca; quando Claretta sarà uscita, due cantanti in costume arrivano dal fondo, vanno al tavolo, siedono e bevono con Simona, Courtois e l'altro signore)
MICHELIN
(andando incontro a Malardot)
Ecco il padron.
MALARDOT
(levando il berretto per salutare Michelin, Courtois e l'altro signore)
Signori!
MICHELIN
(allegramente)
Va bene!... Quanta gente!
È contento?
MALARDOT
Non troppo. - Si beve poco o niente!
(scorgendo Lartigon)
Ah! udite!
LARTIGON
(salutando con affettazione)
Direttore!
MALARDOT
Spero che ci direte
un monologo allegro, e non in versi. ~ Avete
un repertorio...
LARTIGON
(interrompendolo con severità)
Classico! La morte d'Ermione:
Amleto fra le tombe: la funebre orazione
di Bossuet!...
MALARDOT
(scoppiando)
Saranno classici, ma, per dio,
non sono punto allegri!
LARTIGON
(con ironia)
Né Bossuet, né io
teniamo a farvi ridere.
MALARDOT
E torto entrambi avete.
LARTIGON
Ma l'arte...
MALARDOT
(interrompendolo)
L'arte...
(vede un cameriere che traversa la scena con un vassoio di tazze di birra)
Caspita! rovinarmi volete?
La birra senza spuma si serve? Nel versare,
una tazza su cinque bisogna guadagnare
con tanto di solino! Andate...
(poi a Lartigon)
...mio signore,
l'arte è ciò che i clienti mette di buon umore.
MICHELIN
(ridendo a Malardot)
Bravo!
(va verso il fondo con Malardot)
(Lartigon crolla le spalle con disprezzo e va a sedersi al tavolo; Augusto giunge dalla porta che dà nella sala portando un gran mazzo di fiori, delle carte da visita, due bottiglie di sciampagna, e va a bussare al camerino di Zazà; Natalia socchiude un po' l'uscio, ed Augusto fa passare i fiori e lo sciampagna; poi si allontana e scompare dal fondo; Courtois addita a Floriana ciò che Augusto porta a Zazà, questa si leva di scatto furibonda e va via pel fondo, in collera; in questo punto Claretta finisce, la porta si schiude e la si vede a salutare mentre si applaude, poi essa ridiscende sul davanti della scena; dal fondo ritornano Malardot e Michelin mentre Lartigon si alza per prepararsi ad entrare in iscena)
DUCLOU
(a Lartigon, mentre suona il campanello)
Che dite?
LARTIGON
(con importanza)
Il monologo
di Ruy‑Blas!
(entra in iscena, si sentono le prime parole del monologo; poi la porta si chiude)
MALARDOT
(sul davanti, in collera)
Ehi, Duclou!
(Duclou accorre)
Appena termina,
una buona fischiata, e poi gli lacero
la scrittura!
DUCLOU
Sta ben.
(corre all'uscio che dà nella sala di spettacolo, esce e ritorna dopo un istante; Cascart viene dal fondo in costume di città)
MALARDOT
Vedrem che cera
farà!
(scorge Cascart e lo saluta)
Signor Cascart!
CASCART
ZAZÀ
(lietamente, continuando a vestirsi)
Ah, sei tu, Cascart! mio core!
(Natalia esce dal camerino e scompare dal fondo)
Amor mio! Donde venite? Raccontate, mio signore.
Dove foste ad ingannarmi?
CASCART
ZAZÀ
Bene. Siedi là, mi narra: che notizie questa sera?
CASCART
ZAZÀ
Per noi due? Non vuoi piantarmi già?
CASCART
ZAZÀ
E dire, amico, ch'è per te che sono artista!
(Courtois e l'altro signore con le due cantanti si allontanano pe 'l fondo e scompaiono.)
ZAZÀ
Ti rammenti? Alle taverne per cantar che vita trista!
Io col piatto andava intorno... Che dolori abbiam sofferti
con mia madre!
CASCART
ZAZÀ
Basta!... sai che mi dà pena!
CASCART
ZAZÀ
(con dolcezza)
Via, non mi torturare! È madre mia,
e ha sorriso sì poco ai suoi prim'anni:
ha pianto molte lacrime per via,
povera donna, ed ebbe molti affanni!
(seria)
Lo sai tu che vuol dire un uom che fugge
e che ti lascia con un bimbo, sola?
Ogni seme di bene in te si strugge,
e diventa l'amore una parola!
Che farà, dove andrà, dimmi, una madre
con un figliuol tremante fra le braccia!
Annoia tutti un bimbo... anche suo padre...
e la povera donna ognun discaccia!
Io la mamma rivedo in abbandono:
rammento i suoi dolori, e le perdono!
CASCART
ZAZÀ
(allegramente)
Ti spiccia, e vieni a prevenirmi.
(Cascart esce dal camerino e scompare dal fondo a destra mentre un cantante vestito da soldato si prepara ad entrare in iscena giungendo dalla sinistra; pure dal fondo ritornano Malardot e Michelin nel tempo stesso che Duclou corre ad aprire la porta che dà sulla scena e si sentono le ultime parole del monologo di Ruy‑Blas)
DUCLOU
(a Malardot)
Attento, direttore!
(appena la voce dì Lartigon finisce ed egli appare sulla porta, si sente una salva di fischi)
LARTIGON
(mostrando il pugno al pubblico e venendo sul davanti)
Oh, i vili! oh, gli asini!
Fischiano Vittor Hugo!
MALARDOT
No, no, fischiano
voi, mio signore. Ed alla porta io mettovi.
LARTIGON
(nel partire, con disprezzo)
Va'! mercante d'assenzio verde!
(esce)
MALARDOT
(correndogli dietro)
Stupido!
Sei tu che al verde resti!...
(esce seguìto da Michelin che ride)
DUCLOU
(all'artista vestito da soldato suonando il campanello)
A voi, cominciano.
(l'artista entra in scena; Duclou chiude la porta e poi scompare dal fondo a destra, mentre Natalia ritorna dalla sinistra ed entra nel camerino)
ZAZÀ
(a Natalia, che rientra)
Dimmi: Bussy... o Dufresne visto non hai lì fuori?
NATALIA
No, mia signora.
ZAZÀ
(preoccupata)
È strano!... Chi mandò questi fiori?
NATALIA
(leggendo le carte da visita)
Courtois... Camus... Qui ognuno per voi d'amor si strugge.
ZAZÀ
(pensierosa)
Sì, ma il solo che bramo è quello che mi fugge!
(Anaide appare dal fondo a sinistra, mentre Augusto entra dalla porta che dà nella sala; essi si incontrano a mezza scena; Augusto avrà un vassoio con un bicchiere ripieno)
ANAIDE
(graziosa)
Augusto, buona sera!
AUGUSTO
Buona sera,
signora Anaide! Avete buona cera.
ANAIDE
(subito, in tono desolato)
No, sto mal!... ne lo stomaco ho un gran fuoco!
(indicando il bicchiere)
Che porti?
AUGUSTO
Un grog.
ANAIDE
Da' qui.
(lo beve)
Ciò calma un poco.
Mettilo in conto di mia figlia.
AUGUSTO
Bene.
Ah! vostra figlia che successo! Tiene
tutta da voi! Che ai vostri tempi!...
ANAIDE
Augusto!
Quand'io cantavo!
AUGUSTO
Che grazia! che gusto!
ANAIDE
Il repertorio classico!
AUGUSTO
Il «pompiere»!...
ANAIDE
Le «oche»! Oh, miei trionfi!... Or vo' a vedere
Zazà. Mi porta un punch nel camerino.
AUGUSTO
Sta ben.
ANAIDE
(appressandosi all'uscio del camerino)
Ahi! brucio... è proprio all'intestino.
(apre l'uscio e grida facendo la graziosa)
Addio tesoro!
ZAZÀ
(sorpresa)
Toh! sei tu, mamma.
ANAIDE
Sì, la mammina de la sua Zazà.
ZAZÀ
Datele un bacio tosto alla Zazà. ~ Ma via
non portate il rossetto.
ANAIDE
(bacia Zazà, saluta Natalia e siede)
Signora Natalia!
NATALIA
Signora!
ANAIDE
(a Zazà)
Alfin ti trovo sola, e si può parlare
senza Cascart che sindaca!...
ZAZÀ
Mamma, non cominciare!
ANAIDE
(riscaldandosi)
Già, non si può toccarlo; sempre i consigli suoi segui!
ZAZÀ
Nella miseria ci avean costretti i tuoi!
ANAIDE
(tragicamente)
Va' pure, ingrata, insultami! su me le accuse aduna.
AUGUSTO
(entrando col vassoio)
Ecco il punch.
(esce subito e ritorna nella sala)
ANAIDE
(in tono gentile)
Mille grazie.
(prende il bicchiere e prosegue tragicamente)
Ciò non porta fortuna!
ZAZÀ
Mamma, bevi e sta' zitta.
ANAIDE
(fingendo scoppiare in pianto)
Ahi! sono sventurata!
ZAZÀ
Ci siamo! eccoci al pianto! la solita scenata!
(levandosi a calmarla)
Baciami, bevi e dimmi perché sei qui.
ANAIDE
(dopo averla baciata e bevuto sorride imbarazzata)
Per vederti!
ZAZÀ
E per chiedermi?
ANAIDE
L'affitto...
ZAZÀ
Lo so già.
Farò pagare; e dopo?
ANAIDE
Un vecchio conto... un nulla...
tre luigi!...
ZAZÀ
(balzando)
Sei matta!...
ANAIDE
Zazà, cara fanciulla...
ZAZÀ
Darò un luigi, e smettila.
ANAIDE
Oh! due!
ZAZÀ
Mamma, prevedo...
ANAIDE
Due, ti farò le carte!
ZAZÀ
(sorridendo)
Le carte!... ah furba! io cedo.
DUCLOU
(di fuori forte)
Avanti i ballerini.
ZAZÀ
(ad Anaide)
Il mio turno è vicino.
Vieni domani.
ANAIDE
(baciandola)
Amore!
(esce, e dice allontanandosi:)
Oh dio, questo intestino!...
(due donne e due uomini in costume di ballerini spagnuoli arrivano vivamente dal fondo e vanno a guardarsi allo specchio, mentre l'artista vestito da soldato rientra, e di dentro si applaude; poi Duclou suona il campanello, l'orchestra preludia all'interno un movimento di danza spagnuola ed i ballerini entrano in iscena fra grandi applausi; nel tempo istesso Bussy giunge vivamente dal fondo, picchia alla porta di Zazà ed entra; Zazà sarà completamente vestita)
ZAZÀ
(abbracciando Bussy, allegra)
Alfin! sei tu, poeta del cuor mio!
BUSSY
ZAZÀ
Che pretesa!
BUSSY
ZAZÀ
(ansiosa)
Sei solo?
BUSSY
ZAZÀ
(delusa)
Ah!
BUSSY
ZAZÀ
(annoiata)
Ah!
BUSSY
ZAZÀ
(c. s.)
Grazie, fa lo stesso.
E facile?
BUSSY
ZAZÀ
(balzando di gioia)
È qua?
BUSSY
ZAZÀ
(scoppiando)
Oh! addirittura
si vede che di lei non può far senza!
Certo al tuo Milio piace la pittura
se al vecchio quadro dà la preferenza.
BUSSY
ZAZÀ
(dissimulando)
Io... no... non ci tengo... non l'amo!
BUSSY
ZAZÀ
(ridendo)
Insolente!
Al tuo bel Dufresne sol ch'io dica: voglio!
lo vedi ai miei piedi!...
BUSSY
ZAZÀ
Tu dunque mi sfidi?
BUSSY
ZAZÀ
(ridendo)
Stai fresco!
BUSSY
ZAZÀ
Temer? Poveretto!...
BUSSY
ZAZÀ
(ridendo)
Mi vinci; l'hai detto!
(intanto dal fondo arriva Cascart in costume da concerto con Michelin, mentre dalla porta che dà nella sala rientrano Courtois e l'altro signore: la scena si va popolando e durante la prima parte del dialogo tornano dal fondo Claretta e Simona che siedono al tavolo. Cascart va alla porta di Zazà e l'apre)
CASCART
ZAZÀ
Ho finito;
ci siamo?
CASCART
ZAZÀ
Beviamo allora
un bicchier di sciampagna.
BUSSY
ZAZÀ
(a Michelin e Courtois che son presso all'uscio rimasto aperto)
Signori, avete udito?
Entrate, dunque, andiamo!
MICHELIN
(entrando con Courtois)
Se non v'importuniamo!...
COURTOIS
CASCART
ZAZÀ
(facendosi all'uscio)
Via, ci faccia l'onore!...
entri anche lei, le pare!...
(il signore entra salutando, quando appaiono dal fondo Milio Dufresne con Floriana)
CASCART
BUSSY
CASCART
ZAZÀ
(ritenendosi appena)
Ah!...
CASCART
BUSSY
MILIO
Che c'è?
BUSSY
MILIO
Or vengo.
(a Floriana)
Mi scusate!
(va anche egli nel camerino di Zazà, saluta e prende la coppa che gli offre Bussy)
ZAZÀ
(dopo aver salutato Dufresne)
I calici colmiamo.
CASCART
BUSSY
TUTTI GLI UOMINI
Ai trionfi di Zazà!
(bevono)
FLORIANA
(presso al tavolo, a Bussy, che si accosta alla porta del camerino)
Un uomo sol restavaci
da questo lato, e l'hai condotto via!
sei proprio gentilissimo!
BUSSY
FLORIANA
(forte, con astio)
Io là? No, tante grazie!
Ci resti sol. Se cerca compagnia,
da quella parte non ne mancherà!
ZAZÀ
(che ha sentito, grida dal camerino)
Da te certo altrettanta non ne trova!
FLORIANA
Se non ti basta prendi anche il pompier!
ZAZÀ
Vederlo teco non è cosa nuova:
s'egli ti vuole te lo lascio inter!
(in questo punto i ballerini hanno finito e rientrano applauditi, ma restano in iscena vedendo Zazà che esce furibonda dal camerino seguita dagli uomini; gli altri artisti arrivano in iscena attirati dal tumulto; le donne tengono per Floriana, gli uomini per Zazà)
FLORIANA
(urlando)
Ah, baldracca!
ZAZÀ
Vil mezzana!
CASCART E BUSSY
(cercando ritenere Zazà)
Via cessate!
PARTE DELLE DONNE
(tenendo per Floriana)
Essa ha ragione.
(Zazà afferra pe 'l ciuffo Floriana, ma gli uomini le separano)
LE DONNE
(I parte)
Dalli, dalli, Floriana!
ALTRA PARTE
(a Zazà)
Su, Zazà, dalle un ceffone!
ZAZÀ
Linguacciuta!
FLORIANA
Svergognata!
UOMINI
La tempesta è scatenata.
Dividiamole ~ smettetela.
Teniamole ~ finitela.
(Malardot arriva dal fondo con Duclou)
MALARDOT
(urlando)
Basta, basta, che mai fu?
Zitto, sentono di giù!
DUCLOU
Via Zazà, ch'or tocca a voi.
ZAZÀ
(a Cascart mentre si riacconcia innanzi allo specchio)
No, paura non mi fa.
CASCART
ZAZÀ
Se pe 'l ciuffo la ripiglio...
FLORIANA
(dal fondo mentre la portano via)
Che...
MALARDOT
(a Floriana e Zazà)
Cessate lo scompiglio!
(poi a Duclou)
Date il segno.
(agli artisti che si allontanano)
Zitti, olà!
DUCLOU
(suonando)
Fate posto.
CASCART
(appena Cascart e Zazà si presentano sulla porta per entrare in iscena si sente una salva di applausi dalla sala. Gli artisti saranno tutti rientrati nelle quinte)
MALARDOT
(dando un sospiro)
Oh! le donne!
MICHELIN
(a Bussy e Dufresne)
Venite?
BUSSY
MICHELIN
(a Courtois ed all'altro signore)
La nostra diva a festeggiare andiamo!
(escono Michelin, Courtois, l'altro signore con Malardot per la porta che dà nella sala; restano in iscena Bussy e Dufresne passeggiando sul davanti della scena mentre Duclou ha chiusa la porta che dà sulla scena e resta dietro l'uscio)
BUSSY
MILIO
Che?
BUSSY
MILIO
Come? benissimo!...
la trovo un frutto
saporosissimo...
davver farei
pazzie per lei!
BUSSY
MILIO
Come tutte quelle
che al primo incontro turbano il mio cuore:
io non voglio un amore
violento, nel mio stato...
BUSSY
MILIO
(correggendosi)
Non mi va
lo scherzare col fuoco; ci si abbrucia!...
BUSSY
MILIO
Pericolosa!
BUSSY
MILIO
Sentirlo
è facil cosa... eppure io non so dirlo!...
È un riso gentile
qual alba d'aprile
che inebria e conquide le fibre del cuor!
È un brivido arcano
se porge la mano,
e baldi si destano i sogni d'amor!
Soavi misteri
han gli occhi severi
e par che dischiudan del cielo il confin;
e l'anima oblìa
per dolce malìa:
al suon di sua voce, la vita, il destin!
Pur belle cotanto
ci passano accanto,
ma è lei che il destino ci impone adorar!
Chi folle d'amore
la strinse sul cuore
a lei sempre vinto dovrà ritornar!
È l'ebbro vicino
al nappo di vino.
Se fugge lontano resister potrà.
Se il nappo egli tocca,
se il porta alla bocca,
sin l'ultima goccia del nappo berrà!
BUSSY
MILIO
Quale?
BUSSY
MILIO
(balzando)
Davver?
BUSSY
MILIO
(turbato)
Che v'è saltato in mente!
E poi perché ripetermi!... pensate un poco... tale
ragazza innamorata!...
BUSSY
MILIO
Oh, mio Bussy!
Sarà com'essa vuole; non fu sempre così?
(a questo punto si sente una salva di applausi all'interno; dalla porta laterale arrivano Malardot, Michelin, Courtois e l'altro signore; Zazà e Cascart salutano fra grida insistenti di «bis»; Malardot li spinge a salutare mentre tutti si appressano alla porta, anche Bussy e Dufresne)
MALARDOT
Son tutti in delirio! Andiam, salutate!
(le voci di dentro domandano con insistenza: «Il bacio, il bacio!»)
MALARDOT
«Il bacio» reclamano!
MICHELIN, MILIO, COURTOIS E BUSSY
Sì, «Il bacio»!
DUCLOU
Attaccate!
(suona il campanello e lascia la porta aperta, di maniera che si sentono distintamente le due voci di Zazà e Cascart all'interno)
CASCART
ZAZÀ
Lei
No, mio signor, venir non posso giù;
è buia troppo l'ombra del giardin!
CASCART
ZAZÀ
Lei
Ma alfin che vuoi tu, giù, da me?
CASCART
ZAZÀ
Lei
Uh! che mai dite, signorin!...
Insieme
ZAZÀ
Lei
Un bacin!
Giù in giardin!
è peccar:
no 'l vo' far!
CASCART
ZAZÀ
Lei
Ma se mamma ci arriva repente
chi la sente!
che terror!
CASCART
ZAZÀ
Lei
Vieni invece un po' su dalle scale,
e se giunge nasconderti io so!
CASCART
(appena Zazà e Cascart hanno finito, nuovi applausi; essi poi si avanzano giulivi tra gli amici)
BUSSY, MICHELIN, COURTOIS E MILIO
Ma bravi! che delizia!
CASCART
BUSSY
MALARDOT
Su, tempo non perdiamo;
la rivista or si prova. Ognun sia pronto!
CASCART
BUSSY
ZAZÀ
(sull'uscio del camerino)
Ehi, Bussy! quel duetto
vorrai farmi ripetere.
BUSSY
ZAZÀ
(lieta)
Davvero? non v'incomoda?
MILIO
(un po' imbarazzato)
Vi pare!...
BUSSY
ZAZÀ
(a Dufresne)
Oh, come siete buono!
(entra vivamente nel camerino e dice piano a Natalia:)
Fila, e non tornar più!
(Natalia esce e si allontana dal fondo)
BUSSY
DUCLOU
Fidate pure in me!
(gridando e uscendo dalla porta che dà sulla scena)
(Malardot e Bussy escono dal fondo a sinistra)
DUCLOU
Fuori di scena!... All'opra!...
MICHELIN
(a Courtois)
Noi scendiamo al Caffè.
(escono dalla porta che dà nella sala in modo che la scena resta vuota e scura; il camerino di Zazà è rischiarato come prima; Dufresne è presso all'uscio)
ZAZÀ
Signore, entrate; è un gentile pensiero
il vostro...
(Dufresne entra; Zazà chiude l'uscio)
MILIO
È un debole aiuto!
ZAZÀ
Modesto
troppo!
MILIO
È la prima campagna!
ZAZÀ
Davvero?
Le attrici agli amanti domandan questo...
ne conoscete?
MILIO
Qualcuna...
(Dufresne siede)
ZAZÀ
Ero certa!
Dite, e Floriana?
MILIO
La trovo piacente...
ZAZÀ
Ma non è il vostro ideal?
MILIO
Veramente
non ho ideali!
ZAZÀ
Davver? Che scoperta!
Amate il vario...
MILIO
Ecco... il vario...
ZAZÀ
Capisco!...
Ma, in fede mia, non sposatevi!
MILIO
(ridendo come colto da un'idea comica)
Io? mai!...
ZAZÀ
Io son diversa da voi ~ Non ardisco
dirvelo, e pur d'un sogno mi beai!
(chinandosi sino alla faccia di Dufresne)
C'è un uomo al mondo ch'è tutto per me...
e ha nome... il nome è un mistero!...
MILIO
(freddo)
Perché?
ZAZÀ
Perché non so; pur questo mi turba e mi confonde...
ma a voi poco ne importa...
MILIO
(con fredda cortesia)
No, dite!
ZAZÀ
Si nasconde
forse l'indifferenza? Voi non la nascondete;
e allora a che parlare?
MILIO
E il duetto?
ZAZÀ
(contrariata dandogli i fogli)
Tenete!...
(sospirando)
Ripetiamo... ma prima vo' cambiar veste; avvezzo
ai nostri camerini voi siete già da un pezzo!
(fingendo chiamare)
Natalia!... Non avete scrupoli... Natalia!
MILIO
(alzandosi)
La chiamo?
ZAZÀ
No; vorreste, signore, in cortesia
darmi un poco d'aiuto, slacciarmi il corsaletto?
MILIO
Ben lieto...
ZAZÀ
Cominciate di sopra, dal laccetto.
MILIO
(sempre freddo)
Scusate; non ho pratica, son così poco destro...
ZAZÀ
(piegandosi indietro voluttuosamente)
Che! fate così bene!... siete un vero maestro!
MILIO
Grazie!
ZAZÀ
(sfiorando il volto di Dufresne colla nuca)
Con che piacere voi slaccereste il busto
d'una donnina bella...
MILIO
(tirando indietro la testa)
Già!...
ZAZÀ
Ma di vostro gusto...
MILIO
Ahi! mi son punto!
ZAZÀ
Al diavolo! ho la maledizione!
Vi duole?
MILIO
Oh, no.
(Zazà passa un accappatoio)
ZAZÀ
Son lieta! Ed ora alla lezione.
(siede in faccia a Dufresne che si dispone a leggere presso il tavolo)
Oh! strano!...
(si alza e si accosta a Dufresne)
MILIO
A che guardate, signorina?
ZAZÀ
Guardo i vostri capelli: han lampi d'oro!
MILIO
(ridendo)
Ma con lega d'argento; è lega fina
ma disprezzata...
ZAZÀ
(carezzandogli i capelli)
No; sono un tesoro!
Oh, guarda! un segno voi portate presso
la nuca: oh, grazioso! Ce l'ho anch'io...
ma più piccino e quasi al luogo istesso...
(piegandosi)
No, più presso l'orecchio. Eccovi il mio...
(un servo di scena traversa il fondo suonando la campana)
MILIO
(freddo)
La campana...
ZAZÀ
(sdegnata)
Oh, la sento la campana, per bacco!
MILIO
E il duetto?...
ZAZÀ
So tutto: (mi pagherai lo smacco)!
(arrivano dal fondo Duclou, Malardot, Bussy, Cascart e Claretta. Dufresne esce lentamente dal camerino)
CASCART
BUSSY
ZAZÀ
(nervosa)
Per servirti. È un gran peccato?
BUSSY
ZAZÀ
Da sola
dovevo vestirmi?
CASCART
ZAZÀ
È partita...
MALARDOT
Parola
d'onore la multo stasera!
BUSSY
MALARDOT
Da' il segno, Duclou!
DUCLOU
Al posto, batto i tre colpi!
BUSSY
(Malardot e Bussy escono dalla porta che dà nella sala; gli artisti che prendono parte alla rivista si perdono tra le quinte; Zazà, in collera, leggendo il duetto, siede presso ad una quinta sul davanti a destra; Dufresne passeggia guardandola)
DUCLOU
(batte i tre colpi)
A te, Cascart...
(Cascart entra in iscena)
(appressandosi a Zazà)
Zazà, dopo tu sei di scena...
sta pronta, te ne prego: potrò guardarti appena;
debbo dall'altra parte fare il rumor del cocchio.
ZAZÀ
(secca)
Lo so.
DUCLOU
Mettiti calma, te ne prego, in ginocchio.
Quando Cascart ti dice: «Chi dunque mi conduce?»
entra; non mi sbagliare!
ZAZÀ
Lo so.
(Duclou gira dietro al fondaletto e scompare al di là del fondo a destra)
MILIO
(arrestandosi presso Zazà)
Non vi seduce
ripetere il duetto insieme un po'?
ZAZÀ
(sgarbata)
No, grazie; ne fo senza!
MILIO
Aspetterò!...
(Dufresne si china e la prende alla cintura col braccio mentre la bacia con forza sul collo: Zazà si volge raggiante e lo avvinghia con le braccia)
ZAZÀ
Perché, cattivo, non me l'avevi prima tu detto?
MILIO
È forse tardi per riparare?
ZAZÀ
No, mio diletto!
CASCART
ZAZÀ
(estasiata)
Oh! come bene
m'hai tu baciata qui, sul collo!
DUCLOU
(riapparendo dietro al fondaletto; con angoscia)
Ebbene?
Zazà!... Psst!...
ZAZÀ
(sempre nelle braccia di Dufresne)
Dunque ti divertiva la mia tortura?
Allor tu m'ami?
DUCLOU
Zazà!...
MALARDOT
(di dentro)
L'entrata non è sicura!
BUSSY
CASCART
ZAZÀ
(stordita)
Che?
CASCART
ZAZÀ
(in collera)
Basta, perché
tu m'hai seccata!
CASCART
ZAZÀ
(proseguendo)
Vo' mancare alle mie entrate
quando mi piace! Ti proibisco queste scenate!
CASCART
(Duclou crolla le spalle, Cascart rientra)
ZAZÀ
Ora vengo.
(a Dufresne con dolcezza)
Scusate...
CASCART
ZAZÀ
(sempre a Dufresne)
Udrete il mio
pezzo?
(Dufresne fa un segno di affermazione e le bacia la mano)
CASCART
ZAZÀ
(entra in iscena facendo dei gorgheggi)
Io!...
La tela cala rapidamente.
Il salotto in casa di Zazà. - Scena parapettata: a sinistra camino con sopra una specchiera, un orologio, un servizio per cognac, fotografie, eccetera; sulla campana dell'orologio sarà posto un cappello di Zazà. Subito dopo il camino una porta che conduce all'interno dell'appartamento; poi sul muro in isbieco una porta che dà in un gabinetto di sbarazzo; dalla porta aperta si scorge un portamantello con delle vesti, e per terra delle scatole di cappelli. Sul muro di fondo, nel mezzo una finestra che dà sulla via; a sinistra della finestra un tavolo da toletta; a destra un pianoforte verticale. Indi sulla destra, in fondo in isbieco, la porta che dà nell'anticamera; poscia un paravento; presso al paravento una chaise‑longue e verso la sinistra un tavolo. Qua e là sedie. Mobili modesti. È pieno giorno. Milio è mezzo sdraiato sulla chaise–longue, Zazà è presso a lui, in piedi, con un ginocchio appoggiato sul divano.
ZAZÀ
(con tristezza)
È deciso: tu parti per questo gran viaggio?
MILIO
(con affetto)
Dovrei: ma di lasciarti ancor non ho coraggio.
ZAZÀ
Quanto starai lontano?
MILIO
...tre, quattro mesi...
ZAZÀ
Ahimè
che quattro lunghi mesi saranno senza te!...
Prendimi teco!
MILIO
Mia Zazà, mio bene,
ragiona dunque; che follie son queste?
Sai? L'America è lungi e sono modeste
le mie sostanze; lavorar conviene.
Perciò solo io me n' vado. Ed è già tardi!
ZAZÀ
(sedendo ed abbracciandolo stretto)
Amor mio, che farà non più vicina
a te, la tua Zazà, la tua piccina,
essa che vive solo dei tuoi sguardi?
Quando vai a Parigi e la sera ritorni,
ch'io non ti veggo, o Milio, mi sembran mille giorni...
Hai detto: quattro mesi... due piccole parole,
ma quanto strazio, amore, in queste voci sole!
Quattro mesi a domandarmi: tornerà? m'amerà ancora?
Tornerai, dimmi, ad amarmi? come un tempo? come allora
che mi desti il primo bacio? come adesso? Dimmi o mio
bene, mi farai soffrire?... No, tu m'ami!... e t'amo anch'io!
(si getta al collo di Milio profondamente commossa)
MILIO
(commosso)
Zazà, Zazà, non ti attristare
sai che mi strazia questo abbandono!
sai, da tre mesi dovevo andare
e a te vicino ancora io sono...
Perché, s'io parto, l'ore del pianto
sul mio deserto cuor scenderanno,
e queste labbra baciate tanto
più le tue labbra non baceranno!
ZAZÀ
(quasi sperando)
Tu pur sei triste!... Vedi? avrai coraggio
di partire?
MILIO
(levandosi serio)
L'avrò! questo viaggio
è necessario...
ZAZÀ
(con dolce rimprovero)
Ancora?
MILIO
(guardandola)
Ebbene, no...
se sarai buona...
ZAZÀ
(ansiosamente)
Che?
MILIO
Ritarderò.
ZAZÀ
(con impeto di gioia gettandosi nelle sue braccia)
Ah! lo sapevo! T'amo! sei buono.
MILIO
T'amo, ma troppo debole io sono!
Or tempo e baci per guadagnare
tosto a Parigi lasciami andare.
ZAZÀ
(lieta)
Oh, certo!
(chiamando)
Natalia!...
(Natalia entra dalla destra)
Da' l'abito e il cappello
al signore.
(Natalia eseguisce)
(a Milio)
Il bastone?... i guanti?... Tornerai?...
MILIO
Posdomani...
ZAZÀ
Due giorni? sono lunghi!... Ora vai!
MILIO
(con finto rimprovero)
Con che fretta mi scacci!
ZAZÀ
Ritornerai più presto.
MILIO
Passo per le valigie dall'albergo...
ZAZÀ
Io mi vesto
e vengo alla stazione a vederti... mi vuoi?
MILIO
Vieni...
ZAZÀ
(prendendolo fra le braccia)
Ma prima baciami forte... laggiù non puoi!
A me tu pensa! Baciami!... Addio!...
MILIO
Fanciulla mia.
T'amo e ti penso: addio!...
(esce strappandosi da Zazà)
ZAZÀ
Fa' presto, Natalia!
gli stivaletti, il velo, il mantello...
NATALIA
(correndo allo spogliatoio)
Ecco qua...
Il signor Milio parte?
ZAZÀ
No, va a Parigi.
(con un grido)
Ah!
Lascia che ancor lo veda alla finestra!
(corre alla finestra e la spalanca per seguire Milio coll'occhio)
Come mi batte il cuore, o Natalia!
Ecco... traversa già la via maestra...
che nobiltà nel passo e che malìa...
Si capisce che è un uomo, al portamento,
buono, franco, leale... un uomo raro!
E' tiene alta la testa! Ecco, un momento
si volge; vedi, s'è voltato... Caro!
(mandandogli dei baci)
Non manca di voltarsi... mi ha sentito...
Sa ch'io lo guardo! È all'angolo... È sparito!
(sospira)
NATALIA
Ecco gli stivaletti, signora...
ZAZÀ
Ed il cappello?
fa' presto...
NATALIA
È là; lo vede? sul caminetto...
ZAZÀ
Quello?
Vuoi che Milio mi creda un istrice od un riccio!...
(va da sé, trascinandosi con una sola scarpa ad un piede a prendere il cappello che le conviene nello spogliatoio)
NATALIA
(seguendola)
Signora! mia signora... che fa?...
ZAZÀ
Così mi spiccio.
NATALIA
Ma signora!...
(suono di campanello)
ZAZÀ
(spaventata)
Si suona? Non ci sono: partita,
ammalata... defunta... tutto!...
(Natalia esce)
Sarei spedita!
Una visita!...
(cercando i guanti)
i guanti dove sono? Oh, disdetta!
Fa nulla...
NATALIA
(annunciando)
È la signora Anaide.
ANAIDE
(a Zazà, entrando, cerimoniosa)
Benedetta...
ZAZÀ
(lieta, ma rapidamente)
Mamma, se avete fame, mangiate! Avete sete?
Bevete! Avete sonno? un letto troverete:
avete da parlarmi? Ritornerò!
(esce correndo)
ANAIDE
(interdetta)
Zazà!...
(a Natalia)
Adesso dove corre quella saetta?
NATALIA
Va
a salutar l'amico alla stazione...
ANAIDE
(lieta)
Parte?
NATALIA
Sì.
ANAIDE
Oh! non ritornasse mai, da nessuna parte!
NATALIA
Torna domani l'altro...
ANAIDE
(seccata, sedendo presso il tavolo)
Maleducato!
(suonano)
NATALIA
Vado ad aprir...
ANAIDE
Che noia!...
(visto il cognac sul camino va a versarsene un bicchierino che beve rapidamente)
(entrano Cascart e Natalia)
CASCART
NATALIA
Fra poco... la signora
(accenna Anaide)
l'aspetta ancora lei...
CASCART
ANAIDE
(con affettata amabilità)
Riverenza!
CASCART
(Natalia esce dalla destra.)
(Cascart siede sul divano; Anaide siede presso al caminetto facendo il possibile perché Cascart attacchi la conversazione; momento di silenzio; poi, visto il fermo proposito di Cascart nel suo silenzio, non potendone più, Anaide si alza decisa e va a sedere sul divano accanto a Cascart)
ANAIDE
Che ne dite, Cascart? suvvia, parlate!
CASCART
ANAIDE
Io, lieta! dio buono!...
CASCART
ANAIDE
(con dignità)
Domando perdono!
Voi di Zazà m'avevate rubato
il cuore!...
CASCART
ANAIDE
(levandosi)
Perciò, nel mio stato
di madre, v'odio, e vi copro di fango!...
Uomo, vi stimo, v'ammiro e compiango!
Con voi non fece pazzie...
CASCART
ANAIDE
Pazzie da legnate...
(sedendo nuovamente)
E dove corre?
Che cosa pesca?
CASCART
ANAIDE
(sospirando)
Purtroppo!
(levandosi)
Ma conoscere
almen la verità!
Saper di quel suo Milio
le generalità!
CASCART
ANAIDE
(balzando)
Davvero? oh dio, parlate!
salvatemi la figlia!
CASCART
(Zazà entra lieta e si arresta ridendo francamente come colta da un'idea comica vedendo Cascart e Anaide accanto)
ZAZÀ
(ad Anaide e Cascart)
Ah, ah, ah! Che quadretto! È molto, è poco
che m'aspettate insieme?... Ed i vicini
non han gridato al fuoco...
ai ladri... agli assassini?...
Non credo alla mia vista...
ANAIDE
(offesa)
L'hai sempre avuta trista!
Ma tua madre e Cascart sono persone
piene d'educazione,
e fra noi sedie o tazze non sono mai volate!
ZAZÀ
(sorridendo)
Eh!
ANAIDE
(seria)
Basta ~ Ei vuol parlarti ~ Io vo di là.
(a Cascart)
Scusate!
(saluta ed esce dalla sinistra)
ZAZÀ
Cascart, mio camerata, mi piace il rivederti...
Siedi...
CASCART
ZAZÀ
(sedendo distratta)
Ah!
CASCART
ZAZÀ
(sempre con aria sbadata)
Ah!
CASCART
ZAZÀ
Offrono?
CASCART
ZAZÀ
(balzando)
Non vado in capo al mondo!
Perché non al Tonkino, allora?
CASCART
ZAZÀ
(severamente)
Questo riguarda solo me!
(siede volgendo le spalle a Cascart)
CASCART
ZAZÀ
(come assorta)
Peggio se questa dolce ~ illusion non dura!
CASCART
ZAZÀ
(estasiata)
Fosse tal gaudio eterno com'ei me l'ha giurato.
CASCART
ZAZÀ
Niuna promessa: amore solo Zazà gli chiese!
CASCART
ZAZÀ
(animandosi)
Bello è soltanto il vivere
sempre con l'uomo amato!
CASCART
ZAZÀ
(rivoltandosi)
Io non ho ancor mutato!
CASCART
ZAZÀ
Amare un altro?...
CASCART
ZAZÀ
Tu scherzi!
CASCART
ZAZÀ
(gridando)
Io? non t'ho amato, no!
CASCART
ZAZÀ
(sorridendo quasi con compassione)
M'illusi, amore non conoscevo: tutto
che mi cresceva intorno era cattivo e brutto.
Ti conobbi, eri buono; ti piacqui e mi piacesti...
fui tua... com'ero d'altri; né tu te ne dolesti...
(nervosa)
E dici che t'amavo? e amor questo è per te?
Cascart, lasciami ridere... ridi tu pur con me!
CASCART
ZAZÀ
Lasciami sognar! son paga, e basta.
CASCART
ZAZÀ
(con impeto di passione)
Io sfido iddio
a togliermelo! È mio, e non lo cedo! è mio!...
CASCART
ZAZÀ
(come folle lo afferra disperatamente per le mani)
Menti!...
CASCART
ZAZÀ
(tremante di emozione, portando le mani al cuore, quasi senza voce)
Ah!... mio core!...
Come sai?... Chi t'ha detto?...
CASCART
ZAZÀ
(insistendo)
Chi t'ha detto? la prova! la prova!...
CASCART
ZAZÀ
Una donna...
CASCART
ZAZÀ
Ridevano! e non sai
altro?
CASCART
ZAZÀ
(al colmo dell'orgasmo)
Infatti, chi potrebbe esser mai
fuor che un'amante?
(scoppiando)
e questo sapevi? e me lo dici
ora soltanto! Adesso che sono là, felici,
a Parigi ad amarsi!
CASCART
ZAZÀ
Ed io
son qui a rodermi!...
(urlando)
Bene non finirà, per dio!
(Anaide appare sull'uscio a sinistra e si avanza)
ANAIDE
Dite figliuoli... che mai succede?
ZAZÀ
(disperatamente)
Egli ha un'amante...
ANAIDE
(stupefatta)
Cascart!
ZAZÀ
(in collera)
Si vede
che voi vivete dentro la luna!
Milio ha un'amante!
ANAIDE
(scattando)
Oh! che fortuna.
(correggendosi tosto)
Cioè che scandalo!...
ZAZÀ
Che infamia, intendi?...
CASCART
ZAZÀ
(furente)
Lo difendi?
Ah! Cascart... quanto soffro... quanto male mi fa!
(scoppia in pianto e cade fra le braccia di Cascart)
CASCART
ZAZÀ
(sempre piangendo)
Oh! sì.
CASCART
ZAZÀ
Sì, sì!
CASCART
ZAZÀ
(decisa sciogliendosi dall'abbraccio)
Ah no!
CASCART
ANAIDE
Figlia mia, la dignità...
ZAZÀ
Non l'ho,
me ne infischio! Lasciarlo?... ora vi mostrerò.
(chiama mentre corre alla toletta)
Natalia!
ANAIDE
Che vuoi fare?
CASCART
ZAZÀ
Natalia!
(Natalia entra dalla destra)
Il cappello, il mantello... fa presto... vado via!
(Natalia esce dallo spogliatoio e torna con gli effetti di Zazà.)
ANAIDE
Ma pensa...
CASCART
ZAZÀ
Io parto.
ANAIDE
Che tenti?
ZAZÀ
Lo seguo a Parigi!
CASCART
ZAZÀ
Saper voglio il vero!
ANAIDE
E sola tu vai?
ZAZÀ
(a Natalia che le ha portato il cappello e il mantello)
Su, su, Natalia, tu meco verrai;
ma spicciati presto!
(Natalia esce)
CASCART
ZAZÀ
(a Natalia che ritorna in cappello e scialle con una valigia)
Sei pronta? partiamo!
CASCART
ANAIDE
Figlia mia!...
ZAZÀ
Bisogna ch'ei scelga. ~ O me o l'altra... Via!
(prende per la mano Natalia e la trascina rapidamente; Anaide levando le braccia va verso l'uscio donde Zazà è partita; Cascart siede con un gesto desolato.)
Cala la tela.
Il salotto di Milio Dufresne a Parigi, riva di Mazzarino: mobili elegantissimi; pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera verso il fondo della scena; poltroncine, «causeuses», divanetti all'ingiro; a destra finestra che dà verso la Senna; innanzi alla finestra elegante scrivania, sulla quale, tra le altre carte, sarà una lettera colla busta lacerata; in fondo, nel mezzo, porta che dà nell'anticamera; altra porta a sinistra che dà negli appartamenti.
MILIO
MILIO
(solo, in costume da viaggio, è seduto al tavolo presso la finestra a destra; sta ordinando alcune sue carte, sparse alla rinfusa sullo scrittoio; dopo rimane un momento come malinconico ed assorto, la testa fra le mani)
Oh mio piccolo tavolo ingombrato
sì come è ingombro di sgomenti il cuore!
Domani a Saint-Etienne sarò tornato...
l'ultima volta... a salutar l'amore!...
Come dirle ch'io parto? oh come fare
a lasciarla? a mentire? il labbro mio
come le giurerà di ritornare
mentre che il cuore le dirà l'addio?...
Mai più, Zazà, raggiar vedrò
da gli occhi tuoi la fiamma de l'amor!...
e mormorar mai più t'udrò
calde parole, stretta sul mio cor...
Oh baci, oh nostre tenere ebbrezze,
notti incantate, lunghe carezze,
sereni dì!
Il nostro amore è naufragato,
e ci ha travolti l'onda del fato!
Tutto finì!...
(entrando dalla porta a sinistra, seguita da Marco, il cameriere)
SIGNORA DUFRESNE
Ecco son pronta, Milio...
(al cameriere)
la valigia è al suo posto?
MARCO
È giù nella carrozza.
MILIO
(si è alzato, ha preso il cappello, il soprabito, alcune carte)
Bene, scendiamo tosto...
SIGNORA DUFRESNE
(a Marco)
Vegliate a tutto...
(fa per avviarsi, poi si trattiene ancora)
oh, Marco... mi scordavo...
Aspetto una signora Dunoyer...
Se giunge, trattenetela: le dite
che tornerò... che sono alla stazione...
MARCO
Sta bene.
SIGNORA DUFRESNE
(fa qualche passo poi si rivolge)
Ricordate...
(sillabando)
Dunoyer...
(esce con Milio; Marco li accompagna e compare in anticamera con essi; poi ricompare)
MARCO
Dunoyer?... Chi è?... Ora veniamo a noi!
(va al tavolo a destra, apre il tiretto, prende la scatola dei sigari del padrone, ne sceglie uno e lo accende)
La fumatina solita...
(aspirando il fumo; da buon conoscitore)
Peuh! non c'è male, poi!...
(prende un giornale dal tavolo)
Ora un po' di notizie politiche: fa bene!...
(si sente il canto delle lavandaie, come venendo di sotto alla finestra, accompagnato dai colpi di battitoio, mentre Marco va ai canapè a sinistra e si allunga per leggere comodamente)
LE LAVANDAIE
(giù dalla Senna)
Perché soletta sei laggiù?
Margot?
Sparve il riso
dal tuo viso.
Il tuo ben fuggì
né più torna qui!
E canti il labbro non ha più!
Ma rinnovare amor si può
Margot!
Prendi il mazzuol, ritorna ancor
come l'onda fugge amor.
Ridi con noi ~ Margot!
(risate e colpi di mazzuolo)
MARCO
Ecco la nenia solita che dalla Senna viene!
Oh, queste lavandaie!...
(si sprofonda nella lettura del giornale)
(scampanellata, Marco butta via sigaro e giornale ed esce dal fondo; entrano Zazà e Natalia con Marco dopo un istante)
MARCO
(introducendole, a Zazà)
Lei dunque è la signora Dunoyer?
ZAZÀ
(coglie l'occasione)
Sì, si,
Dunoyer...
MARCO
Sia buona di trattenersi qui
un istante: madama è andata alla stazione;
accompagna il signore che parte per Lione.
ZAZÀ
Grazie: l'aspetterò.
(Marco saluta ed esce dal fondo chiudendo la porta)
NATALIA
Che turbamento!...
ZAZÀ
Tremi?
Perché?
NATALIA
Se dalla casa ci scacciano?...
ZAZÀ
Che temi?
Non son io forse teco?
NATALIA
Voi? che potreste fare?
in casa sua?
ZAZÀ
La loro casa la puoi chiamare!
Il domestico ha detto: il signore... madama...
qui fiorisce l'idillio! qui si sorride ed ama!
NATALIA
Ebben, fuggiam, signora: ormai tutto, v'è noto...
ZAZÀ
Perché fuggir? sei folle: tutto m'è invece ignoto!...
NATALIA
(dopo una pausa, guardando il salotto)
Han scelto un incantevole elegante soggiorno...
ZAZÀ
Più del mio... Troppo bello!...
NATALIA
Perché?
ZAZÀ
Guardati intorno:
Non odi la tacita stanza
da un'onda di baci pervasa?
non senti l'acuta fragranza
d'amore, che corre la casa?
È un'orma invisibile, un segno
di giunco sul lido del mare...
ché dove la donna ha suo regno
un nulla può tutto svelare!...
Lo vedi quel cantuccio? i cuscini!... il divano?
là s'abbraccian la sera, si stringon la mano
e si parlan d'amore!... Oh, li vedo, son là,
e non posso dividerli!... ~ Folle divengo già!
NATALIA
Posson udir, calmatevi... signora!...
ZAZÀ
(mal contenendosi)
Chi sarà
questa donna?... Se il servo interrogassi...
(gli occhi suoi cadono sulla lettera ch'è sul tavolo; sordamente)
Ah!
NATALIA
Che è?
ZAZÀ
Guarda: una lettera... sopra quel tavolino...
NATALIA
(si avvicina al tavolo e si china a leggere la soprascritta)
«A madama Dufresne, riva di Mazzarino».
(spaurita)
È ammogliato!... signora, signora... andiamo via!
ZAZÀ
(fissando la lettera, convulsa, angosciata, con voce spenta)
Ammogliato? No, è l'uso, vivendo in compagnia
di dare il proprio nome...
(poi afferrando convulsamente la lettera)
Tra poco lo saprò!
NATALIA
(spaurita, supplichevole)
Non l'oserete!
ZAZÀ
(risoluta)
È aperta... e poi?... Venni per ciò!
(legge rapidamente)
«Quando, amica, a Parigi verrà vostro marito».
(lascia cadere la lettera, accorata dalla subìta rivelazione)
Dunque è vero?... Ammogliato!... Non aveva mentito
quel povero Cascart... Ammogliato!...
NATALIA
Signora,
buona signora, andiamo... Perché soffrire ancora?
tutto è scoperto...
ZAZÀ
(come pazza)
Andare? No: qui restar conviene:
egli è certo già stanco di queste sue catene!
Me sola ama! io l'aspetto ferma; egli giungerà,
lascerà la sua sposa... e meco partirà!
NATALIA
(bruscamente scuotendola)
Ah! vengono...
(la porta a sinistra si apre; una bambina entra senza vedere le due donne e va verso l'etagére vicino al piano per cercare della musica.)
(a bassa voce, rapidamente)
Signora... guardate: una bambina.
ZAZÀ
(nello spavento)
Dove? chi è?
NATALIA
Signora... certo è la sua piccina:
è sua figlia!...
ZAZÀ
Sua figlia!...
(la bambina si accorge delle straniere e resta interdetta)
NATALIA
Le abbiam fatto paura...
ZAZÀ
Parlale tu... non oso...
NATALIA
(osservando Totò)
Che dolce creatura!
(parlando alla bambina)
Signorina, vi abbiamo spaurita?
TOTÒ
(sempre semplicemente)
No, signora, venivo al pianoforte...
NATALIA
Vi disturbiamo...
TOTÒ
No... la mamma è uscita:
l'aspettate?
NATALIA
Da un pezzo... Ora più corte
saran l'ore con voi...
TOTÒ
(confusa)
Signora, come
siete gentile...
(fa cenno a Zazà ed a Natalia di sedere e siede anch'essa nel mezzo)
ZAZÀ
(facendosi forza)
Angioletto, il tuo nome?
TOTÒ
Antonietta Dufresne è il nome mio...
ma mi dicon Totò...
ZAZÀ
(con soavità)
Totò... Perché?
TOTÒ
Voi mi date del tu? Perché?
ZAZÀ
Perché...
tu rassomigli... voi rassomigliate
ad uno... che amo tanto...
TOTÒ
Uno che amate?
io somiglio a papà... lo conoscete?
ZAZÀ
(con slancio)
No!...
TOTÒ
Mi vuol tanto bene... è tanto buono...
io da sei mesi no 'l vedea, sapete...
ZAZÀ
Sei mesi!...
TOTÒ
Or lo rivedo e lieta sono...
Presso la nonna in Algeria siam stati...
babbo, al ritorno, al circo ci ha portati...
Ma insieme a noi tra breve partirà.
ZAZÀ
(ansiosa)
E dove andate?
TOTÒ
In America.
ZAZÀ
(commossa)
Ah!...
TOTÒ
Voi non avete dunque una Totò?
ZAZÀ
No, il cielo, Totò, non me l'ha data!
S'io l'avessi, Totò, l'adorerei...
come adorata dal tuo babbo sei...
TOTÒ
Certo che mamma e babbo amano assai
la piccola Totò!... V'ama, signora,
la vostra?
ZAZÀ
(con profonda tristezza)
Mamma? io non l'ho avuta mai!
Mamma usciva di casa in sull'aurora...
ed ero sola... fin che ritornava...
Ma la sera... al ritorno...
TOTÒ
(interessandosi)
Vi baciava?
ZAZÀ
(dolorosamente)
No: non volea destarmi... Avea ragione:
c'era sì poco da vedere al mondo!
Lo sai, piccina mia? ci son persone
che devi amare d'un amor profondo!
sono cattive... e il mondo le disprezza...
pure han tanto sofferto... in fanciullezza...
TOTÒ
(con interesse crescente)
I bimbi senza pane e senza tetto?
ZAZÀ
(amaramente)
Vi sono bimbi ai quali manca molto
più!...
TOTÒ
(alzandosi ed andando verso di lei)
Sono i bimbi che non han l'affetto
del babbo?...
ZAZÀ
I bimbi senza padre... hai colto!
(con le lacrime agli occhi abbracciando Totò)
Questa per un fanciullo è la maggior sventura!
Ma tu... vivi tranquilla... soave creatura;
il padre tuo... nessuno... ti strapperà!...
TOTÒ
(guardandola)
Signora...
piangete?...
ZAZÀ
No, non piango... Un ricordo m'accora...
(levandosi come per nascondere la sua angoscia)
A studiar tu venivi... Ti prego: suona un poco...
TOTÒ
Non oso: di me certo voi vi farete gioco!...
ZAZÀ
(protestando)
Totò, che dici!...
TOTÒ
Allora, suono un'«Ave Maria»;
è bella e piace tanto alla mammina mia.
(Totò parlando si è accostata al pianoforte, lo apre, sceglie un foglio di musica, e siede)
ZAZÀ
(mal frenando il pianto)
Sì, Totò, va!
(cade sul divano a sinistra piangendo a dirotto mentre Totò comincia a suonare l'«Ave Maria» di Cherubini)
NATALIA
(piano, sorreggendo Zazà)
Coraggio!...
ZAZÀ
È finita!... Ammogliato...
e un angiolo ha per figlia!... ho sognato... ho sognato...
(Totò tutta assorta nel pezzo non s'accorge di Zazà che accasciata dal dolore piange dirottamente)
ZAZÀ
Dir che ci sono al mondo creature
nate fra gli agi e contro il mal protette,
che a l'uom prescelto se ne vanno pure
spose felici e madri benedette!
E non son paghe! E ignorano i dolori
di noi cresciute al freddo ed alla fame
che stanche alfine di cotanti orrori
cerchiamo scampo ne la vita infame!
Noi siam le maledette! il nostro cuore
alla speranza invano si aprirà:
il mondo ci rifiuta anche l'amore!...
Quanto dolor!... di me che addiverrà?
TOTÒ
(levandosi dal pianoforte)
Ho finito!... baciatemi...
(Zazà la bacia ardentemente)
Non piangete!
(in ascolto, udendo rumore nell'anticamera)
È mammà.
(va verso l'uscio del fondo)
NATALIA
Dio! che succede adesso?
ZAZÀ
(levandosi e rassicurandola)
Nulla.
(la porta si apre; la signora Dufresne appare e resta un po' interdetta vedendo delle straniere, poi si avanza mentre Zazà a parte)
Oh, come
è bella!
(salutando)
Voi, signora, aspettavate
una signora Dunoyer... È il nome mio.
Noi di porta ci siamo sbagliate...
Volli spiegar l'equivoco e restai.
Intanto con la bimba conversai...
È un angiolo!... Felice voi... Me n' vo...
(andando verso l'uscio seguita da Natalia)
Scusate!
TOTÒ
(presso alla sua mamma)
Addio, signora...
ZAZÀ
(rivolgendosi con intensa emozione)
Addio, Totò!...
(Zazà e Natalia escono; Totò corre ad abbracciare la madre che sembra interrogarla confusa)
Il sipario cala lentamente.
Il salotto di Zazà come nel secondo atto.
Anaide seduta presso al tavolo. - Malardot inquieto in piedi vicino a lei.
MALARDOT
Così, nessuna nuova?
ANAIDE
Forse verrà più tardi;
non so... qualche disgrazia forse? Dio ce ne guardi!
MALARDOT
Non si dovea lasciarla allontanare
nemmen di quattro passi!
Con quei nervi, vi pare?...
Ora mi avete messo in un impiccio
serio! mi mangio il meglio degli incassi
per ogni suo capriccio!
Ieri sera, ad esempio: hanno imparato
che Zazà non cantava... e m'han piantato!
ANAIDE
(balzando in piedi)
Qualcuno! s'apre l'uscio... È lei!...
(Anaide scompare, correndo incontro e poscia rientra in iscena con Zazà, che camminando quasi automaticamente, traversa la stanza senza vedere Malardot; Zazà si getta sulla sedia presso al tavolo come oppressa; Malardot passa a destra impacciato; dalla destra in fondo entrano Cascart e Natalia che rapidamente sembra mettere Cascart al corrente dell'avvenuto a Parigi)
ANAIDE
(accompagnando Zazà)
Figliuola mia!
Mia Zazà!...
ZAZÀ
(sedendo)
Buondì, mamma...
ANAIDE
(riprende una sedia e siede come per cominciare un lungo discorso)
Che orribile agonia!...
Ma tu ci darai subito notizie... stavo in pena...
ZAZÀ
Oh no, mamma, non posso... Mi reggo in piedi appena:
tutta notte ho vegliato... Racconterò... ma dopo!
ANAIDE
(insistendo)
Vorrei...
ZAZÀ
Lasciami in pace.
(volgendosi scorge Malardot - irritata e sorpresa)
Voi qui! per quale scopo?
MALARDOT
(imbarazzato)
Io... venivo a sentire...
ZAZÀ
(amaramente)
Oh! già lo so!... se canto!
Voi pagate! Che importa a voi se ho il cuore infranto!
Sì, canterò!...
(levandosi, ad Anaide)
Ma portalo, mamma, lontan di qua!
MALARDOT
(scusandosi)
Io non pensavo...
ZAZÀ
(a Malardot)
Andate...
(a Anaide)
Mamma... va' via! va'... va'...
(Anaide esce con Malardot; Zazà ricade spossata sul canapè)
NATALIA
(a Cascart, dolcemente)
Signore! è adesso ~ la vostra volta...
ditele qualche ~ mite parola...
se voi non siete ~ chi la consola?
CASCART
ZAZÀ
(supplichevole)
Ah, tu non puoi, Cascart, dire così...
i tuoi consigli io seguirò... Sei tu
ch'io stimo! Oh, mio Cascart, non reggo più...
perdo la testa! Che far debbo?... Di'!
(Natalia esce dalla sinistra)
CASCART
ZAZÀ
(come mormorando)
Ah, quella figlia...
CASCART
ZAZÀ
Abbandonarlo?
CASCART
ZAZÀ
Ciò non dissi...
CASCART
ZAZÀ
Nulla... che lo farò...
dovessi anche morire... oggi... gli parlerò...
CASCART
ZAZÀ
Ha promesso
di tornare oggi!
CASCART
ZAZÀ
Non sarebbe cortese...
CASCART
NATALIA
(entrando in fretta)
Oh signora, signora... Venitelo a vedere...
il signor Milio è all'angolo della via...
ZAZÀ
(corre alla finestra)
Milio!
NATALIA
È là;
ei conversa ridendo con il signor Courtois.
ZAZÀ
(con gioia delirante)
Mio Cascart, ti ringrazio dei tuoi consigli... di...
li seguirò... ma parti, ch'ei non ti trovi qui...
va'... va'...
CASCART
ZAZÀ
Natalia, guarda! si vede che ho pianto?
NATALIA
Anzi non fosti mai bella così!
ZAZÀ
La colazione preparagli intanto...
(osservando intorno)
Dio! quale orrendo disordine, qui!
Ei che a Parigi ha quel ricco salotto!...
(volgendosi)
Sulla poltrona m'hai lasciato il busto?
Vedi; quel paio di scarpe là sotto!
(accenna il tavolo)
NATALIA
(prendendo il busto e le scarpe)
Siam giunte or ora, poi! mi sembra giusto!
ZAZÀ
Taci!... la polvere... sul pianoforte!
l'accappatoio sul paravento...
(si serve dell'accappatoio per pulire il piano; scampanellata: Zazà si rivolge)
E quel cappello...
(indicando quello sulla campana dell'orologio)
(Natalia sempre tenendo le scarpe e il busto corre a cercare il cappello; quando si volta, Zazà le getta l'accappatoio; allora Natalia va a gettar tutto nello spogliatoio, ne chiude la porta e corre a destra ad aprire a Milio)
ZAZÀ
(dando un ultimo sguardo)
Per buona sorte
tutto è a suo posto... Dio! che momento!
(Milio appare sulla porta.)
Eccoti, amore e vita! Deh, ch'io ti guardi e baci:
oh, t'amo: ancor ti stringono le braccia mie tenaci!
MILIO
(abbracciandola)
Che hai? perché m'abbracci sì forte, stamattina?
ZAZÀ
Oh, il cattivo! io son sempre uguale a te vicina!
MILIO
No: conosco i tuoi baci; so del tuo amore immenso.
(Natalia prepara la tavola)
T'amo troppo, e il mistero indovinare io penso!
ZAZÀ
(in un abbraccio lungo)
M'ami troppo? Mai quanto basta!... Ti par tedioso
l'umor mio?... È che ho fatto un sogno tormentoso!
Tu non m'amavi più...
non ti vedevo più...
Dei dolci tempi andati,
dei baci innumerati,
del nostro amor che fu,
altro non rimanea che una parola...
anzi due voci e una minaccia sola:
mai più!
E ridestandomi ~ ancor ti vedo!
m'ami, ai tuoi baci ~ ancora io credo!
Come felice, ~ Milio, mi fai...
MILIO
(asciugandole gli occhi)
Zazà, che hai?
ZAZÀ
Nulla: i miei nervi! solita storia!
Non ti dar pena... facciam baldoria!
Vogliamo ridere... far vita lieta...
Hai appetito?
MILIO
Come un poeta!
ZAZÀ
(gridando a Natalia)
Presto! servi!
E tu siediti, come sedesti, qui,
all'indomani della Rivista di Bussy...
(Natalia serve; Zazà fingendo calma ed allegria)
Come la prima volta!... Che notizie mi porti
da Parigi?
MILIO
(allegro)
Le solite: le nascite, le morti,
le corse... oh! mi scordavo; i cani ammaestrati
al circo!
ZAZÀ
(interrogando ansiosa)
E ci sei stato?
MILIO
Cioè: ci siamo stati!
ZAZÀ
(contenendosi)
Ci siete stati!...
MILIO
Avevo due miei amici meco...
ZAZÀ
(fissandolo seria)
Due amici?
MILIO
Che hai?... Mi fissi e mi fai l'eco!
ZAZÀ
Nulla; pensavo che sono felici
di venire a teatro con te; quei tuoi amici!
Zazà, tu non la prendi, Zazà!...
MILIO
Tu hai ragione...
Vuoi? stasera...
ZAZÀ
(vivamente)
Ah, davvero?
MILIO
Ho visto il cartellone
che annuncia una commedia... Quindici giorni fa
ero...
ZAZÀ
(interrompendo)
Con un amico...
MILIO
Ero...
ZAZÀ
(come sopra)
Alle «Varietà».
MILIO
(fissandola)
Che hai?
ZAZÀ
Sono nervosa... Cascart ieri è venuto
a propormi Marsiglia... ed io non ho voluto...
MILIO
Perché?
ZAZÀ
Non hai affari laggiù da quelle parti...
MILIO
Ed io delle scritture non voglio più privarti...
Il mio viaggio...
ZAZÀ
(scattando, si alza e passeggia nervosa)
Alfine!... Eccolo il gran discorso!...
Morivi se di nuovo non lo mettevi in corso!
Il tuo viaggio! invero che ci mancava questo!
MILIO
Via, ti calma, bambina sai che ritorno presto...
fra tre o quattro mesi...
ZAZÀ
O cinque, o sei... Che fa?
Misura forse il tempo la gelosia?
MILIO
(con rimprovero)
Zazà...
tu sai che parto solo!
ZAZÀ
(si volge impetuosa)
Solo? Tu menti! Vai...
bugiardo: con tua moglie parti!...
MILIO
(levandosi sorpreso)
Mia moglie!... Sai!...
(ricade seduto; un silenzio)
ZAZÀ
Ebben, sì, so tutto! Che hai moglie... che mi fuggi!
(un silenzio)
Senti; io non vo' dolermi di ciò: tu non sapevi
il futuro... Mi dolgo di ciò che in me distruggi!
So che nel mio destino entrar tu non dovevi!
Perché m'hai tanto amata!... Perché!...
MILIO
Zazà!
ZAZÀ
Ah! no;
tu non avevi il diritto di fare tutto ciò!
La mia vita era quella che tu sai...
io sorridevo... non pensavo al male...
tu m'apparisti allora... e t'adorai,
dolce amor mio fatale!
E sognai di passar lieta al tuo fianco,
una vita d'amor rigenerata!
e mi vedevo già col crine bianco
sposa e madre adorata!...
Come tornar qual fui, dopo tal sogno?
del mio passato io stessa mi vergogno!
No, tu dovevi dir la verità...
che non t'avrei amato... allor!...
MILIO
Zazà!
ZAZÀ
(cade tra le braccia di Milio, piangendo)
No! tu lo sai ch'io mento; che t'avrei sempre amato!
eri il mio solo ed unico amor predestinato!
Ma mi dovevi, o Milio, il pianto risparmiare
d'una felicità... che non potevi dare!
(cade sul canapè piangendo a dirotto; Milio è presso a lei)
MILIO
Zazà, tu mi rimproveri d'averti troppo amata?
Forse io potea riflettere? Tu mi domandi ciò!
La tua carezza prima forse m'hai tu negata?
Forse potevo amarti diversamente? No!
Dimmi: ho avuta la forza io di lasciarti?
di fuggire lontano!... Io sono qui,
presso le labbra tue, chino a baciarti,
a desiarti, come il primo dì!
No! mia colpa non è. Eravam nati
l'uno per l'altra: era fatalità!
bisognava non essersi incontrati,
per non volersi bene, o mia Zazà!
(a poco a poco egli si è seduto su di una sedia dietro il divano, e a questo punto Zazà, piegandosi indietro, si trova fra le sue braccia, piangendo)
ZAZÀ
(in lacrime, perdutamente)
Sì! sì!
MILIO
(sussurrando, tenendola tra le braccia)
Tu sei buona; m'hai tanto adorato...
ZAZÀ
E sempre t'adoro!...
MILIO
Tuo sempre son stato!
lo sai!...
ZAZÀ
So che parti... mi lasci...
MILIO
Ma torno!...
ZAZÀ
Amor che finisce non ha più ritorno!
MILIO
Che pensi?
ZAZÀ
(risoluta)
Non torni!... L'ha detto... Totò!...
MILIO
(levandosi bruscamente)
Totò!... Tu hai veduta mia figlia!
ZAZÀ
Sì...
MILIO
No...
Smentisci! Ma dove?
(silenzio)
Ma dove?
ZAZÀ
Da te!
MILIO
Sei stata a Parigi? sei stata da me!
ZAZÀ
Sì...
MILIO
Hai visto mia moglie?
ZAZÀ
L'ho vista!
MILIO
Hai parlato?
ZAZÀ
Sì!...
MILIO
Questo delitto hai compiuto? Hai osato!...
ZAZÀ
(levandosi diritta, terribile)
Io!... perché no?
MILIO
(con furore crescente)
Che hai detto? che hai fatto, malaccorta!
ZAZÀ
Nulla! Ma s'io son quella che adori... che t'importa?
MILIO
Che le hai detto? hai potuto la pace sua turbare?
ZAZÀ
Ah, come l'ami! Vedi l'ami! non puoi negare!
MILIO
(cercando scuse)
È mia moglie... e tu sei...
ZAZÀ
(fra l'ira e i singhiozzi)
Lo so!... sono un piaga
putrida, che tu celi giù nel tuo cuor profondo!
Lo so; sono una stolta che col suo pianto paga
il marchio dell'infamia che la segnò nel mondo!
«Mia moglie!» quando hai detto «mia moglie» hai detto tutto!
Va', che mi bolle il sangue! Non vale il mio più brutto
costume di cantante, quella tua donna!... Va'!
MILIO
(folle)
Tu osi!...
ZAZÀ
Oso! Le ho detta tutta la verità!
MILIO
Le hai parlato? Ah, l'infame! Tu non le hai detto...
ZAZÀ
Ho detto
tutto: sì, tutto! I nostri baci, l'ardente affetto,
le notti innamorate; sai? le follie!... Che sei
mio, tutto mio!...
MILIO
(l'afferra come per batterla, poi la getta a terra, urlando)
Sgualdrina!
ZAZÀ
(a terra)
Ah, come l'ami, lei!
(silenzio)
MILIO
(tremante di rabbia, con voce soffocata, mentre prende il soprabito ed il cappello)
Ed ora io mi domando come, vicino a te,
potei scordar la dolce mia buona creatura;
come insozzare il nome mio, ch'ella porta, e me
in quell'immondo amplesso della tua carne impura!
(Zazà poco a poco si alza e si ritrae verso il caminetto a sinistra)
Oh! tu m'hai ben guarito dalla fatal follia!
ora chi sei conosco; so il fondo del tuo cor!
e al rientrar domani nella dimora mia,
d'averti conosciuta mi resterà il rossor!
(va a passo concitato sino alla porta a destra)
ZAZÀ
(in uno sforzo ultimo)
Basta! non più! Ritorna pur nella tua dimora:
vi troverai la pace...
MILIO
(che stava per uscire, ritornando indietro vivamente)
Che?
ZAZÀ
Nulla io dissi...
MILIO
Allora,
Zazà, perché mentire?
ZAZÀ
Nulla han saputo... Io sola
or so quanto volevo!...
(senza voce)
MILIO
Zazà, una parola!
ZAZÀ
Tua moglie... tu l'ami... mi basta!
MILIO
(appressandosi)
Zazà!
ZAZÀ
Va' via! vorrei dirti che t'odio e ti sprezzo!
Non posso: ma parti: mi metti ribrezzo...
Va'... taci...
(lo respinge)
MILIO
(dopo un istante di lotta, disperatamente)
Ah!
(fugge)
(un silenzio)
ZAZÀ
Che ho fatto?
(corre alla porta)
Egli parte! egli va?
Non torna indietro...
(esce correndo nell'anticamera e la si sente gridare)
Milio! Milio!
(nessuna risposta)
(rientra)
Ed io l'ho scacciato!
(un'idea)
Ah! posso, richiamarlo!
(corre alla finestra)
Dio!
(chiama)
Milio!
(un lampo di speranza)
S'è voltato!...
(disillusa)
No...
(chiamando più forte)
Milio! torna! Milio...
(lo segue coll'occhio come nell'atto II)
È all'angolo... È sparito!
(disperata)
Sparito! E non ritorna... mai più! Tutto è finito!
(cade seduta sui gradini della finestra piangendo)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 24/03/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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