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Libretti d'opera
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Citazioni riguardanti l'opera
Dramma per musica.
Libretto di Andrea Leone TOTTOLA.
Musica di Giovanni PACINI.
Prima esecuzione: 19 novembre 1825, Napoli.
⚫ L’ultimo giorno di Pompei è anteriore al romanzo The Last Days of Pompeii di Edward Bulwer-Lytton (Londra 1834, poi ridotto in libretto da Peruzzini e musicato nel 1858 da Petrella come Jone), con cui condivide solo l’ambientazione pompeiana, alla vigilia della tremenda eruzione del Vesuvio che distrusse la città nel 79 d.C.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Più estroso e spregiudicato di Mercadante, Pacini seppe adeguarsi ai mutamenti del gusto operistico. Senza nostalgie per i neonapoletani, aderì al nuovo corso impresso da Rossini all’opera buffa, evidenziandovi una predilezione per il bizzarro, l’esotico e il popolaresco; ma anche sul versante serio seppe coniugare tradizione e novità.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ L’ultimo giorno di Pompei mutuò da Niccolini, direttore della Reale scuola di scenografia partenopea, il gusto per i grandi eventi scenici catastrofici, divenuto poi tipico della drammaturgia del grand-opéra. La presenza di tre ‘quadri imponenti’, di fatto slegati dallo svolgimento dell’azione (Introduzione, Trionfo, Finale), fu l’aspetto che maggiormente colpì i critici coevi.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ La partitura, come quella di Amazilia, aderisce pienamente ai modelli rossiniani (si vedano la separazione netta tra recitativi e arie, viste come il centro dell’espressione affettiva, o l’adozione dello stile fiorito, specie nei movimenti lenti), ma esibisce una nervosità drammatica e un pathos del tutto nuovi (in particolare nei lunghi episodi solistici aperti, come l’esemplare duetto di Ottavia e Sallustio “Ah, sposo mio”), che fanno presagire il linguaggio che sarà anche del Donizetti della piena maturità.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Il macrofilone storico/spettacolare, in cui la Storia veniva riletta come serbatoio per situazioni concitate ed effetti scenografici tali da incantare il pubblico era […] in auge da decenni. Non è un caso che a partire dalla fine degli anni Venti dell’Ottocento nei giornali teatrali si cominci a citare il nome degli attrezzisti e dei macchinisti responsabili degli artifici scenici. Il capolavoro del genere potrebbe essere individuato ne L’ultimo giorno di Pompei di Giovanni Pacini (Tottola, Napoli 1825), che con l’eruzione in scena del Vesuvio, atterriva e nel contempo affascinava gli spettatori.
► Storia e Mito nei libretti italiani d'opera seria tra il 1825 e il 1850, Paola Ciarlantini. Da: Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, XL - XLI 2007 - 2008, Edizioni università di Macerata, 2011
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