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Libretti d'opera
Libretti d'opera (altre lingue)
Citazioni riguardanti l'opera
Opera seria.
Libretto di Carlo PEPOLI.
Musica di Vincenzo BELLINI.
Prima esecuzione: 24 gennaio 1835, Parigi.
⚫ Lasciata l’Italia e stabilitosi a Parigi, in quella che allora era l’autentica capitale europea della musica, nel 1833 Bellini conduceva trattative parallele con il Théâtre Italien e con l’Opéra; nel febbraio del 1834 sottoscrisse con il primo dei due teatri un contratto che lo impegnava alla composizione di un’opera nuova. Per quanto riguarda il libretto, Bellini non poteva più contare sulla collaborazione di Romani, con il quale -dopo le incomprensioni veneziane e il mancato successo della Beatrice di Tenda- aveva rotto i rapporti; si rivolse perciò a un fuoruscito italiano, il conte Carlo Pepoli, un patriota rifugiatosi nella capitale francese. Questi aveva già scritto alcuni testi per composizioni vocali, ma era totalmente privo di esperienza teatrale (la qual cosa in seguito fu fonte, per Bellini, di ritardi e di non pochi problemi).
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Fra i soggetti sottopostigli da Pepoli, Bellini ne scelse uno tratto dalla storia inglese, ambientato al tempo delle lotte tra i puritani, seguaci di Cromwell, e i partigiani degli Stuart. Si trattava del dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Ancelot e Saintine, da poco rappresentato a Parigi in un teatro dei boulevards e ispirato a sua volta al romanzo Old Mortality di Walter Scott (tradotto in italiano con il titolo I puritani di Scozia). Nel mondo dell’opera, come in quello del dramma romantico francese, la storia inglese […] costituiva in quegli anni una fonte privilegiata, grazie soprattutto alla sua ricchezza di intrighi ed episodi foschi. Il dramma di Ancelot e Saintine presentava proprio queste caratteristiche; la vicenda era intricatissima e macchinosa, tanto che il libretto dovette sfrondarla impietosamente, ma offriva una grande quantità di situazioni ‘teatrali’, diverse l’una dall’altra (vi era il tema eroico-patriottico, quello amoroso, quello della follia), che avrebbero fornito stimoli in abbondanza per l’effusione canora dei personaggi in scena: Bellini, perciò, ne fu subito entusiasta.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ […] la gestazione si annunciò lunga e laboriosa per [alcuni] motivi: in primo luogo l’inesperienza di Pepoli, che forniva al compositore poesia verbosa e inconcludente, inadatta alle esigenze del teatro musicale; Bellini fu dunque costretto a richiedere di continuo modifiche e rifacimenti, oltre che a sorvegliare di persona, sin nei dettagli, il lavoro del poeta; la mancanza di Romani si faceva sentire. Il libretto che uscì da questo lavoro congiunto non riesce a mascherare difetti evidenti nella coerenza e nell’impianto drammatico ed è afflitto da molti versi decisamente mediocri.
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⚫ Il 24 gennaio 1835, alla presenza di tutta l’alta società e di tutto il mondo artistico parigino, la nuova opera andò in scena al Théâtre Italien col titolo I puritani e i cavalieri (in seguito, il titolo fu semplicemente I puritani). L’esito fu trionfale. La compagnia di canto vantava quattro artisti di prim’ordine: Giulia Grisi (Elvira), Giovanni Battista Rubini (Arturo), Antonio Tamburini (Riccardo), Luigi Lablache (Giorgio), che da allora divennero celebri col nome di ‘quartetto dei puritani’. Subito dopo le rappresentazioni parigine, gli stessi artisti si esibirono anche a Londra, al King’s Theatre, il 21 maggio 1835; l’opera ebbe poi una rapida diffusione e un successo incontrastato in tutti i teatri europei.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Con i Puritani, l’arte di Bellini si apre a vie nuove. Attento alle esperienze romantiche d’oltralpe, il compositore usa l’orchestra in funzione espressiva, impiega effetti timbrico-strumentali ricchi e accurati, sperimenta armonie ricercate: si appropria, in altri termini, di quegli aspetti del linguaggio musicale nei quali i compositori francesi eccellevano […].
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Bellini fa un uso sistematico dei richiami tematici, proprio come soleva fare l’opera francese del tempo; ricorre pure a espedienti tipici del grand-opéra, come gli spettacolari quadri storici collettivi o l’impiego di suoni fuori scena, intesi a creare suggestivi effetti spaziali. Magistrali, in questo senso, la complessa introduzione, con i richiami del campo militare, il coro guerriero, la preghiera mattutina, l’esultanza degli astanti (vi sono già concentrati tutti i temi dell’opera, da quello amoroso a quello guerriero), o una scena tipicamente romantica come quella dell’uragano.
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⚫ [Non vengono compromesse] le peculiari qualità belliniane, in primo luogo la cura esemplare della melodia. I puritani fanno il più ampio sfoggio di idee melodiche felici, di momenti improntati a un lirismo espansivo, tipicamente italiano. Numerose sono le melodie memorabili: ad esempio l’effusione di “A te, o cara, amor talora”, con cui si presenta Arturo (formalmente il brano appartiene a un genere ibrido, che sta fra l’aria e il pezzo d’insieme); o la melodia dalle ampie arcate “Credeasi, misera” nel concertato della terza parte, espressiva e di grande respiro; o ancora il cantabile di Elvira che vaga, mesta e folle, per le stanze del castello (“Qui la voce sua soave”), con la frammentazione della linea vocale tipica di una mente sconvolta, prima di sfociare nella virtuosistica cabaletta (“Vien, diletto, è in ciel la luna”) che produce, con le sue acrobatiche fioriture, un effetto quasi spettrale.
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⚫ Pur poco coerenti dal punto di vista drammatico, e meno unitari rispetto a Norma o alla Sonnambula, I puritani presentano una grande abbondanza di idee e di momenti musicalmente suggestivi. Fra i pezzi di maggior effetto vanno citati almeno la polacca “Son vergin vezzosa”, vivace e dalla brillante coloratura, intonata da Elvira mentre si trova in uno stato di eccitazione estatica, e la cabaletta del duetto di Riccardo e Giorgio, “Suoni la tromba, e intrepido”, un brano marziale e trascinante -che il pubblico italiano considerò espressione dei propri ideali risorgimentali- e a cui arrise un’immediata popolarità.
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⚫ Dei Puritani esiste una versione alternativa. Nel 1834 Bellini si era impegnato con l’impresa del Teatro di San Carlo di Napoli a scrivere tre nuove opere, la prima delle quali avrebbe dovuto giungere nella città partenopea alla fine di quell’anno. Occupato però a fondo dal lavoro ai Puritani, e in ritardo sui tempi previsti, Bellini decise che a Napoli avrebbe inviato la medesima partitura riadattata, anziché una nuova. […] La versione napoletana dei Puritani […] non fu mai rappresentata.
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⚫ […] Non dunque la dialettica “classica” d'un conflitto tragico - e nel contempo morale - dei sentimenti, sibbene la rappresentazione d'una “romantica” patologia costituisce lo schema di base della drammaturgia che pilota il decorso musicale dell'opera. Nel dramma intercorre un rapporto dialettico tra forma e contenuto - nell'opera tra forma musicale e contenuto scenico - e le manifestazioni specifiche di tale rapporto sono storicamente determinate, giacché nel processo della storia tanto le forme quanto i contenuti mutano di struttura e di sostanza. Tale nozione Hegel la condensò nella formula lapidaria che «il contenuto non è niente altro che il convertirsi della forma in contenuto, e la forma nient'altro che il convertirsi del contenuto in forma» (Enciclopedia, § 133).L'estetica di un'epoca, le strutture musicali di cui dispone, e gli schemi drammaturgici donde prende le mosse si producono, per così dire, a vicenda; […]
► Drammaturgia dell'opera italiana, Carl Dahlhaus, Storia dell'opera italiana, vol. 6, Torino, 1988, EDT
1a | Parigi, Thèâtre Italien | 24 gennaio 1835 | |
2a | versione approntata contemporaneamente alla prima, per il teatro San Carlo di Napoli, ma rappresentata solo in epoca moderna |
► DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)
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