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citazioni:polifemo

Citazioni riguardanti l'opera

Polifemo geloso

Luci serene

Favoletta da rappresentarsi cantando.
Libretto di Gabriello CHIABRERA.
Musica di ANONIMO.
Prima esecuzione: anno 1615, Firenze.




Caratterizzazione metrica

⚫ Non […] omogenei sono […] certi accostamenti di metri volutamente disparati, e pensati per ottenere frizioni reciproche poi sfruttabili musicalmente. Sulla via del ritorno dagli Inferi, al protagonista della Favola d'Orfeo nell'atto IV Striggio jr affida quartine di settenari ed endecasillabi eccezionalmente introdotte da un ottonario:
Quale onor di te fia degno,
mia cetra onnipotente,
s'hai nel tartareo regno
piegar potuto ogn'indurata mente?
Pare quasi che il mitico cantore, di ritorno dall'oltretomba, rechi con sé qualcosa della forte caratterizzazione metrica che di solito contraddistingueva i personaggi appartenenti a quel mondo, come supplementare connotazione grottesca. Si vedano ad esempio i trisillabi e i quinari sia sdruccioli sia tronchi del coro infernale «Diléguati», nell'atto III della Flora, e più tardi i quadrisillabi, quinari ed endecasillabi in versione sdrucciola e piana per un analogo insieme nel S. Alessio (I, 4: «Si disserrino»). Oltre a quelli già uniti da Striggio nella citata canzonetta di Orfeo, Chiabrera nel Polifemo geloso (ante 1615) aggiunge in sovrappiù il quadrisillabo («Fama corse in queste sponde»), realizzando pure disinvolte associazioni di quaternari ed endecasiilabi («Quando Amore»), e progressive espansioni di metro che, dal quinario di partenza, attraverso senario e settenario raggiungono la maggior estensione possibile, quella endecasillabica («Luci serene»).

Il secolo cantante, Paolo Fabbri (Bulzoni, 2003)

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