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Citazioni riguardanti l'opera

La finta giardiniera

Crudeli, oh dio! Fermate

Dramma giocoso.
Libretto di Giuseppe PETROSELLINI.
Musica di Wolfgang Amadeus MOZART.
Opus: K. 196.
Prima esecuzione: 13 gennaio 1775, Monaco di Baviera.




Genesi

► Mozart ottenne dal Teatro di corte di Monaco la scrittura per un'opera buffa, che venne rappresentata con grande successo nel teatro vicino alla Salvatorkirche. […] Per l'occasione aveva utilizzato un libretto, dalla qualità molto modesta, di autore ignoto (la paternità di Petrosellini non è per nulla sicura), che era stato già intonato da Pasquale Anfossi nel carnevale del 1774 a Roma. Sono senz'altro imputabili al testo alcuni difetti nella tenuta complessiva dell'opera, come ad esempio il numero limitato dei concertati.

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Registro dell'opera seria

► I pregi della partitura risiedono in particolare in alcuni momenti del dramma, specialmente in quei luoghi in cui il compositore intravvede l'occasione per utilizzare il registro dell'opera seria. Caso emblematico è la scena del secondo atto ambientata in una grotta («luogo deserto ed alpestre, con grotta oscura»), in cui Sandrina, portata a forza in questo luogo dalle sembianze infernali, esprime tutta la sua angoscia.

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Intensità drammatica

► L'aria “Crudeli, fermate”, in do minore e in Allegro agitato, condivide l'intensità drammatica delle 'scene d'ombra' comuni nell'opera seria. Anche la cavatina che segue di lì a poco, accompagnata da oboe e fagotto obbligati (e sempre in Allegro agitato), contribuisce a confermare nell'ascoltatore questa sensazione, e proprio in un momento chiave dell'intreccio: in quel confuso finale d'atto in cui le tenebre provocano una complessa commedia degli equivoci.

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Libretto convenzionale

► Di fronte a un libretto estremamente convenzionale, Mozart gioca dunque la carta dello sconfinamento nell'ambito serio, specie a proposito dei personaggi di più alto livello sociale (Arminda e il cavaliere Ramiro, già in origine parti serie, Sandrina e il contino Belfiore, dette all'epoca parti 'di mezzo carattere'). Significative a questo riguardo l'intensità emotiva dell'aria di Arminda “Vorrei punirti indegno” (in tonalità minore e in Allegro agitato) e il suo corrispettivo presso Ramiro, “Va' pure ad altri in braccio” (do minore e ancora Allegro agitato). Altrove è un sentimento di stupore incantato a prevalere, come nell'aria del contino Belfiore “Care pupille”, dall'efficace orchestrazione, o nel duetto dell'ultimo atto tra questi e Sandrina, al loro risveglio in quello che credono essere il giardino dell'Eden: la musica segue docile e suggestiva l'evoluzione dei sentimenti verso la definitiva riconciliazione dei due bizzarri innamorati.

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Parti comiche

► Debito spazio è riservato anche alle parti comiche, come può provare la tronfia aria 'da catalogo' del contino Belfiore, “Da Scirocco a Tramontana”.

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I modelli di successo

⚫ Quando Mozart compose a Monaco la sua seconda opera buffa, il «dramma giocoso» La finta giardiniera, poteva già vantare notevoli successi nel campo dell'opera seria. Questa volta ottenne una «scrittura», un contratto; con tutta probabilità non dal principe elettore Max III Joseph, ma dall'intendente musicale di corte il conte Joseph Anton Seeau, che era anche impresario teatrale in proprio e si occupava dell'allestimento di opere buffe e Singspiele: lo stesso che più tardi avrebbe giocato un ruolo determinante nella nascita di Idomeneo. Dopo diversi rinvii, la rappresentazione ebbe luogo il 13 gennaio 1775 nel Salvatortheater, l'antico teatro di corte vicino alla Salvatorkirche, attivo fin dal 1654. L'opera ebbe poca fortuna come tutte le precedenti. […] Fu uno di quei successi che spesso nella carriera del musicista si sarebbero ripresentati misteriosamente. Successi che si sgonfiavano subito e che non erano utili a Mozart in quanto privi di conseguenze. Gli intrighi ostili ci sono sempre stati […], ma essi non costituiscono di certo una spiegazione plausibile. […] Non si rifletté abbastanza sulle condizioni necessarie perché un compositore settecentesco conseguisse fama e successo duraturo: il fatto è che non era decisivo il successo di una singola composizione bensì l'onnipresenza consentita da una produzione copiosa e particolarmente specializzata in un genere rappresentativo; a quell'epoca la singola composiozione contava poco. Mozart non corrispose a questo modello in alcuna fase della sua attività.

Il teatro di Mozart, Stefan Kunze, Venezia, 1990, Marsilio

Parole profetiche

⚫ Il poeta e letterato Christian Friedrich Daniel Schubart, anch'egli pianista di grido, si fece riferire da un anonimo spettatore di sua fiducia quanto segue: «Ho anche ascoltato un'opera buffa del meraviglioso genio Mozart. Ha per titolo: La finta giardiniera. Qua e là lampeggiano fiamme di genio, ma non è il fuoco d'altare silenzioso, quieto, che si leva al cielo in nubi d'incenso. Se Mozart non è una pianta coltivata in serra diventerà uno dei più grandi compositori mai esistiti.» Parole davvero profetiche!

Il teatro di Mozart, Stefan Kunze, Venezia, 1990, Marsilio

Il frastuono di applausi

⚫ Il «tremendo frastuono di applausi», però, non determinò affatto un gran numero di rappresentazioni. Ve ne furono soltanto tre, né l'opera venne più ripresa nella sua forma italiana originale fin quando Mozart fu in vita. Ad ogni modo la compagnia teatrale di Johann Heinrich Böhm, che aveva recitato a Salisburgo nella stagione 1779-80, la inserì nel suo repertorio trasformata in Singspiel. Col titolo Die Verstelle Gärtnerin - ogni volta leggermente variato - fu eseguita diverse volte. […] Queste riprese in provincia non procurarono al compositore né un aumento della sua fama di operista né alcun guadagno.

Il teatro di Mozart, Stefan Kunze, Venezia, 1990, Marsilio

Un dilemma estetico

⚫ Comunque si voglia giudicare l'intreccio della Finta giardiniera, non si può negare che l'abbinamento con la musica di Mozart ha prodotto un dilemma estetico. L'opera soffre di un dislivello fin troppo evidente fra il dramma e la musica. L'ascolto rivela che Mozart, sia come compositore che come drammaturgo, si è sempre mantenuto al di sopra dell'insignificante schermaglia messa su da Petrosellini. Questo soggetto non poteva neanche lontanamente lasciar trasparire l'aura musicale mozartiana. […] La sfortuna di Mozart, prima della collaborazione con Da Ponte, fu d'imbattersi quasio sempre in testi non eccelsi. È vero che la partitura della Finta giardiniera compensa abbondantemente le mancanze del libretto, ma questo non è sufficiente a risollevare le sorti della pièce. Mozart fece l'unica cosa che gli restava da fare: concentrò la sua fantasia musicale - ormai incontenibile nelle regole dell'epoca - su alcune singole scene, e guarda caso si tratta proprio delle scene che si possono volgere al serio (a parte gli importanti finali). Ciò vale soprattutto per le arie di disperazione molto patetiche, appartenenti allo stereotipèo dell'«aria agitata», predilette dal compositore anche nelle sue opere serie.

Il teatro di Mozart, Stefan Kunze, Venezia, 1990, Marsilio

Versioni

1a Monaco, Salvatortheater 13 gennaio 1775
2a Augusta 1 maggio 1780 versione in forma di Singspiel, con titolo Die verstellte Gärtnerin

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

Altri compositori dello stesso libretto

Pasquale Anfossi Roma, Teatro delle Dame carnevale 1774 il libretto utilizzato da Mozart è variato rispetto a quello utilizzato da Anfossi

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

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