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Dramma per musica.
Libretto di ANONIMO.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Opus: HWV 33.
Prima esecuzione: 8 gennaio 1735, Londra.
⚫ Nel 1734 si interruppe il rapporto di collaborazione tra Händel e il King’s Theatre: di fronte alle difficoltà finanziarie, l’impresario del teatro preferì rivolgersi all’Opera of the Nobility, la compagnia rivale del compositore. […] Händel trovò un accordo con l’impresario John Rich, il quale, dopo il successo della Beggar’s Opera, aveva aperto un nuovo teatro al Covent Garden: qui avrebbe ospitato le opere di Händel due sere la settimana, alternate a lavori in prosa. Per fronteggiare l’Opera of the Nobility, Händel presentò in novembre una ripresa del Pastor fido e nel 1735 allestì due nuove opere, Ariodante e Alcina, considerate ancor oggi tra i suoi capolavori. Come per l’Orlando di due anni prima, il compositore si ispirò a Ludovico Ariosto: nel caso di Ariodante la fonte diretta è Ginevra, principessa di Scozia di Antonio Salvi, rappresentata nel 1708 a Pratolino con musica di Giacomo Antonio Perti, che riprende la materia dei canti IV-VI dell’Orlando furioso. Non si conosce l’autore dell’adattamento musicato da Händel; come di consueto, nella versione per il pubblico inglese i recitativi subirono drastici tagli.
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⚫ È interessante osservare che più della metà dell’azione si svolge all’aria aperta: i quadri di natura danno luogo a riuscite pagine di musica descrittiva, prima fra tutte la sinfonia del secondo atto, che accompagna il sorgere della luna (episodio non previsto dal libretto e probabilmente aggiunto dallo stesso Händel).
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⚫ Come era già accaduto in occasione della ripresa del Pastor fido, la presenza al Covent Garden della celebre danzatrice Marie Sallé con la sua troupe spinse il compositore a includere nella sua opera alcuni balletti: alla fine del primo atto il ballo di ninfe, pastori e pastorelle che festeggiano Ariodante e Ginevra crea una cornice per il coro, cui è collegato nella condotta melodica; il terzo atto presenta, a conclusione del dramma, un ballo di dame e cavalieri, con oboi e fagotti collocati in una galleria del salone reale, a costituire una seconda orchestra sulla scena. Il ballo del secondo atto ha due versioni: il balletto dei Sogni piacevoli e dei Sogni funesti, che rappresentano le inquietudini di Ginevra addormentata, fu poi impiegato in Alcina e probabilmente venne sostituito in tutte le rappresentazioni da una breve ‘Entrée de’ Mori’.
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⚫ Il Covent Garden disponeva […] di un proprio coro, e ciò permise a Händel di scrivere vere e proprie pagine corali a conclusione del primo e terzo atto (nelle opere precedenti i cori erano intonati dall’ensemble dei solisti). […] quando il cast fu completo il musicista, che aveva terminato la partitura già nell’ottobre 1734, ne riscrisse alcune sezioni tenendo conto delle voci dei cantanti.
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⚫ Pur senza allontanarsi dalle convenzioni drammatiche del tempo, la musica di Händel riesce a caratterizzare in modo particolarmente efficace i diversi stati d’animo dei personaggi. Ciò appare evidente soprattutto nei brani affidati ai due protagonisti: dopo aver cantato la propria felicità in vista delle prossime nozze nel primo atto (che Burney definì «di monotona beatitudine»), essi esprimono la propria disperazione in arie come “Il mio crudel martoro” (Ginevra, II,10: in mi minore) o “Scherza infida in grembo al drudo” (Ariodante, II,3: in sol minore); in quest’ultima aria violini e viole, con sordino, hanno una condotta autonoma, mentre la voce dialoga con i fagotti in ‘pianissimo’ su un basso pizzicato.
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⚫ Ariodante, con sei arie, un arioso e tre duetti ha grande spazio all’interno dell’opera: Händel, pensando alle doti vocali di Carestini, scrisse per il protagonista alcune pagine di notevole difficoltà, come “Con l’ali di costanza” (I,8), ricca di colorature e cadenze; l’aspetto più intimo del personaggio emerge invece in “Cieca notte, infidi sguardi” (III,1), dove una melodia dal carattere lirico contrasta con l’accompagnamento concitato. Anche la nobile figura del re, diviso tra i doveri di sovrano e l’affetto per la figlia, è resa in modo convincente; degna di nota la sua aria “Voli colla sua tromba la fama” (I,7), che prevede l’uso dei corni, impiegati anche per le scene pastorali.
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Carlo Francesco Pollarolo | Venezia, Teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo | autunno 1718 | |
Antonio Bioni | Breslavia, Stadttheater | autunno 1727 | pasticcio |
Antonio Galeazzi | Brescia, Teatro dell'Accademia | carnevale 1732 | |
Georg Christoph Wagenseil | Venezia, Teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo | autunno 1745 | |
Giovanni Simone Mayr | Trieste, Teatro nuovo | 21 aprile 1801 | il libretto di Gaetano Rossi è tratto dal libretto di Antonio Salvi; il titolo è Ginevra di Scozia |
► DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)
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