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Citazioni riguardanti l'opera

Tancredi

Ah! che scordar non so

Melo-dramma eroico.
Libretto di Gaetano ROSSI.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 6 febbraio 1813, Venezia.




Prima grande affermazione

⚫ […] la prima grande affermazione del giovane compositore nell’ambito dell’opera seria: Tancredi, rappresentato con successo sebbene l’opera fosse stata data, nelle prime esecuzioni, non nella sua interezza. Infatti l’indisposizione delle due prime protagoniste, Adelaide Malanotte (Tancredi) e Elisabetta Manfredini (Amenaide), rese necessaria l’interruzione dell’opera a metà del secondo atto; solo cinque giorni dopo, l’11 febbraio, Tancredi fu rappresentato integralmente.

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Testo denso di affetti

⚫ Premesso che di Voltaire nel libretto di Rossi poco rimane, va invece sottolineato il fondamentale apporto del librettista nel fornire a Rossini un testo denso di ‘affetti’, tanto più assurdo nel presentare situazioni inverosimili - come gli incontri di Amenaide con Tancredi - quanto stilizzato in una struttura di apollinea chiarezza, impostata essenzialmente su arie e duetti, senza alcun pezzo concertato tranne i finali.

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Freschezza delle linee melodiche

⚫ Ma, a parte la felicità e la freschezza delle linee melodiche, grande attenzione Rossini rivolse alla strumentazione, come nella stupenda scena e cavatina di Amenaide (“No, che il morir non è”): un’aria semplice, senza cabaletta, aperta da una intensa introduzione orchestrale che precede il recitativo - il cui tema iniziale Rossini riprenderà nella sinfonia di Ricciardo e Zoraide -, con il corno inglese obbligato che accompagna l’aria.

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Una pagina altissima

⚫ Una pagina che dovette travagliare Rossini è l’ultima scena di Tancredi nel secondo atto (‘gran scena di Tancredi’). Introdotta da un brano orchestrale di sapore beethoveniano, essa vede il giovane eroe che vaga in cerca della morte in battaglia; questi intona una cavatina (“Ah, che scordar non so”), in cui ricorda malinconicamente colei che crede averlo tradito: una pagina altissima, di grande concentrazione nell’opporre la tonalità ombrosa dell’introduzione alla trasparenza nostalgica della cavatina.

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Successive riprese

⚫ Fu principalmente la gran scena di Tancredi a essere modificata nelle successive riprese dell’opera. Prima fra queste la rappresentazione avvenuta a Ferrara nel 1813 dove, su suggerimento del conte Luigi Lechi, letterato e grande ammiratore di Voltaire, il finale lieto fu sostituito da quello tragico.

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Versioni

1a Venezia, Teatro la Fenice 6 febbraio 1813 versione con lieto fine
2a Ferrara, Teatro Comunale marzo 1813 libretto rivisto da Luigi Lechi, con finale tragico

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

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