Citazioni riguardanti l'opera
Dramma.
Libretto di Nicola Francesco HAYM, Agostino PIOVENE.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Prima esecuzione: 31 ottobre 1724, Londra.
⚫ Tamerlano è la sesta opera scritta da Händel per la Royal Academy of Music di Londra. Quando il compositore decise di musicare la tragica vicenda di Bajazete e Tamerlano, questo soggetto era già stato portato più volte sulle scene: dopo aver ispirato Tamburlaine the Great di Marlowe (1587) e il dramma in versi Tamerlan, ou La Mort de Bajazet di Jacques Pradon (1675) era approdato con successo al genere operistico, con Il Gran Tamerlano di Alessandro Scarlatti (libretto di Antonio Salvi, 1706) e il Tamerlano di Gasparini, su un libretto di Agostino Piovene che fu ripreso in seguito da diversi compositori. Il soggetto era noto al pubblico londinese grazie al Tamerlane di Nicholas Rowe (1702), replicato annualmente nell’anniversario della nascita di Guglielmo III: in questa tragedia a sfondo antifrancese Tamerlano è il personaggio positivo che rappresenta Guglielmo III, mentre Bajazete simboleggia Luigi XIV. Il libretto di Piovene in un certo senso capovolge questa caratterizzazione, descrivendo con simpatia il personaggio di Bajazete; molto probabilmente, però, la scelta di questa versione da parte di Händel non aveva motivazioni politiche, ma soltanto musicali.
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⚫ Un appunto nell’autografo händeliano indica che la partitura venne scritta tra il 3 e il 23 luglio 1724, testimoniando i ritmi serrati (e oggi inconcepibili) cui i compositori erano soggetti a quell’epoca. Quest’annotazione, però, riguarda probabilmente solo una prima versione dell’opera, basata sulla rielaborazione del libretto di Piovene musicato da Gasparini a Venezia nel 1711. Al suo arrivo a Londra, a settembre, il tenore Francesco Borosini portò con sé la partitura della nuova versione dell’opera di Gasparini, presentata a Reggio Emilia nel 1719, dove il cantante aveva sostenuto il ruolo di Bajazete (il libretto era stato rielaborato da Ippolito Zanelli, seguendo alcuni suggerimenti dello stesso Borosini). Händel accolse numerosi spunti del libretto e della partitura, decidendo tra l’altro di rappresentare sulla scena la morte di Bajazete, che inizialmente era soltanto narrata da Leone.
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⚫ Le testimonianze riguardo la «prima» sono discordanti, ma l’opera riscosse un certo successo se si considerano le dodici repliche che seguirono nel corso della stagione. A fianco di Borosini cantavano altri celebri virtuosi: Francesca Cuzzoni (Asteria) e i castrati Senesino e Andrea Pacini, rispettivamente nei ruoli di Andronico e Tamerlano. Rispetto a Gasparini, Händel raggiunge un maggiore equilibrio nella distribuzione delle arie: sei per Bajazete, Asteria e Andronico, quattro per Tamerlano e Irene e una per Leone, cui si aggiungono un duetto per Asteria e Andronico e un terzetto. Inoltre, in un’epoca di assoluto predominio dei castrati, il compositore dimostra di saper andare oltre le convenzioni dell’opera seria, conferendo un ruolo centrale a Bajazete, un tenore. Il fulcro della vicenda, infatti, non è tanto l’amore contrastato tra Asteria e Andronico (il «primo uomo»), quanto l’orgoglio e il senso dell’onore di Bajazete, uniti all’affetto per la figlia.
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⚫ Tra le opere di Händel, Tamerlano è certo la più tragica: l’azione si svolge tutta nell’ambiente opprimente del palazzo del tiranno, senza diversioni pastorali o all’aria aperta. Il lieto fine che annuncia l’unione delle due coppie non cancella dalla memoria la morte di Bajazete, e il coro finale intonato dai solisti, «D’atra notte», offre un’atmosfera più serena ma ancora permeata di tristezza. L’orchestra è meno ricca rispetto a quella dell’opera precedente, Giulio Cesare (mancano trombe e corni), ma ha comunque una grande forza drammatica; nell’aria di Irene «Par che mi nasca in seno» Händel impiega per la prima volta i clarinetti (l’indicazione «cornetti» nella partitura autografa è probabilmente un errore).
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