Citazioni riguardanti l'opera
Melodramma.
Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Vincenzo BELLINI.
Prima esecuzione: 6 marzo 1831, Milano.
Citazioni riguardanti l'opera
Melodramma.
Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Vincenzo BELLINI.
Prima esecuzione: 6 marzo 1831, Milano.
⚫ Accordatosi con Romani, già dal luglio 1830 Bellini aveva iniziato a comporre Ernani, basato sull’omonimo dramma di Victor Hugo, che a Parigi aveva appena suscitato enorme scalpore; ma a un certo punto librettista e compositore interruppero il lavoro […]. In breve fu rinvenuto un nuovo soggetto, al quale Bellini si applicò a partire dai primissimi giorni del 1831; il lavoro procedette spedito, tanto che in meno di due mesi l’opera venne ultimata. La partitura di Ernani non andò interamente perduta: nella nuova opera, Bellini ne riutilizzò in parte la musica. Il nuovo soggetto individuato proveniva da un ballo pantomimo di Scribe e Aumer dal titolo La somnambule, ou L’arrivée d’un nouveau seigneur […]. Già da alcuni anni il tema del sonnambulismo era al centro dell’interesse generale: la letteratura romantica se ne era appropriata, avida d’indagare ogni fenomeno riguardante il sogno e l’inconscio; Paër, Carafa e altri avevano composto melodrammi sul medesimo soggetto, e nel mondo dell’opera, in generale, erano piuttosto frequenti le scene di pazzia o di anomalia psichica.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Romani e Bellini trasferirono la storia dalla Provenza alle montagne svizzere; eliminarono scene intere […] e ne ridussero altre […]. Rimossero, in altri termini, quei particolari comici, scabrosi o semplicemente piccanti […] che nella storia originale abbondavano: tutta la vicenda assunse perciò un tono nuovo, idilliaco e innocente. Amina, Elvino e gli abitanti del villaggio appartengono a un mondo puro e incontaminato; rappresentano la semplicità, idealizzata, dello stato di natura. In tutto ciò La sonnambula richiama modelli settecenteschi come la Nina di Paisiello: l’analogia è tanto più appariscente, in quanto entrambe le innocenti protagoniste soffrono di un disturbo psichico. Per le sue caratteristiche, La sonnambula appartiene a un genere ibrido: è una sorta di favola pastorale o idillio, ed è al tempo stesso un’opera semiseria (ma con riserva: c’è il lieto fine, ma manca il tradizionale basso buffo).
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ La sonnambula divenne, nel corso dell’Ottocento, l’opera paradigmatica del genere idillico-pastorale, volto a celebrare il mito di un’umanità innocente, dai sentimenti puri e incorrotti. Ma se l’opera sfugge all’oleografia, lo deve precisamente alla musica, che si mantiene altamente espressiva senza indulgere alla raffigurazione di maniera e senza cadere nel sentimentalismo. Opera estremamente omogenea, La sonnambula ricava la propria unità dallo stile, dal tono generale, più che da un principio drammaturgico; l’invenzione musicale si mantiene felicissima dall’inizio alla fine, senza conoscere momenti di debolezza.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Lo stile belliniano […] vi appare perfettamente maturo e definito. La presenza di due cantanti come la Pasta (nel ruolo di Amina) e Rubini (in quello di Elvino) è tradita dalla tessitura originale altissima e dalla grande estensione, oltre che dalle copiose fioriture (la cabaletta “Sovra il sen la man mi posa” nella cavatina di Amina, ad esempio, rivela -con la sua inusuale lunghezza e l’abbondante coloratura- l’intento di valorizzare al massimo le doti della Pasta).
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ La sonnambula non fa sfoggio di fioriture acrobatiche ed edonistiche; la coloratura è improntata a un carattere di morbida eleganza e leggerezza, e non disturba mai la naturalezza dell’effusione canora. L’invenzione melodica, del pari, è tutt’altro che incanalata in forme schematiche; Bellini segue lo stimolo della poesia e compone brani che si sottraggono allo schematismo fraseologico e formale consueto nell’opera italiana dell’epoca. L’aria finale di Amina, “Ah, non credea mirarti”, è caratterizzata da una melodia lunghissima e altamente espressiva, nella quale l’arcata melodica pare dilatarsi all’infinito, insofferente di cesure e di articolazioni troppo nette.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Regno assoluto della vocalità, La sonnambula fornisce al canto un sostegno orchestrale leggero e discreto. La strumentazione è essenziale a un punto tale che il compositore si attirò all’epoca alcune critiche, soprattutto fuori d’Italia, dov’era in uso un’orchestrazione più nutrita; in realtà, la presunta ‘povertà’ dell’orchestra belliniana è studiata per dare il massimo risalto alla voce. Gli effetti strumentali sofisticati non mancano, ma sono accenni poco esibiti, sottili e sfumati. Anche l’armonia si avvale di allusioni delicate: quali la modulazione inattesa che all’apparire del fantasma (Amina che cammina nel sonno) produce un senso di sospensione e sgomento.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Il rapporto tra ballo pantomimico e libretto d’opera italiano non è stato, finora, studiato in modo approfondito e sistematico, ma una tale ricerca sarebbe molto utile ai fini dell’esatta ricostruzione di una storia della ricezione teatrale in Italia. Ciò che preme sottolineare, comunque, è il fatto che un librettista era motivato a scegliere un soggetto già trattato coreograficamente, perché ciò avrebbe fornito all’opera un’ulteriore garanzia di successo. I poeti teatrali erano attirati in particolare dagli scenari di ballo francesi, anche perché ideati da letterati di vaglia. Un caso tra i più noti è quello de La sonnambula di Vincenzo Bellini (1831), melodramma semiserio su libretto di Felice Romani tratto sia dal «ballet-pantomime» La somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur di Eugène Scribe e Pierre d’ Aumier (rappresentato al Théâtre de l’Opéra di Parigi il 19 settembre 1827), sia dalla «comédie-vaudeville» La somnambule di Scribe e Germain Delavigne, data nella capitale francese, presso il Théâtre du Vaudeville, il 6 dicembre 18195. A sua volta l’opera belliniana ispirò il ballo omonimo di Luigi Maglietta, segnalato come entr’acte della Parisina di Donizetti presso il Teatro degli Avvalorati di Livorno il 17 agosto 1834 […].
► Storia e Mito nei libretti italiani d'opera seria tra il 1825 e il 1850, Paola Ciarlantini. Da: Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, XL - XLI 2007 - 2008, Edizioni università di Macerata, 2011
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