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Citazioni riguardanti l'opera

Ruy Blas

C'era una volta una duchessa

Dramma lirico.
Libretto di Carlo D'ORMEVILLE.
Musica di Filippo MARCHETTI.
Prima esecuzione: 3 aprile 1869, Milano.




Grande successo

⚫ Acquistata dall’editore Lucca, che con Marchetti intendeva contrapporsi alla supremazia del binomio Ricordi-Verdi, quest’opera venne rappresentata con grande successo in più di cinquanta teatri italiani ed esteri nel volgere di pochi anni. Se alla ‘prima’ restò in cartellone per due sole sere, e per di più a fine stagione, schiacciata da La forza del destino di Verdi, alla sua ripresa scaligera (1873) venne replicata ventuno volte, conseguendo un primato superato solo da Aida.

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Antitesi tra protagonisti

⚫ D’Ormeville rielaborò la tragedia di Hugo -incentrata sulla critica politica e sociale- focalizzando l’attenzione sull’antitesi tra i due protagonisti: l’ignobile aristocratico e il virtuoso plebeo; ne sortì un libretto un po’ prolisso, con cui Marchetti dovette fare i conti. La drammaturgia dell’opera occhieggia al grand-opéra meyerbeeriano quanto a sontuosità scenica (si vedano i finali del primo e del terzo atto), ma si inserisce pienamente nella tradizione verdiana di maniera: […] tutto il lavoro risente della lezione di Verdi nell’adozione del declamato espressivo, nell’articolazione complessa delle arie in episodi psicologicamente distinti, nell’uso di motivi orchestrali connettivi per la conduzione di scene e dialoghi.

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Convenzione e serietà

⚫ Pur difettando forse nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nel rilievo necessario a connotare le diverse situazioni drammatiche, l’opera fece presa sul pubblico per la novità del soggetto in sé, per la facilità musicale, per il riuscito connubio tra convenzione e serietà accademica; in effetti, in un periodo caratterizzato dalla massiccia influenza del grand-opéra, Ruy Blas si distinse per i suoi modi misurati.

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Stile andaluso

⚫ La componente spettacolare è contenuta e discreta, lo sfoggio cerimoniale è ridotto e non appesantisce neppure il finale del terzo atto (che contiene un divertissement); sobrio è anche il ricorso alla couleur locale spagnola (si veda la ballata in stile andaluso di Donna Giovanna “C’era una volta una duchessa”, che riprende la ‘canzone del velo’ del Don Carlos).

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Vena elegiaca

⚫ La vena elegiaca di Marchetti connota i momenti di trasognata estasi, con una delicata scrittura orchestrale -prova ne sia il duetto amoroso “O dolce voluttà” (Donna Maria, Ruy Blas), perla della partitura- e infonde accenti di sincero pathos, come nella scena della morte del protagonista; sotto questo profilo Marchetti segna un punto di transizione verso la linea che sarà tracciata da Catalani e da Puccini.

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