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Citazioni riguardanti l'opera

Il re Teodoro in Venezia

Come una ruota è il mondo

Dramma eroicomico.
Libretto di Giovanni Battista CASTI.
Musica di Giovanni PAISIELLO.
Prima esecuzione: 23 agosto 1784, Vienna.




Penne taglienti

⚫ Quando Paisiello lasciò la Russia per tornarsene a Napoli, e si trovò così a passare per Vienna, l’imperatore non si lasciò sfuggire l’occasione di avere da lui un’opera nuova per la compagnia di canto italiana recentemente ricostituita. A quell’epoca si trovava a Vienna l’abate Casti, una delle penne più taglienti dell’illuminismo internazionale; incaricato di fornire il libretto a Paisiello, egli scelse di portare sul palcoscenico un personaggio realmente vissuto: l’avventuriero tedesco Teodoro di Neuhoff, che circa mezzo secolo prima si era posto a capo di una rivolta dei Corsi contro Genova e nel 1736 era riuscito a farsi incoronare re di Corsica con il nome di Teodoro I, salvo dover fuggire dopo pochi mesi.

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Disincantate affermazioni

⚫ Forzando la realtà storica, Casti fa finire Teodoro in prigione già a Venezia (su denuncia del geloso Sandrino) e non a Londra. Tutti i personaggi vanno a trovarlo e proclamano la morale della storia: «Come una ruota è il mondo/ chi in cima sta, chi in fondo/e chi era in fondo prima/ poscia ritorna in cima»; fino all’ultima disincantata affermazione: «felice chi tra i vortici/tranquillo può restar», alla quale si ispirerà Da Ponte nel finale di Così fan tutte. I debiti di Teodoro sono in realtà i veri protagonisti di una commedia fortemente radicata nella realtà sociale del Settecento e ricca di allusioni al commercio internazionale, a cambiali e titoli di banca.

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Elementi di originalità

⚫ Pur presentando notevoli elementi di originalità rispetto alle convenzioni dell’opera buffa, il libretto ripercorre alcuni luoghi comuni tradizionali, primo fra tutti la parodia dell’opera seria, quale si trova nell’aria di Teodoro “Io re sono e sono amante”, dove l’incipit di stampo metastasiano (imita l’aria celeberrima della Didone abbandonata, “Son regina e sono amante”) viene contraddetto dallo scivolamento successivo verso i toni comico-realistici.

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Acmet e Taddeo

⚫ […] il personaggio di Acmet, sultano spodestato, suscita il riso con la sua pompa vuota, felicemente sottolineata dalla musica. Le punte più acute di comicità sono però concentrate nella parte del locandiere Taddeo, smanioso di nobilitarsi grazie al matrimonio regale della figlia. Oltre alla sua esilarante comparsa nel secondo atto, in divisa da generale e al suono di una marcia, merita una citazione l’aria “Che ne dici tu Taddeo?”, una girandola di motivi nel più schietto stile buffo.

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Fortuna europea

⚫ L’opera dovette però la sua fortuna europea soprattutto ai concertati e ai finali d’atto, che occupano uno spazio molto consistente all’interno della partitura (si pensi che le dimensioni di ognuno dei due finali rappresentano circa un terzo dell’intero atto). Paisiello aveva sempre attribuito grande importanza ai concertati d’azione, e nel Re Teodoro si avvalse di un’esperienza ormai ventennale in questo campo. […] Il grandioso settimino conclusivo (“Che sussurro, che bisbiglio”), dall’estensione di oltre duecento battute, costituisce poi un esempio tra i più entusiasmanti di quello sfrenato vitalismo che Paisiello è solito suscitare con le sue ‘strette’ polifoniche

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Cronaca politica

⚫ […] Il re Teodoro in Venezia, rappresentato nell'agosto 1784 a Vienna dinanzi all'imperatore Giuseppe II, si poneva come il primo tentativo di portare sul palcoscenico del teatro musicale un soggetto legato a una sconcertante pagina della cronaca politica settecentesca (ritrascritta splendidamente dal Casti con il gusto vagamente assurdo dell'esasperazione comica della parola e la mobilissima struttura metrica e drammatica che gli sono tipiche) […]

Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo L'opera in Italia, Torino, 1977, UTET

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