Citazioni riguardanti l'opera
Dramma per musica.
Libretto di ANONIMO.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Opus: HWV 31.
Prima esecuzione: 27 gennaio 1733, Londra.
⚫ In Orlando, l’unica opera nuova presentata nella stagione 1732-33, Händel tornò a misurarsi con l’atmosfera fantastica dei poemi cavallereschi a distanza di diciotto anni dall’Amadigi di Gaula, e iniziò una sorta di trittico ariostesco che sarebbe stato completato due anni dopo con Ariodante e Alcina. Non si conosce l’autore dell’adattamento del libretto e non si può escludere che sia stato il compositore stesso a occuparsene. Il testo scritto da Capece e musicato da Domenico Scarlatti (Orlando ovvero La gelosa pazzia, Roma 1711) si rifaceva a sua volta a una lunga tradizione di opere basate sul poema di Ariosto.
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⚫ Allontanandosi dalla consuetudine di affidare alla voce di contralto le figure legate alla dimensione soprannaturale, Händel scrive la parte di Zoroastro per un basso: questo personaggio sovrintende allo svolgimento dell’azione e offre una lezione morale a Orlando, affermando il valore della ragione sulle cieche passioni.
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⚫ Händel caratterizza i personaggi con la scelta delle tonalità dei brani solistici, contrapponendo Zoroastro, il mago che conosce i segreti dell’universo e funge da motore dell’azione, e Dorinda, semplice pastorella immersa nella natura. Mentre Angelica e Medoro vengono sbalzati qua e là dal succedersi degli eventi, Orlando emerge come personaggio a tutto tondo, che agisce commettendo anche degli errori e alla fine è pronto a pentirsi del suo operato. Il paladino, infatti, decide di seguire la sua passione per Angelica e di entrare nell’Arcadia, abbandonando la sua natura di guerriero, ma alla fine vince se stesso e l’amore e riprende le armi.
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⚫ I brani musicali affidati al protagonista toccano gli affetti più diversi, dalle arie di carattere eroico a quelle di tono meditativo. Uno dei momenti più riusciti dell’opera è quello del manifestarsi della pazzia di Orlando, con la scena dell’oltretomba alla fine del secondo atto (episodio assente nel poema ariostesco e ispirato forse a Dante): nei suoi sensi ottenebrati il paladino crede di vedere la barca di Caronte sulle acque dello Stige, Plutone, Cerbero e Medoro insieme a Proserpina; qui l’accompagnamento è estremamente vario, con un’alternanza di ritmi di danza e recitativo e alcune battute in 5/8.
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⚫ Tre testi che nel libretto farebbero pensare a una forma chiusa divengono parte di una scena musicale priva di arie col da capo (“Amor, caro amore” di Angelica è un recitativo; “Già latra Cerbero” e “Vaghe pupille” di Orlando sono rispettivamente un arioso e un rondò); la stessa pazzia di Orlando è espressa dall’impossibilità di cantare in quella forma. Importanti precedenti di questa visione erano la celebre scena di pazzia del Roland di Lully e la rappresentazione dell’oltretomba nell’Alceste del medesimo compositore: non si può escludere che Händel avesse presente queste due opere, direttamente o attraverso le numerose parodie che venivano rappresentate con successo anche in Inghilterra.
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⚫ Sin dall’inizio dell’opera, che si apre con il recitativo accompagnato in cui Zoroastro scruta le stelle, emerge il peso inconsueto di recitativo accompagnato, ariosi e arie durchkomponiert rispetto alle arie col da capo ; per questa varietà e libertà nella costruzione delle scene Orlando spicca all’interno dell’opera seria del tempo e anche nei confronti delle opere precedenti di Händel. L’aria del sonno’ del terzo atto (“Già l’ebro mio ciglio”), in cui Orlando si addormenta dopo uno scoppio d’ira, presenta una particolarità timbrica: su un accompagnamento di violoncelli pizzicati risuonano due ‘violette marine’ (una sorta di viola d’amore) creando un’atmosfera misteriosa: gli strumenti erano suonati dal loro inventore, Pietro Castrucci, e dal fratello Prospero.
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