Citazioni riguardanti l'opera
Commedia in prosa, ed in verso per musica.
Libretto di Giuseppe CARPANI, Giambattista LORENZI.
Musica di Giovanni PAISIELLO.
Prima esecuzione: 25 giugno 1789, Caserta.
⚫ Nella cultura francese del secondo Settecento, da Diderot in poi, si assiste al diffondersi di un nuovo modo di considerare la follia: non più deformazione della ragione, ma fonte di verità e superamento del limite. È specialmente la follia amorosa, segno distintivo delle anime belle, ad attirare l’attenzione dei letterati. Il fenomeno, come molti altri in quel secolo, parte dall’Inghilterra, sull’onda della diffusione del romanzo sentimentale, e ha le sue fonti in autori come Richardson, Mackenzie, Sterne (oltre che nella figura di Ofelia, posta al centro dell’interesse dalla crescente fortuna francese di Shakespeare). In particolare il personaggio di Clementine, impazzita per amore nel Sir Charles Grandison di Richardson, genera in Francia una piccola schiera di Nouvelles Clémentines uscite dalla penna di romanzieri e autori teatrali (Léonard, Monvel, Baculard d’Arnaud).
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⚫ Le fila di quel tema letterario vengono raccolte da Marsollier nella sua Nina ou La folle par amour, una comédie mêlée d’ariettes andata in scena alla Comédie Italienne di Parigi nel 1786, con la musica di Nicolas Dalayrac. L’enorme successo favorì l’esportazione della Nina francese in Italia; nel 1788 venne messa in scena al teatro della Villa Reale di Monza e al Teatro della Cannobiana di Milano in una traduzione italiana di Giuseppe Carpani, ma nella veste musicale originale. L’anno dopo lo stesso testo italiano, arricchito da alcune aggiunte a opera di Lorenzi, venne musicato da Paisiello e rappresentato di fronte ai reali di Napoli in occasione di una loro visita alla cosiddetta «popolazione di San Leucio». In quel luogo, prossimo alla reggia di Caserta, sorgeva un casino di caccia (il Belvedere) fatto riedificare nel 1773 dal re e usato per qualche anno come luogo di piacere della corte.
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⚫ Accanto al Belvedere era stata impiantata una manifattura di seta e realizzato un villaggio per i lavoranti. La vita della comunità, che giunse a comprendere circa duecento membri, era governata da un regolamento volto a creare dall’alto un esempio di società ideale, coniugando principi egualitari e assoluta devozione al sovrano. Il lusso era bandito, essendo il «merito» l’unica forma di distinzione; il principio dell’amore fraterno elevato a base della coesistenza; i matrimoni alieni da qualunque motivo di interesse («nella scelta non si mischino punto i Genitori, ma sia libera de’ giovani», prescrivono le regole pubblicate a Napoli nel 1784). Non può meravigliare che proprio in un ambiente simile si sia scelto di mettere in scena uno spettacolo edificante come la Nina, estrema celebrazione in chiave borbonica delle utopie settecentesche e rousseauiane. Marsollier aveva infatti sceneggiato la storia di un amore contrastato tra la figlia di un nobile e un giovane di condizione più bassa, con il lieto fine a ristabilire il primato dei sentimenti sul pregiudizio.
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⚫ La fortuna italiana della Nina pazza per amore di Dalayrac iniziò nel 1788 al Teatro Arciducale di Monza, quando l’opera venne rappresentata tradotta in italiano da Giuseppe Carpani, protagonista Anna Morichello Boselli, espressamente prescelta per le sue qualità di attrice cantante. La letteratura musicale non restituisce sempre il ruolo che, invece, spetta al traduttore e librettista della Nina, perché, di fatto, è grazie alla sua intuizione artistica ed al suo obbiettivo culturale che Nina è divenuta un’opera fondamentale nella storia del teatro musicale. Si trattava di un avvocato, intellettuale nato e cresciuto culturalmente nell’Aufklaerung milanese, legato alla corte austriaca, autore di piéces teatrali e libretti d’opera, nonché di saggi di argomento musicale, in particolare su Haydn e Rossini, in rapporto con intellettuali ed artisti del suo tempo. La traduzione della Nina, riferita alla prima fase dei lavori di Carpani per il teatro, si inquadrava in un obbiettivo ben preciso, quello della revisione del teatro musicale italiano sulla base delle avanguardie europee Nell’opera musicata da Dalyrac vi erano alcuni elementi di novità e di modernità per il giovane Carpani, cioè la formula dell’operà comìque di brani cantati alternati a brani parlati, senza recitativi, il soggetto di target squisitamente borghese, il nuovo tema della pazzia amorosa. L’interesse da parte di Carpani per Nina, ou la folle par amour fu tale che le manipolazioni al testo francese furono minime ed in questa aderenza all’originale gli storici della musica hanno potuto riscontrare il notevole interesse per un modello di teatro musicale del tutto estraneo alla tradizione italiana. La sostituzione dei recitativi con i parlati implicava la ricerca, intenzionale, di una nuova espressività da parte dei cantanti – attori protagonisti, espressività cui i cantanti italiani non erano abituati in quanto i dialoghi recitati nell’opera italiana spettavano ai soggetti comici, tipicamente dell’opera comica napoletana, e non certo ai generi sentimentali e larmoyant.
► Opera napoletana «Nina, ossia La pazza per amore» di G. Paisiello Blogger «Giulia Grisi», Il Corriere della Grisi, 21 agosto 2011 http://ilcorrieredellagrisi.blogspot.it/2011/08/opera-napoletana-i-nina-ossia-la-pazza.html
⚫ L’intento del Carpani era quello di superare la consolidata prevalenza del canto e della libertà virtuosistica dei cantanti italiani a favore di una maggiore intenzionalità espressiva delegata ai parlati-recitati che sostituivano i recitativi secchi della tradizione. Quanto alla fortuna del soggetto, essa rimase viva sia in forza dell’interesse, che alcune grandi primedonne del belcanto italiano nutrirono per la versione di Paisiello, a cominciare, guarda caso, da una delle piu’ rinomate fraseggiatrici del tempo, Giuditta Pasta, ma già prima anche la stessa Colbran, sia perché venne da subito tradotta più volte ( stando alla testimonianza dello stesso Carpani in tedesco, russo e perfino svedese…, certamente piu’ volte in inglese etc..) e rimusicata da diversi compositori (in Italia si conosce la riedizione realizzata dal duo Jacopo Ferretti - Pietro Antonio Coppola del 1835).
► Opera napoletana «Nina, ossia La pazza per amore» di G. Paisiello Blogger «Giulia Grisi», Il Corriere della Grisi, 21 agosto 2011 http://ilcorrieredellagrisi.blogspot.it/2011/08/opera-napoletana-i-nina-ossia-la-pazza.html
⚫ Fu l’illuminismo milanese ad importare un soggetto destinato a grande fortuna, ma fu solo con Giovanni Paisiello, grande esponente della scuola napoletana, che prese forma la versione più celebre nella storia dell’opera della Nina pazza per amore. Nel giugno del 1789 alla reggia di Caserta, esattamente presso il borgo di San Leucio nel parco della Villa Reale ove avevano sede le manifatture di seta, che Ferdinando di Borbone intendeva in quell’occasione pubblicizzare, l’opera andò in scena per la prima volta nella versione in un atto unico, sfruttando la traduzione del Carpani, minimamente modificata da Giambattista Lorenzi, autore di libretti per opere comiche napoletane. L’opera venne quindi portata al Teatro de' Fiorentini, teatro principale dell’opera buffa napoletana, a Napoli nel 1790 nella versione modificata in due atti, per la quale Paisiello compose un nuovo ensemble preceduto dalla famosa «canzone del pastore» ed una nuova aria per Giorgio (versione nella quale l’opera è di fatto circolata nella maggior parte delle rappresentazioni), quindi a Parma nel 1793, in una nuova versione, non autografa di Paisiello, in cui i parlati vennero sostituiti da recitativi accompagnati. Il trionfo fu completo ed indiscusso presso ogni genere di pubblico, aristocratico e borghese, nonostante l’evidente anomalia del soggetto ed la differenza di genere dalla tradizione dell’opera buffa napoletana. Paisiello, al contrario, mise la propria cifra musicale ad un soggetto destinato ad essere tanto amato da costituire un vero e proprio prototipo drammaturgico e musicale anche per il teatro lirico posteriore.
► Opera napoletana «Nina, ossia La pazza per amore» di G. Paisiello Blogger «Giulia Grisi», Il Corriere della Grisi, 21 agosto 2011 http://ilcorrieredellagrisi.blogspot.it/2011/08/opera-napoletana-i-nina-ossia-la-pazza.html
⚫ L’opera sopravvisse nella prima metà del XIX secolo grazie ad alcune celebri primedonne, come le suddette Colbran, Malibran e Pasta, che continuarono a dar voce a Nina come prima di loro avevano fatto soprani rinomati come la Banti o la Grassini. Non sappiamo esattamente in che modo e cosa eseguissero primedonne che praticavano normalmente la prassi degli inserimenti da altre opere come pure la libera interpolazione del testo originario. L’affermazione del prototipo drammaturgico della Nina, che il ritratto del 1829 di Giuseppe Molteni di Giuditta Pasta nel title role da solo ben documenta a distanza di quasi due secoli, è stigmatizzato dalle vicende compositive dei Puritani. A Parigi Bellini avrebbe scientemente inteso riallacciare la sua nuova opera alla grande tradizione italiana, napoletana in particolare, che aveva trovato anche prima di Rossini grande fortuna nella capitale francese. La Nina di Paisiello, tra l’altro il compositore preferito da Napoleone Bonaparte, non era andata incontro all’oblìo, come la maggior parte delle opere del musicista pugliese, né in Italia né in Francia, anzi continuava ad essere rappresentata al des Italiéns con grande successo, in forza anche delle proprie radici francesi. La storiografia musicale più volte ha sottolineato la preoccupazione anche di Vincenzo Bellini come dei suoi colleghi di organizzare i propri obbiettivi musicali su precedenti autorevoli e graditi al pubblico, topoi di grande successo in questo caso presso il pubblico parigino.
► Opera napoletana «Nina, ossia La pazza per amore» di G. Paisiello Blogger «Giulia Grisi», Il Corriere della Grisi, 21 agosto 2011 http://ilcorrieredellagrisi.blogspot.it/2011/08/opera-napoletana-i-nina-ossia-la-pazza.html
1a | Caserta, Belvedere a San Leucio del Palazzo Regio | 25 giugno 1789 | Opera in un atto |
2a | Napoli, Teatro dei Fiorentini | autunno 1790 | Opera in due atti, con tre arie nuove |
3a | Parma | Carnevale 1793 | I dialoghi vengono sostituiti da recitativi; la versione non è sottoscritta da Paisiello |
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