Citazioni riguardanti l'opera
Dramma lirico in quattro parti.
Libretto di Temistocle SOLERA.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 9 marzo 1842, Milano.
⚫ La storia della composizione di Nabucco mescola romanzescamente verità e fantasia nel libro Volere è potere (1869) di Michele Lessona e nel Racconto autobiografico, presumibilmente dettato da Verdi a Giulio Ricordi nel 1879. Entrambe le fonti ci raccontano, in modo più o meno fantasioso, come l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, nel periodo successivo alla composizione di Oberto, conte di San Bonifacio, offrì a Verdi un contratto per tre opere da scrivere in otto mesi, tra cui un’opera buffa, Un giorno di regno, che cadde clamorosamente alla prima esecuzione; Merelli non diede peso a questo evento e confermò comunque la sua fiducia in Verdi, offrendogli di musicare un libretto -Nabucodonosor appunto- che era stato rifiutato dal giovane compositore prussiano Otto Nicolai.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Prima fonte del libretto di Temistocle Solera è naturalmente la Bibbia, letta nella traduzione di Giovanni Deodati, come testimoniano le citazioni apposte a capo delle varie sezioni del libretto […]; nel racconto biblico non figurano però né Ismaele […] né Abigaille, e neppure Fenena. Altre fonti più vicine al libretto di Solera sono il dramma francese Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu, rappresentato nel 1836 al Théâtre de l’Ambigu-Comique di Parigi, tradotto dopo circa due anni in italiano, e il ballo storico Nabuccodonosor di Antonio Cortesi, rappresentato alla Scala il 27 ottobre 1836. Frutto della fantasia di Solera è invece l’amore non corrisposto di Abigaille per Ismaele, che non trova riscontro in alcuna delle fonti citate.
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⚫ Nonostante le pessime condizioni vocali della Strepponi nel ruolo di Abigaille (condizioni talmente critiche da costituire probabilmente la causa del taglio, a partire dalla terza recita, dell’agonia di Abigaille che chiude l’opera) e le scene e i costumi, raffazzonati alla meglio, l’opera andò in scena il 9 marzo 1842 con un successo tale da venire ripresa settantacinque volte solo alla Scala entro la fine dell’anno.
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⚫ La fortuna di Nabucco è strettamente legata al successo di una delle pagine più celebri, il coro “Va pensiero” che, erroneamente, certa critica sostiene essere stato bissato alla prima esecuzione, laddove fu invece il coro “Immenso Jeovha” a essere replicato. In realtà “Va pensiero” costituisce il fulcro ideale di un’opera che, se contempla naturalmente passioni individuali (l’amore tra Fenena e Ismaele, il conflitto tra Abigaille e Nabucco, l’amore paterno di Nabucco per Fenena), è fortemente connotata come dramma corale che si articola attraverso una serie di ampi pannelli. Non è dunque un caso che già dalla sinfonia, in cui, come di consueto, si concentra l’essenza drammatica dell’intera partitura, il tema presentato come principale sia quello della fermezza degli Ebrei di fronte alla persecuzione, seguito dal tema della maledizione di Ismaele.
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⚫ [All']impostazione del dramma come scontro di popoli corrisponde una concezione della partitura estremamente massiccia, connotata da una forte presenza degli ottoni, trattati spesso con una scrittura corale, e dalla banda. Rimane naturalmente lo spazio anche per il dramma intimo, come quello di Abigaille alla fine dell’opera: uno dei momenti più toccanti della partitura, dove il canto franto della schiava morente è orchestrato con mano leggerissima (corno inglese, arpa, violoncello e contrabbasso soli); o il momento altissimo della follia di Nabucco, alla fine della seconda parte, dove l’ampia gamma emotiva del protagonista (follia, terrore, pianto, svenimento) è condensata con una straordinaria ed efficacissima economia di mezzi.
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⚫ La grandezza della partitura di Nabucco sta proprio [nella] nuova capacità verdiana di far prevalere sempre e comunque il dramma, e funzionale a questo esito è la messa a fuoco di un procedimento che sarà fondamentale nello sviluppo della produzione successiva, vale a dire l’individuazione di un conflitto tra personalità incarnate in tipi vocali (baritono/basso, conflitto che diverrà tipico in Verdi, e che si attua qui tra Nabucco e Zaccaria; o baritono/soprano: Nabucco/Abigaille).
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⚫ Durante l’Ottocento Nabucco conobbe moltissime riprese. In occasione di una di queste (Venezia, La Fenice, 26 dicembre 1842) Verdi scrisse una ‘romanza’ in sostituzione della ‘preghiera’ di Fenena “Oh dischiuso è il firmamento”, per assecondare le richieste dell’interprete, il soprano Almerinda Granchi, che considerava la sua parte sacrificata rispetto a quella di Abigaille. Un’altra modifica da registrare -non suggellata dal placet di Verdi, ma interessante dal punto di vista storico, soprattutto per i sostenitori del carattere risorgimentale di Nabucco- è la modifica apportata a un verso significativo della cabaletta di Zaccaria “Come notte a sol fulgente”: fino al 1848 Zaccaria cantava impunemente “Che sia morte allo stranier”; fu solo a partire dalle riprese successive, quando la censura divenne più rigida e la repressione più serrata, che questa frase fu occasionalmente sostituita.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ [Il] percorso avvenne per il Nabucco di Verdi (Milano 1842), [che] Temistocle Solera trasse [dal] libretto dallo scenario del ballo omonimo di Antonio Cortesi, dato per la prima volta alla Scala di Milano il 27 ottobre 1838, in onore dell’Imperatore d’Austria giunto in visita ufficiale. […][…] le opere di maggiore successo ispiravano […] un gran numero di versioni coreografiche, che si diffondevano nei teatri italiani in contemporanea con la programmazione dell’opera stessa, mentre spesso un ballo precedente, imperniato sul medesimo argomento, poteva aver ispirato il libretto dell’opera. Parliamo quindi di nuclei soggettistici che si effondevano, circolarmente o a onde successive, in tempi molto ravvicinati, a confermare e ulteriormente nutrire il successo delle varie tipologie spettacolari ad essi ispirate. Per meglio dire, i vari soggetti, spesso assai noti, promanavano da una forma spettacolare all’altra in un breve arco di tempo, e l’impulso era fornito dal successo di una tipologia spettacolare sulle altre, tale da influenzare il circuito produttivo e le restanti due forme.
► Storia e Mito nei libretti italiani d'opera seria tra il 1825 e il 1850, Paola Ciarlantini. Da: Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, XL - XLI 2007 - 2008, Edizioni università di Macerata, 2011
⚫ Il Solera delineò a larghi tratti il disegno del suo Nabucco, lo dipinse a grandi pennellate. Epperò se a chi lo consideri come lavoro meramente drammatico non appare a sufficienza svolta e qui e qua a malapena tracciata la tela e accennato il pensiero dominante nelle varie scene, giova però molto bene al proposito del maestro, cosicché vestito di note musicali riflette un tal qual bagliore che nello spirito di chi vede e ascolta non manca di svegliare vigorose e nuove impressioni. […] Il signor Verdi […] audacemente sicuro di sé adoperò a interpretare i suoi drammatici concetti. Diciamo audacemente, ad elogio del signor Verdi, perocché ci volea codesta specie d'ardire a porsi nel piccolo ma eletto drappello de' compositori i quali […] adoperano a tutta possa a rompere anche in parte le tanto scipite, ma pur da troppo tempo adottate, consuetudini melodrammatiche, e i soliti amori, e le solite convenienze, e le inevitabili cabalette, e i grandi adagi de' finali, e le fragorose strette, e i rondò, ecc., ecc.
► Gazzetta musicale di Milano, anno I, n° 11, I. R. Teatro alla Scala, Nabucodonosor, A. M., Casa Musicale Ricordi, 1842
⚫ Ora si aggiunga che se il nuovo spartito di cui parliamo non può per avventura offrirsi come tipo perfetto della vera Opera tragica, può essere però additato come un saggio abbastanza felice e chiaramente determinato di quanto vorremmo ch'ella fosse e quale vivamente bramiamo sia da altri come da noi sentita. - Intanto ella è cosa certa che da gran tempo le volte della Scala non rimbombarono di plausi così unanimi e sinceri come quelli che festeggiarono la comparsa di questo Nabucodonosor […]. […] dalle sue prime Opere a questa il Verdi si è grandemente arricchito di dottrina, e le sue idee adquistarono uno sviluppo singolare. Talché se anche qualche critico conceder non volesse che la sua nuova Opera segni un evidente progresso nell'arte melodrammatica, non potrebbe però negarne uno grandissimo anzi straordinario nella potenza creatrice dell'artista.
► Gazzetta musicale di Milano, anno I, n° 11, I. R. Teatro alla Scala, Nabucodonosor, A. M., Casa Musicale Ricordi, 1842
⚫ Or a voler dare una nuova occhiata complessiva all'insieme della partizione, troveremmo di criticare un abuso esagerato degli unisoni, un troppo frequente impiego di melodie a frasi spezzate, quali sarebbero a modo d'esempio quella della marcia trionfale, quella del crescendo del finale primo, quella del coro de' Leviti nella parte seconda, le quali ripetendosi più e più volte nel dramma, danno un'impronta di ristrettezza nell'idee del compositore, che forse è più apparente che reale. […] Ma alle minute osservazioni che facciamo a questi nei non intendiamo dare gran peso. L'istrumentale nell'insieme è chiaro, elegante e svolto con belle proporzioni.
► Gazzetta musicale di Milano, anno I, n° 12, Critica melodrammatica, Nabucodonosor, A. M., Casa Musicale Ricordi, 1842
⚫ L'azione di questo componimento drammatico del Solera non è mossa ed agitata che per l'impeto della volontà di Nabucco; in forza del suo cieco smisurato orgoglio si viene ordendo la trama del fatto; dall'incomposta foga delle sue brame è avviluppata, e l'ardenza delle sue passioni ne precipita la catastrofe. La musica si associa molto bene colla poesia a svolgere la pittura di questo carattere che con tanta potenza di volontà determina le varie fasi dell'azione. Adunque a ben interpretare la parte di Nabucco si vuole un artista cantante, che e per possesso di scena e per sicuri e risoluti modi di canto, e per pronto e vivo sentire, fin dal primo comparire sul palco, si faccia sovrano della scena, e a sé […] attragga tutta l'attenzione del pubblico […]. Il Ronconi, pel quale venne scritta dal Verdi la parte di Nabucco, adempiva mirabilmente a queste essenziali condizioni. […] Quel non so che di duro e di risentito nelle sue mosse, l'irrequieta mobilità del suo volto, un tal quale sinistro lampeggiar dello sguardo, e per fino la naturale asprezza della voce, tutto ciò ci faceva servire a ritrarre più spiccata e maschia l'immagine morale di un personaggio dotato di sì strano e fiero umore qual è il terribile monarca del libretto italiano.
► Gazzetta musicale di Milano, anno I, n° 34, Critica melodrammatica, Riproduzione del Nabucodonosor, G. B., Casa Musicale Ricordi, 1842
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