Citazioni riguardanti l'opera
Melodramma.
Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Gaetano DONIZETTI.
Prima esecuzione: 26 dicembre 1833, Milano.
⚫ La trama, con i suoi veleni, i suoi pugnali e le sue passioni esasperate, sembrava quasi pensata in anticipo per certa tradizione melodrammatica a forti tinte che, per merito di Donizetti, ebbe in seguito modo di concretizzarsi. Il compositore bergamasco, affrontando il soggetto di Victor Hugo nella traduzione efficace anche se per forza di cose sommaria di Felice Romani, non sottolineò il lato truculento dell’argomento. Un’eroina troppo ‘demoniaca’ poco si conciliava con le figure femminili del melodramma italiano ‘epoca 1830’, tendenzialmente angelicate e sempre idealizzate. Donizetti provvide quindi allo scopo: fin dal languido recitativo iniziale “Tranquillo ei posa”, il compositore accentua di Lucrezia l’aspetto patetico e trepidante della madre in ansia per le sorti del figlio. Solo occasionalmente il suo lato peccaminoso e aggressivo avrà modo di lasciarsi intravvedere.
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⚫ L’atmosfera ‘notturna’ che circola in ogni atto e nel prologo di Lucrezia Borgia viene, per contrasto, esaltata ed enfatizzata dagli episodi ingannevolmente festosi e gai disseminati da Donizetti nel corso di tutta l’opera. Emblematico in questo senso è lo splendido brindisi di Maffio Orsini, alternato ai cupi interventi del coro fuori scena, pagina celeberrima alla quale solo un mezzosoprano-contralto dalle grandi capacità virtuosistiche può rendere pienamente giustizia.
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⚫ Orsini, ruolo en travesti, con il suo rifarsi ai moduli tradizionali rossiniani è in fondo il personaggio più arcaico dell’opera. L’influenza del Pesarese è peraltro palese anche in Lucrezia (ruolo che oggi definiremmo da soprano drammatico di agilità) soprattutto nella sua aria e cabaletta finale “Era desso il figlio mio”. Questa pagina, che si vuole ‘imposta’ a Donizetti da Henriette Méric-Lalande, prima interprete di Lucrezia, conclude l’opera nella versione del 1833. Donizetti però, per la ripresa scaligera del 1840, riscrisse il finale affidando un’aria (“Madre se ognor lontano”) a Gennaro morente, all’epoca interpretato dal grande Napoleone Moriani, il «tenore della bella morte» come fu definito.
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⚫ Relegato il personaggio di Alfonso al ruolo del ‘cattivo’ di turno, fin dagli inizi il successo dell’opera fu […] intimamente legato alle qualità vocali degli interpreti di Lucrezia e di Gennaro. A loro, infatti, Donizetti affida gli squarci più commoventi della partitura. In particolare tutto il lungo e articolato duetto finale, dal momento in cui la Borgia resta sola con il figlio dopo che gli altri sono stati allontanati (e avvelenati!); pagina che, per il suo lirismo intenso e lacerante (memorabile il “M’odi, ah m’odi” di Lucrezia), è una significativa dimostrazione dell’abilità di Donizetti nel coniugare il virtuosismo canoro a una pittura degli affetti intensa e struggente.
► Dizionario del teatro, Vedi
1a | Milano, Teatro alla Scala | 26 dicembre 1833 | |
2a | Milano, Teatro alla Scala | 11 gennaio 1840 | |
3a | Parigi, Thèâtre Italien | 31 ottobre 1840 | |
4a | Parigi | 1845 | a seguito delle azioni legali di Victor Hugo il libretto fu riscritto e rappresentato con il titolo La rinnegata |
► Wikipedia Vedi
► DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)
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