Citazioni riguardanti l'opera
Azione romantica in tre atti.
Libretto di Carlo D'ORMEVILLE, Angelo ZANARDINI.
Musica di Alfredo CATALANI.
Prima esecuzione: 17 febbraio 1890, Torino.
⚫ L’amico Giuseppe Depanis […] gli suggerì l’idea di riprendere in mano Elda (Torino, Teatro Regio, 31 gennaio 1880) e di modificarla adeguatamente anche sotto il profilo scenico. Il rifacimento del libretto fu opera di Carlo d’Ormeville e di Angelo Zanardini, con la collaborazione di Depanis, Illica e Giacosa. Catalani si accinse alla composizione sin dal settembre 1886, sicuro che la nuova Elda -ribattezzata con il nome Loreley- sarebbe stata il suo capolavoro. Il 2 gennaio 1887 così scrisse a Depanis: «Sono persuaso (…) che la Loreley , così rifatta, diventerà una fata degna di rispetto». […] la composizione si protrasse ancora per tutto il periodo estivo e solo nel novembre fu conclusa (testimone la lettera datata 17 novembre 1887, indirizzata da Milano a Depanis). Tuttavia Loreley venne rappresentata dopo alcuni anni […]. Finalmente l’opera, dopo vari contrasti e non pochi intoppi, fu rappresentata a Torino […].
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⚫ [Loreley] nel complesso riscosse un caloroso consenso da parte del pubblico (piacquero soprattutto il primo e il terzo atto, mentre il secondo fu accolto con una certa freddezza), ma anche in questa occasione non mancarono i soliti commenti a proposito della musica eccessivamente malinconica.
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⚫ L’unico personaggio che concentra tutto il vigore drammatico, e che anche dal punto di vista musicale è ben delineato, è quello di Loreley, che costituisce il fulcro di tutta la vicenda: da lei nascono l’amore, la gelosia, l’odio e la vendetta. Una figura di umile estrazione sociale (orfanella), il cui carattere forte e deciso la solleva a un ruolo predominante. È un’eroina il cui unico destino è quello di amare; sedotta e abbandonata, riscatta l’onore ferito con la morte e travolge, insieme con la propria, la vita di altre persone. Il suo sacrificio non è fine a se stesso, ma la trasforma in uno strumento di vendetta, che colpirà la rivale Anna (morta di dolore per l’abbandono di Walter) e lo stesso Walter, sopraffatto dall’apparizione di Loreley bellissima e incantatrice, che inevitabilmente lo trascinerà alla rovina.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ La componente realistica, espressa in sentimenti umani come l’amore, la gelosia, l’odio, non intacca la natura del dramma, che rimane essenzialmente fantastica, dove l’elegiaco sentimentalismo della fiaba si mescola con l’ingegnosità degli effetti in una poetica di gusto decadente; «il nuovo librettista [Zanardini] non è buon poeta né abile verseggiatore, cede spesso alle soluzioni di repertorio, ma possiede l’istinto di isolare in posizione rilevante le frasi dove il languore di Catalani può calarsi (“È morto un astro in cielo”; oppure nei versi di Loreley: «Vuoi tu provar gli spasimi/ D’una ignorata ebrezza?/ Vuoi tu languir nell’estasi/ Di celestial dolcezza?») e sa il linguaggio dei pallori smorenti e la malia canora dei sortilegi» (Cella).
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⚫ I duetti d’amore, quasi sempre appassionati, con frequenti spinte vocali nel registro acuto, inquadrano i sentimenti dei protagonisti in una dimensione umana; pure l’amore fulmineo non si tramuta in estasi assoluta e abbandono totale. Gli innamoramenti dei personaggi di Catalani, anche se fatali nelle conseguenze, hanno un’impronta già più terrena. Dal punto di vista vocale, melodie delicate e malinconiche si alternano a un periodare spesso teso, nervoso e convulso, con modi declamatori e sprazzi orchestrali. Anna e Loreley, entrambe innamorate dello stesso uomo, oltre a contrapporsi per il carattere -l’uno dolce, mite, rassegnato, quasi ‘santo’, l’altro forte e risoluto- contrastano anche nel tipo di vocalità; Anna presenta un canto delicato e purissimo (pensiamo all’aria “Amor celeste ebrezza”) di tipo belliniano, come suggerisce Carlo Gatti, mentre Loreley mantiene quasi sempre una vocalità slanciata e imperiosa, specie nella fatidica frase melodica dell’incantesimo. Leitmotiv che percorre l’opera quasi a riassumerne il significato: compare per la prima volta enunciato dall’orchestra nel preludio, per tre volte nell’atto secondo e infine alla conclusione del terzo atto, sempre subendo molteplici trasformazioni anche dal punto di vista tonale; è una frase spiegata e solare, che interrompe il corso naturale della vicenda, portatrice di eventi inaspettati e di nuove calamità; con lei nasce il sogno, ma anche l’ineluttabilità di un destino crudele.
► Dizionario del teatro, Vedi
1a | Torino, Teatro Regio | 31 gennaio 1880 | versione in quattro atti con titolo Elda, su libretto di Carlo d'Ormeville |
2a | Torino, Teatro Regio | 17 febbraio 1890 | versione in tre atti con titolo Loreley, su libretto di Carlo d'Ormeville e Angelo Zanardini |
► DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)
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