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Citazioni riguardanti l'opera

L'inganno felice

Una voce m'ha colpito

Farsa per musica.
Libretto di Giuseppe Maria FOPPA.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 8 gennaio 1812, Venezia.




Serate composite 1

⚫ A Venezia, fra l'ultimo quarto del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, un teatro in particolare, il San Moisè, si specializzò nella commissione e produzione delle cosidette farse in un atto. Le ragioni e le fortune di questo genere, quando ormai sia il dramma serio che il dramma buffo o giocoso avevano raggiunto i vertici della perfezione strutturale e ideativa, è presto detto. Purtroppo noi, amanti del teatro in musica, pensiamo che l'opera, seria o buffa, fosse il solo elemento -come accade oggi- di una serata teatrale. errore gravissimo. Fin dal secondo Seicento, per giungere all'alba del Novecento, le serate operistiche erano quanto mai composite. Di regola anche una prima esecuzione comportava la compresenza di opera e ballo; ew non pensiamo che il ballo fosse spettacolo, artisticamente parlando, di poco conto. Anzi, non di rado il ballo era più importante e ammirato dell'opera.

Una farsa speciale, Adriano Cavicchi, Venezia, 1998, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

Serate composite 2

⚫ Questa affermatissima tradizione della serata teatrale «composita», anche al fine di restare in un arco di tempo ragionevole, determinò la nascita e la fortuna della farsa in un atto: un genere che fin dal Seicento cominciò a chiamarsi col titolo di Scherzo o Introduzione teatrale, per dare l'avvio a una festa da ballo, un ballo scenico pantomimico o addirittura una tombola o una lotteria. Insomma l'operina in un atto della durata massima di poco più di un'ora, per poi lasciare spazio ad altro sollazzevole intrattenimento, ebbe gran successo in Italia.

Una farsa speciale, Adriano Cavicchi, Venezia, 1998, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

Il dramma e la commedia

⚫ […] dobbiamo pensare che per il compositore di primo Ottocento fosse un titolo di vanto e di merito far convivere nella medesima composizione il dramma e la commedia. Sull'esempio di Mozart, Rossini ci prova e, nell'Inganno felice, ci riesce con una naturalezza capace di suscitare ancora oggi tutta la nostra ammirazione.

Una farsa speciale, Adriano Cavicchi, Venezia, 1998, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

Di successo in sucesso

⚫ Forse Rossini la sera dell'8 gennaio del 1812 quando, alla fine della farsa, si alzò dal suo fortepiano dal quale aveva accompagnato i «recitativi secchi» (l'orchestra come è noto la dirigeva il primo violino) per ricevere gli entusiastici applausi del pubblico del teatro di San Moisè, non immaginava forse che quell'anno, iniziato così felicemente, si sarebbe coronato con il trionfale successo scaligero con un'operona di vaste dimensioni come La pietra del paragone (26 settembre).

Una farsa speciale, Adriano Cavicchi, Venezia, 1998, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

Esito fortunato

⚫ L’opera ebbe successo già alla ‘prima’ veneziana («aver non poteva esito più fortunato», avrebbe scritto il ‘Quotidiano Veneto’ dell’11 gennaio 1812) e rimase in repertorio, non solamente al San Moisè dove venne ripresa già nella primavera successiva, ma in molti teatri europei, quale primo grande successo rossiniano (giunse a Vienna e a Monaco nel 1816, e nel 1819 a Londra). Già nel 1819 l’editore Breitkopf pubblicava lo spartito per canto e pianoforte, e nel 1827 usciva la partitura completa a stampa. Per il suo terzo lavoro teatrale giunto sulle scene il compositore, non ancora ventenne, si era servito di un libretto che Giuseppe Maria Foppa aveva adattato da una commedia per musica, scritta da Giuseppe Palomba per Giovanni Paisiello (Napoli 1798).

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Genere semiserio

⚫ Nonostante il sottotitolo di ‘farsa’, l’atto unico si basa su una vicenda tragica tipica delle pièces à sauvetage e ormai fuori moda, in cui il dramma della separazione tra due amanti viene temperato dall’intervento di due personaggi comici, orientando l’intreccio verso il genere semiserio. Soggetto dell’operina è infatti la separazione della duchessa Isabella dal duca Bertrando, suo marito, a causa dei maneggi del malvagio Ormondo. Attorno alla coppia si muovono i personaggi comici di Tarabotto e Batone, mentre la vicenda, che si svolge presso le «cave oscure» di una miniera, è risolta dall’irrompere sulla scena buia del duca scortato dai soldati muniti di fiaccole, che arrestano il malvagio Ormondo e sventano così il rapimento di Isabella.

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Energie musicali

⚫ Rossini concentra le sue energie musicali soprattutto in due imponenti concertati: il terzetto “Quel sembiante, quello sguardo” (Tarabotto, Bertrando, Isabella), in cui i due amanti s’incontrano, e ancor più il finale, ambientato, come il finale quarto delle Nozze di Figaro, in una notte oscura e prodiga di equivoci. Notevoli anche alcuni brani solisti come l’aria di Isabella “Al più dolce e caro oggetto”. L’opera è stata ripresa, in tempi moderni, al Teatro delle Arti di Roma (21 ottobre 1952).

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