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Citazioni riguardanti l'opera

Demetrio e Polibio

Mi scende sull'alma

Dramma serio per musica.
Libretto di Vincenzina VIGANÒ MOMBELLI.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 18 maggio 1812, Roma.




Caso unico

⚫ Quest’opera rappresenta un caso unico nella storia del melodramma italiano. Rossini la compose infatti per una famiglia di artisti: Domenico Mombelli compositore e tenore; Vincenzina Viganò-Mombelli (sua moglie e sorella del celebre coreografo Salvatore Viganò) autrice del libretto; e le due figlie Ester e Anna, soprano la prima e contralto la seconda. Ludovico Olivieri, maggiordomo e cuoco di casa, disimpegnava le parti di basso.

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Partitura inedita

⚫ Domenico Mombelli notò il talento di Rossini, sì da commissionargli un’opera per la sua compagnia. Composta nel 1806, la partitura rimase inedita finché il nome di Rossini non fu più quello di uno sconosciuto. La ripartizione dei ruoli rientra nella tradizione classica, che vuole il contralto en travesti (Anna Mombelli, Demetrio-Siveno) nel ruolo di amoroso (un tempo predominio degli evirati cantori), il tenore (Domenico Mombelli, Demetrio-Eumene) antagonista del contralto e la prima donna (Ester Mombelli, Lisinga) soprano. Schema che ricorrerà spesso nella produzione del pesarese, ad esempio in Ciro in Babilonia, Tancredi, Sigismondo, Bianca e Falliero.

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Fatuità della storia

⚫ Il libretto della Viganò si attirò numerose critiche. La pecca principale non risiede nella fattura dei versi, ma nell’essere un testo ancorato lati più deteriori della tradizione settecentesca: quindi fatuità della storia, complessità dell’intreccio nel quale si susseguono, senza posa, agnizioni, rapimenti, ritrovamenti. I momenti musicali del dramma sono svolti quali puri e semplici ‘affetti’ avulsi dallo svolgimento della storia; una serie di luoghi comuni riscattati però dalla musica e dal canto.

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Accoglienza

⚫ L’opera ebbe un’ottima accoglienza, come scrisse il ‘Giornale Politico del Dipartimento di Roma’, in virtù di una musica «che accarezzava l’orecchio» e per l’ottima interpretazione delle due protagoniste. Dopo Roma, il Demetrio e Polibio, sempre interpretato dalla famiglia Mombelli, approdò, l’anno successivo, al Teatro Carcano di Milano e a Como […]. Allorché il sodalizio tra le due sorelle si sciolse, l’opera uscì dal repertorio. I letterati, viaggiatori, e scrittori dell’epoca che assistettero all’opera furono concordi nel magnificare la semplicità della musica, che lasciava spazio al canto, e furono altresì concordi nell’applaudire, con toni trionfali, l’interpretazione delle sorelle Mombelli. Il Berchet ascoltò Demetrio e Polibio al Carcano di Milano nel 1813 e ne fece un’analisi minuziosa, sottolineando il carattere prettamente ‘italiano’ della musica, la semplicità degli accompagnamenti, il parco uso delle fioriture e il riferirsi ai compositori passati: «rispettandone l’ombre senza seguirle servilmente, si aprì una via alla gloria». Stendhal vide l’opera a Como nel 1813, e non mancò d’annotarlo nel suo diario, sottolineando la purezza del canto e la soavità delle melodie; asserendo infine che il quartetto “Donami omai, Siveno” è uno dei capolavori di Rossini.

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Bellezza melodica

⚫ Tra i brani più originali per la bellezza melodica, l’inventiva e la fresca semplicità del canto occupa un posto di rilievo il duettino di Lisinga e Siveno “Questo cor ti giura amore” (I,3), che prelude a tanti duetti di soprano e contralto nei quali Rossini radunava insieme bellezza, tenerezza e malinconia; l’aria ‘del sonno’ di Lisinga nel finale primo “Mi scende sull’alma”, e infine il quartetto “Donami omai, Siveno” (II,2), più volte lodato dai contemporanei del Pesarese.

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Autoimprestiti

⚫ Con il Demetrio e Polibio inizia la pratica degli ‘autoimprestiti’, ovvero la trasposizione di temi o interi brani musicali da un’opera all’altra. Prassi assai comune all’epoca, poiché i maestri di musica, pressati come erano da nuove e incalzanti commissioni, spesso non avevano il tempo di scrivere musica nuova. Il motivo iniziale del duetto Polibio-Siveno “Mio figlio non sei, / pur figlio ti chiamo” (I,1) diversamente sviluppato tornerà nell’aria del contralto “T’abbraccio ti stringo, / Mio tenero figlio” (II,12) nel Ciro in Babilonia (1812). L’aria di Siveno “Pien di contento il seno” (I,1) diventerà il brindisi alternativo “Beviam tocchiamo a gara” di Pippo nella Gazza ladra, che Rossini scrisse per Rosmunda Pisaroni. Il duetto Siveno-Lisinga “Questo cor ti giura amore” (I,3) finisce nel Signor Bruschino (1813) come duetto Sofia-Florville “Quant’è dolce a un’alma amante” (I,1); il principio del brano servirà anche da tema al primo coro nel secondo atto della Pietra del paragone (1812).

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Freschezza del mattino

⚫ Il Demetrio e Polibio fu assai amato grazie al pathos che la pervade, e perché, come scrisse il Beyle, quelle arie erano i primi fiori della fantasia di Rossini; hanno tutta la freschezza del mattino della vita.

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