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Citazioni riguardanti l'opera

La Dafne

Da' fortunati campi, ove immortali

Favola.
Libretto di Ottavio RINUCCINI.
Musica di Jacopo CORSI, Jacopo PERI.
Prima esecuzione: anno 1600, Firenze.




Poco numero di suoni

⚫ «Messa in musica dal Peri con poco numero di suoni, con brevità di scene e in piccola stanza rappresentata» (scriveva un contemporaneo, Pietro Bardi), di questa Dafne non si conosce con certezza la data della prima rappresentazione, avvenuta in forma privata, così come delle repliche successive (1598, 1599, 1600 e 1604); inoltre ci sono pervenuti solo alcuni brani della musica, due di Jacopo Corsi e quattro (fra cui il prologo e un’aria) dello ‘Zazzerino’, cioè Jacopo Peri, musicista che Corsi aveva chiamato a collaborare.

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Tessuto metrico

⚫ Nel tessuto metrico organizzato dal poeta, ai versi sciolti (endecasillabi e settenari) predominanti, si alternano rare sequenze strofiche; prologo e cori si allineano in questo in alcuni momenti particolarmente espressivi nel corso dell’azione: il canto di Apollo in onore dell’alloro, in terzine, un’ottava sentenziosa cantata da Amore.

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Testo in musica

⚫ Può essere considerato il primo esempio di opera in cui il testo viene in musica dal principio alla fine; nacque sulla traccia di un intermedio rappresentato nel 1589, sempre su libretto di Ottavio Rinuccini: Il combattimento di Apollo con il Pitone, rielaborato e integrato nella prima scena, un po’ avulsa dal seguito della favola. La rappresentazione della Dafne suscitò molto interesse, tanto che fu replicata nei carnevali successivi, ogni volta con qualche modifica nel testo e nella musica, e aprì la via all’Euridice. Il testo più antico pervenutoci è il libretto stampato nel 1600; nel 1608, con alcune aggiunte e varianti, fu intonato da Marco da Gagliano.

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Aura pastorale

⚫ Non mancano i luoghi tipici del teatro tragico e pastorale: il monologo narrativo (il racconto del nunzio), il lamento di Apollo, il coro con effetti di eco. Il libretto rimanda chiaramente all’aura pastorale e alla tradizione rappresentativa che fa capo alle opere di Tasso e Guarini, discostandosi così dalla prospettiva puramente spettacolare degli intermedi.

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Tecniche narrative

⚫ […] Del trattatello didascalico in forma scenica -un’amabile didassi, esercitata entro la cerchia di cortigiani erotismi- la Dafne ha la struttura, con le sue disputazioni teoriche a dialogo (il secondo episodio), l’exemplum pratico (gli episodi terzo, quinto e sesto), i cori di commento e le sparse sentenze. Né sfugge ad una rigidità d’impianto che conosce fin troppo repentini passaggi -salti, piuttosto- da una scena all’altra: oltre alla prima, di cui s’è detto, ne è esempio la quarta, intromissione di un trionfo d’Amore con risvolti “macchinistici” (l’ascesa al cielo di Venere ed Amore) […]. Ma la scena ultima (prima del Coro finale che esorta a non imitare il comportamento della sdegnosa Dafne) è invece riservata ad un “lamento” di Apollo («Dunque ruvida scorza»), spostando quindi l’interesse della rappresentazione verso il patetico anziché in direzione di una spettacolarità eminentemente visiva. Fin dall’episodio precedente, col lungo racconto del Nunzio narrante la triste sorte di Dafne («Quando la bella ninfa»), essa era andata sciogliendo il suo procedere a sbalzi, per quadri viventi (così tipico dell’intermezzo), in favore di tecniche narrative più vicine agli istituti teatrali contemporanei, particolarmente quelli della pastorale di cui la Dafne in generale riprende più d’un elemento: ambientazione ed i personaggi silvestri, la tematica imperniata sulle vicende d’amore, i momenti di acuta espressione patetica, le scene con l’eco (quella iniziale).

Il secolo cantante, Paolo Fabbri (Bulzoni, 2003)

L'armonia «mezzana»

⚫ […] Jacopo Peri […] volle avvicinarsi maggiormente alla melopea greca, creando così «un'armonia, che avanzando quella del parlare ordinario, scendesse tanto dalla melodia del cantare che pigliasse forma di mezzana»: vale a dire, egli diede forma allo stile espressivo detto del «recitar cantando» (termine coniato però da Emilio de' Cavalieri), fatto di frasi ritmicamente e melodicamente vicine alle inflessioni oratorie, sottolineate da un pacato sfondo strumentale atto a fornire i pilastri armonici dell'accompagnamento (il cosidetto «basso continuo).»

Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo L'opera in Italia, Torino, 1977, UTET

La musica e la lingua

⚫ Il breve melodramma Dafne, composto […] su un argomento mitologico ricco di spunti drammatici, anche se ugualmente pervaso di spirito pastorale, fu anch'esso tutto musicato, dialoghi, monologhi e cori: così i cameratisti credevano che fosse concepito il teatro classico, anche se il Peri non ardisce precisamente «affermare questo essere il canto nelle greche e nelle romane favole usato» e crede semplicemente «esser quello che solo possa donarcisi dalla nostra musica, per accomodarsi alla nostra favella».

Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo L'opera in Italia, Torino, 1977, UTET

Uno straordinario successo

⚫ Questa Dafne, messa in scena in casa Corsi, ebbe uno straordinario successo, tanto che fu recitata per tre carnevali consecutivi, probabilmente negli anni 1598, 1599, 1600 […], ogni volta tuttavia con qualche modifica nel testo e nella musica.. Il nuovo stile recitativo ebbe subito imitatori e seguaci: il vecchio cameratista Piero (o Pietro) Strozzi lo gustò sommamente, la grande Vittoria Archilei lo onorò delle sue esecuzioni, Giulio Caccini si affrettò a comporre anch'egli una Dafne (rappresentata forse nel 1600), e persino il Cavalieri cercò di riprodurre il «recitar cantando» nella sua Rappresentazione di Anima et di Corpo.

Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo L'opera in Italia, Torino, 1977, UTET

Versioni

1a Firenze, Casa Corsi carnevale 1598
2a Firenze, Casa Corsi 18 gennaio 1599 ripresa con aggiunte
3a Firenze, Palazzo Pitti 21 gennaio 1599 ripresa con aggiunte
4a Firenze, Casa Corsi agosto 1600 ripresa con aggiunte
5a Firenze, Palazzo Pitti 26 ottobre ripresa con aggiunte

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

Altri compositori dello stesso libretto

Marco da Gagliano Mantova, Teatro di Corte gennaio 1608 libretto con ampliamenti
Heinrich Schütz Torgau, Castello di Hartenfels aprile 1627 libretto tradotto in tedesco e adattato da Martin Opitz

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

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