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Citazioni riguardanti l'opera

I Capuleti e i Montecchi

Oh! quante volte, oh! quante

Tragedia lirica.
Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Vincenzo BELLINI.
Prima esecuzione: 11 marzo 1830, Venezia.




Compositore riluttante

⚫ Negli ultimi giorni del 1829 Bellini si trovava a Venezia per curare l’allestimento del Pirata, che sarebbe andato in scena alla Fenice -con gli opportuni adattamenti- ai primi del gennaio 1830. Come terza opera della stagione, il teatro veneziano aveva programmato un nuovo lavoro di Pacini. Ma non appena fu chiaro che quest’ultimo, oberato di lavoro, non avrebbe tenuto fede all’impegno, la presidenza del teatro, l’impresario e l’intera città si diedero a pregare Bellini perché scrivesse lui un’opera al posto del collega inadempiente. Il compositore fu dapprima riluttante, non amando lavorare assillato dalla fretta e nutrendo forti timori che il poco tempo a disposizione avrebbe portato a un insuccesso; ma finì per cedere alle pressioni.

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Riutilizzo

⚫ Convocato a Venezia Romani, compositore e librettista convennero di utilizzare nuovamente il libretto che lo stesso Romani aveva scritto, pochi anni prima, per Nicola Vaccai (Giulietta e Romeo, Milano 1825), rimaneggiandolo e mutandone il titolo. […] Per parte sua, anche Bellini intendeva rielaborare materiale già pronto: I Capuleti e i Montecchi, infatti, riprendono in gran parte - riadattandole o utilizzandole tali e quali - le melodie di Zaira che, dopo lo sfortunato esordio al Teatro Ducale di Parma nel 1829, era stata ritirata dalle scene. La nuova opera fu portata a termine nel giro di un mese e mezzo, un tempo insolitamente breve per Bellini, che accusò lo sforzo con tensioni nervose e problemi di salute.

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Adattamento

⚫ Alla fine [del 1829], il 26 dicembre, I Capuleti e i Montecchi aprirono la stagione di carnevale al Teatro alla Scala di Milano. Per l’occasione, Bellini rimaneggiò ampie porzioni della partitura: abbassò, in particolare, la parte di Giulietta per renderla adatta alla tessitura del mezzosoprano Amalia Schütz Oldosi. Della nuova versione, tuttavia, il compositore non rimase interamente soddisfatto.

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Espressività del canto

⚫ Dopo aver sperimentato, con La straniera, una declamazione asciutta e un canto poco espansivo, nei Capuleti Bellini torna al lirismo canoro, all’effusione di melodie morbide, elegiache, accattivanti, che al soggetto posto in musica -la tragica storia degli amanti veronesi- si confanno perfettamente; alla dolcezza melodica, I Capuleti e i Montecchi uniscono l’espressività del canto, l’attenzione per l’intonazione del testo poetico, l’equilibrio della strumentazione.

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Primo finale

⚫ Nella stretta del primo finale v’è un luogo che attira l’attenzione generale (suscitò, tra l’altro, l’entusiasmo di Berlioz): nel tumulto collettivo, i due giovani protagonisti intonano la loro melodia all’unisono (“Se ogni speme è a noi rapita”), esprimendo comunione perfetta d’affetti e d’intenti.

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Finale dell’opera

⚫ Anche il finale dell’opera è assolutamente degno di nota: tutto in stile declamato, in un’alternanza continua tra recitativo accompagnato e arioso, presta la massima attenzione ai trapassi psicologici dei personaggi in scena e raggiunge vette d’alto patetismo. Per la sua novità, il finale sconcertò una parte del pubblico ed ebbe un’accoglienza controversa.

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Altri compositori dello stesso libretto

Nicola Vaccai Milano, Teatro della Canobbiana 31 ottobre 1825 titolo Giulietta e Romeo, libretto attinto in parte dal libretto di Giuseppe Maria Foppa per Giulietta e Romeo di Nicola Zingarelli
Eugenio Torriani Vicenza, Teatro Eretenio estate 1828 come sopra

DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)

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