Citazioni riguardanti l'opera
Farsa giocosa per musica.
Libretto di Giuseppe Maria FOPPA.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 27 gennaio 1813, Venezia.
⚫ l’autoironia del Rossini intento a scrivere i Péchés de viellesse non era un’arma nuova, se fin dalla prima gioventù, all’epoca della composizione del Bruschino, apponeva al termine della sinfonia la frase «Dio ti salvi l’anima». Il motivo? Certamente il gesto provocatorio richiesto ai violini secondi di battere con il legno dell’archetto sui paralumi o sottolumi di latta allogati sui leggii o sulle corde, a seconda di come si interpreta la notazione nell’autografo di questa piccola burla.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Il cronista del ‘Giornale dipartimentale dell’Adriatico’ non aveva dubbio nell’imputare l’insuccesso della farsa esclusivamente alla qualità della musica. Rivelava sì alcuni appunti al libretto, biasimandone l’artificio e la complicazione, ma rimandava la responsabilità ultima alla fonte originale da cui il libretto era tratto.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Tra inganni, intrighi e astuzie nella migliore tradizione della farsa veneziana, la partitura del Bruschino, a dispetto della sua pessima fortuna, rivela una fattura estremamente accurata: funziona come una perfetta macchina teatrale.
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⚫ La condotta vocale e la strumentazione delle arie e degli insiemi è di grande perizia: si veda la cavatina di Gaudenzio (“Nel teatro del gran mondo”), o il terzetto (“Per un figlio già pentito”), o il finale, con il gioco onomatopeico della ripetizione delle ultime sillabe «son pentito, -tito, -tito», o ancora l’aria di Sofia (“Ah donate il caro sposo”), impreziosita dall’uso del corno inglese in funzione concertante.
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⚫ La musica è improntata a una gioiosa leggerezza, che trascina l’esile ordito drammaturgico senza una battuta d’arresto verso il vorticoso finale.
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⚫ Va anche segnalato fra i primi interpreti dell’Inganno felice Filipppo Galli, da poco passato al ruolo di basso cantante (era tenore) che sarebbe stato il primo esecutore di tutti i più importanti ruoli pensati da Rossini per questa tessitura vocale, da Asdrubale nella Pietra del paragone a Mustafà nell'Italiana in Algeri, a Selim nel Turco in Italia, fino ad Assur nella Semiramide.
► Gioachino Rossini, L'occasione fa il ladro, Supplemento a La fenice, Michele Girardi, Edizioni del Teatro La Fenice di Venezia, 2012
⚫ Nel periodo a cavallo fra tardo Settecento e primo Ottocento si diffuse nei teatri d’opera italiani la farsa in un atto. […] Nonostante l’effimera durata del suo successo, la farsa è considerata di notevole importanza storica per l’impulso dato alla nascita e alla diffusione del repertorio, anzitutto. Costruita con personaggi e ingredienti drammaturgici tipici dell’opera buffa settecentesca […], la farsa se ne distanziava soprattutto perché la sua brevità costringeva a serrati ritmi drammatici, articolati su equivoci, sorprese e colpi di scena. Durante il suo sviluppo la farsa si arricchì ben presto del canto di coloratura […]. Fu proprio nell’ambito della farsa che il giovane Rossini intraprese la carriera di compositore d’opera, firmando nel triennio 1810-1813 cinque titoli per il Teatro San Moisè di Venezia: La cambiale di matrimonio, L’inganno felice, La scala di seta, L’occasione fa il ladro, Il signor Bruschino. Ad accomunare questi lavori furono le consistenti affinità di struttura: sei personaggi (cinque nell’Inganno felice) per una forma articolata in: 1. sinfonia, 2. introduzione tripartita (duettino, cavatina e terzetto), 3. duetto o aria, 4. aria, 5. concertato, 6-7. duetto e aria (o viceversa), 8. finale (in almeno tre tempi, con, nella stretta, il tutti consueto).
► Gioachino Rossini, L'occasione fa il ladro, Supplemento a La fenice, Michele Girardi, Edizioni del Teatro La Fenice di Venezia, 2012
⚫ Il Signor Bruschino […] venne annunciata dal «Giornale Dipartimentale dell’Adriatico» contemporaneamente al Tancredi per il Teatro La Fenice (16 gennaio 1813). L’opera ebbe un tonfo clamoroso, né ai nostri occhi questo appare chiaro, dato che l’argomento non presenta particolarità scabrose rispetto ad altri momenti delle precedenti farse. Dalla critica del giornale, insolitamente estesa anche rispetto alle due precedenti, nessuna delle quali del tutto positiva, non ricaviamo lumi maggiori. […] Comunque se ne deduce che un primo motivo di disgusto è causato dal disaccordo sul modo di concepire i soggetti francesi, poiché Bruschino deriva da Le fils par hasard. Subito dopo però si riconosce che Foppa è riuscito a lavorare bene coi mezzi a sua disposizione, e quindi che se qualcosa non funziona la colpa dovrebbe essere attribuita all’originale farsa francese da cui l’opera era tratta. Quindi ciò che non va è proprio lo svolgimento che Rossini fa del soggetto. Innanzitutto la sinfonia, in cui i violini secondi devono battere coll’arco sui coprilampada dei leggii («la battuta delle pianelle de’ lumi dell’orchestra»), che venne eseguita, a quanto pare, soltanto la seconda ed ultima sera (venerdì 29 gennaio) dato il rifiuto opposto dagli strumentisti. Almeno la prima sera, quindi, questo motivo non poteva essere la causa della gazzarra. Allora la trattazione delle voci: fuori del loro registro naturale, sostiene il cronista. Ma questo dato non sembra rilevante, né rispetto alla scrittura vocale rossiniana in generale, né rispetto a quella che il maestro utilizzava in quel periodo. Né tantomeno difettava la caratterizzazione drammatica, viva quanto poche altre opere in quel periodo eccezion fatta forse per la sola Pietra del paragone. Questo fiasco, perciò, continuerà a restare inspiegabile.
► Gioachino Rossini, L'occasione fa il ladro, Supplemento a La fenice, Michele Girardi, Edizioni del Teatro La Fenice di Venezia, 2012
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