Citazioni riguardanti l'opera
Libretto in tre atti e un prologo.
Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 12 marzo 1857, Venezia.
⚫ Fra tutte le prime versioni di opere verdiane, quella del Simone riveste un significato del tutto particolare, significato rimasto in ombra dopo la radicale revisione effettuata ventiquattro anni dopo, tanto più in ombra posta com'è fra lo splendore musicale della cosidetta «trilogia romantica», che lo precede, e quello di Un ballo in maschera, che lo segue. Opera sperimentale quant'altre mai, con essa Verdi imprime una sorta di accelerazione nell'impiego degli strumenti compositivi e scenici. Come tale il primo Simone esprime una svolta decisiva della drammaturgia verdiana. Nel far propri taluni aspetti del grand-opéra, ma anche nel sondare la complessità narrativa del teatro recitato, nell'esplorare nuove soluzioni scenografiche (in particolare nell'uso dei praticabili e negli effetti di luce) e nel perfezionare la tecnica strumentale alla ricerca di nuovi impasti timbrici, l'autore sembra orientarsi verso il «romanzo cantato». […] Riascoltare la primitiva versione del Simone aiuta a comprendere assai meglio l'evoluzione stilistica che sta appunto tra la «trilogia romantica» e quei capolavori. [Id est Un ballo in maschera e Aida n. d. c.]
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Ma è solo alla metà di maggio [1856 n. d. c.] che […] il compositore è nella condizione di sottoscrivere l'impegno per la sua quinta opera veneziana (aveva iniziato alla Fenice nel 1844 con Ernani, cui avevano fatto seguito Attila nel 1846, Rigoletto nel 1851 e Traviata nel 1853), a condizione di […] far aggiungere alla compagnia di canto - già comprendente […] la prima donna Luigia Bendazzi, il tenore Leone Giraldoni e il basso Giuseppe Echeverria - «alcune buone parti comprimarie» […]. Sull'argomento che Verdi avrebbe trattato per la quinta opera nulla traspare […] è solo da un brevissimo accenno […] del 25 agosto che finalmente si apprende il titolo dell'argomento: Simon Boccanegra […] ricavato da un dramma rappresentato a Madrid nel 1843 e ispirato al personaggio storico del primo doge della repubblica di Genova, di cui era autore ancora quel Antonio Garcia Gutiérrez, coetaneo di Verdi (1815 - 1884), il cui lavoro giovanile El Trovador aveva fornito al compositore, tre anni prima, la materia drammatica del Trovatore, opera che stava ormai dilagando su tutti i teatri europei.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ A Parigi è Verdi stesso che stende il programma della nuova opera; più esattamente si tratta del «libretto in prosa», conforme un metodo di lavoro da lui già adottato in precedenza con Piave, almeno sin dai tempi di Macbeth, e che in seguito applicherà anche con Somma per Un ballo in maschera e con Ghislanzoni per Aida, al librettista riservando solamente il compito di tradurre la prosa del “programma” in versi musicabili. […] Sorpresa nel ricevere un testo in prosa anziché in versi, la Presidenza ne chiede spiegazioni. Risponde Verdi il 5 settembre a Piave: «A che giova finire entro il mese la poesia di Simon Boccanegra? La Polizia, e la Presidenza non hanno un programma, ma il Dramma totalmente fatto. Cosa importa che per ora sia in prosa od in versi? […] questo Simone ha qualche cosa di originale, così bisogna che il taglio del libretto, dei pezzi etc. etc. sia più originale che si può. Ciò non può farsi se noi non siamo insieme.»
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ […] il compositore rivolge al poeta alcune raccomandazioni per la messa in scena che rivelano la grande importanza da lui attribuita ad alcuni aspetti dell'allestimento in ordine a taluni effetti musicali e drammatici; in particolare: […] «Cura molto le scene: le indicazioni sono abbastanza esatte nonostante mi permetto alcune osservazioni = Nella prima scena il Palazzo di Fieschi è di fianco, bisogna che sia ben in vista di tutto il pubblico, perché è necessario che tutti veggano Simone quando entra in casa, quando viene sul balcone, e stacca il lanternino: credo d'averci cavato un effetto musicale che io non voglio perdere causa la scena. - Più desidererei che avanti la chiesa di S. Lorenzo vi fosse una piccola gradinata praticabile di 3, o 4 gradini, con qualche colonna le quali servirebbero per appoggiare e nascondere ora Paolo, ora Fiesco… etc. etc. […] Raccomando la scena ultima: quando il Doge ordina a Pietro di schiudere i balconi devesi vedere l'illuminazione ricca, larga che prenda un gran spazio, onde si possano vedere bene i lumi che a poco a poco, l'un dopo l'altro si spengono fino a che alla morte del Doge tutto è nella profonda oscurità. È un momento, io credo, di gran effetto, e guai se la scena non è ben fatta.»
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ È assai probabile che già in quell'occasione Verdi facesse adottare dall'orchestra della Fenice (come un anno più tardi farà al San Carlo di Napoli per la stessa opera) la disposizione «moderna», vale a dire per famiglie di strumenti, riunendo in particolare quegli strumenti - viole, violoncelli e contrabbassi - che solitamente suonavano “disuniti” ovvero sparsi fra gli altri strumenti: l'adozione di una tale misura si rendeva necessaria per l'accresciuto ruolo concertante di tali strumenti nella nuova opera del compositore, e in particolare per un passo dei violoncelli che per la ripresa di Reggio Emilia […] Verdi sarà costretto a modificare in versione semplificata.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Questa volta Verdi […] risponde a Giulio Ricordi il 20 novemnbre 1880 dichiarandosi non solo disponibile alla ripresa del Simon Boccanegra rimettendo mano alla partitura, ma addirittura avanzando concrete ipotesi per la revisione […]: […] Ma torniamo al Second'Atto. […] Cosa si potrebbe trovare? […] Preparativi di guerra o con Pisa o con Venezia?… A questo proposito mi sovviene di due stupende lettere di Petrarca, una scritta al Doge Boccanegra, l'altra al Doge di Venezia dicendo loro che stavano per intraprendere una lotta fratricida, ché entrambi erano figli d'una stessa madre, l'Italia etc. etc. Sublime questo sentimento d'una patria italiana in quell'epoca! (testo della nota 132 al saggio: Appartenenti alle Familiari si tratta della lettera ottava del libro decimoprimo al Doge di Venezia Andrea Dandolo (Padova, 1351) e la quinta del libro decimoquarto al Doge di Genova Simone Boccanegra (Avignone, 1352). Nella biblioteca di Villa Verdi a Sant'Agata si conservano tuttora i due volumi, appartenuti al maestro, delle Lettere di Francesco Petrarca. Delle cose familiari libri ventiquattro. Ora la prima volta volgarizzate e dichiarate con note di Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier, 1863-64)
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Il lavoro di revisione si svolge nell'arco di circa due mesi, da dicembre a febbraio, in perfetto accordo fra musicista e poeta (quasi una prova generale, per Verdi, di un'eventuale collaborazione per Otello). Sulle prime tale lavoro sembra limitarsi a poche seppure importanti modifiche; […]. Ma ben presto il lavoro di modifica prende la mano a Verdi e infine allo stesso Boito. Cardine della revisione è la seconda parte dell'atto primo: al [posto del - n.d.c.] lungo e farraginoso finale, in stile grand opéra, della versione veneziana […], viene inserita la complessa scena del Senato con la famosa citazione dell'appello del Petrarca («il romito di Sorga») e con la maledizione di Paolo (il «manigoldo impuro»), uno degli affreschi più impressionanti di tutto il teatro verdiano.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Gran parte della versione primitiva rimane apparentemente intatta; tuttavia le modifiche e ritocchi sono tali da apportare una riorganizzazione sostanziale del dramma, e non solo nell'assetto formale: in tal senso la concezione drammaturgica di Verdi segna una nuova svolta, anticipatrice del prossimo Otello, attraverso l'abbandono del pezzo chiuso e la ricerca di un discorso musicale ininterrotto che abbracci l'azione drammatica da un capo all'altro in un respiro unitario. […] Il nuovo Simone rimane pur sempre un'opera che narra le vicende di un potere minacciato […], di lotte fratricide fra patrizi e plebei, di rivalità fra nobili e mercanti, che scorre fra vendette, tradimenti, rapimenti, pugnali, veleni… Ma la revisione, pur mantenendo gran parte della musica vecchia, lo rende interamente nuovo, nuovo soprattutto per concezione drammaturgica. Vero è che gli elementi di una nuova drammaturgia musicale erano pur presenti nella primitiva versione: ma non interamente sviluppati e risolti.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Vecchio e nuovo Simone: un'opera sola, due drammi diversi. La vicenda rimane pur sempre quella di un potere in crisi, di lotte fratricide di nobili e popolani, di antichi rancori, di affetti familiari, di gelosie, situazioni tutte che scorrono fra tradimenti, agnizioni, rapimenti, pugnali, veleni, benedizioni… Ma la revisione, pur mantenendo gran parte della musica vecchia e accogliendo tutti quegli aspetti innovativi già presenti nella primitiva versione e basati sulla ricorrente interferenza fra recitativo e pezzo chiuso (vedi in particolare il Prologo), conferisce al dramma un nuovo aspetto, nuovo soprattutto per concezione melodrammaturgica. I personaggi di Simone e Fiesco […] assumono ben maggiore complessità psicologica e un rilievo drammatico ben più incisivo e al tempo stesso più sfumato. Ancor più rilevante, rispetto alla prima versione, il peso che nella revisione viene ad assumere la figura di Paolo sotto la spinta di un Boito notoriamente incline verso personaggi mefistofelici e barbareschi: la sua dimensione tragica già prefigura quella imminente di Jago.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ È merito precipuo della Verdi-Renaissance tedesca la rinascita e il definitivo recupero alle scene del Simon Boccanegra: il 12 gennaio 1930 viene rappresentato a Vienna nella versione tedesca approntata da Franz Werfel, fautore in primis della rinascita verdiana nella Mitteleuropa; quindi subito a Berlino, Francoforte, Essen, Lipsia, Lucerna, Darmstadt, nel 1931 Praga, Amburgo, Basilea, Zagabria (in croato), Lubecca… […] Nel 1932 il Simone viene consacrato dal successo internazionale sulle scene del Metropolitan di New York sotto la direzione di Tullio Serafin. […] l'opera si è lentamente, ma ormai saldamente stabilita nel repertorio internazionale, rivelandosi per certi aspetti più ”“attuale” di tanti lavori assai più popolari di Verdi.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ […] un tema tanto spesso ricorrente nel teatro di Verdi, […] ma qui reso ancor più fortemente esplicito dai moltiplicati contrasti di personaggi e di situazioni: la crisi del potere e degli affetti familiari. Tuttavia gli esiti di tali conflitti trascendono la vicenda stessa e la fine tragica del protagonista in quanto costantemente protesi verso un messaggio di pace e di amore. Messaggio in cui stanno, in gran parte, le ragioni dell'“attualità” del Simon Boccanegra di Verdi.
► Simon Boccanegra, Un'opera sola, due drammi diversi, Marcello Conati, Venezia, 2001, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
⚫ Nella primavera del 1856 Verdi si recò a Venezia per una ripresa della Traviata e in quell’occasione si accordò con i dirigenti della Fenice per scrivere una nuova opera per il massimo teatro veneziano; Piave iniziò subito la stesura del libretto, sotto il diretto controllo del compositore, che gli fornì un completo abbozzo in prosa. Tornato a Parigi in agosto, Verdi, insoddisfatto di alcune parti del libretto di Piave, pregò Giuseppe Montanelli, intellettuale esiliato nella capitale francese per ragioni politiche, di riscrivere alcune scene. Verdi iniziò a comporre la musica in autunno, ma al suo arrivo a Venezia, nel febbraio successivo, mancava ancora un intero atto, oltre a tutta la strumentazione.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ L’esito fu negativo; queste le parole di Verdi, in una lettera alla contessa Maffei: «Il Boccanegra ha fatto a Venezia un fiasco quasi altrettanto grande che quello della Traviata». La critica ebbe invece parole di elogio per la coerenza drammatica della partitura, oltre che per l’eleganza e l’espressività della melodia. Nel 1879, Verdi, che stava già lavorando con Boito al progetto di Otello, fu sollecitato da Ricordi a rivedere il Boccanegra. Il compositore, che fin dagli anni Sessanta aveva pensato a questa possibilità, accettò, a patto che anche il libretto subisse modifiche sostanziali. La scelta, per questa operazione, non poteva che cadere su Boito, il quale, oltre a rivedere numerosi passi del libretto originale, scrisse ex novo, su precise indicazioni di Verdi, la grande scena del consiglio nel primo atto. La nuova versione ebbe un’accoglienza trionfale alla Scala; fra gli esecutori, Victor Maurel (Boccanegra) e Francesco Tamagno (Adorno), che sei anni dopo sarebbero stati i primi interpreti di Jago e Otello.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Il Simon Boccanegra del 1857 presentava aspetti fortemente innovativi dal punto di vista drammaturgico, soprattutto per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi: un’opera cupa – troppo, a giudizio dello stesso Verdi – dominata dalla tinta delle voci maschili gravi. Particolarmente impressionante, a questo riguardo, è la grande forza suggestiva del prologo: infatti vi si odono soltanto i bassi e i baritoni, mentre la sezione femminile del coro figura soltanto nelle battute conclusive. La revisione del 1881, pur conservando la medesima distribuzione vocale, viene però innervata da tutta la raffinatezza dei dettagli melodici, armonici e strumentali propria dell’ultima fase creativa di Verdi e, soprattutto, dall’innesto della straordinaria scena del Consiglio, che arricchisce enormemente la caratterizzazione del protagonista. La sua accorata richiesta di pace, la calma con cui reagisce all’aggressione di Adorno, la formidabile invettiva “Plebe, Patrizi, Popolo” e infine la maledizione scagliata contro Albiani, danno a Boccanegra una dimensione di grandezza che mancava nella versione originale e che getta una luce diversa anche sugli atti successivi. Certo, il grande climax suscitato da questa scena fa sì che si avverta, nel seguito dell’opera, un leggero calo di tensione; a ciò si aggiunga che il notevole lasso di tempo che separa le due versioni determina inevitabilmente una certa disuguaglianza stilistica. Ma nella sua veste definitiva – tale è da considerare la versione del 1881 – Simon Boccanegrarappresenta sicuramente uno dei vertici della drammaturgia musicale verdiana.
► Dizionario del teatro, Vedi
1a | Venezia, Teatro La Fenice | 12 marzo 1857 | |
2a | Milano, Teatro La Scala | 24 marzo 1881 | Libretto con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito |
► DEUMM, AA. VV. (UTET, 1999)
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