Citazioni riguardanti l'opera
Tragedia lirica.
Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 27 gennaio 1849, Roma.
⚫ Stimolata dai ben noti e coevi avvenimenti bellici delle Cinque Giornate di Milano e della successiva prima guerra di indipendenza, l’opera, malgrado le aspettative di Verdi (che l’apprezzava tanto da tentarne, inutilmente, un rifacimento negli anni Cinquanta […]), trovò proprio in questo ideale legame un limite alla sua stabile affermazione sulle scene.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Verdi pervenne in quest’opera a un alto livello di definizione dei personaggi, ma non riuscì a infondervi un senso di continuità nel passaggio dal registro espressivo intimo a quello più esteriore delle scene d’assieme. Si tratta tuttavia di un lavoro assai accurato nell’orchestrazione e nella varietà delle armonie, che risente dell’influenza francese (il musicista risiedeva già da qualche tempo a Parigi), si avvale dell’esperienza drammatica del Macbeth e, dal punto di vista della grandiosità dell’ambientazione, di quella di Nabucco e Attila.
► Dizionario del teatro, Vedi
⚫ Ai moti rivoluzionari del febbraio '48 parigino fecero presto eco quelli del marzo milanese. Venuto a conoscenza della eroica riscossa delle «Cinque giornate», Verdi non se la sentì di restare a Parigi e in aprile è già a Milano, da dove il 21 aprile 1848 scrive la famosa lettera al Cittadino Francesco Maria Piave che a Venezia aveva vestito la divisa di guardia nazionale. Il Piave si rivela dunque l'amico più fidato cui svelare la propria esultanza; il librettista aveva certamente domandato al maestro notizie circa la sua attività, e Verdi esplode: «Non c'è né ci deve essere che una musica grata alle orecchie degli Italiani del 1848. La musica del cannone! […] Io non scriverei una nota per tutto l'oro del mondo: ne avrei un rimorso immenso consumare della carta da musica, che è sì buona da far cartuccie […]». E dopo questa magniloquente sparata di stile così antiverdiano, scoppia la ingenua, trionfalistica profezia: «l'Italia diventerà ancora la prima nazione del mondo!». Ovviamente, sconvolto da tale stato di esaltazione, Verdi si comprometteva con una grossa bugia quando asseriva di non poter pensare a comporre. Prova ne sia che, dato l'andamento delle sorti della guerra, ritornò a Parigi e ben presto si accinse alla composizione della nuova opera, La battaglia di Legnano, su libretto da lui richiesto a Salvatore Cammarano.
► Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo, tomo secondo Il grande ottocento, Torino, 1977, UTET
⚫ Sorvolando sul delirante trionfo della prima rappresentazione romana del 27 gennaio 1849 (dal quale non può essere disgiunto il fatto politico che tredici giorni dopo quella memorabile serata maturò la Repubblica Romana dei Mazzini, Saffi e Armellini), resta da domandarsi il perché della rapida eclissi di un'opera che sembrava nata per diventare il vangelo politico dei pubblici del tempo. Esiste, al proposito, una lettera rivelatrice dello stesso Verdi inviata al Cammarano il 23 novembre '48 da Parigi […] Verdi è preoccupato di dare maggior rilievo alla parte della donna, Lida […] è proprio su questo punto che Verdi chiede al librettista di aggiungere «un gran Recitativo agitato in cui si manifestasse la disperazione [di Lida] di sapere Arrigo consacrato alla morte, il rimorso d'essere infedele, il timore d'essere scoperta ecc. ecc. Dopo un bel recitativo, far sopraggiungere Rolando e fare un bel Duettino patetico: che il padre benedica il figlio […] l'addio alla moglie ecc. ecc. Qualche cosa insomma di molto commovente». Appare chiaro che nel concepire questo documento d'un eroico fatto d'armi, Verdi si preoccupasse dal punto di vista drammatico di sottolineare le passioni private di un'antieroica femminilità, mentre ai fini formalistici dell'opera chiedeva forti recitativi anziché arie. In tal modo Verdi segnava il capitale difetto drammatico della Battaglia, che è quello di svolgere contemporaneamente due ordini di sentimenti […]
► Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume primo, tomo secondo Il grande ottocento, Torino, 1977, UTET
⚫ Teresa De Giuli-Borsi […] nel gennaio del '49 buttò in fiamme i patrioti della Repubblica Romana alla prima de La battaglia di Legnano di Verdi e spiegò potenza vocale e forza drammatica (ciò non toglie che, accortissima, sapesse tanto sorvegliare la propria voce da rendere a pennello Gilda nel Rigoletto).
► Storia dell'opera, diretta da Alberto Basso; volume terzo I cantanti, Torino, 1977, UTET
1a | Roma, Teatro Argentina | 27 gennaio 1849 | tragedia lirica in quattro atti |
2a | Milano | 1849 | Libretto rielaborato probabilmente da Salvadore Cammarano, con titolo L'assedio di Arlem, nel quale Federico Barbarossa è sostituito dal Duca d'Alba; il libretto fu approntato prima del 27 gennaio 1849, ma il 3 febbraio 1849 Cammarano rinunciò ai suoi diritti. Rappresentato in varie città anche con titolo Lida |
3a | Parma | 1859 (?) | Riedizione e messa in scena con titolo La disfatta degli austriaci |
4a | Milano | 1861 | Revisione e messa in scena con titolo L'assedio di Haarlem |
5a | Parigi | 1880 | Rielaborazione e traduzione con titolo Pour la patrie, a firma M. Drack, per l'inaugurazione del Théâtre Château-d'Eau, mai rappresentata a Parigi, ma negli anni successivi in provincia |
► Fonti varie
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