Citazioni riguardanti l'opera
Dramma per musica.
Libretto di Giovanni Federico SCHMIDT.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 11 novembre 1817, Napoli.
⚫ L’opera fu il risultato di un progetto ambizioso per il San Carlo, ossia ‘a grande spettacolo’, con un notevole impiego di parti corali e alcuni numeri di danza. Anche il soggetto era atipico per Rossini, che in genere aveva evitato l’elemento soprannaturale nelle sue opere. Armida , però, non era Cenerentola, e ciò che in una favola era sembrato inopportuno poteva al contrario rivelarsi suggestivo in un dramma per musica.
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⚫ Le parti principali furono affidate ad Amedeo Nozzari e alla Colbran, che nei panni di Armida era, non a caso, il solo personaggio femminile dell’opera, intorno al quale ruotava l’intera costruzione drammaturgica (unica tra le opere di Rossini, Armida prevede addirittura tre duetti d’amore tra i protagonisti). L’uso controllato e sapiente di una scrittura vocale virtuosistica e brillante conferisce alla parte della protagonista una passionalità accesa e sensuale, evidente soprattutto nel monologo “D’amore al dolce impero” che conclude il secondo atto.
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⚫ […] La prima rappresentazione non fu un successo. L’opera sembrò infatti stravagante rispetto alla tradizione del melodramma italiano («Chiara la sua origine italo-alemanna», scrisse all’indomani della ‘prima’ il ‘Giornale delle due Sicilie’). In effetti Armida contiene molte pagine di impostazione nuova, a cominciare dall’introduzione orchestrale, certamente più moderna rispetto al modello messo a punto da Rossini negli anni precedenti. Anche “In quale aspetto imbelle”, un terzetto per tre tenori, dovette apparire una pagina singolare a un pubblico che pure non ignorava la tradizione operistica francese […].
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⚫ I cori furono trovati complessi e polifonicamente elaborati, le danze troppo numerose e tecnicamente impegnative. Il finale, fulmineo e conciso, con Armida che scatena le Furie e distrugge il castello costruito per Rinaldo, apparve persino stravagante e precipitoso. Armida era […] troppo audace per il pubblico napoletano e forse, più in generale, per il periodo in cui era stata presentata; ciò spiega la sua scarsa fortuna nel primo Ottocento.
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⚫ Più tardi, Rossini reimpiegò le danze nel Moïse et Pharaon francese e il duetto Carlo-Ubaldo del terzo atto nel Viaggio a Reims. Armida è ancora oggi difficile da rappresentare, in primo luogo per l’oggettiva difficoltà di reperire ben sei tenori di cui almeno tre (Rinaldo, Ubaldo e Carlo) impegnati in ruoli di primo piano.
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