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Citazioni riguardanti l'opera

Aida

Celeste Aida, forma divina

Opera in quattro atti.
Libretto di Antonio GHISLANZONI.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 24 dicembre 1871, Il Cairo.




Opera nazionale

⚫ Verdi incontrò Aida nel maggio del 1870, quando Camille Du Locle, autore del libretto del Don Carlos (1867) e neodirettore della parigina Opéra-Comique, gli spedì un soggetto egiziano ricevuto da Auguste Mariette. L’egittologo francese, al Cairo per una missione archeologica voluta da Napoleone III, aveva stretto relazioni diplomatiche e insieme amichevoli con Ismail pascià, Khedive d’Egitto, che nel novembre del 1869 aveva potuto realizzare due grandi sogni: aprire il Canale di Suez e inaugurare un teatro d’opera degno delle più importanti città europee. Per la ‘prima’ aveva scelto un’opera e un direttore italiani, Rigoletto ed Emanuele Muzio, ma ora desiderava dare al suo pubblico ‘un’opera nazionale’. Al Cairo era però impossibile un connubio tra l’eredità etnica locale e la tradizione musicale colta, così come avveniva a Budapest o a Praga, e il Khedive ripiegò su una favola che affondasse le radici nell’Egitto antico.

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Parola scenica

⚫ Verdi si mise al lavoro e in breve tempo trasformò un soggetto non privo di suggestioni, ma inerte, in un testo ricco di verità drammatica e di intensità emotiva. Su suggerimento di Giulio Ricordi chiamò quindi Antonio Ghislanzoni, con cui l’anno precedente aveva riveduto La forza del destino, a elaborare il libretto, sotto la sua diretta sorveglianza. L’apporto del musicista fu, come sempre, sostanziale e proprio nel carteggio relativo ad Aida, in una lettera all’editore, si trova la prima riflessione su quella «parola scenica» destinata a diventare un punto centrale nella riflessione su Verdi.

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Battesimo italiano

⚫ Il battesimo italiano avvenne alla Scala l’8 febbraio del 1872, con la direzione di Franco Faccio e, tra i cantanti, Teresa Stolz (Aida), Maria Waldmann (Amneris), Giuseppe Francelli (Radamès), Francesco Pandolfini (Amonasro): dal pubblico 32 chiamate in palcoscenico per l’autore, dalla critica consensi con qualche riserva.

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Camminare avanti

⚫ «Non si può andare avanti così. O i compositori devono andare indietro, o tutti gli altri devono camminare avanti», scriveva Verdi nel 1869 pensando, come ormai da molti anni, a un rinnovamento radicale dell’opera lirica. Il pubblico sembrava entusiasmarsi soprattutto per le arie e le romanze, gli impresari continuavano a gradire la magniloquenza del grand-opéra, i giovani e gli intellettuali erano sempre più affascinati dal genio di Wagner […]. Ma «camminare avanti» significava per Verdi liberare il melodramma dagli schemi in cui si era imprigionato e a poco a poco impoverito, per trasformarlo in un dramma musicale vivido e incisivo.

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Coloritura esotica

⚫ L’irrobustimento dello strumentale, l’uso di cromatismi nella coloritura esotica di alcuni passi, il ricorso a motivi tematici per l’individuazione di alcuni personaggi hanno convinto una parte della critica a sentire in Aida persino un’influenza wagneriana. Oggi si preferisce però attribuire questo spessore ‘sinfonico’ a un autonomo sviluppo verdiano.

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Alternanza e contrasto

⚫ Un preludio breve ma ricco di spunti drammaturgici introduce il conflitto che permea l’opera. Esso è costruito sull’alternanza e sul contrasto di due temi: il primo, dalle linee morbide, si collega con l’amore invincibile di Aida per Radamès; il secondo, più energico, con il giudizio inappellabile di Ramfis e dei sacerdoti. Poli opposti di una vicenda comune - da un lato una donna nobile preda del nemico e della passione, dall’altro un malvagio uomo politico impegnato nell’esercizio della propria forza - la schiava e il gran sacerdote si sfiorano ma non si incontrano mai. Sopra di loro, ‘motore’ invisibile del libretto e della partitura, domina il «Nume», la sacra Iside, evocata fin dall’inizio.

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Tra i personaggi

⚫ Tra i personaggi soltanto Radamès presenta qualche zona inesplorata, mentre è perfetta l’introspezione psicologica di Aida, Ramfis, Amonasro e soprattutto di Amneris, insieme diabolica e disarmata, imperiosa e fragile.

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Elevata tensione drammatica

⚫ Alla popolarità di Aida hanno certamente contribuito pagine fastose come la ‘Marcia trionfale’ o romanze tradizionali come “Celeste Aida”; ma il suo successo non risiede nella ‘facilità’ del linguaggio musicale, quanto nell’elevata tensione drammatica.

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Perdonate la parola

⚫ Verdi, spinto da Ferdinand Hiller a un confronto fra Don Carlos del 1884 e Aida, rispose: «Nel Don Carlos vi è forse qualche frase, qualche pezzo di maggior valore che nell’Aida; ma nell’Aida vi è più mordente e più (perdonate la parola) teatralità ». I quattro atti dell’opera sono scanditi (a eccezione del terzo) in due scene ed equilibratamente divisi tra momenti di luce e di ombra. […] In Aida Verdi riesce a fondere stili eterogenei, talvolta contrastanti, con mirabile abilità e leggerezza; e, negli argini di una scrittura più consapevole e meditata, ritrova la felicità di abbandonarsi alle avventure dell’invenzione e alla sua fecondità melodica.

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