Citazioni riguardanti l'opera ====== Il Paride ====== {{ http://www.librettidopera.it/paride/ss_01_05_1280.jpg?250|Pur ch'alfin s'abbatta, e opprima}}\\ \\ Opera musicale.\\ Libretto e musica di Giovanni Andrea Angelini BONTEMPI.\\ Prima esecuzione: 3 gennaio 1662, Dresda.\\ \\ \\ \\ \\ ===== La nuova forma ===== ⚫ Maestri italiani, come Antonio Scandello e Giovanni Battista Pinello de Gherardi, avevano già lavorato in Sassonia verso la fine del secolo XVI come direttori nella cappella musicale del principe Maurizio di Sassonia. Ma l'apertura ai nuovi orizzonti del melodramma italiano avviene per merito di un sommo tedesco, Heinrich Schütz, che mette in musica uno dei testi capitali della nuova forma, la //Dafne// di Rinuccini tradotta in versi tedeschi dal letteratissimo Martin Opitz. [...] sempre all'influsso di Schütz si deve in buona parte la considerazione raggiunta a corte dal Bontempi, la personalità più importante fra gli italiani attivi a Dresda nel Seicento. ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ===== La voce //humana// ===== ⚫ Giovanni Andrea Angelini Bontempi da Perugia, fu inviato a Roma per essere istruito nella musica presso la casa generale dei Filippini, Santa Maria in Vallicella; protetto da Francesco Barberini coltivò soprattutto il canto presso Virgilio Mazzocchi e fu educato assieme ad altri evirati divenuti poi famosi, come Marco Antoniuo Pasqualini, Loreto Vittori, Bartolomeo Nicolini. Questo fattore formativo non sarà senza influenza nella sua futura carriera; anche nella tarda opera di storia teorica e di erudizione, //Historia Musica// pubblicata nel 1695 al suo ritorno in patria, Bontempi ricorda nella prefazione di avere «di questa scientia professato solamente quella parte, che comprende il Canto, appartenente alla voce humana, col necessario suono, che l'acccompagna», e di averla praticata «ed in Roma co' primi cantori, che fiorivano nel Pontificato di Urbano Ottavo, ed in Venetia nella Serenissima Cappella, ed appresso il Prencipe sublime in Germania». ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ==== Prencipe sublime in Germania ===== ⚫ È questi l'elettore di Sassonia Giovanni Giorgio II, sotto il quale venne costruito il Comödienhaus ideato dal von Klengel, edificio di circa 2.000 posti, secondo teatro d'opera stabile in terra tedesca dopo quello di Vienna; l'orchestra era per la maggior parte composta di italiani, e l'influsso di Giovanni Giorgio II fu decisivo per far mettere solide radici all'opera italiana a Dresda. Bontempi vi si trova già nel 1650; [...] La carica di maestro di cappella, congiuntamente con Schütz e Vincenzo Albrici [...] Bontempi la ottenne nel 1656. ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ==== Gli scritti ===== ⚫ [...] nel 1660 Bontempi pubblica uno scritto teorico, //Nova quatuor vocibus componendi methodus//, dedicato a Schütz, e quindi nell'autunno del 1662 potè essere il principale artefice per i festeggiamenti per le nozze della figlia dell'Elettore, principessa Erdmunda Sofia con Cristiano Ernesto di Brandeburgo, producendo l'opera sua più celebre, il //Paride//, allestita nel castello di corte il 3 novembre 1662 [...]. Uomo di cultura eccezionale nel panorama dei musici del secolo, di vasta erudizione (l'//Historia Musica// lo dimostra abbondantemente, oltre a fornire utili annotazioni sulla scuola vocale del Mazzocchi e sullo stile vocale del primo barocco), Bontempi lasciò anche scritti di altra natura, quali la //Historia della ribellione d'Ungheria// (Dresda 1672) e l'//Historia dell'Origine dei Sassoni// (Perugia 1696). L'atteggiamento intellettualistico e dotto, la cultura classica e la sua maniera solenne si rispecchiano soprattutto nel //Paride// intorno a cui sta l'aureola di prima opera italiana appositamente scritta per una corte tedesca. ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ==== La concezione dell'opera ===== ⚫ Sul carattere vocale dell'opera, facente impressione di un «séguito di arioso» come disse con esattezza il Torrefranca, già l'autore si era espresso con chiara coscienza teorica mostrando una severa concezione dell'opera in musica, tuttavia insidiato ormai da un eccesso di intellettualismo: «hebbi l'imitazione del parlar naturale - scrive Bontempi - istimando esso Cinosura (scil. Orsa Minore) che guida simili Componimenti a navigar sotto il cielo de' teatri; massimamente perché la Scena, a differenza della Chiesa, e della Camera, non ammette quelle Modulazioni, sopra le quali si possono formar Tessiture, o d'identità, o d'imitazione, o di contrarietà al Soggetto». ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ==== La lirica ===== ⚫ La materia del //Paride// essendo vicina al soggetto del //Pomo d'oro// di Cesti ha fatto vedere in Bontempi un precursore del secondo; e in effetti, anche se in Cesti è più spiccato il taglio del pezzo musicale autonomo, in antrambi c'è un gusto di natura più lirica che drammatica, radicato nella tecnica belcantistica. Sicché è assai acuta e ancora efficace la sentenza del Rolland sul //Paride//, la cui musica «non si preoccupa quasi mai della situazione, anche quando è espressiva»; e a riprova è citato il caso dell'«ammirevole» //lamento// di Ermillo (atto V) «che fa pensare alla morte del Commendatore nel //Don Giovanni// ed è cantato da un paggio poltrone che crede di morire per un colpo buscato in duello mentre non è nemmeno stato ferito». ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ==== L'equilibrio ===== ⚫ Basato su un basso che scende cromaticamente con carattere di ostinato (secondo il modulo comune a tutti i //lamenti// del teatro musicale barocco), questo brano, «Già trafitto ho il mesto seno», mostra bene le facoltà espressive del Bontempi, il suo talento vocale ed anche il felice equilibrio fra recitar cantando e valori melodici; equilibrio che richiama l'oraziana equidistanza dagli estremi da Bontempi avanzata nell'avvertimento al suo lavoro maggiore: «Haverei potuto trattar con modi più affettuosi le tessiture di questi Numeri», ma ha prevalso il desiderio di di evitare «quelle mostruose modulazioni, che passano da un estremo all'altro, senza nessuna qualità di mezi, sapendo che i componimenti afettati, sono piuttosto libidini del Genio, che parti dell'Ingegno». ► //Storia dell'opera//, diretta da Alberto Basso; volume primo //L'opera in Italia//, Torino, 1977, UTET\\ \\ ===== Segnala una citazione ===== ▒ Se volete contribuire segnalando una citazione o una fonte riguardante quest'opera, mandateci una //e-mail// a [[mailto:contributo@librettidopera.it?subject=Fonte per opera Il Paride|questo indirizzo]].\\ \\