IL TURCO IN ITALIA
Dramma buffo per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Gioachino ROSSINI.
Prima esecuzione: 14 agosto 1814, Milano.
Personaggi:
SELIM principe turco che viaggia, un tempo amante di Zaida, e poi invaghito di Fiorilla |
basso |
Donna FIORILLA donna capricciosa, ma onesta, moglie di don Geronio |
soprano |
Don GERONIO uomo debole e pauroso |
basso |
Don NARCISO cavaliere servente di donna Fiorilla, uomo geloso e sentimentale |
tenore |
Prosdocimo POETA e conoscente di don Geronio |
basso |
ZAIDA un tempo schiava e promessa sposa di Selim, poi zingara; donna di cuor tenero ed amante |
mezzosoprano |
ALBAZAR prima confidente di Selim, poi zingaro seguace ed amico di Zaida |
tenore |
Coro di Zingare e Zingari, Turchi, Maschere.
Comparse di Amiche di Fiorilla, Zingari, Turchi, e Maschere.
La scena è nelle vicinanze di Napoli in un luogo di villeggiatura, e in casa di don Geronio.
[Sinfonia]
Luogo solitario fuori di Napoli. Spiaggia di mare. Colle da un lato, sparso di casini di campagna che si vedono in lontananza, e di tende custodite da Zingari.
Una truppa di Zingari è sul colle, un'altra al piano, tutti occupati a differenti uffici.
Zaida, Albazar, indi il Poeta.
[N. 1 - Introduzione]
CORO
Nostra patria è il mondo intero,
e nel sen dell'abbondanza
l'altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.
ZAIDA
Hanno tutti il cor contento,
sol la misera son io!
Ho perduto l'amor mio,
e no 'l posso ritrovar.
ALBAZAR
Consolatevi una volta;
divertitevi con noi.
Via... coraggio! tocca a voi
la canzone a cominciar.
POETA
Ho da fare un dramma buffo,
e non trovo l'argomento!
Questo ha troppo sentimento,
quello insipido mi par.
ZAIDA, ALBAZAR E CORO
Esaltato in ogni parte
il gran nome sia di lui,
che primier c'insegnò l'arte
di mangiare a spalle altrui
senza troppo faticar.
POETA
Come! zingari! per bacco!
gioia, canto, colazione!
Oh! che bella introduzione
vi sarebbe da cavar!
ZAIDA, ALBAZAR E CORO
Nostra patria è il mondo intero,
e nel sen dell'abbondanza
l'altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.
POETA
Buono! bravi! è vero, è vero,
è bellissima l'usanza
di mangiare in abbondanza
e di niente faticar.
Poeta solo.
Recitativo
Ah! se di questi zingari l'arrivo
potesse preparar qualche accidente,
che intrigo sufficiente
mi presentasse per un dramma intero!
Un bel quadro farei tratto dal vero.
Abbandonar bisogna
di scrivere il pensier sopra i capricci
della bella Fiorilla: han messo in scena
poeti di ogni razza
sciocco marito, ed una moglie pazza.
Ecco appunto Geronio
che ha la mania di farsi astrologare:
corro i zingari presto ad avvisare.
(il Poeta sale il colle e si vede accennare ai zingari don Geronio il quale esce da parte opposta meditando)
Don Geronio, indi Zingari e Zingare.
[N. 2 - Cavatina]
GERONIO
Vado in traccia d'una zingara
che mi sappia astrologar:
che mi dica in confidenza,
se col tempo e la pazienza,
il cervello di mia moglie
potrò giungere a sanar.
Ma la zingara ch'io bramo
è impossibile trovar.
Ché il cervello di mia moglie
è formato di tal pasta,
che un astrologo non basta
come è fatto ad indagar.
Intanto scendono i Zingari, e le Zingare con Zaida, che giunti al piano circondano don Geronio.
ZINGARI
Chi vuol farsi astrologar!
GERONIO
Ecco appunto a me vicino
uno stuol di zingarelle.
ZINGARI
Noi leggiamo nel destino,
noi leggiamo nelle stelle:
chi vuol farsi astrologar!
GERONIO
Zingarelle!...
ZINGARI
Qua la mano.
GERONIO
Aspettate...
ZINGARI
Presto...
GERONIO
Piano.
ZINGARI
Il passato vi diremo.
GERONIO
Più di voi lo so sicuro.
ZINGARI
Il presente scopriremo.
GERONIO
Lo so anch'io.
ZINGARI
Dunque il futuro?
GERONIO
Giusto quello.
ZINGARI
Poverino!
GERONIO
Cosa è stato?
ZINGARI
Qual destino!
GERONIO
Ma parlate.
ZINGARI
Ognor sarete
sciocco e gonzo come siete...
GERONIO
Eh! toglietevi di qua.
ZINGARI
Sempre sempre... ah! ah! ah!
GERONIO
Ah! mia moglie, san chi sono
fino i zingari di piazza;
se tu segui a far la pazza
tutto il mondo lo saprà.
ZINGARI
Che fatal costellazione!
Sempre pazza!... ah! ah! ah!
GERONIO
Eh! lasciatemi, buffone!
Eh! toglietevi di qua.
(fugge via seguitato dalla truppa de' zingari. Mentre Zaida con Albazar vogliono allontanarsi, esce il Poeta che li trattiene)
Poeta, Zaida ed Albazar.
Recitativo
POETA
Brava! intesi ogni cosa;
voi siete, zingarella, spiritosa.
Qual è la vostra patria?
ZAIDA
Ebbi la vita
del Caucaso alle falde!
POETA
Uh! qual ventura
da sì lontane terre
qui vi tragge raminga?
ALBAZAR
I casi nostri
sono un vero romanzo.
POETA
(Buono!) Sarete stata
certo in qualche serraglio.
ZAIDA
Un dì felice
schiava in Erzerum vissi
di Selim Damelec.
ALBAZAR
E i mali suoi
incominciar colà.
POETA
Che mai v'avvenne?
ZAIDA
Udite: egli mi amava,
e sposarmi volea; le mie rivali
mi fan agli occhi suoi
infida comparir: cieco e furente
lo rende gelosia,
ed impose a costui che morta io sia.
Albazar mi salvò. Lungo sarebbe
il dir quanto soffersi, in quanti modi
crudo destin m'offese
come qui, con tal gente, in questo arnese.
POETA
Un bel pensier mi viene,
che può farvi felice.
ZAIDA
In qual maniera?
POETA
Debbe arrivar stasera
certo principe turco, il qual viaggia
per visitar l'Italia, ed osservare
i costumi europei.
ZAIDA
Mi sembra strano
che salti in testa a un turco
questa curiosità!
POETA
Il caso è molto raro in verità.
Ma pur sicuramente egli è aspettato;
anzi gli han preparato
un palazzo magnifico, e una festa.
Pochi giorni qui resta,
poi ritorna in Turchia. Dov'ei conosca
la fé del vostro cuore,
si farà coll'amante mediatore.
Dite: migliore idea...
ALBAZAR
Trovar non si potea.
ZAIDA
Facil vi fia
al principe l'ingresso?
POETA
Se a Selim ritornarvene bramate
lasciate fare a me.
ZAIDA
Sì: non ho pace
lunge da lui; benché mi sia crudele
l'amo, l'amai; sempre gli fui fedele.
(partono per il colle)
Fiorilla accompagnata da varie sue Amiche, come chi ritorna da una passeggiata.
[N. 3/1 - Cavatina]
FIORILLA
Non si dà follia maggiore
dell'amare un solo oggetto:
noia arreca, e non diletto
il piacere d'ogni dì.
Sempre un sol fior non amano
l'ape, l'auretta, il rio;
di genio e cor volubile
amar così vogl'io,
voglio cangiar così.
Intanto si vedrà passare una nave, la quale gittato in mare un battello si fermerà sull'ancora. Il battello si avvicina a terra recando Selim accompagnato da molti Turchi.
[N. 3/2 - Coro, cavatina e duettino]
TURCHI
Voga, voga, a terra, a terra.
FIORILLA
Un naviglio! Turco pare.
TURCHI
Dal travaglio avuto in mare
riposar potremo qua.
FIORILLA
In disparte ad osservare
noi starem chi approderà.
(Fiorilla si ritira; intanto approda il battello, e sbarca Selim)
TURCHI
E scordare il ciel d'Italia
ogni pena ci farà.
Selim, indi Fiorilla.
SELIM
Cara Italia, alfin ti miro.
Vi saluto, amiche sponde;
l'aria, il suolo, i fiori e l'onde,
tutto ride e parla al cor.
Ah! del cielo e della terra,
bella Italia, sei l'amor.
(intanto Fiorilla si sarà fatta vedere co' la sua compagnia)
FIORILLA
(Che bel turco! avviciniamoci.)
SELIM
(Quante amabili donzelle!)
FIORILLA
(Anche i turchi non mi spiacciono.)
SELIM
(L'italiane son pur belle.)
FIORILLA
(Vo' parlargli.)
SELIM
(Vo' accostarmi.)
FIORILLA E SELIM
(E mi voglio divertir.)
FIORILLA
Serva...
SELIM
Servo.
FIORILLA
(È assai garbato.)
SELIM
(Oh! che amabile visetto!)
Son davvero fortunato
d'incontrar sì vago oggetto.
FIORILLA
Anzi è mio tutto il favore
d'incontrare un gran signore
così pien di civiltà.
SELIM
(Son sorpreso.)
FIORILLA
(È già ferito.)
SELIM
(Che avvenenza!)
FIORILLA
(È nella rete.)
SELIM
Voi, signora, mi piacete.
FIORILLA
Non mi burli...
SELIM
In verità.
FIORILLA
(Con un poco di modestia
io so ben quel che si fa.)
SELIM
(Quell'amabile modestia
più gentil sembrar la fa.)
FIORILLA
Addio, signor...
SELIM
Partite?
FIORILLA
Vo passeggiando un poco.
SELIM
Che venga anch'io gradite?
FIORILLA
È troppo onor.
SELIM
(Che foco!)
Carina!... - sospirate?
FIORILLA
Voi pure.
SELIM
Anch'io.
FIORILLA E SELIM
Perché?
Perché una fiamma insolita
sento che avvampa in me.
SELIM
Deh! la mano a me porgete.
FIORILLA
Della man che far volete?
SELIM
Non vi voglio più lasciar.
(Fiorilla gli porge la mano, che Selim stringe teneramente, allora Fiorilla corrisponde alla tenerezza di Selim)
Insieme
FIORILLA
Cara mano al sen ti premo,
sempre meco avrai da star.
(Non è poi così difficile
questi turchi a conquistar.)
SELIM
Cara mano al sen ti premo,
sempre meco avrai da star.
(Non è poi così difficile
queste donne a conquistar.)
(partono dandosi il braccio)
Poeta, indi Narciso.
Recitativo
POETA
Della zingara amante
non è buffo il carattere,
ma bello e interessante. È teatrale
il principio dell'opera,
ma non ci vedo intreccio naturale.
NARCISO
Poeta!
POETA
Don Narciso!
come! siete qui solo? io vi credea
della vostra Fiorilla in compagnia.
NARCISO
Venne meco; ma poi prese altra via.
Ditemi, la vedeste?
POETA
Io, no.
NARCISO
(Colei
ha qualche intrigo che mi tien nascoso.)
POETA
(Pensa il servente cavalier geloso.
Scopriam terreno: mi potrebbe offrire
qualche bell'episodio.)
NARCISO
(All'incostante son venuto in odio.)
Don Geronio e detti.
GERONIO
Amici... soccorretemi,
consigliatemi... io son fuori di me.
NARCISO
Perché? che avvenne mai?
POETA
Che nova c'è?
GERONIO
In questo punto io vidi
mia moglie con un turco.
POETA
Un turco!
NARCISO
(Infida!)
GERONIO
In casa mia lo guida
a bevere il caffè. Sien maledetti
tutti i turchi del mondo.
POETA
(allegro)
Un punto è questo
da farsi molto onore...
GERONIO
Io non mi curo
d'aver in casa mia
il gemmato turbante
di Selim Damelec.
POETA
(saltando per allegrezza)
Che? Selim! Davvero!
L'amante della zingara! per bacco!
Questo arrivo improvviso
è un bel colpo di scena: il dramma è fatto.
Apollo ti ringrazio.
NARCISO
È matto.
GERONIO
È matto.
[N. 4 - Terzetto]
POETA
Un marito ~ scimunito!
Una sposa ~ capricciosa!
No, di meglio non si dà.
GERONIO
(adirato)
Mio signor, che burla è questa?
Mi rispetti; o che la testa
qualchedun le romperà.
POETA
Un galante supplantato
da un bel turco innamorato!
Oh! che intreccio che si fa!
NARCISO
(sdegnato)
Per chi intende di parlare?
Non ci venga ad insultare,
o con me da far l'avrà.
POETA
(ora all'uno, ora all'altro)
Ma signor, perché si scalda?...
Ma signor, perché s'infiamma?
Sceglier voglio per un dramma
l'argomento che mi par.
GERONIO
Scelga pure un argomento
che a' miei pari non si adatti,
e i mariti non maltratti,
che san farsi rispettar.
NARCISO
Lasci vivere i galanti,
e non badi al loro stato;
o un poeta bastonato
io farò nel dramma entrar.
POETA
Atto primo, scena prima,
il marito coll'amico...
Moglie... turco... grida... intrico...
No, di meglio non si dà.
GERONIO E NARCISO
Atto primo, scena prima,
il poeta, per l'intrico,
dal marito e dall'amico
bastonate prenderà.
Appartamenti elegantemente mobiliati in casa di Don Geronio. Sofà, tavolino, sedie, ecc.
Fiorilla accompagnata da Selim.
Recitativo
FIORILLA
Olà: tosto il caffè.
(ad un servo che parte)
Sedete.
(siedono)
SELIM
Ammiro
di questo gabinetto i ricchi arredi;
ma per sì gran beltà come la vostra
un tempio ci vorria,
e ne avreste un magnifico in Turchia.
FIORILLA
Qualche serraglio forse? è ver che i turchi
sono tanto gelosi?
SELIM
Ah! se un tesoro
possedessero eguale,
della lor gelosia sarian scusati;
vi amerebbero più che non credete.
(è recato il caffè)
FIORILLA
Ecco il caffè.
SELIM
(Non posso più!)
FIORILLA
(versando e porgendo)
Prendete.
SELIM
(Che mano delicata!)
FIORILLA
Il zucchero è bastante?
SELIM
(Che maniera elegante!
Che begli occhi, e che foco in lor scintilla!)
FIORILLA
A che pensate mai?
SELIM
Penso a Fiorilla.
FIORILLA
(Il turco è preso.) Quante donne amaste?
Quante vorreste averne?
SELIM
Una ne amai,
né amar voleva più: ma presso a voi
sento ch'è forza ancor arder d'amore.
Deh! se gradir l'affetto mio volete,
l'unica del mio cor fiamma sarete.
[N. 5 - Quartetto]
FIORILLA
Siete turchi: non vi credo;
cento donne intorno avete:
le comprate e le vendete
quando spento è in voi l'ardor.
SELIM
Ah! mia cara, anche in Turchia
se un tesoro si possiede,
non si cambia, non si cede;
serba un turco anch'egli amor.
Don Geronio e detti.
GERONIO
(sulla porta)
Ecco là... da soli a soli!
Che mi tocca a sopportare?
(entrando)
È permesso? si può entrare?
Sperar posso un tal favor?
SELIM
Che pretende quell'ardito?
FIORILLA
Vi calmate: è mio marito.
SELIM
(balzando in piedi e snudando un pugnale)
Il marito!... indietro... presto...
GERONIO
Come?... ahimè!... che tratto è questo?
SELIM
Il marito! indietro...
GERONIO
Aiuto!
FIORILLA
Compatite: è qui venuto,
poverino, a farvi onore.
SELIM
Non mi fido.
GERONIO
Sì signore.
Don Narciso in disparte e detti.
NARCISO
(Ciel, che vedo! l'incostante
già del turco è fatta amante.)
FIORILLA
E domandavi il favore
di baciarvi...
GERONIO
Sì signore.
FIORILLA
Il vestito. ~ Presto qua.
(costringe il marito a baciare la vesta del turco)
SELIM
Io stupisco, mi sorprendo;
in Turchia non son mariti
sì gentili, sì compiti,
così pieni di bontà.
FIORILLA
(Oh che scena!) Dite bene:
(vecchio stolido!) i mariti
(me la godo!) son compiti,
sono pieni di bontà.
NARCISO
(Ah lo vedo: i torti miei,
sventurato! son compiti.
Giusto amor! deh! sian puniti
tanti oltraggi che mi fa.)
GERONIO
(Maledetto!) Dice bene:
(ah! pettegola!) i mariti
(crepo, schiatto!) son compiti,
sono pieni di bontà.
(Narciso si avanza e dirige il discorso a Geronio: allora tutti si pongono intorno a Geronio tirandolo in disparte a vicenda)
NARCISO
Come! sì grave scorno
soffrir potete in pace?
FIORILLA
Costui mi è sempre intorno.
SELIM
Che vuol da voi l'audace?
GERONIO
Nulla.
NARCISO
Che mai pretende?
GERONIO
Niente.
FIORILLA
Che dire intende?
SELIM
Né lo cacciate in strada?
FIORILLA
No 'l voglio in mia presenza.
NARCISO
Fate che se ne vada.
GERONIO
Politica!... Prudenza!...
NARCISO
Sentite.
SELIM
Qua.
FIORILLA
Via, su.
GERONIO
Ma sono stufo omai,
ma non ne posso più.
SELIM
(appressandosi a Fiorilla, e parlandole in disparte)
Teco parlar vorrei,
in riva al mar t'aspetto.
(Costor mi fan dispetto,
è meglio uscir di qua.)
(per partire, e tornando indietro)
SELIM
(a Fiorilla)
Ma pria di lasciarvi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d'amor.
(Que' due seccatori
l'assediano ognor.)
FIORILLA
(a Selim)
Ma pria di lasciarmi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d'amor.
(Que' due seccatori
si rodano il cor.)
NARCISO
(a Geronio)
Dovreste mostrarvi
men debole almeno;
mirate: son pieno
per voi di rossor.
(Mi straziano l'alma
lo sdegno e l'amor.)
GERONIO
(a Narciso)
Non posso spiegarvi
la rabbia che ho in seno:
son tutto veleno,
son tutto furor.
(Ma pure mi calma
del turco il timor.)
(partono Selim, Fiorilla e Narciso da parte opposta; resta in iscena don Geronio che passeggia a lunghi passi)
Don Geronio ed il Poeta.
Recitativo
POETA
(Sono arrivato tardi.
Il turco è già partito...
Oh! buon segno: sbuffar veggo il marito.)
GERONIO
(Un vecchio non può far maggior follia
che una moglie pigliar che giovin sia.)
Amico! non ti sembra
ch'io meriti pietà? Qui l'ho sorpresa
vagheggiata dal turco, ed il bestione
ammazzar mi volea.
POETA
Bene!
GERONIO
Che dici?
Mi astrinse, per placarlo,
a baciargli il vestito.
POETA
(Oh! il bel terzetto!)
GERONIO
E qui restava ancor se don Narciso
non arrivava a tempo, e non prendea
giusta difesa di oltraggiato sposo.
POETA
(Che scena! che quartetto prezioso!)
GERONIO
Ma di che vai parlando? io non intendo.
POETA
Scusate: disponendo
stavo il mio dramma. Or che pensate voi
di dire a vostra moglie?
GERONIO
Oh! s'ella fosse
docil com'era la mia prima sposa!
Le mie ragioni far valer potrei,
ma il rovescio è costei della medaglia.
POETA
È tal perché in voi trova un uom di paglia.
(parte)
Don Geronio, indi Fiorilla.
GERONIO
Il Poeta ha ragione. È la pazienza
la virtù de' somari: alfin sono io
quel che ha da comandare in casa mia;
o quel turco, o mia moglie vada via...
FIORILLA
(È Geronio ancor qui! Cattivo incontro:
sarò costretta per un quarto d'ora
ad ascoltar precetti di morale.)
GERONIO
(Eccola: gravità!)
FIORILLA
(Predichi quanto vuol; tacer dovrà.)
GERONIO
Quanti bocconi amari
mi si fanno inghiottir!
FIORILLA
Con chi l'avete?
(Fiorilla in questa scena è sempre indifferente, e tranquilla: Geronio di tanto in tanto alza la voce, e sempre burbero)
GERONIO
Con una donna pazza,
bizzarra, capricciosa,
che per disgrazia a don Geronio è sposa.
Stanco son io...
FIORILLA
Vi prego
a non gridar sì forte,
che duolmi un poco il capo.
GERONIO
Anche a me duole.
Ma cospetto! farò!...
FIORILLA
Non vi scaldate.
Non sapete parlar se non gridate.
Vi par che sia ben fatto,
che un uom del vostro rango
debba strillar così?
GERONIO
(L'ammazzerei.)
E par ben fatto a lei
di farmi disperar?... Corpo di bacco!
Vi metterò riparo.
FIORILLA
Piano, sposino caro.
GERONIO
Impertinente!
FIORILLA
Già col gridar non ottenete niente.
GERONIO
Ebben, si parli piano.
FIORILLA
Se la domanda è lecita,
dite, mio dolce amor, saran poi lunghe
le vostre ammonizioni?
GERONIO
Oh! lunghe molto.
FIORILLA
Se non le ristringete, io non le ascolto.
GERONIO
Le ascolterete, sì, le ascolterete,
signora smorfia, o alla capanna antica
tornerete in Sorrento ove vi presi.
Gran sproposito ho fatto!
Se più resto con voi divento matto.
FIORILLA
Voi sempre vi lagnate. Anch'io ragione
avrei di lamentarmi,
eppur cheta mi sto.
GERONIO
Voi! questa è bella!
e qual motivo mai dato vi avrei?...
FIORILLA
Fate i vostri lamenti, io farò i miei.
GERONIO
Ebben: di voi mi lagno
che cambiata vi siete;
e che il marito far crepar volete.
FIORILLA
Di voi mi dolgo anch'io per la ragione
che vi siete cambiato.
GERONIO
Io!
FIORILLA
Ve lo provo.
Amabil, come un dì, più non vi trovo.
[N. 6 - Duetto]
GERONIO
(con ironia)
Per piacere alla signora
che ho da far vorrei sapere.
FIORILLA
(placidamente)
Voi dovete ognor tacere,
mai di nulla sospettar.
GERONIO
Ma se ascolto...
FIORILLA
Si fa il sordo.
GERONIO
Ma se vedo...
FIORILLA
Si fa il cieco.
GERONIO
No, signora, io non l'accordo,
vo' vedere e vo' parlar.
FIORILLA
Passerete per balordo,
vi farete corbellar.
GERONIO
(in collera)
Alle corte: in casa mia
non vo' turchi né italiani;
o mi scappa...
FIORILLA
(ironica)
Che pazzia!
GERONIO
Qualche cosa dalle mani.
FIORILLA
(con finta tenerezza)
Via, carino, vi calmate.
GERONIO
Come! ancora mi burlate?
FIORILLA
No, mia vita, mio tesoro;
se vi adoro ognun lo sa.
Voi crudel, mi fate oltraggio?...
Mi offendete?...
GERONIO
(Addio coraggio.)
FIORILLA
(fingendo dolore)
Voi vedete il pianto mio,
senza aver di me pietà!
GERONIO
(commosso)
No, Fiorilla, v'amo anch'io,
egualmente ognun lo sa.
FIORILLA
(offesa)
Ed osate minacciarmi!
maltrattarmi! spaventarmi!
GERONIO
Perdonate...
FIORILLA
(sdegnata)
Mi lasciate.
GERONIO
(correndole dietro)
Fiorilletta!...
FIORILLA
Vo' vendetta.
GERONIO
Fiorillina!...
FIORILLA
Via di qua.
Per punirvi aver vogl'io
mille amanti ognor d'intorno,
far la pazza notte e giorno,
divertirmi in libertà.
(Con marito di tal fatta
ecco qui come si fa.)
GERONIO
(Me meschino!) Ah no, ben mio...
(Cosa ho fatto!) In pace io torno.
(Or sto fresco!) Notte e giorno!
Questa è troppa crudeltà.
(Ah lo dico; nacque matta,
e più matta morirà.)
(partono)
Poeta solo.
Recitativo
Ho quasi del mio dramma
finito l'orditura;
ma un atto è poco a un dramma, e Orazio dice
che minore di cinque esser non può,
ma in due parti dividerlo io dovrò.
Ignoti ai tempi tuoi
erano i drammi buffi, Orazio mio,
e gli usi nostri seguitar vogl'io.
Intanto della zingara
si vada in traccia: a lei Selim si scopra.
E tutto, onde sia suo, pongasi in opra.
(parte)
È notte.
Spiaggia di mare, ecc., come nella scena prima. Nave di Selim ancorata. Campo zingaresco illuminato.
Zingari, e zingare occupate a diversi uffici, Zaida ed Albazar.
[N. 7 - Finale primo]
CORO
Gran meraviglie
ignote al sole,
udir chi vuole,
chi vuol mirar?
ZAIDA
Il passato, ed il futuro
chi desia di penetrar?
Non vi è arcano tanto oscuro
ch'io non possa disvelar.
CORO
Gran meraviglie
ignote al sole,
udir chi vuole,
chi vuol mirar?
Selim, indi Poeta e detti.
SELIM
Per la fuga è tutto lesto,
buono il vento, e cheto il mar:
impaziente io qui mi arresto
la mia bella ad aspettar.
POETA
(Qui Selim! senza conoscerlo
Zaida ad esso si avvicina.)
ZAIDA
Dalla zingara indovina
chi vuol farsi astrologar?
SELIM
Zingarella, vieni avante:
che ti dicono i pianeti?
ZAIDA
Ah! qual voce! qual sembiante!
Non ho fiato per parlar.
POETA
(Or si fa lo scoprimento;
vi sarà uno svenimento,
vo un sedile a preparar.)
SELIM
Che t'annunzia la mia sorte
di funesto, e duro tanto,
che sugli occhi quasi il pianto
io ti veggo tremolar?
ZAIDA
Per ingiusta gelosia
veggo Zaida tratta a morte;
ma t'adora, e sol desia
di poter con te tornar.
SELIM
Dove vive l'infelice?...
Ma... non erro... Zaida bella!
ZAIDA
Sì, signor, io sono quella!
SELIM
Vieni a me, mio caro bene.
ZAIDA E SELIM
Ecco il fin delle mie pene,
sola mia felicità.
POETA
(Vi è il sedile, e non si sviene,
colle regole non va.)
(si allontanano uniti, indi ritornano)
Don Narciso e detti, indi Fiorilla travestita, e co' la faccia coperta da un velo, in ultimo Don Geronio.
NARCISO
Perché mai se son tradito,
crudo amore, il cor m'accendi?
O l'amante alfin mi rendi,
o mi dona libertà.
Don Narciso si perde tra la folla: esce allora Fiorilla seguita da un coro delle sue Amiche.
CORO
Evviva d'amore
il foco vitale,
delizia del core,
del mondo piacer.
FIORILLA
Chi servir non brama amore
si allontani, io l'ho con me.
Per domar superbo core
arco e face Amor mi diè.
SELIM
Che bel canto! che presenza!
GERONIO
Qui mia moglie ha da venire,
voglio fare... voglio dire...
se la trovo, sentirà.
FIORILLA
Vago e amabile straniero!
SELIM
Bella ninfa!
ZAIDA
(A lei s'appressa!)
GERONIO
(Par Fiorilla.)
NARCISO
(È dessa, è dessa.)
POETA
(Qui Geronio, e qui l'amante!)
SELIM
Deh! scoprite il bel sembiante.
ZAIDA
(Siam da capo: è già cambiato.)
SELIM
Vi scoprite.
FIORILLA
Infido! ingrato!
così m'ami? guardami.
(si toglie il velo, e tutti coloro ch'erano accorsi a vedere gridano)
TUTTI
Ah!
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO E GERONIO
Ah! che il cor non m'ingannava,
certi sono i torti miei.
Io mi sento in faccia a lei
dallo sdegno lacerar.
SELIM
Ah! che il cor non m'ingannava,
osservava i passi miei.
Io non oso in faccia a lei
per vergogna il ciglio alzar.
POETA
Questa scena ci mancava
per compire i versi miei:
ci è sorpresa a cinque, a sei.
Gran finale si può far.
ZAIDA
(volgendosi dispettosa a Fiorilla)
Vada via: si guardi bene
di cercar l'amante mio.
FIORILLA
(dispettosa egualmente le risponde)
Quel signor non le appartiene,
qui con lui restar vogl'io.
SELIM
Ma sentite... vi calmate.
NARCISO
Voi che dite? Non parlate?
GERONIO
Presto a casa, a casa presto...
ALBAZAR
Che disordine è mai questo?
POETA
Oh! che caso singolar!
ZAIDA
Lo vedremo, lo vedremo...
FIORILLA
A veder ci sarem due.
ZAIDA
Mia signora, non la temo...
FIORILLA
Le civette pari sue...
ZAIDA
Le pettegole sue pari...
FIORILLA E ZAIDA
Saprò bene castigar.
(tutti in un tempo)
(quasi azzuffandosi)
Come! come! a me pettegola!
Oh! cospetto! a me civetta!
sei tu sola la pettegola,
sei tu sola la civetta;
frasca, sciocca, impertinente...
Che maniera di trattar!
SELIM
(dividendole)
Cosa fate? olà... placatevi,
GERONIO
Quale sdegno... qual furore!...
NARCISO
Ma Fiorilla... vergognatevi...
Zaida, ohibò!... non hai rossore?
Deh! parlate colle buone,
non vi state a cimentar.
POETA
(godendo dello spettacolo)
Seguitate... via... bravissime!
Qua... là... bene; in questo modo
azzuffatevi, stringetevi,
graffi... morsi... me la godo...
che final! che finalone!
Oh! che chiasso avrà da far.
Stretta del finale
TUTTI GLI ALTRI
Quando il vento improvviso sbuffando
scuote i boschi, e gli spoglia di fronde,
quando il mare in tempesta mugghiando
spuma, bolle, flagella le sponde,
meno strepito fan di due femmine
quando sono rivali in amor.
Camera in una locanda. Tavolini con lumi, ecc.
Don Geronio ed il Poeta seduti, e bevendo.
Recitativo
POETA
Via... cosa serve? Omai
bisogna darsi pace; ella fra poco
co' la sua compagnia
a cenar qui verrà: potrete allora
corla sul fatto; ora bevete, e in bando
vadano un solo istante
la moglie capricciosa, ed il galante.
GERONIO
Caro Poeta mio, darei la testa
nella muraglia, se a' capricci suoi,
e alla mia cecità volgo il pensiero...
POETA
Sofferenza ci vuole.
(versandogli da bere)
Anche un bicchiero.
(Prevedo qualche incontro: il vin potrebbe
porger qualche coraggio al scimunito,
altrimenti il mio dramma è già finito.)
GERONIO
Credi che in questo albergo
verrà certo la pazza?
POETA
Anzi, una cena
è per lei preparata
splendida veramente, e questa notte
passerà coi compagni in festa, e in gioco.
GERONIO
Saprò ben disturbarla.
POETA
(versandogli da bere)
Un altro poco.
Selim e detti.
SELIM
A proposito, amico,
senza molto cercarti io qua ti trovo.
Gran cose debbo dirti.
POETA
(Intrigo nuovo.)
GERONIO
E grandi cose anch'io
bramava dirvi appunto.
POETA
(Io mi ritiro
per schivare ogni impegno e notar tutto.)
(si ritira, e di tanto in tanto si fa vedere esplorando)
SELIM
Io t'ascolto.
GERONIO
Parlate.
SELIM
Dunque possiam seder.
GERONIO
Come bramate.
SELIM
Or principia, se vuoi.
GERONIO
No, principiate voi.
SELIM
Ebben, principierò: quanti anni sono
che con donna Fiorilla
vi unisce il matrimonio?
GERONIO
Fra poco saran sei. (Calma, Geronio.)
SELIM
Amor che passa un lustro
deve stancare assai.
GERONIO
Di fatti io sono
stanco, ma stanco molto.
SELIM
E il matrimonio
è un gran peso fra voi.
GERONIO
Lo sa ciascuno
che lo sente sul dorso.
SELIM
(Va bene: a meraviglia.)
GERONIO
(Qual discorso!)
SELIM
Quando si trova poi
una donna bizzarra, e capricciosa
come la vostra sposa,
il povero marito...
GERONIO
È rovinato.
SELIM
(Seguitiam polito.)
Or dunque del tuo stato
trovar ti devi malcontento assai.
GERONIO
L'avete indovinato.
SELIM
Io vengo amico,
ad offrirti un rimedio,
a cavarti d'impiccio; e non dovrai
per il riposo tuo faticar molto.
GERONIO
Ma... come!... vi spiegate.
SELIM
Odi.
GERONIO
Vi ascolto.
[N. 8 - Duetto]
SELIM
D'un bell'uso di Turchia
forse avrai novella intesa;
della moglie che gli pesa
il marito è venditor.
GERONIO
Sarà l'uso molto buono,
ma in Italia è più bell'uso:
il marito rompe il muso
all'infame tentator.
SELIM
Anche questo sarà bello,
ma fra noi non deve entrare.
GERONIO
Anzi, questo più di quello
mi conviene d'abbracciare.
SELIM
Ma perché?
GERONIO
Le nostre usanze
piace a me serbare ancor.
Insieme
SELIM
(Non è poi cotanto sciocco
come vogliono ch'ei sia.
Su, giudizio, testa mia,
qui ci vuol prudenza e cor.)
GERONIO
(Non son poi cotanto sciocco
come vogliono ch'io sia.
Su, giudizio, testa mia,
qui ci vuol prudenza e cor.)
SELIM
Se Fiorilla di vender bramate,
senza fare più lungo discorso
io la compro, e denaro vi sborso
da comprarne al bisogno anche tre.
GERONIO
Signor turco, l'ho detto, e il ripeto,
io non vendo mia moglie a persona,
e perciò, sia cattiva o sia buona,
io... mia moglie l'ho presa per me.
SELIM
(Maledetto!) Ma pensi...
GERONIO
(forte ed alzandosi)
Ho pensato.
SELIM
Lei si scalda...
GERONIO
Mi scaldo, sicuro.
SELIM E GERONIO
(Un cervello più strano e più duro
io scommetto che al mondo non è.)
SELIM
(arrabbiato)
Non volete?
GERONIO
No, cospetto.
SELIM
Ricusate?
GERONIO
Sì, ricuso.
SELIM
Voglio averla a tuo dispetto.
GERONIO
Non l'avrà...
SELIM
Conosco altr'uso...
GERONIO
E sarebbe...
SELIM
D'involarla,
ed in vece di pagarla,
il buffone ~ che s'oppone,
per far presto, d'ammazzar.
GERONIO
Ma dovrete paventare,
ch'ella invece d'ammazzare
succedesse ~ che dovesse
ammazzato qui restar.
SELIM E GERONIO
(minacciando e ritirandosi a vicenda)
Alle prove, venga avanti...
Presto, ~ via, ~ si provi un poco...
Temerario! in pochi istanti
ci vedremo in altro loco;
e saranno coltellate,
schioppettate, ~ moschettate;
e vedrà che non mi lascio
da minacce spaventar.
(via da parte opposta)
Poeta solo.
Recitativo
Credea che questa scena
dovesse accelerar la conclusione;
ma l'affare va in lungo, e qui fa d'uopo
cercar che venga presto lo sviluppo,
e venga naturale;
poi finir con un poco di morale.
O mio cervello, ti affatica e suda,
inventa il dramma mio come si chiuda.
(parte)
Fiorilla con Séguito.
[N. 9 - Coro e cavatina]
CORO
Non v'è piacer perfetto
se no 'l procura amor;
de' giochi e del diletto
amore è genitor.
FIORILLA
Se il zefiro si posa
a carezzare un fior,
se va da giglio a rosa
vaga farfalla ognor,
farfalla e zefiretto
move il poter d'amor.
CORO
De' giochi, e del diletto
amore è genitor.
FIORILLA
Quando la primavera
ride il primiero albor,
quando natura intiera
riveste il primo onor,
è l'aura del diletto
che sparge in terra amor.
CORO
Non v'è piacer perfetto
se no 'l produce amor.
(il coro si pone a giocare)
Recitativo
FIORILLA
Che turca impertinente! osa a Fiorilla
l'amante disputar! saprò ben io
vendicarmi di lei: voglio che sia
presente al mio trionfo. Ad ogni costo
di quella sciocca abbasserò l'orgoglio.
Abbia il suo turco poi che non lo voglio.
Io l'ho fatta invitar a questo albergo
a nome di Selim; venga, e vedremo
di noi chi vincerà.
Zaida e detta.
ZAIDA
(sulla porta indecisa)
Scusate... errai...
FIORILLA
Entrate, entrate pure: io v'invitai.
ZAIDA
(entrando)
Voi!
FIORILLA
Sì: fra pochi istanti
qui vedrete Selim. Sul cor di lui
non voglio che la vostra lontananza
mi apporti alcun vantaggio. Ora dovremo
disputarcelo in pace:
sceglierà di noi due chi più gli piace.
ZAIDA
Inutile è la scelta
dove parla il dovere, e parla onore.
FIORILLA
Tutto, tutto, si sa, cede all'amore.
Ecco appunto Selim.
Selim e dette.
SELIM
Trovarvi sola
finalmente io credea, bella Fiorilla,
ma non potete star sola un momento.
FIORILLA
Sarete più contento,
quando tutti osservati
avrete i convitati.
SELIM
(accorgendosi di Zaida)
Zaida!
ZAIDA
Infedel.
SELIM
Ma... come! in questo albergo!
Che vuol dir ciò?
FIORILLA
Questa locanda ornai
di sua bella presenza,
per veder se a me date,
o a lei, la preferenza. Decidete.
ZAIDA
Parlate.
SELIM
In gran cimento mi mettete.
ZAIDA
Perfido! intendo: de' miei torti io stessa
qui venni spettatrice.
SELIM
Ah! no...
FIORILLA
Partite
dunque con lei.
SELIM
Neppure.
ZAIDA
Ebben: venite.
SELIM
Ma lasciate ch'io possa
un momento pensar...
ZAIDA
Pensar? No... parta
meco Selim, o a me rinunzi.
FIORILLA
E a me,
se qui non resta.
(Fiorilla si allontana disdegnosa. Selim rinane incerto e pensoso)
SELIM
(Impiccio egual non v'è.)
ZAIDA
Crudel! non più: comprendo
qual per me serbi amor; io ti abbandono
alla rivale in braccio. Un giorno forse
ti pentirai, ma tardi,
d'aver l'affetto mio così schernito;
allor che da costei sarai tradito.
(parte)
Fiorilla e Selim.
SELIM
(Povera Zaida! io sento
pietà per lei: tanto rigor non merta.)
FIORILLA
(Parla fra sé: la mia vittoria è incerta.)
Mi sembrate commosso: non parlate?...
Via: corretele dietro,
e la bella dolente consolate.
SELIM
No... vada pure... ma lasciate almeno
ch'io la compianga: ella m'adora...
FIORILLA
E parmi
che l'adoriate ancor.
SELIM
Il primo oggetto
dell'amor mio fu Zaida...
FIORILLA
E sia l'estremo.
SELIM
L'estremo!
FIORILLA
Addio: mai più ci rivedremo.
SELIM
Deh!... perdonate...
FIORILLA
Amante alcun non voglio
che abbia diviso fra due donne il core.
SELIM
Che dite? per voi sola io sento amore.
Per carità, placatevi,
calmate il vostro sdegno...
FIORILLA
Andate, andate... di me siete indegno.
SELIM
Ingrata! mi scacciate...
Ebbene... io partirò.
FIORILLA
Farete bene.
SELIM
Addio... (Mi lascia andar!)
FIORILLA
(Davvero ei parte!)
SELIM
(Politica ci vuol.)
FIORILLA
(Ci vuol dell'arte.)
[N. 10 - Duetto]
SELIM
(in disparte come parlando fra sé)
Credete alle femmine
che dicon d'amarvi!
Di un nulla si sdegnano,
minaccian lasciarvi.
Di donna l'amore
è un foco che more
appena brillò.
FIORILLA
(facendo il medesimo gioco)
Credete a questi uomini
che avete d'intorno!
Per tutte sospirano,
non amano un giorno.
Son l'aura d'estate
che più non trovate
appena spirò.
SELIM
(avvicinandosi un poco)
E ingiustizia lamentarsi
se si sprezza un cor fedele.
FIORILLA
(volgendosi un poco)
Bella cosa allontanarsi
per non dir che si è infedele.
SELIM
(correndo, e con forza)
Io no 'l sono.
FIORILLA
A voi non parlo.
SELIM
Come!
FIORILLA
No.
SELIM
Parea di sì.
FIORILLA
In Italia certamente...
SELIM
(con dispetto)
In Turchia sicuramente...
FIORILLA E SELIM
Non si fa l'amor così.
(a parte tutti e due)
(Ma se dura la questione
prende foco, e se ne va;
si discorra colle buone
ed allor si placherà.)
SELIM
(supplichevole)
Dunque sperar non posso!...
FIORILLA
(commossa)
Dunque schernita io sono!...
SELIM
(per baciarle la mano)
La vostra man...
FIORILLA
(ritirandola a fatica)
Non posso.
SELIM
Idolo mio, perdono!...
FIORILLA
(con tenerezza)
Lo meritate?
SELIM
(con trasporto)
Io v'amo.
FIORILLA
E mi amerete?...
SELIM
Ognor.
(con tutta la gioia e tenerezza)
Insieme
FIORILLA
Tu m'ami, lo vedo,
mi fido, ti credo;
ma torna, mia vita,
a dirmelo ancor.
Se infida ti sono,
se mai t'abbandono,
sia sempre la pace
straniera al mio cor.
SELIM
Tu m'ami, lo vedo,
mi fido, ti credo;
ma torna, mia vita,
a dirmelo ancor.
Se infido ti sono,
se mai t'abbandono,
sia sempre la pace
straniera al mio cor.
(partono)
Don Geronio, indi il Poeta, poi Don Narciso in disparte.
Recitativo
GERONIO
Dove diamine è andata? è quasi un'ora
che la tavola è pronta per la cena,
e non si vede ancor? forse al festino,
che a quel turco si dedica, sarà.
(per uscire)
POETA
Fermate.
GERONIO
Cosa ci è?
POETA
Gran novità.
GERONIO
Spiegati.
POETA
È preparato,
amico, un rapimento.
GERONIO
Che dici? e il vero io sento?
(esce Don Narciso)
NARCISO
(È partita Fiorilla, e qui costoro!
che fanno? udiamo un poco.)
POETA
Ad un festino
Fiorilla deve andar: ivi l'attende
mascherato Selim, che di ridurla
spera a partir con lui per la Turchia.
NARCISO
(Che ascolto!)
GERONIO
Me infelice!... oh moglie mia!...
POETA
Udite, a Zaida io corsi
tutto a narrar; vestita al par di lei
ella al festino andrà; talché Fiorilla
co' la maschera in volto sembrerà.
Voi da turco dovete entrar colà.
GERONIO
E allora?...
POETA
Allor potrete
l'ingannata Fiorilla...
GERONIO
Ho inteso... andiamo...
più tempo non perdiamo.
POETA
Eh! non temete,
l'ultimo a comparire
Selim sarà: molti de' nostri amici
onde tenerlo a bada
troverà per la strada; andate intanto
a procacciarvi maschera, e vestito.
GERONIO
Io corro.
(parte)
POETA
(Il dramma mio spero compito.)
(parte)
[N. 11 - Recitativo accompagnato ed aria]
NARCISO
(partiti Don Geronio ed il Poeta, esce lieto e frettoloso)
Intesi: ah! tutto intesi. In questo albergo
mi guidò la fortuna. Ingrata donna,
non fuggirai da me. Tutto vogl'io
tentar perché mi resti;
la fé mi serberai, che promettesti.
Tu seconda il mio disegno,
dolce amor, da cui mi viene.
Deh! ricusa a tutti un bene,
che accordasti un giorno a me.
Se il mio rival deludo!
Se inganno un'incostante!
Per un offeso amante
vendetta egual non v'è.
Ah! sì; la speme
che sento in core,
pietoso amore,
mi vien da te.
(parte)
Il Poeta, indi Albazar.
Recitativo
POETA
Oh! che fatica! che cervello duro!
Sono quasi sicuro
che sbaglia la lezione,
e il secondo atto mio guasta e rovina;
ma confido però nell'indovina.
Ecco appunto Albazar. Ebben: trovasti
il vestito per Zaida?
ALBAZAR
Lo trovai.
POETA
Bravo! gran parte nel mio dramma avrai.
ALBAZAR
Altro io non bramo, che veder felice
la povera ragazza.
POETA
E il tuo carattere,
benché non sia sublime,
non sarà privo d'interesse in tutto,
se del nostro operar corremo il frutto.
ALBAZAR
Or qui Zaida mi manda
per saper dov'è il luogo della festa.
POETA
Hai ragione: oh! che testa!
Avea dimenticata
la cosa più importante.
Addio: corro da Zaida in un istante.
(parte)
Albazar solo.
Zaida infelice! or che trovò l'amante
dell'innocenza sua fatto già certo,
di un'altra donna innamorato il vede:
è questo il premio di sua lunga fede?
[N. 12 - Aria]
Ah! sarebbe troppo dolce
il servir al dio d'amore
s'ei destasse egual ardore
in quel sen che no 'l provò.
Ma cotanto capriccioso
è quel nume a cui serviamo,
che ci dà chi non bramiamo,
e giammai chi si bramò.
(parte)
Sala vagamente illuminata per festa da ballo.
Coro di Maschere, Ballerini e Ballerine, Fiorilla, Don Narciso, poi Zaida e Selim, per ultimo Don Geronio.
[N. 13 - Coro]
CORO
Amor la danza mova,
presieda ai suoni Amor,
solo piacer ritrova
quando è commosso il cor.
Se in mezzo ai suoni, e ai canti
il cieco nume appar,
son cieche ancor le amanti,
si lasciano piegar.
Recitativo
FIORILLA
E Selim non si vede!
Fra tanta gente ancora
non lo posso trovar... ove sarà!
(esce don Narciso, e la considera attentamente)
NARCISO
(Quella è Fiorilla.)
FIORILLA
(vedendo Narciso, e credendolo Selim)
Oh appunto, eccolo qua.
Selim...
(sottovoce tutti e due)
NARCISO
Fiorilla...
FIORILLA
E tanto
aspettar vi faceste?
NARCISO
Perdonate...
FIORILLA
Datemi il braccio, e meco passeggiate.
(si perdono tra la folla, ed il coro canta)
CORO
Amor la danza mova,
presieda ai suoni Amor,
solo piacer ritrova
quando è commosso il cor.
(esce Zaida seguita da Selim)
Recitativo
SELIM
Cara Fiorilla mia, perché tacete?
Forse sdegnata siete
perché venni un po' tardi?
Mille maschere intorno io mi trovai...
ZAIDA
Disimpegnarvi almeno
dovevate più presto.
SELIM
Eh! via, perdono...
Fiorilla...
ZAIDA
(Traditor! son tutta in foco.)
SELIM
Prendete il braccio, e passeggiamo un poco.
(si perdono anch'essi)
CORO
Se in mezzo ai suoni, e ai canti
il cieco nume appar,
son cieche ancor le amanti,
si lasciano piegar.
(esce don Geronio)
Recitativo
GERONIO
Eccomi qui: la prima volta è questa
che in maschera mi trovo ad un festino.
Povero don Geronio!
Maledetto l'amore, e il matrimonio.
(esce di nuovo Fiorilla con don Narciso)
Ma che vedo! Fiorilla è già arrivata.
E già seco è Selim.
(escono da parte opposta Zaida e Selim)
Ma... come? un altro
Selim qui vedo, e quella pur mi sembra
Fiorilla... che pasticcio è questo qua?
(guardando or gli uni, or gli altri)
Quale di lor la moglie mia sarà?
(Fiorilla, e Narciso verranno dalla parte dritta, Selim, e Zaida alla sinistra; don Geronio un poco più in fondo, e nel mezzo)
[N. 14 - Quintetto]
GERONIO
Oh! guardate che accidente!
non conosco più mia moglie!
Egual turco, eguali spoglie.
Tutto eguale... che farò?
NARCISO
No, partir di qui non posso
senza voi, Fiorilla mia.
ZAIDA
Ma comprendere non posso
qual sarà la sorte mia.
SELIM
Deh! seguitemi in Turchia,
là mia sposa vi farò.
FIORILLA
Persuadermi il cor vorria,
ma risolvermi non so.
Insieme
ZAIDA
(Deh! seconda, amor pietoso,
l'innocente inganno mio.)
Ah! se cara a te son io,
altro ben bramar non so.
NARCISO
(Deh! seconda, amor pietoso,
l'innocente inganno mio.)
Ah! se caro a te son io,
altro ben bramar non so.
FIORILLA
(Deh! raffrena amor pietoso
tanti affetti del cor mio.)
Ah! se cara a te son io,
altro ben bramar non so.
SELIM
(Deh! raffrena amor pietoso
tanti affetti del cor mio.)
Ah! se cara a te son io,
altro ben bramar non so.
GERONIO
Son davvero un bello sposo,
non capisco più qual sia
di lor due la moglie mia;
parlar deggio, sì o no?
NARCISO E SELIM
Dunque seguitemi.
FIORILLA E ZAIDA
Ebben, son teco.
GERONIO
Io resto attonito,
divento cieco.
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO E SELIM
(per partire)
Andiamo.
GERONIO
(fermandoli)
Partono!
Ferma... alto là.
SELIM
Cosa domanda?
Cosa desia?
ZAIDA
Ai fatti suoi
attento stia.
NARCISO
Geronio è questo:
venite presto.
FIORILLA
Ah! ah! ho capito:
è mio marito.
GERONIO
Qui resterete,
non partirete;
voglio mia moglie,
che qui si sta.
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO E SELIM
È qui sua moglie?
Diventa pazzo!
GERONIO
Voglio mia moglie.
CORO
(accorre a frapporsi)
Quale schiamazzo!
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO, SELIM E CORO
In altro loco
la troverà.
GERONIO
Alto! nessuno
se n'anderà.
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO E SELIM
Questo vecchio maledetto
potria dar di noi sospetto;
zitti, zitti, andiamo fuori
pria che n'abbia a cimentar.
GERONIO
Ah! turcaccio maledetto!
Fremo d'ira e di dispetto...
ma sentitemi, signori,
ma lasciatemi parlar.
CORO
Questo vecchio maledetto
smania, grida, fa dispetto.
Zitto, zitto, andate fuori.
Non ci state ad inquietar.
(vogliono uscire: don Geronio fuori di sé si scaglia fra loro per opporsi; le due coppie si ritirano entrambe da parte opposta: il coro si frappone, e durante questa confusione segue:)
FIORILLA, ZAIDA, NARCISO E SELIM
Egli è un pazzo... lo sentite?
(Ci conviene di scappare.)
Ah, tenetelo... impedite...
(Idol mio, non dubitare.)
Non è quella, non è questa...
Lei s'inganna; è la sua testa
che l'immagina fra lor.
GERONIO
Non son pazzo! ma sentite...
mi volete assassinare...
Vo' mia moglie, mi capite?...
ma lasciatemi parlare...
Sarà quella, sarà questa...
questa, quella... la mia testa
non può scegliere fra lor.
CORO
Siete pazzo... ma sentite...
Non si viene a disturbare...
sarà vero quel che dite,
ma per or lasciate stare...
Non è quella, non è questa...
lei s'inganna; è la sua testa
che l'immagina fra lor.
(Selim e Zaida partono da un lato, Narciso e Fiorilla dall'altro: indi il coro. Resta Geronio affannato, e disperato)
Don Geronio, indi il Poeta.
Recitativo
GERONIO
Uh! che caldo! non posso
una parola sola
nemmeno articolar. Darei del capo
nella muraglia... ah! più riparo alcuno
a tanto mal non veggio...
Perdo la moglie... si può dar di peggio?
Ah! Poeta... non sai.
POETA
Sì, so tutto; incontrai
Zaida insieme a Selim: l'ho conosciuta
al segno che mi fece.
GERONIO
Ma Fiorilla
era qui pure, e avea
una maschera seco
che quel turco parea.
POETA
Chi mai sarà?
Venite meco, tutto si saprà.
(partono)
Camera della locanda come prima.
Albazar, con Facchini che vengono per trasportare la roba di Selim.
ALBAZAR
Benedetta la festa, e chi la diede!
Alfin ha vinto Zaida, e in pochi istanti
partirà con Selim.
(ai facchini)
Presto; i bauli
si trasportino al mar senza indugiare.
Andiamo il locandiere ad avvisare.
(entra)
Don Geronio ed il Poeta, indi Albazar che ritorna.
POETA
Tutto è scoperto. Era Narciso.
GERONIO
E come
poté Narciso?...
POETA
Di Fiorilla amante
era anch'egli.
GERONIO
Che dici? ed io, buffone,
io lo lasciava entrar liberamente!
POETA
Gran cecità!
GERONIO
Non m'accorgea di niente.
E adesso ove si trova
quella civetta?
POETA
Dopo aver scoperto
Narciso, l'ha piantato, ed è tornata
al festino i compagni a ricercare;
or va in traccia del turco.
GERONIO
E che ho da fare?
POETA
Io ve 'l dirò: l'ho già disposto in mente
come fosse un drammatico accidente.
Un giorno mi diceste
che stanco di soffrir gli oltraggi suoi,
di allontanar da voi
Fiorilla proponeste,
e di fare un divorzio anche otteneste.
GERONIO
È vero, e la sentenza
diedi al Paglietta.
POETA
Bene.
Or dovete ricorrere al Paglietta,
e fingere senz'altri complimenti
di rimandar Fiorilla ai suoi parenti.
GERONIO
Ma se ostinata sprezza
il mio finto divorzio, e se col turco
ella partir risolve, ah! caro amico,
è finita la festa.
Esce Albazar con Facchini, bauli, ecc.
ALBAZAR
No, signori: con voi Fiorilla resta.
GERONIO
Perché?
ALBAZAR
Selim con Zaida ha fatto pace;
egli stesso mi manda
a prender la sua roba alla locanda.
(parte)
GERONIO
La sorte ci seconda.
POETA
Conservate
fermezza in ogni evento.
(Non si può dar migliore scioglimento.)
(partono)
Piazza con casino di don Geronio.
Fiorilla con Maschere, indi don Geronio.
FIORILLA
(Chi avria creduto a questo segno audace
Narciso!) Ecco il marito. Inver mi sento
un po' mortificata. Ma, coraggio!
Io so con lui di quanto
comprometter mi posso.
GERONIO
(esce)
(Ecco la pazza: ho mille furie addosso.)
FIORILLA
Serva, signor marito.
GERONIO
Schiavo, signora mia.
FIORILLA
Dunque pensate
di farmi corbellar sempre così?
Tanto rumore!...
GERONIO
(Adesso io crepo qui.)
Non tema signorina,
che corbellar mai più non la farò...
Rimedio ci porrò... l'avviso intanto
che ravvisto mi son più che non crede,
che in casa mia più non si mette il piede.
(entra in casa e chiude)
Fiorilla, indi il Poeta con un Usciere.
FIORILLA
Non l'ho veduto mai burbero tanto.
Comincio quasi a spaventarmi alquanto.
Oh Poeta, a proposito venite:
dov'è Selim?
POETA
(piano all'usciere)
(Andate
a prendere la lettera e il fardello.)
FIORILLA
Dite: dov'è Selim?
POETA
Egli è occupato.
FIORILLA
Come?
POETA
Con Zaida si è pacificato.
Anzi, fra poco ei parte
con essa per Turchia.
(Nota tutto, ed osserva, o musa mia.)
FIORILLA
Vinto dunque ha colei? perfido! ed io
nulla per lui curava
lo stuol di mille amanti,
del marito il dispetto?...
POETA
(Un altro colpo, ed otteniam l'effetto.)
FIORILLA
Amici, un sol momento,
possiam, se lo bramate,
riposarci in mia casa...
(esce di casa l'usciere con un foglio e due servitori che portano un fardello)
POETA
Alto! aspettate.
Questa lettera a voi manda il marito.
FIORILLA
Qual capriccio! Leggiam.
(durante la lettura l'usciere parte; il Poeta si ritira senza essere veduto. Restano i servitori colle robe)
[N. 15 - Recitativo accompagnato ed aria]
«I vostri cenci
vi mando, e in casa mia più non vi voglio:
essa è chiusa per voi, dimenticate
d'essermi stata moglie, e il rossor vostro
seppellite in Sorrento.
Don Geronio.» Qual colpo! ohimè! che sento?
Poeta... egli è partito... oh dio! son chiuse
della casa le porte...
L'irritato consorte
per sempre mi scacciò... Dunque a Sorrento
degg'io tornar? o mia vergogna! ahi! quale,
quale asilo trovar! tutto ho perduto.
Pace, marito, onor, intendo...
(ai servitori che mostrano le robe)
Ah! questi
i testimoni sono
della miseria mia... Vani ornamenti,
che fate meco omai! itene tutti,
itene sparsi a terra; io vi calpesto,
cagioni de' miei falli, e vi detesto.
(si spoglia degli ornamenti che avrà intorno. Il Poeta si mostra di tanto in tanto, le maschere sorprese si guardano fra loro)
Squallida veste, e bruna,
d'affanno e pentimento,
fia l'unico ornamento
che si vedrà con me.
Lutto non v'ha che basti
a chi l'onor perdé.
POETA
(L'affare è andato bene,
più da temer non v'è.)
CORO
Amici, a noi conviene
volger lontano il piè.
FIORILLA
Caro padre, madre amata,
quale affanno sentirete,
quando sola e disprezzata
vostra figlia rivedrete
far ritorno sconsolata
all'antica povertà?
CORO
Al marito chiedete soccorso,
ma da noi non sperate pietà.
POETA
Bene! bravi! rampogne! rimorso!
Il mio dramma compito sarà.
FIORILLA
Falsi amici, voi pur mi lasciate!
Ah! comincio a conoscervi appieno.
Voi restate, se il cielo è sereno,
voi fuggite, se nero si fa.
L'infelice, che opprime sventura,
più sostegno e conforto non ha.
CORO
Chi rovina a sé stesso procura
solo accusi la sua cecità.
POETA
Ci è morale; ~ oh che scena sicura!
Oh che incontro al teatro farà!
(Fiorilla parte da un lato, seguita dai servitori, che portano le robe, le maschere dall'altro)
Poeta, indi don Geronio.
Recitativo
POETA
Che dramma! son contento:
un miglior argomento
trovar non si potea, né in miglior modo
avviluppar si cercherebbe un nodo.
Amico! a meraviglia: pianti, strida,
rimorsi da tragedia.
GERONIO
Io ti ringrazio,
poeta mio. Credi che sia pentita,
e corretta davvero?
POETA
Se lo credo?
Anzi saggia per sempre io la prevedo.
GERONIO
Ed or, che far bisogna?
POETA
Seguitarla
senza farsi vedere; e se si lagna,
se piange, se promette
di mutare costume, e viver bene,
perdonarle, e riprenderla conviene.
(partono)
Spiaggia come nell'atto primo. Si vede sull'ancore la nave di Selim, e Marinari turchi che si dispongono alla partenza.
Fiorilla, indi don Geronio col Poeta.
FIORILLA
Sì, mi è forza partir; non ho coraggio
di presentarmi a lui: grave è il mio torto.
Questa vicina al porto
spiaggia rimota, provveduta è sempre
di battelli che vengono e che vanno
da Napoli a Sorrento... è qui... La nave,
è quella di Selim. Non fossi a questa
spiaggia approdata mai, nave funesta!
POETA
Miratela: sospira.
GERONIO
Ella è pentita,
è pentita davver.
POETA
No 'l ve 'l dicea?
Perché state indeciso? andate innanzi.
FIORILLA
(Mi guarda e si avvicina.)
POETA
V'ha scoperto, e vi mira.
FIORILLA
(In mio favore
chi sa? forse gli parla il primo amore.)
[N. 16 - Finale secondo]
FIORILLA
Son la vite sul campo appassita,
che del caro sostegno mancò.
GERONIO
Io son l'olmo a cui venne rapita
la sua vite, ed ignudo restò.
POETA
Il cultore son io, di buon cuore,
che di nuovo congiunger li può.
Insieme
FIORILLA
D'intorno mi gira
mi guarda e sospira;
facciamoci avanti,
placato mi par.
GERONIO E POETA
D'intorno vi gira
vi guarda e sospira;
via fatevi avanti,
pentita mi par.
GERONIO
Cara vite...
FIORILLA
Olmo diletto...
POETA
Oh che bella allegoria!
GERONIO
Al mio cuore...
FIORILLA
All'alma mia...
FIORILLA E GERONIO
...tu potresti ritornar.
POETA
Il final non può sbagliar.
Insieme
FIORILLA
Torna, sì, fra queste braccia,
olmo caro, a verdeggiar.
GERONIO
Torna, sì, fra queste braccia,
cara vite, a verdeggiar.
POETA
Bravi, sì, buon pro vi faccia!
Nulla al dramma può mancar.
Selim, Zaida, coro di Zingari, Zingare e Turchi, indi Geronio, Fiorilla e Poeta che ritornano, in ultimo Narciso.
CORO
Rida a voi sereno il cielo,
sian per voi tranquilli i venti,
e vi portino contenti
nella patria a respirar.
SELIM
Cara Italia, io t'abbandono,
ma per sempre in cor t'avrò.
Che per te felice io sono,
ogni di rammenterò.
ZAIDA
Vien Fiorilla. Già con lei
don Geronio ha fatto pace.
POETA
(Ecco il turco... non vorrei...
quest'incontro mi dispiace.)
FIORILLA
(piano a Geronio)
Non lo posso più vedere.
GERONIO
(piano a Fiorilla)
Un saluto per dovere...
poi va ben piantarli qua.
ZAIDA E SELIM
(appressandosi)
Perdonate i nostri errori.
FIORILLA E GERONIO
Perdonati già vi sono.
NARCISO
Permettetemi, signori,
che vi chieda anch'io perdono!
Ah, l'esempio che mi date
ben correggermi saprà.
POETA
È l'intreccio terminato,
lieto fine ha il dramma mio;
e contento qual son io
forse il pubblico sarà.
TUTTI
Restate contenti,
felici vivete.
E a tutti apprendete
che lieve è l'error,
se sorge da quello
più bello l'amor.
(intanto Selim e Zaida, salutati dagli altri, e corteggiati dai zingari si vedranno appressare alla marina per imbarcarsi: in questo tempo cala il sipario)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 11/11/2017
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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