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Il trovatore

IL TROVATORE

Dramma in quattro parti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 19 gennaio 1853, Roma.


Personaggi:

Il CONTE di Luna

baritono

LEONORA

soprano

AZUCENA

mezzosoprano

MANRICO

tenore

FERRANDO

basso

INES

soprano

RUIZ

tenore

Un VECCHIO ZINGARO

basso

Un MESSO

tenore


Compagne di Leonora e Religiose, Familiari del Conte, Uomini d'arme, Zingari e Zingare.

L'avvenimento ha luogo parte in Biscaglia, parte in Aragona. Epoca dell'azione: il principio del secolo XV.

Il duello
Scena prima

Atrio nel palazzo dell'Aliaferia: porta da un lato che mette agli appartamenti del Conte di Luna.
Ferrando e molti Familiari del Conte che giacciono presso la porta; alcuni Uomini d'arme passeggiano in fondo.

[N. 1 - Introduzione]

(ai familiari vicini ad assopirsi)

FERRANDO

All'erta, all'erta! Il Conte

n'è d'uopo attender vigilando; ed egli

talor presso i veroni

della sua cara, intere

passa le notti.

FAMILIARI

Gelosia le fiere

serpi gli avventa in petto!

FERRANDO

Nel trovator, che dai giardini move

notturno il canto, d'un rivale a dritto

ei teme.

FAMILIARI

Dalle gravi

palpebre il sonno a discacciar, la vera

storia ci narra di Garzia, germano

al nostro Conte.

FERRANDO

La dirò: venite

intorno a me.

(i familiari eseguiscono)

ARMIGERI

(accostandosi pur essi)

Noi pure...

FAMILIARI

Udite, udite.

Racconto

(tutti accerchiano Ferrando)

FERRANDO

Di due figli vivea padre beato

il buon Conte di Luna:

fida nutrice del secondo nato

dormia presso la cuna.

Sul romper dell'aurora un bel mattino

ella dischiude i rai;

e chi trova d'accanto a quel bambino?...

CORO

Chi? favella. Chi? chi mai?

FERRANDO

Abbietta zingara, fosca vegliarda!...

Cingeva i simboli di maliarda!

E sul fanciullo, con viso arcigno,

l'occhio affiggeva torvo, sanguigno!

D'orror compresa è la nutrice...

Acuto un grido all'aura scioglie;

ed ecco, in meno che il labbro il dice,

i servi accorrono in quelle soglie;

e fra minacce, urli e percosse

la rea discacciano ch'entrarvi osò.

CORO

Giusto quei petti sdegno commosse;

l'insana vecchia lo provocò.

FERRANDO

(raccontando)

Asserì che tirar del fanciullino

l'oroscopo volea...

Bugiarda! Lenta febbre del meschino

la salute struggea!

Coverto di pallor, languido, affranto

ei tremava la sera.

Il dì traeva in lamentevol pianto...

ammaliato egli era!

(familiari ed armigeri inorridiscono)

La fattucchiera perseguitata

fu presa, e al rogo fu condannata;

ma rimaneva la maledetta

figlia, ministra di ria vendetta!

Compì quest'empia nefando eccesso...

Sparve il fanciullo e si rinvenne

mal spenta brace nel sito istesso

ov'arsa un giorno la strega venne,

e d'un bambino... ahimè!... l'ossame

bruciato a mezzo, fumante ancor!

CORO

Oh scellerata! oh donna infame!

Del par m'investe odio ed orror!

ALCUNI

E il padre?

FERRANDO

Brevi e tristi giorni visse!

Pure ignoto del cor presentimento

gli diceva che spento

non era il figlio; ed a morir vicino

bramò che il signor nostro a lui giurasse

di non cessar le indagini... ah! fur vane!...

ARMIGERI

E di colei non s'ebbe

contezza mai?

FERRANDO

Nulla contezza... Oh! Dato

mi fosse rintracciarla

un dì!...

FAMILIARI

Ma ravvisarla

potresti?

FERRANDO

Calcolando

gli anni trascorsi... lo potrei.

ARMIGERI

Sarebbe

tempo presso la madre

all'inferno spedirla.

FERRANDO

All'inferno? È credenza che dimori

ancor nel mondo l'anima perduta

dell'empia strega, e quando il cielo è nero

in varie forme altrui si mostri.

CORO

(con terrore)

È vero! È ver!...

ARMIGERI

Su l'orlo dei tetti alcun l'ha veduta!...

In upupa o strige talora si muta!

FAMILIARI

In corvo tal'altra; più spesso in civetta,

sull'alba fuggente al par di saetta!

FERRANDO

Morì di paura un servo del conte,

che avea della zingara percossa la fronte!

(tutti si pingono di superstizioso terrore)

Apparve a costui d'un gufo in sembianza,

nell'alta quïete di tacita stanza!

Con l'occhio lucente guardava... guardava!

Il cielo attristando d'un urlo feral!

Allor mezzanotte appunto suonava...

(una campana suona improvvisamente a distesa mezzanotte)

TUTTI

Ah! sia maledetta la strega infernal!

Odonsi alcuni tocchi di tamburo. Gli Uomini d'arme accorrono in fondo; i Familiari vanno verso la porta.

Scena seconda

Giardini del palazzo: sulla destra marmorea scalinata che mette agli appartamenti; la notte è inoltrata, dense nubi coprono la luna.
Leonora ed Ines.

[N. 2 - Cavatina]

INES

Che più t'arresti?... l'ora è tarda; vieni:

di te la regal donna

chiese, l'udisti.

LEONORA

Un'altra notte ancora

senza vederlo...

INES

Perigliosa fiamma

tu nutri! Oh! come, dove

la primiera favilla

in te s'apprese?

LEONORA

Ne' tornei! V'apparve

bruno le vesti ed il cimier, lo scudo

bruno e di stemma ignudo

sconosciuto guerrier, che dell'agone

gli onori ottenne: al vincitor sul crine

il serto io posi! Civil guerra intanto

arse: no 'l vidi più, come d'aurato

sogno fuggente imago, ed era volta

lunga stagion... ma poi...

INES

Che avvenne?

LEONORA

Ascolta.

Tacea la notte placida

e bella in ciel sereno

la luna il viso argenteo

mostrava lieto e pieno;

quando suonar per l'aere,

infino allor sì muto...

dolci s'udiro e flebili

gli accordi d'un lïuto,

e versi melanconici

un trovator cantò.

Versi di prece, ed umile

qual d'uom che prega iddio;

in quella ripeteasi

un nome... il nome mio...

Corsi al veron sollecita...

egli era, egli era desso!...

Gioia provai che agli angeli

solo è provar concesso!

Al core, al guardo estatico

la terra un ciel sembrò.

INES

Quanto narrasti di turbamento

m'ha piena l'alma!... Io temo!

LEONORA

Invano!

INES

Dubbio, ma tristo presentimento

in me risveglia quest'uomo arcano!

Tenta obliarlo...

LEONORA

Che dici? oh basti!

INES

Cedi al consiglio dell'amistà...

Cedi...

LEONORA

Obliarlo! Ah! tu parlasti

detto, che intendere l'alma non sa.

Di tale amor che dirsi

mal può dalla parola,

d'amor che intendo io sola,

il cor s'inebriò!

Il mio destino compiersi

non può che a lui dappresso...

S'io non vivrò per esso,

per esso io morirò!

INES

(Non debba mai pentirsi

chi tanto un giorno amò!)

(ascendono agli appartamenti)

Scena terza

Conte.

[N. 3 - Scena, romanza e terzetto]

CONTE

Tace la notte! immersa

nel sonno, è certo, la regal signora,

ma veglia la sua dama! Oh Leonora!

Tu desta sei; me 'l dice

da quel verone tremolante un raggio

della notturna lampa...

Ah! l'amorosa fiamma

m'arde ogni fibra! Ch'io ti vegga è d'uopo...

che tu m'intenda... Vengo... A noi supremo

è tal momento...

(cieco d'amore avviasi verso la gradinata: odonsi gli accordi d'un liuto: egli si arresta)

Il trovator! Io fremo!

MANRICO

(fra le piante)

Deserto sulla terra,

col rio destino in guerra

è sola speme un cor

al trovator!

Ma s'ei quel cor possiede,

bello di casta fede,

è d'ogni re maggior

il trovator!

CONTE

Oh detti!... Oh gelosia!...

Non m'inganno... Ella scende!

(si avvolge nel suo mantello)

Scena quarta

Leonora e il Conte.

LEONORA

(correndo verso il Conte)

Anima mia!

CONTE

(Che far?)

LEONORA

Più dell'usato

è tarda l'ora!... io ne contai gl'istanti

co' palpiti del core!... Alfin ti guida

pietoso amor tra queste braccia...

MANRICO

(voce fra le piante)

Infida!...

(nel tempo stesso la luna mostrasi dai nugoli, e lascia scorgere una persona di cui la visiera nasconde il volto)

Scena quinta

Manrico e detti.

LEONORA

Qual voce!... Ah, dalle tenebre

tratta in errore io fui!

(riconosce entrambi e gettasi ai piè di Manrico; agitatissima)

A te credei rivolgere

l'accento e non a lui...

A te, che l'alma mia

sol chiede, sol desia...

Io t'amo, il giuro, io t'amo

d'immenso, eterno amor!

CONTE

Ed osi?

MANRICO

(sollevando Leonora)

(Ah, più non bramo!)

CONTE

Avvampo di furor!

Se un vil non sei discovriti.

LEONORA

(Ohimè!)

CONTE

Palesa il nome...

LEONORA

(sommessamente a Manrico)

Deh, per pietà!...

MANRICO

(sollevando la visiera dell'elmo)

Ravvisami:

Manrico io son.

CONTE

Tu!... Come!

Insano temerario!

D'Urgel seguace, a morte

proscritto, ardisci volgerti

a queste regie porte?

MANRICO

Che tardi? Or via, le guardie

appella, ed il rivale

al ferro del carnefice

consegna.

CONTE

Il tuo fatale istante

assai più prossimo

è, dissennato! Vieni!

LEONORA

Conte!

CONTE

Al mio sdegno vittima

è d'uopo ch'io ti sveni!

LEONORA

Oh ciel! t'arresta...

CONTE

Seguimi...

MANRICO

Andiam...

LEONORA

(Che mai farò?

Un sol mio grido perdere

lo puote.) M'odi...

CONTE

No!

Di geloso amor sprezzato

arde in me tremendo il foco!

Il tuo sangue, o sciagurato,

ad estinguerlo fia poco!

(a Leonora)

Dirgli, o folle!... «io t'amo» ardisti!...

Ei più vivere non può.

Un accento proferisti

che a morir lo condannò!

Insieme

LEONORA

Un istante almen dia loco

il tuo sdegno alla ragione,

io, sol io, di tanto foco

son, pur troppo, la cagione...

Piombi, ah! piombi il tuo furore

sulla rea che t'oltraggiò...

Vibra il ferro in questo core,

che te amar non vuol, né può.

MANRICO

Del superbo vana è l'ira;

ei cadrà da me trafitto.

Il mortal che amor t'ispira,

dall'amor fu reso invitto.

(al Conte)

La tua sorte è già compita!

L'ora omai per te suonò!

Il suo core e la tua vita

il destino a me serbò!

I due rivali si allontanano con le spade sguainate; Leonora cade, priva di sentimento.

La gitana
Scena prima

Un diruto abituro, sulla falda di un monte della Biscaglia; nel fondo, quasi tutto aperto, arde un gran fuoco. I primi albori.
Azucena siede presso il fuoco. Manrico le sta disteso accanto sopra una coltrice ed avviluppato nel suo mantello; ha l'elmo ai piedi e fra le mani la spada, su cui figge immobilmente lo sguardo. Una banda di Zingari è sparsa all'intorno.

[N. 4 - Coro e Canzone]

ZINGARI

Vedi! Le fosche notturne spoglie

de' cieli sveste l'immensa volta;

sembra una vedova che alfin si toglie

i bruni panni ond'era involta!

All'opra! All'opra! Dagli... martella...

Danno di piglio ai ferri del mestiere. Al misurato tempestar dei martelli cadenti sulle incudini, or uomini, or donne, e tutti in un tempo infine intonano la cantilena seguente:

Chi del gitano i giorni abbella?

La zingarella!

UOMINI

(alle donne)

(si fermano un poco dal lavoro)

Versami un tratto; lena e coraggio

il corpo e l'anima traggon dal bere.

(le donne mescono ad essi in rozze coppe)

Insieme

UOMINI

Oh! guarda, guarda! del sole un raggio

brilla più vivido nel mio bicchiere!

DONNE

Oh! guarda, guarda! del sole un raggio

brilla più vivido nel tuo bicchiere!

TUTTI

All'opra, all'opra... Dagli, martella...

Chi del gitano i giorni abbella?

La zingarella!

(canta: gli zingari le si fanno da lato)

AZUCENA

Stride la vampa! ~ la folla indomita

corre a quel fuoco ~ lieta in sembianza!

Urli di gioia ~ intorno echeggiano;

cinta di sgherri ~ donna s'avanza!

Sinistra splende ~ sui volti orribili

la tetra fiamma ~ che s'alza al ciel!

Stride la vampa! ~ giunge la vittima

nerovestita, ~ discinta e scalza!

Grido feroce ~ di morte levasi;

l'eco il ripete ~ di balza in balza!...

Sinistra splende ~ sui volti orribili

la tetra fiamma ~ che s'alza al ciel!

ZINGARI

Mesta è la tua canzon!

AZUCENA

Del pari mesta

che la storia funesta

da cui tragge argomento!

(rivolge il capo dalla parte di Manrico e mormora sommessamente:)

Mi vendica... mi vendica!

MANRICO

(L'arcana

parola ognor!)

VECCHIO ZINGARO

Compagni, avanza il giorno:

a procacciarci un pan, su, su, scendiamo

per le propinque ville.

ZINGARI

Andiamo.

Ripongono sollecitamente ne' sacchi i loro arnesi e discendono alla rinfusa per la china; tratto tratto, e sempre a maggior distanza, odesi il loro canto.

Chi del gitano i giorni abbella?

La zingarella!

[N. 5 - Racconto]

MANRICO

(sorgendo)

Soli or siamo; deh, narra

questa storia funesta.

AZUCENA

E tu la ignori,

tu pur! Ma, giovinetto, i passi tuoi

d'ambizion lo sprone

lungi traea!... Dell'ava il fine acerbo

è quell'istoria: la incolpò superbo

Conte di malefizio, onde asseria

côlto un bambin suo figlio... Essa bruciata

venne ov'arde quel foco!

MANRICO

(rifuggendo con raccapriccio dalla fiamma)

Ahi! Sciagurata!

AZUCENA

Condotta ell'era in ceppi al suo destin tremendo,

col figlio sulle braccia io la seguia piangendo:

infino ad essa un varco tentai, ma invano, aprirmi,

invan tentò la misera fermarsi e benedirmi,

ché, fra bestemmie oscene, pungendola coi ferri,

al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri!

Allor con tronco accento «Mi vendica!» sclamò.

Quel detto un'eco eterno in questo cor lasciò.

MANRICO

La vendicasti?

AZUCENA

Il figlio giunsi a rapir del Conte:

lo trascinai qui meco... le fiamme ardean già pronte.

MANRICO

(con raccapriccio)

Le fiamme!... oh ciel!... tu forse?...

AZUCENA

Ei distruggeasi in pianto...

io mi sentiva il core dilaniato, infranto!

Quand'ecco agli egri spirti, come in un sogno, apparve

la vision ferale di spaventose larve!

Gli sgherri!... ed il supplizio!... la madre smorta in volto,

scalza... discinta!... il grido, il noto grido ascolto...

«Mi vendica!» La mano convulsa tendo... stringo

la vittima... nel foco la traggo, la sospingo...

Cessa il fatal delirio... l'orrida scena fugge...

la fiamma sol divampa, e la sua preda strugge!...

Pur volgo intorno il guardo e innanzi a me vegg'io...

dell'empio Conte il figlio!

MANRICO

Ah! come?

AZUCENA

Il figlio mio,

mio figlio avea bruciato!

MANRICO

Che dici! quale orror!

AZUCENA

Sul capo mio le chiome sento rizzarsi ancor!

(Azucena ricade trambasciata sul proprio seggio, Manrico ammutolisce colpito d'orrore e di sorpresa. Momenti di silenzio)

[N. 6 - Scena e Duetto]

MANRICO

Non son tuo figlio?... E chi son io? chi dunque?

AZUCENA

(con la sollecitudine di chi cerca emendare involontario fallo)

Tu sei mio figlio!

MANRICO

Eppur dicesti...

AZUCENA

Ah!... forse...

Che vuoi! quando al pensier s'affaccia il truce

caso, lo spirto intenebrato pone

stolte parole sul mio labbro... Madre,

tenera madre non m'avesti ognora?

MANRICO

Potrei negarlo?

AZUCENA

A me, se vivi ancora,

no 'l déi? Notturna, sui pugnati campi

di Pelilla, ove spento

fama ti disse, a darti

sepoltura non mossi? La fuggente

aura vital non iscovrì, nel seno

non t'arrestò materno affetto? E quante

cure non spesi a risanar le tante

ferite!...

MANRICO

(con nobile orgoglio)

Che portai nel dì fatale...

ma tutte qui nel petto! Io sol, fra mille

già sbandati, al nemico

volgendo ancor la faccia!... Il rio De Luna

su me piombò col suo drappello; io caddi,

però da forte io caddi!

AZUCENA

Ecco mercede

a' giorni che l'infame,

nel singolar certame

ebbe salvi da te! Qual t'acciecava

strana pietà per esso?

MANRICO

Oh madre! non saprei dirlo a me stesso!

AZUCENA

Strana pietà!...

MANRICO

Mal reggendo all'aspro assalto,

ei già tocco il suolo avea:

balenava il colpo in alto

che trafiggerlo dovea...

Quando arresta un moto arcano,

nel discender, questa mano,

le mie fibre acuto gelo

fa repente abbrividir!

Mentre un grido vien dal cielo,

che mi dice: «non ferir»!

AZUCENA

Ma nell'alma dell'ingrato

non parlò del cielo un detto!

Oh! se ancor ti spinge il fato

a pugnar col maledetto,

compi, o figlio, qual d'un dio,

compi allora il cenno mio!

Insieme

AZUCENA

Sino all'elsa questa lama

vibra, immergi all'empio in cor.

MANRICO

Sì, lo giuro, questa lama

scenderà dell'empio in cor.

(odesi un prolungato suono di corno)

MANRICO

L'usato Messo Ruiz invia...

forse...

(dà fiato anch'esso al corno che tien sospeso ad armacollo)

AZUCENA

Mi vendica!

(resta concentrata quasi inconsapevole di ciò che succede)

Scena seconda

Messo e detti.

MANRICO

(al Messo)

Inoltra il piè.

Guerresco evento, dimmi, seguia?

MESSO

(porgendo il foglio che Manrico legge)

Risponda il foglio che reco a te.

MANRICO

«In nostra possa è Castellor; ne déi

tu per cenno del prence

vigilar le difese; ove ti è dato,

affrettati a venir... Giunta la sera,

tratta in inganno di tua morte al grido,

nel vicin claustro della croce il velo

cingerà Leonora.»

(con dolorosa esclamazione)

Oh giusto cielo!

AZUCENA

(scuotendosi)

(Che fia!)

MANRICO

(al Messo)

Veloce scendi la balza,

ed un cavallo a me provvedi...

MESSO

Corro...

AZUCENA

(frapponendosi)

Manrico!

MANRICO

Il tempo incalza...

Vola, m'aspetta del colle a' piedi.

(il Messo parte frettolosamente)

AZUCENA

E speri, e vuoi?...

MANRICO

(Perderla?... Oh ambascia!...

Perder quell'angelo?...)

AZUCENA

(È fuor di sé!)

MANRICO

(postosi l'elmo sul capo ed afferrando il mantello)

Addio...

AZUCENA

No... ferma... odi...

MANRICO

Mi lascia...

AZUCENA

(autorevole)

Ferma... Son io che parlo a te!

Perigliarti ancor languente

per cammin selvaggio ed ermo!

Le ferite vuoi, demente,

rïaprir del petto infermo?

No, soffrirlo non poss'io...

il tuo sangue è sangue mio!...

Ogni stilla che ne versi

tu la spremi dal mio cor!

MANRICO

Un momento può involarmi

il mio ben, la mia speranza!...

No, che basti ad arrestarmi

terra e ciel non han possanza...

Ah!... mi sgombra, o madre, i passi...

Guai per te s'io qui restassi!...

Tu vedresti ai piedi tuoi

spento il figlio dal dolor!

(Manrico s'allontana, indarno trattenuto da Azucena)

Scena terza

Atrio interno di un luogo di ritiro in vicinanza di Castellor. Alberi nel fondo. È notte.
Il Conte, Ferrando ed alcuni Seguaci inoltrandosi cautamente avviluppati nei loro mantelli.

[N. 7 - Aria]

CONTE

Tutto è deserto! né per l'aura ancora

suona l'usato carme...

In tempo io giungo.

FERRANDO

Ardita opra, o signore,

imprendi.

CONTE

Ardita, e qual furente amore

ed irritato orgoglio

chiesero a me. Spento il rival, caduto

ogni ostacol sembrava a' miei desiri:

novello e più possente ella ne appresta!

L'altare! Ah no, non fia

d'altri Leonora mai... Leonora è mia!

Il balen del suo sorriso

d'una stella vince il raggio!...

il fulgor del suo bel viso

novo infonde in me coraggio!...

Ah! l'amor, l'amore ond'ardo

le favelli in mio favor!...

Sperda il sole d'un suo sguardo

la tempesta del mio cor.

(odesi il rintocco de' sacri bronzi)

Qual suono!... oh ciel!

FERRANDO

La squilla

vicino il rito annunzia!

CONTE

Ah! pria che giunga

all'altar... si rapisca!...

FERRANDO

Oh bada!...

CONTE

Taci!...

non odo... andate!... di quei faggi all'ombra

celatevi!...

(Ferrando e gli altri seguaci si allontanano)

Ah! fra poco

mia diverrà... Tutto m'investe un foco!

(ansioso, guardingo osserva dalla parte donde deve giungere Leonora, mentre Ferrando ed i seguaci dicono sottovoce:)

FERRANDO E SEGUACI

Ardire! andiam! celiamoci

fra l'ombre... nel mister!

Ardire! andiam! silenzio!

si compia il suo voler!

CONTE

(nell'eccesso del furore)

Per me, ora fatale,

i tuoi momenti affretta...

La gioia che m'aspetta

gioia mortal non è!...

Invano un dio rivale

opponi all'amor mio,

non può nemmeno un dio,

donna, rapirti a me!

[N. 8 - Finale atto II]

CORO INTERNO DI RELIGIOSE

Ah! se l'error t'ingombra,

o figlia d'Eva, i rai,

presso a morir, vedrai

che un'ombra, un sogno fu,

anzi del sogno un'ombra

la speme di quaggiù!

Vieni e t'asconda il velo

ad ogni sguardo umano:

cura o pensier mondano

qui vivo più non è.

Al ciel ti volgi e il cielo

si schiuderà per te.

Scena quarta

Leonora con Ines e Séguito muliebre, poi il Conte, Ferrando e Seguaci, indi Manrico.

LEONORA

Perché piangete?

DONNE

Ah! dunque

tu per sempre ne lasci!

LEONORA

O dolci amiche,

un riso, una speranza, un fior, la terra

non ha per me! Degg'io

volgermi a quei, che degli afflitti è solo

sostegno, e dopo i penitenti giorni

può fra gli eletti al mio perduto bene

ricongiungermi un dì!

(incamminandosi)

Tergete i rai

e guidatemi all'ara...

CONTE

(irrompendo ad un tratto)

No, giammai!...

DONNE

Il Conte!

LEONORA

Giusto ciel!

CONTE

Per te non avvi

che l'ara d'imeneo.

DONNE

Cotanto ardia!...

LEONORA

Insano!... E qui venisti?...

CONTE

A farti mia.

(e sì dicendo scagliasi verso Leonora, onde impadronirsi di lei; ma fra esso e la preda trovasi, qual fantasma sorto di sotterra, Manrico. Un grido universale)

Insieme

LEONORA

E deggio e posso crederlo?

Ti veggo a me d'accanto!

È questo un sogno, un'estasi,

un sovrumano incanto?

Non regge a tanto giubilo

rapito, il cor sorpreso!...

Sei tu dal ciel disceso,

o in ciel son io con te?

CONTE

Dunque gli estinti lasciano

di morte il regno eterno!

A danno mio rinunzia

le prede sue l'inferno!

Ma se non mai si fransero

de' giorni tuoi gli stami,

se vivi e viver brami,

fuggi da lei, da me.

MANRICO

Né m'ebbe il ciel, né l'orrido

varco infernal sentiero.

Infami sgherri vibrano

mortali colpi, è vero!...

Potenza irresistibile

hanno de' fiumi l'onde!

Ma gli empi un dio confonde!

Quel dio soccorse a me.

DONNE

(a Leonora)

Il cielo in cui fidasti

pietade avea di te.

FERRANDO E SEGUACI

(al Conte)

Tu col destin contrasti:

suo difensore egli è.

Scena quinta

Ruiz seguìto da una lunga tratta di Armati, e detti.

RUIZ

Urgel viva!

MANRICO

Miei prodi guerrieri!

RUIZ

Vieni...

MANRICO

(a Leonora)

Donna, mi segui.

CONTE

(opponendosi)

E tu speri?

LEONORA

Ah!

MANRICO

(al Conte)

T'arretra!...

CONTE

(sguainando la spada)

Involarmi costei?

No!

RUIZ E ARMATI

(accerchiando il Conte)

Vaneggi!

FERRANDO E SEGUACI

Che tenti, signor?

(il Conte è disarmato da quei di Ruiz)

CONTE

(con gesti ed accenti di maniaco furore)

Di ragione ogni lume perdei!

LEONORA

(M'atterrisce...)

CONTE

Ho le furie nel cor!

Insieme

INES E DONNE

Ah sì! il ciel pietade avea di te!

RUIZ E ARMATI

(a Manrico)

Vieni: la sorte sorride per te!

FERRANDO E SEGUACI

(al Conte)

Cedi; or ceder viltade non è!

(Manrico tragge Leonora seco, il Conte è respinto, le donne rifuggono al cenobio, scende subito la tela)

Il figlio della zingara
Scena prima

Accampamento: a destra il padiglione del Conte di Luna, su cui sventola la bandiera in segno di supremo comando; da lungi torreggia Castellor.
Scolte di Uomini d'arme dappertutto; alcuni giocano, altri forbiscono le armi, altri passeggiano; poi Ferrando dal padiglione del Conte.

[N. 9 - Coro]

ALCUNI

Or co' dadi, ma fra poco

giocherem ben altro gioco.

ALTRI

Quest'acciar, dal sangue or terso

fia di sangue in breve asperso!

Odonsi strumenti guerrieri; tutti si volgono là donde il suono si avanza. Un grosso drappello di balestrieri, in completa armatura, traversa il campo.

ALCUNI

Il soccorso dimandato!

ALTRI

Han l'aspetto del valor!

TUTTI

Più l'assalto ritardato

or non fia di Castellor!

No, no, non fia più!

FERRANDO

(dal padiglione del Conte)

Sì, prodi amici; al dì novello, è mente

del capitan la rocca

investir d'ogni parte.

Colà pingue bottino

certezza è rinvenir più che speranza;

si vinca, è nostro.

TUTTI

Tu c'inviti a danza!

Squilli, echeggi la tromba guerriera,

chiami all'armi, alla pugna, all'assalto.

Fia domani la nostra bandiera

di quei merli piantata sull'alto.

No, giammai non sorrise vittoria

di più liete speranze finor!...

Ivi l'util ci aspetta e la gloria,

ivi opimi la preda e l'onor.

(si disperdono)

Scena seconda

Il Conte, uscito dalla sua tenda, volge un bieco sguardo a Castellor.

[N. 10 - Scena e Terzetto]

CONTE

In braccio al mio rival? Questo pensiero

come persecutor demone ovunque

m'insegue! In braccio al mio rival! Ma corro,

surta appena l'aurora,

io corro a separarvi... Oh Leonora!

(odesi tumulto)

Scena terza

Ferrando e detto.

CONTE

Che fu?

FERRANDO

Dappresso il campo

s'aggirava una zingara; sorpresa

da' nostri esploratori,

si volse in fuga; essi a ragion temendo

una spia nella trista,

l'inseguir...

CONTE

Fu raggiunta?

FERRANDO

È presa.

CONTE

Vista

l'hai tu?

FERRANDO

No; della scorta

il condottier m'apprese

l'evento.

CONTE

Eccola.

(tumulto più vicino)

Scena quarta

Azucena, con le mani avvinte, e trascinata dagli Esploratori, un codazzo di altri Soldati, e detti.

ESPLORATORI

Innanzi, o strega, innanzi!...

AZUCENA

Aita!... Mi lasciate... Ah furibondi!

Che mal fec'io?

CONTE

S'appressi.

(Azucena è tratta innanzi al Conte)

A me rispondi

e trema dal mentir!

AZUCENA

Chiedi!

CONTE

Ove vai?

AZUCENA

No 'l so.

CONTE

Che?

AZUCENA

D'una zingara è costume

mover senza disegno

il passo vagabondo,

ed è suo tetto il ciel, sua patria il mondo.

CONTE

E vieni?

AZUCENA

Da Biscaglia, ove sinora

le sterili montagne ebbi ricetto!

CONTE

(Da Biscaglia!)

FERRANDO

(Che intesi!... O qual sospetto!)

AZUCENA

Giorni poveri vivea,

pur contenta del mio stato;

sola speme un figlio avea!

Mi lasciò!... m'oblia, l'ingrato!

Io deserta vado errando

di quel figlio ricercando,

di quel figlio che al mio core

pene orribili costò!...

Qual per esso provo amore

madre in terra non provò!

FERRANDO

(Il suo volto!)

CONTE

Di', traesti

lunga etade tra quei monti?

AZUCENA

Lunga, sì.

CONTE

Rammenteresti

un fanciul, prole di conti,

involato al suo castello,

son tre lustri, e tratto quivi?

AZUCENA

E tu... parla... sei?

CONTE

Fratello

del rapito.

AZUCENA

(Ah!)

FERRANDO

(notando il mal nascosto terrore di Azucena)

(Sì!...)

CONTE

Ne udivi

mai novella?

AZUCENA

Io? No... Concedi

che del figlio l'orme io scopra.

FERRANDO

Resta, iniqua...

AZUCENA

(Ohimè!)

FERRANDO

Tu vedi

chi l'infame, orribil opra

commettea...

CONTE

Finisci.

FERRANDO

È dessa...

AZUCENA

(piano a Ferrando)

Taci!

FERRANDO

È dessa che il bambino

arse!

CONTE

Ah! perfida!

ESPLORATORI

Ella stessa!

AZUCENA

Ei mentisce...

CONTE

Al tuo destino

or non fuggi.

AZUCENA

Deh!

CONTE

Quei nodi

più stringete.

(i soldati eseguiscono)

AZUCENA

Oh dio! oh dio!

CORO

Urla pur!

AZUCENA

(con disperazione)

E tu non m'odi,

o Manrico, o figlio mio?...

Non soccorri all'infelice

madre tua?

CONTE

Di Manrico genitrice?

FERRANDO

Trema!...

CONTE

Oh sorte! In mio poter!

AZUCENA

Deh! rallentate, o barbari,

le acerbe mie ritorte...

questo crudel martirio

è prolungata morte!

D'iniquo genitore

empio figliuol peggiore,

trema! v'è dio pe' miseri,

e dio ti punirà!

Insieme

CONTE

Tua prole, o turpe zingara,

colui, quel traditore?...

Potrò col tuo supplizio

ferirlo in mezzo al core!

Gioia m'inonda il petto,

cui non esprime il detto!...

Meco il fraterno cenere

ampia vendetta avrà!

FERRANDO E ESPLORATORI

Infame pira sorgere,

ah sì, vedrai tra poco...

né solo tuo supplizio

sarà terreno foco:

le vampe dell'inferno

a te fian rogo eterno,

ivi penare ed ardere

l'anima tua dovrà!

(al cenno del Conte i soldati traggon seco Azucena. Egli entra nella sua tenda, seguìto da Ferrando)

Scena quinta

Sala adiacente alla cappella in Castellor, con verone in fondo.
Manrico, Leonora e Ruiz.

[N. 11 - Aria]

LEONORA

Quale d'armi fragor

poc'anzi intesi?

MANRICO

Alto è il periglio!... vano

dissimularlo fora!

A la novella aurora

assaliti saremo!...

LEONORA

Ahimè! che dici!...

MANRICO

Ma de' nostri nemici

avrem vittoria... pari

abbiam al loro ardir, brando e coraggio!...

(a Ruiz)

Tu va'; le belliche opre

nell'assenza mia breve, a te commetto!...

Che nulla manchi!...

(Ruiz parte)

Scena sesta

Manrico e Leonora.

LEONORA

Di qual tetra luce

il nostro imen risplende!

MANRICO

Il presagio funesto,

deh! sperdi, o cara!...

LEONORA

E il posso?

MANRICO

Amor... sublime amore,

in tale istante ti favelli al core!

Ah sì, ben mio, coll'essere

io tuo, tu mia consorte,

avrò più l'alma intrepida,

il braccio avrò più forte.

Ma pur se nella pagina

de' miei destini è scritto

ch'io resti fra le vittime

dal ferro ostil trafitto,

fra quegli estremi aneliti

a te il pensier verrà!

E solo in ciel precederti

la morte a me parrà!

(si ode il suono dell'organo della vicina cappella)

LEONORA E MANRICO

L'onda de' suoni mistici

pura discende al cor!

Vieni; ci schiude il tempio

gioie di casto amor!

(si avviano giubilanti al tempio; Ruiz viene frettoloso)

RUIZ

Manrico?

MANRICO

Che?

RUIZ

La zingara,

vieni... tra ceppi mira...

MANRICO

Oh dio!

RUIZ

Per man de' barbari

accesa è già la pira!

MANRICO

(accostandosi al verone)

Oh ciel! mie membra oscillano...

nube mi copre il ciglio!...

LEONORA

Tu fremi!

MANRICO

E il deggio! Sappilo...

io son...

LEONORA

Chi mai?

MANRICO

Suo figlio!

Ah! vili... il rio spettacolo

quasi il respir m'invola!...

Raduna i nostri, affrettati,

Ruiz... va'... torna... vola...

(Ruiz parte)

Di quella pira... l'orrendo foco

tutte le fibre m'arse, avvampò!

Empi, spegnetela, o ch'io fra poco

col sangue vostro la spegnerò!

Era già figlio prima d'amarti...

non può frenarmi il tuo martir!

Madre infelice, corro a salvarti,

o teco almeno corro a morir!

LEONORA

Non reggo a colpi tanto funesti...

Oh, quanto meglio sarìa morir!

(Ruiz torna con armati)

Insieme

MANRICO

Madre infelice, corro a salvarti,

o teco almeno corro a morir!

RUIZ E ARMATI

All'armi, all'armi! eccone presti

a pugnar teco, o teco a morir.

Manrico parte frettoloso seguìto da Ruiz e dagli Armati, mentre odesi dall'interno fragor d'armi e di bellici strumenti.

Il supplizio
Scena prima

Un'ala del palazzo dell'Aliaferia. All'angolo una torre, con finestre assicurate da spranghe di ferro; notte oscura.
Si avanzano due persone ammantellate: Ruiz e Leonora.

[N. 12 - Scena ed Aria]

RUIZ

(sommessamente)

Siam giunti; ecco la torre, ove di stato

gemono i prigionieri... ah, l'infelice

ivi fu tratto!

LEONORA

Vanne,

lasciami, né timor di me ti prenda...

Salvarlo io potrò forse.

(Ruiz si allontana)

Timor di me! sicura,

presta è la mia difesa.

(i suoi occhi figgonsi ad una gemma che le fregia la mano destra)

In quest'oscura

notte ravvolta, presso a te son io,

e tu no 'l sai!... Gemente

aura che intorno spiri,

deh, pietosa gli arreca i miei sospiri...

D'amor sull'ali rosee

vanne, sospir dolente,

del prigioniero misero

conforta l'egra mente...

Com'aura di speranza

aleggia in quella stanza:

lo desta alle memorie,

ai sogni dell'amor!...

Ma, deh! non dirgli, improvvido,

le pene del mio cor!

Suona la campana dei morti.

VOCI INTERNE

Miserere d'un'alma già vicina

alla partenza che non ha ritorno;

miserere di lei. Bontà divina,

preda non sia dell'infernal soggiorno.

LEONORA

Quel suon, quelle preci solenni, funeste,

empiron quest'aere di cupo terror!

Contende l'ambascia, che tutta m'investe

al labbro il respiro, i palpiti al cor!

MANRICO

(dalla prigione)

Ah, che la morte ognora

è tarda nel venir

a chi desia morir!...

Addio, Leonora!

LEONORA

Oh ciel!... sento mancarmi!

VOCI INTERNE

Miserere d'un'alma già vicina

alla partenza che non ha ritorno;

miserere di lei. Bontà divina,

preda non sia dell'infernal soggiorno.

LEONORA

Sull'orrida torre, ah! par che la morte

con ali di tenebre librando si va!...

Ah! forse dischiuse gli fian queste porte

sol quando cadaver già freddo sarà!

MANRICO

(dalla prigione)

Sconto col sangue mio

l'amor che posi in te!...

Non ti scordar di me!...

Leonora, addio!

LEONORA

Di te, di te scordarmi?...

Tu vedrai che amore in terra

mai del mio non fu più forte...

vinse il fato in aspra guerra,

vincerà la stessa morte.

O col prezzo di mia vita

la tua vita io salverò,

o con te per sempre unita

nella tomba io scenderò.

Scena seconda

S'apre una porta; n'esce il Conte con alcuni Seguaci. All'avanzarsi di alcuni, Leonora si pone in disparte.

[N. 13 - Scena e Duetto]

CONTE

(ad alcuni seguaci)

Udiste? Come albeggi

la scure al figlio, ed alla madre il rogo!

(i seguaci entrano nella torre)

CONTE

Abuso io forse del poter che pieno

in me trasmise il prence! A tal mi traggi,

donna per me funesta! Ov'ella è mai?

Ripreso Castellor, di lei contezza

non ebbi, e furo indarno

tante ricerche e tante!

Ah! dove sei, crudele?

LEONORA

(avanzandosi)

A te davante.

CONTE

Qual voce!... come!... tu, donna?

LEONORA

Il vedi.

CONTE

A che venisti?

LEONORA

Egli è già presso

all'ora estrema; e tu lo chiedi?

CONTE

Osar potresti?...

LEONORA

Ah sì, per esso

pietà dimando...

CONTE

Che!... tu deliri!

Io del rival sentir pietà?

LEONORA

Clemente nume a te l'ispiri...

CONTE

È sol vendetta mio nume... Va'.

(si getta disperatamente a' suoi piedi)

LEONORA

Mira, di acerbe lagrime

spargo al tuo piede un rio...

Non basta il pianto? Svenami,

ti bevi il sangue mio...

Calpesta il mio cadavere...

ma salva il trovator!

CONTE

Ah! dell'indegno rendere

vorrei peggior la sorte...

fra mille atroci spasimi

centuplicar sua morte...

Più l'ami, e più terribile

divampa il mio furor!

Insieme

LEONORA

Calpesta il mio cadavere...

ma salva il trovator!

CONTE

Più l'ami, e più terribile

divampa il mio furor!

(il Conte vuol partire; Leonora si avvinghia ad esso)

LEONORA

Conte...

CONTE

Né cessi?

LEONORA

Grazia!...

CONTE

Prezzo non avvi alcuno

ad ottenerla! scòstati...

LEONORA

Uno ve n'ha! sol uno!...

Ed io... te l'offro.

CONTE

Spiegati, Qual prezzo, di'.

LEONORA

(stendendo la destra con dolore)

Me stessa!

CONTE

Ciel!... tu dicesti?...

LEONORA

E compiere

saprò la mia promessa.

CONTE

È sogno il mio?

LEONORA

Dischiudimi

la via fra quelle mura...

Ch'ei m'oda!... che la vittima

fugga, e son tua.

CONTE

Lo giura.

LEONORA

Lo giuro a dio che l'anima

tutta mi vede!

CONTE

Olà!

Corre all'uscio della torre; si presenta un custode; il Conte gli parla all'orecchio; Leonora sugge il veleno chiuso nell'anello.

LEONORA

(M'avrai, ma fredda, esanime

spoglia!)

CONTE

(tornando a Leonora)

Colui vivrà...

LEONORA

(alzando gli occhi, cui fanno velo lagrime di gioia)

(Vivrà!... contende il giubilo

i detti a me, signore...

ma coi frequenti palpiti

mercé ti rende il core!

Ora il mio fine impavida,

piena di gioia attendo...

Potrò dirgli morendo:

salvo tu sei per me!)

CONTE

Fra te che parli? Volgimi,

mi volgi il detto ancora,

o mi parrà delirio

quanto ascoltai finora...

tu mia!... ripetilo.

Il dubbio cor serena...

Ah! ch'io lo credo appena

udendolo da te!

LEONORA

Andiam...

CONTE

Giurasti... pensaci!

LEONORA

È sacra la mia fé!

(entrano nella torre)

Scena terza

Orrido carcere: in un canto, finestra con inferriata; porta nel fondo; smorto fanale pendente dalla volta.
Azucena giacente sopra una specie di rozza coltre, Manrico seduto a lei dappresso.

[N. 14 - Finale ultimo]

MANRICO

Madre... non dormi?

AZUCENA

L'invocai più volte,

ma fugge il sonno a queste luci... Prego.

MANRICO

L'aura fredda è molesta

alle tue membra forse?

AZUCENA

No; da questa

tomba di vivi sol fuggir vorrei

perché sento il respiro soffocarmi!...

MANRICO

(torcendosi le mani)

Fuggir!

AZUCENA

(sorgendo)

Non attristarti.

Far di me strazio non potranno i crudi!

MANRICO

Ah! come?

AZUCENA

Vedi?... le sue fosche impronte

m'ha già stampate in fronte

il dito della morte!

MANRICO

Ahi!

AZUCENA

Troveranno

un cadavere muto, gelido!...

(con gioia feroce)

anzi

uno scheletro!

MANRICO

Cessa!

AZUCENA

Non odi?... gente appressa...

i carnefici son... vogliono al rogo

trarmi!... Difendi la tua madre...

MANRICO

Alcuno,

ti rassicura, qui non volge...

AZUCENA

(senza badare a Manrico, con ispavento)

Il rogo!...

Parola orrenda!

MANRICO

Oh madre!... oh madre!

AZUCENA

Un giorno

turba feroce l'ava tua condusse...

al rogo! Mira la terribil vampa!

Ella n'è tocca già! già l'arso crine

al ciel manda faville!...

Osserva le pupille

fuor dell'orbita loro! Ah! chi mi toglie

a spettacol sì atroce?

(cade, tutta convulsa, in braccio a Manrico)

MANRICO

Se m'ami ancor, se voce

di figlio ha possa d'una madre in seno,

ai terrori dell'alma

oblio cerca nel sonno, e posa e calma.

(la conduce presso alla coltre)

AZUCENA

Sì, la stanchezza m'opprime, o figlio...

alla quïete io chiudo il ciglio!

Ma se del rogo arder si veda

l'orrida fiamma, destami allor!

MANRICO

Riposa, o madre: iddio conceda

men tristi immagini al tuo sopor.

AZUCENA

(tra il sonno e la veglia)

Ai nostri monti... ritorneremo!...

l'antica pace... ivi godremo!...

Tu canterai... sul tuo liuto...

in sonno placido... io dormirò!

MANRICO

Riposa, o madre: io prono e muto

la mente al cielo rivolgerò.

(Azucena si addormenta. Manrico resta genuflesso accanto a lei)

Scena ultima

Si apre la porta, entra Leonora: gli anzidetti, in ultimo il Conte con séguito di Armati.

MANRICO

Ciel!... non m'inganna quel fioco lume?

LEONORA

Son io, Manrico...

MANRICO

O mia Leonora!

Ah! mi concedi, pietoso nume,

gioia sì grande, anzi ch'io mora?

LEONORA

Tu non morrai!... vengo a salvarti...

MANRICO

Come! a salvarmi? Fia vero!

LEONORA

Addio...

Tronca ogni indugio... t'affretta... parti!...

(accennandogli la porta)

MANRICO

E tu non vieni?

LEONORA

Restar degg'io!

MANRICO

Restar!

LEONORA

Deh! fuggi!

MANRICO

No.

LEONORA

(cercando di trarlo verso l'uscio)

Guai se tardi!

MANRICO

No...

LEONORA

La tua vita!...

MANRICO

Io la disprezzo...

Pur figgi, o donna, in me gli sguardi!...

Da chi l'avesti ed a qual prezzo?

Parlar non vuoi!... Balen tremendo!...

Dal mio rivale!... intendo, intendo!...

Insieme

MANRICO

Ha quest'infame l'amor venduto...

venduto un core che mio giurò!

LEONORA

Oh, come l'ira ti rende cieco!

Oh, quanto ingiusto, crudel sei meco!

T'arrendi... fuggi, o sei perduto!

Nemmeno il cielo salvar ti può!

AZUCENA

(dormendo)

Ai nostri monti... ritorneremo!...

l'antica pace... ivi godremo!...

Tu canterai... sul tuo liuto...

in sonno placido... io dormirò!

(Leonora è caduta ai piedi di Manrico)

MANRICO

Ti scosta...

LEONORA

Non respingermi...

Vedi!... languente... oppressa

io manco...

MANRICO

Va'... ti abomino...

ti maledico...

LEONORA

Ah, cessa!

Non d'imprecar, di volgere

per me la prece a dio

è questa l'ora!

MANRICO

Un brivido

corse nel petto mio!

LEONORA

(cade bocconi)

Manrico!

MANRICO

(accorrendo a sollevarla)

Donna, svelami...

Narra!

LEONORA

Ho la morte in seno...

MANRICO

La morte!...

LEONORA

Ah, fu più rapida

la forza del veleno

ch'io non pensava!...

MANRICO

Oh fulmine!

LEONORA

Senti! la mano è gelo...

(toccandosi il petto)

Ma qui... foco terribil

arde...

MANRICO

Che festi!... o cielo!

LEONORA

Prima che d'altri vivere...

io... volli tua morir!...

MANRICO

Insano!... ed io quest'angelo

osava maledir!

LEONORA

Più non resisto!

MANRICO

Ahi misera!...

(entra il Conte, arrestandosi sulla soglia)

LEONORA

Ecco l'istante... io moro...

(stringendogli la destra in segno d'addio)

Manrico! Or la tua grazia...

padre del cielo... imploro...

CONTE

(Ah! volle me deludere,

e per costui morir!)

Insieme

LEONORA

Prima che... d'altri vivere...

io... volli tua morir!...

MANRICO

Insano!... ed io quest'angelo

osava maledir!

CONTE

(Ah! volle me deludere,

e per costui morir!)

(Leonora spira)

CONTE

(additando agli armati Manrico)

Sia tratto al ceppo!

MANRICO

(partendo tra gli armati)

Madre... oh madre, addio!

AZUCENA

(destandosi)

Manrico! Ov'è mio figlio?

CONTE

A morte ei corre!

AZUCENA

Ah ferma! m'odi...

(il Conte trascina Azucena verso la finestra)

CONTE

Vedi?...

AZUCENA

Cielo!

CONTE

È spento!

AZUCENA

Egli era tuo fratello!...

CONTE

Ei!... quale orror!

AZUCENA

Sei vendicata, o madre!

(cade a piè della finestra)

CONTE

(inorridito)

E vivo ancor!

Fine del libretto.

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Locandina Il duello Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta La gitana Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Il figlio della zingara Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Il supplizio Scena prima Scena seconda Scena terza Scena ultima