IL TROVATORE
Dramma in quattro parti.
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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 19 gennaio 1853, Roma.
Personaggi:
Il CONTE di Luna |
baritono |
LEONORA |
soprano |
AZUCENA |
mezzosoprano |
MANRICO |
tenore |
FERRANDO |
basso |
INES |
soprano |
RUIZ |
tenore |
Un VECCHIO ZINGARO |
basso |
Un MESSO |
tenore |
Compagne di Leonora e Religiose, Familiari del Conte, Uomini d'arme, Zingari e Zingare.
L'avvenimento ha luogo parte in Biscaglia, parte in Aragona.
Epoca dell'azione: il principio del secolo XV.
Atrio nel palazzo dell'Aliaferia: porta da un lato che mette agli appartamenti del Conte di Luna.
Ferrando e molti Familiari del Conte che giacciono presso la porta; alcuni Uomini d'arme passeggiano in fondo.
[N. 1 - Introduzione]
(ai familiari vicini ad assopirsi)
FERRANDO
All'erta, all'erta! Il Conte
n'è d'uopo attender vigilando; ed egli
talor presso i veroni
della sua cara, intere
passa le notti.
FAMILIARI
Gelosia le fiere
serpi gli avventa in petto!
FERRANDO
Nel trovator, che dai giardini move
notturno il canto, d'un rivale a dritto
ei teme.
FAMILIARI
Dalle gravi
palpebre il sonno a discacciar, la vera
storia ci narra di Garzia, germano
al nostro Conte.
FERRANDO
La dirò: venite
intorno a me.
(i familiari eseguiscono)
ARMIGERI
(accostandosi pur essi)
Noi pure...
FAMILIARI
Udite, udite.
Racconto
(tutti accerchiano Ferrando)
FERRANDO
Di due figli vivea padre beato
il buon Conte di Luna:
fida nutrice del secondo nato
dormia presso la cuna.
Sul romper dell'aurora un bel mattino
ella dischiude i rai;
e chi trova d'accanto a quel bambino?...
CORO
Chi? favella. Chi? chi mai?
FERRANDO
Abbietta zingara, fosca vegliarda!...
Cingeva i simboli di maliarda!
E sul fanciullo, con viso arcigno,
l'occhio affiggeva torvo, sanguigno!
D'orror compresa è la nutrice...
Acuto un grido all'aura scioglie;
ed ecco, in meno che il labbro il dice,
i servi accorrono in quelle soglie;
e fra minacce, urli e percosse
la rea discacciano ch'entrarvi osò.
CORO
Giusto quei petti sdegno commosse;
l'insana vecchia lo provocò.
FERRANDO
(raccontando)
Asserì che tirar del fanciullino
l'oroscopo volea...
Bugiarda! Lenta febbre del meschino
la salute struggea!
Coverto di pallor, languido, affranto
ei tremava la sera.
Il dì traeva in lamentevol pianto...
ammaliato egli era!
(familiari ed armigeri inorridiscono)
La fattucchiera perseguitata
fu presa, e al rogo fu condannata;
ma rimaneva la maledetta
figlia, ministra di ria vendetta!
Compì quest'empia nefando eccesso...
Sparve il fanciullo e si rinvenne
mal spenta brace nel sito istesso
ov'arsa un giorno la strega venne,
e d'un bambino... ahimè!... l'ossame
bruciato a mezzo, fumante ancor!
CORO
Oh scellerata! oh donna infame!
Del par m'investe odio ed orror!
ALCUNI
E il padre?
FERRANDO
Brevi e tristi giorni visse!
Pure ignoto del cor presentimento
gli diceva che spento
non era il figlio; ed a morir vicino
bramò che il signor nostro a lui giurasse
di non cessar le indagini... ah! fur vane!...
ARMIGERI
E di colei non s'ebbe
contezza mai?
FERRANDO
Nulla contezza... Oh! Dato
mi fosse rintracciarla
un dì!...
FAMILIARI
Ma ravvisarla
potresti?
FERRANDO
Calcolando
gli anni trascorsi... lo potrei.
ARMIGERI
Sarebbe
tempo presso la madre
all'inferno spedirla.
FERRANDO
All'inferno? È credenza che dimori
ancor nel mondo l'anima perduta
dell'empia strega, e quando il cielo è nero
in varie forme altrui si mostri.
CORO
(con terrore)
È vero! È ver!...
ARMIGERI
Su l'orlo dei tetti alcun l'ha veduta!...
In upupa o strige talora si muta!
FAMILIARI
In corvo tal'altra; più spesso in civetta,
sull'alba fuggente al par di saetta!
FERRANDO
Morì di paura un servo del conte,
che avea della zingara percossa la fronte!
(tutti si pingono di superstizioso terrore)
Apparve a costui d'un gufo in sembianza,
nell'alta quïete di tacita stanza!
Con l'occhio lucente guardava... guardava!
Il cielo attristando d'un urlo feral!
Allor mezzanotte appunto suonava...
(una campana suona improvvisamente a distesa mezzanotte)
TUTTI
Ah! sia maledetta la strega infernal!
Odonsi alcuni tocchi di tamburo. Gli Uomini d'arme accorrono in fondo; i Familiari vanno verso la porta.
Giardini del palazzo: sulla destra marmorea scalinata che mette agli appartamenti; la notte è inoltrata, dense nubi coprono la luna.
Leonora ed Ines.
[N. 2 - Cavatina]
INES
Che più t'arresti?... l'ora è tarda; vieni:
di te la regal donna
chiese, l'udisti.
LEONORA
Un'altra notte ancora
senza vederlo...
INES
Perigliosa fiamma
tu nutri! Oh! come, dove
la primiera favilla
in te s'apprese?
LEONORA
Ne' tornei! V'apparve
bruno le vesti ed il cimier, lo scudo
bruno e di stemma ignudo
sconosciuto guerrier, che dell'agone
gli onori ottenne: al vincitor sul crine
il serto io posi! Civil guerra intanto
arse: no 'l vidi più, come d'aurato
sogno fuggente imago, ed era volta
lunga stagion... ma poi...
INES
Che avvenne?
LEONORA
Ascolta.
Tacea la notte placida
e bella in ciel sereno
la luna il viso argenteo
mostrava lieto e pieno;
quando suonar per l'aere,
infino allor sì muto...
dolci s'udiro e flebili
gli accordi d'un lïuto,
e versi melanconici
un trovator cantò.
Versi di prece, ed umile
qual d'uom che prega iddio;
in quella ripeteasi
un nome... il nome mio...
Corsi al veron sollecita...
egli era, egli era desso!...
Gioia provai che agli angeli
solo è provar concesso!
Al core, al guardo estatico
la terra un ciel sembrò.
INES
Quanto narrasti di turbamento
m'ha piena l'alma!... Io temo!
LEONORA
Invano!
INES
Dubbio, ma tristo presentimento
in me risveglia quest'uomo arcano!
Tenta obliarlo...
LEONORA
Che dici? oh basti!
INES
Cedi al consiglio dell'amistà...
Cedi...
LEONORA
Obliarlo! Ah! tu parlasti
detto, che intendere l'alma non sa.
Di tale amor che dirsi
mal può dalla parola,
d'amor che intendo io sola,
il cor s'inebriò!
Il mio destino compiersi
non può che a lui dappresso...
S'io non vivrò per esso,
per esso io morirò!
INES
(Non debba mai pentirsi
chi tanto un giorno amò!)
(ascendono agli appartamenti)
Conte.
[N. 3 - Scena, romanza e terzetto]
CONTE
MANRICO
(fra le piante)
Deserto sulla terra,
col rio destino in guerra
è sola speme un cor
al trovator!
Ma s'ei quel cor possiede,
bello di casta fede,
è d'ogni re maggior
il trovator!
CONTE
Leonora e il Conte.
LEONORA
(correndo verso il Conte)
Anima mia!
CONTE
LEONORA
Più dell'usato
è tarda l'ora!... io ne contai gl'istanti
co' palpiti del core!... Alfin ti guida
pietoso amor tra queste braccia...
MANRICO
(voce fra le piante)
Infida!...
(nel tempo stesso la luna mostrasi dai nugoli, e lascia scorgere una persona di cui la visiera nasconde il volto)
Manrico e detti.
LEONORA
Qual voce!... Ah, dalle tenebre
tratta in errore io fui!
(riconosce entrambi e gettasi ai piè di Manrico; agitatissima)
A te credei rivolgere
l'accento e non a lui...
A te, che l'alma mia
sol chiede, sol desia...
Io t'amo, il giuro, io t'amo
d'immenso, eterno amor!
CONTE
MANRICO
(sollevando Leonora)
(Ah, più non bramo!)
CONTE
LEONORA
(Ohimè!)
CONTE
LEONORA
(sommessamente a Manrico)
Deh, per pietà!...
MANRICO
(sollevando la visiera dell'elmo)
Ravvisami:
Manrico io son.
CONTE
MANRICO
Che tardi? Or via, le guardie
appella, ed il rivale
al ferro del carnefice
consegna.
CONTE
LEONORA
Conte!
CONTE
LEONORA
Oh ciel! t'arresta...
CONTE
MANRICO
Andiam...
LEONORA
(Che mai farò?
Un sol mio grido perdere
lo puote.) M'odi...
CONTE
Insieme
LEONORA
Un istante almen dia loco
il tuo sdegno alla ragione,
io, sol io, di tanto foco
son, pur troppo, la cagione...
Piombi, ah! piombi il tuo furore
sulla rea che t'oltraggiò...
Vibra il ferro in questo core,
che te amar non vuol, né può.
MANRICO
Del superbo vana è l'ira;
ei cadrà da me trafitto.
Il mortal che amor t'ispira,
dall'amor fu reso invitto.
(al Conte)
La tua sorte è già compita!
L'ora omai per te suonò!
Il suo core e la tua vita
il destino a me serbò!
I due rivali si allontanano con le spade sguainate; Leonora cade, priva di sentimento.
Un diruto abituro, sulla falda di un monte della Biscaglia; nel fondo, quasi tutto aperto, arde un gran fuoco. I primi albori.
Azucena siede presso il fuoco. Manrico le sta disteso accanto sopra una coltrice ed avviluppato nel suo mantello; ha l'elmo ai piedi e fra le mani la spada, su cui figge immobilmente lo sguardo. Una banda di Zingari è sparsa all'intorno.
[N. 4 - Coro e Canzone]
ZINGARI
Vedi! Le fosche notturne spoglie
de' cieli sveste l'immensa volta;
sembra una vedova che alfin si toglie
i bruni panni ond'era involta!
All'opra! All'opra! Dagli... martella...
Danno di piglio ai ferri del mestiere. Al misurato tempestar dei martelli cadenti sulle incudini, or uomini, or donne, e tutti in un tempo infine intonano la cantilena seguente:
Chi del gitano i giorni abbella?
La zingarella!
UOMINI
(alle donne)
(si fermano un poco dal lavoro)
Versami un tratto; lena e coraggio
il corpo e l'anima traggon dal bere.
(le donne mescono ad essi in rozze coppe)
Insieme
UOMINI
Oh! guarda, guarda! del sole un raggio
brilla più vivido nel mio bicchiere!
DONNE
Oh! guarda, guarda! del sole un raggio
brilla più vivido nel tuo bicchiere!
TUTTI
All'opra, all'opra... Dagli, martella...
Chi del gitano i giorni abbella?
La zingarella!
(canta: gli zingari le si fanno da lato)
AZUCENA
Stride la vampa! ~ la folla indomita
corre a quel fuoco ~ lieta in sembianza!
Urli di gioia ~ intorno echeggiano;
cinta di sgherri ~ donna s'avanza!
Sinistra splende ~ sui volti orribili
la tetra fiamma ~ che s'alza al ciel!
Stride la vampa! ~ giunge la vittima
nerovestita, ~ discinta e scalza!
Grido feroce ~ di morte levasi;
l'eco il ripete ~ di balza in balza!...
Sinistra splende ~ sui volti orribili
la tetra fiamma ~ che s'alza al ciel!
ZINGARI
Mesta è la tua canzon!
AZUCENA
Del pari mesta
che la storia funesta
da cui tragge argomento!
(rivolge il capo dalla parte di Manrico e mormora sommessamente:)
Mi vendica... mi vendica!
MANRICO
(L'arcana
parola ognor!)
VECCHIO ZINGARO
Compagni, avanza il giorno:
a procacciarci un pan, su, su, scendiamo
per le propinque ville.
ZINGARI
Andiamo.
Ripongono sollecitamente ne' sacchi i loro arnesi e discendono alla rinfusa per la china; tratto tratto, e sempre a maggior distanza, odesi il loro canto.
Chi del gitano i giorni abbella?
La zingarella!
[N. 5 - Racconto]
MANRICO
(sorgendo)
Soli or siamo; deh, narra
questa storia funesta.
AZUCENA
E tu la ignori,
tu pur! Ma, giovinetto, i passi tuoi
d'ambizion lo sprone
lungi traea!... Dell'ava il fine acerbo
è quell'istoria: la incolpò superbo
Conte di malefizio, onde asseria
côlto un bambin suo figlio... Essa bruciata
venne ov'arde quel foco!
MANRICO
(rifuggendo con raccapriccio dalla fiamma)
Ahi! Sciagurata!
AZUCENA
Condotta ell'era in ceppi al suo destin tremendo,
col figlio sulle braccia io la seguia piangendo:
infino ad essa un varco tentai, ma invano, aprirmi,
invan tentò la misera fermarsi e benedirmi,
ché, fra bestemmie oscene, pungendola coi ferri,
al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri!
Allor con tronco accento «Mi vendica!» sclamò.
Quel detto un'eco eterno in questo cor lasciò.
MANRICO
La vendicasti?
AZUCENA
Il figlio giunsi a rapir del Conte:
lo trascinai qui meco... le fiamme ardean già pronte.
MANRICO
(con raccapriccio)
Le fiamme!... oh ciel!... tu forse?...
AZUCENA
Ei distruggeasi in pianto...
io mi sentiva il core dilaniato, infranto!
Quand'ecco agli egri spirti, come in un sogno, apparve
la vision ferale di spaventose larve!
Gli sgherri!... ed il supplizio!... la madre smorta in volto,
scalza... discinta!... il grido, il noto grido ascolto...
«Mi vendica!» La mano convulsa tendo... stringo
la vittima... nel foco la traggo, la sospingo...
Cessa il fatal delirio... l'orrida scena fugge...
la fiamma sol divampa, e la sua preda strugge!...
Pur volgo intorno il guardo e innanzi a me vegg'io...
dell'empio Conte il figlio!
MANRICO
Ah! come?
AZUCENA
Il figlio mio,
mio figlio avea bruciato!
MANRICO
Che dici! quale orror!
AZUCENA
Sul capo mio le chiome sento rizzarsi ancor!
(Azucena ricade trambasciata sul proprio seggio, Manrico ammutolisce colpito d'orrore e di sorpresa. Momenti di silenzio)
[N. 6 - Scena e Duetto]
MANRICO
Non son tuo figlio?... E chi son io? chi dunque?
AZUCENA
(con la sollecitudine di chi cerca emendare involontario fallo)
Tu sei mio figlio!
MANRICO
Eppur dicesti...
AZUCENA
Ah!... forse...
Che vuoi! quando al pensier s'affaccia il truce
caso, lo spirto intenebrato pone
stolte parole sul mio labbro... Madre,
tenera madre non m'avesti ognora?
MANRICO
Potrei negarlo?
AZUCENA
A me, se vivi ancora,
no 'l déi? Notturna, sui pugnati campi
di Pelilla, ove spento
fama ti disse, a darti
sepoltura non mossi? La fuggente
aura vital non iscovrì, nel seno
non t'arrestò materno affetto? E quante
cure non spesi a risanar le tante
ferite!...
MANRICO
(con nobile orgoglio)
Che portai nel dì fatale...
ma tutte qui nel petto! Io sol, fra mille
già sbandati, al nemico
volgendo ancor la faccia!... Il rio De Luna
su me piombò col suo drappello; io caddi,
però da forte io caddi!
AZUCENA
Ecco mercede
a' giorni che l'infame,
nel singolar certame
ebbe salvi da te! Qual t'acciecava
strana pietà per esso?
MANRICO
Oh madre! non saprei dirlo a me stesso!
AZUCENA
Strana pietà!...
MANRICO
Mal reggendo all'aspro assalto,
ei già tocco il suolo avea:
balenava il colpo in alto
che trafiggerlo dovea...
Quando arresta un moto arcano,
nel discender, questa mano,
le mie fibre acuto gelo
fa repente abbrividir!
Mentre un grido vien dal cielo,
che mi dice: «non ferir»!
AZUCENA
Ma nell'alma dell'ingrato
non parlò del cielo un detto!
Oh! se ancor ti spinge il fato
a pugnar col maledetto,
compi, o figlio, qual d'un dio,
compi allora il cenno mio!
Insieme
AZUCENA
Sino all'elsa questa lama
vibra, immergi all'empio in cor.
MANRICO
Sì, lo giuro, questa lama
scenderà dell'empio in cor.
(odesi un prolungato suono di corno)
MANRICO
L'usato Messo Ruiz invia...
forse...
(dà fiato anch'esso al corno che tien sospeso ad armacollo)
AZUCENA
Mi vendica!
(resta concentrata quasi inconsapevole di ciò che succede)
Messo e detti.
MANRICO
(al Messo)
Inoltra il piè.
Guerresco evento, dimmi, seguia?
MESSO
(porgendo il foglio che Manrico legge)
Risponda il foglio che reco a te.
MANRICO
«In nostra possa è Castellor; ne déi
tu per cenno del prence
vigilar le difese; ove ti è dato,
affrettati a venir... Giunta la sera,
tratta in inganno di tua morte al grido,
nel vicin claustro della croce il velo
cingerà Leonora.»
(con dolorosa esclamazione)
Oh giusto cielo!
AZUCENA
(scuotendosi)
(Che fia!)
MANRICO
(al Messo)
Veloce scendi la balza,
ed un cavallo a me provvedi...
MESSO
Corro...
AZUCENA
(frapponendosi)
Manrico!
MANRICO
Il tempo incalza...
Vola, m'aspetta del colle a' piedi.
(il Messo parte frettolosamente)
AZUCENA
E speri, e vuoi?...
MANRICO
(Perderla?... Oh ambascia!...
Perder quell'angelo?...)
AZUCENA
(È fuor di sé!)
MANRICO
(postosi l'elmo sul capo ed afferrando il mantello)
Addio...
AZUCENA
No... ferma... odi...
MANRICO
Mi lascia...
AZUCENA
(autorevole)
Ferma... Son io che parlo a te!
Perigliarti ancor languente
per cammin selvaggio ed ermo!
Le ferite vuoi, demente,
rïaprir del petto infermo?
No, soffrirlo non poss'io...
il tuo sangue è sangue mio!...
Ogni stilla che ne versi
tu la spremi dal mio cor!
MANRICO
Un momento può involarmi
il mio ben, la mia speranza!...
No, che basti ad arrestarmi
terra e ciel non han possanza...
Ah!... mi sgombra, o madre, i passi...
Guai per te s'io qui restassi!...
Tu vedresti ai piedi tuoi
spento il figlio dal dolor!
(Manrico s'allontana, indarno trattenuto da Azucena)
Atrio interno di un luogo di ritiro in vicinanza di Castellor. Alberi nel fondo. È notte.
Il Conte, Ferrando ed alcuni Seguaci inoltrandosi cautamente avviluppati nei loro mantelli.
[N. 7 - Aria]
CONTE
FERRANDO
Ardita opra, o signore,
imprendi.
CONTE
(odesi il rintocco de' sacri bronzi)
FERRANDO
La squilla
vicino il rito annunzia!
CONTE
FERRANDO
Oh bada!...
CONTE
(Ferrando e gli altri seguaci si allontanano)
(ansioso, guardingo osserva dalla parte donde deve giungere Leonora, mentre Ferrando ed i seguaci dicono sottovoce:)
FERRANDO E SEGUACI
Ardire! andiam! celiamoci
fra l'ombre... nel mister!
Ardire! andiam! silenzio!
si compia il suo voler!
CONTE
[N. 8 - Finale atto II]
CORO INTERNO DI RELIGIOSE
Ah! se l'error t'ingombra,
o figlia d'Eva, i rai,
presso a morir, vedrai
che un'ombra, un sogno fu,
anzi del sogno un'ombra
la speme di quaggiù!
Vieni e t'asconda il velo
ad ogni sguardo umano:
cura o pensier mondano
qui vivo più non è.
Al ciel ti volgi e il cielo
si schiuderà per te.
Leonora con Ines e Séguito muliebre, poi il Conte, Ferrando e Seguaci, indi Manrico.
LEONORA
Perché piangete?
DONNE
Ah! dunque
tu per sempre ne lasci!
LEONORA
O dolci amiche,
un riso, una speranza, un fior, la terra
non ha per me! Degg'io
volgermi a quei, che degli afflitti è solo
sostegno, e dopo i penitenti giorni
può fra gli eletti al mio perduto bene
ricongiungermi un dì!
(incamminandosi)
Tergete i rai
e guidatemi all'ara...
CONTE
DONNE
Il Conte!
LEONORA
Giusto ciel!
CONTE
DONNE
Cotanto ardia!...
LEONORA
Insano!... E qui venisti?...
CONTE
(e sì dicendo scagliasi verso Leonora, onde impadronirsi di lei; ma fra esso e la preda trovasi, qual fantasma sorto di sotterra, Manrico. Un grido universale)
Insieme
LEONORA
E deggio e posso crederlo?
Ti veggo a me d'accanto!
È questo un sogno, un'estasi,
un sovrumano incanto?
Non regge a tanto giubilo
rapito, il cor sorpreso!...
Sei tu dal ciel disceso,
o in ciel son io con te?
CONTE
MANRICO
Né m'ebbe il ciel, né l'orrido
varco infernal sentiero.
Infami sgherri vibrano
mortali colpi, è vero!...
Potenza irresistibile
hanno de' fiumi l'onde!
Ma gli empi un dio confonde!
Quel dio soccorse a me.
DONNE
(a Leonora)
Il cielo in cui fidasti
pietade avea di te.
FERRANDO E SEGUACI
(al Conte)
Tu col destin contrasti:
suo difensore egli è.
Ruiz seguìto da una lunga tratta di Armati, e detti.
RUIZ
Urgel viva!
MANRICO
Miei prodi guerrieri!
RUIZ
Vieni...
MANRICO
(a Leonora)
Donna, mi segui.
CONTE
LEONORA
Ah!
MANRICO
(al Conte)
T'arretra!...
CONTE
RUIZ E ARMATI
(accerchiando il Conte)
Vaneggi!
FERRANDO E SEGUACI
Che tenti, signor?
(il Conte è disarmato da quei di Ruiz)
CONTE
LEONORA
(M'atterrisce...)
CONTE
Insieme
INES E DONNE
Ah sì! il ciel pietade avea di te!
RUIZ E ARMATI
(a Manrico)
Vieni: la sorte sorride per te!
FERRANDO E SEGUACI
(al Conte)
Cedi; or ceder viltade non è!
(Manrico tragge Leonora seco, il Conte è respinto, le donne rifuggono al cenobio, scende subito la tela)
Accampamento: a destra il padiglione del Conte di Luna, su cui sventola la bandiera in segno di supremo comando; da lungi torreggia Castellor.
Scolte di Uomini d'arme dappertutto; alcuni giocano, altri forbiscono le armi, altri passeggiano; poi Ferrando dal padiglione del Conte.
[N. 9 - Coro]
ALCUNI
Or co' dadi, ma fra poco
giocherem ben altro gioco.
ALTRI
Quest'acciar, dal sangue or terso
fia di sangue in breve asperso!
Odonsi strumenti guerrieri; tutti si volgono là donde il suono si avanza. Un grosso drappello di balestrieri, in completa armatura, traversa il campo.
ALCUNI
Il soccorso dimandato!
ALTRI
Han l'aspetto del valor!
TUTTI
Più l'assalto ritardato
or non fia di Castellor!
No, no, non fia più!
FERRANDO
(dal padiglione del Conte)
Sì, prodi amici; al dì novello, è mente
del capitan la rocca
investir d'ogni parte.
Colà pingue bottino
certezza è rinvenir più che speranza;
si vinca, è nostro.
TUTTI
Tu c'inviti a danza!
Squilli, echeggi la tromba guerriera,
chiami all'armi, alla pugna, all'assalto.
Fia domani la nostra bandiera
di quei merli piantata sull'alto.
No, giammai non sorrise vittoria
di più liete speranze finor!...
Ivi l'util ci aspetta e la gloria,
ivi opimi la preda e l'onor.
(si disperdono)
Il Conte, uscito dalla sua tenda, volge un bieco sguardo a Castellor.
[N. 10 - Scena e Terzetto]
CONTE
(odesi tumulto)
Ferrando e detto.
CONTE
FERRANDO
Dappresso il campo
s'aggirava una zingara; sorpresa
da' nostri esploratori,
si volse in fuga; essi a ragion temendo
una spia nella trista,
l'inseguir...
CONTE
FERRANDO
È presa.
CONTE
FERRANDO
No; della scorta
il condottier m'apprese
l'evento.
CONTE
(tumulto più vicino)
Azucena, con le mani avvinte, e trascinata dagli Esploratori, un codazzo di altri Soldati, e detti.
ESPLORATORI
Innanzi, o strega, innanzi!...
AZUCENA
Aita!... Mi lasciate... Ah furibondi!
Che mal fec'io?
CONTE
(Azucena è tratta innanzi al Conte)
AZUCENA
Chiedi!
CONTE
AZUCENA
No 'l so.
CONTE
AZUCENA
D'una zingara è costume
mover senza disegno
il passo vagabondo,
ed è suo tetto il ciel, sua patria il mondo.
CONTE
AZUCENA
Da Biscaglia, ove sinora
le sterili montagne ebbi ricetto!
CONTE
FERRANDO
(Che intesi!... O qual sospetto!)
AZUCENA
Giorni poveri vivea,
pur contenta del mio stato;
sola speme un figlio avea!
Mi lasciò!... m'oblia, l'ingrato!
Io deserta vado errando
di quel figlio ricercando,
di quel figlio che al mio core
pene orribili costò!...
Qual per esso provo amore
madre in terra non provò!
FERRANDO
(Il suo volto!)
CONTE
AZUCENA
Lunga, sì.
CONTE
AZUCENA
E tu... parla... sei?
CONTE
AZUCENA
(Ah!)
FERRANDO
(notando il mal nascosto terrore di Azucena)
(Sì!...)
CONTE
AZUCENA
Io? No... Concedi
che del figlio l'orme io scopra.
FERRANDO
Resta, iniqua...
AZUCENA
(Ohimè!)
FERRANDO
Tu vedi
chi l'infame, orribil opra
commettea...
CONTE
FERRANDO
È dessa...
AZUCENA
(piano a Ferrando)
Taci!
FERRANDO
È dessa che il bambino
arse!
CONTE
ESPLORATORI
Ella stessa!
AZUCENA
Ei mentisce...
CONTE
AZUCENA
Deh!
CONTE
(i soldati eseguiscono)
AZUCENA
Oh dio! oh dio!
CORO
Urla pur!
AZUCENA
(con disperazione)
E tu non m'odi,
o Manrico, o figlio mio?...
Non soccorri all'infelice
madre tua?
CONTE
FERRANDO
Trema!...
CONTE
AZUCENA
Deh! rallentate, o barbari,
le acerbe mie ritorte...
questo crudel martirio
è prolungata morte!
D'iniquo genitore
empio figliuol peggiore,
trema! v'è dio pe' miseri,
e dio ti punirà!
Insieme
CONTE
FERRANDO E ESPLORATORI
Infame pira sorgere,
ah sì, vedrai tra poco...
né solo tuo supplizio
sarà terreno foco:
le vampe dell'inferno
a te fian rogo eterno,
ivi penare ed ardere
l'anima tua dovrà!
(al cenno del Conte i soldati traggon seco Azucena. Egli entra nella sua tenda, seguìto da Ferrando)
Sala adiacente alla cappella in Castellor, con verone in fondo.
Manrico, Leonora e Ruiz.
[N. 11 - Aria]
LEONORA
Quale d'armi fragor
poc'anzi intesi?
MANRICO
Alto è il periglio!... vano
dissimularlo fora!
A la novella aurora
assaliti saremo!...
LEONORA
Ahimè! che dici!...
MANRICO
Ma de' nostri nemici
avrem vittoria... pari
abbiam al loro ardir, brando e coraggio!...
(a Ruiz)
Tu va'; le belliche opre
nell'assenza mia breve, a te commetto!...
Che nulla manchi!...
(Ruiz parte)
Manrico e Leonora.
LEONORA
Di qual tetra luce
il nostro imen risplende!
MANRICO
Il presagio funesto,
deh! sperdi, o cara!...
LEONORA
E il posso?
MANRICO
Amor... sublime amore,
in tale istante ti favelli al core!
Ah sì, ben mio, coll'essere
io tuo, tu mia consorte,
avrò più l'alma intrepida,
il braccio avrò più forte.
Ma pur se nella pagina
de' miei destini è scritto
ch'io resti fra le vittime
dal ferro ostil trafitto,
fra quegli estremi aneliti
a te il pensier verrà!
E solo in ciel precederti
la morte a me parrà!
(si ode il suono dell'organo della vicina cappella)
LEONORA E MANRICO
L'onda de' suoni mistici
pura discende al cor!
Vieni; ci schiude il tempio
gioie di casto amor!
(si avviano giubilanti al tempio; Ruiz viene frettoloso)
RUIZ
Manrico?
MANRICO
Che?
RUIZ
La zingara,
vieni... tra ceppi mira...
MANRICO
Oh dio!
RUIZ
Per man de' barbari
accesa è già la pira!
MANRICO
(accostandosi al verone)
Oh ciel! mie membra oscillano...
nube mi copre il ciglio!...
LEONORA
Tu fremi!
MANRICO
E il deggio! Sappilo...
io son...
LEONORA
Chi mai?
MANRICO
Suo figlio!
Ah! vili... il rio spettacolo
quasi il respir m'invola!...
Raduna i nostri, affrettati,
Ruiz... va'... torna... vola...
(Ruiz parte)
Di quella pira... l'orrendo foco
tutte le fibre m'arse, avvampò!
Empi, spegnetela, o ch'io fra poco
col sangue vostro la spegnerò!
Era già figlio prima d'amarti...
non può frenarmi il tuo martir!
Madre infelice, corro a salvarti,
o teco almeno corro a morir!
LEONORA
Non reggo a colpi tanto funesti...
Oh, quanto meglio sarìa morir!
(Ruiz torna con armati)
Insieme
MANRICO
Madre infelice, corro a salvarti,
o teco almeno corro a morir!
RUIZ E ARMATI
All'armi, all'armi! eccone presti
a pugnar teco, o teco a morir.
Manrico parte frettoloso seguìto da Ruiz e dagli Armati, mentre odesi dall'interno fragor d'armi e di bellici strumenti.
Un'ala del palazzo dell'Aliaferia. All'angolo una torre, con finestre assicurate da spranghe di ferro; notte oscura.
Si avanzano due persone ammantellate: Ruiz e Leonora.
[N. 12 - Scena ed Aria]
RUIZ
(sommessamente)
Siam giunti; ecco la torre, ove di stato
gemono i prigionieri... ah, l'infelice
ivi fu tratto!
LEONORA
Vanne,
lasciami, né timor di me ti prenda...
Salvarlo io potrò forse.
(Ruiz si allontana)
Timor di me! sicura,
presta è la mia difesa.
(i suoi occhi figgonsi ad una gemma che le fregia la mano destra)
In quest'oscura
notte ravvolta, presso a te son io,
e tu no 'l sai!... Gemente
aura che intorno spiri,
deh, pietosa gli arreca i miei sospiri...
D'amor sull'ali rosee
vanne, sospir dolente,
del prigioniero misero
conforta l'egra mente...
Com'aura di speranza
aleggia in quella stanza:
lo desta alle memorie,
ai sogni dell'amor!...
Ma, deh! non dirgli, improvvido,
le pene del mio cor!
Suona la campana dei morti.
VOCI INTERNE
Miserere d'un'alma già vicina
alla partenza che non ha ritorno;
miserere di lei. Bontà divina,
preda non sia dell'infernal soggiorno.
LEONORA
Quel suon, quelle preci solenni, funeste,
empiron quest'aere di cupo terror!
Contende l'ambascia, che tutta m'investe
al labbro il respiro, i palpiti al cor!
MANRICO
(dalla prigione)
Ah, che la morte ognora
è tarda nel venir
a chi desia morir!...
Addio, Leonora!
LEONORA
Oh ciel!... sento mancarmi!
VOCI INTERNE
Miserere d'un'alma già vicina
alla partenza che non ha ritorno;
miserere di lei. Bontà divina,
preda non sia dell'infernal soggiorno.
LEONORA
Sull'orrida torre, ah! par che la morte
con ali di tenebre librando si va!...
Ah! forse dischiuse gli fian queste porte
sol quando cadaver già freddo sarà!
MANRICO
(dalla prigione)
Sconto col sangue mio
l'amor che posi in te!...
Non ti scordar di me!...
Leonora, addio!
LEONORA
Di te, di te scordarmi?...
Tu vedrai che amore in terra
mai del mio non fu più forte...
vinse il fato in aspra guerra,
vincerà la stessa morte.
O col prezzo di mia vita
la tua vita io salverò,
o con te per sempre unita
nella tomba io scenderò.
S'apre una porta; n'esce il Conte con alcuni Seguaci. All'avanzarsi di alcuni, Leonora si pone in disparte.
[N. 13 - Scena e Duetto]
CONTE
(i seguaci entrano nella torre)
CONTE
LEONORA
(avanzandosi)
A te davante.
CONTE
LEONORA
Il vedi.
CONTE
LEONORA
Egli è già presso
all'ora estrema; e tu lo chiedi?
CONTE
LEONORA
Ah sì, per esso
pietà dimando...
CONTE
LEONORA
Clemente nume a te l'ispiri...
CONTE
(si getta disperatamente a' suoi piedi)
LEONORA
Mira, di acerbe lagrime
spargo al tuo piede un rio...
Non basta il pianto? Svenami,
ti bevi il sangue mio...
Calpesta il mio cadavere...
ma salva il trovator!
CONTE
Insieme
LEONORA
Calpesta il mio cadavere...
ma salva il trovator!
CONTE
(il Conte vuol partire; Leonora si avvinghia ad esso)
LEONORA
Conte...
CONTE
LEONORA
Grazia!...
CONTE
LEONORA
Uno ve n'ha! sol uno!...
Ed io... te l'offro.
CONTE
LEONORA
(stendendo la destra con dolore)
Me stessa!
CONTE
LEONORA
E compiere
saprò la mia promessa.
CONTE
LEONORA
Dischiudimi
la via fra quelle mura...
Ch'ei m'oda!... che la vittima
fugga, e son tua.
CONTE
LEONORA
Lo giuro a dio che l'anima
tutta mi vede!
CONTE
Corre all'uscio della torre; si presenta un custode; il Conte gli parla all'orecchio; Leonora sugge il veleno chiuso nell'anello.
LEONORA
(M'avrai, ma fredda, esanime
spoglia!)
CONTE
LEONORA
(alzando gli occhi, cui fanno velo lagrime di gioia)
(Vivrà!... contende il giubilo
i detti a me, signore...
ma coi frequenti palpiti
mercé ti rende il core!
Ora il mio fine impavida,
piena di gioia attendo...
Potrò dirgli morendo:
salvo tu sei per me!)
CONTE
LEONORA
Andiam...
CONTE
LEONORA
È sacra la mia fé!
(entrano nella torre)
Orrido carcere: in un canto, finestra con inferriata; porta nel fondo; smorto fanale pendente dalla volta.
Azucena giacente sopra una specie di rozza coltre, Manrico seduto a lei dappresso.
[N. 14 - Finale ultimo]
MANRICO
Madre... non dormi?
AZUCENA
L'invocai più volte,
ma fugge il sonno a queste luci... Prego.
MANRICO
L'aura fredda è molesta
alle tue membra forse?
AZUCENA
No; da questa
tomba di vivi sol fuggir vorrei
perché sento il respiro soffocarmi!...
MANRICO
(torcendosi le mani)
Fuggir!
AZUCENA
(sorgendo)
Non attristarti.
Far di me strazio non potranno i crudi!
MANRICO
Ah! come?
AZUCENA
Vedi?... le sue fosche impronte
m'ha già stampate in fronte
il dito della morte!
MANRICO
Ahi!
AZUCENA
Troveranno
un cadavere muto, gelido!...
(con gioia feroce)
anzi
uno scheletro!
MANRICO
Cessa!
AZUCENA
Non odi?... gente appressa...
i carnefici son... vogliono al rogo
trarmi!... Difendi la tua madre...
MANRICO
Alcuno,
ti rassicura, qui non volge...
AZUCENA
(senza badare a Manrico, con ispavento)
Il rogo!...
Parola orrenda!
MANRICO
Oh madre!... oh madre!
AZUCENA
Un giorno
turba feroce l'ava tua condusse...
al rogo! Mira la terribil vampa!
Ella n'è tocca già! già l'arso crine
al ciel manda faville!...
Osserva le pupille
fuor dell'orbita loro! Ah! chi mi toglie
a spettacol sì atroce?
(cade, tutta convulsa, in braccio a Manrico)
MANRICO
Se m'ami ancor, se voce
di figlio ha possa d'una madre in seno,
ai terrori dell'alma
oblio cerca nel sonno, e posa e calma.
(la conduce presso alla coltre)
AZUCENA
Sì, la stanchezza m'opprime, o figlio...
alla quïete io chiudo il ciglio!
Ma se del rogo arder si veda
l'orrida fiamma, destami allor!
MANRICO
Riposa, o madre: iddio conceda
men tristi immagini al tuo sopor.
AZUCENA
(tra il sonno e la veglia)
Ai nostri monti... ritorneremo!...
l'antica pace... ivi godremo!...
Tu canterai... sul tuo liuto...
in sonno placido... io dormirò!
MANRICO
Riposa, o madre: io prono e muto
la mente al cielo rivolgerò.
(Azucena si addormenta. Manrico resta genuflesso accanto a lei)
Si apre la porta, entra Leonora: gli anzidetti, in ultimo il Conte con séguito di Armati.
MANRICO
Ciel!... non m'inganna quel fioco lume?
LEONORA
Son io, Manrico...
MANRICO
O mia Leonora!
Ah! mi concedi, pietoso nume,
gioia sì grande, anzi ch'io mora?
LEONORA
Tu non morrai!... vengo a salvarti...
MANRICO
Come! a salvarmi? Fia vero!
LEONORA
Addio...
Tronca ogni indugio... t'affretta... parti!...
(accennandogli la porta)
MANRICO
E tu non vieni?
LEONORA
Restar degg'io!
MANRICO
Restar!
LEONORA
Deh! fuggi!
MANRICO
No.
LEONORA
(cercando di trarlo verso l'uscio)
Guai se tardi!
MANRICO
No...
LEONORA
La tua vita!...
MANRICO
Io la disprezzo...
Pur figgi, o donna, in me gli sguardi!...
Da chi l'avesti ed a qual prezzo?
Parlar non vuoi!... Balen tremendo!...
Dal mio rivale!... intendo, intendo!...
Insieme
MANRICO
Ha quest'infame l'amor venduto...
venduto un core che mio giurò!
LEONORA
Oh, come l'ira ti rende cieco!
Oh, quanto ingiusto, crudel sei meco!
T'arrendi... fuggi, o sei perduto!
Nemmeno il cielo salvar ti può!
AZUCENA
(dormendo)
Ai nostri monti... ritorneremo!...
l'antica pace... ivi godremo!...
Tu canterai... sul tuo liuto...
in sonno placido... io dormirò!
(Leonora è caduta ai piedi di Manrico)
MANRICO
Ti scosta...
LEONORA
Non respingermi...
Vedi!... languente... oppressa
io manco...
MANRICO
Va'... ti abomino...
ti maledico...
LEONORA
Ah, cessa!
Non d'imprecar, di volgere
per me la prece a dio
è questa l'ora!
MANRICO
Un brivido
corse nel petto mio!
LEONORA
(cade bocconi)
Manrico!
MANRICO
(accorrendo a sollevarla)
Donna, svelami...
Narra!
LEONORA
Ho la morte in seno...
MANRICO
La morte!...
LEONORA
Ah, fu più rapida
la forza del veleno
ch'io non pensava!...
MANRICO
Oh fulmine!
LEONORA
Senti! la mano è gelo...
(toccandosi il petto)
Ma qui... foco terribil
arde...
MANRICO
Che festi!... o cielo!
LEONORA
Prima che d'altri vivere...
io... volli tua morir!...
MANRICO
Insano!... ed io quest'angelo
osava maledir!
LEONORA
Più non resisto!
MANRICO
Ahi misera!...
(entra il Conte, arrestandosi sulla soglia)
LEONORA
Ecco l'istante... io moro...
(stringendogli la destra in segno d'addio)
Manrico! Or la tua grazia...
padre del cielo... imploro...
CONTE
Insieme
LEONORA
Prima che... d'altri vivere...
io... volli tua morir!...
MANRICO
Insano!... ed io quest'angelo
osava maledir!
CONTE
(Leonora spira)
CONTE
MANRICO
(partendo tra gli armati)
Madre... oh madre, addio!
AZUCENA
(destandosi)
Manrico! Ov'è mio figlio?
CONTE
AZUCENA
Ah ferma! m'odi...
(il Conte trascina Azucena verso la finestra)
CONTE
AZUCENA
Cielo!
CONTE
AZUCENA
Egli era tuo fratello!...
CONTE
AZUCENA
Sei vendicata, o madre!
(cade a piè della finestra)
CONTE
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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