LA GROTTA DI TROFONIO
Dramma giocoso per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Giovanni Battista CASTI.
Musica di Antonio SALIERI.
Prima esecuzione: 12 ottobre 1785, Vienna.
Personaggi:
Don PIASTRONE negoziante italiano stabilitosi in Levante, uomo ignorante e fanatico per la filosofia |
basso |
EUFELIA figlia di Piastrone, amante di Artemidoro, donzella seria e letterata |
soprano |
DORI figlia di Piastrone, donzella allegra, destinata moglie di don Gasperone |
soprano |
ARTEMIDORO giovane furbo, che affetta serietà in casa di Piastrone, occulto amante di Dori |
tenore |
Don GASPERONE mercante di cuoio, Livornese, che viene alle nozze di Dori, giovane sciocco ed idiota |
tenore |
Madama BARTOLINA ballerina astuta, tradita amante di don Gasperone |
sconosciuto |
TROFONIO filosofo e mago |
basso |
RUBINETTA locandiera italiana che ha dimorato in Levante, amica ed albergatrice di Bartolina, e tradita amante di Artemidoro |
sconosciuto |
Argomento
Fu celebre per secoli, in Grecia, l'antro di Trofonio, dove le persone ammesse a interrogare l'oracolo, bevevano due sorte d'acqua, l'una delle quali cancellava dalla mente tutti i pensieri profani della vita, l'altra aveva virtù d'imprimere nella memoria tutto quello che si era veduto nell'antro. Ma la grotta di Trofonio immaginata dal nostro poeta, ha questa proprietà, che, se alcuno v'entri per una porta esca per l'altra, egli cangia subitamente indole e umore e se, il medesimo, poi, ritorni poi nella grotta e n'esca pe 'l varco opposto, ripiglia l'essere primiero. Tale è la macchina principale introdotta per ispargere il ridicolo e l'allegria e per attraversare ad un tratto le nozze de' vari personaggi della favola, le quali, da ultimo con reciproca soddisfazione si compiono.
Camera con toelette, tavolino e libri.
Don Piastrone in veste da camera studiando; Dori adornandosi avanti allo specchio; Eufelia che domanda vari libri, ambe servite dai loro Domestici.
DORI
Melensi che siete,
gran rabbia mi fate,
quel nastro, il vedete?
ben messo non sta.
EUFELIA
Plutarco porgete,
Terenzio cercate
dell'asino avete;
servir non si sa.
PIASTRONE
Silete, ve 'l zitto;
chi strilla, fa chiasso,
Laerzio l'ha scritto,
leggetelo qua.
DORI
Sta male, vi ho detto,
da me lo farò.
EUFELIA
Virgilio l'ho letto,
Plutarco qui vo'.
PIASTRONE
Ma zitto un pochetto,
si termina, o no?
EUFELIA, DORI E PIASTRONE
Tal asino, al certo,
mai visto non ho.
Che chiasso! che ghetto!
Più capo non ho.
PIASTRONE
Figlie, di voi sapete
che il più probabil genitor son io:
siate dunque ubbidienti al cenno mio.
DORI
Figlia non fu di me più ubbidiente;
ma oggi, che si tratta
di marito pigliar, divengo matta.
EUFELIA
Io poi solo desio
un marito conforme al genio mio.
Amo, come sapete,
la lettura, il ritiro e la quiete.
Se alcun su questo far mi si presenta,
io non cerco di più, vivrò contenta.
PIASTRONE
Figlie, dolce pupazze
delle viscere mie, vi stringo al petto,
e specialmente te, che generata
par che t'abbi Aristotele. I mariti
gli avrete, sì gli avrete. I tuoi sponsali
son già conclusi, e tu no 'l sai.
DORI
Oh bella!
Ma con chi? Già sapete,
che son di genio allegro, ed uno sposo
vorrei dell'umor mio.
PIASTRONE
Così l'avrai.
Egli è un italian come siam noi,
che ha tante e tante volte
fatto con me negozi; è un mercadante
di cuoio, grasso, allegro.
DORI
Sarà quello
che spesso a trafficar venne in levante?
PIASTRONE
Certo: don Gasperone.
DORI
E verrà?
PIASTRONE
Ieri sera
giunse in Libadia, e adesso qui s'aspetta,
giovinetto il conobbi, e siamo amici
a segno tal che sostener potrei,
che tutti i padri suoi son padri miei.
DORI
Oh me felice! Or sì ne son contenta.
Sempre inclinata fui per tal nazione,
con cui per il vestir ancor mi adatto.
EUFELIA
Ed io?
PIASTRONE
E tu non hai
in vista alcun?
EUFELIA
No, veramente... solo...
non saprei dir; ma forse...
DORI
Dillo via.
PIASTRONE
Non fare la smorfiosa.
EUFELIA
Quel giovane che viene in questa casa
a conversar con noi.
PIASTRONE
Capisco, figlia;
parli di Artemidoro?...
Me l'era quasi quasi immaginato;
non mi dispiace, è un giovine posato.
Però, però Piastrone
non farà passo affatto
se non va a consigliarsi con chi sa.
Siam nella Grecia, dove
la terra, in vece di cocuzze e cavoli,
sguiglia scienze e filosofi. «Tagliare
mai tavola si deve
senza pria misurarla»: scrisse Talo,
gran filosofo greco,
colui che inventò la serra e il sesto,
alla pagina trenta, capo sesto.
Or su, già compresi
il vostro desio,
e quel che poss'io,
per voi lo farò.
Tu serio lo brami?
allegro tu l'ami?
Sia allegro, sia serio,
pur ch'abbia criterio,
che opporre non so.
Son facil, son buono
in quel che si può.
(parte)
EUFELIA E DORI
Un padre sì buono
trovar non si può.
(partono)
Artemidoro, poi Eufelia.
ARTEMIDORO
Barbaro amor, per tanti miei raggiri
perché non mi fai giungere alla meta
de' miei disegni? Adoro
Doride bella, e fingo
di amare Eufelia. Affetto
caratter di filosofo, e no 'l sono,
e pur non spera il core
rimedio al suo languir. Barbaro amore!
EUFELIA
Artemidoro?
ARTEMIDORO
Eufelia?
EUFELIA
Adesso è giunto
della germana mia lo sposo, ed ella
l'è andata ad incontrar.
ARTEMIDORO
(Ohimè! che sento!)
EUFELIA
Tu filosofo sei,
filosofa son io,
si potrebbe fra noi far un bel paio
di sposi filosofici.
ARTEMIDORO
(Si cambi
discorso.) Cosa leggi?
EUFELIA
I caratteri leggo di Teofrasto.
ARTEMIDORO
Io del divin Platone
sto i dialoghi leggendo.
EUFELIA
Ecco, allegri di qua vengon gli sposi
sediam noi da filosofi a studiare.
ARTEMIDORO
(Oh affanno! o gelosia! e pur conviene
fra tante pene e tante
ch'io tolleri di più questa seccante!)
(siedono a studiare)
Dori e don Gasperone, che vengono cantando, senza fare minima attenzione ad Eufelia ed Artemidoro, che stanno seduti alla parte opposta.
GASPERONE
Largo, largo al matrimonio:
oh che coppia bella e gaia!
Mascolini a paia a paia
noi vogliamo germogliar.
DORI
Passeggiando m'innamori,
col parlar quest'alma incanti:
ambi siam di uguali umori,
belli amanti in verità.
EUFELIA E ARTEMIDORO
Ah! silenzio, dove sei?
dove sei, tranquillità?
DORI
Qualche cosa del viaggio
avrei genio d'ascoltar.
GASPERONE
In un pelago selvaggio
passai venti, scogli e mar.
EUFELIA E ARTEMIDORO
Il più incomodo del saggio
è il soffrir l'asinità.
GASPERONE
In Livorno m'imbarcai,
tra fanciulli e ragazzelle;
bella musica ascoltai
di tamburi e cetre belle:
passai Corsica e Morea,
mare vivo e mare morto,
ed or vengo a pigliar porto,
mia bellina, accanto a te.
DORI
Quanto è gaio! quanto è caro!
Il più amabile non v'è.
ARTEMIDORO
Ma, signori, è un'insolenza
quel continuo cicalar.
EUFELIA
Ma un tantin di convenienza
con chi studia s'ha da usar.
DORI E GASPERONE
A seccaggine non pensa,
chi ha piacer d'amoreggiar.
DORI
Acciò non tralasciamo
l'intrapresa allegria, lieti sediamo.
GASPERONE
Fo ciò che vuoi, mia bella. Sto scaldato.
Posso, dico, levarmi la parrucca?
DORI
Fate ciò che volete.
GASPERONE
Franceschino,
cavami dal bagaglio un berrettino.
(dà la parrucca al servitore, dal quale riceve una berretta)
Perdoni; ché noi altri
italiani, subito
arrivati alla casa, ci spogliamo.
ARTEMIDORO
(Che matto maledetto!)
EUFELIA
Leggi il divin filosofo.
ARTEMIDORO
(alzandosi)
L'ho letto.
DORI
Dunque diceste il mio visin v'aggrada?
GASPERONE
Cattera! E che per questo
a matrimoniarla son venuto
infin nell'arcipelo.
DORI
Dir vorrete arcipelago.
ARTEMIDORO
(battendo con flemma sulla spalla a don Gasperone)
Di grazia.
GASPERONE
(volgendosi con sorpresa)
Che comanda?
ARTEMIDORO
Si alzi.
GASPERONE
Mi devo alzar?
ARTEMIDORO
La sedia è mia.
GASPERONE
È vostra? compatisca;
or me ne prendo un'altra.
(don Gasperone s'alza, ed Artemidoro siede accanto a Dori)
ARTEMIDORO
(Non credo che quell'uom sì scimunito
Doride voglia prendersi in marito.)
GASPERONE
(accennando a Dori che vada da lui)
Ehi, ehi, qua, qua ti voglio.
DORI
(s'accosta a don Gasperone)
Son qua, caro sposino.
EUFELIA
Senti un po', Artemidor, senti il divino.
ARTEMIDORO
Non ho piacer di più studiare affatto.
EUFELIA
(Costui ha del filosofo e del matto.)
GASPERONE
E così sappia ella...
(appena seduto dall'altra parte don Gasperone accanto a Dori, Artemidoro gli fa l'istessa azione di sopra in sulla spalla)
ARTEMIDORO
Di grazia.
GASPERONE
(Un'altra volta!) Che le manca?
ARTEMIDORO
S'alzi.
GASPERONE
Anche di qua?
ARTEMIDORO
La sedia è mia.
GASPERONE
(a Dori)
Come! tutte le sedie son le sue?
Or me ne prendo un'altra.
(s'alza, e va a sedere in un'altra)
ARTEMIDORO
Dori, pensa che fai...
(Dori, ai cenni di don Gasperone, s'alza e va da lui)
DORI
Eccomi a' cenni tuoi.
GASPERONE
Ma quel merlotto
spirante che ne vuol da' fatti miei?
ARTEMIDORO
(Fremo di gelosia!)
EUFELIA
Artemidoro,
Teofrasto e Platone...
perché tu non sei qui... fanno un contrasto...
ARTEMIDORO
(Maledirei Platone e Teofrasto.)
DORI
Ripigliamo il discorso.
GASPERONE
Sappia ella...
ARTEMIDORO
Doride?
DORI
(s'alza per parlargli in segreto)
Che comanda?
ARTEMIDORO
Una parola.
DORI
Eccomi.
GASPERONE
(ad Eufelia)
Dica un po'! chi è quel signore
che va cercando a forza
pugni negli occhi e sganasson su i denti?
EUFELIA
Un dei greci filosofi eccellenti.
ARTEMIDORO
(piano a Dori)
Dunque vi piace?
DORI
Assai.
GASPERONE
(ad Artemidoro)
Ehi! quel signore,
ci serve più quel mobile?
ARTEMIDORO
Quel mobile
sta bene dove sta.
GASPERONE
Oibò, sta male.
Due femmine e due uomini
è error d'ortografia; ma quando uniamo
così un uomo e una femmina, il prospetto
comparisce più dotto:
(tirando a sé Dori)
un boccon di pollanca, un bicchierotto.
ARTEMIDORO
Tu m'hai seccato, e credi darmi spasso.
GASPERONE
E se vuoi che t'ingrassi, ora t'ingrasso.
(minacciandolo)
EUFELIA
Ma Artemidor!
ARTEMIDORO
Ma Eufelia!
Io non voglio studiar, ho altro in testa.
EUFELIA
Numi di Grecia, e qual bestemmia è questa?
O alme illuminate
degli antichi filosofi d'Atene,
che concetto farete di costui!
ARTEMIDORO
Non sdegnarti, mio bene,
parlò il labbro: ma il core
no, che non consentì: studiar vogl'io,
filosofo esser voglio, e voglio amarti
finché avrò giorni, con sinceri ardori.
EUFELIA
Or con quel bel parlar più m'innamori.
In udir quei cari accenti
flebil voce io sento al core,
che ravviva i miei contenti,
e la calma in sen mi dà.
Se sei savio ti prometto
sempre amore e fedeltà.
Ma se ardisce un vil concetto
proferir quel labbro audace,
non sperar da me più pace,
tutto sdegno il cor sarà.
(parte)
ARTEMIDORO
E quei fanno all'amor! Ve' che bestiaccia!
Vuol proprio che lo prenda a pugni in faccia.
Don Piastrone e detti.
GASPERONE
Oh sior Piastrone amato!
PIASTRONE
Genero mio garbato, non credeva
mai d'abbracciarti vivo.
(s'abbracciano)
GASPERONE
Ed io vorrei
che non vedessi notte.
PIASTRONE
Figlia, sloggia
di qua, solo restare
con questi galantuomini degg'io.
DORI
Ubbidisco.
GASPERONE
Buon giorno,
cara déa.
DORI
Da qui a poco a te ritorno.
PIASTRONE
Sedie, pipe e caffè per tutti e tre. ~
Già per due galantuomini vi stimo;
ma il comodo talora, l'occasione,
la frequenza, l'amor, la gioventù...
malgrado la virtù,
potrebbe... che so io... per distrazione...
ARTEMIDORO
Qual dubbio? mi offendete!
GASPERONE
Sior Piastron? questo l'è un scappellotto
per la testa di morte
del fu mio genitor. Sai come nacque?
PIASTRONE
Non vi offendete, no,
so la vostra onestà;
ma voi dovete ancora
assicurar la mia tranquillità.
ARTEMIDORO
Ma in che maniera?
PIASTRONE
Il sior don Gasperone
oggi sposerà Doride; ~ e dovete
voi nel comun sollazzo
dar la destra ad Eufelia.
ARTEMIDORO
(Oh che imbarazzo!)
PIASTRONE
Che dice lei?
ARTEMIDORO
Io penserei, pregandovi
di variar, con dare
Eufelia a quel signore, e Dori a me.
GASPERONE
Oibò, Dori si deve
indorare con me.
ARTEMIDORO
(alzandosi)
Ma rifiutare
Eufelia è una baldanza. Io sono amico
di casa, e assai mi cuoce...
GASPERONE
Se ti cuoce,
e tu soffiaci, ch'io
che ci sono venuto a patto fatto.
ARTEMIDORO
Da galantuom, che ucciderò quel matto,
lasciami, sior Piastron.
(in atto di azzuffarsi)
PIASTRONE
(frapponendosi)
Via, non è nulla.
ARTEMIDORO
L'uccido.
GASPERONE
Uccidi e chi? lascialo diavolo!
Alla fame che ho io,
tu mi sembri un piattin di fagioletti.
PIASTRONE
Ma non più strilli, siate benedetti!
ARTEMIDORO
Vigliaccon, balordo, indegno,
asinon, villan plebeo...
Se mi metti nell'impegno
fo pentirti dell'orgoglio...
Ma lasciatemi, gli voglio
insegnar la civiltà.
Di filosofi al contegno
più non bado, e non do retta,
se trofeo di mia vendetta,
quell'ardito non cadrà.
(parte)
GASPERONE
Signor Piastron, si è mai veduto in Grecia
un filosofo ancora
camminare ad un occhio?
PIASTRONE
No, mai fin or.
GASPERONE
Ed or ci vedi questo.
PIASTRONE
Andiam: farò abbracciarvi, ed in campagna
ci porteremo a far i matrimoni.
GASPERONE
In altro caso io già mi son fissato,
che in cambio di sposar, sarò impiccato.
(partono)
Bosco; in fondo erta e sassosa rupe, a piè della quale selvaggia grotta con due ingressi.
TROFONIO
(ch'esce dalla grotta)
Spirti invisibili
ch'ite per l'aere,
di tuoni e folgori
eccitator;
e voi di rupi
e d'antri cupi,
voi del profondo
centro del mondo
al volgo incogniti
abitator:
restate meco
in questo speco,
d'eletti magici
operator.
CORO DI SPIRITI
(dentro la grotta)
Perché t'infochi,
con gridi rochi?
Perché ci evochi
dai stigi lochi,
gran ciurmator?
TROFONIO
Se in quest'antro talun per una porta
entri, e per l'altra sorta;
il tristo in gaio, e il gaio
in tristo umor converta; altri che parli
in diverse favelle, altri ammattisca.
E se nell'antro torni, v'entri, e n'esca
per l'opposto sentiero,
che riprenda ciascun l'esser primiero,
così prescrive e vuole
il poter di mie magiche parole.
CORO DI SPIRITI
(dentro la grotta)
Qui stiam con irti
orecchi a udirti,
lemuri e spirti,
ad ubbidirti
attenti ognor.
TROFONIO
Ma vi è chi qua s'avanza!
Fra quelle piante io mi ritiro intanto,
gli effetti a rinforzar del grande incanto.
Madama Bartolina e Rubinetta ambe da viaggio; poi Trofonio che ritorna.
RUBINETTA
Aure dolci, che spirate
al fuggir dell'idol mio,
voi gli dite, gli spiegate
del suo cor, l'infedeltà.
BARTOLINA
Viaggiando, e senza un soldo,
che cosa si farà?
RUBINETTA
Non mi dicesti
che trovando in Libadia
don Gasperon tuo cicisbeo scappato,
noi eravam signore?
BARTOLINA
Certamente,
perché quell'insolente
fede di matrimonio mi giurò,
e poi m'abbandonò, per qui venire
la figliuola a sposar di un tal Piastrone,
come detto mi fu da un servitore
che in Livorno ei lasciò.
RUBINETTA
Male comune
solito ad accadere a quelle donne
che agli uomini si fidano: son quasi
sett'anni ch'io qui fo la locandiera,
e per esser pietosa
coi nostr'italiani un ne alloggiai,
che fede mi giurò di matrimonio;
ma un giorno che dovea darmi la mano
se n' fuggì il traditor, e aggiunse a questo,
(per cui più mal l'intesi),
la truffa dell'alloggio di tre mesi.
Ma sebben mi ha piantata, ancor l'adoro.
TROFONIO
Chi sussurra qua fuora?
RUBINETTA E BARTOLINA
(spaventate)
Ah!
TROFONIO
O bella da veder! fuggon le frine
da i senocrati! Fuggono le lesbie
da i diogeni! E fuggon le xantippe
da i socrati così! Via non temete,
venite a me.
BARTOLINA
No, no, ci vuoi mangiare!
TROFONIO
Mangiarvi? Oibò. In voi mi mangerei
il peggiore boccon che sia nel mondo.
RUBINETTA
Ma di grazia, che bestia siete voi?
TROFONIO
Bestia io?
BARTOLINA
Siete orso,
che discorre all'impiedi,
o siete uomo selvaggio?
TROFONIO
Oh innocentina
mordi un po' questo dito.
RUBINETTA
Ma chi sei?
TROFONIO
Trofonio è il nome mio.
BARTOLINA
Trofonio? Brutto nome!
TROFONIO
Abito in questa grotta, ove per sempre,
fra studi ignoti, arcani,
lungi dal folle mondo
solitario m'ascondo.
RUBINETTA
Ti ho capito.
Tu sei un di quei pazzi
che si appellan filosofi.
TROFONIO
Io pazzo?...
E voi chi siete?
BARTOLINA
Donne;
che, non ci vedi?
RUBINETTA
Il titolo di donna
merita ogni rispetto.
BARTOLINA
E specialmente
io che son ballerina. Ballerina
sai che cosa vuol dir? Vuol dir virtuosa.
TROFONIO
Ballerina vuol dire perniciosa,
distruttrice e flagello
delli cervelli e delle borse altrui.
BARTOLINA
(Sgraffignerei costui!)
RUBINETTA
E locandiera
che dir vuol?
TROFONIO
Vuol dir ladra
domestica e civil.
RUBINETTA
Ti compatisco,
perché di pazzo hai la fisonomia.
BARTOLINA
Povera e nuda vai, filosofia!
RUBINETTA
Se un po' mi venissi
la porta a bussar,
se alloggio sentissi
da te domandar,
sai cosa direi?
Va, fatti impiccar.
TROFONIO
Gran matta che sei,
l'albergo l'ho qua.
(accenna alla grotta)
BARTOLINA
Se un poco mi vedi
far passi e sciassè,
se in punta de' piedi
ti fo un pirolè,
per certo di stucco
ti fo diventar.
TROFONIO
Non son mammalucco,
mi so regolar.
RUBINETTA E BARTOLINA
Filosofo brutto,
selvaggio, caprone,
stregaccio, barbone,
mi stomachi affé.
TROFONIO
Di te son più bello,
son meglio di te.
(le donne partono)
Molti vidi dall'antro
passar per la campagna: ma nessuno
mai nella grotta entrò. Vorrei vederne
gli effetti portentosi
degli alterati sensi e degli umori:
ma un uom correre veggo a questa volta,
lì in osservanza fermerommi intanto
per vedere il prodigio dell'incanto.
(si ritira)
Don Gasperone fuggendo, poi Artemidoro nella istessa maniera; indi Madama Bartolina e Rubinetta.
GASPERONE
Oh sconquassato me! Dove mi salvo?
Veniva con mia moglie a braccio a braccio,
per andare in campagna a far le nozze,
e mi sembrò così tra lume e lustro
di lontano veder la ballerina
che in Livorno lasciai, mi son staccato
dalla moglie, e fuggito son di pressa...
Eccola, ella è dessa.
L'affare in ver mi scotta,
entro presto a celarmi nella grotta.
(entra nella grotta)
ARTEMIDORO
Ohimè son rovinato!
La locandiera a cui mi giurai sposo
è qui, e di lontano mi ha veduto
a braccio con Eufelia Son perduto
se quella ardita mi raggiunge. Oh cielo!
In quell'antro oscurissimo mi celo.
(entra nella grotta)
BARTOLINA
Dove son?
RUBINETTA
Stesser lì?
BARTOLINA
Saranno là?
RUBINETTA
Stanno qui?
BARTOLINA
Non vi son?
RUBINETTA
Ce l'hanno fatta
i birichin! Saran passati avanti.
Diamogli caccia...
BARTOLINA
Ma per quale strada?
RUBINETTA
Li troverò.
BARTOLINA
Ma dove?
RUBINETTA
Sebben stessero assisi in grembo a Giove.
(entrano nella grotta)
Dori, poi don Gasperone in abito da filosofo caricato ridicolosamente, con libro in mano.
DORI
Io per me non capisco!
Lo sposo mi ha lasciata,
e s'è messo a fuggir come un ossesso:
io dubito gran cose.
Non so se questo avviene all'altre spose...
Che vedo! Egli se n' viene
dal sen dell'antro oscuro!
Ma che abito è quel! Che portamento!
Che serietà! lo riconosco a stento!
GASPERONE
Il mondo? Il mondo è un pazzo:
meriterebbe andar coi matti a paro,
e chi crede alle femmine è un somaro.
DORI
Che cangiamento è quello!
Sposo? Don Gasperon?
GASPERONE
Cambia il cervello
a sapone. Tu il mondo cosa credi
che sia? Altro non è che una ricotta;
sembra melone, è vero,
ma è una cosa bislunga, molle e cotta.
DORI
Ma tu da quando in qua sei divenuto
fanatico così per la morale?
GASPERONE
(le dà un libro)
Leggi questo filosofo immortale.
DORI
Qual filosofo è questo?
Plato? Alcibiade? Demostene?
GASPERONE
È quello
che ha trentamila scienze nella pancia.
DORI
Ma chi è?
GASPERONE
Don Chisciotte della Mancia.
DORI
Tu fai stupirmi!
GASPERONE
Leggi.
DORI
Io leggere non voglio altro che il libro
dell'allegria, e voglio far l'amore.
Artemidoro ballando dalla grotta, poi madama Bartolina e Rubinetta che ritornano, e detti.
ARTEMIDORO
(esce ballando)
Llarà, llarà, llarà...
DORI
Artemidoro?
Balli! qual novità!
ARTEMIDORO
Viva la birba,
e viva l'allegria! Viva la vita
disinvolta e baggiana! Il mondo è fatto
per chi brilla, chi salta, e chi fa il matto.
DORI
Oh questa meraviglia, anche cangiato
ti veggo in questo giorno?
Filosofo non sei?
ARTEMIDORO
Io sono un corno.
GASPERONE
Siedi, siedi ragazzo,
e studia ch'ora è tempo. Il mondo è corto,
e chi visse dottor, asino è morto.
ARTEMIDORO
Eh! ch'io prendo a sassate
chi più mi parla di filosofia;
l'anima del gran mondo è l'allegria.
BARTOLINA
Eccolo, ah traditor! t'ho alfin raggiunto.
RUBINETTA
Or non mi scapperai più, Artemidoro
DORI
(Che veggo! fosser pazze anche costoro!)
BARTOLINA
(a don Gasperone)
Mi ravvisi birbon? guardami bene:
quella son io che con le danze un giorno
t'incappai, e che amor tu mi giurasti,
e che senza cagion m'abbandonasti.
DORI
Come? e con questa pilloletta indosso
venisti qui a sposarmi?
BARTOLINA
Scusi lei,
deve, sposarsi a me.
DORI
Lo sposo è mio,
e non cedo a nessun.
BARTOLINA
Chi ha più capelli
or di noi si vedrà.
GASPERONE
Eh! sesso imbelle.
Andate; a prender moglie
la sorte ancora non mi ci ha chiamato.
RUBINETTA
Io ti sgraffignerò.
ARTEMIDORO
Sgraffigna, o cara.
BARTOLINA
Ti darò al muso.
DORI
Strapperotti il naso.
GASPERONE
Ehi là sto poco, e dico, o gente cieca,
m'avete rotta la mia biblioteca.
ARTEMIDORO
Llarà, llarà, llarà...
Ballando Artemidor se n'anderà.
(fugge)
RUBINETTA
Tu l'hai fatto scappar, conto ne bramo.
DORI
Sei un ingannator.
BARTOLINA
Sei un malnato.
GASPERONE
Oh cospetto di Seneca svenato!
Come? avanti a un filosofo
si fanno gherminelle. Andate via
o farò se mi sdegno
mazzas coronat opus. Questo è il segno
che vi manca mercurio, id est dottrina,
ed io parlar non posso
con chi non ha quel galantuomo addosso.
BARTOLINA
Déi ragionar con me.
GASPERONE
Con te ragiono.
DORI
Con me prima dell'altre.
GASPERONE
Con te prima...
RUBINETTA
Di me cosa vuoi dir?
GASPERONE
Più d'una cosa
BARTOLINA
Su, parla.
GASPERONE
Parlerò dall'aglio al rapo.
DORI
Ma quando?
RUBINETTA
Non ho flemma.
GASPERONE
(a Bartolina)
Io non ho capo.
(a Dori)
Basta qui, ragazza astuta,
il tuo genio so qual è.
(a Bartolina)
La tua idea già l'ho veduta,
vuoi tu dirmi un non so che.
(a Rubinetta)
Non temer, mio bel visino,
so che brami, e son con te.
Voi vorreste un maritino,
questo è quello che non c'è.
Ora i tempi sono scarsi,
ci è penuria di quattrini,
troverete gli amorini,
ma pecunia niente affé.
Non gridate, non fremete,
che Mercurio se vi sente
monta in bestia, e veramente
vi potrebbe inquietar.
(Scarpa mia se sei valente
fuggi presto, e lascia far.)
(fugge nella grotta)
BARTOLINA
Fuggito anch'è quest'altro, fanno i goffi,
perché pagar non voglion la gabella.
RUBINETTA
Andiamo a querelarli. Alla perfine
si dovranno spassar con due testine.
(partono)
Dori, poi don Piastrone ed Eufelia.
DORI
Tapina me! Don Gasperon mi pare
che diè di volta.
PIASTRONE
Mio
primo parto, e fatica;
del tuo sposo che n'è?
EUFELIA
Perché fuggi
da noi come anche fece Artemidoro?
DORI
(Poc'anzi mio, or d'altra
poco fa lieto, or serio e malinconico.)
EUFELIA
Parla fra sé!
PIASTRONE
Arrivata
par che sia col cervello al mare Ionico!
EUFELIA
Germana mia...
DORI
Non ho germane affatto.
PIASTRONE
Figlia, vieni a papà...
DORI
Il padre mio
chi è stato non lo so.
PIASTRONE
Lo credo anch'io.
EUFELIA
Ma degli amanti nostri
vogliam saper...
PIASTRONE
Ma il sior don Gasperone,
che fa? Dove n'andò? Sta ancor nel mondo?
DORI
Egli... andò... ritornò... sì... mi confondo!
Che smania, che pena,
la rabbia m'opprime,
se perdo la speme
del caro mio sposo,
il cor più riposo,
più pace non ha.
Ei torbido in faccia
mi guarda, mi scaccia,
sta pallido e mesto,
si rende molesto,
poetico parla,
non sa quel che fa.
Ah padre, soccorso!...
Sorella, m'aita...
Ho l'alma smarrita,
mi gira il cervello,
e al core un martello
battendo mi sta.
(parte)
PIASTRONE
Andiamo, Eufelia, appresso:
in tutta tua sorella
io non vi riconosco altro che il viso.
EUFELIA
Par che il senno si sia da lei diviso.
(partono)
Trofonio.
Oh degl'incanti miei
sovrumano poter! Rimarrà eterna
a' posteri l'idea
dell'antro di Trofonio. Appena entrato
l'uomo di allegro umor per quella porta,
per quest'altra è già serio ritornato.
Nel buio ha tracambiato
gli abiti suoi galanti
con la mia toga magistral; se torna
dal contrario sentiero
ilare prenderà l'esser primiero;
e così avverrà a tutti ch'ivi andranno.
Questo i maghi e i filosofi far sanno.
(parte)
Don Piastrone, poi Eufelia fuggendo indi Artemidoro che cerca di Eufelia.
PIASTRONE
Perdute ho le mie figlie...
Oh dio! non so che fare!
Nel bosco devon stare...
le cerco, le ricerco...
e dove siano andate
pensarlo in ver non so.
EUFELIA
Ah genitor!...
PIASTRONE
Cos'hai?
EUFELIA
Ah tu non sai!
PIASTRONE
Io no...
EUFELIA
Se tu sapessi...
PIASTRONE
Che?
EUFELIA
Eccolo...
PIASTRONE
Chi?
EUFELIA
Me n' vo.
(fugge)
PIASTRONE
Fermati... senti... oibò...
Se n' fugge, e non dà retta!
Intenderla non so.
Ma vien quest'altro in fretta
Artemidoro, ascolta...
ARTEMIDORO
Deh lascia... un'altra volta...
PIASTRONE
Ma un pocolin ti arresta...
ARTEMIDORO
Seguire Eufelia io vo'.
(parte)
PIASTRONE
Che stravaganza è questa!
Perduto han già il cervello,
e forse anch'io bel bello
con loro il perderò.
Dori e detto, poi Eufelia.
DORI
Ah padre mio!...
PIASTRONE
Che fu?
DORI
Difendimi...
PIASTRONE
Da chi?...
DORI
Da quello...
PIASTRONE
Resta qui...
DORI
Non posso star di più.
(fugge)
PIASTRONE
Ma parla! E fugge anch'ella...
Che mai son queste scene!...
Io mi confondo già.
Oh questa si ch'è bella!
Don Gasperon qui viene
con aria e gravità!
E ancor le mie ragazze
di nuovo tornan qua.
PIASTRONE
(alle figlie)
Cos'è tal novità?
EUFELIA E DORI
Se Artemidor vedeste...
se Gasperon vedeste...
così non parlereste!
PIASTRONE
Ma dite cosa è il fatto?
Or or divengo matto.
EUFELIA
Don Gasperon s'appressa.
DORI
Vien anche Artemidoro.
PIASTRONE
(Stupir mi fan costoro
con tante varietà!)
EUFELIA E DORI
Or vo' veder che cosa
l'ingrato mi dirà.
Don Gasperone ed Artemidoro da diverse strade, e detti.
GASPERONE
Cavalier io son d'Espagna
ho il demonio nell'entragna,
stimo ognun come un cavritto,
tutto il mondo è un picaron.
ARTEMIDORO
Sor spagnol dell'ombra matta
teco un poco io ballar vo'.
EUFELIA, DORI E PIASTRONE
Ma, signor, qua che si tratta?
Il giudizio dove andò?
GASPERONE
Je suis, Monsieur, bien, fait.
ARTEMIDORO
(deridendolo)
Certo, certo, en vérité.
EUFELIA, DORI E PIASTRONE
Se sul sodo non staremo
un disastro farò qui.
GASPERONE
Ah mon dieu! je suis joli.
ARTEMIDORO
Non v'è dubbio, ell'è così.
EUFELIA, DORI E PIASTRONE
(L'uno e l'altro ha preso un ramo
di massiccia asinità.)
ARTEMIDORO
Ma che veggo! Rubinetta!
GASPERONE
Vien ohimè la ballerina!
EUFELIA
Ma perché non mi dà retta!
DORI
Non rispondi alla sposina?...
ARTEMIDORO E GASPERONE
Scappo a furia nella grotta
per non farmi qui trovar.
(partono)
EUFELIA, DORI E PIASTRONE
Son scappati già di botta
ma con me s'han da spassar.
(partono)
Trofonio, poi madama Bartolina e Rubinetta indi don Gasperone ed Artemidoro.
TROFONIO
Oggidì nel mondo bello
chi più crede aver cervello
quello appunto è che non n'ha.
Divertir mi voglio un poco,
dall'istesso occulto loco,
per veder quei due sortire
nella lor sagacità.
(entra)
BARTOLINA
È troppo buona ~ quella donzella
che si appassiona ~ presto in amor.
RUBINETTA
Felice quella ~ che si disparte
dai vezzi ed arte ~ di un traditor.
BARTOLINA
Ecco che viene ~ don Gasperone.
RUBINETTA
Ecco il birbone ~ d'Artemidor.
BARTOLINA E RUBINETTA
Qui mi nascondo per osservar.
(si nascondono dietro agli alberi)
GASPERONE
(osservando)
No... non la vedo...
ARTEMIDORO
(osservando d'intorno).
Qui non vi è certo...
GASPERONE
Prima che questa possa scoprirmi,
vado di fretta Dori a sposar.
ARTEMIDORO
Non so se questa viene a scoprirmi...
ma la mia testa rimedierà.
BARTOLINA
(trattenendo don Gasperone)
Ribaldo perfido.
RUBINETTA
(trattenendo Artemidoro)
Bugiardo indegno.
BARTOLINA E RUBINETTA
Dato ci sei, non puoi scappar.
ARTEMIDORO
Io son filosofo...
GASPERONE
Io son lunatico...
ARTEMIDORO E GASPERONE
E con le femmine non ho che far.
Eufelia e Dori in disparte, e detti.
EUFELIA E DORI
(Che cosa dicono sto ad ascoltar.)
BARTOLINA
Birbo, ricordati di quelle lagrime
che per me a copia versasti un dì.
GASPERONE
Io son lunatico, non so che dir.
RUBINETTA
Empio, rammentati, l'amore e il debito,
per cui sollecita io venni qui.
ARTEMIDORO
Io son filosofo, basta così.
DORI
(si fa avanti a don Gasperone)
Che sento, barbaro!
EUFELIA
(si fa avanti a Artemidoro)
Che ascolto, o perfido!
GASPERONE
(accenna madama Bartolina)
Questa è una falsa...
ARTEMIDORO
(accenna Rubinetta)
Questa è pettegola.
BARTOLINA
(a Gasperone)
Ah bugiardissimo!
RUBINETTA
(ad Artemidoro)
O sposa, o pagami.
DORI
Che bel carattere!
EUFELIA
Oh che bell'indole!
GASPERONE
Non ho che spontere.
ARTEMIDORO
Io non ho debito.
GASPERONE E ARTEMIDORO
È un'impostura per verità.
DORI
(Stupida resto, non so che dire!)
EUFELIA
(Cosa sia questo non so capire!)
BARTOLINA
(Mi viene un tremito per il dispetto!)
RUBINETTA
(Già par che un palpito mi senta in petto!)
ARTEMIDORO
(Chi da tal colpo mi può difendere?)
GASPERONE
(Da questo imbroglio se posso uscire
per vero appendere mi voglio qua.)
Don Piastrone e detti; Trofonio in disparte.
PIASTRONE
Signor don Gasperone,
la vostra intenzione
qual è, si puol saper?
Signor Artemidoro,
lei creperebbe un toro:
ci dica il suo pensier.
O se per bacco m'altero,
qual bestia filosofica,
farò la Grecia ridere
se non si sta a dover.
DORI
Traditi tutti siamo:
don Gasperone ingrato
a quella ha pria giurato
affetto e fedeltà.
EUFELIA
Ah padre! quel ribaldo
con quella sta impegnato;
voi siete l'ingannato,
vi avete a vendicar.
PIASTRONE
(a Gasperone e Artemidoro)
È vero, o non è vero?
GASPERONE E ARTEMIDORO
Lei non ne creda un zero.
BARTOLINA E RUBINETTA
È vero, più che vero:
non ci è qui che negar.
PIASTRONE
Gelo, ohimè! da capo a piede!
(ad Artemidoro)
Un filosofo si vede
far plebatiche azion.
(a Gasperone)
E la stima e l'onor mio
così lei manda in oblio
mio signor don Gasperon?
ARTEMIDORO
(Guarda un po' che brutto gioco
io son rosso più d'un foco
perdo il senno e la ragion!)
GASPERONE
(Quella trista mi dà caccia,
don Piastrone mi rinfaccia
ve' a qual rischio io star dovrò!)
EUFELIA E DORI
(Il cervel gli sta a rumore,
e nel petto un batticore
senza dubbio sentirà!)
BARTOLINA E RUBINETTA
Già mi par che al poverino
un continuo svegliarino
nell'orecchio suonerà!
GASPERONE
Ma di grazia?...
DORI, BARTOLINA E PIASTRONE
Taci, indegno.
ARTEMIDORO
Ma vi prego...
EUFELIA, RUBINETTA E PIASTRONE
Non v'è scusa.
PIASTRONE
Or comprendo i cambiamenti
del linguaggio e degli arnesi.
Bei spagnuoli! Bei francesi!
Siete birbi, e basta qua.
GASPERONE
(Oh! la sorte dispettosa
belli scherzi che mi fa!)
ARTEMIDORO
(Imbrogliata è sì la cosa,
che sbrogliar non si potrà.)
EUFELIA, DORI, BARTOLINA, RUBINETTA E PIASTRONE
Chi creduto avrebbe mai
azion sì nera e brutta,
che qual nube adombra tutta
già la mia tranquillità!
Trofonio che si fa avanti inosservato, e detti.
RUBINETTA
Di un tale affronto, ingrato,
tu me la pagherai;
dovunque te ne andrai
io ti tormenterò.
BARTOLINA
Fa' pure il scimunito,
di' pur che falsa io sono;
ma già sarai punito,
e allor trionferò.
TROFONIO
Venite tutti meco,
venite in questo speco,
acciò le stanche membra
possiate ristorar.
TUTTI
Ohimè! chi viene fuora!
È larva, è spettro, o furia?
Mancava questo ancora
per farci palpitar.
TROFONIO
All'antro mio vi chiamo...
TUTTI
Grazie al cortese invito.
TROFONIO
Ecco, il sentier v'addito,
venite a riposar.
TUTTI
È larva, è spettro, o furia?
Andiamoci a salvar.
TROFONIO
(a Gasperone)
Ma son come voi siete.
GASPERONE
Ah! che mi viene un tremito...
TROFONIO
(a Dori)
Venite, non temete.
DORI
Ah! che no 'l posso credere...
TROFONIO
(ad Eufelia)
Vi dissi un uom son io...
EUFELIA
Ah! mi spaventi, oh dio...
TROFONIO
(ad Artemidoro)
Su fatevi coraggio.
ARTEMIDORO
Ah! che tu sei selvaggio...
TROFONIO
(a Piastrone)
Via datemi la mano.
PIASTRONE
Ah no! ah no! pian piano...
TROFONIO
Ah sciocchi, ah matti, ah incauti
mi fate in vero ridere,
nell'antro vo' tornar.
(parte)
TUTTI
È larva, è spettro, o furia
andiamoci a salvar.
Bosco con grotta come nell'atto primo.
Madama Bartolina, don Piastrone e Rubinetta, poi Artemidoro in disparte.
BARTOLINA
Sior Piastrone, non deve Gasperone
vostra figlia impalmar.
PIASTRONE
Esser non può, perché don Gasperone
di concetti e d'umori
va di conformità colla mia Dori.
Disunirli sarebbe, un'eresia;
Pitagora di botto
in gattopardo mi trasmigreria.
BARTOLINA
Oh bello! Ed io frattanto,
che cosa me ne fo senza marito?
PIASTRONE
Vieni in casa ancor tu.
BARTOLINA
Oh il rimbambito!
Gli piace di scherzar con le figliuole.
PIASTRONE
E pur rider mi fan le tue parole.
Batti ben col martelletto,
dimmi pur qualche saletto,
che la mia filosofia
con piacer ti ascolterà.
BARTOLINA
Oh! il mio caro pupazzetto
fa il bambin di fresca età.
RUBINETTA
Son qua io, che mi diletto
di crear qualche concetto,
e tenerti in allegria
per far rabbia a quella là.
ARTEMIDORO
(Segui pur, ragazza mia,
fa l'amor con libertà.)
TUTTI
Il cervello in questo giorno
da me parte e fa ritorno,
ho timor che ai mattarelli
per le poste se n'andrà.
(partono Artemidoro, Piastrone e Rubinetta)
Madama Bartolina, poi Trofonio dalla grotta.
BARTOLINA
Or guarda quel Piastron, come mi stringe
le spalle al muro, acciò gli schiacci il naso!
TROFONIO
E ancor per qua s'aggira
quella vaga donzella.
BARTOLINA
Dite un poco
saprebbe questa vostra
filosofia pensare una vendetta
contro un don Gasperone,
che tradendo mi sta?
TROFONIO
Tutto mi è noto.
BARTOLINA
Ebben, io sol desio,
ch'ei non sposi la Dori;
e non mi curo poi che non sia mio.
TROFONIO
Così farò.
BARTOLINA
Ma come?
TROFONIO
Odi: Piastrone
si trattiene girando intorno all'antro
per desio di vedermi. Io di lui prendo
l'imago e le sembianze: anderò in casa
a sovvertir il tutto, a ingarbugliare
le cose in guisa tale,
che al giunger suo dovranno suscitarsi
sconvolgimenti assurdi, ire e contrasti:
fida in me, son Trofonio, e ciò ti basti.
BARTOLINA
Fate la mia vendetta, ed aspettate
il premio al ben servir, se il meritate.
Non son io qual mi credete
superbotta e ritrosina,
ma son umile e bonina
quanto mai si può pensar.
TROFONIO
(Ben lo scorgo al suo parlar.)
BARTOLINA
Amorosa, bella e soda
per lo più son con gli amanti;
ma chi poi non va alla moda
mi fa trista diventar.
TROFONIO
(Qua ci è molto da pensar.)
BARTOLINA
Se farete a modo mio
oh che giorni benedetti!
Con scherzetti e con balletti
io vi voglio consolar.
(parte)
TROFONIO
(T'amerò; ma poi rifletti,
ch'io mi so ben regolar.)
Per verità la salsa d'una moglie
necessaria saria
all'asprezza di mia filosofia.
Convien che da Piastron vada a mutarmi,
acciò poss'io con lei merito farmi.
(parte)
Camera come nell'atto primo.
Eufelia leggendo con gravità, poi don Gasperone che segue, poi Dori che sopraggiunge.
EUFELIA
Gran Sofocle!
GASPERONE
Gran fistolo!
Lei mi vuole ascoltare?
EUFELIA
Chi mi desta
dal soave letargo de' miei studi?...
Mia germana di là.
GASPERONE
E se ne viene
alto la mano.
EUFELIA
L'ha con voi, bisogna
pigliarla co' le buone.
GASPERONE
Ora bel bello
io l'empio ben di ossequi, parolette,
e mettici se occorre,
cognata, una grazietta tu ancora.
EUFELIA
Sì, sì, non dubitate.
Dori e detti.
DORI
(Qui l'infedele, e ardisce
ridermi in volto, oh guarda il furfantello
mi chiama coll'occhietto
si accosta. Lo vorrei
proprio sfregiar. Volgiamogli le spalle.)
GASPERONE
All'eclissata mia luna di marzo
col cor spaccato ed arso
viene a mostrarsi un sole in Capricorno,
che qual porco a te intorno
si umilia, grugnoleggia, e a voi s'inchina
come onesta donzella modestina.
DORI
Sì, sì, sì, grazie tanto.
GASPERONE
Io mi sono umiliato
sino a terra parlando con creanza.
E lei, poter di un anno!
Non fa una riverenza, e non s'inchina?
DORI
Lo speri invan, non siamo ballerina.
GASPERONE
Ah, ah, la bambinella!
Amata mia madama.
DORI
Che madama, e madama!
Domestica io non son, né son scuffìara.
(passandogli avanti)
GASPERONE
(E si passa.) Volete
passeggiare a braccetto,
che io farò da monsieur pulito e netto?
DORI
Oh il braccio serbate
per quella che di voi fu prima amante.
GASPERONE
E che prima! la prima
è de' ragazzi. Tu adesso sei
la prima, la seconda, quarta e quinta; ~
non è ver donn'Eufelia? (Dacci adesso
aiuto, che ora sta.)
EUFELIA
Sofocle è questo;
se volete studiar; Plauto è costui...
GASPERONE
Ammazzato sia questo, e lei e lui.
EUFELIA
Come! ohimè! che ardir, che orrore!
In sentirli il cor si affanna!
E baldanza sì tiranna
tarda Giove a fulminar?
Ombre dotte; che vagate
per gli Elisi in liete schiere,
l'armonia di là lasciate,
e venite orrende e nere
ad empirlo di terrore;
a ridurlo a palpitar.
(parte)
Don Gasperone e Dori.
GASPERONE
Ve', bella rimenata
mi ha fatto adesso la filosofia;
ed io soffro per te, carina mia.
DORI
(Mi fa pietà.)
GASPERONE
Ed ecco si è voltata
in agro dolce.
DORI
Ma la ballerina...
GASPERONE
Oh sposiamoci noi, che dopo poi
quella la farem cotta colli risi.
DORI
Ed io dunque dovrò crederti?
GASPERONE
Ed io
or stringere ti voglio una manina.
Fuora grugni; considera, carina,
che devo far l'erede, e s'a te piace...
DORI
Ben; mi fido di te, staremo in pace.
Artemidoro, ed Eufelia con l'istesso libro in mano, e detti.
ARTEMIDORO
Oh dio, oh dio! vi prego
lasciatemi un po' star.
EUFELIA
Sofocle ascolta;
come costante niega
de' sommi numi la pluralità.
ARTEMIDORO
Lo so. Non mi seccate in carità.
E qui fanno all'amore.
DORI
S'odo un po', vien...
GASPERONE
Chi viene?
DORI
Il genitore.
Trofonio in forma di Piastrone, e detti.
TROFONIO
Si ritiri ciascun da questa stanza,
che cosa deggio farvi d'importanza.
DORI
Signor padre.
ARTEMIDORO
Maestro, a voi m'inchino.
GASPERONE
Don Piastron riverito.
TROFONIO
Da scrivere.
DORI
(Perché così turbato?)
ARTEMIDORO
(Che avrà Piastrone?)
GASPERONE
(Chi l'avrà guastato?)
Sior Piastron...
TROFONIO
Io sdegnato
son del vostro procedere, non oso
per pulitezza dire apertamente
ciò che sinistramente ha meco oprato
ciascun di voi. Entrate
lì dentro; ed al suonar del campanello
ritornate, che sopra
di questo tavolin vi sarà scritto
chiaramente in un foglio
ciò che posso in mia casa, e ciò che voglio.
ARTEMIDORO
(Temo di me.)
GASPERONE
(M'ha visto amoreggiare
con la figlia, e perciò si è fatto brutto.)
EUFELIA
(Che sarà?)
DORI
(Mai sì gonfio l'ho veduto.)
(entrano)
Trofonio scrivendo, poi Rubinetta.
TROFONIO
Già tremano di me, con poche righe
tutti porrò in angustia, e questo sia
il più arguto trofeo di mia magia.
RUBINETTA
Signor Piastrone? Come!
Indietro v'ho lasciato,
e assai prima di me siete arrivato?
TROFONIO
Accelerai più il piè.
RUBINETTA
Ben, siamo in casa;
palesatemi adesso
qual intenzione avete?
Ci sposeremo, o no?
TROFONIO
Sì; mi piacete.
RUBINETTA
Giuratemi un pochin di fedeltà,
e poi vi crederò.
TROFONIO
Ecco vi giuro
sull'onor di Piastron, che mia sarete.
Va bene?
RUBINETTA
Va benissimo.
TROFONIO
Ma dimmi
ti vai accomodando
pian pianino ad amarmi?
RUBINETTA
Ma che ho da far! Bisogna accomodarmi.
Vicino a te già sento
nel core un certo che.
È gioia?... No, tormento...
Tormento? No, piacer.
Ah! già arrossisco in volto,
e tu lo puoi veder.
Caro sposo, mia speranza,
giuro a te la mia costanza,
a te giuro eterno amor.
Giuro a te quello che giura
ogni donna a suo marito.
Se l'affare è poi finito,
chi la fé rammenta allor?
(parte)
TROFONIO
Ecco entra Piastrone in nuove brighe.
Ho vergati caratteri qui ad arte,
simili a quelli di Piastron, si suoni
adesso il campanello, acciocché appena
avranno di Piastron gli ordini letti
se gli sveglino al cor contrarii affetti.
(suona e parte)
Don Gasperone, Artemidoro, Dori ed Eufelia, indi Piastrone.
GASPERONE
Uscite, uscite, non avete inteso
il tintinnare?
ARTEMIDORO
Leggasi lo scritto.
DORI
Ma che cosa sarà?
EUFELIA
Per quanto disse
io pavento di molto.
GASPERONE
Eh lascia leggere
a me, che leggo bene l'alfabeto.
ARTEMIDORO
Ma io son curioso...
DORI
Son curiosa anch'io...
EUFELIA
Ma quante liti!
ARTEMIDORO
Si sodisfi ciascun, leggiamo uniti.
«Voglio, comando ed ordino»...
DORI
«Che il sior don Gasperone»...
GASPERONE
«Adesso presto e subito»...
EUFELIA
«Sposi l'Eufelia»...
EUFELIA, DORI E GASPERONE
Ohimè!
Cambiò d'opinione.
Chi mi sa dir perché?
ARTEMIDORO
Appresso: «E voglio ancora»...
DORI
«Che Dori sposa sia»...
GASPERONE
Di chi?
EUFELIA
«D'Artemidoro»...
GASPERONE
Malan che il ciel gli dia!
EUFELIA
«Se pur la locandiera,
ciò gli permetterà»...
ARTEMIDORO
Che inciampo è questo qua!
EUFELIA, DORI, ARTEMIDORO E GASPERONE
L'idea del genitore
chi mai può penetrar?
«Se questo far non vonno,
partir di casa ponno,
se no dell'armi al suono
farò fuggirli affé.»
Col lampo insieme il tuono
qua rimbombò per me!
PIASTRONE
Care figlie benedette...
Cari generi vi abbraccio...
Ma mi fan le ritrosette!
Ma scappate dal mio braccio...
maritarvi se volete,
a vostr'agio disponete,
che contento augura a tutti
figli mascoli papà.
GASPERONE
Don Piastron, da me distrutta
mezza Grecia qui sarà.
DORI E EUFELIA
Caro padre, tremo tutta
in sentir tal novità.
ARTEMIDORO
Questi tratti son da putti
non da uom di vecchia età.
PIASTRONE
O impazziti siete tutti,
o mi state a corbellar.
ARTEMIDORO
(accenna il foglio)
Qui che hai detto?
PIASTRONE
Cosa ho detto?
GASPERONE
Qua che hai scritto?
PIASTRONE
Nulla ho scritto...
EUFELIA E DORI
Zitto almeno...
PIASTRONE
Che zitto, e zitto?
EUFELIA, DORI, ARTEMIDORO E GASPERONE
Nella carta si vedrà....
PIASTRONE
«Voglio»...
GASPERONE
«Voglio sì, e comando»...
ARTEMIDORO
«Voglio sì, comando ed ordino»...
DORI
«Che il signor don Gasperone»...
GASPERONE
«Gasperone adesso, presto»...
PIASTRONE
Per pietà che fatto è questo?
Sento il capo a trabalzar!
EUFELIA, DORI, ARTEMIDORO E GASPERONE
Ecco subito il pretesto;
non si vuol capacitar.
(partono; resta solo Piastrone considerando il foglio)
Don Piastrone, poi Rubinetta.
PIASTRONE
Di qual scritto mi parlano quei pazzi?
Ma che diavolo è questo? Io quando mai
sconnessioni simili pensai.
Oibò! Nemmen! ma questi
miei caratteri son! Dunque gli scrissi.
Ma quando? Dove? E come? Oh desolata
la mia filosofia!
RUBINETTA
Son ritornata.
Signor Piastron, dovete
sposarmi. Il giuramento
poc'anzi me ne daste in questo loco:
PIASTRONE
Tu ch'altro m'affastelli?
O vuoi anche mandarmi ai mattarelli?
RUBINETTA
Come? Vi ricordate,
che stavate scrivendo?
PIASTRONE
E dagli. Io quando
scrissi, in vostra malora?
RUBINETTA
Ah! vecchietto infedele, e nieghi ancora
torno ad Artemidoro a tuo dispetto.
Tanto adesso la rabbia mi consiglia;
così per sposo non l'avrà tua figlia.
(parte)
Don Gasperone parlando al suo Servitore, e Piastrone.
GASPERONE
Come mi viene avanti don Piastrone
gli ficco un stocco in petto. E che, burliamo?
Vo' fare in questa casa
un eclisse invisibile. Diana!
Starei per bestemmiar in lingua strana.
PIASTRONE
Ma per pietà, considera
ch'hai da sposar mia figlia.
GASPERONE
Ma qual figlia?
PIASTRONE
Dico Dori; la vuoi?
GASPERONE
Dori la voglio,
con un'altra se occorre.
PIASTRONE
E Dori è tua.
GASPERONE
Le due
figlie tue, Dori ed Eufelia, disperate
se ne sono fuggite dalla casa.
PIASTRONE
Le mie figlie fuggite?
Ohimè! tu mi scompagini!
Andiamo in traccia loro. Ah! quest'imbroglio
in casa mia chi sa come sia nato!
GASPERONE
Andiam; senz'acqua se l'ha pasteggiato.
Bosco con grotta come sopra.
Trofonio in propria forma, poi Dori ed Eufelia.
TROFONIO
Costante, e ognor l'istessa,
è l'efficacia dell'incanto mio.
Vengono Eufelia e Dori, vo' provarmi
se l'elevata mia virtù stupenda
anche sul sesso femminil si estenda.
DORI
No, germana. Se il padre
non cangia di pensier, non ho desio
di ritornare in casa.
EUFELIA
E l'istess'io
farò. Basta: troviam chi ci accompagna.
Torneremo all'albergo di città.
DORI
Per fin che il genitor si cheterà.
EUFELIA
Andiamo avanti dunque... Ohimè!
DORI
Di nuovo
quest'orrenda figura!
TROFONIO
Non temete,
fanciulle. Io vi considero; comprendo
che una scorta cercate per portarvi
in casa di città. Se non vi spiace
il trattenervi dentro a questo speco,
io la procurerò... Animo: entrate,
non temete di me.
DORI
Ma non avreste
appetito di noi?
TROFONIO
Scacciate, o figlie,
il panico timor. Se solitario
dentro quell'antro, e fra gli studi involto
de' malvagi il consorzio aborro e fuggo,
amo l'umanità, non la distruggo.
EUFELIA
Entriam, sorella, i filosofi sono
i miglior nostri amici.
DORI
Se stesse a lor ci renderian felici.
(entrano nella grotta)
Don Gasperone e don Piastrone, che escono cercando le donne suddette; Trofonio di dentro, poi Eufelia e Dori che escono dall'opposta bocca della grotta.
GASPERONE
Piastron, qui non ci sono.
PIASTRONE
Figlie, figlie, ove siete?
TROFONIO
(di dentro)
Le donne se volete,
aspettate un momento, che dal cieco
calle ritorneran di quello speco.
PIASTRONE
Numi qual voce!
GASPERONE
È orco,
o pur porco selvatico che parla?
PIASTRONE
Le mie figlie in quell'antro!
GASPERONE
La mia sposa,
perché ingrottata nella grotta ombrosa?
PIASTRONE
Come andrà?
GASPERONE
Non comprendo.
PIASTRONE
Ma mi pare
ch'esce già la mia Dori.
(escono le donne)
GASPERONE
E l'altra appresso.
PIASTRONE
Figlia, perché così?
GASPERONE
Che vi è successo?
DORI
Dolce è la greca musica!
EUFELIA
E gloria il bel dipingere.
DORI
Le passioni si esprimono!
EUFELIA
Gli oggetti appien s'imitano!
EUFELIA E DORI
E le armonie si formano
di ciò che al mondo vedesi,
e di dolcezze amabili
empion la mente e il cor.
PIASTRONE
Di che parlan costor?
GASPERONE
Del più e del meno.
PIASTRONE
Figlia, dà un caro amplesso
alla tua carnagion.
DORI
Figlia... t'inganni,
io da musico padre
nacqui, e tra' boschi da me vissi e crebbi,
e per padre un tal uom giammai non ebbi.
GASPERONE
Sior Piastron, con salute
siete musico ancor?
PIASTRONE
Questa, che ha detto?
Non le son padre!
GASPERONE
Ed io
supposto me l'avea più d'una volta,
che figlia era d'ignota
paternità costei.
PIASTRONE
Taci, ed ottura
il labbro... ah! che io son cinto
da una gabbia di matti!
GASPERONE
Esaminiamo
quest'altra ancor. ~ Signora, che parlate
sola, e tanti strambottoli mi fate,
si potrebbe pregar...
EUFELIA
Se vi bramate
ritrattar, son con voi. Se mai volete
Seneca diventar, col mio pennello
or vi posso svenar. Se Giulio Cesare
volete comparir, coi miei colori
vi do ventitré colpi
di pugnalate. Se Attilio Regolo
esser volete, coi miei chiari oscuri
gli occhi vi ciecherò. Se Catone,
l'alma vi passerò d'una stoccata.
GASPERONE
Mal abbia il punto, che non sei scannata.
DORI
Come? Non leggeste
ancor per i foglietti,
chi sia Livia Testetti
detta la Spaccascene?
Da ridere mi viene, un po' sentite
chi son, cosa ho da essere, e stupite.
Si vuol saper chi sono?
Chi sono or si saprà.
Talvolta son di Plauto
la sostenuta attrice;
talvolta Euridice
ne' regni dell'orror.
Son pastorella amante,
che al suon di dolci avene
accanto al caro bene
mi spasso a far l'amor.
Son furia, che se m'altero
sconquasso, abbatto e fulmino;
qual foco sbalzo in aria,
nessun mi può frenar.
Questa son io, temetemi,
se no vi fo tremar.
(parte)
Don Gasperone, Eufelia, poi Artemidoro.
ARTEMIDORO
(Eufelia e Gasperone!... Ora mi viene
in acconcio qui presto farli sposi,
pria che cambi Piastron di opinione.)
EUFELIA
Ma il vostro parmi un ramo di pazzia,
io voglio ritrattarvi, e non volete.
ARTEMIDORO
(Si parla di pittura!)
GASPERONE
Se io tengo un ramo di pazzia, tu n'hai
una metà, e più assai.
Presto, cammina in casa.
EUFELIA
Genti, genti,
accorrete, che questi
non vuol farsi dipingere.
ARTEMIDORO
(Non parla
da filosofa più? Approfittiamoci.)
Che son questi rumori?
GASPERONE
Buono che giunto sei,
prenditi la tua moglie, e vanne via.
ARTEMIDORO
Mia moglie! È moglie tua, la sposa mia
è Dori, non leggesti
quel che scrisse Piastron?
GASPERONE
Piastron aveva
fatto crostin, e vino
tanto che poco dopo si disdisse.
ARTEMIDORO
(Fu giusto il timor mio.)
Se si disdisse lui, non disdich'io.
GASPERONE
Oh buona! e tu chi sei?
ARTEMIDORO
Un che qua a forza
ti fa Eufelia impalmar.
GASPERONE
A forza?
ARTEMIDORO
A forza.
Animo a noi. Se un passo
il tuo piè da lì si move
fo saltarti quel cranio in grembo a Giove.
GASPERONE
Piano... piano, mi faccio
dipingere anche a guazzo. (Ah! che nel ventre,
ci ho due cani arrabbiati.)
EUFELIA
In posizione
mettetevi.
GASPERONE
Com'è in posizione?
ARTEMIDORO
Teso in pianta così.
GASPERONE
A noi sbrighiamoci.
EUFELIA
Ma pennello non ho, non ho colori.
ARTEMIDORO
Ecco qui carta e lapis.
EUFELIA
Bene. ~ A voi: situatevi.
GASPERONE
(Crepare
devo, e star zitto con la rabbia in petto.)
ARTEMIDORO
Se manchi al tuo dover qui è lo stiletto.
GASPERONE
Eccomi pianta e immobile,
svolgo così un ginocchio,
vuoi spalla? Petto? O occhio?
Spiegati, donna sciocca.
(Se l'apro un po' la bocca,
la fo ben spaventar.)
Niente, l'ho fatto un vezzo
lei l'ebbe per disprezzo,
morì per qualche termine,
ma in vita poi tornò.
(Cospetto! quella punta
soffrir così mi fa!)
Ritorno all'equilibrio,
osserva il mio calibrio...
Non dico niente affatto...
Sto fermo, e mi ritratto!...
(Quel ferro se ti strappo
birbon t'ammazzerò.
Mi arrabbio in corpo, e fremo,
la stizza crescer sento,
se addosso me gli avvento
lo vo' precipitar.)
(si getta su Artemidoro, che sta discorrendo con Eufelia, e gli toglie lo stile)
Lascia, bestia, che ti voglio
come un pesce qui sventrar;
e di vita anche a te voglio
se più parli di pittar.
Una botte me ne voglio
di filosofi salar.
(parte)
EUFELIA
Ambi partiti sono!
Or chi dipingerò? In casa corro
a pennellar sollecita all'istante
qualunque oggetto mi verrà davante.
(parte)
Camera in casa di don Piastrone.
Don Piastrone pensieroso, poi don Gasperone, indi Trofonio da vecchio pastore.
PIASTRONE
Padre son io; ma dove son le figlie?
Quanti garbugli ohimè! che meraviglie!
TROFONIO
Piastron, Piastron, Piastrone!
PIASTRONE
Da me che mai si brama?
TROFONIO
Io sono un vecchio,
che il futuro antivedo. I mali tuoi
sempre più cresceranno. Di Trofonio,
gran filosofo e mago che dimora
nella grotta vicina,
consolarti potrà la gran dottrina.
PIASTRONE
Da un pezzo il sento nominar: ma ancora
non ho cognizion di un tal Trofonio
TROFONIO
Chi è Trofonio si sa.
GASPERONE
Eh zitto. Or batto ben l'antichità.
PIASTRONE
Andiam, vieni ancor tu.
GASPERONE
Ohibò, patisco
di podagre.
PIASTRONE
Ti prego.
TROFONIO
Vieni, bestia.
GASPERONE
A me bestia! la barba oggi non manca,
e gliela spennerò come pollanca.
(partono)
Dori, poi Eufelia, indi Artemidoro.
DORI
Al teatro ho d'andare,
chi vien la Spaccascene a pettinare?
EUFELIA
Coi miei color perfetti
deggio tutti imitare i vari oggetti.
ARTEMIDORO
Mi son d'armi provvisto
per vendicarmi. Avesse
nissun di voi Gasperon qui visto?
DORI
Devo andare al teatro.
EUFELIA
Sta fermo alquanto, vo' pittarti il naso.
ARTEMIDORO
Una matta tu sei, tu parli a caso.
(partono)
Bosco con grotta.
Trofonio, don Piastrone, Gasperone.
TROFONIO
Ecco l'antro. Trofonio invocherete
umili e moderati,
ei vi disbrigherà da un tanto affare.
Vi lascio, più con voi non ho che fare.
PIASTRONE
Trofonio, Trofonio,
filosofo greco,
che dentro lo speco
comandi al demonio,
Trofonio, Trofonio,
ascoltami tu.
CORO DI SPIRITI
(dentro la grotta)
Trofonio nel cupo
di questo dirupo
fa cose stupende,
oracoli rende;
il Delfico e Ammonio
men celebre fu.
GASPERONE
Che imbroglio, che impaccio!
io palpito e agghiaccio!
Fra queste tremende...
grottaglie ben vecchie...
fra streghe e fattecchie...
qui restaci tu.
PIASTRONE
Deh ferma, melenso,
il colpo è già fatto;
non ve' che propenso
Trofonio ci fu?
Ascolta una volta,
Trofonio vien su.
Trofonio da mago, e detti.
TROFONIO
In questo minuto
venuto è in tuo aiuto
Trofonio barbuto,
temuto da Pluto,
che ha sopra il demonio
arcana virtù.
GASPERONE
Guardarti non oso,
Trofonio peloso,
l'aspetto è d'un orco,
il muso è d'un porco,
un vero antimonio,
Trofonio, sei tu.
TROFONIO
(a Piastrone).
T'ascolta Trofonio. ~
(a Gasperone.)
Sta zitto un po' tu.
PIASTRONE
L'umore e il cervello
sconvolto han del tutto
mie figlie, il bel frutto
del mio matrimonio
Trofonio, Trofonio,
risanale tu.
CORO DI SPIRITI E TROFONIO
Dar loro altro conio
può solo Trofonio,
che per testimonio
del regno plutonio,
è d'ogni demonio
possente assai più.
GASPERONE
Ti lascio, Piastronio,
che don Gasperonio
vuol fare filonio
nel suo popolonio,
e del matrimonio
parlar non vuol più.
(fugge)
TROFONIO
Giura alla locandiera dar la mano,
e son pronto a svelarti il grande arcano.
PIASTRONE
La sposerò, non dubiti. Svelate
l'arcano.
TROFONIO
Vedi là quella caverna?
Chi vi s'interna, beve
un magico vapor, s'entra per l'una,
e poi per l'altra porta torna fuore,
cangiasi tosto d'indole e d'umore,
PIASTRONE
Dunque là entrar le figlie e i loro sposi?
Or comprendo gli effetti portentosi.
TROFONIO
Ma ricovra il suo umor nell'antro istesso
chi viene e riede poi per l'altro ingresso.
PIASTRONE
Dunque le figlie teco
entrino, ed escan fuor dal nero speco.
Eufelia, Dori e detti.
DORI
Non vive chi si attrista ne' pensieri,
vive chi allegro sta ne' suoi piaceri.
EUFELIA
V'abbiano in guardia i numi.
TROFONIO
Venite ad osservare
cose in quell'antro portentose e rare.
DORI
Non ci entro.
EUFELIA
E nemmen io.
PIASTRONE
Eufelia? ~ Dori?
Andate ad osservar i bei lavori.
DORI
Allegra vo a calcar la strada oscura.
EUFELIA
Riflessiva entro anch'io. Oh gran pittura!
(entrano)
Artemidoro, don Gasperone e detti.
ARTEMIDORO
Ma facesti l'error, amico caro.
GASPERONE
Ho torto, non lo niego, errando imparo.
ARTEMIDORO
Ma Piastrone dov'è?
GASPERONE
Qua lo lasciai.
Eccolo.
ARTEMIDORO
Cosa è stato?
PIASTRONE
Cari generi miei, tutto è aggiustato.
GASPERONE
Ma come?
PIASTRONE
Vi dirò...
Rubinetta, madama Bartolina e detti, poi Trofonio, Dori ed Eufelia che escono dalla grotta.
RUBINETTA
Siete ancor ostinato
sior Piastrone?
PIASTRONE
No, son suo, musin garbato.
BARTOLINA
Gasperon, questa man m'hai da baciare.
GASPERONE
Madama, in carità non mi seccare.
TROFONIO
Presto dall'antro uscite,
ai vostri sposi, al genitor venite.
ARTEMIDORO
La sposa mia dev'essere
Dori; si sa che il genitor lo scrisse.
GASPERONE
E non ti vuoi serbare
cotesta bocca per i bei bocconi?
TROFONIO
Piastron di quello scritto
nulla ne sa, io la sua forma presi,
e artatamente di mia man l'estesi.
PIASTRONE
Ohimè! quanto sa far!
TROFONIO
Dunque adempite
ciò che comando. Mia
è madama. ~
(a Gasperone)
Tu sposa
Eufelia;
(a Piastrone)
impalma tu la locandiera. ~
(ad Artemidoro)
Tu sposa Dori, e subito; altrimenti
io vi fo diventar tanti giumenti.
PIASTRONE
Ma a matrimoni di cotanti impegni
luoghi questi, o signor, non sono degni.
TROFONIO
Ecco: ammirate il sommo
de' miei rari portenti.
Di delizie e grandezze
questa spelonca omai reggia diventi.
Ad una scossa della verga che darà Trofonio sparisce la grotta, e si trova nel suo luogo una deliziosa reggia, e lui in un tratto spogliato dell'abito di filosofo, e vestito di nobilissimo abito greco.
DORI
Che delizie!
PIASTRONE
Che contenti!
EUFELIA
Che prodigi!
ARTEMIDORO
Che portenti!
GASPERONE
Che bell'aria!
BARTOLINA
Che piacere!
RUBINETTA
Che allegria!
TUTTI
Che bel vedere!
Augelletti e fiumicelli,
zeffiretti ed arboscelli!
Fanno placida armonia
nella verde ombrosità?
Cosa resta di più a far?
Lo stupor mandiamo in bando,
e tra giubilo e contento,
andiam lieti, e saltellando
nella reggia a festeggiar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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