LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti.
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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 6 marzo 1853, Venezia.
Personaggi:
VIOLETTA Valéry |
soprano |
FLORA Bervoix |
mezzosoprano |
ANNINA |
mezzosoprano |
ALFREDO Germont |
tenore |
GERMONT Giorgio, padre di Alfredo |
baritono |
GASTONE Visconte de Letorières |
tenore |
BARONE Douphol |
baritono |
MARCHESE d'Obigny |
basso |
DOTTORE Grenvil |
basso |
GIUSEPPE servo di Violetta |
tenore |
DOMESTICO di Flora |
basso |
COMMISSIONARIO |
basso |
Coro di Signori e Signore amici di Violetta e Flora, Mattadori, Piccadori, Zingare.
Comparse di Servi di Violetta e di Flora, Maschere, ecc. ecc.
Parigi e sue vicinanze, nel 1700 circa.
N. B. Il primo atto succede in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio;
le indicazioni di destra o sinistra sono prese dalla platea.
[N. 1 - Preludio]
Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che mette ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel mezzo è una tavola riccamente imbandita.
Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col Dottore e con alcuni Amici, mentre altri vanno ad incontrare quelli che sopraggiungono, tra i quali sono il Barone e Flora al braccio del Marchese.
[N. 2 - Introduzione]
CORO
I°
Dell'invito trascorsa è già l'ora...
voi tardaste...
II°
Giocammo da Flora...
e giocando quell'ore volar.
VIOLETTA
(va loro incontro)
Flora, amici, la notte che resta
d'altre gioie qui fate brillar...
fra le tazze è più viva la festa...
FLORA E MARCHESE
E goder voi potrete?
VIOLETTA
Lo voglio;
al piacere m'affido, ed io soglio
col tal farmaco i mali sopir.
TUTTI
Sì, la vita s'addoppia al gioir.
Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo Germont; Servi affacendati intorno alla mensa.
GASTONE
In Alfredo Germont, o signora,
ecco un altro che molto vi onora;
pochi amici a lui simili sono...
VIOLETTA
(dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia)
Mio visconte, mercé di tal dono.
MARCHESE
Caro Alfredo...
ALFREDO
Marchese...
(si stringono la mano)
GASTONE
(ad Alfredo)
T'ho detto:
l'amistà qui s'intreccia al diletto.
(i servi frattanto avranno imbandite le vivande)
VIOLETTA
(ai servi)
Pronto è il tutto?...
(un servo accenna di sì)
Miei cari, sedete;
è al convito che s'apre ogni cor.
TUTTI
Ben diceste... le cure segrete
fuga sempre l'amico licor.
Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone; di fronte vi sarà Flora tra il Marchese ed il Barone, gli altri siedono a piacere. V'ha un momento di silenzio; frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra loro, poi:
GASTONE
(piano, a Violetta)
Sempre Alfredo a voi pensa.
VIOLETTA
Scherzate?
GASTONE
Egra foste, e ogni dì con affanno
qui volò, di voi chiese...
VIOLETTA
Cessate.
Nulla son io per lui...
GASTONE
Non v'inganno.
VIOLETTA
(ad Alfredo)
Vero è dunque?... onde ciò?... No 'l comprendo.
ALFREDO
(sospirando)
Sì, egli è ver.
VIOLETTA
(ad Alfredo)
Le mie grazie vi rendo.
(al Barone)
Voi Barone non feste altrettanto...
BARONE
VIOLETTA
Ed ei solo da qualche minuto.
FLORA
(piano al Barone)
Meglio fora se avesse taciuto.
BARONE
FLORA
Perché?
A me invece simpatico gli è.
GASTONE
(ad Alfredo)
E tu dunque non apri più bocca?
MARCHESE
(a Violetta)
È a madama che scuoterlo tocca...
VIOLETTA
(mesce ad Alfredo)
Sarò l'Ebe che versa...
ALFREDO
(con galanteria)
E ch'io bramo
immortal come quella.
TUTTI
Beviamo.
GASTONE
O barone, né un verso, un viva
troverete in quest'ora giuliva?...
(il Barone accenna che no)
GASTONE
(ad Alfredo)
Dunque a te...
TUTTI
Sì, sì, un brindisi.
ALFREDO
L'estro
non m'arride...
GASTONE
E non se' tu maestro?
ALFREDO
(a Violetta)
Vi fia grato?...
VIOLETTA
Sì.
ALFREDO
(s'alza)
Sì?... L'ho già in cor.
MARCHESE
Dunque attenti...
TUTTI
Sì, attenti al cantor.
ALFREDO
Libiam ne' lieti calici
che la bellezza infiora,
e la fuggevol ora
s'inebri a voluttà.
Libiam ne' dolci fremiti
che suscita l'amore,
poiché quell'occhio al core
(indicando Violetta)
onnipotente va.
TUTTI
Libiamo; amor fra i calici
più caldi baci avrà.
VIOLETTA
(s'alza)
Tra voi saprò dividere
il tempo mio giocondo;
tutto è follia nel mondo
ciò che non è piacer.
Godiam, fugace e rapido
è il gaudio dell'amore;
è un fior che nasce e muore,
né più si può goder.
TUTTI
Godiam... la tazza e il cantico
le notti abbella e il riso;
in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
VIOLETTA
(ad Alfredo)
La vita è nel tripudio...
ALFREDO
(a Violetta)
Quando non s'ami ancora.
VIOLETTA
(ad Alfredo)
No 'l dite a chi lo ignora...
ALFREDO
(a Violetta)
È il mio destin così.
TUTTI
Godiam... la tazza e il cantico
le notti abbella e il riso;
in questo paradiso
ne scopra il nuovo dì.
S'ode musica dall'altra sala.
TUTTI
Che è ciò?
VIOLETTA
Non gradireste ora le danze?
TUTTI
Oh, il gentil pensier!... tutti accettiamo.
VIOLETTA
Usciamo dunque...
(s'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta colta da subito pallore dice)
VIOLETTA
Ohimè!...
TUTTI
Che avete?
VIOLETTA
Nulla,
nulla.
TUTTI
Che mai v'arresta?
VIOLETTA
Usciamo...
(fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente fermarsi e sedere)
Oh dio!...
TUTTI
Ancora!...
ALFREDO
Voi soffrite!
TUTTI
O ciel!... ch'è questo!
VIOLETTA
Un tremito che provo... or là passate.
(indica l'altra sala)
Tra poco anch'io sarò...
TUTTI
Come bramate.
(tutti passano all'altra sala, meno Alfredo che resta indietro)
Violetta, Alfredo, e Gastone a tempo.
VIOLETTA
(guardandosi allo specchio)
Oh qual pallor!...
(volgendosi, s'accorge d'Alfredo)
Voi qui!...
ALFREDO
Cessata è l'ansia
che vi turbò?
VIOLETTA
Sto meglio.
ALFREDO
Ah, in cotal guisa
v'ucciderete... aver v'è d'uopo cura
dell'esser vostro...
VIOLETTA
E lo potrei?
ALFREDO
Se mia
foste, custode io veglierei pe' vostri
soavi dì.
VIOLETTA
Che dite?... ha forse alcuno
cura di me?
ALFREDO
(con fuoco)
Perché nessuno al mondo
v'ama...
VIOLETTA
Nessun?...
ALFREDO
Tranne sol io.
VIOLETTA
(ridendo)
Gli è vero!...
Sì grande amor dimenticato avea...
ALFREDO
Ridete!... e in voi v'ha un core?...
VIOLETTA
Un cor?... Sì... forse... e a che lo richiedete?...
ALFREDO
Oh, se ciò fosse non potreste allora
celiar...
VIOLETTA
Dite davvero?...
ALFREDO
Io non v'inganno.
VIOLETTA
Da molto è che mi amate?...
ALFREDO
Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea,
mi balenaste innante,
e da quel dì tremante
vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è l'anima
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
VIOLETTA
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
solo amistade io v'offro:
amar non so, né soffro
di così eroico ardor.
Io sono franca, ingenua;
altra cercar dovete;
non arduo troverete
dimenticarmi allor.
GASTONE
(si presenta sulla porta di mezzo)
Ebbene? Che diavol fate?
VIOLETTA
Si folleggiava...
GASTONE
Ah! ah!... Sta ben... restate.
(rientra)
VIOLETTA
Amor dunque non più... vi garba il patto?
ALFREDO
Io v'obbedisco... Parto.
(per andarsene)
VIOLETTA
A tal giungeste?
(si toglie un fiore dal seno)
Prendete questo fiore.
ALFREDO
Perché?...
VIOLETTA
Per riportarlo...
ALFREDO
(tornando)
Quando?
VIOLETTA
Quando
sarà appassito.
ALFREDO
Allor domani...
VIOLETTA
Ebbene;
domani.
ALFREDO
(prende con trasporto il fiore)
Io son felice!
VIOLETTA
D'amarmi dite ancora?
ALFREDO
(per partire)
Oh, quanto v'amo!...
VIOLETTA
Partite?...
ALFREDO
(torna a lei le bacia la mano)
Parto.
VIOLETTA
Addio.
ALFREDO
Di più non bramo.
(esce)
Violetta, e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze.
TUTTI
Si ridesta in ciel l'aurora,
e n'è forza ripartir;
mercé a voi, gentil signora,
di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
volge il tempo dei piacer;
nel riposo ancor la lena
si ritempri per goder.
(partono alla destra)
Violetta sola.
[N. 3 - Aria Violetta; Finale atto I]
È strano!... è strano!... in core
scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per mia sventura un serio amore?...
Che risolvi, o turbata anima mia?...
Null'uom ancora t'accendeva... o gioia
ch'io non conobbi, essere amata amando!...
E sdegnarla poss'io
per l'aride follie del viver mio?
Ah, forse è lui che l'anima
solinga ne' tumulti
godea sovente pingere
de' suoi colori occulti!...
Lui che modesto e vigile
all'egre soglie ascese,
e nuova febbre accese,
destandomi all'amor.
A quell'amor ch'è palpito
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
A me fanciulla, un candido
e trepido desire
questi effigiò dolcissimo
signor dell'avvenire,
quando ne' cieli il raggio
di sua beltà vedea,
e tutta me pascea
di quel divino error.
Sentìa che amore è palpito
dell'universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor!
(resta concentrata un istante, poi dice)
Follie!... follie!... delirio vano è questo!...
in quai sogni mi perdo,
povera donna, sola
abbandonata in questo
popoloso deserto
che appellano Parigi,
che spero or più?... che far degg'io?... Gioire,
di voluttà nei vortici finire.
Sempre libera degg'io
trasvolar di gioia in gioia,
perché ignoto al viver mio
nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, il giorno muoia,
sempre me la stessa trovi;
le dolcezze a me rinnovi
ma non muti il mio pensier.
(entra a sinistra)
Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel fondo in faccia agli spettatori, è un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse da cristalli che mettono ad un giardino. Al primo piano, due altre porte, una di fronte all'altra. Sedie, tavolini, qualche libro, l'occorrente per scrivere.
Alfredo entra in costume da caccia.
[N. 4 - Aria Alfredo]
Lunge da lei per me non v'ha diletto!...
Volaron già tre lune
dacché la mia Violetta
agi per me lasciò, dovizie, amori,
e le pompose feste,
ove, agli omaggi avvezza,
vedea schiavo ciascun di sua bellezza...
Ed or contenta in questi ameni luoghi
solo esiste per me... qui presso a lei
io rinascer mi sento,
e dal soffio d'amor rigenerato
scordo ne' gaudi suoi tutto il passato.
(depone il fucile)
De' miei bollenti spiriti
il giovanile ardore
ella temprò col placido
sorriso dell'amore!
Dal dì che disse: vivere
io voglio a te fedel,
dell'universo immemore
mi credo quasi in ciel.
Detto ed Annina in arnese da viaggio.
ALFREDO
Annina, donde vieni?
ANNINA
Da Parigi.
ALFREDO
Chi te 'l commise?
ANNINA
Fu la mia signora.
ALFREDO
Perché?
ANNINA
Per alienar cavalli, cocchi,
e quanto ancor possiede...
ALFREDO
Che mai sento!
ANNINA
Lo spendio è grande a viver qui solinghi.
ALFREDO
E tacevi?...
ANNINA
Mi fu il silenzio imposto.
ALFREDO
Imposto!... e v'abbisognan?...
ANNINA
Mille luigi.
ALFREDO
Or vanne... andrò a Parigi...
Questo colloquio ignori la signora...
Il tutto valgo a riparare ancora...
(Annina parte)
Alfredo solo.
Oh mio rimorso! Oh infamia!...
e vissi in tale errore!...
ma il turpe sogno a frangere
il ver mi balenò.
Per poco in seno acquetati,
o grido dell'onore;
m'avrai securo vindice,
quest'onta laverò.
(esce)
Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a tempo.
[N. 5 - Duetto Violetta]
VIOLETTA
Alfredo?
ANNINA
Per Parigi or or partiva.
VIOLETTA
E tornerà?...
ANNINA
Pria che tramonti il giorno...
dirvel m'impose...
VIOLETTA
È strano!...
GIUSEPPE
(presenta una lettera)
Per voi...
VIOLETTA
(prende la lettera)
Sta bene... In breve
giungerà un uom d'affari... entri all'istante...
(Annina e Giuseppe escono)
Violetta, quindi il signor Germont, introdotto da Giuseppe che avanzate due sedie, riparte.
VIOLETTA
(legge la lettera)
Ah! ah!... scopriva Flora il mio ritiro!...
E m'invita a danzar per questa sera!...
Invan m'aspetterà...
(getta il foglio sul tavolino e siede)
GIUSEPPE
Giunse un signore.
VIOLETTA
(Ah! sarà lui che attendo...)
(accenna a Giuseppe d'introdurlo)
GERMONT
VIOLETTA
Son io.
GERMONT
VIOLETTA
(sorpresa gli accenna di sedere)
Voi!
GERMONT
VIOLETTA
(alzandosi risentita)
Donna son io, signore, ed in mia casa;
ch'io vi lasci assentite,
più per voi che per me.
(per uscire)
GERMONT
VIOLETTA
Tratto in error voi foste...
(torna a sedere)
GERMONT
VIOLETTA
Non l'osò finora;
rifiuterei.
GERMONT
VIOLETTA
A tutti
è mistero quest'atto... a voi no 'l sia.
(gli dà le carte)
GERMONT
VIOLETTA
Più non esiste... or amo Alfredo, e dio
lo cancellò col pentimento mio.
GERMONT
VIOLETTA
Oh, come dolce
mi suona il vostro accento!
GERMONT
VIOLETTA
(alzandosi)
Ah no... tacete...
terribil cosa chiedereste certo...
il previdi... v'attesi... era felice...
troppo...
GERMONT
VIOLETTA
Di due figli!...
GERMONT
VIOLETTA
Ah, comprendo... dovrò per alcun tempo
da Alfredo allontanarmi... doloroso
fora per me... pur...
GERMONT
VIOLETTA
Cielo... che più cercate? offersi assai!
GERMONT
VIOLETTA
Volete che per sempre
a lui rinunzi?...
GERMONT
VIOLETTA
No... giammai!
Non sapete quale affetto
vivo, immenso m'arda in petto?...
Che né amici, né parenti
io non conto tra' viventi?...
E che Alfredo m'ha giurato
che in lui tutto io troverò?
Non sapete che colpita
d'atro morbo è la mia vita?
Che già presso il fin ne vedo?...
Ch'io mi separi da Alfredo?...
Ah, il supplizio è si spietato,
che morir preferirò.
GERMONT
VIOLETTA
Ah, più non dite
v'intendo... m'è impossibile...
lui solo amar vogl'io...
GERMONT
VIOLETTA
(colpita)
Gran dio!
GERMONT
VIOLETTA
È vero!...
GERMONT
VIOLETTA
(Così alla misera ~ ch'è un dì caduta,
di più risorgere ~ speranza è muta!...
se pur benefico ~ le indulga iddio,
l'uomo implacabile ~ per lei sarà...)
(a Germont, piangendo)
Dite alla giovine ~ sì bella e pura
ch'avvi una vittima ~ della sventura,
cui resta un unico ~ raggio di bene...
che a lei il sacrifica ~ e che morrà!
GERMONT
Silenzio.
VIOLETTA
Or imponete.
GERMONT
VIOLETTA
No 'l crederà.
GERMONT
VIOLETTA
Seguirammi.
GERMONT
VIOLETTA
Qual figlia m'abbracciate... forte
così sarò.
(s'abbracciano)
Tra breve ei vi fia reso,
ma afflitto oltre ogni dire... A suo conforto
di colà volerete.
(indicandogli il giardino, va per scrivere)
GERMONT
VIOLETTA
Sapendol, v'opporreste al pensier mio.
GERMONT
VIOLETTA
(tornando a lui)
Morrò!... la mia memoria
non fia ch'ei maledica,
se le mie pene orribili
vi sia chi almen gli dica.
Conosca il sacrifizio
ch'io consumai d'amor
che sarà suo fin l'ultimo
sospiro del mio cor.
GERMONT
VIOLETTA
Qui giunge alcun, partite!...
GERMONT
VIOLETTA
Non ci vedrem più forse...
(s'abbracciano)
VIOLETTA E GERMONT
Felice siate... Addio!...
(Germont esce per la porta del giardino)
Violetta, poi Annina, quindi Alfredo.
[N. 6 - Scena Violetta]
VIOLETTA
Dammi tu forza, o cielo!...
Siede, scrive, poi suona il campanello.
ANNINA
Mi richiedeste?
VIOLETTA
Sì, reca tu stessa
questo foglio...
(Annina ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa)
Silenzio... va' all'istante.
(Annina parte)
Ed ora si scriva a lui...
che gli dirò?... Chi me n' darà il coraggio!
(scrive e poi suggella)
(entrando)
ALFREDO
Violetta che fai?...
VIOLETTA
(nascondendo la lettera)
Nulla.
ALFREDO
Scrivevi?
VIOLETTA
(confusa)
No... sì...
ALFREDO
Qual turbamento!... a chi scrivevi?...
VIOLETTA
A te...
ALFREDO
Dammi quel foglio.
VIOLETTA
No, per ora...
ALFREDO
Mi perdona... son io preoccupato.
VIOLETTA
(alzandosi)
Che fu!...
ALFREDO
Giunse mio padre...
VIOLETTA
Lo vedesti?
ALFREDO
No, no, severo scritto mi lasciava...
ma verrà, t'amerà in vederti...
VIOLETTA
(molto agitata)
Ch'ei qui non mi sorprenda...
lascia che m'allontani... tu lo calma...
(mal frena il pianto)
Ai piedi suoi mi getterò... divisi
ei più non ne vorrà... sarem felici...
perché tu m'ami, Alfredo, non è vero?...
ALFREDO
Oh, quanto!... perché piangi?...
VIOLETTA
Di lagrime avea d'uopo... or son tranquilla.
(sforzandosi)
Lo vedi? ti sorrido
sarò là, tra quei fior presso a te sempre...
Amami, Alfredo, quant'io t'amo... Addio.
(corre in giardino)
Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissionario a tempo.
ALFREDO
Ah, vive sol quel core all'amor mio!...
(siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi si alza guarda l'ora sull'orologio sovrapposto al camino)
È tardi: ed oggi forse
più non verrà mio padre.
GIUSEPPE
(entrando frettoloso)
La signora è partita...
l'attendeva un calesse, e sulla via
già corre di Parigi... Annina pure
prima di lei spariva.
ALFREDO
Il so, ti calma...
GIUSEPPE
(Che vuol dir ciò?)
(parte)
ALFREDO
Va forse d'ogni avere
ad affrettar la perdita... ma Annina
la impedirà...
(si vede il padre attraversare in lontananza il giardino)
Qualcuno è nel giardino!...
Chi è là?
(per uscire)
COMMISSIONARIO
(alla porta)
Il signor Germont?
ALFREDO
Son io.
COMMISSIONARIO
Una dama
da un cocchio, per voi, di qua non lunge
mi diede questo scritto...
(dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta e parte)
Alfredo, poscia il signor Germont ch'entra in giardino.
ALFREDO
Di Violetta!... Perché son io commosso?...
A raggiungerla forse ella m'invita...
Io tremo!... Oh ciel!... Coraggio!...
(apre e legge)
«Alfredo, al giungervi di questo foglio»...
(come fulminato grida)
Ah!...
(volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando:)
Padre mio!
GERMONT
Alfredo, disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani.
GERMONT
ALFREDO
Mille serpi divoranmi il petto...
(respingendolo)
Mi lasciate...
GERMONT
ALFREDO
(risoluto)
(Oh vendetta!)
GERMONT
ALFREDO
(Ah, fu Douphol!)
GERMONT
ALFREDO
No.
GERMONT
ALFREDO
(scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola, vede la lettera di Flora, la scorre ed esclama:)
Ah!... ell'è alla festa!... volisi
l'offesa a vendicar.
(fugge precipitoso seguìto dal padre)
Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata e illuminata. Una porta nel fondo e due laterali. A destra più avanti, un tavoliere, con quanto occorre pe 'l gioco; a sinistra, ricco tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un divano.
Flora, il Marchese, il Dottore ed altri Invitati entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.
[N. 7 - Finale atto II]
FLORA
Avrem lieta di maschere la notte;
n'è duce il viscontino...
Violetta ed Alfredo anco invitai...
MARCHESE
La novità ignorate?...
Violetta e Germont sono disgiunti.
DOTTORE E FLORA
Fia vero?...
MARCHESE
Ella verrà qui col Barone.
DOTTORE
Li vidi ieri ancor... parean felici.
(s'ode rumore a destra)
FLORA
Silenzio... udite?...
TUTTI
(vanno verso la destra)
Giungono gli amici.
Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.
ZINGARE
Noi siamo zingarelle
venute da lontano;
d'ognuno sulla mano
leggiamo l'avvenir.
Se consultiam le stelle
null'avvi a noi d'oscuro,
e i casi del futuro
possiamo altrui predir.
I.
Vediamo!... Voi, signora,
(prendono la mano a Flora e l'osservano)
rivali alquante avete...
II.
(fanno lo stesso al Marchese)
Marchese, voi non siete
model di fedeltà.
FLORA
(al Marchese)
Fate il galante ancora?
Ben, vo' me la paghiate...
MARCHESE
(a Flora)
Che dianci vi pensate?...
L'accusa è falsità.
FLORA
La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio
Marchese mio, giudizio,
o vi farò pentir.
TUTTI
Su via, si stenda un velo
sui fatti del passato;
già quel ch'è stato è stato,
badiamo all'avvenir.
(Flora ed il Marchese si stringono la mano)
Detti, Gastone ed altri amici mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli, ch'entrano vivamente dalla destra.
GASTONE E MATTADORI
Di Madride noi siam mattadori,
siamo i prodi del circo de' tori,
testé giunti a godere del chiasso
che a Parigi si fa pe 'l bue grasso;
e una storia, se udire vorrete,
quali amanti noi siamo, saprete.
GLI ALTRI
Sì, sì, bravi, narrate, narrate,
con piacere l'udremo...
GASTONE E MATTADORI
Ascoltate.
GASTONE E MATTADORI
È Piquillo un bel gagliardo
biscaglino mattador:
forte il braccio, fiero il guardo,
delle giostre egli è signor.
D'andalusa giovinetta
follemente innamorò;
ma la bella ritrosetta
così al giovane parlò:
«Cinque tori in un sol giorno
vo' vederti ad atterrar;
e, se vinci, al tuo ritorno
mano e cor ti vo' donar.»
«Sì» gli disse, e il mattadore,
alle giostre mosse il piè;
cinque tori, vincitore
sull'arena egli stendé.
GLI ALTRI
Bravo invero il mattadore,
ben gagliardo si mostrò
se alla giovane l'amore
in tal guisa egli provò!
GASTONE E MATTADORI
Poi, tra plausi, ritornato
alla bella del suo cor,
colse il premio desïato
tra le braccia dell'amor.
GLI ALTRI
Con tai prove i mattadori
san le amanti conquistar!
GASTONE E MATTADORI
Ma qui son più miti i cori;
a noi basta folleggiar...
TUTTI
Sì, sì, allegri... Or pria tentiamo
della sorte il vario umor;
la palestra dischiudiamo
agli audaci giocator.
(gli uomini si tolgono la maschera, e chi passeggia e chi si accinge a giocare)
Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone. Un Servo a tempo.
TUTTI
Alfredo!... Voi!...
ALFREDO
Sì, amici...
FLORA
Violetta?
ALFREDO
Non ne so.
TUTTI
Ben disinvolto!... Bravo!... Or via, giocar si può.
(Gastone si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano)
(Violetta entra al braccio del Barone)
FLORA
(andandole incontro)
Qui desïata giungi...
VIOLETTA
Cessi al cortese invito.
FLORA
Grata vi son, barone, d'averlo pur gradito.
BARONE
VIOLETTA
(piano)
(Ciel! egli è vero.) Il vedo.
BARONE
VIOLETTA
(Ah perché venni! Incauta... Pietà di me, gran dio!)
FLORA
(a Violetta)
Meco t'assidi, narrami, quai novità vegg'io?...
Flora fa sedere Violetta presso di sé; il Dottore si avvicina ad esse, che sommessamente conversano. Il Marchese si trattiene a parte col Barone, Gastone taglia, Alfredo ed altri puntano, altri passeggiano.
ALFREDO
Un quattro!
GASTONE
Ancora hai vinto.
ALFREDO
(punta e vince)
Sfortuna nell'amore
vale fortuna al gioco!...
TUTTI
È sempre vincitore!...
ALFREDO
Oh, vincerò stasera; e l'oro guadagnato
poscia a goder fra' campi ritornerò beato.
FLORA
Solo?
ALFREDO
No, no, con tale che vi fu meco ancor,
poi mi sfuggìa...
VIOLETTA
(Mio dio!)
GASTONE
(ad Alfredo)
(indicando Violetta)
(Pietà di lei!)
BARONE
VIOLETTA
(piano al Barone)
Frenatevi, o vi lascio.
ALFREDO
(disinvolto)
Barone, m'appellaste?
BARONE
ALFREDO
(ironico)
Sì?... la disfida accetto...
VIOLETTA
(Che fia?... morir mi sento.)
BARONE
ALFREDO
(puntando)
Ed alla manca cento...
GASTONE
Un asse... un fante... hai vinto!...
BARONE
ALFREDO
Il doppio sia.
GASTONE
(tagliando)
Un quattro... un sette...
TUTTI
Ancora!...
ALFREDO
Pur la vittoria è mia!
CORO
Bravo davver!... la sorte è tutta per Alfredo!...
FLORA
Del villeggiar la spesa farà il Baron, già il vedo.
ALFREDO
(al Barone)
Seguite pur...
DOMESTICO
La cena è pronta.
CORO
(s'avviano)
Andiamo.
(tra loro a parte)
ALFREDO
Se continuar v'aggrada...
BARONE
ALFREDO
Al gioco che vorrete.
BARONE
ALFREDO
Sarò qual mi vorrete.
Tutti entrano nella porta di mezzo: la scena rimane un istante vuota.
Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.
VIOLETTA
Invitato a qui seguirmi,
verrà desso?... vorrà udirmi?...
Ei verrà... ché l'odio atroce
puote in lui più di mia voce...
ALFREDO
Mi chiamaste?... che bramate?...
VIOLETTA
Questi luoghi abbandonate,
un periglio vi sovrasta...
ALFREDO
Ah, comprendo!... Basta... basta...
E sì vile mi credete?...
VIOLETTA
Ah, no, mai...
ALFREDO
Ma che temete?...
VIOLETTA
Tremo sempre del Barone...
ALFREDO
È tra noi mortal questione...
s'ei cadrà per mano mia
un sol colpo vi torrìa
coll'amante il protettore...
V'atterrisce tal sciagura?
VIOLETTA
Ma s'ei fosse l'uccisore?...
Ecco l'unica sventura
ch'io pavento a me fatale.
ALFREDO
La mia morte!... che ve n' cale?
VIOLETTA
Deh, partite, e sull'istante.
ALFREDO
Partirò, ma giura innante
che dovunque seguirai
i miei passi...
VIOLETTA
Ah, no, giammai.
ALFREDO
No!... giammai!...
VIOLETTA
Va', sciagurato.
Scorda un nome ch'è infamato...
Va'... mi lascia sul momento...
di fuggirti un giuramento
sacro io feci...
ALFREDO
E chi potea?...
VIOLETTA
Chi diritto pien ne avea.
ALFREDO
Fu Douphol?...
VIOLETTA
(con supremo sforzo)
Sì.
ALFREDO
Dunque l'ami?
VIOLETTA
Ebben... l'amo.
ALFREDO
(corre furente a spalancare la porta e grida)
Or tutti a me.
Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano.
TUTTI
Ne appellaste?... Che volete?...
(additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)
ALFREDO
Questa donna conoscete?
TUTTI
Chi?... Violetta?
ALFREDO
Che facesse
non sapete?
VIOLETTA
Ah, taci.
ALFREDO
No.
Ogni suo aver tal femmina
per amor mio sperdea...
io cieco, vile, misero,
tutto accettar potea.
Ma è tempo ancora, tergermi
da tanta macchia bramo...
qui testimoni vi chiamo,
ch'ora pagata io l'ho.
Getta con furente sprezzo una borsa ai piè di Violetta, che sviene tra le braccia di Flora e del Dottore. In tal momento entra il Padre.
Detti, ed il signor Germont ch'entra all'ultime parole.
TUTTI
Oh, infamia orribile
tu commettesti!...
Un cor sensibile!
Così uccidesti!...
Di donne ignobile
insultator,
di qua allontanati,
ne desti orror.
GERMONT
ALFREDO
(Ah sì!... che feci! ne sento orrore!...
gelosa smania, deluso amore
mi strazian l'alma... più non ragiono...
da lei perdono ~ più non avrò.
Volea fuggirla non ho potuto...
dall'ira spinto son qui venuto!...
or che lo sdegno ho disfogato,
me sciagurato!... rimorso io n'ho!)
VIOLETTA
(riavendosi)
Alfredo, Alfredo, di questo core
non puoi comprendere tutto l'amore...
tu non conosci che fino a prezzo
del tuo disprezzo ~ provato io l'ho.
Ma verrà giorno, in che il saprai...
com'io t'amassi conoscerai...
dio dai rimorsi ti salvi allora...
io spenta ancora ~ pur t'amerò.
BARONE
TUTTI
(a Violetta)
Ahi quanto peni... ma pur fa core...
qui soffre ognuno del tuo dolore;
fra cari amici qui sei soltanto,
rasciuga il pianto ~ che t'inondò.
(il signor Germont trae seco il figlio, il Barone li segue. Violetta è condotta in altra stanza dal Dottore e da Flora, gli altri si disperdono)
Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con cortine mezze tirate; una finestra chiusa da imposte interne; presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine. A metà della scena una toilette, vicino un canapè; più distante un altro mobile, sui cui arde un lume da notte, varie sedie ed altri mobili. La porta è a sinistra; di fronte v'è un caminetto con fuoco acceso.
Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto, è pure addormita.
[N. 8 - Scena e Aria]
VIOLETTA
(destandosi)
Annina?...
ANNINA
(svegliandosi confusa)
Comandate?...
VIOLETTA
Dormivi, poveretta?
ANNINA
Sì, perdonate...
VIOLETTA
Dammi d'acqua un sorso.
(Annina eseguisce)
VIOLETTA
Osserva, è pieno il giorno?
ANNINA
Son sett'ore.
VIOLETTA
Dà accesso a un po' di luce.
(apre le imposte e guarda nella via)
ANNINA
Il signor di Grenvil!...
VIOLETTA
Oh, il vero amico!...
Alzar mi vo': m'aita...
(si alza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il canapè, ed il Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarvisi. Annina vi aggiunge dei cuscini)
Dette ed il Dottore.
VIOLETTA
Quanta bontà!... pensaste a me per tempo!...
DOTTORE
(le tocca il polso)
Or, come vi sentite?
VIOLETTA
Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l'alma.
Mi confortò iersera un pio ministro.
Religione è sollievo a' sofferenti.
DOTTORE
E questa notte?
VIOLETTA
Ebbi tranquillo il sonno.
DOTTORE
Coraggio adunque... la convalescenza
non è lontana.
VIOLETTA
Oh, la bugia pietosa
a' medici è concessa.
DOTTORE
(le stringe la mano)
Addio... a più tardi.
VIOLETTA
Non mi scordate.
ANNINA
(piano al Dottore accompagnandolo)
Come va, signore?
DOTTORE
(piano)
La tisi non le accorda che poc'ore.
(parte)
Violetta e Annina.
ANNINA
Or fate cor...
VIOLETTA
Giorno di festa è questo?...
ANNINA
Tutta Parigi impazza... è carnevale...
VIOLETTA
Oh, nel comun tripudio, sallo il cielo
quanti infelici gemon! Quale somma
v'ha in quello stipo?
ANNINA
(apre e conta)
Venti luigi.
VIOLETTA
Dieci ne reca ai poveri tu stessa.
ANNINA
Poco rimanvi allora...
VIOLETTA
(sospirando)
Oh, mi sarà bastante!...
cerca poscia mie lettere.
ANNINA
Ma voi?...
VIOLETTA
Nulla occorrà... sollecita, se puoi.
(Annina esce)
Violetta, sola.
(trae dal seno una lettera e legge)
«Teneste la promessa... la disfida
ebbe luogo! il Barone fu ferito,
però migliora... Alfredo
è in stranio suolo; il vostro sacrifizio
io stesso gli ho svelato.
Egli a voi tornerà pe 'l suo perdono;
io pur verrò... Curatevi... mertate
un avvenir migliore;
Giorgio Germont.»
(desolata)
È tardi!
(Si alza)
Attendo, attendo... né a me giungon mai!...
(si guarda allo specchio)
Oh, come son mutata!...
Ma il dottore a sperar pure m'esorta!...
Ah, con tal morbo ogni speranza è morta!...
Addio, del passato bei sogni ridenti,
le rose del volto già son pallenti;
l'amore d'Alfredo pur esso mi manca,
conforto, sostegno dell'anima stanca...
Ah, della traviata sorridi al desïo;
a lei, deh, perdona, tu accoglila, o dio.
Or tutto finì.
Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
la tomba ai mortali di tutto è confine!
Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,
non croce col nome che copra quest'ossa!
Ah, della traviata sorridi al desïo;
a lei, deh, perdona; tu accoglila, o dio.
Or tutto finì!
(siede)
[N. 9 - Baccanale, Coro]
CORO BACCANALE
(all'esterno)
Largo al quadrupede
sir della festa,
di fiori e pampini
cinto la testa...
Largo al più docile
d'ogni cornuto,
di corni e pifferi
abbia il saluto.
Parigini, date passo
al trionfo del bue grasso.
L'Asia, né l'Africa
vide il più bello,
vanto ed orgoglio
d'ogni macello...
Allegre maschere,
pazzi garzoni
tutti plauditelo
con canti e suoni.
Parigini, date passo
al trionfo del bue grasso.
Detta ed Annina, che torna frettolosa.
[N. 10 - Duetto]
ANNINA
(esitando)
Signora...
VIOLETTA
Che t'accadde?
ANNINA
Quest'oggi, è vero?... vi sentite meglio?...
VIOLETTA
Sì, perché?
ANNINA
D'esser calma promettete?
VIOLETTA
Sì, che vuoi dirmi?...
ANNINA
Prevenir vi volli...
una gioia improvvisa...
VIOLETTA
Una gioia!... dicesti?...
ANNINA
Sì, o signora...
VIOLETTA
Alfredo!... Ah, tu il vedesti?... ei vien!... l'affretta...
(Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta)
Violetta, Alfredo e Annina.
VIOLETTA
(andando verso l'uscio)
Alfredo?...
(Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue, gettandosi le braccia al collo, esclamano:)
VIOLETTA
Amato Alfredo!...
ALFREDO
Mia Violetta!...
ALFREDO
Colpevol sono... so tutto, o cara...
VIOLETTA
Io so che alfine reso mi sei!...
ALFREDO
Da questo palpito s'io t'ami impara,
senza te esistere più non potrei.
VIOLETTA
Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata,
credi che uccidere non può il dolor.
ALFREDO
Scorda l'affanno, donna adorata,
a me perdona e al genitor.
VIOLETTA
Ch'io ti perdoni?... la rea son io:
ma solo amore tal mi rendé...
VIOLETTA E ALFREDO
Null'uomo o demone, angelo mio,
mai più staccarti potrà da me.
Insieme
VIOLETTA
Parigi, o caro noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo:
de' corsi affanni compenso avrai,
la mia salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
ALFREDO
Parigi, o cara noi lasceremo,
la vita uniti trascorreremo:
de' corsi affanni compenso avrai,
la tua salute rifiorirà.
Sospiro e luce tu mi sarai,
tutto il futuro ne arriderà.
VIOLETTA
Ah, non più, a un tempio... Alfredo, andiamo,
del tuo ritorno grazie rendiamo...
(vacilla)
ALFREDO
Tu impallidisci...
VIOLETTA
È nulla, sai!...
Gioia improvvisa non entra mai
senza turbarlo in mesto core...
(si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all'indietro)
ALFREDO
(spaventato, sorreggendola)
Gran dio!... Violetta!...
VIOLETTA
(sforzandosi)
È il mio malore...
Fu debolezza!... ora son forte...
(sforzandosi)
Vedi?... Sorrido...
ALFREDO
(desolato)
(Ahi, cruda sorte!...)
VIOLETTA
Fu nulla; Annina, dammi a vestire...
ALFREDO
Adesso!... Attendi...
VIOLETTA
(alzandosi)
No... voglio uscire.
(Annina le presenta una veste ch'ella fa per indossare e impedita dalla debolezza, esclama:)
Gran dio non posso!...
(getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia)
ALFREDO
(ad Annina)
(Cielo!... che vedo!...)
Va' pe 'l dottore...
(Annina parte)
VIOLETTA
(ad Annina)
Digli... che Alfredo
è ritornato all'amor mio...
Digli che vivere ancor vogl'io...
(Annina parte)
(ad Alfredo)
Ma se tornando non m'hai salvato,
a niuno in terra salvarmi è dato.
(sorgendo impetuosa)
Gran dio!... morir sì giovane,
io che penato ho tanto!...
Morir sì presso a tergere
il mio sì lungo pianto!
Ah, dunque fu delirio
la credula speranza;
invano di costanza
armato avrò il mio cor!
Alfredo... oh, il crudo termine
serbato al nostro amor!...
ALFREDO
Oh mio sospiro, oh palpito,
diletto del cor mio!...
Le mie colle tue lagrime
confondere degg'io...
Or più che mai, nostr'anime
han d'uopo di costanza,
ah! tutto alla speranza
non chiudere il tuo cor.
Violetta mia, deh, calmati,
m'uccide il tuo dolor...
(Violetta s'abbandona sul canapè)
Detti, Annina, il signor Germont ed il Dottore.
[N. 11 - Finale ultimo]
GERMONT
VIOLETTA
Voi, signor!...
ALFREDO
Mio padre!...
VIOLETTA
Non mi scordaste?
GERMONT
VIOLETTA
Ohimè, tardi giungeste!...
Pure, grata ve n' sono...
(lo abbraccia)
Grenvil, vedete?... tra le braccia io spiro
di quanti ho cari al mondo...
GERMONT
ALFREDO
La vedi, padre mio?
GERMONT
VIOLETTA
(frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone un medaglione dice:)
Prendi, quest'è l'immagine
de' miei passati giorni;
a rammentar ti torni
colei che sì t'amò.
Se una pudica vergine
degli anni suoi nel fiore
a te donasse il core...
sposa ti sia... lo vo'.
Le porgi questa effigie:
dille che dono ell'è
di chi nel ciel tra gli angeli
prega per lei, per te.
ALFREDO
No, non morrai, non dirmelo
déi viver, amor mio...
a strazio così terribile
qui non mi trasse iddio.
Sì presto, ah no, dividerti
morte non può da me...
Ah, vivi, o un solo feretro
m'accoglierà con te.
GERMONT
GERMONT, DOTTORE E ANNINA
Finché avrà il ciglio lacrime
io piangerò per te;
vola a' beati spiriti;
iddio ti chiama a sé.
VIOLETTA
(alzandosi animata)
È strano!...
TUTTI
Che!
VIOLETTA
Cessarono
gli spasmi del dolore,
in me rinasce... m'anima
insolito vigore!...
Ah! io ritorno a vivere!...
(trasalendo)
Oh gioia!...
(ricade sul canapè)
TUTTI
O cielo!... muor!...
ALFREDO
Violetta?...
ANNINA E GERMONT
Oh dio, soccorrasi...
DOTTORE
(dopo averle toccato il polso)
È spenta!...
TUTTI
Oh mio dolor!
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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