TAMERLANO
Dramma.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.
Codice QR per arrivare a questa pagina:
Libretto di Nicola Francesco HAYM, Agostino PIOVENE.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Prima esecuzione: 31 ottobre 1724, Londra.
Personaggi:
TAMERLANO imperator de' Tartari |
contralto |
BAIAZETE imperator de' Turchi, prigione di Tamerlano |
tenore |
ASTERIA figlia di Baiazete, amante di Andronico |
soprano |
ANDRONICO principe greco confederato del Tamerlano |
contralto |
IRENE principessa di Trabisonda, promessa sposa di Tamerlano |
mezzosoprano |
LEONE confidente di Andronico e del Tamerlano |
basso |
ZAIDA confidente di Asteria |
altro |
Prusa, capitale della Bitinia, ora Bursa, la prima città occupata dal Tamerlano dopo la sconfitta de' Turchi.
[Ouverture]
Cortile nel palazzo di Tamerlano, luogo dove sta imprigionato Baiazete.
Baiazete, ed Andronico.
[N. 1 - Introduzione]
ANDRONICO
Esci, esci, o signore,
abbi libero il piede, in questa reggia.
[N. 2 - Recitativo]
BAIAZETE
(sorte dalla prigione)
Prence, lo so, ti devo
questo di libertà breve momento,
e perché il devo a te, men grave il sento.
ANDRONICO
No, Baiazete, al Tamerlan tu 'l déi.
BAIAZETE
Al Tamerlan? da lui
libertà non voglio: da lui, che appena
saria degno portar la mia catena.
M'hai tu pietà?
ANDRONICO
M'affliggi allor, che ‘l chiedi.
BAIAZETE
Dammi il tuo ferro!
ANDRONICO
Ah! mio signor, non mai.
BAIAZETE
Tu ‘l neghi a me? per me pietà non hai.
Non me ‘l neghi il mio ardir: questo mi tragga
alla mia libertade,
o con la vostra, o con la morte mia.
(leva di mano ad una guardia la daga)
Indietro!
ANDRONICO
Ohimè! tu sei...
BAIAZETE
Son Baiazete ancora,
bench'io sia prigionier. No, no, non voglio
dal Tamerlan né libertà né vita.
Io vuò morire, o sia ragione, o orgoglio.
(tenta d'uccidersi)
ANDRONICO
Ferma! signor, che fai?
Tu morir? ed Asteria?
BAIAZETE
Ahi, tu mi svegli in seno un molle affetto,
per cui sento languir la mia costanza.
Questo è il solo spavento
che mi fa il mio morir, lasciar la figlia.
ANDRONICO
E in qual grand'uopo, oh dèi!
BAIAZETE
Ah! mio destin, troppo crudel tu sei!
Son tra ceppi, e m'insulta il mio nemico;
ho in mano la vendetta, e pur la perdo:
posso morire, e ancora
m'è fatale il mio amor; né vuol, ch'io mora.
(getta il ferro)
[N. 3 - Aria]
Forte e lieto a morte andrei
se celassi ai pensier miei
della figlia il grande amor.
Se non fosse il suo cordoglio,
tu vedresti in me più orgoglio,
io morrei con più valor.
Forte e lieto a morte andrei
se celassi ai pensier miei
della figlia il grande amor.
(parte)
Andronico, poi Tamerlano.
Recitativo
ANDRONICO
Non si perda di vista il disperato;
servasi Asteria in lui, e nel suo amante
ami la figlia almen l'amor del padre.
TAMERLANO
Principe: or ora i Greci
han posto in mio poter il vostro impero;
ond'io vi rendo il trono. Il Tamerlano
non usurpa l'altrui, vince e lo dona.
Io vi dichiaro imperator; potrete
partir a vostro grado.
Ite a Bisanzio...
ANDRONICO
Ah! mio signor, è grande
il dono e il donator; ma...
TAMERLANO
Il rifiutate?
ANDRONICO
No, signor; ma sì presto
dividermi da voi?
Deh! lasciate che apprenda
vicino ancora al vincitor del mondo
il mestiere dell'armi.
TAMERLANO
Andronico: il consento, anzi lo bramo.
Temeva impaziente
la brama di regnar; ma il vostro indugio
deve servirmi a vincere un nemico.
ANDRONICO
Qual nemico rimane?
Signor: tutto il mio sangue...
TAMERLANO
Non v'è d'uopo di sangue
per debellar un prigionier, che solo
ha il suo orgoglio in difesa.
È questi l'ottoman: in fine io voglio
che di nostra union sia vostro il merto.
ANDRONICO
La vostra union? oh giusti cieli! è quello
il miglior de' miei voti.
Nel duol di Baiazete
il suo gran vincitor al fine è vinto.
TAMERLANO
No, prence, non mi ha vinto
di Baiazete il duolo, e men lo sdegno.
ANDRONICO
E donde il colpo?
TAMERLANO
È vendicato a pieno
Baiazete del suo sangue: amo la figlia.
ANDRONICO
Che sento, oh ciel!
TAMERLANO
Ah! Sì, che io sono amante,
e di tal cangiamento
voi sol siete la colpa.
ANDRONICO
Io?
TAMERLANO
Sì, quando il superbo
irritava i miei sdegni,
mi conduceste a' piedi
la mia funesta vincitrice; il pianto,
che chiedeva da me pietà del padre,
ottenne amor per lei.
ANDRONICO
(Ahi, fiero colpo!) E Irene,
signor, che già s'avanza al vostro letto?
TAMERLANO
Non deve esser mia sposa:
la destino per voi.
ANDRONICO
Per me, signore?
TAMERLANO
Per voi. Non posso fare
scelta miglior, né voi miglior acquisto.
Non chiedo in ricompensa,
che il consenso d'un padre,
perché salga una figlia al maggior trono.
Da voi lo spero, e non lo spero invano,
se penserete, che l'impero e Irene
ambidue doni son della mia mano.
[N. 4 - Aria]
Vo' dar pace a un'alma altera,
acciò renda men severa
l'ira sua, il suo furor.
Addolcita la sua pena,
scioglierò quella catena
ch'odio accende nel suo cor.
(parte)
Andronico solo.
Recitativo
Il tartaro ama Asteria,
ed io ne fui cagion, incauto amante!
Non sapevi per prova
che non avea quel volto,
che a lasciarsi veder per farsi amare?
Ma ciò non basta, devo
tradir anche me stesso?
Che farò? son amante, e son monarca;
ma son beneficato;
se il fossi ancor, non vuò parer ingrato.
[N. 5 - Aria]
Bella Asteria, il tuo cor mi difenda
se tradisce la bocca il pensier!
Par ch'offenda l'amante la fede,
ma lo chiede amistade e dover.
Appartamenti destinati a Baiazete ed Asteria nel palazzo del Tamerlano.
Recitativo
ASTERIA
Il fortunato Andronico ritorna
all'impero de' Greci?
Nella crudel giornata,
che il Tamerlan vinse mio padre in campo,
con la mia libertà perdei me stessa,
che più? l'amai, e l'amo; or lo spietato
si porta a una corona,
e qui mi lascia alle catene? ingrato!
TAMERLANO
Non è più tempo, Asteria,
di celarvi un segreto, a cui legata
sta la vostra fortuna,
di Baiazete, d'Andronico, e la mia:
al greco prence
è noto il mio volere, e già favella
di vostre nozze al padre.
ASTERIA
Di mie nozze? Con chi?
TAMERLANO
Col Tamerlano. Sì. Vi adoro, o bella;
io lo dico, e ciò basta.
ASTERIA
Signor, se il prence greco
necessario si rende a queste nozze,
pria d'inoltrarmi intendo
udir dalla sua bocca il mio destino.
TAMERLANO
Io v'acconsento, anzi lo bramo: il greco
non può ch'oprar per me; gli rendo il trono,
e gli cedo per voi d'Irene il letto.
ASTERIA
Come? Di chi?
TAMERLANO
D'Irene.
ASTERIA
Ad Andronico?
TAMERLANO
Sì.
ASTERIA
Ed ei l'accetta?
TAMERLANO
Asteria, io vi do tempo a un gran consiglio.
Udite il Greco e persuadete il padre:
uno ha in premio due troni,
e l'altro libertade, pace e vita.
Pensateci; da voi sola dipende,
render del genitor felice il fato,
grande un amico, e un vincitor beato.
[N. 6 - Aria]
Dammi pace, o volto amato.
E avrà pace il genitor.
Il tuo sdegno sia placato
dal tormento, ch'ho nel cor.
(parte)
Asteria sola.
Recitativo
Serve Asteria di prezzo al greco infido,
per acquistar nuove corone? Ah! indegno!
Il mio fedele amante
a pro' del mio nemico è mediatore
d'infami nozze, allor ch'era rivale?
Ah! che invan mi giurò più volte amore!
[N. 7 - Aria]
Se non mi vuol amar,
almeno il traditor,
perfido ingannator,
il cor mi renda.
Se poi lo serba ancor,
che non lo sprezzi almen,
o nell'amarlo il sen
poi non l'offenda.
(mentre vuol partire si trattiene, vedendo venire il padre e l'amante)
Baiazete, Andronico, ed Asteria.
Recitativo
BAIAZETE
Non ascolto più nulla.
ANDRONICO
Almeno udite
la volontà d'Asteria!
BAIAZETE
(ad Andronico)
Ella è mia figlia.
(ad Asteria)
Non ti partire, Asteria;
che di te qui si tratta.
ANDRONICO
(Ah! Che s'ella acconsente, io son perduto!)
ASTERIA
Di me? (Che dubitar? Sì, sì. Già vedo
il traditor confuso.)
BAIAZETE
E perché so che il mio
s'accorda col tuo cor, per te risposi.
ASTERIA
Di che?
BAIAZETE
Il nostro nemico (ahi, che nel dirlo
avvampo di rossor, ardo di sdegno!)
d'Andronico col mezzo
chiede le nozze tue,
e m'offre in premio libertade e pace.
L'empio sa pur che fremo
d'essergli debitor sin della vita.
ANDRONICO
(E nulla dice Asteria?)
BAIAZETE
Figlia, tu non rispondi? Io mi credea
sull'indegna proposta
vederti accesa di dispetto e d'ira,
ma invece tu vacilli
sino sulla repulsa. Ah, figlia, figlia!
ASTERIA
Or che il Tartaro rende
la corona ad Andronico, il superbo
con la fortuna cangia core e affetti.
V'è noto il don di quel suo grande amico?
Li cede in premio di mie nozze Irene;
or l'ambizion e un nuovo amor lo chiama
a oprar, non già per noi, ma per sé stesso.
BAIAZETE
E ciò è vero?
ANDRONICO
Crudel! Tacer non posso.
Asteria, al vostro amante non conviene
così ingiusto rimprovero; sappiate
che ho chieste queste nozze
col timor d'ottenerle;
ma non vedo che voi
siate pronta al rifiuto,
come che foste a rinfacciarmi ingiusta.
BAIAZETE
Prence, Asteria è mia figlia,
io rispondo per lei, e se tu l'ami,
noto ti sia che il Tamerlano amante
è il rivale minor ch'abbia a temersi.
Vanne, principe, vanne;
tu consola i miei sdegni, e a tutto questo
aggiungi pur, che s'anco mi rendesse
oltre la libertà dell'Asia i regni,
mi è più grato il piacere
di negargli mia figlia.
ANDRONICO
(E Asteria tace?)
Ma, signor, la repulsa
vi può costar il capo.
BAIAZETE
Non più ti dissi, vanne.
La risposta tu rendi
al mio nemico, e la risposta è questa:
il rifiuto d'Asteria e la mia testa.
(Andronico parte)
[N. 8 - Aria]
BAIAZETE
Ciel e terra armi di sdegno,
morrò invitto, e sarò forte.
Chi disprezza pace e regno
non potrà temer la morte.
(parte)
Andronico, ed Asteria.
Recitativo
ANDRONICO
Asteria non parlate?
Ai rimproveri vostri
mal corrisponde questo
ostinato silenzio, ond'è che meco
siete sdegnata o v'opponete al padre?
ASTERIA
Non replicate Andronico! Eseguite
gli ordini di mio padre, ma per me
non v'impegnate a nulla: non consento
che gli rechiate il mio
rifiuto, se il volete,
o il mio consenso men, se lo temete.
ANDRONICO
Legge crudel! Devo partir già certo
dell'ira sua ma di mia sorte incerto.
ASTERIA
S'ho a soffrir dall'amante esser tradita,
la via di non amare, o amor, m'addita.
[N. 9 - Aria]
Deh! lasciatemi il nemico,
se toglieste a me l'amante,
stelle amiche, per pietà!
Ed allor questo nemico,
se non posso averlo amante,
potrò odiar con libertà.
(parte)
Atrio nel palazzo di Tamerlano.
Andronico da una parte, Irene e Leone dall'altra.
Recitativo
IRENE
Così la sposa il Tamerlano accoglie?
Quella sposa, che erede
d'un vasto impero al Tartaro si dona?
M'avanzo nella reggia
e fuor che il Tamerlano ogni altro incontro?
LEONE
Il greco prence è questi,
in breve a lui succederà il monarca.
ANDRONICO
Vergine eccelsa, io vengo
dal Tamerlan prescelto
al grand'onor d'accogliervi in sua vece.
IRENE
Ma, il mio sposo, dov'è?
ANDRONICO
Dirvi dovrei
che lo son io, ma il cambio
troppo è difforme ai vostro gran destino.
IRENE
M'ingannò dunque il Tamerlano, o pure
pentito di mie nozze
vuol che io parta nemica
quando venia sua sposa?
Chi m'addita la via
per tornar al dover quest'infedele?
Chi m'assicura almeno
da nuovi insulti, e chi m'accerta poi,
che lo posso veder per vendicarmi?
ANDRONICO
Io.
IRENE
Ed in qual forma?
ANDRONICO
Udite: ancora ignota
voi siete al Tamerlan: non è dovere
espor la maestade a nuove offese.
Fingetevi compagna, o messaggera
della sprezzata Irene;
pregate, minacciate: il tempo poi
darà incontro opportun per iscoprirvi.
IRENE
Si faccia, è questo il mezzo
per salvar il decoro,
e non abbandonar la mia ragione.
ANDRONICO
Leone vi servirà scorta segreta.
LEONE
Ubbidiente e fido,
che tal credo giovar al mio sovrano.
IRENE
Andiamo, amici, e nella vostra fede
di Trabisonda poserà l'erede.
[N. 10 - Aria]
Dal crudel che m'ha tradita
tenterò con la mia vita
di rimuover l'empietà.
Ma se poi tiranno ancora
non ascolta chi l'adora,
dimmi, oh ciel, che mai sarà?
(parte con Leone)
Andronico solo.
[N. 11 - Recitativo accompagnato]
Chi vide mai più sventurato amante?
Asconder mi convien l'ardor ch'io sento
per salvar l'ottoman dall'ira ingiusta
del tartaro sdegnato.
Meco s'adira Asteria;
credendomi infedel da sé mi scaccia;
e di punir l'infedeltà minaccia.
Può contro un sen esser più crudo il fato?
E quando mai d'Asteria
io rivedrò il sembiante?
Chi vide mai più sventurato amante?
[N. 12 - Aria]
Benché mi sprezzi
l'idol che adoro,
mai non potrei
cangiar amore.
Lusinghe e vezzi
non dan ristoro
ai mali miei,
al mio dolore.
(parte)
Galleria corrispondente al gabinetto del Tamerlano.
Tamerlano, ed Andronico.
Recitativo
TAMERLANO
Amico, tengo un testimon fedele
del vostro in mio favor felice impiego;
al fin col vostro mezzo
la mia grande nemica è già placata.
ANDRONICO
Come, signor, Asteria?
TAMERLANO
Sì, sarà mia, vostra mercé.
ANDRONICO
Ma il padre?
TAMERLANO
So che il superbo non v'assente ancora,
ma inutile è il suo assenso,
se in mio favor ho della figlia il core.
ANDRONICO
(Ecco alfine avverati i miei sospetti.)
TAMERLANO
Vi duol, che da altro labbro
abbia l'avviso? A voi
però la devo, e ho pena
non aver più come parervi grato.
ANDRONICO
Dopo un sì grande acquisto
l'avete ancor veduta?
TAMERLANO
Dée guidarla a momenti
Zaida, nelle mie stanze.
ANDRONICO
(Ed anche questo, oh ciel!) Ciò è noto al
padre?
TAMERLANO
Perché tante richieste?
Prence, attendete al vostro
già vicino Imeneo.
Irene, ch'accoglieste, è vostra sposa.
Vado a ordinar la pompa, e questo giorno
sarà di vostre e di mie faci adorno.
[N. 13 - Aria]
Bella gara che faranno
coronati i nostri amori!
Io farò nel vostro grato,
e nel mio voi fortunato;
cangerem cori con cori.
(parte)
Asteria, ed Andronico.
Recitativo
ASTERIA
(Qui l'infedel! Cogliamo
delle nostre vendette almeno il frutto.)
ANDRONICO
Asteria, vi turbate? E che? Temete
portarvi forse, me presente, a un trono,
per cui fu così pronto il vostro voto?
ASTERIA
Non ho a temere nel portarmi a un soglio,
cui m'additaste poco fa il sentiero.
ANDRONICO
Ve lo additai, perché il fuggiste, o almeno
credei che no 'l bramaste;
ma è troppo luminoso
del Tamerlano il soglio per fuggirlo,
se poi l'offre un amante.
ASTERIA
Piano, Andronico, piano!
Non mi guida ambizione, o amore al trono.
Farò veder... (ma! Asteria, ove trascorri?)
Voi mi spingete al soglio, il dissi, e il dico;
e se voi non aveste o core o forza
per dichiararvi contro il mio nemico,
a odiarlo né men io son più tenuta.
ANDRONICO
Quando ciò sia, protesterò altamente
contro le chieste nozze,
mi griderò nemico
del Tamerlan, rifiuterò l'impero,
(entra Zaida e parla all'orecchio di Asteria)
alfin morrò, se il morir mio si brama.
ASTERIA
Non è più tempo: il Tamerlan mi chiama.
[N. 14 - Aria]
Non è più tempo, no,
un altro stringerò,
sospiri invano.
Quest'è destin d'amor,
sovente il primo ha il cor,
l'altro la mano.
(parte)
Andronico solo.
[N. 15 - Recitativo accompagnato]
Ah, no! dove trascorri, idolo mio?
Torna a bear quest'alma!
Io ti perdon, perdona.
Ma che? Sorda a miei pianti,
sprezza l'ardor, che ho in seno?
Ah! disperato Andronico! Che pensi?
Perdesti Asteria, e perderai la vita!
Si vada a Baiazete. Ah! se l'altero
non oppon l'ira sua, più nulla spero,
[N. 16 - Aria]
Cerco in vano di placare
l'idol mio, il mio bel Nume,
se le stelle a me fan guerra;
io comincio a disperare,
qual nocchier, che perde il lume,
quando ignota è a lui la terra.
(parte)
S'alza la tenda del gabinetto, e si vede a sedere nel mezzo il Tamerlano, ed Asteria da una parte sopra origlieri.
Tamerlano, Asteria, Leone, e poi Irene.
Recitativo
LEONE
Signor, vergine illustre
chiede accostarsi per Irene al soglio.
TAMERLANO
Venga colei, che invia
Irene a noi per esplorare i sensi;
legga in volto ad Asteria
il destin del mio trono, e la mia scusa.
IRENE
(La schiava assisa, e la regina in piedi?)
Signor: di Trabisonda
l'erede a voi...
TAMERLANO
Non t'inoltrar: m'è noto
ciò che pretende Irene.
IRENE
Non arrossite.
Tradir una reina,
per poi stender la destra ad una schiava?
Una schiava, che ancora
non si sa con qual cor venga sul trono?
TAMERLANO
Che più direbbe Irene?
IRENE
(E Irene io sono.)
E tu, superba donna,
il di cui gran retaggio è una catena,
sappi, che il soglio, a cui ti porti, è pria
dovuto a un'altra, e impara
dalla fé, che tradisce
il donator, a misurare il dono.
TAMERLANO
Donna, garristi assai; in te rispetto
sesso, beltade, e più d'Irene il nome.
Son reo, lo so, ma la discolpa è questa.
Al fin la cedo a un trono
non minore del mio; si plachi, e regni.
IRENE
Se non stringe la mano
del Tamerlan, ritornerà qual viene.
TAMERLANO
Fa' che mi spiaccia Asteria, e abbraccio Irene.
(parte)
Asteria, Irene, e Leone.
ASTERIA
Senti, chiunque tu sia, che a pro' d'Irene
tanto finor dicesti:
conosci adesso il cor d'Asteria, e apprendi
che me non chiama al trono
o brama di regnar, o molle affetto.
Dille al fin, che non parta;
in pegno de' miei detti ecco la mano:
saprà Asteria spiacere al Tamerlano.
(parte)
Irene, e Leone.
IRENE
Gran cosa espone Asteria.
LEONE
Ond'è, che al certo
maggiori ne ha in pensier.
IRENE
Alla tua fede,
Leon, mi raccomando.
LEONE
Così servo al monarca, e a Irene insieme.
IRENE
Non si perda di vista
quella schiava nemica, e risoluta.
LEONE
Cauto de' passi suoi seguirò l'orme.
IRENE
Felice me, se il soglio,
che ragione, o beltà sì mal difende,
gratitudine almen oggi mi rende.
[N. 17 - Aria]
Par che mi nasca in seno
un raggio di speranza
a consolarmi il cor.
Ma non contenta è a pieno
del seno la costanza,
se l'agita il timor.
(parte)
Recitativo
LEONE
Veggio da questi amori
nascer strane vicende;
troppo Asteria è nemica,
molto il Tartaro è amante,
ed il core d'Irene è ognor costante.
[N. 18 - Aria]
Amor dà guerra e pace,
dà pene e dà tormenti,
e poi, sordo ai lamenti,
gode di far penar.
Di lui l'ardente face
accende un cor sprezzato,
e poi che l'ha piagato
lo lascia abbandonar.
(parte)
Baiazete, ed Andronico.
Recitativo
BAIAZETE
Dov'è mia figlia, Andronico?
ANDRONICO
Sul trono.
BAIAZETE
Su qual trono?
ANDRONICO
Su quel del suo nemico.
BAIAZETE
Del Tamerlan?
ANDRONICO
Così no 'l fosse!
BAIAZETE
Ah, indegna.
E quando, e come? ahi, me tradito! parla!
ANDRONICO
Testè la vidi io stesso entrar la stanza
del tartaro; la guidi
vendetta o ambizïon, sale sul trono.
BAIAZETE
E tu, codardo amante,
che nemico potesti
farla scender dal mio, dal proprio soglio,
ad un altro non suo
non le sapesti attraversar la strada?
ANDRONICO
Dissi, gridai, ma chi non bada al padre,
più non ascolta un vilipeso amante.
BAIAZETE
Entriam, prence, seguiamla, e se non siamo
a tempo d'impedir che vada al trono,
o vuò che scenda, o Baiazete non sono.
[N. 19 - Aria]
A' suoi piedi padre esangue
la superba mi vedrà;
se non ha
del mio sdegno e del mio sangue
o timore, o almen pietà.
(parte)
Andronico solo.
Recitativo
Se Asteria mi tradisce, al certo io voglio
darle quel cor in man, che tanto adora;
svenerò Tamerlano,
ucciderò me stesso, e al fin contenta
sarà l'empia crudel, che mi tormenta.
[N. 20 - Aria]
Più d'una tigre altero
e perfido e severo
è il cor che ha in petto.
Empia disumanata
s'è d'ogni amor scordata,
e sol di crudeltà
ha ogn'or diletto.
(parte)
Sala con trono.
Tamerlano, ed Asteria, poi Baiazete, e poi Andronico.
Recitativo
TAMERLANO
Al soglio, al soglio, o bella!
ASTERIA
Signor, si fa mia legge il piacer vostro;
al soglio sì; (ma per svenarvi un mostro).
TAMERLANO
Porgi la destra!
ASTERIA
Eccola al cenno. (Ahi, pena!
se mi vedesse il padre?) Eccolo. Ahi vista!
BAIAZETE
Dove, Asteria?
TAMERLANO
E tu dove, o Baiazete?
BAIAZETE
Ad arrestar mia figlia.
TAMERLANO
Temerario! cotanto
ardisci, prigionier?
BAIAZETE
Le mie catene
non mi han tolto ragion sopra mia figlia.
TAMERLANO
Più tua figlia non è, mia sposa è Asteria.
BAIAZETE
Tua sposa? Non è vero;
degli Ottomani il sangue
non può accoppiarsi al sangue d'un pastore.
TAMERLANO
Infelice superbo
non sai, ch'io sono tuo signore ancora?
BAIAZETE
Eh! fortuna non toglie, o lieta, o avversa,
a te viltà di sangue, a me grandezza.
(ad Asteria)
Tu taci, temeraria, il tuo rossore
vendica già in gran parte il tuo delitto,
perfida, indegna figlia!
TAMERLANO
Olà! si taccia,
stanco son di tue furie,
e se il volto d'Asteria
non arrestasse il colpo,
ne porterebbe il capo tuo la pena.
BAIAZETE
Eccolo, via! che tardi? indarno speri
altrimenti placarmi.
ASTERIA
(Il cimento è funesto, o taccia, o parli.)
TAMERLANO
Ti vuò avvilito almen, se non placato.
(s'avvicinano guardie per piegare a terra Baiazete, il quale da sé stesso si getta a terra)
TAMERLANO
Olà! pieghisi a terra
il superbo ottomano,
e quell' ardito capo
mi serva di sgabello a girne al trono.
BAIAZETE
Non s'affatichi alcuno, eccomi io stesso
proteso a terra; ascendi, ascendi al trono;
teco v'ascenda Asteria,
e con crudele ed inaudito esempio
oggi si veda al soglio del nemico
sul capo al genitor passar la figlia.
(il Tamerlano prende per mano Asteria, e ponendo un piede sul collo a Baiazete vuol trascinarla sul trono)
TAMERLANO
Andiamo, Asteria!
ASTERIA
Ah! mio signor! Vi seguo,
ma non per questa via,
se mi volete sposa,
non mi vogliate almen disumanata;
sgombrisi quel sentiero, e vengo al soglio.
ANDRONICO
(entra)
A tempo giungo, ad osservar l'infida.
TAMERLANO
Sorgi!
BAIAZETE
No, poiché ingombro
alla superba almen la via del trono.
TAMERLANO
Sorgi, ti dico; olà!
(si avvicinano le guardie per levar Baiazete, il quale risorge adirato)
BAIAZETE
Perverse stelle!
TAMERLANO
Con intrepido guardo
rimira, Baiazete, qual sia tua figlia,
in onta ancora al tuo mal nato orgoglio.
ASTERIA
(guardando Baiazete, poi passando vicino ad Andronico)
Padre, perdon! (Saprai qual vado al soglio.)
Andronico, tu taci?
ANDRONICO
Dopo il padre non ha voce l'amante.
Che dite Baiazete? Colei vi sembra
quella, che così ben prima sapeva
finger amor per me, dover per voi?
BAIAZETE
Deh! Rivolgiamo altrove,
Andronico, le ciglia!
Colei di Baiazete no, non è figlia.
(volge la schiena al trono)
TAMERLANO
Andronico, è ormai tempo,
che il Tamerlano vi sia grato. Asteria
è mia per voi, per me sia vostra Irene
e con Irene l'uno e l'altro impero.
Or venga Irene a noi!
Irene, e detti.
[N. 21 - Recitativo accompagnato]
IRENE
E per lei vengo ad impegnar quel posto
e promesso e dovuto. È già occupato?
Sei quella tu che non conduce al trono
o brama di regnar, o molle affetto?
ASTERIA
(Il rimprovero ancor non esce in vano.)
TAMERLANO
Ancor l'ardita qui? Ma dov'è Irene?
IRENE
Irene non verrà giammai se pria
sgombrato non rimira il trono e il letto.
TAMERLANO
Fa' che Asteria discenda, e abbraccio Irene.
IRENE
Io far scender Asteria? Ah! se il potessi!
Olà, chi di voi presta
a una tradita principessa il braccio
contro un'usurpatrice, e a pro' del giusto?
Baiazete? È suo padre.
Andronico? È sprezzato.
Il Tamerlano? È il reo: non trovo aiuto.
(Irene vuol partire, ma vien richiamata da Baiazete)
BAIAZETE
Fermati, oh donna, che a tuo pro' m'impegno;
o scenderà mia figlia, o non son padre.
Odi, perfida, e tu, fiero nemico,
mi lascia favellar, e ti protesto,
l'ultimo giorno che m'ascolti è questo.
ANDRONICO
Signor...
BAIAZETE
Lascia ch'io dica.
Asteria, che per figlia
non ti ravviso più, dimmi, sei quella
che giurò al Tamerlano odio e vendetta?
Tu del sangue ottoman? perfida, menti.
Dal tuo nemico amante
non ottenesti al genitor la morte,
per averne poi tu reina il merto?
Ecco il petto, ecco il capo, or via, che tardi?
Quest'ultimo ti resta
ancor di tuoi delitti.
ANDRONICO
(Sento struggersi l'alma.)
BAIAZETE
Disumanata. Un padre disperato
ti domanda la morte, e ti minaccia
e a pietade, o a timor ciò non ti muove?
Andiamo a mendicar la morte altrove!
ASTERIA
(si leva in piedi)
Padre: ferma!
TAMERLANO
Sì fiacca, Asteria, dunque,
che di grida impotenti il suon ti scuote?
ASTERIA
È mio padre che parla.
TAMERLANO
Io son tuo sposo.
ASTERIA
Non per anco; e di qua scender poss'io,
e non v'è padre, che il sentiero ingombri.
TAMERLANO
Scendivi dunque tosto! Chi vacilla
del Tamerlan sul trono,
è indegno di posarvi anche un momento.
IRENE E ANDRONICO
Asteria scende?
ASTERIA
Eccomi scesa...
TAMERLANO
Ah vile!
ASTERIA
Padre: troncasti ad un gran colpo il volo.
TAMERLANO
Tornate, temerari, ai vostri ceppi.
Cor che pospone a bassi affetti un regno,
di vagheggiarne lo splendore è indegno.
(il Tamerlano si leva in piedi per discender dal trono; Asteria lo ferma)
BAIAZETE
Andiamo.
ASTERIA
Tamerlan, non vi partite.
Ascolti ognun, e più di tutti fissa,
fissa in me gli occhi, o Tamerlan, e mira.
(Asteria pianta lo stile sugli scalini dei trono a piè di Tamerlano)
Quest'era il primo destinato amplesso
che portava fastosa Asteria al letto.
Giace, è vero, impotente a pie' del trono,
ma ancor in esso vagheggiar vi puoi
la mia illustre vendetta e i sdegni tuoi.
IRENE
Gran donna!
BAIAZETE
Oh illustre figlia!
ANDRONICO
Oh cor costante!
TAMERLANO
(scende furiosamente del trono)
Sdegni, ma di monarca
a torto offeso, e disperato amante.
Siano di mille armati
Asteria e Baiazete posti in difesa.
Io punir vuò con cento morti, e cento,
nel padre e nella figlia il tradimento.
[N. 22 - Terzetto]
Voglio strage.
BAIAZETE
Eccoti il petto.
TAMERLANO
Voglio sangue.
ASTERIA
Eccoti il cor.
TAMERLANO
Morte a te.
BAIAZETE
Non mi spaventa.
TAMERLANO
Piaghe a te.
ASTERIA
Sarò contenta.
TAMERLANO
Per punire
armo il rigor.
BAIAZETE E ASTERIA
Per morire
avrem valor.
(parte Tamerlano con parte delle guardie)
Recitativo
ASTERIA
Padre, dimmi: son più l'indegna figlia?
[N. 23 - Arietta]
BAIAZETE
No, il tuo sdegno mi placò,
col tuo core e con il mio
più contento l'odierò.
(parte con alcune guardie)
Recitativo
ASTERIA
Andronico, son più l'infida amante?
[N. 24 - Arietta]
ANDRONICO
No, che del tuo gran cor
io sono l'offensor,
l'oltraggio io sono.
Se non ti placo pria,
mai della colpa mia
non vuò perdono.
(parte)
Recitativo
ASTERIA
Amica, son quella superba donna?
[N. 25 - Arietta]
IRENE
No, che sei tanto costante
nella la fede a me promessa,
che a te fida ancor sarò.
S'or a me rendi l'amante,
avrai l'alma, e poi me stessa,
che seguirti ogn'or saprò.
(parte)
Recitativo
ASTERIA
Sì, sì, son vendicata,
e se non ho al nemico
qual lo segnò il pensier, passato il petto
il mio acciaro però colpito ha il core,
e vi ha svenato quel funesto amore.
[N. 26 - Aria]
Se potessi un dì placare
il mio fato sì crudele,
quanto mai sarei contenta!
Darei fine al sospirare,
stringerei chi m'è fedele,
fuggirei ciò che tormenta.
(parte)
Cortile del serraglio in cui sono custoditi Baiazete, ed Asteria.
Recitativo
BAIAZETE
Figlia, siam rei, io di schernito sdegno,
tu d'amore sprezzato;
vorrà il nostro nemico
vendicarsi dell'uno, e placar l'altro.
ASTERIA
Tutta la colpa mia
è una vendetta che ha fallito il segno.
BAIAZETE
Se il Tartaro irritato
pensasse a nuovi oltraggi?
A me nulla più resta oltre la vita,
ma a te...
ASTERIA
Lo scampo, o genitor, m'addita!
BAIAZETE
Odi dunque, ma tutta
a incontrarlo vi vuol la tua virtude.
ASTERIA
S'è morte, sia la mia, ma non la vostra.
BAIAZETE
La tua e la mia; vedi, quest'è veleno,
dei miei vasti tesori unico avanzo;
al primo insulto,
che tenta il Tamerlan, lo bevi, e mori;
e me vedrai al primo infausto avviso
preceder o seguir il tuo destino.
ASTERIA
Padre, al tuo gran voler la fronte inchino.
BAIAZETE
Invano; invan si crede
tenerci un fier destin i lacci al piede.
[N. 27a - Aria]
Su la sponda del pigro Lete là m'aspetta
se vi giungi pria di me.
Che svanita la vendetta
ti promette di seguirti la mia fé.
(parte)
[N. 27b - Aria]
ASTERIA
Cor di padre e cor d'amante,
salda fede, odio costante,
pur al fin vi placherò.
Ma non è pago il mio core,
perché dice il mio timore,
ch'ambidue vi perderà.
Tamerlano, Andronico, e Asteria in disparte.
Recitativo
TAMERLANO
Andronico, il mio amore
dallo sdegno d'Asteria acquista lena;
irritato ed offeso
odiarla, il so, dovrei, quanto m'oltraggia
dovrei punirla. Ma quel volto ch'ebbe
forza fin di placarmi
a pro' di Baiazete, frena i miei sdegni.
ANDRONICO
(Principio infausto!)
TAMERLANO
Io stesso
scendo fra queste mura, acciò da voi
intenda, me presente, i suoi trionfi;
diteli, che il mio trono è ancora vuoto.
ANDRONICO
Signor, co' suoi nemici non si placa
l'odio degl'Ottomani. Io poi non sono
ugual al grand'impiego,
e chi seppe tradirmi
su le prime domande
potrà poi rifiutar anco i miei voti.
ASTERIA
(Bella prova di fede!
Perché no 'l può sperar non me lo chiede.)
TAMERLANO
Voi dunque al maggior segno
da me beneficato, e fatto grande,
vorrete essermi ingrato?
Parlate, o che vi credo
della colpa d'Asteria autore e reo.
ANDRONICO
Asteria...
ASTERIA
Iniquo, taci.
ANDRONICO
Non mi dannate almeno
prima d'udirmi; è tempo
ch' Andronico con voi parli da amante.
TAMERLANO
(Qual voce?)
ASTERIA
(Ahi, che dirà?)
ANDRONICO
Chiesi e pregai
a pro' del Tamerlan nozze ed affetti;
ma questa mia richiesta è il mio rimorso.
Voi la puniste con fatal consenso,
né del gran colpo mi voleste a parte;
ora lo son dell'odio vostro, e dico
che son rival del Tamerlano, e v'amo.
TAMERLANO
Che ascolto mai?
ANDRONICO
Si, Tamerlano, udite:
un amante, un rival.
ASTERIA
Prence, tacete!
ANDRONICO
No, che pria vo' compir la mia protesta.
Tenga il Tartaro pure
tutti i vasti suoi doni, e ancor maggiori,
che per placar Asteria io gli rifiuto.
TAMERLANO
Se non dovessi al braccio tuo gran prove,
ardito prence, no 'l diresti impune.
Ma che risponde Asteria?
ASTERIA
S'uniforma al suo amor, benché infelice,
che t'odio, il sai; che l'amo, egli lo dice.
TAMERLANO
Perfida! L'amor tuo fa' ciò che invano
sino ad ora tentò tutto il mio sdegno.
Ben ti farò pentir d'esser sì ardita.
ASTERIA
Ho il mio amante in difesa.
TAMERLANO
Or lo vedremo.
Tronchisi il capo a Baiazete, e Asteria
allo schiavo più vil sia fatta sposa.
ANDRONICO
Dunque real donzella...
TAMERLANO
Non favellar, o la sentenza affretto.
ASTERIA
(si getta in ginocchio innanzi al Tamerlano)
Deh, signor, sul mio capo
cada il vostro furor, ma al mio gran padre
perdonate una colpa...
Baiazete, e detti.
BAIAZETE
Come? Asteria, tu a piè del Tamerlano?
Sorgi, non s'ha da rimirar prostrata
innanzi al suo nemico una mia figlia.
TAMERLANO
Costui m'incanta, e a tollerar mi sforza
ciò che mal soffrirei da un vincitore.
BAIAZETE
Dimmi: qual arte usasti
per avvilir degli Ottomani il sangue?
ANDRONICO
(Non l'irritate!)
BAIAZETE
Eh! Che quell'empio è un vile!
TAMERLANO
Baiazete, l'ira mia non ha più freno.
Sappi, che non più solo
sei mio nemico: altri due rei son teco.
Ora con un sol colpo
voglio veder puniti
un rival, un'ingrata, e un superbo.
Baiazete ed Asteria
sian trascinati alle mie mense. Seco
venga Andronico, e miri
in Asteria i suoi scorni;
se poi tal piace, all'amor suo ritorni.
[N. 28 - Aria]
A dispetto
d'un volto ingrato
più sdegnato già s'agita il cor.
E nel petto
ai tumulti dell'alma
può dar calma
il mio solo furor.
(parte)
Baiazete, Asteria, ed Andronico.
Recitativo
BAIAZETE
Figlia, con atto vil tutta perdesti
del passato vigor la lode e il merto.
ASTERIA
Si minacciò la vostra testa.
BAIAZETE
Ancora
se vedessi a troncarla,
scuoter mai non ti devi.
ASTERIA
D'un servo vil mi fu prescritto il nodo.
BAIAZETE
Non hai come sottrarti?
E tu Andronico, avesti
cor da soffrir tanta viltade in lei?
ANDRONICO
Non badai che a placarla, e mi compiacqui
del suo stesso delitto esser a parte.
BAIAZETE
Vili! Ha cor Baiazete anco per voi.
Che preghiere? Che pianti?
La costanza e i disprezzi
sono l'armi da usar contro il tiranno.
Seguitemi e vedrete
se ne' cimenti suoi
il cor di Baiazete basta anche a voi.
(parte)
Andronico, Asteria, e Leone.
ANDRONICO
Asteria, allor che andaste
regina al soglio, vi provai sdegnata;
ora che andate rea, siete placata?
ASTERIA
Così no 'l fossi, ma dell'amor mio
questo, prence, è il destin che mi tormenta:
regina o rea, non andar mai contenta.
LEONE
L'empietà de' ministri,
principessa, a partir ormai vi affretta.
ANDRONICO
Anche ciò contro di me? Povero amante!
Cedi due regni, e ti vien tolto il prezzo.
ASTERIA
Andronico, costanza, il mio gran padre
fu a me d'esempio, ed io lo sono a voi.
LEONE
Grave duolo per voi m'opprime i sensi.
ANDRONICO
Voglio dunque morir con te, mia vita!
ASTERIA
No, no, questo vi basti,
prence, saper che nell'estremo istante
saranno il mio dolor padre e amante.
[N. 29 - Duetto]
Insieme
ASTERIA
Vivo in te, mio caro bene!
E se morte a te è gradita,
son contenta di morir.
Ah, ti perdo, e quando mai,
o mio ben, mi rivedrai;
troppo è crudo il mio martir.
ANDRONICO
Vivo in te, mia dolce vita!
E se morte a te è gradita,
son contento di morir.
Ah, ti lascio, e quando mai,
o mio ben, mi rivedrai;
troppo è crudo il mio martir.
(partono)
Salone imperiale apparecchiato per le mense di Tamerlano.
Irene, e Leone.
Recitativo
LEONE
Reina, è vuoto il trono,
non tocca ad occuparlo ora che a voi;
parli Irene da Irene, e Irene regni.
IRENE
Ahi! che quell'empio ancora
segue la sua nemica,
o che l'ama o non l'odia; e se placato
tornasse a noi con la rivale a lato?
LEONE
Non si deve temer; troppo costante
in Asteria sarà l'odio al nemico;
ella Andronico adora,
e ogn'altro amor detesta;
l'ultima speme a vostri mali è questa.
IRENE
Ma torni poi qual brama. Irene al fine
non può dilungar più la sua ragione.
Si chieda, e non si preghi,
e chi ha un impero in dote,
se sposa non si vuol torni nemica.
LEONE
Non l'irritate, e voi sovvenga bene,
che se già spiace Asteria abbraccia Irene.
[N. 30 - Aria]
IRENE
Crudel più non son io,
amarlo è dover mio
se m'accarezza.
Ma tanto l'odierò
quanto amarlo dovrò
se mi disprezza.
(si ritira in disparte)
Recitativo
LEONE
Se Irene al trono ascende,
saran felici Andronico ed Asteria;
di sì costante affetto
bramo vedere un fortunato evento,
e del contento lor sarò contento.
[N. 31 - Aria]
Se ad un costante core,
tu non dai pace, Amore,
l'odio trionferà.
Sia premio a un pure affetto
bandire ancor dal petto
l'ombra d'infedeltà.
(parte)
Tamerlano, Baiazete, Andronico ed Irene in disparte.
Recitativo
TAMERLANO
Eccoti, Baiazete, dall'angusto ritiro
in cui t'avea già l'ira mia ristretto,
innanzi allo splendor delle mie mense:
cortese è il Tamerlan più che non pensi.
BAIAZETE
Mi si rende sospetto,
benché sembri cortese, il mio nemico.
TAMERLANO
L'indovinasti, ho già risolto il modo
che avvilir ti potrà.
BAIAZETE
No, non v'è colpo,
onde avvilir di Baiazete il core.
TAMERLANO
A questo non resisti.
BAIAZETE
Che fia? L'affretta! intrepido l'attendo.
TAMERLANO
Or lo saprai; ne venga Asteria, e intenda
dal vincitor offeso il suo destino.
E tu, Andronico, impara, e segui ancora
ad essermi rival, che ti perdono.
ANDRONICO
O la difendo, o Andronico non sono.
BAIAZETE
Fermatevi, che Asteria
è munita da me di sua difesa.
ANDRONICO
Atto da grande è vincere il nemico,
ma se l'opprimi poi, è un atto indegno.
TAMERLANO
Parla per te, non per altrui, t'è d'uopo.
ANDRONICO
Altro per me non dico,
che se mi togli Asteria,
sei un ingiusto, un ingrato, un empio core.
TAMERLANO
Chi ha la vendetta in man, sprezza il furore.
[N. 32 - Aria]
ANDRONICO
Se non mi rendi il mio tesoro,
tu dir non sai qual sia pietà.
Io per lei peno, io per lei moro,
e il cor si strugge per sua beltà.
Andronico mentre vuol partire, s'incontra con Asteria, e detti.
Recitativo
ASTERIA
Eccomi, che si chiede?
TAMERLANO
Accostati, superba, e fissa il guardo
nel posto luminoso, che perdesti.
ASTERIA
Lieve perdita è un ben, che si detesta.
TAMERLANO
Ma ciò non basta; venga
serva chi rifiutò d'esser regina.
Tosto ad Asteria un nappo! e al basso impiego
innanzi al suo signor pieghi il ginocchio.
ANDRONICO
Ingiusto...
BAIAZETE
Temerario...
ASTERIA
(li ritiene)
Olà, fermate.
Ho meco, onde schernirlo.
(Numi, che in cor voi m'ispirate il colpo,
voi lo guidate!) Eccomi pronta all'opra!
(va a prender la tazza)
BAIAZETE
Che pensa Asteria?
ANDRONICO
Che risolve?
TAMERLANO
Or ecco,
donde comincio ad avvilirti, o fiero,
e di te a vendicarmi, o prence ardito.
ASTERIA
(La sorte almeno a questo colpo arrida.)
(Asteria getta il veleno, che gli aveva dato Baiazete, nella tazza che deve apprestar al Tamerlano, ed è veduta da Irene, che s'accosta alla tavola)
IRENE
Ahi! che miro? or conviene
che Irene al Tamerlan parli da Irene.
ASTERIA
Bevi, superbo, bevi,
e in questo nappo, che ti porge Asteria,
d'ambizion l'immensa sete estingui!
TAMERLANO
Mira la figlia, Baiazete! Vagheggia,
Andronico, l'amata!
Questo è suo dono, e perché suo, consacro
questa tazza all'amante e al genitore.
IRENE
(trattiene il Tamerlan che stava per bere)
Tamerlan, ferma il sorso!
TAMERLANO
Ancora qui la temeraria? E come?
Chi ti concesse tanto ardire?
IRENE
Sappi, ch'entro quel nappo
nuota la morte tua, sappi, che Asteria
v'infuse, incauta, un dono
che, se vien da sua man, certo è veleno.
Sappi, che parla Irene, e Irene io sono.
TAMERLANO
Tu Irene?
(ad Asteria)
Tu sì audace?
BAIAZETE
Ah! Che mia figlia
perduta ha la vendetta, e la difesa!
TAMERLANO
Sieda Irene; e tu iniqua,
il cui pallor già fece rea, che dici?
ASTERIA
Bevi, ch'io stessa ti assicuro, bevi!
TAMERLANO
No, che sei disperata; o padre, o amante
me n'assicuri pria.
Fa' che l'assaggi o l'uno, o l'altro, e bevo.
ASTERIA
(si leva dalla mensa e con la tazza alla mano si avanza verso Baiazete ed Andronico)
Legge crudel! che si risolve, Asteria?
[N. 33 - Recitativo accompagnato]
Padre, amante, di voi chi vuole il merto
delle vendette mie? Chi primo beve?
Baiazete: ma son figlia
Andronico: è il mio amante.
Beva l'un, beva l'altro. Ahi pena! e poi?
[N. 34 - Arioso e recitativo]
Folle sei, se lo consenti!
Il tiranno poi vivrà,
e morran questi innocenti
Beva dunque la rea, e da mia morte
anziché dalla loro
di punire il tiranno avremo il frutto.
(mentre Asteria vuol bere il veleno, Andronico glielo getta di mano)
ANDRONICO
Sconsigliata, che tenti?
BAIAZETE
Incauto amante!
ASTERIA
Ah! stolto, che pretendi?
Mi togli a morte, e a tirannia mi rendi.
(parte furiosa ed Andronico la segue)
ANDRONICO
Ad assisterti io vengo, alma costante!
(parte)
TAMERLANO
Seguitela, soldati, e a cenni miei
sia custodita! Empia, due volte rea
di enorme tradimento, onde incomincio
il suo castigo? Dalla morte è poco:
dall'infamia si cerchi. E Baiazete
ne sia lo spettator. Si guidi il fiero
al serraglio de' schiavi; ivi a momenti
condotta Asteria, lui presente, sia
alla turba servil concessa in preda.
[N. 35 - Recitativo accompagnato]
BAIAZETE
E il soffrirete, d'onestade, oh numi?
La raccomando a voi, poiché a me resta
onde togliermi a lui, la via funesta.
[N. 36 - Aria]
Empio, per farti guerra,
regno di sotterra
l'ombra ritornerà.
E l'ira degli dèi
al suon de' sdegni miei
forse si sveglierà.
(parte)
Recitativo
IRENE
Signor, tra tante cure
che fia d'Irene?
TAMERLANO
Irene sarà mia sposa. Il tradimento alfine
sia punito in Asteria,
e coronata sia la fé in Irene.
IRENE
Oblio l'andate offese;
e mi farà la bella sorte ardita
di dare al mio signor e trono e vita.
[N. 37 - Duetto]
Vedrò ch'un dì si cangerà
del mio penar la crudeltà.
Mia fede allor il premio avrà
se saprai amar chi amarti sa.
Vedrò ch'un dì si cangerà
del mio penar la crudeltà.
TAMERLANO
Vedrai ch'un dì cangiar saprò
del tuo penar la crudeltà.
Tua fede allor il premio avrà
che saprò amar chi amarmi sa.
Vedrai ch'un dì cangiar saprò
del tuo penar la crudeltà.
Entra Andronico da una parte, e dall'altra Leone ed Asteria, e detti.
Recitativo
LEONE
Vieni, Asteria, e saprai
quanto m'impose il tuo gran padre. Io reco
a te gran cose, alto signor: placato
è Baiazete, e di parlarti or chiede.
ANDRONICO
E ciò fia ver?
TAMERLANO
Placato? Parlarmi? E come?
LEONE
Appena
da quelle stanze uscito,
mirò, da folto stuol de' tuoi guerrieri
tratto il suo duce Orcamo. Allora, alzando
gli occhi e la voce al ciel: «Vanne» a me disse,
«di' a Tamerlan che alfin cedo al mio fato;
digli, che vuò parlargli, e fa', che sia
seco la figlia mia».
ASTERIA
Che sarà mai?
TAMERLANO
Che dir saprà? Già viene.
ANDRONICO
Quant'ha le luci placide e serene!
Baiazete, e detti.
BAIAZETE
Oh, per me lieto, avventuroso giorno!
O figlia cara, o imperator, o amici!
Già son nel cor, qual son tranquillo in volto,
e sai perché, mia figlia?
E ‘l sai, tiran? Da' lacci tuoi son sciolto.
TAMERLANO
Ma chi di man può trarti al furor mio?
BAIAZETE
Chi lo può? Lo poss'io.
Fremi, minacci; io rido
del tuo furor, di tue minacce. Ho vinto
l'orgoglio tuo col mio velen; né puoi
farmi morire, o far sì, ch'io non mora:
e questa morte, in mio trionfo eletta,
già diventa tuo scorno, e mia vendetta.
ASTERIA
Ah! genitor, che parli?
[N. 38 - Recitativo accompagnato]
BAIAZETE
Si, figlia, io moro; addio!
Tu resta, ahimè, che dir non posso: in pace!
Tu resti, figlia, negli affanni, e questo
è il solo affanno mio...
Recitativo
ASTERIA
No; vuò seguirti anch'io;
io vuò morir. Prence, tiranno, un ferro!
Al tuo amor, al tuo sdegno il chiedo. Ah, padre!
Con questa man, che per l'estrema volta
ora ti bacio, e co' miei pianti inondo,
prendi un ferro, se puoi; passami il seno,
e guida teco la tua figlia!
BAIAZETE
Oh, sempre
avversi dèi! dov'è ferro, o veleno?
Sì, figlia, in questi estremi amplessi miei
per pietà del tuo duol t'ucciderei.
[N. 39 - Arioso]
Figlia mia, non pianger, no.
Lascia allora uscire il pianto,
quando morto io no 'l vedrò.
[N. 40 - Recitativo accompagnato]
(a Tamerlano)
Tu, spietato, il vedrai (misera figlia!),
ma non ne andrai lieto gran tempo. Io vado
le furie a scatenar per tuo tormento;
già miro il dì mancar. Morte, ti sento.
Per tuo supplizio è quest'orror, su, via,
furie, e ministre, del gran Re dell'ira,
io vi conosco: eccovi la; quel crudo
percuotete, sbranate, lacerate,
sì, lanciategli al core
i serpi, e le ceraste.
Degni di voi que' colpi son. Sì, presto,
ma non cessate! ahimè, se stanche siete,
la rabbia mia prendete,
o meco lo portate
laggiù nel regno del furor eterno.
(va mancando nel ritirarsi dentro la scena, sostenuto sempre da Asteria ed Andronico)
Per tormentar, per lacerar quel mostro
io sarò la maggior furia d'Averno.
[N. 41 - Recitativo accompagnato]
ANDRONICO
Barbaro! alfin sei sazio ancor?
Lo vedi già steso a terra.
ASTERIA
Or manca solo il mio morire al trionfo.
Mirami, io quella son
che già due volte tentò darti la morte,
e son rea, perché non l'ho eseguita;
se non sono le mie colpe bastanti per una
nuova morte,
almeno quella rendimi, che getto la mia vendetta;
dammi la morte il genitor m'aspetta.
[N. 42 - Aria]
Padre amato, in me riposa,
io quell'ombra generosa
a momenti seguirò.
E tu, crudo empio tiranno,
ogni tuo tormento e affanno,
sempre in vita incontrerò.
(parte)
Detti, salvo Asteria.
Recitativo
ANDRONICO
A me convien seguir l'idol mio.
TAMERLANO
No, prence, attendete.
ANDRONICO
Almeno lasciate...
TAMERLANO
Basta; Zaida, voi la seguite, e l'assistete.
IRENE
Signor, d'un infelice abbia un gran cor pietade!
ANDRONICO
E capace ei sarà d'aver pietade?
TAMERLANO
Andronico ed Irene
meglio a conoscer Tamerlano impari;
spinto da' suoi furori, è morto Baiazete,
entro a quell'urna io chiudo gli odi antichi
e i nuovi amori.
Prence, Asteria vi rendo;
il vostro puro affetto
conforti il suo dolor,
e asciughi il pianto,
e allor che dia natura
alle lacrime tregua, al dì riposo,
di Bisanzio alla reggia con voi ne vada
a terminar sua sorte, compagna al trono
e fida a voi consorte.
ANDRONICO
Per così grande e inaspettato dono,
signor, molto ti devo.
TAMERLANO
L'odio adesso placato, e resi amici,
cominceremo oggi a regnar felici.
[N. 43 - Duetto]
TAMERLANO E ANDRONICO
Coronata di gigli e di rose
con gli amori ritorni la pace.
E fra mille facelle amorose,
perda i lampi dell'odio la face.
Recitativo
TAMERLANO
Ora, invitta regina, il mio delitto
so che perdon non merta;
ma pur sperar mi giovi,
che la vostra bontà m'assolva,
e ascolti d'un monarca pentito
i caldi prieghi.
IRENE
Signor, questo mio seno
è già contento appieno;
se cortese un gran re così m'accoglie,
sarò qual più gli aggrada, o serva, o moglie.
[N. 44 - Coro finale]
TUTTI
D'atra notte già mirasi a scorno
d'un bel giorno
brillar lo splendor.
Fra le lede, che Lachesi accende
chiara splende
la face d'amor.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 25/04/2017
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)