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Lo sposo di tre e marito di nessuna

LO SPOSO DI TRE E MARITO DI NESSUNA

Dramma giocoso per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Filippo LIVIGNI.
Musica di Luigi CHERUBINI.

Prima esecuzione: novembre 1783, Venezia.


Attori:

Donna LISETTA baronessa, sorella di don Martino

soprano

Don MARTINO capitano

tenore

Don PISTACCHIO barone di lago Secco

baritono

Donna Rosa, BARONESSA promessa sposa di don Pistacchio

soprano

Don SIMONE zio di don Pistacchio

baritono

BETTINA cantatrice da piazza

soprano

FOLLETTO giocatore di bussolotti, seguace di Bettina

baritono


Servi del Barone. Servi di donna Lisetta. Servi di donna Rosa. Villani, Suonatori.

La scena si finge nelle vicinanze di Napoli.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Amena pianura del villaggio di lago Secco. Da un lato palazzo baronale, dall'altro locanda con insegna. In prospetto varie colline, ed altre villerecce abitazioni.
Folletto fra molti Villani facendo giochi ai bussolotti, don Simone a sedere guardandolo con meraviglia, e Bettina in atto di suonare il salterio.

[N. 1 - Introduzione]

SIMONE

Guardate quanti giochi,

che fa quel ciarlatano!

È destro assai di mano,

strasecolar mi fa.

FOLLETTO

Passa, sparisci, e vola,

in man non ci ho più niente,

ecco la verità.

Or dunque dove sta?

(a Bettina che cava di palla di saccoccia)

Eppur questa figliuola

l'ha in tasca, e non lo sa.

BETTINA, SIMONE E FOLLETTO

Ah, ah, ah, ah, ah, ah.

Son cose da far ridere,

gran gioco è questo qua.

BETTINA

Allegri, piazza piazza,

che adesso col salterio

vi vuol questa ragazza

spassare col cantar.

SIMONE E FOLLETTO

Facciamo un po' silenzio,

e stiamo ad ascoltar.

BETTINA

Un certo pizzicore,

mi sento notte, e dì,

e sospirare amore

mi fa sempre così.

Ah, ih, ah, ih, ah, ih.

E sospirare amore

mi fa sempre così.

SIMONE E FOLLETTO

Che bella canzoncina,

mi piace, signor sì.

BETTINA

Se viene il mio diletto,

gli dico via di qui;

che amor per te, furbetto,

mi fa languir così.

Ah, ih, ah, ih, ah, ih,

che amor per te, furbetto,

mi fa languir così.

SIMONE E FOLLETTO

Che bella canzoncina,

mi piace, signor sì.

BETTINA, SIMONE E FOLLETTO

Viva lo spasso con l'allegria,

in festa, e giubilo qui si starà;

vada in malora l'ipocondria,

che sempre offende la sanità.

Recitativo

SIMONE

Ditemi, ciarlatani,

come avete pensato

di venir qua?

BETTINA

Abbiamo, mio signore,

inteso nel passare da Roma in Napoli,

che deve farsi sposo don Pistacchio

baron di questo feudo.

SIMONE

E son io

appunto don Simone,

il zio di quel barone,

che far si deve sposo in questo giorno;

onde a voi qui d'intorno

io do piena licenza

di far giochi, e cantar come vi pare.

FOLLETTO

Voi ci fate una grazia singolare.

SIMONE

Se non volete andare all'osteria,

in questa casa mia

piccolo appartamento io v'offro ancora.

(Ah, con gl'occhi costei già m'innamora.)

BETTINA

Accettiam con piacere il vostro invito.

FOLLETTO

Siete un signor compito.

SIMONE

Dimmi un poco:

invece di cantare per la piazza,

perché bella ragazza,

non ti metti in teatro a recitare?

BETTINA

Perché le note non le so cantare.

SIMONE

Eppur conosco tante,

che ne sanno, cor mio, meno di te!

BETTINA

Ma il teatro, signor, non fa per me.

[N. 2 - Aria Bettina]

Facciamo più guadagno

noi altre ragazzette,

cantando canzonette

per piazza e per città:

a questo un'occhiatina,

un vezzo, un riso a quello:

e il caro scioccarello,

che crede a' nostri detti

ci fa de' regaletti,

e allegramen si sta.

(entra)

Recitativo

SIMONE

(Ah, per costei d'amore

io già divento pazzo.)

Via venite ancor voi nel mio palazzo.

(entra)

FOLLETTO

Questi sciocchi signori e ricchi assai

sono appunto di quei, che noi vogliamo;

compagni allegramente, andiamo, andiamo.

(entra col sèguito)

Scena seconda

Donna Lisetta da viaggio, con Don Martino vestito di ufficiale.

[N. 3 - Duetto]

LISETTA E MARTINO

Bella cosa ch'è il viaggiare.

Desta al core un'allegria,

lo fa proprio saltellare,

lo fa tutto giubilar.

Tocca, tocca postiglione,

suona, suona la cornetta,

mi consola, mi diletta,

sempre allegro, mi fa star.

Recitativo

MARTINO

Sorella mia giudizio; il concertato

già s'è detto fra noi: ecco il ritratto.

(cava di saccoccia un ritratto)

Con questo, e un po' d'astuzia,

la mia, e la sua sorte io voglio fare.

LISETTA

Ma l'impegno, fratel, grande mi pare.

MARTINO

Amor m'assisterà. La Baronessa

se ardì per uno sciocco

di ricusare il mio sincero affetto,

pur mia sposa esser deve a suo dispetto.

LISETTA

Amor lo faccia pure.

MARTINO

Io già ti dissi,

che questo don Pistacchio...

LISETTA

È un uomo sciocco.

MARTINO

E che la Baronessa donna Rosa...

LISETTA

Sua destinata sposa...

MARTINO

Mi manda apposta qui per far vedere

a questo cavaliere il suo ritratto.

LISETTA

Onde invece di quello...

MARTINO

Il tuo gli mostrerò.

LISETTA

E se gli piace?...

MARTINO

Io giuro sopra Marte il mio campione,

che sposo donna Rosa, e tu il barone.

LISETTA

Da ridere mi viene.

MARTINO

Orsù Lisetta,

torna nella locanda,

e lascia fare a me.

LISETTA

Ma se per sorte

là giunge donna Rosa?

MARTINO

Usa scioltezza

già lei non ti conosce.

LISETTA

Dici bene.

MARTINO

Vanne, più non tardar cara sorella.

LISETTA

Fammi presto sentir buona novella.

(entra)

MARTINO

Son nell'impegno affé. Ma quanta gente

discende dal palazzo! Al gran corteggio,

al modo di vestire, al portamento,

dev'esser il baron. Martino attento.

Scena terza

Don Pistacchio vestito pomposamente con Domestici, e Vassalli appresso con memoriale in mano, e detto.

[N. 4 - Cavatina]

PISTACCHIO

Or che son vestito in gala

fate piazza o parigini,

tanti tanti burattini

voi sembrate accanto a me.

Son ben fatto, e ben tagliato,

son galante, e petrimé.

La natura m'ha formato

con lo stampo fransué.

Recitativo

Olà servi qui fuori

portate la mia sedia baronale.

(ai servi che portano un seggiolone)

Il paese, il casale,

prima ch'oggi mi veda maritato,

grazie da me riceva a buon mercato.

MARTINO

(È sciocco veramente.)

PISTACCHIO

Orsù villani

da me cosa volete?

Grazia? Giustizia? Ebben, da me l'avrete.

Buon vecchio, cosa vuoi? T'hanno ammazzato

l'asino? Non importa,

tutti abbiam da morire. Un contadino

cavò gl'occhi al tuo bue?

Che gli faccia gl'occhiali a spese sue.

Tu non hai da mangiar? Digiuna, e zitto.

Tu hai debiti? Paga. Cosa dici?

Tua moglie se n' fuggì? Fuggi tu ancora.

Piano... Adagio... In malora... La mia testa

voi fate riscaldar. V'intesi, andate;

tutti giustizierem, non dubitate.

(partono i villani)

MARTINO

(Che caro mammalucco!)

PISTACCHIO

(Chi è costui?)

Devo servirla a niente?

MARTINO

Mi conosce?

PISTACCHIO

Non ho questa fortuna, o mio signore.

MARTINO

A voi ne vengo come ambasciatore.

PISTACCHIO

E chi vi manda a me?

MARTINO

La vostra sposa.

PISTACCHIO

La Baronessa?

MARTINO

Appunto.

PISTACCHIO

Oh questa è bella!

Presto un comodo qui. Siedi, e favella.

(i servi portano da sedere, e Martino siede)

MARTINO

La nobile, galante, e valorosa

Baronessa sua sposa,

per grave affare a te oggi m'invia,

dal messo impara il messagger qual sia.

PISTACCHIO

(Oh qua sì che m'imbroglio. Eh via coraggio,

e si risponda al messagger di maggio.)

Conciosiacosaché virgola, e punto...

verbigrazia... cioè... anzi lei sappia,

che quando in queste arene

verrà l'amato bene,

acclamata sarà da ' miei vassalli

a suono di rocchette, e scarcavalli.

MARTINO

(Costui rider mi fa.) Ella, signore,

prima di metter piede in questa terra

per togliere ogni guerra

vuol ch'esamini bene il suo ritratto.

Eccolo: se t'aggrada

pronta qui ne verrà: se non t'alletta

al patrio suol ritornerà di fretta.

PISTACCHIO

Bella, bella, bellissima,

famosa, famosissima.

MARTINO

Vi piace?

PISTACCHIO

Oh, che bel naso!

Che bocca maestosa!

MARTINO

Osservi bene

la grazia, la bellezza,

il brio, la gentilezza: e de' suoi pregi

ecco il pregio efficace,

sotto ciglio ben nero occhio vivace.

PISTACCHIO

Oh che occhio, oh che occhio! Favorisca,

come si chiama lei?

MARTINO

Io, don Martino;

famoso capitan d'infanteria.

PISTACCHIO

Lei padrone sarà di casa mia.

MARTINO

(Questo cercando vo.) Dunque alla sposa...

PISTACCHIO

Dica, che qui l'aspetto,

che il naso, che l'occhietto,

m'han bombardato il cor: che un arsenale,

un foco in corpo, un caldo del diavolo

mi sento da che ho visto il suo ritratto.

MARTINO

In sella postiglioni. (Il colpo è fatto.)

[N. 5 - Aria Martino e duetto]

Superbo di me stesso

andrò con tal novella,

della tua sposa bella

il cuore a consolar.

Amico già mi pare

veder la Baronessa

di giubilo saltare

a ridere e ballar.

Da bravi, ancora noi

balliamo in buona tresca

un taici alla tedesca

vogliamo adesso far.

La laira, che diletto,

la laira, che spassetto,

la laira, via girate,

la laira via saltate,

la laira, che allegria...

PISTACCHIO

La laira, vussignoria

si vada far squartar.

MARTINO

Già vado pien di gloria,

già monto sì, a cavallo;

ma quando torno, il ballo

vogliamo seguitar.

(parte)

Recitativo

PISTACCHIO

Che venga un bel malanno.

A lui, a me, e a lei che l'ha mandato

col suo ballar m'ha tutto stroppiato.

(entra)

Scena quarta

Don Simone, indi la Baronessa Rosa da viaggio, con sèguito di Servitori.

SIMONE

Ho fatto preparare una cuccagna

di tutta roba scelta, e ben famosa

per festeggiar l'arrivo della sposa.

Cos'è! Da questa parte

io sento un gran rumore! Adesso osservo;

giungono alla locanda forestieri,

vedo una dama, e vedo de' staffieri.

BARONESSA

(È questa la locanda? È dunque quello

del barone il palazzo? Ah, che impaziente

attendo il capitan secondo il patto,

per sentir come accolse il mio ritratto.)

SIMONE

(Cospetto, e che bel tocco!)

BARONESSA

(Chi mai sarà costui.)

SIMONE

(Mi guarda!)

BARONESSA

(Si confonde.)

SIMONE

(Mi par che stia perplessa.)

BARONESSA

(Fosse il baron?)

SIMONE

(Fosse la Baronessa?)

BARONESSA

(Domandiamo.)

SIMONE

(Si accosta.)

BARONESSA

Serva sua.

SIMONE

Son io suo servitore.

BARONESSA

Scusi di tanto ardir, chi è lei, signore?

SIMONE

Del baron don Pistacchio

io sono il Pistacchione,

cioè sono suo zio, don Simeone.

BARONESSA

(Spiacemi questo incontro! Il capitano

non vedo ancora in queste vicinanze.)

(agitandosi per la scena)

SIMONE

(Costei mi par che balla contradanze.)

BARONESSA

È vero che fra poco

la sposa del barone qui s'attende?

SIMONE

Sì madama.

BARONESSA

Ma come!

Se principio non vedo ancor di feste!

SIMONE

Son preparate già; e poi, signora,

la sposa qui da noi non giunse ancora.

BARONESSA

E se mai fosse giunta?

SIMONE

Sarebbe una sorpresa strepitosa.

BARONESSA

(con gravità)

Più occultarmi non vuò, io son la sposa.

SIMONE

La sposa? Benvenuta.

Oh che felice incontro, oh che allegrezza

mio nipote a chiamar vo con prestezza.

[N. 6 - Aria Simone]

Gioia bella un tantino aspettate

don Pistacchio qui adesso verrà:

fate festa, suonate, ballate

che la sposa è venuta di già.

Viva, viva gridate ragazzi;

villanelle qua tutte correte;

uova fresche, e galline se avete,

per omaggio portatele qua.

Fate festa, suonate, ballate

che la sposa è venuta di già.

(entra)

Scena quinta

Donna Lisetta con sèguito, e detta, poi don Pistacchio.

Recitativo

LISETTA

(Lisetta allegramente. A don Pistacchio

già mi consegnò Martino il tuo ritratto;

or coraggio vi vuol, l'inganno è fatto.)

BARONESSA

(Grand'aria che ha costei!)

LISETTA

(La Baronessa

credo, che questa sia.)

BARONESSA

(Che bell'umore!)

LISETTA

(Comincia un poco a palpitarmi il core.)

PISTACCHIO

Presto paggi, staffieri,

squadronatevi tutti per le scale,

ch'io faccio intanto il mio cerimoniale.

BARONESSA

(Eccolo!)

LISETTA

(Questo è d'esso!)

PISTACCHIO

(Una di queste due

dev'esser la mia sposa: un po' vediamo

se quel ritratto mi parlò verace.

(guardando donna Lisetta)

Ecco il ciglio ben nero, occhio vivace.)

LISETTA

(Mi guarda! Voglio fargli riverenza.)

(fa riverenza al barone)

BARONESSA

(Ma quale confidenza

ha con quella il barone!) Dico, sa lei,

che la sua sposa è qua?

PISTACCHIO

Lo so sicuro.

BARONESSA

E tarda tanto a farle un complimento?

PISTACCHIO

Se son venuto apposta.

BARONESSA

Ebben sentiamo.

PISTACCHIO

(a Lisetta)

Madama, se vi amo,

ve lo dica il rossor della mia pelle:

le vostre luci belle

m'hanno fatto restar qual marcantonio.

LISETTA

Ah, ah, voi siete un bocconcin di sposo

avvenente, compito, e concettoso.

PISTACCHIO

(alla Baronessa)

Lei è stata servita.

BARONESSA

Di che cosa?

PISTACCHIO

Di che? Del complimento.

BARONESSA

Ma se parlato non avete ancora.

PISTACCHIO

(Ora comprendo, è sorda la signora.)

BARONESSA

(Questo mi pare un matto.)

PISTACCHIO

Eccomi a lei...

BARONESSA

No: parlate con me.

PISTACCHIO

Ma la mia sposa...

BARONESSA

La vostra sposa merta più rispetto.

PISTACCHIO

Dunque mi lasci fare il mio dovere.

LISETTA

(Questo equivoco assai mi dà piacere.)

BARONESSA

Lo vedeste il ritratto?

PISTACCHIO

Adesso vengo.

BARONESSA

A me, a me badate.

PISTACCHIO

L'ho veduto.

BARONESSA

E vi piacque?

PISTACCHIO

Moltissimo.

BARONESSA

Dunque se vi gradì, perché non fate

alla sposa un saluto, un'accoglienza?

PISTACCHIO

(Con questa sorda io perdo la pazienza.)

LISETTA

(Io fingo, e rido.)

BARONESSA

Che! Siete ammutito?

Ah sì, che quel silenzio

conoscer più mi fa che non l'amate.

Andate, o donne, andate,

a quest'uomini falsi a prestar fede

pazza è colei che in voi si fida, e crede.

[N. 7 - Aria Baronessa]

Chi crede a voi altri uomini

bugiardi, ed ingannevoli

fra pene, affanni, e spasimi

meschina sempre sta.

Avete un cuor durissimo

con noi non siete stabili,

il vostro amor è perfido

e pien di falsità.

Così con questi barbari

parlar bisogna o femmine,

l'avere un cuor di zucchero

del danno assai ci fa.

(entra nella locanda)

Scena sesta

Lisetta, e don Pistacchio.

Recitativo

PISTACCHIO

Quella signora è matta, o spiritata

LISETTA

Orsù parliamo a noi

mi amate sì, o no?

PISTACCHIO

Chi lo contrasta!

Son don Pistacchio tuo, e tanto basta.

LISETTA

Dunque sposiamci adesso.

PISTACCHIO

Adesso? Andiamo sopra.

LISETTA

Però prima dovete

giurarmi fedeltà di non tradirmi

per qualunque bellezza.

PISTACCHIO

Sì lo giuro.

LISETTA

E se poi mi mancate?

PISTACCHIO

Fatemi dare quattro schioppettate.

LISETTA

Pensateci pur ben.

PISTACCHIO

So quel che dico.

LISETTA

Voi morirete presto.

PISTACCHIO

La mia fede sarà costante, e forte.

LISETTA

E un segno preverrà la vostra morte.

PISTACCHIO

Che segno, quale segno?

LISETTA

Un suon di tromba

l'avviso a voi darà di mia vendetta.

PISTACCHIO

Un suon di tromba!

LISETTA

Sì.

PISTACCHIO

E lei sposina

viene a nozze, e tal suon mi porta in casa?

LISETTA

Già ve l'ho detto.

PISTACCHIO

Intesi già ci siamo.

LISETTA

Andiamo dunque in casa.

PISTACCHIO

Andiamo, andiamo.

(partono)

Scena settima

Baronessa, don Martino dalla locanda, indi don Simone.

BARONESSA

Ma parlatemi chiaro, in qual maniera

da voi lo sposo accolse il mio ritratto?

MARTINO

Alle corte, madama, egli è un bel matto.

BARONESSA

Ma come?

MARTINO

Un'altra sposa, ho già saputo,

che cela in propria casa il menzognero.

BARONESSA

Ah che il sospetto mio troppo fu vero.

SIMONE

(La sposa ancora è qua!) Mia Baronessa,

don Pistacchio il nipote

venne, o non venne a tributarvi onore?

BARONESSA

Don Pistacchio è un ingrato.

MARTINO

Un mancatore.

SIMONE

Il nipote barone?

BARONESSA

Sì è un finto.

MARTINO

Un trappolone.

SIMONE

E per qual cosa?

BARONESSA

Perché cela in sua casa un'altra sposa.

SIMONE

Un'altra sposa? Ah, ah rider mi fate.

BARONESSA

Se vi dico di sì.

MARTINO

Qui l'ho veduta.

SIMONE

Veduta, sarà stata un'apprensione.

BARONESSA

Cospetto!

MARTINO

(passeggiando con furia per la scena)

Cospettone!

SIMONE

Cospettone.

Ehi Pistacchio, Pistacchio.

Scena ottava

Don Pistacchio dal balcone, poi in strada, e detti, indi donna Lisetta.

PISTACCHIO

Chi mi chiama?

SIMONE

Presto scendi quaggiù.

PISTACCHIO

Ora non posso.

SIMONE

Perché?

PISTACCHIO

Sto co' la sposa

discorrendo di cose assai remote.

BARONESSA

L'avete inteso?

PISTACCHIO

Ah birbo di nipote!

SIMONE

Scendi presto quaggiù, se no t'ammazzo.

PISTACCHIO

Adesso. Oh che seccata!

(entra)

MARTINO

Che ne dite?

SIMONE

Dico, che son restato una marmotta.

BARONESSA

(smaniosa)

Ragion mi renderà.

MARTINO

Con questa spada

vendicarvi saprò.

BARONESSA

Morto lo voglio.

SIMONE

Sentiamo prima come va l'imbroglio.

PISTACCHIO

Eccomi, sono qua.

SIMONE

Parlami chiaro:

sopra, chi v'è?

PISTACCHIO

La sposa! No 'l sapete?

SIMONE

Che sposa? Quale sposa?

PISTACCHIO

La sposa ch'è mia sposa.

BARONESSA

Ah traditore!

Amico a che tardate?

MARTINO

Adesso gli darò quattro stoccate.

PISTACCHIO

Aiuto, zio Simone.

SIMONE

Lo meriti, briccone.

BARONESSA

Una mia pari

non si tratta così!

MARTINO

Voglio insegnarvi

le dame a rispettar.

PISTACCHIO

Questa è pur bella!

Ma chi è colei?

SIMONE

Non più; tua moglie è quella.

[N. 8 - Quintetto]

PISTACCHIO

Moglie quella! Ma di chi?

Moglie mia! Ma no, signora;

moglie dentro, e moglie fuora,

quante mogli ho da pigliar?

SIMONE

La tua moglie è questa qui.

PISTACCHIO

La mia moglie ohibò sta lì.

BARONESSA E MARTINO

Se destate i miei furori

questa testa pronta e lesta

or per aria sbalzerà.

PISTACCHIO

Non si scaldino, signori,

sposo quella, sposo questa,

ed un'altra se ci sta.

BARONESSA, SIMONE E MARTINO

Che contento al core io sento

giubilar mi fate già.

BARONESSA

Date a me quella manina.

PISTACCHIO

Sì, sposina, eccola qua.

(qui si sentono suonare le trombe)

BARONESSA, SIMONE E MARTINO

Ma, pian, che suono è questo?

PISTACCHIO

Son morto, cari amici.

BARONESSA E MARTINO

Scherzate.

SIMONE

Cosa dici?

PISTACCHIO

Son morto, sì signor.

LISETTA

All'eco grato, e armonico;

di questo suon piacevole,

cari miei sposi amabili,

goder vi faccia amor.

PISTACCHIO

Ma io però non voglio

sposar con sì bel suono;

perché le trombe sono

presagi di dolor.

BARONESSA, SIMONE E MARTINO

Ma cosa è questo inciampo!

LISETTA

Per voi non v'è più scampo.

BARONESSA, SIMONE E MARTINO

Via su la man porgete.

LISETTA

(Son quattro lo sapete.)

BARONESSA, SIMONE E MARTINO

Barone, a che pensate?

PISTACCHIO

A quattro schioppettate.

BARONESSA, LISETTA, PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Che imbroglio maledetto.

Mi batte in petto il cor.

La mia testa in tai momenti

vacillando si confonde:

come nave in mezzo all'onde

combattuta è da più venti:

e sdegnato un nembo irato,

già la porta a naufragar.)

(entrano tutti in casa del barone)

Scena nona

Camera del barone.
Bettina, e Folletto.

Recitativo

BETTINA

Orsù non mi seccar. Se noi vogliamo

essere buoni amici.

Non mi parlare più di gelosia.

FOLLETTO

Ma questa non mi par buon'armonia.

BETTINA

Tant'è.

FOLLETTO

Ma non sta bene

di far sugli occhi miei la spasimante.

BETTINA

Con chi?

FOLLETTO

Con chi? Con don Simon, cospetto!

BETTINA

Quanto, carino mio, sei semplicetto.

FOLLETTO

Anzi son troppo furbo.

BETTINA

I suoi zecchini,

la sua scatola d'oro, i suoi brillanti,

son quelli, che mi fanno spasimare.

FOLLETTO

Dunque quando è così, lascio pur fare.

BETTINA

Dimmi, dimmi, la sposa hai tu veduta?

FOLLETTO

L'ho vista; e quell'idea,

non mi riesce nuova.

BETTINA

A me pur sembra

d'averla conosciuta.

FOLLETTO

Vogliamo andare a farle un complimento?

BETTINA

Sai, che non dici mal! Così possiamo

acquistare la sua protezione.

FOLLETTO

Ma gran sciocco è quel barone!

BETTINA

Non mi so far capace.

FOLLETTO

La damina

per la ricchezza, affé, che se la sposa.

Ah quest'oro, quest'oro è una gran cosa.

[N. 9 - Aria Folletto]

Chi tiene moneta,

visetto mio bello,

da questo, e da quello

si fa rispettar:

e chi non ha soldi

si fa strapazzar.

Chi tiene moneta,

fa sempre convito,

e con appetito,

si spassa a mangiar:

e chi non ha soldi

digiuno può star.

Chi tiene moneta,

fa bene all'amore,

e con le signore

si suole spassar:

e chi non ha soldi

sta solo a crepar.

Insomma Bettina

chi tiene soldetti,

insino gli orbetti

sa far cantar.

(entrano)

Scena decima

Lisetta, indi don Pistacchio, e don Simone con scatolino di gioie, e detta, indi Folletto, e Bettina.

Recitativo

LISETTA

Ah, ah, l'astuzia mia

è stata veramente portentosa...

Che voce strepitosa! Zitto, zitto

ecco il baron che grida con suo zio,

il lor discorso ascolterò ben'io.

(si ritira un poco)

PISTACCHIO

Ma se ve l'assicuro,

che il ritratto osservai con tanti d'occhi.

SIMONE

Tu sei orbo Pistacchio.

PISTACCHIO

(Eccola a tempo.)

Guardate se ho ragion zio incapace;

sotto ciglio ben nero, occhio vivace.

SIMONE

Che occhio, naso, e coda vai dicendo:

son tutti segni falsi.

PISTACCHIO

Ma le gioie...

SIMONE

Le gioie vanno a quella, e non a questa.

PISTACCHIO

Oh guardate che imbroglio!

LISETTA

(Barone traditor morto ti voglio.)

PISTACCHIO

Sarete, signor zio, la mia rovina.

BETTINA

Ah cara signorina

come... quando... che sorte!...

FOLLETTO

Vostra eccellenza qui?

BETTINA

Gran Baronessa...

Padrona bella mia... Vostra eccellenza

si trova in questa casa?

FOLLETTO

Il duca padre

come sta di salute?

BETTINA

La duchessa

signora madre, come se la passa?

LISETTA

Ma voi, chi siete?

FOLLETTO

Un tempo ebbi l'onore

di servire da paggio il conte zio.

BETTINA

Ed io della marchesa sua sorella

cameriera son stata.

LISETTA

Ho ben piacer.

PISTACCHIO

(S'è fatta la frittata.)

LISETTA

(I sciocchi son confusi.)

SIMONE

Ergo quell'altra...

PISTACCHIO

È la sposa falsaria.

SIMONE

Siamo in un brutto impegno.

PISTACCHIO

Voi ne siete cagion testa di legno.

LISETTA

(Vediam che sanno fare.)

SIMONE

(Orsù al riparo.)

PISTACCHIO

A me quel scatolino,

or io rimedierò.

SIMONE

Prendi.

PISTACCHIO

Signora

lei sappia pur che noi abbiamo preso

lucciole per lanterne.

SIMONE

Pecore per montagne.

Onde si degni

d'accettar queste quattro bagatelle.

BETTINA

Son gioie.

FOLLETTO

E sono belle.

LISETTA

Io non accetto

regali da nemici.

PISTACCHIO

Via, via le ponga in tasca.

SIMONE

Le prenda, e se le goda.

BETTINA

Ella è prudente.

FOLLETTO

È piena di clemenza.

PISTACCHIO

Se poi vostra eccellenza

vuol più preghi da me, ecco mi prostro.

SIMONE

Anch'io m'abbasso a terra.

BETTINA

Son qua pure a' suoi piedi.

FOLLETTO

In ginocchione

s'umilia ancor Folletto.

LISETTA

Basta, non più vinceste, il dono accetto.

[N. 10 - Aria Lisetta]

Sono amante, e son pietosa,

vanto in seno un dolce core,

sempre in me vi regna amore,

pace cara, e fedeltà.

Da quell'alma ancor dubbiosa

deh disgombra il reo sospetto,

che temer d'un puro affetto,

è tiranna crudeltà.

(parte)

Recitativo

FOLLETTO

Bettina, la padrona seguitiamo.

BETTINA

Fatto quest'oggi un grande acquisto abbiamo.

(partono)

Scena undicesima

Don Pistacchio, don Simone, Baronessa, e don Martino discorrendo fra loro.

BARONESSA

Dunque il signor barone

conobbe, che mi offese?

MARTINO

Sì, madama:

e in emenda del fallo a voi di gioie

un regalo vuol fare.

BARONESSA

Torna in calma il mio core a respirare.

PISTACCHIO

Ecco la falsa sposa.

SIMONE

In questo punto

scacciamola di casa.

MARTINO

(alla Baronesssa)

È qui l'amico.

BARONESSA

Lo vedo, ma mi sembra torbidetto.

MARTINO

Avrà, cred'io sospetto

che siate ancor sdegnata.

PISTACCHIO

Presto parti di qua, donna sfacciata.

BARONESSA

A me?

PISTACCHIO

A te, signora

bugiarda Baronessa.

BARONESSA

Ah no: non devo

più affronti tollerar.

(a don Martino)

Vindice chiamo

voi sol de' torti miei.

MARTINO

(a don Pistacchio cavando la spada)

Ben, che facciamo?

PISTACCHIO

Signor zio...

SIMONE

Tocca a te, suvvia coraggio.

MARTINO

Ponga mano alla spada.

SIMONE

Presto.

PISTACCHIO

Adagio.

Mi tolga primo un dubbio ussignoria:

lei della sposa mia

non mi portò il ritratto?

MARTINO

Sì, signore.

Eccolo. Non fu questo?

(gli mostra il ritratto di Lisetta)

PISTACCHIO

Questo appunto;

e questo sol mi piace;

sotto ciglio ben nero, occhio vivace.

MARTINO

(Si cambi con destrezza.)

Veda se questo è il suo.

(alla Baronessa mostrandole il proprio)

BARONESSA

Con sua licenza, vo' vederlo anch'io.

(vedendo quello della Baronessa)

Nipote sei ben matto:

questo non è ritratto,

che merta i tuoi disprezzi.

PISTACCHIO

Anzi vi ho detto,

che mi piace da piè fino alla testa.

BARONESSA

Dunque la sposa io sono.

PISTACCHIO

È quella.

SIMONE

È questa.

MARTINO

E siam da capo.

SIMONE

Hai torto.

PISTACCHIO

Ho torto un cavolo.

Che imbroglio del diavolo

è mai questo per me! Care mie donne,

sposine mie dilette,

se tanti intrighi agli uomin apportate,

tutte vi lascio, e più per me non fate.

[N. 11 - Aria Pistacchio]

Donne belle. Son fallito,

il negozio è disperato,

più per voi non fo mercato;

mercanzia più non ci sta.

Se non sono ancor sposato

e per casa v'è il demonio,

quando sono maritato

che diavol mai sarà.

Voi siete amabile,

quella è vezzosa,

voi una vipera,

quella gelosa,

voi mi volete,

mi brama quella,

ma son confuso

per verità.

Per due donne contentare,

per finir la gran questione,

non dovrei esser barone,

ma di Tunisi un un bascià.

(parte)

Scena dodicesima

Baronessa, don Martino, e don Simone.

Recitativo

BARONESSA

Mio caro don Simone.

SIMONE

Caro don cancaro;

a sentir tante risse io non son uso,

e confuso son io, più che confuso.

(parte)

BARONESSA

Cosa ne dite voi?

MARTINO

Che don Pistacchio

conoscer non vi vuol per sua consorte.

BARONESSA

Dunque...

MARTINO

A duello io vuò sfidarlo, e a morte.

BARONESSA

Oh bravo!

MARTINO

Eppur madama

per comprovarvi il mio sincero amore,

sarei pronto a sposarvi a suo rossore.

BARONESSA

Vendicatemi prima.

MARTINO

E poi?

BARONESSA

E poi,

forse vi appagherò.

MARTINO

Zitto, ritorna.

BARONESSA

Qui mi ritiro intanto, e a voi mi affido.

(si ritira)

MARTINO

Vendicarvi saprò, di lui mi rido.

Scena tredicesima

Don Pistacchio, don Simone, che sopraggiungono, e detti.

[N. 12a - Finale I]

MARTINO

Se la bella del ritratto

tu non sposi in quest'istante,

cava il ferro, fatti avante,

e comincia a duellar.

PISTACCHIO

Padron caro, io non son matto,

quella sola adoro, ed amo;

quella cerco, e quella bramo,

quella appunto io vuo sposar.

SIMONE

Bravi, bravi, son contento,

fatto è già l'aggiustamento;

venga pur la Baronessa

che le nozze vogliam far.

Scena quattordicesima

Donna Lisetta, e la Baronessa per parte opposta, e detti.

LISETTA

Son qua pronta, chi mi chiama?

BARONESSA

Chi mi brama? Son qua lesta.

PISTACCHIO E SIMONE

(don Pistacchio alla Baronessa, don Simone a Lisetta)

Una donna sì molesta

più di voi non si può dar.

BARONESSA

Che baldanza!

LISETTA

Che arroganza!

PISTACCHIO E SIMONE

(don Pistacchio alla Baronessa, don Simone a Lisetta)

Questa vostra è un'imprudenza.

BARONESSA, LISETTA E MARTINO

Ah non ho più sofferenza,

che maniera di trattar!

BARONESSA

Ma mi dica, signorina,

dal mio sposo che pretende?

LISETTA

Lei è pazza madamina,

don Pistacchio mio sarà.

PISTACCHIO

Chi è di voi la Baronessa?

BARONESSA

Io son quella.

LISETTA

Quella io sono.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO, PISTACCHIO E SIMONE

Qui si canta d'un sol tuono,

e cadenza non si fa.

LISETTA

Guardate che dama,

che sposa gentile!

La rabbia, la bile

mi monta già su.

BARONESSA

Guardate che sposa

che dama avvenente!

Gran volpe insolente

gran furba sei tu.

LISETTA

Rispettami audace.

BARONESSA

Prudenza fraschetta.

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Gran fiera saetta precipita giù.

BARONESSA E LISETTA

Lasciatemi il braccio.

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Che torbido impegno.

BARONESSA E LISETTA

Son cieca di sdegno.

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Madama non più.

BARONESSA E LISETTA

Tremate, tremate...

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Quel foco smorzate.

BARONESSA E LISETTA

Rovina, rovina...

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

S'è accesa la mina.

BARONESSA E LISETTA

Vendetta, vendetta...

PISTACCHIO, SIMONE E MARTINO

Gran fiera saetta...

BARONESSA, LISETTA, MARTINO, PISTACCHIO E SIMONE

Non tanto furore

madame non più

mai tanto il mio cuore

sdegnato non fu.

Scena quindicesima

Giardino.
Bettina e Folletto con due loro compagni suonatori.

[N. 12b - Finale I]

FOLLETTO

Oh che vago giardinetto!

Mi consola, o mia Bettina;

qui la nuova canzoncina

insegnar ti vuo cantar.

BETTINA

Questo sito, sì mi piace

accordate gli strumenti;

ma compagni state attenti

che son solita stonar.

FOLLETTO

Siete pronti?

BETTINA

Siete lesti?

FOLLETTO

Prima solo cantar voglio.

BETTINA

Dici ben, se no m'imbroglio.

Insieme

FOLLETTO

Stammi attenta ad ascoltar.

BETTINA

Starò attenta ad ascoltar.

FOLLETTO

Nella campagna

i pinti augelli

canori e belli

cantan così.

Chiò, chiò, chiò, chiò.

Nfrì, nfrì, nfrì, nfrì.

BETTINA

Nella campagna

i pinti augelli

canori e belli

cantan così.

Chiò, chiò, chiò, chiò.

Nfrì, nfrì, nfrì, nfrì.

FOLLETTO

Non dici bene

non va così.

BETTINA

Starò più attenta.

FOLLETTO

Signora sì.

E l'accompagna

col suo bel trillo

il caro grillo

trì, trì, trì, trì.

BETTINA

E l'accompagna

col suo bel trillo

il caro grillo.

Nfrì, nfrì, nfrì, nfrì.

FOLLETTO

Trì, trì trì, trì.

BETTINA

Chiò, chiò, chiò, chiò.

FOLLETTO

(correggendola)

Trì, trì, trì, trì.

BETTINA

Non dico bene?

FOLLETTO

Non va così.

BETTINA

Ma chi s'avanza?

FOLLETTO

Gente mi pare.

BETTINA E FOLLETTO

Possiam cantare

un po' più lì.

(si ritirano in fondo al giardino)

Scena sedicesima

Donna Lisetta, indi don Pistacchio, poi don Martino, indi son Simone, e Baronessa.

LISETTA

Zeffiretti che placidi e cheti,

sussurrate fra questi arboscelli,

del mio core i gelosi martelli

voi calmate un tantin per pietà.

PISTACCHIO

Augelletti che garruli, e lieti,

qui d'intorno amorosi cantate,

alla bella che adoro volate,

e con voi portatela qua.

LISETTA

Qua son io furbetto, furbetto.

PISTACCHIO

Furbo no, ma costante amoroso.

LISETTA E PISTACCHIO

Ah per te più non trovo riposo,

più quest'alma la calma non ha.

MARTINO

(Fra la tema, e la dolce speranza

si confonde il mio cor poverello;

ma se Lisa si sposa con quello,

presto presto lo vuò consolar.)

BARONESSA E SIMONE

Zitto. Zitto, l'abbiamo trovati.

MARTINO

(Questo arrivo mi spiace un tantino.)

PISTACCHIO

Cara, cara.

LISETTA

Carino, carino.

LISETTA E PISTACCHIO

Di dolcezza mi sento mancar.

BARONESSA, MARTINO E SIMONE

Dalla rabbia mi sento crepar.

SIMONE

Bada ben ser nipote,

se mi metti un piede in fallo,

questa testa di metallo

con un legno io spaccherò.

BARONESSA

Bada bene mancatore,

vedi qua questo coltello?

Se più fai da mattarello,

nel tuo cuor lo ficcherò.

MARTINO

Se non fate il dover vostro,

questa bocca di pistola

nelle canne della gola

scaricar ve la saprò.

LISETTA

Caro sposo vezzosetto,

se per quella mi lasciate,

delle quattro schioppettate

la promessa adempirò.

PISTACCHIO

Schioppettate, la sposina!

Questo, un legno sul cervello!

Qua pistola, là coltello,

glorioso morirò.

MARTINO E SIMONE

E così, che decidete?

BARONESSA E LISETTA

E così, cosa facciamo?

MARTINO E SIMONE

E così, che risolviamo?

BARONESSA E LISETTA

Mi sposate, sì o no?

Insieme

BARONESSA E LISETTA

Decidete attenta sto.

MARTINO E SIMONE

Decidete attento sto.

PISTACCHIO

Andate, alla malora

signori quanti siete.

Davvero mi volete

far pazzo diventar.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E SIMONE

Ma questo...

PISTACCHIO

Non v'ascolto.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E SIMONE

Ma questo...

PISTACCHIO

Non vi sento.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E SIMONE

Ma questo è un mancamento,

l'avrete da pagar.

Scena diciottesima

Bettina, e Folletto che si avanzano dal fondo del giardino, e detti.

BETTINA E FOLLETTO

Silenzio per finezza,

silenzio miei signori;

non fate più rumori,

che stiamo lì a cantar.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E SIMONE

La rabbia già mi stuzzica.

PISTACCHIO

La testa già mi rotola.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E SIMONE

Baron baron giudizio...

PISTACCHIO

Son pazzo, son frenetico.

BETTINA E FOLLETTO

Che gran bisbiglio orribile,

che cosa mai sarà.

TUTTI

Mi par sentire un organo

con gli alti, e bassi zufoli,

e tante voci insolite

che cantano qua e là:

i bassi mentre intonano,

i due soprani imitano!

Oh che dolcezza unifona,

oh che soavità!

Or tutti par che creschino...

Or tutti par che calino...

Adagio... piano... unitevi...

non fate no, più strepito...

ohimè che Babilonia...

che sinagoga è qua.

Atto secondo
Scena prima

Gabinetto.
Folletto, e Bettina, indi don Pistacchio, e don Simone.

Recitativo

FOLLETTO

Che ne dici Bettina

di questa storiella?

BETTINA

È tanto nuova, e bella,

allegra, graziosa, e singolare,

che in piazza, affé, potrebbesi cantare.

FOLLETTO

Mi par di sentir gente.

BETTINA

Don Simone

qui viene col nipote scioccarello.

FOLLETTO

Ritiriamoci qua zitti, e bel bello.

(si ritirano)

PISTACCHIO

No, non voglio più moglie; ho già fissato

di morir senza eredi.

SIMONE

Ma la sposa...

PISTACCHIO

Se la prenda chi vuol. Fra quella, e questa.

Caro signor mio zio, non ho più testa.

SIMONE

Eppur senti che idea

mi viene nel pensiero.

PISTACCHIO

Via sentiamo.

BETTINA

(Sentiamo ancora noi.)

SIMONE

Adesso proprio

in Napoli spedir vuo una staffetta.

PISTACCHIO

Per cosa far?

SIMONE

Per fare qui venire

due primari avvocati; onde da loro

consiglio prenderemo,

e meglio in causa ci regoleremo.

PISTACCHIO

Evviva zio Simone.

SIMONE

Ah, che ti pare?

PISTACCHIO

Mi piace come zucchero il pensiero.

SIMONE

Andiamo in corso a mettere il corriero.

(partono)

FOLLETTO

Sentisti?

BETTINA

Ho inteso tutto.

FOLLETTO

La padrona

bisogna prevenir di quest'affare.

BETTINA

Sai che non dici mal.

FOLLETTO

Qualche regalo

forse guadagnerò.

BETTINA

E la mia parte?

FOLLETTO

La tua parte s'intende.

BETTINA

Dunque a lei

presto vanne, cammina.

FOLLETTO

Ingegnarsi convien, cara Bettina.

[N. 13 - Aria Folletto]

Un uomo astuto, e destro

scialacqua, e vive bene;

di questo son maestro,

e scuola posso dar:

chi giuoca di cervello

con arte, ed impostura,

per tutto fa figura,

e il mondo fa burlar.

(parte)

Scena seconda

Bettina, indi don Simone.

Recitativo

BETTINA

Certo chi è destro al mondo

di far fortuna sempre può sperare.

SIMONE

In Napoli il corrier già ho fatto andare.

BETTINA

Serva vostra, signor.

SIMONE

Oh Betta bella,

schiavo, schiavo cor mio.

BETTINA

Cor mio.

SIMONE

Che serve,

già tu lo sai, carina,

che son morto per te.

BETTINA

Voi mi burlate,

sono una poverella.

SIMONE

Ma io ricca ti farò Bettina bella.

BETTINA

(Adesso è tempo.) Ricca? Eh non lo credo.

SIMONE

Ricca, ricca, ricchissima.

BETTINA

Ma veda, vossustrissima,

in questa borsa mia non v'è un soldetto.

(cava di saccoccia una borsa vuota)

SIMONE

Hai ragion. Prendi qua, mio dolce amore.

(le dà la sua)

BETTINA

Comincio adesso a credervi, signore.

SIMONE

Dammi la tua manina.

BETTINA

Oh mi vergogno.

SIMONE

Perché?

BETTINA

Perché arrossisco

di mostrarla così senza un anello.

SIMONE

Dunque prenditi questo.

(le dà un anello)

BETTINA

Ah quanto è bello.

Grazie.

SIMONE

Mi vuoi tu ben?

BETTINA

(strofinandosi il naso)

Sia maledetto...

SIMONE

Con chi l'hai?

BETTINA

L'ho ben con un stranuto;

par che voglia venire, e scampa via.

SIMONE

Piglia piglia tabacco, gioia mia.

(cava la scatola)

BETTINA

(prende tabacco)

Oh grazie.

SIMONE

Tira forte.

BETTINA

(stranuta)

Eccì.

SIMONE

Salute.

BETTINA

Buono questo tabacco!

SIMONE

È di Siviglia.

Ti piace? Non rispondi?

BETTINA

Io son sincera

mi piacerebbe più la tabacchiera.

SIMONE

Prendi la tabacchiera, e prendi ancora

il mio core con tutto l'altro resto.

BETTINA

Per adesso, signor, mi basta questo.

[N. 14 - Aria Bettina]

No, tanto scortese

non sono, signore,

quel vostro bel core

sta ben dove sta:

se il mio non vi spiace,

ve 'l dono a buon patto,

e giusto baratto

fra noi si farà.

Che dite, volete?

Son pronta, pigliate:

il vostro a me date,

contenta son già.

(Che caro babbeo,

che sciocco amatore.)

Non più, che l'amore

struggendo mi va.

(parte)

Recitativo

SIMONE

Costei non canterà più per le piazze.

Mi piace, e avanti sera

della sposa la faccio cameriera.

(parte)

Scena terza

Sala con sedie.
Don Pistacchio, indi un Servo, poi don Simone.

Recitativo

PISTACCHIO

Chi diavolo mai mi pose in testa

di voler prender moglie? Ho ben piacere

di sentir gli avvocati consultori

per dar fine alle liti, ed ai rumori.

(al servo)

Cosa c'è, perché corri? Sono giunti?

Me ne consolo. Chi? Montan le scale?

Ma chi, asinaccio? Ah, gli avvocati, oh caspita.

(smanioso)

Signor zio, signor zio. Presto vedete

don Simone dov'è, dov'è ficcato.

SIMONE

Perché gridi così, sei spiritato?

PISTACCHIO

Son giunti, son venuti.

SIMONE

Chi è venuto?

PISTACCHIO

I dottori, cospetto, gli avvocati.

SIMONE

Oh bravo. E dove sono?

PISTACCHIO

Per le scale.

SIMONE

Ad incontrarli andiamo.

PISTACCHIO

Ecco già entrano.

SIMONE

Che aria maestosa!

PISTACCHIO

Mi sembrano due satrapi d'Egitto.

SIMONE

Guarda che gravità.

PISTACCHIO

Attento, e zitto.

Scena quarta

Don Martino, e donna Lisetta vestiti d'avvocati, e detti.

[N. 15 - Duettino]

MARTINO

Qui è Baldo, e Bartolo,

è qui Solone.

LISETTA

Qui v'è Demostene,

v'è Cicerone.

MARTINO

Salvete domini.

LISETTA

Valete amici.

LISETTA E MARTINO

Siam qui a difendere

la verità.

Ma già che trattasi

di matrimonio,

il grande Tacito

deciderà.

Recitativo

PISTACCHIO

Signoris benvenutis.

SIMONE

Fate gratias

cum nobis sedebare.

MARTINO

(a Lisetta, e siede)

Sede, amice.

LISETTA

Sedebo.

LISETTA E SIMONE

(siedono)

Assediare.

MARTINO

Insomma, miei signori,

cosa saper bramate

dalle nostre gran teste letterate?

PISTACCHIO

Or io v'informerò. Eccellentissimi,

dottori sapientissimi,

sappiamo, che il mio caso

è degno di pietà. Io mi ritrovo

confuso fra due mogli; e se per sorte:

son costretto a pigliar moglie incerta,

ho timor d'aver anche incerti figli;

onde datemi voi lumi, e consigli.

MARTINO

Trattandosi di femmine,

il caso è filosofico.

LISETTA

Trattandosi di femmine,

il caso è metafisico.

PISTACCHIO

Trattandosi di femmine,

io dico schiettamente,

che questo caso è strano veramente.

SIMONE

Dunque, signori miei,

vi prego d'appianar qui presto presto

questo caso per noi tanto funesto.

MARTINO

Ecco decisum est: per chi voi prima

giurato avete amore,

quella sposare dovete, o mio signore.

PISTACCHIO

Adagio, ma colei, ch' è rifiutata

certo m'ammazzerà come ha promesso.

MARTINO

Oh magna pravitate, oh grande eccesso!

Chi macchina la morte

al preteso consorte,

non merta più il titolo di moglie;

ergo, se il mio parer da voi si stima,

dovete con ragione sposare la prima.

PISTACCHIO

E dice ben.

LISETTA

(Fingiam di contrastare.)

SIMONE

Or dell'altro il parer voglio ascoltare:

(a Lisetta)

su di tale argomento

cosa farebbe il suo buon sentimento?

LISETTA

De nullitate omnibus.

MARTINO

Come, quia, quare, cur?

SIMONE

No, non corriamo;

il suo compagno ancor sentir vogliamo.

LISETTA

Se, quod, absit, colei

a cui prima il suo amor giurò costui,

fosse la falsa, e non la sposa vera,

la massima è sincera:

crimen, vuole la legge,

dirimit sponsalitia.

MARTINO

Nego, nego.

LISETTA

(a don Pistacchio)

Probo consequentiam: che se questo,

di esser sposo diè fede alla prima,

sposando la seconda,

diverrebbe fallace:

et fallax est in lege de sponsalibus,

qui contrahit sponsalia cum duobus.

MARTINO

Un ignorante sei.

(si alzano)

LISETTA

Sei un somaro.

MARTINO

A me?

LISETTA

A te.

SIMONE

Pian piano.

PISTACCHIO

Ehi là, fermate.

Voi solo baruffate,

voi niente concludete,

ma io di legge insegno a quanti siete.

[N. 16 - Aria Pistacchio]

Facciamo un po' silenzio

signori sapientissimi,

e meco se avet'animo

venite a disputar.

Foemina non est foemina?

Hominum non est masculum?

Per questo il punto è fisico;

fisico vuol dire medico,

medico è nome critico,

chi critica fa piangere,

chi piange non può ridere:

ergo concludo, e termino,

che in oggidì le femmine

son fisiche, son critiche,

son tutte tutte lagrime,

e misero è quel masculum,

che ci ha da contrattar.

(parte)

Scena quinta

Donna Lisetta, don Martino, don Simone, indi Baronessa.

Recitativo

LISETTA

Andiam signor dottor, dell'insolenza

conto mi renderete in tribunale.

MARTINO

Vengo, non ho timor d'un animale.

SIMONE

Adesso che mi sono consigliato

ne so meno di prima. In queste nozze

qualche demonio ci ha voluto entrare.

BARONESSA

Sì sì, voglio andar via, fate attaccare.

(ad un servo che parte)

SIMONE

Madama, servo vostro.

BARONESSA

E avete ardire

di salutarmi ancor! In questo punto

a Napoli tornar voglio di fretta,

per far contro di voi giusta vendetta.

SIMONE

Ma cosa c'entro io! Orsù, signora,

parliamo un po' sul sodo: se voi siete

poco contenta del nipote mio,

pur che vogliate voi, vi sposo io!

BARONESSA

Dite davvero?

SIMONE

Parlo con schiettezza.

BARONESSA

Ed io per vendicarmi col barone,

l'offerta accetto di don Simeone.

SIMONE

Oh che gusto. Ma zitta.

BARONESSA

No, non parlo.

SIMONE

Adesso alla sordina voglio andare

le feste per le nozze ad ordinare.

[N. 17 - Aria Simone]

Vezzosa cara sposa

voi rimbambir mi fate;

il cor mi consolate,

lo sento a saltellar.

Ballando d'allegrezza

già fa la furlanetta;

per voi o mia diletta,

gran festa voglio far.

(parte)

Scena sesta

Baronessa, indi don Martino.

Recitativo

BARONESSA

Così, così si faccia. In questa guisa

contro quell'alma ardita

la mia vendetta più farò compita.

MARTINO

Ed è vero, o madama,

che in Napoli volete ritornare?

BARONESSA

Lo dissi; ma per or convien restare.

MARTINO

Abbiamo novità?

BARONESSA

Sì, mio padrone.

MARTINO

Ed è?

BARONESSA

Che sposerò don Simone.

MARTINO

(Oh poveretto me!) Ma Baronessa,

della vostra promessa

questi i patti non son. Di voi stupisco

non si tratta così, vi riverisco.

(in atto di partire)

BARONESSA

Fermatevi.

MARTINO

Non voglio.

BARONESSA

M'ascoltate.

MARTINO

Ma se...

BARONESSA

Via, per favor.

MARTINO

Son qua, parlate.

BARONESSA

Ditemi don Martino, è noto a voi

il mio temperamento?

MARTINO

So, che siete

una dama bizzarra; che vi piace

con tutti conversar: che vi diletta

il festino, il passeggio, l'allegria,

ma nemica però di gelosia.

BARONESSA

Qui vi volevo appunto; ed io per questo

ho piacer d'appigliarmi,

caro mio don Martin, compito, e bello,

a un sposo un po' attempato, e scioccarello.

MARTINO

Ma che! Son io geloso?

BARONESSA

Siete giovine, e basta.

MARTINO

No, madama, non son di questa pasta.

BARONESSA

Dunque alla prova.

MARTINO

Oh brava.

BARONESSA

Figuriamoci.

Ch'io sia già vostra moglie: si fa notte,

a voi vien volontà di andare a letto,

a me desio d'andare ad un festino.

MARTINO

Andate pur, che dorme don Martino.

BARONESSA

Dunque si dorme?

MARTINO

Dormo.

BARONESSA

Ecco alla porta

già picchia un cavalier: corro ad aprirla:

subito il cicisbeo mi dà il braccio,

ed io a lui favello in queste forme.

MARTINO

Parlate pur, che don Martino dorme.

[N. 18 - Duetto]

BARONESSA

Or che dorme il mio sposino

mio compito cavaliere,

zitti, zitti, pian pianino,

al festin vogliamo andar.

MARTINO

Madamima gentilina

andiam pur, che ci ho diletto;

don Martino già sta in letto

né per or si può destar.

BARONESSA E MARTINO

Già la moglie ed il marito

san la fede conservar.

BARONESSA

Sono entrata nel festino

ballo già con questo, e quello.

MARTINO

Balla balla che Martino

sta nel letto a riposar.

Ma se a caso lui si desta,

e nel letto non vi trova,

viene anch'esso nella festa,

e comincia a taroccar.

BARONESSA

No, caro Martino

son dama prudente,

modesta, e paziente,

con voi mi starò.

MARTINO

Di me più buonino,

più sposo giocondo,

no, no, che nel mondo

trovar non si può.

Quel labbro sincero

se il vero mi dice,

contento e felice

per sempre sarò.

(partono)

Scena settima

Gabinetto.
Don Pistacchio, donna Lisetta, indi don Martino, e Folletto.

Recitativo

PISTACCHIO

Signora no, di casa mia non voglio,

che partiate per ora.

LISETTA

Alla locanda

lasciatemi tornare,

e con quell'altra andatevi a sposare.

PISTACCHIO

Che sposare non la voglio.

Voi sol m'andate a genio.

LISETTA

Ah bugiardello,

vi conosco abbastanza;

non cimentate più la mia costanza.

MARTINO

Eccoli, son qua. Il mio pensiero

credo, che avrai capito.

FOLLETTO

Di quanto m'ordinò, sarà servito.

PISTACCHIO

Per Bacco, adesso adesso

prendo un coltello, spacco il petto a mezzo,

e vi faccio veder tutto il mio core.

MARTINO

Dunque più non tardar.

FOLLETTO

Vado, signore.

(parte)

Scena ottava

Don Pistacchio, donna Lisetta, e don Martino.

LISETTA

No, finto, non vi credo.

PISTACCHIO

Dalla rabbia

questa parrucca mi vorrei pelare.

MARTINO

(Si dia fine all'inganno con cervello.)

LISETTA

Ma zitto, è qua Martino mio fratello.

MARTINO

Don Pistacchio.

PISTACCHIO

Chi è?

MARTINO

Ho ben piacere

d'avervi con madama qui trovato.

PISTACCHIO

Ecco un novello intrico.

LISETTA

Che volete da noi?

MARTINO

Or ve lo dico:

la sposa Baronessa

contro di voi è troppo inferocita.

LISETTA

E troppo, padron mio,

sdegnata con costui ancor son io.

PISTACCHIO

Dunque capitoliamo.

MARTINO

Ella non vuole

cedere qui a madama.

LISETTA

Ed io sappiate,

cedere a lei non voglio.

PISTACCHIO

Consiglio don Martino, ch'io più m'imbroglio.

MARTINO

Sentite a me: la Baronessa vuole

portarsi al vicin tempio

della Cumana celebre Sibilla...

LISETTA

Per l'oracolo forse consultare?

MARTINO

Sì, mia signora.

PISTACCHIO

E cosa abbiam da fare?

MARTINO

Di venire nel tempio ancora voi

per sciogliere cotanta differenza,

e sentir dell'oracol la sentenza.

LISETTA

(Tutto ho capito già.)

PISTACCHIO

Voi che ne dite?

LISETTA

Andiam, per me son pronta.

PISTACCHIO

E se per sorte,

la Sibilla vi dice di lasciarmi?

LISETTA

Darsi pace convien, dolce mia vita;

vi sposerete l'altra, ed è finita.

PISTACCHIO

Ah cagna! E avresti cor d'abbandonarmi?

Mi sento... Ahimè... da piangere mi viene.

LISETTA

Or comprendo, cor mio, che mi vuoi bene.

[N. 19 - Recitativo accompagnato]

Ah no, non pianger più. Quei mesti occhietti

ravviva per pietà. Sappi, mio nume,

ch'io fida t'amerò, che questo core

tutto per te farà. Vadasi pure

l'oracolo a sentir. Della Sibilla

non pavento il voler. Fin negli elisi

fedel ti seguirò ferma, e costante,

o sposa, o amica, o sventurata amante.

[N. 20 - Rondò]

Dolce fiamma del mio core,

t'amerò, sarò costante;

e saprà quest'alma amante

delle stelle trionfar.

Mia speranza in me riposa,

ti consola, amato bene,

quelle luci più serene

fa' ch'io veda a scintillar.

Alme belle innamorate,

che pietose e care siete,

ah da me da me apprendete

un amante a consolar.

(parte)

Recitativo

MARTINO

(Lisetta m'ha capito.)

PISTACCHIO

Ah don Martino,

di costanza colei è un vero esempio.

MARTINO

Or meglio lo sapremo, Al tempio.

PISTACCHIO

Al tempio.

(partono)

Scena nona

Ameno boschetto tutto folto di cipressi, e mirti; in mezzo tempio della Sibilla Cumana, con simulacro fatto a guisa di sole, dove si leggono alcune cifre artefatte.
Folletto, indi Baronessa, poi donna Lisetta, dopo don Martino, e don Pistacchio.

Recitativo

FOLLETTO

A forza di denaro

il custode del tempio ho già sedotto

acciò ci lasci far questa finzione.

Le spose col barone

poco tardar potranno ad arrivare;

dunque all'erta Folletto...

ma sento gente... al posto mio mi metto.

(si cela dietro il simulacro)

BARONESSA

Ecco il tempio, ecco il sito. Il capitano

qui m'obbligò ben presto di venire,

per l'oracol sentire

di questa gran Sibilla portentosa,

ed intender da lei la vera sposa.

LISETTA

Questo, se non m'inganno,

esser dovrebbe il tempio. (Ecco l'amica.)

BARONESSA

(È qua la mia rivale.)

LISETTA

(Indifferenza

mostriam per poco ancora.)

Madama serva sua.

BARONESSA

Serva, signora.

MARTINO

Ecco siam giunti al tempio

dell'oracol sincero, e venerando.

PISTACCHIO

Sibilla mia a te mi raccomando.

LISETTA

Ben venga.

BARONESSA

Benvenuto.

PISTACCHIO

Ben trovate.

MARTINO

Via coraggio baron, di là passate.

PISTACCHIO

Come mi batte il cor.

MARTINO

Prima di tutto

bisogna che facciamo

alla nostra Sibilla la preghiera.

PISTACCHIO

Come sarebbe a dir?

MARTINO

Eccola scritta.

PISTACCHIO

Ma questa è in greco.

MARTINO

E in lingua greca appunto

da noi ora convien, che sia cantata,

perché dalla Sibilla fu formata.

PISTACCHIO

Son pronto.

LISETTA

Son qua lesta.

BARONESSA

Ed ancor io.

MARTINO

Dunque più non tardiamo,

ed il cantico greco incominciamo.

[N. 21 - Quartetto]

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E PISTACCHIO

Askara ki kila,

kiriki ki kola,

ka kara ka kala,

kula kulà.

LISETTA E MARTINO

Oh sapientissima

Sibilla amabile,

fra queste tenebre

lume voi dateci,

fateci intendere

la verità.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E PISTACCHIO

Askara ki kila,

kiriki ki kola,

ka kara ka kala,

kula kulà.

BARONESSA E PISTACCHIO

Col vostro lucido

saper vastissimo,

tante discordie

fate sospendere,

deh consolateci

per carità.

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E PISTACCHIO

Askara ki kila,

kiriki ki kola,

ka kara ka kala,

kula kulà.

FOLLETTO

(parlando per di dietro il simulacro)

Le spose saran spose: il vero sposo

più sposo non sarà.

Così del fato vuol la volontà.

PISTACCHIO

Che voce d'orco è questa!

BARONESSA, LISETTA E MARTINO

Che cifre portentose!

PISTACCHIO

Le spose saran spose.

BARONESSA, LISETTA E MARTINO

Lo sposo signor no.

PISTACCHIO

Insomma poverello

zitello io morirò.

BARONESSA, LISETTA E MARTINO

Così le stelle vogliono,

al ciel si sottometta.

PISTACCHIO

Sibilla maledetta,

oracolo briccone.

BARONESSA, LISETTA E MARTINO

Rispetto al ciel, barone.

PISTACCHIO

Son tutte falsità.

FOLLETTO

Di Giove adesso un fulmine

punire ti saprà.

(dall'alto del tempio scoppia un fulmine artefatto)

BARONESSA, LISETTA, MARTINO E PISTACCHIO

Oh che segno spaventoso!

Fuggo, scappo, mi nascondo.

Ah per me non v'è più mondo,

Giove mio pietà pietà.

(partono)

Recitativo

FOLLETTO

La scena veramente è stata bella;

ma presto a casa voglio ritornare,

perché mi starà Betta ad aspettare.

(parte)

Scena decima

Baronessa, e don Martino di nuovo, indi don Simone.

BARONESSA

Dunque per il barone

fu fatta questa burla?

MARTINO

Per appunto,

anzi ch'io mancherei

al dovere di sposo, e capitano,

s'or non vi palesassi un altro arcano.

BARONESSA

Parlate pur.

MARTINO

Sappiate,

che di quanto è accaduto in questo giorno,

io son stato l'autor.

BARONESSA

Dunque colei...

MARTINO

Colei, sposina bella,

è dama al par di voi, e mia sorella.

BARONESSA

Tanto inganno perché?

MARTINO

Perché mi vidi

da voi per questo sciocco rifiutato;

eccovi già l'arcan tutto spiegato.

BARONESSA

Ma se il barone è sciocco,

non è dover che sposi

neppur la vostra cara sorellina.

MARTINO

Sì, tanto vi prometto o mia sposina.

SIMONE

Ah sposa del mio core, è quasi un'ora,

che come can barbone,

vi cerca dappertutto don Simone.

BARONESSA

Fingiamo.

MARTINO

Sì, tacete.

BARONESSA

Anima bella,

che novitade abbiam?

SIMONE

Vi fo avvisata,

che la festa per noi è preparata.

BARONESSA

Oh bravo.

MARTINO

Evviva. Orsù felici sposi

vi lascio in libertà.

SIMONE

Ci fate grazia.

MARTINO

Ma però ricordatevi,

che sarò vostro cavalier servente.

BARONESSA

Oh circa questo non faremo niente.

MARTINO

Perché?

BARONESSA

Non faccio torto al mio sposino,

che di voi è più bello, e parigino.

SIMONE

Io me ne vado in zucchero.

MARTINO

Ah madama.

Appieno i pregi miei no, non saprete;

ma se qui gli dirò voi stupirete.

[N. 22 - Aria Martino]

Quando il labbro io movo a riso,

quando dolce vibro un sguardo,

come amor che scocca un dardo,

so furbetto, anch'io piagar.

Son falcone, son sparviero,

d'ogni donna io fo rapina:

con un vezzo, un'occhiatina,

le so tutte conquistar.

(parte)

Scena undicesima

Baronessa, e don Simone.

Recitativo

BARONESSA

No, non voglio serventi a me d'intorno;

sia notte, o sia di giorno,

sempre lo sposo mio vuo avere accanto.

SIMONE

Ah cara quella bocca. Mio nipote

creperà di dispetto.

BARONESSA

Ah, se m'amate,

quello sciocco più a me non rammentate.

SIMONE

Sì parliamo di noi. Fra poco, o cara,

sarem marito, e moglie.

BARONESSA

Dunque a casa

torniamo prestamente.

SIMONE

Andiam, mio sole.

Vi dico in due parole,

che ho fatto un apparecchio

da principe, da re, da gran signore.

BARONESSA

Ah di contento in sen mi balza il core.

[N. 23 - Aria Baronessa]

Sento un'amena voce,

che mi consola, e dice,

spera, sarai felice,

calma il tuo cuore avrà.

D'amore è questa qui,

la sento signor sì.

Ah caro amor non più,

che il cor mi va su e giù.

Sposino mio bellino,

son lieta, e son contenta:

per te già già s'aumenta

la mia felicità.

(partono)

Scena dodicesima

Gabinetto.
Bettina, e Folletto, indi don Pistacchio.

Recitativo

BETTINA

Tutto questo è accaduto?

FOLLETTO

E questo è un niente;

il più bello fra poco si vedrà.

BETTINA

Davvero, che il baron mi fa pietà!

FOLLETTO

Eccolo qua se n' viene.

BETTINA

Osserva, osserva,

spaventato il meschin mi pare ancora.

PISTACCHIO

No, più moglie non prendo in mia malora.

(parlando a due servitori)

Le feste sospendete

mandate via di casa i credenzieri,

e i sguatteri con loro, e i cucinieri.

(i servi partono)

BETTINA

Signor, qual novità! Le nostre nozze

ognun per festeggiar già è preparato.

PISTACCHIO

Che nozze! Voglio andarmi a far soldato.

BETTINA

Come?

FOLLETTO

Perché?

PISTACCHIO

Così vuol la Sibilla,

l'oracolo, il malanno, la saetta,

Giove, Saturno, il ciel, la mia disdetta.

BETTINA

Voi mi fate stupire.

PISTACCHIO

Dimmi un poco...

(Per bacco, che farei per farla bella.)

Scena tredicesima

Donna Lisetta, don Martino, e detti.

LISETTA

Zitto, l'amico è qua.

MARTINO

Sentiam sorella.

PISTACCHIO

Per far restar bugiarda la Sibilla,

avresti a caro d'essere mia sposa?

FOLLETTO

Digli di sì.

BETTINA

E perché no? Sarebbe

troppa la sorte mia.

PISTACCHIO

E mia sposa sarai.

LISETTA

(Oh che pazzia!)

PISTACCHIO

Presto correte, andate;

le genti licenziate

fermate a nome mio. Cena, festino,

tutto fate allestire in un momento.

BETTINA

Vado con mio piacer.

FOLLETTO

Volo contento.

(partono)

LISETTA

(Or lascia fare a me.) Ma don Pistacchio,

se prendere più moglie non volete,

almen vi compiacete

le nozze d'onorar di don Simone.

PISTACCHIO

Mio zio si sposa?

LISETTA

Sì.

PISTACCHIO

Resto un stivale!

E la sposa qual è?

LISETTA

La mia rivale.

PISTACCHIO

Tutto questo ci sta! Ed io a costo

di restare da Giove incenerito,

a lor dispetto vi farò marito.

MARTINO

Ma voi siete un volubile,

ora sì, ora no.

LISETTA

Ah quanto, o caro,

per te penar degg'io!

Abbi pietà di me, bell'idolo mio.

[N. 24a - Finale II]

Prigioniera abbandonata

pietà merto, e non rigore;

ahi fai torto al tuo bel core

se mi stai più a lusingar.

(piange)

MARTINO

(a Lisetta)

Vil trofeo d'un'alma imbelle

è quel ciglio allor che piange.

(a don Pistacchio)

Qui non s'usa come al Gange

le donzelle a corbellar.

PISTACCHIO

Se più turbo il tuo riposo,

se m'accendo ad altro lume,

che mi faccia il cieco nume

orbo affatto diventar.

LISETTA

Dunque tu sarai mio sposo?

PISTACCHIO

Da barone sì, lo giuro.

MARTINO

Io però non l'assicuro.

LISETTA E PISTACCHIO

Non ci stia più a frastornar.

MARTINO

Basta, basta, lo vedremo.

LISETTA E PISTACCHIO

Signor sì, sposar vogliamo.

LISETTA, PISTACCHIO E MARTINO

Presto in sala dunque andiamo

queste nozze a festeggiar.

(partono)

Scena quattordicesima

Gran sala illuminata, con tavola nel mezzo imbandita.
Bettina, e Folletto, indi Baronessa, e don Simone.

[N. 24b - Finale II]

BETTINA

Allegri staffieri.

FOLLETTO

Attenti servite.

BETTINA

La mensa imbandite.

FOLLETTO

Bottiglie portate.

BETTINA E FOLLETTO

Godete, brillate,

che festa si fa.

BARONESSA

Che stanza superba!

SIMONE

Che reggia d'amore!

BARONESSA

Rallegra il mio core.

SIMONE

Consola abbastanza.

BARONESSA E SIMONE

La cena, la danza

qui spicco farà.

Scena ultima

Don Pistacchio, don Martino, donna Lisetta, e detti.

MARTINO

Che vago apparecchio!

LISETTA

Che sala fastosa!

PISTACCHIO

Che cena famosa!

MARTINO

Che lauto banchetto!

LISETTA, MARTINO E PISTACCHIO

Mi reca diletto,

piacere mi dà.

BARONESSA E SIMONE

Noi sposi fra poco

saremo, sappiate.

BARONESSA, LISETTA, SIMONE, MARTINO E PISTACCHIO

Gran gusto ci date

con tal novità.

LISETTA E PISTACCHIO

Fra poco, signori,

noi pure sposeremo.

BARONESSA, LISETTA, SIMONE, MARTINO E PISTACCHIO

Più festa faremo,

di più si godrà.

MARTINO

A tavola dunque

andiamo a cenare.

BARONESSA, LISETTA, SIMONE E PISTACCHIO

No, prima sposare

vogliamo noi qua.

TUTTI

Amore, ed Imene,

le faci accendete;

qui presto scendete,

che all'ordine è già.

PISTACCHIO

(alla Baronessa)

Cara sposa, vezzosa, bellina,

la manina porgete su a me.

BARONESSA

Sì, son lesta, mio dolce sostegno;

ecco il pegno d'amore, e di fé.

(dà la mano a don Martino)

PISTACCHIO

Oh cospetto, qui resto di sasso!

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Più bel spasso di questo non v'è.

PISTACCHIO

(a donna Lisetta)

Ah mia vita, speranza gradita.

Ecco il punto d'unirmi con te.

LISETTA

Sì, mio cuore, ne siete ben degno;

ecco il pegno d'amore, e di fé.

(dà la mano a don Simone)

PISTACCHIO

Oh cospetto, qui resto di sasso!

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Più bel spasso di questo non v'è.

PISTACCHIO

Ma digiuno non resta il barone;

un boccone già tengo da re:

cara Betta, sposiamoci in fretta.

BETTINA

Ecco il pegno d'amore, e di fé.

(dà la mano a Folletto)

PISTACCHIO

Oh che scena, oh che burla cospetto!

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Più diletto di questo non v'è.

PISTACCHIO

Orsù di casa mia

partite o donne infeste;

sospendansi le feste...

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Le feste s'han da far.

PISTACCHIO

Smorzate le candele.

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Più lumi preparate.

PISTACCHIO

La mensa sparecchiate.

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Portate da mangiar.

PISTACCHIO

Io solo qua comando.

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Comanda la Sibilla.

PISTACCHIO

(sommesso)

O nome venerando.

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Dovete zitto star.

PISTACCHIO

Che belle nozze ho fatto!

BARONESSA, LISETTA, BETTINA, SIMONE, MARTINO E FOLLETTO

Pazienza aver vi tocca.

PISTACCHIO

Con tre polpette in bocca

digiuno ho da restar.

TUTTI

Un sposo di tre femmine,

ma di nessuna sposo,

ridicolo, e grazioso,

chi vuol vedere è qua.

Ai buoni posti, maschere,

a prendere i biglietti,

la spesa è due soldetti,

contento ognun sarà.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciottesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena ultima