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Siroe, re di Persia

SIROE, RE DI PERSIA

Dramma per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Pietro METASTASIO, Nicola Francesco HAYM.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.

Prima esecuzione: 17 febbraio 1728, Londra.


Personaggi:

COSROE re di Persia, amante di Laodice

baritono

SIROE primogenito del medesimo e amante di Emira

contralto

MEDARSE secondogenito di Cosroe

tenore

EMIRA principessa di Cambaia in abito da uomo sotto nome d'Idaspe amante di Siroe

soprano

LAODICE amante di Siroe e sorella di Arasse

soprano

ARASSE generale dell'armi persiane ed amico di Siroe

baritono




La scena è nella città di Seleucia.

Argomento

Cosroe II re di Persia trasportato da soverchia tenerezza per Medarse suo minor figliuolo, giovane di fallaci costumi, volle associarlo alla corona defraudandone ingiustamente Siroe suo primogenito principe valoroso ed intolerante, il quale fu vendicato di questo torto dal popolo e dalle squadre che infinitamente l'amavano e si sollevarono a suo favore.

Cosroe nel dilatar con l'armi i confini del dominio persiano, si era tanto inoltrato con le sue conquiste verso l'oriente che avea tolto ad Asbite re di Cambaia il regno e la vita. Né dalla licenza de' vincitori avea potuto salvarsi alcuno della regia famiglia, fuori che la principessa Emira figlia del suddetto Asbite, la quale, dopo aver lungamente peregrinato, persuasa alfine non meno dall'amore, che avea già concepito antecedentemente per Siroe, che dal desiderio di vendicar la morte del proprio padre, si ridusse nella corte di Cosroe in abito virile col nome d'Idaspe, dove dissimulando sempre l'odio suo, incognita a ciascuno, fuori che a Siroe, ed introdotta da lui medesimo, seppe tanto avanzarsi nella grazia di Cosroe che divenne il di lui più amato confidente. Sopra questi fondamenti tratti in parte dagli scrittori della storia bizantina ed in parte verosimilmente ideati si ravvolgono gli avvenimenti del dramma.

Atto primo

[N. 1 - Ouverture]

Scena prima

Gran tempio dedicato al sole con ara e simulacro del medesimo.
Cosroe, Siroe e Medarse.

[N. 2 - Sinfonia]

Recitativo

COSROE

Figli, di voi non meno

che del regno io son padre; io deggio a voi

la tenerezza mia ma deggio al regno

un successore in cui

riconosca la Persia un degno erede.

La mia scelta fra voi gli animi accenda.

Ecco l'ara, ecco il nume,

giuri ciascun di tolerarla in pace.

SIROE

(Che giuri il labro mio!

Ah no.)

MEDARSE

Pronto ubbidisco. (Il re son io.)

[N. 3 - Arioso]

«A te nume fecondo

cui tutti deve i pregi suoi natura

s'offre Medarse e giura

porgere al nuovo rege il primo omaggio.»

Recitativo

COSROE

Amato figlio. Al nume

Siroe t'accosta e dal minor germano

ubbidienza impara.

SIROE

E vuoi ch'io giuri?

Questa ingiusta dubbiezza

abbastanza m'offende.

Tu sai di quante spoglie

Siroe finora i tuoi trionfi accrebbe.

COSROE

So ancor di più. Fin del nemico Asbite

so ch'Emira la figlia

amasti a mio dispetto e mi rammento

che sospirar ti vidi

nel dì ch'io tolsi a lui la vita e 'l regno.

SIROE

Appaga pure appaga

quel cieco amor che a me ti rende ingiusto.

Chi sa? Vegliano i numi

in aiuto agli oppressi. Egli è secondo

d'anni e di merti e ci conosce il mondo.

COSROE

Infino a le minacce

temerario t'inoltri? Io voglio...

MEDARSE

Ah padre

non ti sdegnare.

COSROE

No, per sua pena

voglio che in questo dì suo re t'adori,

voglio oppresso il suo fasto e veder voglio

qual mondo s'armi a sollevarlo al soglio.

[N. 4 - Aria]

Se il mio paterno amore

sdegna il tuo cuore altero,

più giudice severo

che padre a te sarò.

E l'empia fellonia

che forse volgi in mente

prima che adulta sia

nascente opprimerò.

(parte)

Scena seconda

Siroe e Medarse.

[N. 5 - Recitativo accompagnato]

SIROE

E puoi senza arrossirti

fissar Medarse in sul mio volto i lumi?

MEDARSE

Olà così favella

Siroe al suo re? Ben sai...

SIROE

Troppo presto t'avanzi

a parlar da monarca. In su la fronte

la corona paterna ancor non hai.

Scena terza

Emira in abito da uomo col nome d'Idaspe e detti.

Recitativo

EMIRA

Perché di tanto sdegno

principi vi accendete?

MEDARSE

(ad Emira)

Quant'odio in seno accolga

vedilo al volto acceso, al guardo bieco.

EMIRA

(a Medarse)

Parti, non l'irritar, lasciami seco.

MEDARSE

Deh tu lo placa Idaspe:

digli che adoro in lui il mio sovrano.

EMIRA

Vanne.

MEDARSE

(Il trionfo mio non è lontano.)

(parte)

Scena quarta

Emira e Siroe.

SIROE

Bella Emira adorata.

EMIRA

Taci, non mi scoprir, chiamami Idaspe.

SIROE

Nessun ci ascolta e solo

a me nota qui sei.

EMIRA

Siroe che fa? Riposa

stupido e lento in un letargo indegno

e allor che perde un regno

quasi inerme fanciullo armi non trova.

SIROE

Che posso far?

EMIRA

Che puoi?

Tutto potresti. A tuo favor di sdegno

arde il popol fedele; un colpo solo...

SIROE

Che mi chiedi mia vita?

EMIRA

Un colpo io chiedo

necessario per noi. Sai quale io sia.

SIROE

Lo so. L'idolo mio,

l'indica principessa Emira sei.

EMIRA

Ma quella io sono a cui da Cosroe istesso

Asbite il genitor fu già svenato.

Ma son quella infelice

che sotto ignoto ciel priva del regno

erro lontan da le paterne soglie

per desio di vendetta in queste spoglie.

SIROE

Oh dio per opra mia

nella regia t'avanzi e giungi a tanto

che di Cosroe il favor tutto possiedi.

EMIRA

Ama Idaspe il tiranno e non Emira.

Pensa, se tua mi brami,

ch'io voglio la sua morte.

SIROE

Ed io potrei

da Emira esser accolto

immondo di quel sangue

e coll'orror d'un parricidio in volto?

EMIRA

Senti, se il tuo mi nieghi

è già pronto altro braccio. In questo giorno

compir l'opra si deve; e sono io stessa

premio de la vendetta.

SIROE

E sì gran pena

merta l'ardir d'averti amata?

EMIRA

Assai

m'è palese il tuo cor, no che non m'ami.

SIROE

Non t'amo!

EMIRA

Ecco Laodice, ella che gode

l'amor tuo lo dirà.

SIROE

Soffro costei

sol per Cosroe che l'ama, in lei lusingo

un possente nemico.

Scena quinta

Laodice e detti.

EMIRA

Alfin giungesti

a consolar Laodice un fido amante.

LAODICE

L'afferma Idaspe,

il crederò.

EMIRA

Ti dirà Siroe il resto.

SIROE

(Che nuovo stil di tormentarmi è questo!)

LAODICE

(a Siroe)

E potrei lusingarmi

che s'abbassi ad amarmi

prence illustre il tuo cor?

EMIRA

Per te sicuro

è l'amor suo.

SIROE

(piano ad Emira)

Per lei?

EMIRA

(piano a Siroe)

Taci spergiuro.

LAODICE

E rende amor sì poco

il suo labro loquace?

EMIRA

Sai che un fido amatore avvampa e tace.

LAODICE

Idaspe e pur mi resta

un gran timor ch'ei non m'inganni.

EMIRA

Affatto

condannar non ardisco il tuo sospetto.

Mai nel fidarsi altrui

non si teme abbastanza, il so per prova.

Rara in amor la fedeltà si trova.

[N. 6 - Aria]

D'ogni amator la fede

è sempre mal sicura.

Piange, promette e giura,

chiede, poi cangia amore,

facile a dir che muore,

facile ad ingannar.

E pur non ha rossore

chi un dolce affetto oblia,

come il tradir non sia

gran colpa nell'amar.

(parte)

Scena sesta

Siroe e Laodice.

Recitativo

LAODICE

Siroe non parli? Or di che temi? Idaspe

più presente non è, spiega il tuo foco.

SIROE

Scorda un amor ch'è tuo periglio e mio.

Se Cosroe che t'adora

giunge a scoprir...

LAODICE

Non paventar di lui,

nulla saprà.

SIROE

Ma Idaspe...

LAODICE

Idaspe è fido

e approva il nostro amore.

SIROE

Non è sempre d'accordo il labro e il core.

LAODICE

No no.

SIROE

Dunque m'ascolta.

Ardo per altra fiamma, io son fedele

a più vezzosi rai,

non t'amerò, non t'amo e non t'amai.

[N. 7 - Aria]

Se il labro amor ti giura,

se mostra il ciglio amor,

il labro è mentitor,

t'inganna il ciglio.

Un altro cor procura,

scordati pur di me

e sia la tua mercé

questo consiglio.

(parte)

Scena settima

Arasse e detta.

Recitativo

ARASSE

Di te germana in traccia

sollecito ne vengo.

LAODICE

Ed opportuno

giungi a me. Bramai di favellarti.

ARASSE

Cosroe di sdegno acceso

vuol Medarse sul trono:

svolgi se puoi lo sdegno

ed in Siroe un eroe conserva al regno.

LAODICE

Siroe un eroe! T'inganni; ha un'alma in seno

stoltamente feroce, un cor superbo

che solo è di sé stesso

insano ammirator, ch'altri non cura

e che tutto in tributo

il mondo al suo valor crede dovuto.

ARASSE

Che insolita favella! E credi...

LAODICE

E credo

necessaria per noi la sua rovina.

ARASSE

Condannerà ciascuno

il tuo genio volubile e leggiero.

LAODICE

Costanza è spesso il variar pensiero.

[N. 8 - Aria]

O placido il mare

lusinghi la sponda

o porti con l'onda

terrore e spavento

è colpa del vento,

sua colpa non è.

S'io vo con la sorte

cangiando sembianza,

virtù l'incostanza

diventa per me.

(partono)

Scena ottava

Camera interna di Cosroe con tavolino e sedia.
Siroe con foglio.

Recitativo

SIROE

Da l'insidie d'Emira

si tolga il genitor. Con questo foglio

di mentiti caratteri vergato

si palesi il periglio,

ma si celi l'autor. Se il primo io taccio

tradisco il padre. E se il secondo io svelo

sacrifico il mio ben. Così...

(posa il foglio)

Ma parmi

che il re s'inoltri a questa volta. Oh numi

da voi difesa sia

Emira, il padre e l'innocenza mia.

Scena nona

Cosroe, Siroe in disparte e poi Laodice.

COSROE

Che da un superbo figlio

prenda leggi il mio cor!

(vedendo Laodice)

E quale o cara

insolita ventura a me ti guida?

LAODICE

Un tuo figlio procura

di sedurre il mio amor, perch'io ricuso

di renderlo contento

minaccia il viver mio.

SIROE

(Numi, che sento!)

COSROE

De l'amato Medarse

esser colpa non può. Siroe è l'audace.

LAODICE

Purtroppo è ver. Ma sola

contro un figlio real che far poss'io?

SIROE

(Tutto il mondo congiura a danno mio.)

COSROE

Anche in amor costui

rivale ho da soffrir! Indegno figlio!

(siede; e s'avvede del foglio, lo prende e legge da sé)

LAODICE

(Stupido ei legge e impallidisce!)

COSROE

Oh numi.

(s'alza)

LAODICE

Che ti affligge o signor?

Scena decima

Medarse e detti.

MEDARSE

Padre io ti miro

cangiato in volto.

COSROE

Ah senti

caro Medarse e inorridisci.

MEDARSE

(Un foglio!)

LAODICE

(Che mai sarà!)

Recitativo secco

COSROE

(legge)

«Cosroe, chi credi amico

insidia la tua vita. In questo giorno

il colpo ha da cader. Temi in ciascuno

il traditor. Morrai, se i tuoi più cari

de la presenza tua tutti non privi.

Chi ti avvisa è fedel, credilo e vivi.»

Recitativo

LAODICE

Gelo d'orrore!

COSROE

E qual pietà crudele

è il salvarmi così? Da mano ignota

mi vien l'avviso e mi si tace il reo.

MEDARSE

Quando giunge all'estremo il tuo cordoglio

non ho cor di tacerlo. È mio quel foglio.

SIROE

(Ah mentitor.)

COSROE

L'empio conosci e ancora

l'ascondi a l'ira mia?

MEDARSE

(s'inginocchia)

Padre adorato, ah non voler nel sangue

di questo reo contaminar la mano.

Chi t'insidia è tuo figlio, è mio germano.

SIROE

(Che tormento è tacer.)

COSROE

Sorgi.

(lo leva da terra)

A Medarse

chi l'arcano scoprì?

MEDARSE

Fu Siroe istesso.

LAODICE

(Chi 'l crederebbe!)

MEDARSE

Ei mi volea compagno

al crudel parricidio; invan m'opposi,

la tua morte giurò, perciò Medarse

in quel foglio scoprì l'empio desio.

SIROE

(si scopre)

Medarse è un traditor. Quel foglio è mio!

MEDARSE

(Oh ciel!)

LAODICE

(Che veggio mai.)

COSROE

Siroe nascoso

ne le mie stanze!

MEDARSE

Il suo delitto è certo.

SIROE

Ei mente, a te mi trasse

il desio di salvarti; un core ardito

ti desidera estinto e sei tradito.

Scena undicesima

Emira sotto nome d'Idaspe e detti.

EMIRA

Chi tradisce il mio re? Per sua difesa

ecco il braccio, ecco l'armi.

SIROE

Solo Idaspe mancava a tormentarmi.

COSROE

(dà il foglio ad Emira, quale lo legge da sé)

Vedi amico a qual pena

mi serba il ciel.

LAODICE

(Che inaspettati eventi!)

EMIRA

(rende il foglio a Cosroe)

Donde l'avviso? È noto il reo?

MEDARSE

Medarse

tutto svelò.

SIROE

Il germano

t'inganna Idaspe, io palesai l'arcano.

COSROE

Dunque perché non scopri

l'insidiator?

SIROE

Dirti di più non deggio.

EMIRA

Perfido, e in questa guisa

di mentita virtù copri il tuo fallo?

COSROE

Così m'insidi il trono?

SIROE

Difendermi non posso e reo non sono.

MEDARSE

E non è reo chi niega

al padre un giuramento?

LAODICE

Non è reo l'ardimento

del tuo foco amoroso?

COSROE

Non è reo chi nascoso

io stesso ho qui veduto?

EMIRA

Non è reo chi ha potuto

recar quel foglio e si sgomenta e tace

quando seco io ragiono.

SIROE

Tutti reo mi volete e reo non sono.

[N. 9 - Aria]

La sorte mia tiranna

farmi di più non può.

M'accusa e mi condanna

un'empia ed un germano,

l'amico e il genitor.

Ogni soccorso è vano,

che più sperar non so.

Perché fedel son io

questo è il delitto mio,

questo diventa error.

(parte)

Scena dodicesima

Cosroe, Emira, Medarse e Laodice.

Recitativo

COSROE

Olà s'osservi il prence.

EMIRA

A la tua cura io veglierò fedele.

COSROE

Scuopri l'indegna trama

ed in Cosroe difendi un re che t'ama.

(parte)

MEDARSE

Avresti mai creduto

in Siroe un traditor?

LAODICE

Tanto infedele

lo prevedesti e temerario tanto?

EMIRA

E qual viltade è questa

d'insultar chi non v'ode?

MEDARSE

Che pietà!

LAODICE

Che difesa!

MEDARSE

E tu finora

non l'insultasti?

LAODICE

Or qual cagion ti muove

a sdegnarti con noi!

EMIRA

A me lice insultarlo e non a voi.

[N. 10 - Aria]

Vedeste mai sul prato

cader la pioggia estiva?

Talor la rosa avviva

a la viola appresso;

figlio del prato istesso

è l'uno e l'altro fiore

ed è l'istesso umore

che germogliar gli fa.

Il cor non è cangiato

se accusa o se difende.

Una cagion m'accende

di sdegno e di pietà.

(parte)

Scena tredicesima

Laodice e Medarse.

Recitativo

LAODICE

Gran mistero in que' detti Idaspe asconde.

MEDARSE

Semplice e tu lo credi? A te dovrebbe

esser nota la corte. È di chi gode

del principe il favor questo il costume:

di non esser altrui già mai sincero,

adombrando co' detti il suo pensiero.

[N. 11 - Aria]

Chi è più fedele

ritrova pene,

perché la spene

ognor si turba,

né sa di che.

Tale il nocchiero

che ben non vede,

vela che riede

teme che venga

contro di sé.

(parte)

Scena quattordicesima

Laodice.

Recitativo

Non credo che sian finti

d'Idaspe i sensi. È ver ch'io non gli intendo,

ma vo, quando l'ascolto,

cangiando al par di lui voglia e pensiero

né so più quel che temo o quel che spero.

[N. 12 - Aria]

Or mi perdo di speranza,

or la speme torna in vita:

spera, o core, avrai pietà.

Sì mi dice la costanza,

ch'al mio petto è sì gradita,

ma non so se cangerà.

(parte)

Atto secondo
Scena prima

Parco reale.
Siroe e poi Laodice.

[N. 13 - Arioso]

SIROE

Deh, voi mi dite, o numi,

se quale il mio fu mai

core da tanti guai

e affanni oppresso.

Recitativo

Dite...

Ma qui Laodice!

LAODICE

Amato prence

così confusa io sono

che non ho cor di favellarti.

SIROE

Avesti

però cor d'accusarmi.

LAODICE

Un cieco sdegno,

figlio del tuo disprezzo,

persuase l'accusa. Ah tu perdona,

perdona o Siroe un violento amore.

Io scoprirò l'inganno.

Saprà Cosroe ch'io fui...

SIROE

La tua ruina

non fa la mia salvezza.

LAODICE

E quale ammenda

può farmi meritare il tuo perdono?

SIROE

Più non amarmi.

LAODICE

Oh dio, come potrei

lasciar sì dolci affetti in abbandono?

SIROE

Questo da te domando unico dono.

[N. 14 - Aria]

LAODICE

Mi lagnerò tacendo

del mio destino avaro

ma ch'io non t'ami, o caro,

non lo sperar da me.

Crudele in che t'offendo

se resta a questo petto

il misero diletto

di sospirar per te?

(parte)

Scena seconda

Siroe, poi Emira sotto nome d'Idaspe.

Recitativo

SIROE

Come quel di Laodice

potessi almen lo sdegno

placar de l'idol mio.

EMIRA

Fermati indegno!

Vai forse al genitore

a palesar quel che taceva il foglio?

SIROE

Quel foglio in che t'offese? Io son creduto

reo del delitto e me 'l sopporto e taccio.

EMIRA

Ed io crudel, che faccio

qualor t'insulto? Assicurar procuro

Cosroe della mia fé, più per tuo scampo

che per la mia vendetta.

SIROE

Ah dunque o cara

fa' più per me. Perdona al padre o almeno

se brami una vendetta apri il mio seno.

EMIRA

Io confonder non so Cosroe col figlio.

Odio quello, amo te, vendico estinto

il proprio genitore.

SIROE

E il mio, che vive,

per legge di natura anch'io difendo.

EMIRA

A noi, a noi che siamo

figli di due nemici,

è delitto l'amor, dobbiamo odiarci.

Cominci in questo punto il nostro sdegno.

(in atto di partire)

SIROE

Mio ben t'arresta.

EMIRA

Ardisci

di chiamarmi tuo bene?

SIROE

A torto l'amor mio...

EMIRA

Taci, l'amore

è ne l'odio sepolto.

SIROE

Dunque così degg'io?...

EMIRA

Sì, scordati di me.

SIROE

Emira addio.

(in atto di partire)

EMIRA

Sentimi, non partir.

SIROE

Che vuoi ch'io senta?

Il mio sangue si chiede,

barbara il verserò. L'animo acerbo

pasci nel mio morir.

(cava la spada)

Scena terza

Cosroe senza Guardie e detti.

COSROE

Che fai superbo!

EMIRA

(O dèi.)

COSROE

Contro un mio fido

stringi il brando o fellon? Niega se puoi.

SIROE

Tutto è vero, io son reo, tradisco il padre,

son nemico al germano, insulto Idaspe,

mi si deve la morte. Ingiusto sei

se la ritardi adesso.

Non curo uomini e dèi,

odio il giorno, odio tutti, odio me stesso.

EMIRA

(Difendetelo o numi.)

COSROE

Olà costui s'arresti.

Escono alcune Guardie.

SIROE

Il mio tormento

termini col morir.

COSROE

Sarai contento.

EMIRA

Mio re, che dici!

Necessaria a' tuoi giorni

è la vita di Siroe, ei non ancora

i complici scoprì.

COSROE

È vero. Oh quanto

deggio al tuo amor! Vegliami sempre a lato.

SIROE

Forse incontro al tuo fato

corri così. Non può tradirti Idaspe?

EMIRA

Io tradirlo!

SIROE

In ciascuno

può celarsi il nemico, ah non fidarti.

Chi sa l'empio qual è.

COSROE

Chetati e parti.

[N. 15 - Aria]

SIROE

Mi credi infedele!

Sol questo m'affanna.

Chi sa chi t'inganna.

(Che pena è tacer!)

Sei padre, son figlio,

mi scaccia, mi sgrida.

Ma pensa al periglio,

ma poco ti fida,

ma impara a temer.

(parte con guardie)

Scena quarta

Cosroe ed Emira, e poi Medarse.

Recitativo

EMIRA

(Pensoso è il re.)

COSROE

(Per tante prove e tante

so che il figlio è infedel ma pur que' detti...)

EMIRA

(Siam soli. Il tempo è questo.

La vittima si sveni al genitore.)

(snuda la spada per ferir Cosroe)

MEDARSE

Signore.

EMIRA

(Oh dèi!)

MEDARSE

Perché quel ferro Idaspe?

EMIRA

Per deporlo al suo piè; v'è chi ha potuto

farlo temer di me. Troppo geloso

io son de l'onor mio.

Finché non scopri il vero

eccomi disarmato e prigioniero.

COSROE

(Che fedeltà!) Ritorni

per mia difesa al fianco tuo la spada.

Fra le reali guardie

le più fide tu scegli; a tuo talento

le cambia e le disponi e sia tuo peso

di scoprir chi m'insidia.

EMIRA

Al regio cenno

ubbidirò né dal mio sguardo accorto

potrà celarsi il reo. (Son quasi in porto.)

[N. 16 - Aria]

Sgombra da l'anima

tutto il timor.

Più non ti palpiti

dubbioso il cor.

Riposa e credimi

ch'io son fedel.

Se al mio regnante,

se al dover mio

per un istante

mancar poss'io,

con me si vendichi

sdegnato il ciel.

(parte)

Scena quinta

Cosroe e Medarse.

Recitativo

MEDARSE

Signor, per tua salvezza

meglio è che Siroe appaghi

e lui sollevi al trono.

Volontier gli abbandono

la contesa corona. Andrò lontano

per placar l'ira sua. Se questo è poco,

sazialo del mio sangue.

Sarò felice appieno

se può la mia ferita

render la pace a chi mi diè la vita.

COSROE

Sento per tenerezza

il ciglio inumidir. Caro Medarse

in questo dì sarai

tu mio compagno al soglio.

Così abbatter saprò d'un reo l'orgoglio.

(parte)

MEDARSE

Gran cose io tento, e l'intrapreso inganno

mostra il premio vicino. In mezzo a tanti

perigliosi tumulti io non pavento:

non si commetta al mar chi teme il vento.

[N. 17 - Aria]

Fra l'orror della tempesta

che alle stelle il volto imbruna,

qualche raggio di fortuna

già comincia a scintillar.

Dopo sorte sì funesta

sarà placida quest'alma,

e godrà, tornata in calma,

i perigli a rammentar.

(parte)

Scena sesta

Appartamenti terreni corrispondenti a' giardini con sedie.
Siroe, e poi Cosroe ed Emira sotto nome d'Idaspe.

Recitativo

SIROE

Qui da Cosroe richiesto, a lui ne vengo,

e meco ancor ne viene

la crudel compagnia di mie sventure.

COSROE

Veglia Idaspe a l'ingresso e il cenno mio

ne le vicine stanze

Laodice attenda.

EMIRA

Ubbidirò.

(si ritira in disparte)

COSROE

Siedi Siroe e m'ascolta.

Io vengo qual mi vuoi, giudice o padre.

SIROE

Il giudice non temo. Il padre adoro.

(siede)

COSROE

Posso sperar dal figlio

ubbidito un mio cenno? Infin ch'io parlo

taci e mostrami in questo il tuo rispetto.

SIROE

Finché vuoi tacerò, così prometto.

EMIRA

(Che dir vorrà!)

COSROE

Di mille colpe reo

Siroe tu sei. Un giuramento io chiedo

per riposo del regno e tu ricusi.

Ti perdono e t'abusi

di mia pietà. Mi fa palese un foglio

che v'è tra' miei più cari un traditore;

io veggo te ne le mie stanze ascoso.

Che più. Medarse istesso

scopre i tuoi falli...

SIROE

E creder puoi veraci...

COSROE

Serbami la promessa, ascolta e taci.

EMIRA

(Misero prence!)

COSROE

Ognun di te si lagna.

Tenti Laodice e la minacci, Idaspe

infin sugli occhi miei svenar procuri;

né ti basta. I tumulti a danno mio

ne' popoli risvegli.

SIROE

Ah son fallaci...

COSROE

Serbami la promessa, ascolta e taci.

Torniam figlio ad amarci, il reo mi svela

o i complici palesa. Un padre offeso

altr'ammenda non chiede

da l'offensor che pentimento e fede.

EMIRA

(Veggio Siroe commosso.

Ah mi scoprisse mai!)

SIROE

Parlar non posso.

COSROE

Odi Siroe. Se temi

per la vita del reo, paventi invano.

Se quel tu sei, nel confessarlo al padre

te stesso assolvi e ti fai strada al trono.

Se tu non sei, ti dono,

pur che noto mi sia, salvo l'indegno.

Ecco se vuoi la real destra in pegno.

EMIRA

(Ahimè.)

SIROE

Quando sicuri

siano dal tuo castigo i tradimenti,

dirò...

EMIRA

Non ti rammenti

che il tuo cenno signor Laodice attende.

SIROE

(Oh dèi!)

COSROE

Lo so, parti.

EMIRA

Dirò fra tanto...

COSROE

Di' ciò che vuoi.

EMIRA

T'ubbidirò fedele.

(a Siroe)

Perfido non parlar.

SIROE

(Quanto è crudele.)

COSROE

Perché quel turbamento?

SIROE

Oh dio!

COSROE

T'intendo.

Al nome di Laodice

resister non sapesti. In questo ancora

t'appagherò; sol da la trama ascosa

assicurami o figlio e sia tua sposa.

SIROE

Sdegno Laodice e favellar non deggio.

COSROE

(s'alza)

Perfido alfin tu vuoi

morir da traditor come vivesti.

Solo e senza soccorso

già teco io son, via ti soddisfa appieno,

disarmami inumano e m'apri il seno.

EMIRA

E chi tant'ira accende?

In periglio lasciarti a me non lice.

COSROE

Venga Laodice.

(Emira parte)

SIROE

Signor, se amai Laodice

punisca il ciel...

COSROE

Non irritar gli dèi

co' novelli spergiuri.

Scena settima

Laodice, Emira e detti.

LAODICE

Eccomi a' cenni tuoi.

COSROE

Siroe m'ascolta.

Abbi Laodice e il trono

se vuoi parlar ma se tacer pretendi

in carcere crudel la morte attendi.

Resti Idaspe in mia vece. A lui ti lascio.

E se il fulmine poi cader vedrai,

la colpa è tua, che trattener no 'l sai.

[N. 18 - Aria]

Tu di pietà mi spogli,

tu desti il mio furor,

tu solo o traditor

mi fai tiranno.

Non dirmi, no, spietato.

È il tuo crudel desio

ingrato e non son io

che ti condanno.

(parte)

Scena ottava

Siroe, Emira e Laodice.

Recitativo

SIROE

(Che risolver degg'io!)

EMIRA

Felici amanti

de le vostre fortune o quanto io godo.

SIROE

(E mi deride ancor.)

LAODICE

Secondi il cielo

il lieto augurio. Ei però tace e parmi

irresoluto ancora.

SIROE

Per me risolva Idaspe. Il suo volere

sarà legge del mio. Fra tanto io parto

e vo fra le ritorte

l'esito ad aspettar de la mia sorte.

EMIRA

Ma prence io non saprei...

SIROE

Sapesti assai

tormentarmi finora.

(Provi l'istessa pena Emira ancora.)

[N. 19 - Aria]

Fra' dubbi affetti miei

risolvermi non so.

(ad Emira)

Tu pensaci, tu sei

l'arbitro del mio cor.

Vuoi che la morte attenda?

La morte attenderò.

Vuoi che per lei m'accenda?

Eccomi tutto amor.

(parte)

Scena nona

Emira e Laodice.

Recitativo

EMIRA

(A costei che dirò?)

LAODICE

Da' labri tuoi

ora dipende Idaspe

il riposo d'un regno, il mio contento.

EMIRA

Di Siroe, a quel ch'io sento,

senza noia Laodice

le nozze accettaria.

LAODICE

Sarei felice.

EMIRA

Dunque l'ami?

LAODICE

L'adoro.

EMIRA

E speri la sua mano...

LAODICE

Stringer per opra tua.

EMIRA

Lo speri invano.

LAODICE

Perché?

EMIRA

Posso svelarti un mio segreto?

LAODICE

Parla.

EMIRA

Del tuo sembiante,

perdonami l'ardire, io vivo amante.

LAODICE

Di me!

EMIRA

Sì; chi mai puote

mirar senza avvampar quell'aureo crine,

quelle vermiglie gote,

le labra coralline,

il bianco sen, le belle

due rilucenti stelle. Ah se non credi

qual fuoco ho in petto accolto

guarda e vedrai che mi rosseggia in volto.

LAODICE

E tacesti...

EMIRA

Il rispetto

muto finor mi rese.

LAODICE

Ascolta Idaspe.

Amarti non poss'io.

EMIRA

Così crudele! Oh dio.

LAODICE

S'è ver che m'ami,

servi agli affetti miei. L'amato prence

con virtù di te degna a me concedi.

EMIRA

Oh questo no, troppa virtù mi chiedi.

LAODICE

Siroe si perde.

EMIRA

Il cielo

gl'innocenti difende.

LAODICE

E se la speme

me pietosa ti finge ella t'inganna.

EMIRA

Tanto meco potresti esser tiranna?

LAODICE

La tua crudel sentenza

insegna a me la tirannia.

EMIRA

Pazienza.

LAODICE

T'odierò finch'io viva e non potrai

riderti de' miei danni.

EMIRA

Saranno almen comuni i nostri affanni.

[N. 20 - Aria]

LAODICE

L'aura non sempre

spira a favore

di nave ardita

che scorre il mar.

Così ad un core

non sempre amore

dà forza e vita

per bene amar.

(parte)

Scena decima

Emira sola.

Recitativo

Sì diversi sembianti

per odio e per amore or lascio, or prendo

ch'io me stessa talor né meno intendo.

[N. 21 - Aria]

Non vi piacque ingiusti dèi

ch'io nascessi pastorella.

Altra pena or non avrei

che la cura d'un'agnella,

che l'affetto d'un pastor.

Ma chi nasce in regia cuna

più nemica ha la fortuna,

che nel trono ascosi stanno

e l'inganno ed il timor.

Atto terzo

[N. 22 - Sinfonia impetuosa]

Scena prima

Cortile.
Cosroe ed Arasse.

Recitativo

COSROE

No no, voglio che mora.

Abbastanza finora

pietosa a me per lui parlò natura.

ARASSE

Ubbidirò con pena

ma pure ubbidirò. Di Siroe amico

io sono, è ver, ma son di te vassallo

e sa ben la mia fede

che al dover di vassallo ogn'altro cede.

(parte)

Scena seconda

Laodice e detto.

LAODICE

Mio re che fai? Freme a la regia intorno

un sedizioso stuol che Siroe chiede.

COSROE

La sua morte è commessa, e forse adesso

per l'aperte ferite

fugge l'anima rea. Così gliel rendo.

LAODICE

Ahimè, che intendo!

Ah che ingannato sei. Sospendi il cenno.

Nell'amor tuo già mai

il prence non t'offese, io t'ingannai.

COSROE

Tu ancor tradirmi?

LAODICE

Amore

invan richiesi a lui, e con l'accusa

tentai la mia vendetta.

Sì Cosroe, ecco la rea,

questa s'uccida e l'innocente viva.

COSROE

Innocente chi vuol la morte mia?

LAODICE

Cedi o signor. Sia salvo il prence, e poi

uccidimi se vuoi. Sarò felice

se il mio sangue potrà...

COSROE

Parti Laodice.

Chiedendo la sua vita

colpa gli accresci e il tuo pregar m'irrita.

[N. 23 - Aria]

LAODICE

Se il caro figlio

vede in periglio

diventa umana

la tigre ircana

e lo difende

dal cacciator.

Più fiero core

del tuo non vidi,

non senti amore,

la prole uccidi,

empio ti rende

cieco furor.

(parte)

Scena terza

Cosroe ed Emira.

Recitativo

EMIRA

Rendi o signore, il prence

al popolo sdegnato.

COSROE

Cresce dunque il tumulto?

EMIRA

In mille destre e mille

splendono i nudi acciari.

COSROE

Se ancor pochi momenti

l'impeto si sospende, io più no 'l temo.

EMIRA

Perché?

COSROE

Già il fido Arasse

corse a svenar per mio comando il figlio.

EMIRA

E potesti così... Rivoca oh dio

la sentenza funesta!

Nunzio n'andrò di tua pietade io stesso...

Porgimi il regio impronto.

COSROE

Invan lo chiedi.

La sua morte mi giova.

EMIRA

Quanto perdi in un punto! Ah se ti scordi

le leggi di natura

un fatto sol tutti i tuoi pregi oscura.

Deh con miglior consiglio...

COSROE

Ma Siroe è un traditor.

EMIRA

Ma Siroe è figlio.

Figlio che di te degno

da le paterne imprese

l'arte di trionfar sì bene apprese.

Che fu bambino ancora

la delizia di Cosroe e la speranza.

COSROE

Che mi rammenti!

EMIRA

Ed or quel figlio istesso,

quello s'uccide e chi l'uccide? Il padre!

COSROE

Oh dio più non resisto.

Prendi, vola a salvarlo.

(gli dà l'impronto regio)

EMIRA

Io torno in vita.

Scena quarta

Arasse e detti.

EMIRA

Arasse! O ciel!

COSROE

Ah che turbato ha il ciglio.

EMIRA

Vive il prence?

ARASSE

Non vive.

EMIRA

Oh Siroe!

COSROE

Oh figlio!

ARASSE

Ei cadde al primo colpo e l'alma grande

disse pria di partire

«Difendi il padre», e poi fuggì dal seno.

COSROE

Deh soccorrimi Idaspe, io vengo meno.

EMIRA

Tu barbaro, tu piangi! E chi l'uccise?

Mostro di crudeltà, furia d'Averno,

vergogna de la Persia, odio del mondo.

COSROE

Così mi parla Idaspe!

Che mai ti feci?

EMIRA

Empio che mi facesti?

Lo sposo m'uccidesti,

per te padre non ho, non ho più trono.

Io son la tua nemica, Emira io sono.

COSROE

Che sento!

ARASSE

O meraviglia!

COSROE

Adesso intendo

chi mi sedusse il figlio.

EMIRA

È ver, ma invano

di sedurlo tentai. Per mia vendetta

e per tormento tuo perfido il dico.

Sappi ch'ei ti difese

da l'odio mio, ch'ei ti recò quel foglio,

che innocente morì, ch'ogni sospetto,

ch'ogni accusa è fallace;

va', pensaci e se puoi riposa in pace.

COSROE

Serba Arasse al mio sdegno

ma fra' ceppi costei.

ARASSE

Pronto ubbidisco.

(toglie la spada ad Emira e la conduce seco)

COSROE

Ove son? Che m'avvenne?

Pace non spero.

Ho nemici i vassalli,

ho la sorte nemica. Il cielo istesso

astri non ha per me che sian felici

ed io sono il peggior de' miei nemici.

[N. 24 - Aria]

Gelido in ogni vena

scorrer mi sento il sangue.

L'ombra del figlio esangue

m'ingombra di terror.

E per maggior mia pena

veggio che fui crudele

a un'anima fedele,

a un innocente cor.

(parte)

Scena quinta

Arasse, ed Emira prigioniera senza Guardie.

Recitativo

EMIRA

Che vuoi d'un empio re più reo ministro,

forse svenarmi?

ARASSE

No vivi e ti serba

illustre principessa al tuo gran sposo,

Siroe respira ancor.

EMIRA

Come!

ARASSE

La cura

d'ucciderlo accettai ma per salvarlo.

EMIRA

Andiamo. Ah vien Medarse.

ARASSE

Non sbigottirti, io partirò, tu resta

i disegni a scoprir del prence infido.

Fidati, non temer.

EMIRA

Di te mi fido.

(parte Arasse)

Scena sesta

Emira e Medarse.

MEDARSE

Tutto è in tumulto, Idaspe.

EMIRA

(Ignota ancor gli son.) Dunque n'andiamo

ad opporci a' ribelli.

MEDARSE

Altro soccorso

chiede il nostro periglio, a Siroe io vado.

EMIRA

E liberar vorresti

l'indegno autor de' nostri mali?

MEDARSE

Eh, tanto

stolto non son, corro a svenarlo.

EMIRA

Intesi

che già Siroe morì.

MEDARSE

Estinto o vivo

Siroe trovar mi giova.

EMIRA

Io ti precedo.

De' tuoi disegni avrai

Idaspe esecutor. (Scopersi assai.)

(parte)

[N. 25 - Aria]

MEDARSE

Benché tinta del sangue fraterno

la corona non perde splendor.

Quella colpa che guida sul trono

sfortunata non trova perdono

ma felice si chiama valor.

(parte)

Scena settima

Luogo angusto e racchiuso nel castello destinato per carcere a Siroe.
Siroe, poi Emira.

[N. 26 - Arioso]

SIROE

Son stanco ingiusti numi

di soffrir l'ira vostra. A che mi giova

innocenza e virtù? S'opprime il giusto,

s'inalza il traditor. Se i merti umani

così bilancia Astrea,

o regge il caso o l'innocenza è rea.

[N. 27 - Aria]

Deggio morir, o stelle,

né all'innocenza mia

v'è chi contento dia,

né chi dia pace.

Io son vicino a morte,

e ognun nella mia sorte

o mostrasi rubelle

o pur si tace.

Recitativo

EMIRA

Arasse non mentì, vive il mio bene.

SIROE

Ed Emira fra tanti

rigorosi custodi a me si porta?

EMIRA

Quest'impronto real fu la mia scorta.

Scena ottava

Medarse e detti.

MEDARSE

Non temete o miei fidi, il re m'invia.

EMIRA

(O numi!)

MEDARSE

Idaspe è qui! Senza il tuo brando

ti porti in mia difesa?

EMIRA

In su l'ingresso

me 'l tolsero i custodi.

(guardando per la scena)

(Giungesse Arasse.)

SIROE

Ad insultarmi ancora

qui vien Medarse! E in qual remoto lido

posso celarmi a te?

MEDARSE

Taci o t'uccido.

(snuda la spada)

EMIRA

È lieve pena a un reo

la sollecita morte. Il bramo estinto.

Tu sai ch'è mio nemico e che stringendo

contro di me fin ne la regia il ferro

quasi a morte mi trasse.

SIROE

E tanto ho da soffrir?

EMIRA

(come sopra)

(Giungesse Arasse.)

SIROE

E Idaspe è così infido

che unito a un traditor...

MEDARSE

Taci o t'uccido.

SIROE

Uccidimi crudel. Tolga la morte

tanti oggetti penosi agli occhi miei.

EMIRA

Dammi quel ferro, io svenerò l'indegno,

io svellerò quel core, io solo, io solo

basto di tanti a vendicar gli oltraggi.

(Medarse dà la spada ad Emira)

SIROE

A questo segno

ti son odioso?

EMIRA

Or lo vedrai, superbo

se speri alcun riparo...

Difenditi mia vita, ecco l'acciaro.

(dà la spada a Siroe)

MEDARSE

Che fai, che dici Idaspe? E mi tradisci

quando a te m'abbandono?

EMIRA

No, più non sono Idaspe, Emira io sono.

SIROE

(Che sarà!)

MEDARSE

Traditori!

Verranno ad un mio grido

i custodi a punir...

SIROE

Taci o t'uccido.

Scena nona

Arasse con Guardie e detti.

ARASSE

Vieni Siroe.

MEDARSE

Ah difendi

Arasse il tuo signor.

ARASSE

Siroe difendo.

MEDARSE

Ah perfido.

ARASSE

(a Siroe)

Dipende

la città dal tuo cenno. Andiam, consola

con la presenza tua tant'alme fide.

(parte e restano con Siroe le guardie)

Scena decima

Siroe, Emira e Medarse.

MEDARSE

Numi! Ognun mi abbandona.

EMIRA

(a Siroe)

Andiamo o caro,

de l'amica fortuna

non si trascuri il dono.

Siegui i miei passi, ecco la via del trono.

SIROE

È pur vero idol mio

che non mi sei nemica? Oh dio che pena

il crederti infedele.

EMIRA

E tu potesti

dubitar di mia fé?

SIROE

Perdona o cara.

Tanto in odio a le stelle oggi mi vedo

che per mio danno ogn'impossibil credo.

[N. 28 - Aria]

EMIRA

Ch'io mai vi possa

lasciar d'amare

non lo credete

pupille care,

né men per gioco

v'ingannerò.

Voi foste e siete

le mie faville

e voi sarete

care pupille

il mio bel foco

finch'io vivrò.

(parte)

Scena undicesima

Siroe, Medarse e Guardie.

Recitativo

MEDARSE

Siroe, già so qual sorte

sovrasti a un traditor. Più de la pena

mi sgomenta il delitto. Al soglio ascendi,

svenami pur, senza difesa or sono.

SIROE

Prendi, vivi, t'abbraccio e ti perdono.

(gli rende la spada)

[N. 29 - Aria]

Se l'amor tuo mi rendi,

se più fedel sarai,

son vendicato assai,

più non desio da te.

Sorte più bella attendi,

spera più pace al core

or che al sentier d'onore

volgi di nuovo il piè.

(parte con le guardie)

Scena dodicesima

Medarse e Laodice.

Recitativo

MEDARSE

Ah con mio danno imparo

che la più certa guida è l'innocenza.

LAODICE

(entra)

Siroe non v'è! Medarse sol qui trovo,

il suo più fier nemico. Ah, forse, o numi,

l'innocente perì.

MEDARSE

Bella, t'inganni,

se il suo nemico in me veder tu credi:

io dal germano appresi

d'esser giusto ed umano.

LAODICE

Ove si trova?

MEDARSE

Lo tolse Arasse a morte,

e al popol che lo vuol salvo lo rende.

E in Idaspe si scuopre

Emira di lui amante.

LAODICE

Emira! Oh dio!

Dunque smarrita ogni mia speme io scorgo.

MEDARSE

Ti consola, o Laodice, e uniti andiamo

del fallir nostro ad impetrar perdono.

Se tu perdi un amante, io perdo un trono.

(parte)

LAODICE

Chi si fida a la colpa

se nemico ha il destino, il tutto perde.

Chi a la virtù si affida

benché provi la sorte ognor funesta,

pur la pace de l'alma almen gli resta.

[N. 30 - Aria]

Torrente cresciuto

per torbida piena

se perde il tributo

del gel, che si scioglie,

fra l'aride sponde

più l'onde non ha.

Ma il fiume che nacque

da limpida vena,

se privo è de l'acque

che il verno raccoglie,

il corso non perde,

più chiaro si fa.

(parte)

Scena tredicesima

Gran piazza di Seleucia. Nell'aprir della scena si vede una mischia tra i Ribelli e le Guardie reali, le quali sono rincalzate e fuggono.
Cosroe, Emira e Siroe l'uno dopo l'altro, con spada nuda, indi Arasse con tutto il Popolo; Cosroe difendendosi da alcuni Congiurati, cade.

Recitativo

COSROE

Vinto ancor non son io.

EMIRA

Arrestatevi amici, il colpo è mio.

SIROE

Ferma Emira. Che fai? Padre, son teco.

Non temer.

EMIRA

Empio ciel!

COSROE

Figlio tu vivi!

SIROE

Io vivo e posso ancora

morir per tua difesa.

COSROE

E chi fu mai

che serbò la tua vita?

ARASSE

Io la serbai.

Scena ultima

Medarse, Laodice e detti.

MEDARSE

Padre.

LAODICE

Signor.

MEDARSE

Del mio fallir ti chiedo

il perdono o la pena.

LAODICE

Anch'io son rea;

vengo al giudice mio; l'incendio acceso

in gran parte io destai.

COSROE

Siroe è l'offeso.

SIROE

Nulla Siroe rammenta.

(a Emira)

E tu mio bene

deponi alfin lo sdegno. Ah mal s'unisce

con la nemica mia, la mia diletta.

O scordati l'amore o la vendetta.

EMIRA

Più resister non posso. Io con l'esempio

di sì bella virtù l'odio abbandono.

COSROE

E perché quindi il trono

sia per voi di piacer sempre soggiorno

Siroe sarà tuo sposo.

EMIRA E SIROE

O lieto giorno.

[N. 31 - Aria]

EMIRA

La mia speranza

diceva al core:

soffri le pene,

ché il caro bene

poi nel suo seno

ti stringerà.

Con la costanza

si vince amore,

e chi non soffre

non goderà.

Recitativo

COSROE

Ecco Persia il tuo re. Passi dal mio

su quel crin la corona. Io stanco alfine

volontier la depongo. Ei che a giovarvi

fu da' prim'anni inteso

saprà con più vigor soffrirne il peso.

(pone la corona sul capo di Siroe)

[N. 32 - Coro]

CORO

Dolcissimo amore,

ogn'alma, ogni core

tu inviti a goder;

tesor della vita,

delizia infinita,

immenso piacer.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena ultima