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Scipione

SCIPIONE

Dramma.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Paolo Antonio ROLLI.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.

Prima esecuzione: 12 marzo 1726, Londra.


Interlocutori:

P. C. SCIPIONE

contralto

LUCEJO principe de' Celtiberi

soprano

C. LELIO duce romano

tenore

ERNANDO re delle isole Baleari

basso

BERENICE prigioniera

soprano

ARMIRA prigioniera

soprano




La scena è in Cartagine nova.

All'eccellenza...

...di Carlo Lenos duca di Richmond e Lenos, conte di March e Darnly, barone di Setterington e Methuen, e cavaliere del nobilissimo Ordine del bagno.

My lord, nulla meno dell'eroico deve dare pubblico divertimento alla britanna nobiltà per interamente compiacerla. Gli antichi Romani sono il modello di questa in armi e in lettere floridissima nazione: e non può trovarsi soggetto più nobile delle loro gran geste, per un teatro ove la medesima vegga rappresentati i personaggi a' quali i suoi più gloriosi figli somigliano.

P. C. Scipione che fu poi nomato l'africano, vittorioso, amante, e vincitor di sé stesso, comparisce al pubblico, e mi dà una giusta occasione di attestar pubblicamente l'interno mio sentimento di stima e devozione verso l'e. v. con dedicarglielo. Io sin da che v. e. tornò da' suoi viaggi, la stimai, l'ammirai, ed ottenutone l'accesso ed il patrocinio, la ritrovai adorna delle più belle doti e naturali e acquistate: prestanza di persona, vivezza d'Ingegno, nobiltà di costumi, grandezza di maniere, affabilità di conversazione, conoscimento di lettere, buon gusto nelle belle arti ammirai nell'e. v. e godei vederla felice presso a nobile gentile e bella consorte.

Negli affetti di padre e di marito dio prosperi il corso de' suoi floridi anni, al quale se non mancheranno occasioni, non potranno mancar fatti che lo rendano ancor più simile a quegli eroi, che d'uno de' più Illustri de' quali, io presento la più ragguardevole azione all'e. v. in questo mio novo dramma. Ed ossequiosamente mi rassegno

di v. e. umilissimo servitore

PAOLO ROLLI.

Argomento

Publio Cornelio Scipione proconsole nelle Spagne prese per assalto Cartagine nova signoreggiata dalli Cartaginesi: s'innamorò d'una bellissima prigioniera, ma trovandola già promessa a Lucejo principe de' Celtiberi, gliela rese generosamente con tutti i doni portati dal di lei padre per suo riscatto.

N. B. Il solo primo motivo ed alcuni pochi versi di questo dramma sono stati tolti da un vecchio dramma del medesimo titolo.

Il celebre signor Federico Handel ne compose la musica, al sommo espressiva ed armoniosa: ed il tutto fu eseguito in tre settimane.

Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Piazza con arco trionfale.
Scipione su carro trionfale seguìto dall'Esercito vittorioso, Schiavi d'ambo i sessi, e Lelio duce romano.

[N. 1 - Marcia]

[N. 2 - Arioso]

SCIPIONE

Abbiam vinto: e Iberia doma,

par che dica il fato a Roma,

serva Egitto ancor sarà.

Recitativo

A Tiberiolo e a Sesto

porgo egualmente la mural corona,

ché noto è a me, ch'ambo saliro i primi

sovra il muro scalato.

Lelio, al roman senato

fia noto il tuo sommo valore, in tanto

segno d'illustre militar decoro

splendati al crin questa corona d'oro.

LELIO

Scipione, grazie ti rendo

e del dono e del merto:

ché se i doveri adempio;

di tua grand'alma sol seguo l'esempio.

Di tanti illustri prede,

queste stimai degne di te; cui rende

rare amabil beltà che i cori accende.

SCIPIONE

(Numi! Che gran bellezza!)

Bella, nel vago petto

ad un vano timor non dar ricetto:

cadesti in sorte a vincitor cortese.

BERENICE

Ah mia sorte infelice!

SCIPIONE

Il nome?

BERENICE

Berenice.

SCIPIONE

Non ti lagnar: tu nel bel volto porti

armi che il vincitor rendon già vinto.

(ad Armira)

E tu chi sei?

ARMIRA

De' predatori all'ira

tolta da Lelio illustre, io sono Armira.

SCIPIONE

A te duce fedel consegno queste

sì preziosa spoglie.

BERENICE

A te Scipione

confido l'onor mio: tu che le leggi

sai tutte di virtù, tu lo proteggi.

[N. 3 - Arioso]

SCIPIONE

Scaccia o bella dal seno il timore,

di tua vaga beltà, dell'onore

la virtù a difesa starà.

Abbiam vinto, e Iberia doma

par che dica il fato a Roma,

serva Egitto ancor sarà.

(parte)

Recitativo

BERENICE

Oh Lucejo!

LELIO

E qual nome

con dolor proferisti?

BERENICE

È forse noto

tal nome a te?

LELIO

Del generoso parli

principe de' Celtiberi?

BERENICE

Deh come

t'è noto?

LELIO

Prigioniero un tempo io fui

del re suo padre, e generoso ei volle

rendermi libertade, e il cor m'avvinse.

BERENICE

Destinato in mio sposo

egli a me fu, ma di nemica sorte

il barbaro furore

cangiò in dure ritorte

i bei lacci d'amore. Oh prence amato

che fia di me! Di te che fia!

LELIO

Non darti

in preda al duolo.

ARMIRA

Io spero,

che il vincitore ancor sì generoso

libere ne farà.

BERENICE

Misero sposo!

LELIO

Nella regal magion ricetto avrete

vaghe illustri donzelle:

nei giardin dilettosi

troverete riposi al vostro affanno.

BERENICE

Ahi qual riposo i miei tormenti avranno?

[N. 4 - Aria]

Un caro amante

gentil costante

mi diede amor,

e un empio fato

me 'l tolse allor

che amante amato

venia fedele

in braccio a me.

Infin che porto

tal piaga al cor,

senza morire

al mio martire

altro conforto

no che non v'è.

(partono)

Scena seconda

Lucejo in abito di soldato romano.

Recitativo

Quando vengo alle mie nozze bramate

con Berenice l'idol mio, ritrovo

Cartagin presa d'improvviso assalto,

e cerco invan l'anima mia: mi vesto

qual soldato roman: vengo alla pompa

trionfal di Scipione, e per mia sorte

la veggo, oh dèi! ma prigioniera. Udii

che Lelio n'è custode:

ne' giardini reali

m'introdurrò: seconda amor la frode.

Oh con quai fissi sguardi

l'ammirò il vincitore!

Ahi! La perdo per sempre

s'ella non fuggirà. M'aita amore.

[N. 5 - Aria]

Lamentandomi corro a volo,

qual colombo che solo solo

va cercando la sua diletta

involata dal cacciator.

E poi misero innamorato

prigioniero le resta a lato,

ma la gabbia pur l'alletta

perché restaci il su' amor.

Scena terza

Giardino.
Scipione, e poi Lelio.

Recitativo

SCIPIONE

Oh quante grazie amore

in quel bel viso accolse!

Ma non son io già preso

da quel celeste sguardo?

La mia gloria è in periglio.

E si dirà.

LELIO

Signor, le due vezzose

prigioniere lodar tua cortesia.

SCIPIONE

Lelio, alla vaga Armira

troppo spesso girar ti vidi i guardi.

LELIO

Perché celarlo? Il cor per lei sospira;

ma il vincitor tu sei...

SCIPIONE

Molto l'avanza

di beltà Berenice.

LELIO

E pur soggiace

all'altra l'amor mio: d'ogni bellezza

è più bel quel che piace.

SCIPIONE

A te la cura

d'ambe già diedi. Capital delitto

sia l'ingresso a tutt'altri in queste mura.

Armira tua sarà.

(parte)

LELIO

Generoso Scipione! Ecco la bella.

Scena quarta

Armira e detto.

LELIO

Armira, e perché mesta?

ARMIRA

Oh quante volte in questa

selvetta amena a mio diporto venni!

Chi mai creduta avria

le delizie cangiarsi in prigionia?

LELIO

Dal momento che tu fosti mia preda,

che t'affanna?

ARMIRA

Il pensar che serva io sono.

LELIO

Ma di questa crudel sorte al rigore

involar ti potria.

ARMIRA

Chi? Dillo.

LELIO

Amore.

[N. 6 - Aria]

ARMIRA

Libera chi non è

i lacci del suo piè

no mai, non porta al cor.

Chi adora una beltà,

le renda libertà

poi le domandi amor.

(parte)

Recitativo

LELIO

Indegna è inver di servitude un'alma

di sì bei pregi ornata:

quand'ella in mio poter sarà concessa,

risolverò.

Scena quinta

Berenice e detto.

LELIO

Del vincitore, o bella,

vittoria avesti co' begli occhi tuoi:

che t'ami un tanto eroe vantar ti puoi.

BERENICE

Onde scorgesti l'amor tuo?

LELIO

M'impose

che a tutt'altri che a noi

delitto capital sia qui l'ingresso.

BERENICE

E tal segno è d'amor?

LELIO

Dirne potrei

altri ancor: ti consiglio a riamare

il primo fra' Romani.

BERENICE

E ingrato sei.

Che? Già ti prese oblio

dell'amico Lucejo?

LELIO

Ah! Che diss'io!

BERENICE

Giunger dovea l'istesso dì, che presa

fu Cartago infelice.

Chi sa? Forse perì.

LELIO

No, Berenice:

spera miglior destino, e ti conforta.

BERENICE

Ah! Chi scampar può mai, quando a ruina

il fato inesorabile ne porta?

[N. 7 - Aria]

LELIO

No non si teme

d'incerto affanno

quando la speme

con dolce inganno

l'alma che brama

può lusingar.

Cangian vicende

il male e il bene:

spesso un s'attende,

e l'altro viene,

se vuol temere,

non disperar.

(parte)

[N. 8 - Recitativo accompagnato]

BERENICE

Oh sventurati, sventurati affetti!

Di Cartagin col fato

periro le mie gioie,

cadder le mie speranze.

Chi sa, chi sa, se mai

rivedrete il mio bene, occhi dolenti.

Che fortunosi eventi

hanno sempre delusa

la speme (o dèi!) de' puri miei diletti!

Oh sventurati sventurati affetti!

[N. 9 - Aria]

Dolci aurette che spirate,

deh volate all'idol mio,

poi tornate a dir, dov'è.

Aure dolci se 'l trovate,

velocissime tornate:

oh potesse ove son io,

dolci aurette,

far con voi ritorno a me.

Dolci aurette che spirate,

deh volate all'idol mio,

poi tornate a dir, dov'è.

Scena sesta

Lucejo dentro la scena, e detta.

Arioso e recitativo

LUCEJO

Molli aurette v'arrestate.

Sì malgrado al fato rio,

idol mio, pur vengo a te.

BERENICE

E che ascolto! Che veggio?

LUCEJO

Mia Berenice.

BERENICE

Oh dèi!

Quale ardir? Qual consiglio?

LUCEJO

Così accogli lo sposo?

Che turba la bell'alma?

BERENICE

Il tuo periglio.

LUCEJO

Son deluse le guardie

dall'abito mentito.

BERENICE

Ah se scoperto in finte spoglie

sei, chi dall'ira di Scipion ti toglie?

LUCEJO

Non bramasti vedermi?

BERENICE

Sì vederti bramai.

LUCEJO

Che più, mio bene?

BERENICE

Ma vederti tornar liberatore,

e non compagno delle mie catene.

Parti, se m'ami, e a quelle del mio padre

unisci le tue squadre, e torna armato:

e se ingiusto anche il fato

il tuo zelo tradisce, e il mio desire;

vedrai se o cor che nacque,

se non teco goder, teco a morire.

[N. 10 - Aria]

LUCEJO

Dimmi, cara,

dimmi, «tu dei morir»

ma, o cara, non mi dir,

«parti lontan da me».

Pria di vederti, sì

forse potea partir:

or che ti veggio, no

no che non vuol non può

partire il cor e il piè.

Recitativo

BERENICE

Ah t'ascondi: non lunge

veggo Scipione: ahi! di timor son morta.

LUCEJO

Non temer, ti conforta.

BERENICE

S'ami la vita mia, prence t'ascondi.

LUCEJO

T'ubbidirò.

(si ritira)

BERENICE

Numi 'l celate! Ei giunge.

Che improvviso timor m'ingombra l'alma!

Lo scorgerà nel volto: altra cagione

ne fingerò!

Scena settima

Scipione, e detta, e poi Lucejo.

BERENICE

Guardin gli dèi Scipione...

SCIPIONE

Bella, perché turbata

ne' begli occhi sereni?

Non rispondi? Perché? Forse non lice

saperlo a me?

BERENICE

Come apparir può mai

se non turbata ognor serva infelice?

SCIPIONE

Deh rasserena i languidetti lumi:

la servitù non ti sarà penosa.

Comanda al vincitore

chi tanta ha in sua beltà forza amorosa.

BERENICE

Ignoti senti a me ragioni.

SCIPIONE

Ancora

a donzella di sì vago sembiante,

ignoto ancora è forse

il parlar d'un amante?

LUCEJO

Soffrir più non poss'io.

BERENICE

Oh ciel!

SCIPIONE

Qual calpestio?

Che fai tu qui soldato?

Chi sei? Rispondi.

LUCEJO

Io sono

uom qual mi vedi innanzi ad un altr'uomo

e se fra noi v'è differenza alcuna,

non è merto, è fortuna.

SCIPIONE

(Sotto latine spoglie

straniera è la favella.)

Qui che pretendi?

BERENICE

(Anch'ei si scopre, oh dèi!)

LUCEJO

Io non pretendo in costei

di te maggior ragione.

SCIPIONE

Grand'ardire! Chi sei?

LUCEJO

Sono...

BERENICE

Scipione,

lascia, ch'io parli: e quale

hai ragion sovra me?

LUCEJO

Sono...

BERENICE

Tu sei

o folle o temerario,

che con finto pretesto

insidi l'onor mio, cerchi la preda

rapire al vincitor.

LUCEJO

Sogno! Son desto!

[N. 11 - Aria]

BERENICE

Vanne, parti, audace, altiero,

menzognero.

Ahi! Non bastan le mie pene,

ch'altri viene

più infelice a farmi ancor.

Taci, fuggi, non m'intendi?

Mi proteggi, mi difendi

o cortese vincitor.

(parte)

Scena ottava

Lelio, e detti.

Recitativo

LELIO

(Giunsi a tempo, si salvi.)

LUCEJO

(È Lelio.)

LELIO

Erennio,

che fai qui? Vanne al campo!

Signor, folle soldato

ti disturbò.

(a Lucejo)

Non ubbidisci ancora?

LUCEJO

(Errai nel mio trasporto.) Ubbidirò.

SCIPIONE

All'accento credei fosse un ibero.

LELIO

Servì Publio tuo padre,

e restò prigioniero,

e nelle ostili tirannie perdette

parte del senno, ma il mio cenno teme,

ed anche è pieno di valor.

SCIPIONE

Gran cura

prendine o Lelio nella sua sventura.

Pietade inver l'amico

abbi eguale al valor contro al nemico.

(partono)

LUCEJO

Gelosia, m'ingannasti?

Gratitudin d'amico

oh quanto industriosa mi scampasti!

Ma! Soffrir chi potea

sentir parlar d'amore alla sua bella?

Non è costume ibero

un rivale soffrir: ma... menzognero!

Audace! Vanne! Parti!

Fur sentimenti d'alma, o fur sol arti?

Ahi! Con troppo diletto

ella certo sentia parlar d'affetto.

[N. 12 - Aria]

Figlia di reo timor,

freddo velen

d'innamorato sen,

o gelosia crudel

esci dal cor,

lasciami in pace.

Gelo ed ardor,

smania ed affanno,

dubbiosa fé,

nascosto inganno

porti con te,

e alfin così

di vita e amor

spegni la face.

Atto secondo

[N. 13 - Sinfonia]

Scena prima

Porto con nave approdata.
Ernando padre di Berenice, che sbarca, e poi Lelio.

Recitativo

ERNANDO

Mercé del vincitor mi fu concesso

pacifico lo sbarco.

Se i tutelari numi

che veglian d'innocenza alla difesa,

scampar la figlia dal furor di Marte,

le portate ricchezze

ne renderanno facile il riscatto.

Vadano diligenti esploratori

subito sulla traccia:

ma fino a sua scoperta

l'infortunio si taccia. Un roman duce

s'appressa.

LELIO

Al forte Ernando

che alle due Baleari isole impera,

manda Scipion salute.

ERNANDO

Al proconsol romano

la gloria e l'armi cedo,

offro tributo, ed amistà gli chiedo.

LELIO

Grata a Scipione sia l'amistà d'Ernando,

ma il tributo maggiore

anzi il sol ch'ei ricerca, ad offrir vieni,

a Roma e a lui pien d'amicizia il core.

[N. 14 - Aria]

ERNANDO

Braccio sì valoroso

core sì generoso

il mondo vincerà.

E senza usare il brando,

co 'l nobil cor pugnando

tutto vi cederà.

Scena seconda

Appartamenti delle due prigioniere.
Berenice e poi Scipione.

[N. 15 - Arioso]

BERENICE

Tutta raccolta ancor

nel palpitante cor

tremante ho l'alma.

Ah! pria di rivederti

adorato mio sposo in tal periglio,

prendi dagli occhi miei perpetuo esilio.

Quanto propizia sorte

ebbe il regal mio genitore Ernando

non approdaro per contrario vento!

Ch'abbia già Lelio il fido amico, io spero,

persuasa la fuga al prence amato:

ma so che disperato

soffre di gelosia le pene amare,

e fuggir non vorrà. Gravi tormenti

alfin cadrò sotto la vostra salma.

Tutta raccolta ancor

nel palpitante cor

tremante ho l'alma.

Recitativo

SCIPIONE

Di libertate il dono,

prigioniera gentil, grato ti fia?

BERENICE

Mi renderà del donator più serva.

SCIPIONE

Spera, ma dimmi pria

tuo vero stato: i nobili sembianti

spiran grandezza.

BERENICE

Io son d'Ernando figlia

re delle Baleari isole.

SCIPIONE

E come

in Cartagine?

BERENICE

Il principe Sitalce

che n'è morto a difesa, era germano

della mia genitrice, ed in sua corte

vissi gran tempo, ah!

SCIPIONE

Deh non darti in preda

a vano duolo: è inesorabil morte.

Libera tu sarai,

ma libertà per libertà si chiede.

Del suo laccio più forte

per te già strinse amor.

BERENICE

Signor, t'arresta,

non mi dir che tu sei...

SCIPIONE

M'odi.

BERENICE

No, ascolta.

De' Celtiberi al prence,

che meco un tempo visse, il cor già diedi.

Riamar non poss'io se non...

SCIPIONE

(Spietato

spietato mio destin! Misero core

scoppierai di tormento e di furore.

[N. 16a - Aria]

So gli altri debellar,

ma porto nel mio cor

chi mi fa guerra.

Che giova trionfar,

se tirannia d'amor

l'onor ne atterra.)

[N. 16b - Aria]

Pensa o bella alla mia speme

e il desio non ingannar.

(Ahi che l'alma troppo teme,

e comincia a disperar.)

(parte)

Recitativo

BERENICE

Troppo qui noto è il mio natal, celarlo

era timido e vano:

dissimulare affetti è di me indegno.

Scena terza

Lelio, Lucejo, e detta.

LELIO

Ecco o prence la bella

cagion del tuo dolore.

LUCEJO

Tu per me le favella:

io non ho tanto core.

BERENICE

Oh numi! E questa

di Lucejo è la fuga? Ah folle! Ei torna

a turbar l'alma mia.

LELIO

(Sì mi dicesti 'l vero, o gelosia.)

BERENICE

Lelio, da me l'invola.

LELIO

E non vuoi tu?

BERENICE

Voglio che parta, e che non torni più.

LELIO

Ei brama sol...

BERENICE

Folle colui che vuole

perdere le pupille

per rivedere una sol volta il sole.

LUCEJO

Lelio andiam. Vado a morte.

BERENICE

A morte! Ah no. Lelio l'arresta.

LELIO

A morte.

Sirena ingannatrice,

che importa a te? L'amor la fé giurata

son questi? E qual ragione

puoi dirmi ingrata?

BERENICE

Ahimè! Verrà Scipione.

LUCEJO

Verrà il novello oggetto

dell'amor tuo?

BERENICE

Cieco, e non vedi?

LELIO

Io vidi

già ne' tuoi lumi infidi il cor fallace.

In vana ambizion cangi il tu' amore,

e il mio divien furore.

Resta con quella pace

che a me dai, ma la falsa alma poi tema

piangere del rivale o dell'amante

o d'ambo a un tempo sol, fu l'ora estrema.

Ma no, risolvo abbandonar.

BERENICE

Rivolto

ogni pensiero in te...

LUCEJO

Va', non t'ascolto.

[N. 17 - Aria]

Parto, fuggo, resta e godi

di tue frodi,

tu sarai felice altera,

menzognera.

Sventurato io resterò

sventurato sol per te.

Resta ingrata, e che puoi dire?

Quando invece di fuggire,

vuoi restar co 'l vincitore.

Quest'è amore? Questa è fé?

(parte)

Recitativo

BERENICE

Seguilo o duce. L'agitata mente

lo trasporterà certo al suo periglio.

LELIO

L'orme ne segue, e penserò allo scampo.

(parte)

BERENICE

Misera Berenice!

Ah già preveggo il fine

della tragedia mia tutta infelice.

[N. 18 - Aria]

Com'onda incalza altr'onda,

pena su pena abbonda,

sommersa al fine è l'alma in mar d'affanno.

E tutt'i miei momenti

oh come lenti lenti

di dolore in dolore a morte vanno!

(parte)

Scena quarta

Armira, e Lelio.

Recitativo

ARMIRA

Importuno tu sei.

Quando in tua man sarà

il darmi libertà, penserò allora

di riamarti.

LELIO

Ed ora

perché amor non prometti?

ARMIRA

Sarian forzati e men sicuri affetti.

[N. 19 - Aria]

LELIO

Temo che lusinghiero

il labbro menzognero

amor prometta per ingannar.

Pur benché finga,

sì dolce è la lusinga,

che più m'alletta sempre a sperar.

(parte)

Recitativo

ARMIRA

Lusingarlo mi giova,

finché del mio servaggio

a Indibile il mio padre

giunga l'infausta nuova, onde s'attenda

soccorso tal, che libertà mi renda.

[N. 20 - Aria]

Voglio contenta allor

serbar del piè, del cor,

la cara libertà.

L'amante avvezzo a dir

che sol volea servir,

tiranno poi si fa.

Scena quinta

Lucejo e detta.

Recitativo

LUCEJO

Qui torno, e qui vuo' pria morir, che mai

lasciar.

ARMIRA

Qui che vuoi tu?

LUCEJO

Vuo' quel che vuole

la mia disperazione.

ARMIRA

Chi cerchi?

LUCEJO

Berenice.

ARMIRA

Ancor non sai,

che l'adora Scipione?

LUCEJO

E corrisposto

credi il romano amante?

ARMIRA

E tu qual cura

ne prendi? L'ami ancor?

LUCEJO

Per mia sventura.

ARMIRA

Del vincitor latino

non paventi lo sdegno?

LUCEJO

Alma che nacque al regno

non conosce timor.

ARMIRA

Dimmi chi sei?

LUCEJO

Ora de' casi miei

non mi lice dir più.

ARMIRA

M'offendi: in pegno

di fé, la destra mia prendine.

LUCEJO

O bella,

tu mi conforti.

(si danno la mano)

Scena sesta

Berenice, e detti.

BERENICE

Bella! Mi conforti!

Ah traditore! Ah indegno!

LELIO

Oh van sospetto!

BERENICE

Sospetto il ver? Ma il tuo decoro, Armira?

Sì l'audace correggi?

ARMIRA

Lascioti sola con quest'altro amante,

così titolo avrai

d'insegnar di modestia a me le leggi.

(parte)

LUCEJO

E la mancata fede?

Con finta gelosia pur si colora?

BERENICE

Va' traditor.

Scena settima

Scipione, e detti.

SCIPIONE

Tanto s'ardisce ancora,

contra gli ordini miei?

LUCEJO

Scipione, a te costei

diede fortuna, a me la diede amore.

BERENICE

È quel folle soldato.

LUCEJO

Io son Lucejo

de' Celtiberi il prence: un vil timore

non mi celò: tentai ritor la preda,

se si potea, con onorata fuga,

ma la crudel non m'ascoltò.

SCIPIONE

Tentasti,

prence, un delitto: e prigionier già sei.

BERENICE

Ah misera! Il previdi.

LUCEJO

Se qual duce roman parli, ti cedo.

Ma come un mio rivale,

so ch'hai nell'alma onor, se non m'abbatti;

prigionier non son io: ceder non voglio

fin che vivo, il mio ben.

SCIPIONE

Deggio al senato

risponder della mia, della tua vita.

LUCEJO

Disperazion non t'ode: il ferro stringi.

Scena ottava

Lelio con Guardie che circondano Lucejo con l'aste al petto.

BERENICE

Numi, lo difendete... Io manco... Io moro...

SCIPIONE

Olà? Non m'offendete.

Non temer principessa, ei salvo fia.

LELIO

Cedi amico quel ferro.

LUCEJO

Avverso fato!

Lelio m'uccidi tu... Son disperato.

[N. 21 - Aria]

Cedo a Roma, e cedo a te.

Questi dica innanzi a me,

s'ebbi già romano il cor:

ma in amor,

no non ti cedo no, ti sfido all'armi.

E se rival tu sei,

esser duce più non déi:

l'onor ti vieterà

privar di libertà chi non disarmi.

(Lucejo, Lelio e guardie partono)

Recitativo

BERENICE

Signor, del tuo fisso pensar pavento.

SCIPIONE

Sì sì Roma altro sposo

sceglierà del tuo merto ancor più degno.

BERENICE

Lucejo è nato al regno.

SCIPIONE

Merta però di posseder tuoi pregi

un che dia legge ai regi,

un romano.

BERENICE

In vil core

han sempre forza ambizion, fortuna;

nel mio non già, dove ha sol forza amore.

SCIPIONE

Del senato a' decreti

forza è chinar la fronte, ed ubbidire.

BERENICE

Forzata esser non può, chi può morire.

SCIPIONE

Odi tanto i Romani?

BERENICE

Io n'ammiro il valor, n'amo il bel core,

e se mia fede e l'amor mio non fosse

avvinto altrui, sì n'arderei d'amore.

[N. 22 - Aria]

Scoglio d'immota fronte

nel torbido elemento,

cima d'eccelso monte

al tempestar del vento,

è negli affetti suoi quest'alma amante.

Già data è la mia fé:

s'altri la meritò,

non lagnisi di me;

la sorte gli mancò del primo istante.

Atto terzo
Scena prima

[Sala magnifica.]
Scipione e poi Lelio ed Ernando.

Recitativo

SCIPIONE

Miseri affetti miei!

Tutte le vie d'onore

saranno chiuse all'amor mio?

LELIO

Scipione

a privata udienza Ernando vedi,

secondo i cenni tuoi.

ERNANDO

Del vincitore

l'alta presenza onoro.

SCIPIONE

A cortesia

amistà corrisponda: accetta Ernando

la destra in pegno. Fortunato evento

pose tua figlia in mio poter.

ERNANDO

Già Lelio

tutto narrommi: dal tuo nobil core

spero sua libertà.

SCIPIONE

La sua bellezza

l'alma m'avvinse: in casto nodo io spero

ottenerla da te.

ERNANDO

Sì grande onore,

per mia sventura, troppo tardi è giunto.

La promisi a Lucejo

principe de' Celtiberi.

SCIPIONE

Ma questi

è nostro prigionier.

ERNANDO

Con la sua vita

la mia parola irrevocabil vive.

La mia vita, il mio regno

son tuoi, né per serbarli unqua io vorrei

mancare all'onor mio. Corso è l'impegno,

memore sino a morte animo grato

n'avrò.

SCIPIONE

Vanne, e ci pensa.

ERNANDO

Ho già pensato.

[N. 23 - Aria]

Tutta rea la vita umana

saria sol brutale e vana

senza il freno dell'onor.

Dar parola, è dar sua fede:

e la lingua che la diede

fu ministra sol del cor.

(parte)

Recitativo

SCIPIONE

Degni amici di Roma

son questi Iberi. Il saguntino onore

sparso di tutti è nelle vene! Vanne,

qui conduci Lucejo

e Berenice, e a lui dirai, che deve

gir prigioniero al novo giorno a Roma.

LELIO

Esperienza, e senno

ai più ch'io possa consigliar. Fia tosto

eseguito il tuo cenno.

(parte)

[N. 24 - Recitativo accompagnato]

SCIPIONE

Il poter quel che brami,

il bramar quel che puoi

sono in tua forza, e tu goder non vuoi?

Della vita i diletti

non sono che momenti,

se brami... pensi... e speri,

fuggono come venti.

Chi meno gode, vive men. Virtute

è tormentosa opinion per cui

muor di sete il desire al fonte appresso.

Sì sì voglio... ma... no...torna in te stesso.

Puoi non usar tua forza,

puoi non voler, giusto perché tu puoi

posseder quel che vuoi.

Questo è un piacer che non avrai comune

co' bruti e co' tiranni.

Qual fama di virtù! Ma no. Per fama

ben oprar non si dée. Ben far verace

è quel ch'uom fa, perché al su' interno piace.

Oh fecondo pensier, sei generoso,

tu riporti, lo sento, il mio riposo.

(parte)

Scena seconda

Lelio, Lucejo, in proprio abito, e Berenice e Guardie.

Recitativo

LELIO

In questo luogo o prence, ov'io dovrei

renderti quel che tu a me desti, in questo

devo darti un annunzio aspro e funesto.

BERENICE

Numi! Che fia?

LUCEJO

L'alma ho maggior dei mali.

Di' pur.

LELIO

Prence, tu devi... ah!

LUCEJO

Da un romano

con sì lungo esitar, morte si noma?

LELIO

Gir prigioniero ero al nuovo giorno a Roma.

LUCEJO

Questo è più fier che morte.

BERENICE

No non andrai senza di me, mio bene.

Il dolore o la mano

l'alma mia scioglierà da sue catene.

Ti seguirò nud'ombra.

LUCEJO

Oh fida! Oh cara!

Di cieca gelosia perdon ti chiedo!

Oh compensati affanni miei! Deh resta,

deh vivi sì amorosa, e sì costante

alla memoria mia sola, e poi serba

serba a fato miglior tua nobil vita.

Amico un solo da te aspetto, un solo

segno di gratitudine infinita,

deh fa che cangi il vincitore in morte

l'aspra sentenza della mia partita.

[N. 25 - Aria]

Se mormora rivo o fronda,

sussurrano venticelli,

di', che i sospir son quelli,

ho l'alma mia che viene,

mio bene, intorno a te.

Dia vita o morte il fato,

fian' ambe ugual tormento:

sarò sol consolato

pensando alla tua fé.

(parte)

Recitativo

LELIO

Più resister non posso. Il cor si spezza.

Se a sì teneri affetti,

se a lacrime sì belle

può resister Scipione, il cor romano

ei non ha, ch'esser dée grande ed umano.

(parte)

[N. 26 - Recitativo accompagnato]

BERENICE

Ah! Scipion dove sei?

Ascolta i pianti miei:

o rendimi il mio bene,

o avvinta in sue catene,

mandami seco, sì spietato vieni

saziati delle mie lagrime amare.

Scena terza

Scipione e detta.

Recitativo

SCIPIONE

(Tenerezze del cor, cedo, son vinto.)

BERENICE

Non dovevo sdegnarti,

ma non potevo amarti.

La rea sola son io; mortal sentenza

deh fa ch'io sola dal tuo labbro senta.

SCIPIONE

Bella non pianger più. Sarai contenta.

(parte)

[N. 27 - Aria]

BERENICE

Già cessata è la procella

e la calma tornerà.

E ne' rai d'amica stella

l'amor mio scintillerà.

Scena quarta

Sala con trono.
Scipione assiso che riceve Ernando preceduto da Mori che portano vari presenti d'argento e d'oro.

[N. 28a – Sinfonia]

[N. 28b - Sinfonia]

Recitativo

ERNANDO

All'invitto proconsole romano,

all'inclito Scipione, e al Campidoglio

offro tributo e pace.

SCIPIONE

In nome del senato

l'amiche offerte accetto,

e patrocinio ed amistà prometto.

ERNANDO

Queste ancorché inuguali al tuo gran merto

ricchezze accetta ancor: prezzo al riscatto

della mia figlia Berenice. Oh degno

cui tutto il mondo ceda,

rendimi della vita

il conforto migliore.

SCIPIONE

Venga la bella.

Scena quinta

Berenice e detti.

ERNANDO

Oh dolce figlia!

BERENICE

Oh genitore amato!

SCIPIONE

Libera sei: ma le ricchezze tutte

del mondo, prezzo eguale a te non sono:

ti rendo al caro genitore in dono.

BERENICE

Ho il cor da gioia oppresso.

ERNANDO

Vieni al paterno affettuoso amplesso.

Cortese vincitor, pregoti almeno

d'accettare in legger segno d'affetto

i nostri doni.

SCIPIONE

Accetto

le preziose offerte: ma in tuo volto

tutta non veggo scintillare ancora

l'anima lieta o Berenice.

BERENICE

È vero.

Troppo timida ancor l'alma paventa.

SCIPIONE

Spera, non sospirar, sarai contenta.

[N. 29 - Aria]

Gioia si speri sì,

sol voglio in questo dì

letizia e pace.

Marte riposo avrà,

e lieto accenderà

amor la face.

(partono)

Scena sesta

Appartamento.
Lelio ed Armira.

Recitativo

LELIO

Tu d'Indibile figlia

tanto amico a' Romani? E perché mai

tacermi il tuo natal?

ARMIRA

Bastante asilo

pareami aver nel tuo cortese affetto.

LELIO

In risponder così, mostri chi sei.

In piena libertate or vivi, ed io

rimango in tue catene.

ARMIRA

Qual Berenice, io non ho dato ancora

ad altri il cor.

LELIO

Se a fedeltà sincera

vorrai darne possesso...

ARMIRA

Amami, e spera.

(parte)

[N. 30 - Aria]

LELIO

Del debellar, la gloria,

è il bel piacer d'amor,

sono del mio valor pregi immortali.

Del par con la vittoria

un corrisposto ardor

è il sommo del gioir, ch'è senza uguali.

(parte)

Scena settima

Berenice e Lucejo.

Recitativo

BERENICE

Dove o principe amato?

LUCEJO

A te mio bene.

BERENICE

Veggoti al fianco il nobil ferro.

LUCEJO

Dianzi

per man di Lelio, Scipion me 'l rese,

ed a sé m'invitò.

BERENICE

La gioia intera

speriam da un cor generoso.

LUCEJO

Oh cara,

abbiasi il mondo tutto,

mi lasci del tuo cor libero il dono,

e il più felice io sono.

BERENICE

Anch'io dovea

senza vederti ire a Scipione, ma volli,

principe amato, rivederti pria.

Vo piena di lietissima speranza.

LUCEJO

Oh fida! Oh dolce? Oh cara anima mia.

[N. 31 - Aria]

BERENICE

Bella notte senza stelle

chiaro sole senza rai

tu vedrai, non il mio core

senz'amore e senza te.

Mancheranno al mar le sponde,

mancheranno ai fiumi l'onde,

pria che manchi la mia fé.

(parte)

Recitativo

LUCEJO

Squarciasi 'l fosco vel del mio sospetto,

e qual fra nube il cui torbido seno

rompa e dilegui il vento,

veggo apparir più chiaro il ciel sereno.

[N. 32 - Aria]

Come al natio boschetto

augel che vien dal mar

vola nell'arrivar,

l'anima mia così

impaziente già

se 'n vola al caro ben.

No più non è crudele

la bella mia fedele:

anima mia sì sì

vattene innanzi a me

posati nel bel sen.

(parte)

Scena ultima

Scipione, Lelio, Ernando, Armira, Berenice, e poi Lucejo.

[N. 33 - Arioso]

SCIPIONE

Dopo il nemico oppresso

voglio esser di me stesso

più forte vincitor.

(ascende il trono)

Recitativo

Venga Lucejo...

Prence,

vinto dai primi sguardi

arsi d'amor per la beltà che adori:

la trovo tua: vinco me stesso, e illesa

pronto a renderla io sono,

poiché d'ambedue noi fia degno il dono

premio da te si chiede

a Scipio e a Roma d'amicizia e fede.

Lelio all'illustre tuo scampo tentato

per l'amico Lucejo

tutta la lode io do d'animo grato.

Ernando, i doni tuoi

accettai per poter disporne poi:

seguano la vezzosa Berenice

al possesso del suo sposo felice.

LELIO

Oh magnanimo core!

ERNANDO

Oh virtù rara!

LUCEJO

Oh senza esempio anima grande!

BERENICE

Oh degno

d'esser fra i numi accolto!

[N. 34 - Recitativo accompagnato]

LUCEJO

In testimonio io chiamo

Giove e gli eterni numi,

che la mia vita e il regno

a Scipione a Roma, in guerra e in pace, impegno.

[N. 35 - Duetto]

BERENICE E LUCEJO

Si fuggano i tormenti,

si vengano i contenti

di bella fedeltà.

Non più crudel timore

il dolce dell'amore

amareggiar potrà.

Recitativo

SCIPIONE

Marte riposi, accenda amor la face

sia questo un dì sol di letizia e pace.

[N. 36 - Coro]

CORO

Faran la gioia intera

vittoria pace e amor.

E sia l'Iberia altera

d'un tanto vincitor.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ultima