SAFFO
Tragedia lirica.
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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giovanni PACINI.
Prima esecuzione: 29 novembre 1840, Napoli.
Personaggi:
ALCANDRO sacerdote d'Apollo in Leucade |
baritono |
CLIMENE sua figlia |
contralto |
SAFFO |
soprano |
FAONE |
tenore |
DIRCE |
soprano |
IPPIA primo degli aruspici |
tenore |
LISIMACO |
basso |
Aruspici, Ancelle di Climene, Cittadini greci, Popolo di Leucade, Guardie sacre, Citaristi e Neocori.
L'avvenimento ha luogo in Grecia; la prima parte ad Olimpia, le altre in Leucade: l'epoca rimonta alla XLII olimpiade.
Esterno del circo.
All'alzarsi della tenda odonsi grida fragorose di plauso, e prolungato batter di palme.
VOCI
(dal circo)
Divini carmi? Quanta ne desta
l'estinto prence, quanta pietà!
(momenti di silenzio. Succede un bisbiglio crescente che degenera in tumulto ed in urli spaventevoli)
Esci dal circo... Troppo è funesta
qui tua presenza! Esci... esci... Va'.
Alcandro, uscendo dal circo nel massimo disordine, e furente di sdegno, Ippia dall'opposto lato.
IPPIA
Che avvenne!
(le labbra convulse di Alcandro gl'impediscono l'uso della favella)
Ah! quelle grida
procellose, tonanti,
al par che i flutti dell'Egeo sdegnato,
onde scoppiar?
ALCANDRO
IPPIA
D'orrore agghiaccio!
(guatando minaccioso verso il circo)
ALCANDRO
VOCI
(dal circo)
Vanto primier di Grecia,
onor di Mitilene,
labbro d'amore e decima
tu sei fra le camene,
per te sorrise l'ombra
d'un vendicato re.
ALCANDRO
IPPIA
Me pur, me; pure ingombra
l'ira che bolle in te!
ALCANDRO
IPPIA
Simuliam... pugnale occulto
più sicuro scende al cor.
Faon qui volge.
ALCANDRO
(Ippia parte)
Faone, e detto.
FAONE
È d'uopo,
d'uopo spezzar questa catena... Amore
d'amor si nudre. Saffo
me tradisce, o non cura.
ALCANDRO
FAONE
(avanzandosi)
Alcandro...
ALCANDRO
FAONE
(È ver!...)
ALCANDRO
FAONE
(Con dura mano
ei tenta la mia piaga!...)
ALCANDRO
FAONE
Che dir vuoi tu?
ALCANDRO
FAONE
Fors'egli?
ALCANDRO
FAONE
Oh furor!...
ALCANDRO
FAONE
Sì.
ALCANDRO
FAONE
Per sempre.
ALCANDRO
FAONE
Vanne.
ALCANDRO
FAONE
Forte
son io.
(porgendogli la destra)
ALCANDRO
Saffo dal circo, e detto.
SAFFO
A che, Faon, dal circo
e dal mio fianco allontanarti?
FAONE
Altrui
ceder fu d'uopo il loco; e non credei
che raggiante di gloria e circondata
di quanti ha Grecia più sublimi ingegni,
Saffo un pensier volgesse
all'oscuro Faon.
SAFFO
De' miei pensieri
il primo ognor tu fosti, e da te lunge
ombra di bene a questo cor non giunge.
Quando il mio caldo genio
i vanni al ciel discioglie,
e quasi nume etereo
aperto il ciel m'accoglie,
par che le stelle innumeri
scorra con piè repente,
che intorno a me rifulgano
i rai del sole ardente...
eppur fra le delizie
di che s'abbella il cielo
paga non è quest'anima,
riedere in terra anelo...
ah! perché in terra vivere
posso d'amor con te!
FAONE
A mitigar le smanie
de' giusti miei sospetti,
giammai non fu penuria
in te di scaltri detti!
Ma non bastaro a tergere
le macchie di tua fede;
ma tutti i greci giovani
aver ti piacque al piede.
A seduttori applausi
facile orecchio intendi,
d'ambizïosa gloria
più che d'amor t'accendi,
di quell'amor che fervido
ardea soltanto in me!
SAFFO
Ardea, tu dici! Un palpito
crudele in me si è desto!
Parla, rimovi un dubbio
troppo al mio cor funesto.
M'ami?
FAONE
Tu pria rispondi:
lo merti ancor?
SAFFO
S'io il merto!
Una moltitudine di Giovani, Lisimaco e detti.
CORO
Al circo riedi; i giudici
ti decretaro il serto.
LISIMACO
Alceo la chioma cingerti
vuol della fronda ei stesso.
SAFFO
Alceo!... l'ambito lauro?
Ah! dalla gioia oppresso
il cor mi manca!
FAONE
(Oh rabbia!)
SAFFO
Andiam...
(incamminandosi quasi dimentica di Faone)
Faon, mi segui...
FAONE
Seguirti?...
(prorompendo)
E quale ingiuria
dir ti poss'io, che adegui
tanta impudenza?
SAFFO
Ah!
FAONE
Scóstati...
vanne al rival, t'affretta.
Quel cor che sprezzo e abomino
sia tutto suo... Vendetta
dai numi avrò!
SAFFO
Deh! plàcati...
Rival non hai... m'ascolta...
FAONE
(sempre più furente)
Taci...
CORO
Ma pria...
FAONE
Lasciatemi?
Omai la benda è sciolta!
La terra, il ciel... l'averno
me rattener non può.
Addio tremendo, eterno
Faon ti dice!
SAFFO
Ah! no...
FAONE
Qual io t'aborro, o perfida,
ti aborrano gli dèi.
Quando saprò che misera
oltre ogni dir tu sei,
che orrenda è la tua sorte,
che la tua vita è morte,
palpiterò di giubilo,
felice allor sarò!
SAFFO
Ebben, dischiudi, o barbaro
a cruda gioia il seno:
furo i tuoi voti orribili,
compiuti furo appieno!
Il cor di te già privo
solo agli affanni è vivo...
di quel ch'io son più misera
farmi alcun dio non può!
CORO
Ritorna in te, rammentati
che volgo tu non sei,
che speme della Grecia
devi tu stessa a lei!
Vieni, il tuo crin coverto
sia dell'eterno serto,
un fero cor dimentica,
sprezza chi te sprezzò.
(Saffo nella massima disperazione si avvinghia alle ginocchia di Faone; ma questi la respinge e parte rapidamente)
Appartamenti di Alcandro, annessi al tempio di Apollo.
Logge in fondo da cui scorgesi parte della spiaggia di Leucade.
Climene circondata dalle sue Ancelle, intente a fregiarla degli arredi nuziali. Dirce.
DIRCE E ANCELLE
Al crin le cingete la rosea corona,
la fulgida zona ~ cingetele al sen.
Esulta, Climene, sei vaga, sei bella
qual vivida stella ~ in cielo seren.
CLIMENE
Mercé, dilette ancelle; ah! vorrei farvi
liete come son io: rammento ancora
quanta pietà di me vi strinse, allora
che l'amato Faon da questo lido
fuggiva e parve, ma sol parve, infido.
Ah! con lui mi fu rapita
ogni gioia ed ogni bene...
all'idea di tante pene
l'alma mia rifugge ancor!
Era un pianto la mia vita,
di lamenti il ciel stancava,
ogni giorno che spuntava
era un giorno di dolor.
DIRCE E ANCELLE
Lascia per sempre, ah! lascia
un sovvenir d'ambascia;
amore il lesbio giovane
ti ricondusse al piè.
CLIMENE
È ver!...
DIRCE E ANCELLE
Gl'incensi fumano
sull'are già, per te.
CLIMENE
(con trasporto vivissimo d'amore e di giubilo)
Il cor non basta a reggere
la piena del diletto!...
Mi sento ad ogni palpito
novella gioia in petto...
Labbro terreno esprimere
mal può lo stato mio...
Non ha l'Olimpo un dio
felice al par di me!
DIRCE E ANCELLE
Un sogno di letizia
la vita fia per te!
Lisimaco e dette, quindi Saffo.
DIRCE
Uno stranier!
(a Lisimaco fermatosi sul limitare)
CLIMENE
Che vuoi?
LISIMACO
Donna infelice
segue i miei passi, e favellar desia
col sacerdote.
CLIMENE
Inoltri.
(Saffo ad un cenno di Lisimaco si avanza)
È lunge il padre;
ei, col mio sposo, ai numi offre la sacra
vittima che precede
il rito nuzïal.
SAFFO
M'odi brev'ora.
(a un segno di Climene, Dirce e le Ancelle si ritirano)
Il dio che qui si adora,
sconsigliata, oltraggiai; la sua vendetta
rugge sul capo mio... d'offerte e voti
a placarlo io traea; m'implora all'uopo
il genitor propizio.
CLIMENE
Ah! sì... le braccia
come a suora io ti schiudo...
come alla suora che il destin mi tolse.
SAFFO
Moria?
CLIMENE
La prora volse
alle sponde di Samo;
ivi chiamato il genitor da pompe
divine, la fanciulla
seco adduceva. Impetuosi venti
lo assalir tra le Cicladi, e percossa
la nave ad una rupe,
ei sol campò da morte!
SAFFO
Colpì la suora tua funesta sorte!
Pur men funesta della mia!
CLIMENE
T'appelli?
SAFFO
Saffo.
CLIMENE
Tu, Saffo!
SAFFO
(con abbandono doloroso)
Che tre lune intere
un ingrato cercando,
scorse la Grecia invan di riva in riva...
che alla speranza è morta, al dolor viva!
CLIMENE
Ahi crudo fato! Ahi misera!...
SAFFO
Tu sei commossa!
CLIMENE
Oh quanto!
SAFFO
Sento l'acerbo strazio
calmarsi a te d'accanto!...
La tua pietade è balsamo
al mio trafitto cor!
CLIMENE
Saffo...
SAFFO
Climene...
CLIMENE
Abbracciami...
SAFFO
Vivo un istante ancor!
(restano in lunghi amplessi tocche entrambe da vivo, tenerissimo sentimento)
CLIMENE E SAFFO
Di quai soavi lagrime
aspersa è la mia gota!
Qual mi ricerca l'anima
dolce potenza ignota!
Somiglia una speranza?
l'umana gioia avanza...
Par che involato bene
amico iddio mi renda!...
Par che il mio core intenda
i moti del tuo cor!
Ancelle, e dette.
ANCELLE
Corri all'altar, Climene;
ti chiede il genitor.
CLIMENE
Ah! vado... E tu?...
SAFFO
Del genio
me la scintilla investe;
vorrei disciorre un auspice
canto... ma rozza veste
mal si conviene a splendida
pompa di nozze.
CLIMENE
O donne,
fra' veli miei più candidi,
fra le più elette gonne
scelga, e s'adorni l'ospite;
quindi sia tratta a me.
(a Saffo)
Io ti precedo al tempio,
(con accento animatissimo)
verrò a gioir con te.
SAFFO
Qual io felice esser vorrei
te sì felice rendan gli dèi;
volger di tempo mai non oscuri
del tuo consorte la bella fé;
mai d'altra donna l'amor non curi,
fino alla tomba ami sol te.
CLIMENE
T'affretta, vieni al fianco mio;
avrà il delubro un altro dio;
mi dona il cielo più che bramai;
sarò fra poco dell'are al piè;
l'inno di nozze tu scioglierai...
Ah! fia l'Olimpo schiuso per me!
ANCELLE
T'aspetta Imene, amor t'aspetta;
il passo affretta ~ dell'are al piè.
(alcune ancelle conducono Saffo, le altre seguono Climene per opposto lato)
Interno del gran tempio di Leucade.
I gradini dell'altare, che arde innanzi ad un simulacro d'Imeneo, sono sparsi di fiori.
La calca del Popolo è immensa; i sacri Ministri circondano l'ara, dappresso ai quali sono locati i citaristi e gli altri suonatori, in tutta la pompa de' loro sfarzosi vestimenti; quindi si avanza Alcandro dai penetrali, seguìto da Faone e dai Neocori; finalmente Climene, fra la schiera dei Congiunti e delle sue Ancelle.
GLI UOMINI
Le cetre, le tibie confondano i suoni,
a loro de' timpani s'aggiunga il fragor;
di grida festive il tempio risuoni,
attesti ogni labbro la gioia del cor.
All'ara t'appressa, o giovine sposa,
regina dell'alme, sorriso d'amor.
Ti cede in bellezza la vergine rosa,
il giglio pudico ti cede in candor.
ALCANDRO
(tutti obbediscono: Faone e Climene s'inginocchiano a piè dell'ara)
CLIMENE E FAONE
Lo giuro.
ALCANDRO
(recando Climene fra le braccia di Faone; gli sposi appendono i loro serti all'altare)
CORO
Le cetre, le tibie confondano i suoni,
a loro de' timpani s'aggiunga il fragor;
di grida festive il tempio risuoni,
attesti ogni labbro la gioia del cor.
ALCANDRO
CLIMENE
O padre mio, ne arridono
i fati in questo giorno;
udrem celeste cantico;
Saffo è tra noi.
FAONE
Chi?
ALCANDRO
FAONE
Che intendo!... Saffo?...
CLIMENE
Mirala.
FAONE
(Eterni dèi!...)
Saffo, cinta di alloro ed in pomposo abbigliamento, Lisimaco recandone la cetra, e detti.
CLIMENE
T'appressa...
Ecco il mio sposo.
ALCANDRO
SAFFO
Faon!
FAONE
(M'ingombra un gel!)
CLIMENE
Ei t'era noto!...
LISIMACO
(Ahi Misera!...)
SAFFO
(come estatica)
Il mio Faone!
TUTTI
tranne Saffo ed Alcandro
(con sorpresa e smarrimento)
Oh ciel!
SAFFO
(con prorompimento di pianto)
Ai mortali, o crudo, ai numi
io ti chiesi lagrimando...
valli e balze, mari e fiumi
valicai, te ognor chiamando...
Ti rinvengo: non sarai
d'altra donna... no, giammai...
se il destin ciò scritto avesse,
lo dovrebbe cancellar.
ALCANDRO
FAONE
(Ove son? che feci mai?...
Ella m'ama! Io fui tradito!
Ahi crudele! Un cor squarciai
ove amor m'avea scolpito!
Tardo e vano pentimento
in me desta il suo tormento...
Sarà tutta la mia vita
un eterno lagrimar!)
CLIMENE
(figgendo gli sguardi sul volto di Faone)
(Avvampò d'un altro amore!
Fu costei la mia rivale!
Due ferite in questo core
apre un barbaro pugnale,
ah! per me d'orrendo velo
si ricopre terra e cielo!...
Trema il tempio... impallidito
manca il foco sull'altar!)
LISIMACO
(Ah! per Saffo, tra gli dèi
qual rimane ad invocar?)
IPPIA, DIRCE E CORO
(Sorte avversa qui costei
trasse il rito a funestar.)
ALCANDRO
SAFFO
Altri mi segua.
ALCANDRO
SAFFO
Faon...
CLIMENE, DIRCE, IPPIA E CORO
Che ardisci?
FAONE
O Saffo!...
ALCANDRO
(Saffo resta come tocca da fulmine)
LISIMACO
Deh! seguimi...
SAFFO
È... ver?
(accostandosi a Faone e male articolando)
FAONE
Sì...
SAFFO
Sposo è già!...
(un tremito l'investe in tutta la persona, quindi si lancia dissennata all'ara e l'atterra)
Infame altar!...
TUTTI GLI ALTRI
Sacrilega!
ALCANDRO, IPPIA E CORO
Quel dio ti punirà...
SAFFO
(nell'estrema disperazione)
Non è dio chi Faone mi toglie,
chi mi rende per sempre infelice,
a tai nozze l'auspicio s'addice
d'una furia... ed abbiatela in me.
ALCANDRO, IPPIA E SACERDOTI
L'ira eterna, che il fren già discioglie,
la tua vita nel duolo consumi...
profanato hai l'asilo de' numi,
anatema, anatema su te!
CLIMENE, DIRCE, FAONE, LISIMACO E ANCELLE
Esci, guai se quell'ira ti coglie,
ch'è sterminio, ch'è morte dell'empio!...
Fuggi, fuggi, insensata, dal tempio,
pria che il tempio non crolli su te!
(Saffo è respinta: tutto è disordine e terrore)
Luogo remoto in vicinanza dell'ostello sacerdotale.
Alcandro è nell'atteggiamento di presentar Saffo al collegio degli Aruspici, adunato presso all'antro; ella tien bassa la fronte e conserte le braccia, qual persona umiliata e contrita; Lisimaco stassi più indietro accanto ad alcuni Neocori: Ippia è fra gli Aruspici. Tratto tratto odesi rumoreggiare il vento.
ALCANDRO
ARUSPICI E IPPIA
Parla.
SAFFO
Io, rea
di sacrilegio, qui pentita vengo
ad atterrarmi, onde placato il dio
svolga dal capo mio
il tremendo anatema:
e quindi a spegner l'indomita fiamma
che tutta m'arde, e che un destin perverso
colpevol fece, dalla sacra rupe
balzar domando.
LISIMACO
(Ahi misera!)
ALCANDRO
ALCANDRO E IPPIA
Andiam.
(entrano nella caverna)
SAFFO
Se meco
non è delitto la pietà, Climene,
pria dell'ora solenne,
mi lascia riveder.
ALCANDRO
(parla sommessamente ad un neocoro che parte)
ARUSPICE
(dall'interno della spelonca)
Signor di Leucade ~ occhio del cielo,
che puoi de' secoli ~ frangere il velo,
i tuoi fatidici ~ spirti possenti
dell'antro scuotano ~ i sacri venti;
ne' loro sibili ~ ti manifesta,
palese rendine ~ il tuo pensier.
Udiam. ~ Silenzio: ~ l'aura si desta,
egli ci annunzia ~ il suo voler.
SAFFO
Compunta e supplice ~ vedimi, o dio,
amaro spargere ~ di pianto un rio...
ALCANDRO
SAFFO
Da' nodi infausti ~ sciogli quest'alma,
l'ali del genio ~ rendi al pensier.
ALCANDRO
(silenzio; il vento, che mormorava cupo cupo, sibila con più violenza, e percuote a più riprese i sacri bacini)
È noto che intorno al tempio di Dodona eran sospesi alcuni bacini di rame, combinati in modo che l'un d'essi agitato dal vento (ivi solito a spirare) comunicava agli altri la propria vibrazione: e che dai suoni tramandati le sacerdotesse formavano gli oracoli. Non è parso strano supporre un simile congegnamento nell'antro di Leucade.
Ippia, Aruspici, quindi Climene e detti.
ARUSPICI E IPPIA
Il nume accolse la domanda.
CLIMENE
Padre!
ALCANDRO
(Climene accenna di partire)
SAFFO
Non fuggir... fra poco
più rival non avrai; spento il mio foco...
o il viver mio sarà.
CLIMENE
Che parli?
SAFFO
Amica
tu m'accogliesti, amica
da te vo' separarmi...
(imprime un bacio sulla fronte di lei)
Il cielo invoca
per l'infelice Saffo...
(si asciuga una lagrima, poi si presenta intrepida ad Alcandro)
Eccomi.
ALCANDRO
ARUSPICI E IPPIA
Giura.
SAFFO
Il giuro.
LISIMACO
Ahimè!
CLIMENE
Che intendo!
ALCANDRO
(in tono solenne, e consegnandola agli aruspici. Comincia il rito; un d'essi fa porre Saffo in ginocchio, ed il più anziano, al chiaror d'una face, imprime le risposte di lei sur un papiro)
IPPIA
Qual t'appelli?
SAFFO
Saffo.
IPPIA
La patria?
SAFFO
Lesbo.
IPPIA
Il padre?
SAFFO
Ipseo.
LISIMACO
(in cui si è manifestata una crescente agitazione alle risposte di Saffo, esclama)
Ministri,
udirmi è forza... Il rito
da menzogne innocenti
non sia polluto... ~ Essa non è, qual crede,
figlia d'Ipseo, né culla
ebbe di Lesbo il suol...
SAFFO
Come!
LISIMACO
Fanciulla
io la rinvenni...
ALCANDRO
LISIMACO
Di lei mi diero
le investigate sorti alte speranze:
quindi loco mi tenne
d'una bambina mia nipote, spenta
pochi dì pria.
CLIMENE
Mi balza il core!
ALCANDRO
LISIMACO
Or compie
il quarto lustro, sulla riva, spinta
colà dal tempestoso
Egeo.
CLIMENE
L'udisti, o padre?
ALCANDRO
SAFFO
Forse?
CLIMENE
(a Lisimaco)
Parla...
ALCANDRO
LISIMACO
E sculto di Leucadia
v'era il divino Apollo...
SAFFO
Lo serbo ancor.
(staccandoselo dal petto)
ALCANDRO
CLIMENE
Osserva...
ALCANDRO
GLI ALTRI
Oh numi!...
ALCANDRO
SAFFO
Finisci... di'?
ALCANDRO
GLI ALTRI
Fia vero?
CLIMENE
Oh giubilo!
SAFFO
Oh suora!... oh genitor!...
SAFFO, CLIMENE E ALCANDRO
Al seno mi stringi... ripeti l'amplesso
di tanta letizia m'opprime l'eccesso?
sì forte del sangue... il moto si desta
che voci... e... respiro... nel petto mi arresta...
ALCANDRO
SAFFO E CLIMENE
Del par che inatteso, istante felice!
La gioia de' numi quest'alma provò!
ARUSPICI E IPPIA
Alcandro, il rito a compiersi
manca brev'ora, il sai...
CLIMENE, ALCANDRO E LISIMACO
Cielo!...
ALCANDRO E IPPIA
A pregar nel tempio
uopo è che venga omai.
CLIMENE
No...
ALCANDRO
ARUSPICI E IPPIA
Dal giuramento sciogliersi
ella non può.
SAFFO
Né il voglio.
Oh padre, addio. Traetemi
all'are sante appresso.
ALCANDRO
ARUSPICI E IPPIA
A noi
spetta indagar la mistica
offerta...
ALCANDRO
ARUSPICI E IPPIA
No 'l puoi.
Rammenta che lo vietano
le sacre leggi a te,
essa è tua figlia.
ALCANDRO
SAFFO
Padre, il dio tentar non giova;
arma il petto di costanza.
La fatal, temuta prova
è la speme che mi avanza.
Se negato a questo core
è l'oblio d'infausto amore,
men tremendo della vita
il morir per me sarà.
CLIMENE
La germana che perdei,
un imene ambito tanto
mi concessero gli dèi
per dannarmi al duolo, al pianto!
Ahi! Che un rapido baleno
è la gioia in questo seno!
Ahi! Dai numi, come in terra,
è bandita la pietà!
LISIMACO
Ah! la parca i giorni miei
co' suoi giorni troncherà!
ARUSPICI E IPPIA
Quando parlano gli dèi,
per noi muta è la pietà.
(Alcandro è condotto dai neocori nella sua magione. Climene lo segue, Ippia e gli aruspici rientrano con Saffo nella spelonca)
Faone.
Fra queste orrende tenebre m'è grato
ad ogni umano aspetto
fuggir... fuggir potessi
a me pur anco, a quel rimorso atroce
che le mie veglie, i sonni miei divide,
che mi dà cento morti e non m'uccide!
Qual frutto acerbo io colsi
dall'ire mie funeste!
Respinsi un cor celeste,
che un dio per me formò!
Tutto a me stesso io tolsi!
Tutto perdei!... Soltanto
per consumarla in pianto
la vita a me restò!
Ippia, Aruspici e detto.
IPPIA
Ite ad Alcandro, aruspici:
ei sappia che l'offerta
ne' suoi fumanti visceri
rese del nume aperta
la volontà: che sciogliersi
non può dal giuramento
Saffo.
(alcuni aruspici entrano nella magione sacerdotale)
FAONE
M'ingombra l'anima
crudel presentimento!...
Ah! di'; qual voto?
IPPIA
Spingersi
colei giurò nell'ima
vorago salutifera,
dall'apollinea cima;
spera così l'oblio
d'amor che il ciel vietò.
FAONE
(nell'estrema agitazione)
Ella si perde, ed io
in vita io resto?
(rimane qualche tempo concentrato ne' suoi pensieri)
Ah! no!...
(risoluto, e come persona cui è balenata in mente una speranza)
Mai più, mai più divisi
no, cara, non saremo...
solo una tomba avremo,
i vortici del mar.
E ne' beati elisi,
ove il piacer non muore,
ritornerem d'amore
insieme a palpitar.
IPPIA E ARUSPICI
Ritratti, il dì già spunta,
l'ora del rito è giunta:
in questo sacro orrore
non lice a te restar.
(Faone parte, Ippia lo segue, gli aruspici entrano per l'opposto lato)
Parte meno ripida a mezzo la salita del promontorio di Leucade, di cui vedesi la cima orribilmente sporgere sul mare; qua e là funerei monumenti e colonne trionfali di coloro che perirono o sopravvissero al salto.
Il Popolo Leucadio si avanza pieno di costernazione; procedono quindi, accompagnati dalle Guardie sacre, i Sacerdoti di Apollo e gli Aruspici, tra i quali è Saffo in bianca veste, e scinta le chiome: Lisimaco mestamente la segue recandone il serto e la lira.
POPOLO
(sommessamente)
S'ella paventa o dubita,
speme per lei non resta;
una pietade incauta
esser potria funesta;
non un sospiro, un gemito
la sventurata ascolti,
non vegga d'una lagrima
bagnati i nostri volti:
fin la preghiera esprimere
al labbro sia vietato...
Giunge agli dèi più grato
priego che manda il cor.
SACERDOTI E ARUSPICI
(soffermandosi a Saffo)
Al dio sorgente or volgiti,
implora il suo favor.
SAFFO
(guatando il culmine della montagna)
Premio d'amor, cui non fu pari al mondo,
eccolo: morte! ~ La virtù del senno
vacillar sento in me!... Non ascoltai
figlia nomarmi? Sul mio core il core
non palpitò d'una sorella? Io voglio,
benedetta dal padre, al santo scoglio
recarmi...
POPOLO
Ei giunge.
Alcandro, Climene, Dirce e detti.
ALCANDRO
CLIMENE
Sorella...
SAFFO
Chi sei tu?
CLIMENE
Non mi ravvisi?
Climene.
SAFFO
Ah sì!... Promisi
per te cantar l'inno di nozze... Il plettro
a me si porga.
GLI ALTRI
È fuor di sé!
ALCANDRO
SAFFO
(dopo essersi cinta del serto, e tolta di mano a Lisimaco la lira)
Flutto che muggi a questa rupe infranto,
loquaci aure del ciel, tacete: io canto! ~
(tocca la cetra atteggiandosi a nobile contegno e sfavillando poetico fuoco dagli occhi)
Teco dall'are pronube
vengo al paterno tetto.
Sparso di fior, di porpora
ecco ammantato il letto!
Di mille tede splendere
la luce intorno io veggio!
Delle sonanti cetere
odo il festivo arpeggio!
Liete donzelle intrecciano
volubili carole!...
Chi giunge dall'empireo?
Di Citerea la prole!
Partiam, partiam, ché amore
non tollera dimore,
di rosea nube il talamo
già tutto ei cinge e serra...
Addio ~ Ti lascio in terra,
sarai fra poco in ciel!
CLIMENE, DIRCE, ALCANDRO, LISIMACO E POPOLO
Nel sen mi corre un brivido!
I rai mi copre un vel!
Faone, Ippia, Neocori e detti.
FAONE
(ancor dentro)
Mi lasciate...
IPPIA
(ancor dentro)
Ferma...
CLIMENE, DIRCE, ALCANDRO, LISIMACO, SACERDOTI, ARUSPICI E POPOLO
Oh dèi!
SAFFO
(scuotendosi)
Ah!... qual voce!
FAONE
(uscendo)
Saffo!
CLIMENE
Io gelo!
(come scossa da lungo letargo)
Tu Faon! tu! Ma costei...
Sì, tua sposa...
(gettando il serto e la lira, e con l'accento della più terribile disperazione)
Irato cielo!
SACERDOTI E ARUSPICI
Forsennato! e che mai tenti,
che vuoi tu?
FAONE
Con lei morir...
(si ode uno squillo)
ALCANDRO
CLIMENE
Oh quai momenti!...
IPPIA, SACERDOTI E ARUSPICI
Ecco l'ora! Saffo, ardir.
(al rimbombo dello squillo, un tremito involontario si è manifestato nelle membra di Saffo: la sua rabbia è spenta, e copiose lagrime irrigano il suo volto: ella si getta a piè d'Alcandro a cui l'eccesso del dolore toglie la favella, e pone la destra paterna sul proprio capo, come per ottenerne la benedizione: sorge quindi, e conduce Climene tra le braccia di Faone)
SAFFO
L'ama ognor qual io l'amai...
Più, volendo, no 'l potresti...
quelle gioie amor vi appresti,
che il destino a me vietò!
Io morrò... svanisce omai
ogni speme in questo seno...
io morrò, ché un dio nemmeno
la mia fiamma estinguer può.
CLIMENE, DIRCE, ALCANDRO, LISIMACO E POPOLO
(Un presagio mi sgomenta,
che di morte favellò!...)
Saffo, scortata dagli Aruspici, ascende alla sommità del promontorio. Alcandro si pone in ginocchio, Climene manca fra le braccia di Dirce, Faone vuoi precipitarsi nel mare, ma vien trattenuto. Su questo quadro cala la tela.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)