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Rinaldo

RINALDO

Opera in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Giacomo ROSSI, Aaron HILL.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.

Prima esecuzione: 24 febbraio 1711, Londra.


Personaggi:

GOFFREDO capitano generale dell'armata cristiana

contralto

ALMIRENA sua figlia, destinata sposa a Rinaldo

soprano

RINALDO eroe del campo

contralto

EUSTAZIO fratello di Goffredo

contralto

ARGANTE re di Gerusalemme, amante d'Armida

basso

ARMIDA incantatrice, regina di Damasco

soprano

MAGO cristiano

contralto






Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Città di Gerusalemme assediata, con porta in prospettiva, da cui escono soldati alla battaglia. Da un canto si vedono le tende dell'armata cristiana; ivi c'è un grandissimo padiglione con trono sopra di cui siede Goffredo circondato dalle Guardie, da Rinaldo, da Almirena, e da Eustazio.

Recitativo

GOFFREDO

Delle nostre fatiche

siam prossimi alla meta, o gran Rinaldo!

Là in quel campo di palme

omai solo ne resta

coglier l'estrema messe,

e già da' lidi eoi

spunta più chiaro il sole,

per illustrar co' rai d'eterna gloria

l'ultima di Sion nostra vittoria.

[N. 1 - Aria]

Sovra balze scoscesi e pungenti

il suo tempio la gloria sol ha.

Né fra gioie, piaceri e contenti

i bei voti ad apprender si va.

Recitativo

RINALDO

Signor, già dal tuo senno

e dal valor di questo braccio armato,

piange l'Asia rubelle

nell'estreme agonie l'ultimo fato;

onde al suono ammirando

del glorioso tuo nome

caderan quelle mura oppresse e dome.

Ciò, che solo mi resta, o prence invitto,

è cogli alti imenei

della bella Almirena

giunger a questo cor più lieta sorte;

ch'unita la virtù, sempre è più forte.

GOFFREDO

Chi non cura 'l nemico,

i precipizi affretta, o forte eroe!

Sul sentier della gloria

tu non devi arrestar il piè nel corso;

vinta Sion, prendi da me la fede,

Almirena ti fia bella mercede.

ALMIRENA

Rinaldo, amato sposo, eh! ti sovvenga,

ch'ogni ritardo è inciampo

nella bella carriera

della gloria guerriera.

Va', pugna ardito in campo,

sì, che Sion scuota quel giogo indegno;

che la face d'amore

spesso gela nel sen marziale ardore.

[N. 2 - Aria]

Combatti da forte, che fermo il mio sen

piacer ti prepara, contenti d'ognor.

Con face di gloria bell'iri seren'

adesso risplenda nell'alto tuo cor.

(parte)

Recitativo

EUSTAZIO

Questi saggi consigli

accogli nel tuo sen, prode guerriero!

RINALDO

Quanto possente sei, bendato arciero!

[N. 3 - Aria]

Ogni indugio d'un amante

è una pena acerba e ria.

Il timore sempre lo sferza,

la speranza seco scherza,

or lo prova l'alma mia.

(parte)

Scena seconda

S'ode suonar una tromba, che precede un Araldo spedito dalla città, e che viene accompagnato da due guardie sino alla presenza di Goffredo.

Recitativo

ARALDO

Signor, che delle stelle

emuli i pregi, a te salute invia

l'eccelso mio monarca; e da te chiede

in un libero varco

esporti i sensi suoi, con franca fede.

GOFFREDO

Venga il tuo re a suo grado,

ch'in di lui sicurtà l'onore impegno.

EUSTAZIO

Quivi lo spinge alta cagion di regno.

[N. 4 - Aria]

Sulla ruota di fortuna

va girando la speranza.

Ma se un cor virtute aduna,

gl'è sol base la costanza.

(parte)

Scena terza

Argante esce dalla città in un carro trionfale tirato da cavalli e seguìto da un gran numero di Guardie a piedi, e Gente a cavallo, e discendendo con un corteggio solenne s'accosta alla persona di Goffredo, che si muove per incontrarlo.

[N. 5 - Aria]

ARGANTE

Sibilar gli angui d'Aletto,

e latrar vorace Scilla,

parmi udir d'intorno a me.

Rio velen mi serpe in petto,

né ancor languida favilla

di timor, pena mi diè.

Recitativo

Goffredo, se t'arrise

sin qui fortuna, ella incostante sempre

può ben cangiar sue tempre;

e se saggio tu sei,

ascolta i detti miei.

Per ristorar in parte

i scambievoli oltraggi,

chiedo, che si sospenda

sol per tre giorni 'l marzial furore;

tanto devi a tuo pro, tanto al mio onore.

GOFFREDO

Chi su base del giusto

appoggia l'alte imprese,

non teme della sorte i crudi eventi.

Tu con superbi accenti

grazie richiedi, e pur ti sian concesse,

che d'un'anima grande

leggerai con rossor'i pregi in esse.

[N. 6 - Aria]

No, no, che quest'alma

scontenti non dà,

con placida calma

giovare sol sa.

Ch'è grande il diletto

d'un nobile petto,

ch'a gloria se n' va.

(va via con gli altri)

Scena quarta

Argante solo.

Recitativo

Infra dubbi di Marte

resta sospeso il cuore;

ma più vaneggia oppresso

ne' pensieri d'Armida,

che amante in un, e mia compagna fida,

de' marziali eventi

nelle ziffre del fato

corse a spiar gl'arcani,

per render de' nemici i moti vani.

[N. 7 - Aria]

Vieni, o cara, a consolarmi

con un sguardo tuo seren!

Il tuo volto può bearmi,

e scacciar il duol dal sen.

Scena quinta

Armida in aria, che canta sedendo sopra un carro tirato da due dragoni, i quali gettano dalla bocca fiamme e fumo.

[N. 8 - Aria]

ARMIDA

Furie terribili!

circondatemi,

seguitatemi

con faci orribili!

Arrivato il carro a terra, i dragoni lo tirano sin alla presenza d'Argante, che va ad incontrar Armida.

Recitativo

ARGANTE

Come a tempo giungesti,

cara, per consolar l'alma smarrita;

io, ch'alla tua partita

frettoloso anelai, impaziente

il tuo ritorno attesi,

e a quel tiran richiesi

breve tregua nel campo,

all'Asia per saper se v'è più scampo.

ARMIDA

Signor, se ben confusi

son gli enigmi del fato,

io con note tremende

pur forzai quell'abisso

a scior in chiaro suon distinti accenti,

ed a mie brame ardenti

rispose in tuono amico:

«se dal campo nemico

svelto fia di Rinaldo il gran sostegno,

speri pur d'Asia il desolato regno».

ARGANTE

Corro a spegner quell'empio.

ARMIDA

T'arresta, o caro, e sol di me fia cura,

d'allontanar quel forte

dalle squadre nemiche.

Nel mio poter t'affida!

ARGANTE

Parto, e in te sol l'anima mia confida.

(va via)

[N. 10 - Aria]

ARMIDA

Molto voglio, molto spero

nulla devo dubitar.

Di mia forza all'alto impero

saprò il mondo assoggettar.

(parte)

Scena sesta

Luogo di delizie con fonti, viali, ed uccelliere in cui volano e cantano gli uccelli.
Almirena e poi Rinaldo.

[N. 11 - Aria]

ALMIRENA

Augelletti, che cantate,

zefiretti che spirate

aure dolci intorno a me,

il mio ben dite dov'è!

Recitativo

Adorato mio sposo,

vieni a bear quest'alma!

RINALDO

Al suon di quel bel labbro

corron festosi a te gli affetti miei,

e quella fiamma illustre,

ch'in me vieppiù s'accende

da' tuoi bei lumi, o cara,

prende il gran fuoco ad avvamparmi 'l core.

ALMIRENA

Bella stella d'amore

nelle pupille tuo folgora il lume.

RINALDO

Per te sola, o mio nume,

in dovuto olocausto

ardon le faci mie, fuman gl'incensi

di fervidi sospiri.

ALMIRENA

Tu solo a' miei martiri

porgi placida calma.

RINALDO

Per te vive il mio cor, si strugge l'alma.

[N. 12 - Duetto]

ALMIRENA

Scherzano sul tuo volto

le grazie vezzosette

a mille, a mille.

RINALDO

Ridono sul tuo labbro

i pargoletti amori

a mille, a mille.

ALMIRENA E RINALDO

Nel bel fuoco di quel guardo

Amor giunge al forte dardo

care faville.

Scena settima

Armida strappa a forza Almirena dalle mani di Rinaldo, e vuole condursela via.

Recitativo

ARMIDA

Al valor del mio brando

cedi la nobil preda!

ALMIRENA

Oh, dèi, che fia?

RINALDO

Non cederò Almirena,

se col fulmine in mano

la chiedesse il Tonante.

ARMIDA

Tanto ardisci, arrogante?

[N. 13 - Sinfonia]

Rinaldo tira la spada contro Armida, che pure impugna il ferro contro di lui, e si mette in atto di battaglia; ma mentre stanno per battersi, discende una nube nera, ripiena di mostri orribili, che mandano fuori fiamme, fumo e muggiti, e coprendo Almirena ed Armida, le porta seco in aria, lasciando in loro vece due furie spaventevoli che, dopo aver deriso Rinaldo, si profondano sottoterra.

[N. 14 - Aria]

RINALDO

Cara sposa, amante cara,

dove sei?

Deh! Ritorna a' pianti miei!

Del vostro Erebo sull'ara,

colla face del mio sdegno

io vi sfido, o spirti rei!

Scena ottava

Goffredo, Eustazio e Rinaldo immobile, con gli occhi fissi a terra, e sommerso in una gran confusione.

Recitativo

GOFFREDO

Ch'insolito stupore

lega i sensi tuoi prode campione?

EUSTAZIO

Quale a quell'alma forte

meraviglia fatal scuote l'ardire?

Tu, che con braccio armato

vibri fulmini in campo,

abbagliato cadrai

de' funesti pensieri ad un sol lampo?

RINALDO

Tale stupor m'occupa i sensi, e tale

è il dolor che m'accuora,

che posso a pena articolar gli accenti!

Qui con note innocenti

stavo spiegando del mio cor gl'affetti

alla bella Almirena:

quando (oh cieli, che pena!)

amazzone corsara

tentò rapir a me gioia sì rara,

[N. 15 - Aria]

Cor ingrato, ti rimembri,

e non scoppi di dolor?

Ma se stupido rassembri,

ti risvegli il mio furor!

Recitativo

Io allora impugno il brando

a pro del mio tesoro;

quando tartareo coro

m'involò in un istante

la nemica, e l'amante;

forse fu error, ch'alla beltà divina

credé Pluton, che fosse Proserpina.

GOFFREDO

Un mio giusto dolor l'anima ingombra?

EUSTAZIO

Insoliti portenti!

Ma tra sì fieri eventi

ti consola, german, Rinaldo, spera!

Ch'a piè d'un monte, in cavernoso sasso,

giace uom, che delle stelle

spiar sa il corso, e qual virtute alligna

nelle pietre, nell'erbe;

questi m'e noto, ivi

pronti n'andrem a ricercar consiglio.

GOFFREDO

Il mio core ne freme.

EUSTAZIO

Lieta scorta ne sia una belle speme!

[N. 16 - Aria]

Col valor, colla virtù

or si vada a trionfar.

Dall'indegna servitù

l'alta prole io vo' ritrar.

(Goffredo ed Eustazio vanno via)

Scena nona

Rinaldo solo.

Recitativo

Di speranza un bel raggio

ritorni a rischiarar l'alma smarrita;

sì adorata mia vita!

Corro veloce ad appugnar gl'inganni;

Amor, sol per pietà, dammi i tuoi vanni!

[N. 17 - Aria]

Venti, turbini, prestate

le vostre ali a questo piè!

Cieli, numi, il braccio armate

contro chi pena mi diè!

(parte)

Atto secondo
Scena prima

Gran mare placido, in cui riflette un bellissimo iri; vicino al lido sta una barca sull'ancora, ed al timone della medesima v'è uno spirito in forma di bella donna. Due Sirene vanno saltando nelle onde.
Eustazio.

[N. 18 - Aria]

Siam prossimi al porto,

per prender conforto

al nostro penar;

ch'il cor si consoli,

il duolo s'involi

da chi sa sperar.

Scena seconda

Rinaldo, Goffredo escono con fretta.

Recitativo

RINALDO

A quel sasso bramato,

da cui fra l'ombre del mio cieco duolo

spero trar di pietà liete faville,

quanto ne resta?

GOFFREDO

E quando

la soglia bacerem del mago amico?

EUSTAZIO

Da questo lido aprico,

di quel fatale albergo

non distano i confini, e fra momenti

dell'alto affar iscoprirem gli eventi.

Mentre s'affrettano per seguire il loro viaggio, la Donna che sta nella barca invita Rinaldo ad entrarvi.

Scena terza

Recitativo

DONNA

Per raccor d'Almirena

i più dolci respiri,

entra, Rinaldo, in questo augusto pino;

ella quivi mi spinse, ella t'attende

colà in spiaggia romita,

mesta, sola e tradita;

tanto importi le piacque,

di portar il tuo foco in mezzo all'acque.

Mentre Rinaldo, Goffredo ed Eustazio restano attoniti per quell'invito, le Sirene cantano e saltano.

[N. 19 - Aria]

SIRENE

Il vostro maggio

de' bei verdi anni,

o ori amanti,

sempre costanti

sfiorate in amore!

Né un falso raggio

d'onor v'affanni,

che sol beato

chi amante amato

possede un bel core.

Recitativo

RINALDO

Qual incognita forza

mi spinge ad eseguir l'alto commando?

Sta un poco sospeso, e poi con furia si risolve d'entrar in barca, ma viene arrestato da Goffredo e da Eustazio.

RINALDO

Sì Almirena, mia vita,

a te ne vengo.

GOFFREDO

O gran guerrier, t'arresta,

ferma l'incauto piede!

EUSTAZIO

Qual ignobil cimento!

RINALDO

Spero, temo, confido, e in un pavento.

Mentre sta sospeso, la Donna lo richiama di nuovo, ed egli furiosamente vuole entrar in barca, ma viene fermato dai suddetti.

DONNA

Rinaldo affretta i passi!

RINALDO

Sì. Almirena, a te corro.

GOFFREDO

La tua gloria?

RINALDO

Ne freme.

EUSTAZIO

Il tuo senno?

RINALDO

Languisce.

GOFFREDO

Frena l'ardir?

RINALDO

Non devo.

EUSTAZIO

Pensa a' casi tuoi!

RINALDO

Il cor non pave.

GOFFREDO

Sion ti chiama.

RINALDO

Ed il mio ben m'invita.

EUSTAZIO

L'Erebo ti delude.

GOFFREDO

Stige ti prende a scherno.

RINALDO

Pugnerò per quel ben, sin coll'inferno!

[N. 20 - Aria]

Il tricerbero umiliato

al mio brando renderò,

e d'Alcide l'alto fato

colà giù rinnoverò.

Cantando entra nella barca con furia; la Donna subito s'allarga in alto mare, e sin tanto che la barca si vede, le Sirene saltano, e cantano, ma la barca essendo fuori di vista, le Sirene si sprofondano in mare; Goffredo ed Eustazio, avendolo seguito cogli occhi, restano confusi.

Recitativo

EUSTAZIO

Signor, strano ardimento!

Sui vortici dell'onde,

all'aure di lusinghe,

fidar la propria gloria!

GOFFREDO

Ciò fu indegna vittoria

del barbaro Acheronte;

ma di tal duolo a fronte

non paventi il mio core.

La figlia, oh dio! è smarrita!

L'eroe se n' fugge a volo!

Speme, virtù, non mi lasciate solo!

[N. 21 - Aria]

Mio cor, che mi sai dir?

O vincer, o morir.

Sì, sì, t'intendo!

Se la mia gloria freme,

sol da una bella speme

io pace attendo.

Scena quarta

Giardino delizioso nel palazzo incantato d'Armida.
Argante ed Almirena.

Recitativo

ALMIRENA

Armida, dispietata!

colla forza d'abisso

rapirmi al caro ciel de' miei contenti!

E qui con duolo eterno

viva mi tieni in tormentoso inferno!

(piange)

ARGANTE

Non funestar, o bella,

di due luci divine il dolce raggio,

che per pietà mi sento il cor a frangere.

ALMIRENA

Signor, deh! Per pietà.

Lasciatemi piangere.

ARGANTE

Oscura questo pianto

il bel fuoco d'amor

che in me s'accese per te mia cara.

ALMIRENA

In questi lacci avvolta

non è il mio cor soggetta

d'un amoroso affetto.

ARGANTE

Tu, del mio cor reina

con dispotico impero,

puoi dar legge a quest'alma.

ALMIRENA

Ah! non è vero!

ARGANTE

Vuoi che questo mio ferro

t'apre il varco a quel seno

ove il mio cor trapassi?

ALMIRENA

Ah! No, tanto non chiedo.

E se m'amassi?

ARGANTE

Della mia fedeltade

qual fia un pegno sicur?

ALMIRENA

La libertade!

ARGANTE

Malagevol commando!

ALMIRENA

Amor mentito!

ARGANTE

E se ad Armida, o cara,

nel procurar al tuo bel piè

lo scampo dove fie quelle fiamme

che per te, mio tesor

struggono il core,

scopo saremmo entrambi

d'amor geloso e d'infernal furore.

Eppur mi sento il cuor a frangere!

ALMIRENA

Dunque lasciami piangere.

[N. 22 - Aria]

Lascia ch'io pianga

mia cruda sorte,

e che sospiri

la libertà.

Il duolo infranga

queste ritorte,

e' miei martiri

sol per pietà.

Recitativo

ARGANTE

Ah! sul bel labbro Amore

di possente magia formò le note,

per tormentarmi il core.

Argante, che risolvi?

Pensier, che mi sai dir?

Ahi! Ch'il mio petto

più resister non puote a tanto affetto.

[N. 23 - Aria]

Basta che sol tu chieda,

per ottener da me,

bocca amorosa.

Solo ch'il cor ti veda,

tutto si perde in te,

guancia vezzosa!

(vanno via)

Scena quinta

Armida sola.

Recitativo

Cingetemi d'alloro

le trionfali chiome!

Rinaldo, il più possente,

terror dell'armi assire,

in umile olocausto

sull'altar del mio sdegno

cadrà svenato al suolo.

Conducetelo quivi, o spirti, a volo!

Scena sesta

Due spiriti conducono Rinaldo alla presenza d'Armida.

RINALDO

Perfida, un cor illustre

ha ben forza bastante

per disprezzar l'inferno;

o rendimi Almirena,

o pagherai con questo acciar la pena.

ARMIDA

D'Armida a fronte si superbi accenti?

RINALDO

A fronte ancor de' più crudel tormenti.

ARMIDA

Mio prigionier tu sei.

RINALDO

Sin nell'alma non giunge il mio servaggio.

ARMIDA

È in mia balìa la vita.

RINALDO

La morte non paventa un'alma invitta.

ARMIDA

(Splende su quel bel volto

un non so che, ch'il cor mi rasserena.)

RINALDO

Omai rendimi Almirena!

ARMIDA

(Con incognito affetto

mi serpe al cor un'amorosa pena.)

RINALDO

Rendimi, sì, crudel,

rendimi Almirena!

ARMIDA

(Ma d'un nemico atroce

sarà trofeo il mio core?)

RINALDO

Ha forza il mio furore,

per atterrar il tuo infernal drappello.

ARMIDA

(Son vinta, sì; non lo credea sì bello.)

(a Rinaldo)

Rinaldo, in questa spiaggia

ogn'aura spira amore;

l'onda, l'augello, il fiore

t'invitan solo ad amorosi amplessi;

depon quell'ira infida,

vinto non più, ma vincitor d'Armida!

T'amo, oh caro.

RINALDO

Io t'aborro!

ARMIDA

Prendi questo mio cor!

RINALDO

Per lacerarlo.

ARMIDA

Mille gioie t'appresto.

RINALDO

Io mille pene.

ARMIDA

T'ammoliscano i prieghi!

RINALDO

Io li detesto.

ARMIDA

Abbian forza i sospir?

RINALDO

D'accender l'ira.

ARMIDA

M'obbedisce l'inferno.

RINALDO

Io ti disprezzo.

ARMIDA

Pensa ch'io son...

RINALDO

Tiranna.

ARMIDA

Risolvi...

RINALDO

La vendetta.

ARMIDA

Per pietade!

RINALDO

A te corro, o mia diletta!

(vuol andarsene)

[N. 24 - Duetto]

ARMIDA

Fermati!

RINALDO

No, crudel!

ARMIDA

Armida son, fedel...

RINALDO

Spietata, infida!

Lasciami!

ARMIDA

Pria morir!

RINALDO

Non posso più soffrir.

ARMIDA

Vuoi ch'io m'uccida?

Scena settima

Armida si cangia in Almirena.

Recitativo

ARMIDA

Crudel, tu ch'involasti

al mio core la calma,

un sol guardo mi neghi a tante pene?

RINALDO

Che veggio! Idolo mio! Sei tu, mio bene?

Deh! Vieni a consolar l'alma smarrita!

ARMIDA

Quivi con molle vita

vai fomentando una novella brama,

e lasci sì chi t'ama?

RINALDO

No, cara, che tu sei

la sospirata meta, e in questo loco

sol d'Armida crudel vidi 'l sembiante.

ARMIDA

Stringimi dunque al sen.

RINALDO

Beato amante!

(nell'abbracciarsi, Armida riprende la sua forma, e Rinaldo fugge)

Sfinge, un penoso orrore

arrechi nel mio core!

Giove, lancia il tuo telo!

Non avrà per costei fulmini il cielo?

(Armida si cangia un'altra volta in Almirena)

ARMIDA

Corri fra queste braccia!

RINALDO

(va per abbracciarla, poi si ferma)

Ma che tenti, Rinaldo!

Forse sotto quel viso

v'è l'inferno co' un vel di paradiso.

[N. 25 - Aria]

Abbrugio, avvampo e fremo

di sdegno e di furor.

Spero, ma sempre temo

d'un infernal error.

(va via)

Scena ottava

Armida sola, riprende la sua propria forma.

[N. 26 - Recitativo accompagnato]

Dunque i lacci d'un volto,

tante gioie promesse,

li spaventi d'inferno,

forza n'avran per arrestar quel crudo?

E tu il segui, o mio core!

Fatto trofeo d'un infelice amore!

No! Si svegli 'l furore,

si raggiunga l'ingrato,

cada a' miei piè svenato! Ohimè! Che fia?

Ucciser l'alma mia?

Ah! Debole mio petto,

a un traditor anco puoi dar ricetto?

Su, su, furie, ritrovate

nova sorte di pena e di flagello!

S'uccida, sì... eh! no, ch'è troppo bello!

[N. 27 - Aria]

Ah! Crudel,

il pianto mio

deh! ti mova per pietà!

O infedel,

al mio desio

proverai la crudeltà.

Scena nona

Armida riprende la forma d'Almirena, poi viene Argante.

Recitativo

ARMIDA

Riprendiam d'Almirena

il mentito sembiante in questo loco,

che forse qual farfalla

ritornerà Rinaldo al suo bel foco.

Scena decima

Armida e Argante.

ARGANTE

Adorata Almirena,

ogni breve dimora,

che dal tuo bello fa l'anima mia,

e pena acerba e ria.

(Armida riguarda Argante con sdegno)

Tu con rai luminosi

fai splender quelle stelle,

che mi promiser sì felici influssi?

(Armida lo riguarda con più sdegno di prima)

Anima mia, ti rasserena omai,

che della cruda Armida

in breve ti trarrò da lacci indegni.

(Armida resta sospesa senza guardarlo)

Deh! Non tener l'animo tuo perplesso,

s'impegna di contento la mia fé, la mia forza,

e questo amplesso!

Mentre Argante va per abbracciarla, Armida riprende la sua forma, e lo respinge con gran furia.

ARMIDA

Traditor! Dimmi: è questa

del mio amor la mercede?

ARGANTE

Oh dèi! Che miro?

ARMIDA

Io, ch'il mio cor ti spiego

con affetti?

ARGANTE

No, 'l nego.

ARMIDA

Io, che l'inferno, o altero,

slego a tuo pro!

ARGANTE

Egli è vero.

ARMIDA

Tradirmi!

ARGANTE

Scusa un lampo

d'intempestivo amor!

ARMIDA

I fulmini vedrai del mio furore.

ARGANTE

T'acqueta!

ARMIDA

No.

ARGANTE

Il rossore

sia una rigida pena.

ARMIDA

No.

ARGANTE

Sì, superba, amo Almirena.

ARMIDA

Stige ritiro.

ARGANTE

Fa' ciò, che t'aggrada;

senza i demoni tuoi basta mia spada.

(fugge sdegnato)

[N. 28 - Aria]

ARMIDA

Vo' far guerra, e vincer voglio,

collo sdegno chi m'offende

vendicar'i torti miei.

Per abbatter quel orgoglio,

ch'il gran foco in sen m'accende,

saran meco gli stessi dèi.

Atto terzo
Scena prima

Orrida montagna con dirupi e cascate d'acqua, nella sommità della quale si vede il castello incantato d'Armida, ch'è custodito da gran numero di mostri di varie forme; nel mezzo delle mura appare una porta con colonne di cristallo e d'ogni sorte di gemme; a piedi della montagna v'è una spelonca, ove abita il Mago. Goffredo ed Eustazio considerando l'altezza della montagna.

Recitativo

EUSTAZIO

Quivi par che rubelle

la terra s'alzi a guerreggiar le stelle.

GOFFREDO

Germano, è questo 'l segno

delle nostre fatiche?

EUSTAZIO

Ecco del saggio

il sospirato albergo.

GOFFREDO

Omai t'accosta!

Eustazio alla bocca dell'antro chiama il Mago.

EUSTAZIO

Tu. A cui vien concesso

sin delle stelle il penetrar gli arcani,

degli eventi più strani

fermar il corso, e grazie ogn' or dispensi,

d'un alto affar vengo a cercarti i sensi.

Scena seconda

Il Mago esce dalla sua spelonca.

MAGO

La causa che vi spinge

in sì remota parte

nota m'è già; Rinaldo ed Almirena

colà sull'alte cime

di quell'orrido sasso in lacci indegni

della perfida Armida

giacciono avvinti; il varco

impossibile fora

senza in poter prefisso,

ch'i mostri suoi colà vuotò l'abisso.

GOFFREDO

L'aprirò colla spada.

EUSTAZIO

Andiam, che la virtù ne farà strada.

GOFFREDO

Seguitemi, o miei fidi!

EUSTAZIO

Io vi precedo.

(Goffredo, ed Eustazio, impugnatala spada, e seguitati do soldati ascendono la montagna, ed il Mago gli sgrida)

MAGO

Arrestatevi, o forti,

che nel mar del terror sareste assorti.

[N. 29 - Sinfonia]

A Goffredo, Eustazio e Soldati, essendo molto avanzati verso la cima, si presenta loro una compagnia de' Mostri orribili con faci accese, di modo che una parte de' Soldati atterriti ritornando indietro, un'altra squadra di Mostri taglia loro il cammino, e nel mezzo della loro confusione, s'apre la montagna, e l'inghiotte, uscendo da quella voragine fiamme, fumo, e grandi strepiti. Al fine Goffredo ed Eustazio, con parte de' Soldati, ritornano dal Mago.

Recitativo

GOFFREDO

Qui vomita Cocito

tutta sua nera peste.

EUSTAZIO

D'Acheronte proviam qui le tempeste.

MAGO

Prodi campioni, non giunge

il terreno valore

a sormontar quell'infernal furore;

queste verghe fatal, ch'ora vi porgo,

faran fuggir quei mostri;

ite con piè sicuro,

che potran dar il corso al pigro Arturo.

GOFFREDO

German, all'opra!

EUSTAZIO

Impaziente anelo,

ch'a forte al fin darà vittoria il cielo.

Ascendono di nuovo la montagna, ed il Mago sta osservando il loro passaggio, e canta per incoraggiarli. I Mostri come prima si presentano loro, ma per virtù di quelle verghe sono posti in fuga. Arrivati che sono alla cima, toccano colle verghe la porta del castello d'Armida, ed in un subito spariscono quelle mura, e la montagna medesima con grandissimi strepiti, e resta invece di quella un mare agitato; Goffredo ed Eustazio s'attengono ad una rupe pendenti sopra il mare, poi si vedono a calar a basso da un'altra parte.

[N. 30 - Aria]

MAGO

Andate, o forti,

fra stragi e morti

senza timore,

or colà su!

Ch'omai v'è guida,

compagna fida,

fra quell'orrore

fatal virtù.

Superato l'incanto della montagna, il Mago rientra nella sua spelonca.

Recitativo

MAGO

Oh, di bella virtù, saper eterno,

che Stige prende a scherno!

Scena terza

Giardino d'Armida, che tiene uno stilo al petto d'Almirena per ucciderla.
Armida, Rinaldo e Almirena.

ARMIDA

Mori, svenata!

ALMIRENA

O numi!

RINALDO

T'arresta per pietà!

ARMIDA

Ho d'aspe il core;

poiché le fiamme mie sprezzasti, indegno,

cada costei trafitta,

olocausto d'amor, vittima al sdegno!

RINALDO

Il mio pianto!

ARMIDA

Dell'ira accresce i flutti.

RINALDO

L'innocenza!

ARMIDA

Il suo volto il fallo accusa.

RINALDO

Per il fuoco onde ardesti!

ARMIDA

È in tutto spento.

RINALDO

Pria questo sen trapassa!

ARMIDA

Il duol lo sveni!

RINALDO

Versa in fulmine, o ciel!

ARMIDA

Io pria il suo sangue.

Mentre Armida vuole lanciar il colpo, Rinaldo impugna la spada, e va con furia verso lei per ucciderla; ma subito escono dalla terra degli Spiriti per custodirla.

RINALDO

Al mio braccio cadrai, perfida, esangue!

Scena quarta

Goffredo, Eustazio, e detti.

ARMIDA

Nella guardata soglia

come osaste portar sicuro il piede?

Furie, pronte accorrete, e da sotterra

venga contro costor l'inferno in guerra!

Goffredo ed Eustazio toccando colle verghe il giardino incantato, in un subito il medesimo sparisce, e resta una gran campagna deserta, nel fondo di cui si vede la città di Gerusalemme da quella parte ov'e situata in collina; nelle mura vi sta gran porta a piedi della quale si vede una strada, che con tortuosi giri vien'a finire nel piano.

Goffredo, Eustazio e Rinaldo corrono ad abbracciarsi, e mentre Almirena vuol fare lo stesso, Armida la ferma e tenta di nuovo d'ucciderla con lo stilo.

GOFFREDO

Prode Rinaldo!

RINALDO

Glorioso prence!

EUSTAZIO

Lascia ch'al sen ti stringa!

RINALDO

Io pur t'annodi

ALMIRENA

Chi mi soccorre? Aita!

Rinaldo impugna la spada, va contro Armida, ma nel lanciar il colpo, quella gli sparisce sotto il taglio.

RINALDO

Ancor tenti, crudel, tormi la vita?

GOFFREDO

Figlia!

ALMIRENA

Padre!

EUSTAZIO

Mia cara!

RINALDO

Idolo mio!

GOFFREDO

Fugga il duol!

ALMIRENA

Rieda il piacer!

EUSTAZIO E RINALDO

E svanisca ogni tormento...

ALMIRENA, RINALDO, GOFFREDO E EUSTAZIO

...al contento, al contento!

(parte Almirena)

GOFFREDO

Vinto il furor d'inferno,

il terreno furor vincer ne resta.

Quando là in oriente

Febo risorge ad indorare il mondo,

german, le squadre appresta,

perché Sione cada;

e tu Rinaldo, déi

contaminata da' tuoi molli amori

col sangue del rubel purgar la spada.

[N. 31 - Aria]

Sorge nel petto

certo diletto

che bella calma

promette al cor.

Sarà il contento,

dopo gran stento

coglier la palma

del nostro ardor.

(Goffredo ed Eustazio escono)

Recitativo

RINALDO

Al trionfo s'affretti senza ritardo il corso!

Mi stimolan l'amor, gloria, e rimorso.

[N. 32 - Aria]

È un incendio fra due venti,

fra due fiamme questo cor.

Ha di gloria gli alimenti,

lo nutrisce un fermo amor.

(parte)

Scena quinta

Argante, seguìto da tre Generali.

Recitativo

ARGANTE

Chiuso fra quelle mura

langue il comun valore, o forti eroi;

quindi sian noti a voi

gli ultimi sensi nostri;

ch'oggi ognun si dimostri

non sol di fer, ma di coraggio armato,

perché l'oste nemica

cada al nostro valor, ceda al suo fato.

Scena sesta

Armida e detti.

ARMIDA

Per fomentar lo sdegno

a fronte d'un sleal anco mi trovo?

ARGANTE

Io pur l'ira rinnovo

al tuo superbo aspetto.

ARMIDA

È l'offeso mio amor per te un Aletto.

ARGANTE

L'affetto tuo non curo.

ARMIDA

Io i sdegni tuoi.

ARGANTE

Or è tempo di palme;

va', e non tentar d'effeminar gli eroi!

ARMIDA

Ho un cor virile in petto,

che sa emular la gloria.

ARGANTE

(un poco sospeso)

Abbian sensi sì grandi al fin vittoria!

Cara, perdon ti chiedo.

ARMIDA

(freddamente)

Io no 'l rifiuto.

ARGANTE

Accuso la mia colpa.

ARMIDA

Egli m'è grato.

ARGANTE

Fu importuno l'amor.

ARMIDA

Io pure errai.

ARGANTE

Solo per momenti.

ARMIDA

Risolutamente

anch'io Rinaldo amai.

ARMIDA E ARGANTE

Dunque mi sia concesso

di purgar il mio error con questo amplesso!

(s'abbracciano)

ARGANTE

Or preparianne ad una estrema sorte.

ARMIDA

E coi spenti nemici

un gran trofeo alla morte.

ARGANTE

Olà, cogli oricalchi

si destino a battaglia i stessi venti!

ARMIDA

E sian nostri campioni

Maccone in ciel, l'Inferno, e gli elementi!

[N. 33 - Marcia]

Suonano ogni sorta di strumenti militari e si vede uscire dalla città l'armata, che arrivata a' piedi del monte passa con bell'ordine dinanzi Argante ed Armida, facendo loro i soliti saluti militari.

Recitativo

ARGANTE

In quel bosco di strali

ne' lacci caderan que' indegni mostri.

ARMIDA

E in un mare di sangue

spenti saranno i giusti sdegni nostri.

[N. 34 - Duetto]

ARMIDA E ARGANTE

Al trionfo del nostro furore

or corriamo que' mostri a legar.

Che poi, caro, questo core

dolce premio ti vuol dar!

(vanno via)

Scena settima

Goffredo, Rinaldo e Almirena.

Recitativo

GOFFREDO

Di quei strani accidenti

se la serie ripiglio,

per dolor, per stupor, s'inarca il ciglio.

ALMIRENA

A sì crudeli eventi

ancor non so se dorma, o se sia desta.

RINALDO

Cessata la tempesta,

godiam, cara, la calma!

ALMIRENA

Dell'aure dolci della tua bell'alma.

[N. 35 - Aria]

Bel piacere

è godere

fido amor!

Questo fa contento il cor.

La fermezza

sol apprezza

lo splendor,

che provien d'un grato cor.

Scena ottava

Eustazio e detti.

Recitativo

EUSTAZIO

Signor, l'oste nemica

con barbari ululati

s'avvicina alle tende,

e già ne' nostri accende

desir di gloria ardenti;

tu quegli alti ardimenti

raffrena con gran senno,

ch'ognun sia pronto a venerarne il cenno.

GOFFREDO

Ecco il glorioso giorno,

che ne chiama al trionfo.

RINALDO

Ecco le palme,

che spuntano nel campo.

ALMIRENA

Ecco ne' tuoi bei lumi

che di gloria e d'amor folgora un lampo!

GOFFREDO

German, le nostre tende

il custodir ti sia nobile incarco;

colà il nemico affrena;

e da eventi marzial serba Almirena!

RINALDO

Raccomando al tuo zel l'alto tesoro.

EUSTAZIO

German, Rinaldo, i tuoi comandi adoro.

[N. 36 - Aria]

Di Sion nell'alta sede

la virtute ed il valore

oggi solo si vedrà.

Ch'alfin nobile mercede

d'alma grande, nobil core,

è una bella felicità.

(va via con Almirena)

[N. 37 - Marcia]

Scena nona

S'ode suonare tutti gli strumenti militari dei cristiani, e l'armata con pompa solenne, a piedi e a cavallo, passa dinanzi a Goffredo e Rinaldo, facendo loro i soliti saluti militari.

Recitativo

RINALDO

Se ciò t'è in grado, o prence,

tu le falangi armate

in campo aperto spingi;

io per obliquo calle

vo' che Sione oggi umiliata cada

del tuo nome in virtù, colla mia spada.

GOFFREDO

Degna è sol di grand'alma

malagevole impresa;

approvo il tuo consiglio;

io ti precedo in tanto.

(va via)

RINALDO

Brilla l'anima mia sul lieto ciglio.

[N. 38 - Aria]

Or la tromba in suon festante

mi richiama a trionfar.

Qual guerriero e qual amante,

gloria e amor mi vuol bear.

Scena decima

Argante esce colla sua armata, che dispone in ordine di battaglia.

Recitativo

ARGANTE

Miei fidi, ecco là un campo

colmo di mille furti,

più famoso che forte;

quello benigna sorte

or vi presenta; su, prodi, pugnate,

abbattete, atterrate!

Per ognun di quegli empi,

sian le rapine lor nostro tributo,

e l'alme lor un olocausto a Pluto!

Scena undicesima

Esce Goffredo con tutta la sua armata e l'ordine per dar battaglia.

GOFFREDO

Magnanimi campioni,

ecco l'ultimo giorno

delle vostre fatiche,

quel che tanto bramaste.

Quivi una selva d'aste

il nemico ha congiunto;

perché vinciam più guerre in un sol punto.

Combattete qual forti, e a monti estinti

vadan color sossopra,

perché solo un bel fin corona l'opra.

[N. 39 - Battaglia]

S'attacca una battaglia regolata, che sta in bilancia da una parte e dall'altra; ma Rinaldo, avendo di già preso la città, discende dal monte con una squadra, ed assale per il fianco i nemici, che si danno alla fuga, non restando al medesimo di dar loro la caccia.

[N. 40 - Aria]

GOFFREDO

Solo dal brando

dal senno solo

della vittoria

nasce il piacer.

Ma un cor amando

ferma il suo volo

né della gloria

cura il pensier.

Scena dodicesima

Rinaldo, che conduce Argante incatenato.

Recitativo

RINALDO

Goffredo, ecco il superbo

in lacci avvolto.

ARGANTE

Argante è vinto, e non il cor d'Argante,

che ragion sovra d'esso

gli astri non han.

GOFFREDO

Rinaldo,

s'ascriva al tuo valor l'alto successo.

Scena tredicesima

Eustazio con Almirena conducendo seco Armida prigioniera.
Eustazio, Almirena, Armida e detti.

EUSTAZIO

Ecco, german, la cruda,

che, mentre volle all'alte nostre tende

recar gli ultimi danni,

cadde ne' ceppi, e negli estremi affanni.

ARGANTE

Numi, che veggio!

ARMIDA

Sommi dèi, che miro!

RINALDO

Cara, questa è la meta.

ALMIRENA

A cui sospiro.

GOFFREDO

Or ne' sponsali eccelsi

a quel alto valore...

GOFFREDO E EUSTAZIO

Sia pronuba la gloria al vostro amore!

ALMIRENA E RINALDO

Sia pronuba la gioia al nostro amore!

(s'abbracciano)

ARMIDA

D'un nume il più possente

han la scorta costor.

ARGANTE

Varia la sorte.

RINALDO E ALMIRENA

In te sol l'alma mia si riconforta.

ARMIDA

No, forse ch'al ciel piacque,

ch'io spegna al fin pentita

il mio foco infernal colle sacre acque.

Verga indegna, ti spezzo.

(spezza la verga incantata)

ARGANTE

Il tuo consiglio

seguo, mia cara.

ARMIDA

(verso Goffredo)

Il vostro rito io piglio.

RINALDO

O clemenza del ciel!

ALMIRENA

Beata sorte!

EUSTAZIO

Trionfo alter!

GOFFREDO

La libertà vi dono.

ARGANTE

Cara, ti stringo.

ARMIDA

Vien sposo al mio trono.

[N. 41 - Coro]

TUTTI

Vinto è sol della virtù

degli affetti il reo livor.

E felice è sol quaggiù

chi dà meta a un vano cor.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima