www.librettidopera.it

Rigoletto

RIGOLETTO

Melodramma in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 11 marzo 1851, Venezia.


Personaggi:

Il DUCA di Mantova

tenore

RIGOLETTO buffone di corte

baritono

GILDA figlia di Rigoletto

soprano

SPARAFUCILE bravo

basso

MADDALENA sorella di Sparafucile

contralto

GIOVANNA custode di Gilda

mezzosoprano

Il conte di MONTERONE

baritono

MARULLO cavaliere

baritono

BORSA Matteo, cortigiano

tenore

Il conte di CEPRANO

basso

La CONTESSA sposa del conte di Ceprano

mezzosoprano

USCIERE di corte

basso

PAGGIO della duchessa

mezzosoprano


Cavalieri, Dame, Paggi, Alabardieri.


La scena si finge nella città di Mantova e suoi dintorni.
Epoca, il secolo XVI.

N. B. Le indicazioni di destra o sinistra s’intendono sempre dal lato dello spettatore.


Lettore benevolo

Per circostanze speciali sento il bisogno di raccomandare alla tua indulgenza, piucch’altro mai, questo mio lavoro, e spero di non ingannarmi, confidando che non sarai per negarmela. Vivi felice.

Piave.

Atto primo

[N. 1 - Preludio]

Scena prima

Sala magnifica nel palazzo ducale, con porte nel fondo che mettono ad altre sale, pure splendidamente illuminate.
Folla di Cavalieri e Dame in gran costume nel fondo delle sale; Paggi che vanno e vengono.
La festa è nel suo pieno.
Musica interna da lontano e scroscii di risa di tratto in tratto.

Il Duca e Borsa che vengono da una porta del fondo.

[N. 2 - Introduzione]

DUCA

De la mia bella incognita borghese

toccare il fin dell’avventura io voglio.

BORSA

Di quella giovin che vedete al tempio?

DUCA

Da tre lune ogni festa.

BORSA

La sua dimora?

DUCA

In un remoto calle;

misterioso un uom v’entra ogni notte.

BORSA

E sa colei chi sia l’amante suo?

DUCA

Lo ignora.

(un gruppo di dame e cavalieri attraversano la sala)

BORSA

Quante beltà!... mirate.

DUCA

Le vince tutte di Cepran la sposa.

BORSA

(piano)

Non v’oda il conte, o Duca...

DUCA

A me che importa?

BORSA

Dirlo ad altra ei potria...

DUCA

Né sventura per me certo saria.

Ballata

Questa o quella per me pari sono

a quant’altre d’intorno mi vedo;

del mio core l’impero non cedo

meglio ad una che ad altra beltà.

La costoro avvenenza è qual dono

di che il fato ne infiora la vita;

s’oggi questa mi torna gradita,

forse un’altra doman lo sarà.

La costanza, tiranna del core,

detestiamo qual morbo crudele;

sol chi vuole si serbi fedele;

non v’ha amor, se non v’è libertà.

De’ mariti il geloso furore,

degli amanti le smanie derido;

anco d’Argo i cent’occhi disfido

se mi punge una qualche beltà.

Scena seconda

Detti, il conte di Ceprano che segue da lungi la sua sposa servita da altro Cavaliere. Dame e Signori entrano da varie parti.

Minuetto

DUCA

(alla signora di Ceprano movendo ad incontrarla con molta galanteria)

Partite?... crudele!...

CONTESSA

Seguire lo sposo

m’è forza a Ceprano.

DUCA

Ma dée luminoso

in corte tal astro qual sole brillar.

Per voi qui ciascuno dovrà palpitar.

(con enfasi baciandole la mano)

Per voi già possente la fiamma d’amore

inebria, conquide, distrugge il mio core.

CONTESSA

Calmatevi...

DUCA

No.

(le dà il braccio e esce con lei)

Scena terza

Detti e Rigoletto, che s’incontra nel signor di Ceprano; poi Cortigiani.

RIGOLETTO

In testa che avete,

signor di Ceprano?

(Ceprano fa un gesto d’impazienza e segue il Duca)

(ai cortigiani)

Ei sbuffa, vedete?

BORSA

Che festa!

RIGOLETTO

Oh sì...

BORSA

Il Duca qui pur si diverte!...

RIGOLETTO

Così non è sempre? che nuove scoperte!

Il giuoco ed il vino, le feste, la danza,

battaglie, conviti, ben tutto gli sta.

Or della Contessa l’assedio egli avanza,

e intanto il marito fremendo ne va.

(esce)

Scena quarta

Detti e Marullo premuroso.

Perigordino

MARULLO

Gran nuova! gran nuova!

CORO

Che avvenne? parlate!

MARULLO

Stupir ne dovrete...

CORO

Narrate, narrate...

MARULLO

(ridendo)

Ah, ah!... Rigoletto...

CORO

Ebben?

MARULLO

Caso enorme!...

CORO

Perduto ha la gobba? non è più difforme?

MARULLO

Più strana è la cosa! Il pazzo possiede...

CORO

Infine?

MARULLO

Un’amante...

CORO

Un’amante! Chi il crede?

MARULLO

Il gobbo in Cupido or s’è trasformato!...

CORO

Quel mostro? Cupido!... Cupido beato!

Scena quinta

Detti ed il Duca, seguìto da Rigoletto, poi da Ceprano.

DUCA

(a Rigoletto)

Ah, quanto Ceprano importuno niun v’è...

la cara sua sposa è un angiol per me!

RIGOLETTO

Rapitela.

DUCA

È detto; ma il farlo?

RIGOLETTO

Stasera.

DUCA

Né pensi tu al conte?

RIGOLETTO

Non c’è la prigione?

DUCA

Ah no.

RIGOLETTO

Ebben... s’esilia.

DUCA

Nemmeno, buffone.

RIGOLETTO

(indicando di farla tagliare)

Adunque la testa...

CEPRANO

(Oh l’anima nera!)

DUCA

(battendo co’ la mano una spalla al conte)

Che di’, questa testa?...

RIGOLETTO

È ben naturale...

Che far di tal testa?... A cosa ella vale?

CEPRANO

(infuriato, battendo la spada)

Marrano!

DUCA

(a Ceprano)

Fermate...

RIGOLETTO

Da rider mi fa.

CORO

(fra loro)

In furia è montato!

DUCA

(a Rigoletto)

Buffone, vien qua.

Insieme

DUCA

Ah sempre tu spingi lo scherzo all’estremo.

Quell’ira che sfidi, colpir ti potrà.

RIGOLETTO

Che coglier mi puote? Di loro non temo.

Del duca un protetto nessun toccherà.

CEPRANO

(ai cortigiani, a parte)

Vendetta del pazzo...

CORO

Contr’esso un rancore

pe’ tristi suoi moti, di noi chi non ha?

CEPRANO

Vendetta.

CORO

Ma come?

CEPRANO

Domani chi ha core

sia in armi da me.

CORO

Sì.

CEPRANO

A notte.

CORO

Sarà.

(la folla dei danzatori invade la sala)

TUTTI

Tutto è gioia, tutto è festa;

tutto invitaci a goder!

Oh guardate, non par questa

or la reggia del piacer!

Scena sesta

Detti ed il conte di Monterone.

Tempo di mezzo

MONTERONE

(dall’interno)

Ch’io gli parli.

DUCA

No!

MONTERONE

(entrando)

Il voglio.

TUTTI

Monterone!

MONTERONE

(fissando il Duca con nobile orgoglio)

Sì, Monteron... la voce mia qual tuono

vi scuoterà dovunque...

RIGOLETTO

(al Duca, contraffacendo la voce di Monterone)

Ch’io gli parli.

(si avanza con ridicola gravità)

Voi congiuraste contro noi, signore,

e noi, clementi in vero, perdonammo...

Qual vi piglia or delirio... a tutte l’ore

di vostra figlia reclamar l’onore?

MONTERONE

(guardando Rigoletto con ira sprezzante)

Novello insulto!

(al Duca)

Ah sì, a turbare

sarò vostr’orgie... verrò a gridare

fino a che vegga restarsi inulto

di mia famiglia l’atroce insulto.

E se al carnefice pur mi darete,

spettro terribile mi rivedrete,

portante in mano il teschio mio,

vendetta chiedere al mondo e a dio.

DUCA

Non più, arrestatelo.

RIGOLETTO

È matto!

CORO

Quai detti!

MONTERONE

(al Duca e Rigoletto)

Ah, siate entrambi voi maledetti!

Slanciare il cane a leon morente

è vile, o Duca...

(a Rigoletto)

e tu, serpente,

tu che d’un padre ridi al dolore,

sii maledetto!

RIGOLETTO

(colpito)

(Che sento! orrore!)

Stretta dell’introduzione

TUTTI

(meno Rigoletto)

Oh tu che la festa audace hai turbato,

da un genio d’inferno qui fosti guidato;

è vano ogni detto, di qua t’allontana

va, trema, o vegliardo, dell’ira sovrana

tu l’hai provocata, più speme non v’è,

un’ora fatale fu questa per te.

Monterone parte fra due Alabardieri, tutti gli altri seguono il Duca in altra stanza.

Si cala per un istante la tela a fine di mutare la scena.

Scena settima

L’estremità più deserta d’una via cieca.
A sinistra una casa di discreta apparenza con una piccola corte circondata da muro. Nella corte un grosso ed alto albero ed un sedile di marmo; nel muro una porta che mette alla strada; sopra il muro un terrazzo praticabile, sostenuto da arcate. La porta del primo piano dà sul detto terrazzo. A destra della via è il muro altissimo del giardino, e un fianco del palazzo di Ceprano. È notte.
Rigoletto chiuso nel suo mantello. Sparafucile lo segue, portando sotto il mantello una lunga spada.

[N. 3 - Duetto]

RIGOLETTO

(Quel vecchio maledivami!)

SPARAFUCILE

Signor?...

RIGOLETTO

Va’, non ho niente.

SPARAFUCILE

Né il chiesi... a voi presente

un uom di spada sta.

RIGOLETTO

Un ladro?

SPARAFUCILE

Un uom che libera

per poco da un rivale,

e voi ne avete...

RIGOLETTO

Quale?

SPARAFUCILE

La vostra donna è là.

RIGOLETTO

(Che sento!) E quanto spendere

per un signor dovrei?

SPARAFUCILE

Prezzo maggior vorrei...

RIGOLETTO

Com’usasi pagar?

SPARAFUCILE

Una metà s’anticipa,

il resto si dà poi...

RIGOLETTO

(Dimonio!) E come puoi

tanto securo oprar?

SPARAFUCILE

Soglio in cittade uccidere.

Oppure nel mio tetto.

L’uomo di sera aspetto...

una stoccata, e muor.

RIGOLETTO

E come in casa?

SPARAFUCILE

È facile...

M’aiuta mia sorella...

Per le vie danza... è bella...

Chi voglio attira... e allor...

RIGOLETTO

Comprendo...

SPARAFUCILE

Senza strepito...

È questo il mio stromento,

(mostra la spada)

vi serve?

RIGOLETTO

No... al momento...

SPARAFUCILE

Peggio per voi...

RIGOLETTO

Chi sa?...

SPARAFUCILE

Sparafucil mi nomino...

RIGOLETTO

Straniero?...

SPARAFUCILE

Borgognone...

(per andarsene)

RIGOLETTO

E dove all’occasione?...

SPARAFUCILE

Qui sempre a sera.

RIGOLETTO

Va’.

(Sparafucile parte)

Scena ottava

Rigoletto, guardando dietro a Sparafucile.

[N. 4 - Scena e Duetto]

RIGOLETTO

Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale;

l’uomo son io che ride, ei quel che spegne!...

Quel vecchio maledivami!...

O uomini!... o natura!...

vil scellerato mi faceste voi!...

Oh rabbia!... esser difforme!... esser buffone!...

Non dover, non poter altro che ridere!...

Il retaggio d’ogni uom m’è tolto... il pianto!...

Questo padrone mio,

giovin, giocondo, sì possente, bello,

sonnecchiando mi dice:

fa’ ch’io rida, buffone...

Forzarmi deggio, e farlo!... Oh, dannazione!...

Odio a voi, cortigiani schernitori!...

Quanta in mordervi ho gioia!...

Se iniquo son, per cagion vostra è solo...

ma in altr’uom qui mi cangio!...

Quel vecchio malediami!... tal pensiero

perché conturba ognor la mente mia!...

Mi coglierà sventura?... Ah no, è follia.

(apre con chiave, ed entra nel cortile)

Scena nona

Detto e Gilda ch’esce dalla casa e si getta nelle sue braccia.

Tempo d’attacco

RIGOLETTO

Figlia...

GILDA

Mio padre!

RIGOLETTO

A te dappresso

trova sol gioia il core oppresso.

GILDA

Oh quanto amore!

RIGOLETTO

Mia vita sei!

Senza te in terra qual bene avrei?

(sospira)

GILDA

Voi sospirate!... che v’ange tanto?

Lo dite a questa povera figlia...

Se v’ha mistero... per lei sia franto...

ch’ella conosca la sua famiglia.

RIGOLETTO

Tu non ne hai...

GILDA

Qual nome avete?

RIGOLETTO

A te che importa?

GILDA

Se non volete

di voi parlarmi...

RIGOLETTO

(interrompendola)

Non uscir mai.

GILDA

Non vo che al tempio.

RIGOLETTO

Or ben tu fai.

GILDA

Se non di voi, almen chi sia

fate ch’io sappia la madre mia.

Tempo cantabile

RIGOLETTO

Deh non parlare al misero

del suo perduto bene...

Ella sentia, quell’angelo,

pietà delle mie pene...

Solo, difforme, povero,

per compassion mi amò.

Moria... le zolle coprano

lievi quel capo amato...

Sola or tu resti al misero...

O dio, sii ringraziato!...

(singhiozzando)

GILDA

Quanto dolor!... che spremere

sì amaro pianto può?

Tempo di mezzo

GILDA

Padre, non più, calmatevi...

Mi lacera tal vista...

Il nome vostro ditemi,

il duol che sì v’attrista...

RIGOLETTO

A che nomarmi?... è inutile!...

Padre ti sono, e basti...

Me forse al mondo temono,

d’alcuno ho forse gli asti...

altri mi maledicono...

GILDA

Patria, parenti, amici

voi dunque non avete?

RIGOLETTO

Patria!... parenti!... dici?...

Insieme

RIGOLETTO

Culto, famiglia, patria,

(con effusione)

il mio universo è in te!

GILDA

Ah se può lieto rendervi,

gioia è la vita a me!

GILDA

Già da tre lune son qui venuta,

né la cittade ho ancor veduta;

se il concedete, farlo or potrei...

RIGOLETTO

Mai?... mai!... uscita, dimmi unqua sei?

GILDA

No.

RIGOLETTO

Guai!

GILDA

(Che dissi!)

RIGOLETTO

Ben te ne guarda!

(Potrien seguirla, rapirla ancora!

Qui d’un buffone si disonora

la figlia, e ridesi... Orror!)

(verso la casa)

Olà?

Scena decima

Detti e Giovanna dalla casa.

GIOVANNA

Signor?

RIGOLETTO

Venendo, mi vide alcuno?

Bada, di’ il vero...

GIOVANNA

Ah no, nessuno.

RIGOLETTO

Sta ben... la porta che dà al bastione

è sempre chiusa?

GIOVANNA

Lo fu e sarà.

Stretta

RIGOLETTO

(a Giovanna)

Veglia, o donna, questo fiore

che a te puro confidai;

veglia attenta, e non sia mai

che s’offuschi il suo candor.

Tu dei venti dal furore

ch’altri fiori hanno piegato

lo difendi, e immacolato

lo ridona al genitor.

GILDA

Quanto affetto!... quali cure!

Che temete, padre mio?

Lassù in cielo, presso dio

veglia un angiol protettor.

Da noi stoglie le sventure

di mia madre il priego santo;

non fia mai divelto o infranto

questo a voi diletto fior.

Scena undicesima

Detti ed il Duca in costume borghese dalla strada.

RIGOLETTO

Alcuno è fuori...

(apre la porta della corte e, mentre esce a guardar sulla strada,

il Duca guizza furtivo nella corte e si nasconde dietro l’albero, gettando a Giovanna una borsa la fa tacere)

GILDA

Cielo!

Sempre novel sospetto...

RIGOLETTO

(a Gilda tornando)

Vi seguiva alla chiesa mai nessuno?

GIOVANNA

Mai.

DUCA

(Rigoletto!)

RIGOLETTO

Se talor qui picchiano

guardatevi da aprir...

GIOVANNA

Nemmeno al Duca...

RIGOLETTO

Meno che a tutti a lui... Mia figlia, addio.

DUCA

(Sua figlia!)

GILDA

Addio, mio padre.

(s’abbracciano e Rigoletto parte chiudendosi dietro la porta)

Scena dodicesima

Gilda, Giovanna, il Duca nella corte, poi Ceprano e Borsa a tempo sulla via.

[N. 5 - Scena e Duetto]

GILDA

Giovanna, ho dei rimorsi...

GIOVANNA

E perché mai?

GILDA

Tacqui che un giovin ne seguiva al tempio.

GIOVANNA

Perché ciò dirgli?... l’odiate dunque

cotesto giovin, voi?

GILDA

No, no, ché troppo è bello e spira amore...

GIOVANNA

E magnanimo sembra e gran signore.

Tempo d’attacco

GILDA

Signor né principe ~ io lo vorrei;

sento che povero ~ più l’amerei.

Sognando o vigile ~ sempre lo chiamo.

E l’alma in estasi ~ gli dice t’a...

DUCA

(esce improvviso, fa cenno a Giovanna d’andarsene, e inginocchiandosi a’ piedi di Gilda termina la frase)

T’amo!

T’amo ripetilo ~ sì caro accento,

un puro schiudimi ~ ciel di contento!

GILDA

Giovanna?... Ahi misera! ~ non v’è più alcuno

che qui rispondami!... ~ Oh dio!... nessuno!...

DUCA

Son io coll’anima ~ che ti rispondo...

Ah, due che s’amano ~ son tutto un mondo!...

GILDA

Chi mai, chi giungere ~ vi fece a me?

DUCA

S’angelo o demone ~ che importa a te?

DUCA

Io t’amo...

GILDA

Uscitene. ~

DUCA

Uscire!... adesso!...

Ora che accendene ~ un fuoco istesso!...

Ah inseparabile ~ d’amore il dio

stringeva, o vergine, ~ tuo fato al mio!

Tempo cantabile

È il sol dell’anima, ~ la vita è amore,

sua voce è il palpito ~ del nostro core...

e fama e gloria, ~ potenza e trono,

terrene, fragili ~ cose qui sono.

Una pur àvvene ~ sola, divina,

è amor che agli angeli ~ più ne avvicina!

Insieme

GILDA

(Ah de’ miei vergini ~ sogni son queste

le voci tenere ~ sì care a me!)

DUCA

Adunque amiamoci, ~ donna celeste,

d’invidia agli uomini ~ sarò per te.

Tempo di mezzo

DUCA

Che m’ami, deh ripetimi...

GILDA

L’udiste.

DUCA

Oh me felice!

GILDA

Il nome vostro ditemi...

Saperlo non mi lice?

CEPRANO

(a Borsa)

(dalla via)

Il loco è qui...

DUCA

(pensando)

Mi nomino...

BORSA

(a Ceprano)

Sta ben...

(partono)

DUCA

Gualtier Maldè...

Studente sono... povero...

GIOVANNA

(tornando spaventata)

Romor di passi è fuore...

GILDA

Forse mio padre...

DUCA

(Ah cogliere

potessi il traditore

che sì mi sturba!)

GILDA

(a Giovanna)

Adducilo

di qua al bastione... Ite...

DUCA

Di’ m’amerai tu?...

GILDA

E voi?

DUCA

L’intera vita... poi...

GILDA

Non più... non più... partite...

Stretta

GILDA E DUCA

Addio... speranza ed anima

sol tu sarai per me.

Addio... vivrà immutabile

l’affetto mio per te.

Il Duca entra in casa scortato da Giovanna.

Gilda resta fissando la porta ond’è partito.

Scena tredicesima

Gilda.

[N. 6 - Scena e Aria]

Gualtier Maldè!... nome di lui sì amato,

scolpisciti nel core innamorato!

Tempo cantabile

Caro nome che il mio cor

festi primo palpitar,

le delizie dell’amor

mi déi sempre rammentar!

Col pensiero il mio desir

a te ognora volerà,

e pur l’ultimo sospir,

caro nome, tuo sarà.

(entra in casa e comparisce sul terrazzo con una lucerna per vedere ancor una volta il creduto Gualtiero, che si suppone partito dall’altra parte)

Scena quattordicesima

Marullo, Ceprano, Borsa, Cortigiani armati e mascherati dalla via. Gilda sul terrazzo che tosto rientra.

Tempo di mezzo

BORSA

(indicando Gilda al coro)

È là.

CEPRANO

Miratela...

CORO

Oh quanto è bella!

MARULLO

Par fata od angiol.

CORO

L’amante è quella

di Rigoletto!

Scena quindicesima

Detti e Rigoletto concentrato.

RIGOLETTO

(Riedo!... perché?)

BORSA

Silenzio... all’opra... badate a me.

RIGOLETTO

(Ah da quel vecchio fui maledetto!)

(urta in Borsa)

Chi è là?

BORSA

(ai compagni)

Tacete... c’è Rigoletto.

CEPRANO

Vittoria doppia!... l’uccideremo...

BORSA

No, ché domani più rideremo...

MARULLO

Or tutto aggiusto...

RIGOLETTO

Chi parla qua?

MARULLO

Ehi Rigoletto?... di’?

RIGOLETTO

(con voce terribile)

Chi va là?

MARULLO

Eh non mangiarci!... Son...

RIGOLETTO

Chi?

MARULLO

Marullo.

RIGOLETTO

In tanto buio lo sguardo è nullo.

MARULLO

Qui ne condusse ridevol cosa...

torre a Ceprano vogliam la sposa.

RIGOLETTO

(Ohimè respiro!...) Ma come entrare?

MARULLO

(piano a Ceprano)

La vostra chiave?

(a Rigoletto)

Non dubitare

non dée mancarci lo stratagemma...

(gli dà la chiave avuta da Ceprano)

Ecco le chiavi...

RIGOLETTO

Sento il suo stemma.

(palpandole)

(Ah terror vano fu dunque il mio!)

(respirando)

N’è là il palazzo... con voi son ’io.

MARULLO

Siam mascherati...

RIGOLETTO

Ch’io pur mi mascheri;

a me una larva!

MARULLO

Sì, pronta è già.

Terrai la scala...

(gli mette una maschera, e nello stesso tempo lo benda con un fazzoletto, e lo pone a reggere una scala, che avranno appostata al terrazzo)

RIGOLETTO

Fitta è la tenebra...

MARULLO

(a’ compagni)

La benda cieco e sordo il fa.

[N. 7 - Coro]

TUTTI

(meno Rigoletto)

Zitti, zitti moviamo a vendetta,

ne sia colto or che meno l’aspetta.

Derisore sì audace costante

a sua volta schernito sarà!...

Cheti, cheti, rubiamgli l’amante,

e la corte doman riderà.

(alcuni salgono al terrazzo, rompono la porta del primo piano, scendono, aprono ad altri ch’entrano dalla strada, e riescono, trascinando Gilda, la quale avrà la bocca chiusa da un fazzoletto. Nel traversare la scena, ella perde una sciarpa)

GILDA

(da lontano)

Soccorso, padre mio...

CORO

(come sopra)

Vittoria!...

GILDA

(più lontano)

Aita!

RIGOLETTO

Non han finito ancor!... qual derisione!...

(si tocca gli occhi)

Sono bendato!...

(si strappa impetuosamente la benda e la maschera, ed al chiarore d’una lanterna scordata riconosce la sciarpa, vede la porta aperta, entra, ne trae Giovanna spaventata: la fissa con istupore, si strappa i capelli senza poter gridare; finalmente, dopo molti sforzi esclama:)

Ah!... la maledizione!

(sviene)

Atto secondo
Scena prima

Salotto nel palazzo ducale.
Vi sono due porte laterali, una maggiore nel fondo che si chiude. A’ suoi lati pendono i ritratti, in tutta figura, della duchessa e del Duca, a destra della sua sposa.
V’ha un seggiolone presso una tavola coperta di velluto.
Il Duca dal mezzo agitato.

[N. 8 - Scena e Aria]

DUCA

Ella mi fu rapita!

E quando, o ciel... ne’ brevi istanti, prima

che il mio presagio interno

sull’orma corsa ancora mi spignesse!

Schiuso era l’uscio!... la magion deserta!

E dove ora sarà quell’angiol caro?...

colei che poté prima in questo core

destar la fiamma di costanti affetti?...

colei sì pura, al cui modesto accento

quasi tratto a virtù talor mi credo!...

Ella mi fu rapita!

E chi l’ardiva?... Ma ne avrò vendetta:

lo chiede il pianto della mia diletta.

Tempo cantabile

Parmi veder le lagrime

scorrenti da quel ciglio,

quando fra il duolo e l’ansia

del subito periglio,

dell’amor nostro memore,

il suo Gualtier chiamò.

Ned ei potea soccorrerti,

cara fanciulla amata,

ei che vorria coll’anima

farti quaggiù beata;

ei che le sfere agli angeli,

per te non invidiò.

Scena seconda

Marullo, Ceprano, Borsa ed altri Cortigiani.

Tempo di mezzo

TUTTI

Duca, duca?

DUCA

Ebben?

TUTTI

L’amante

fu rapita a Rigoletto.

DUCA

Bella! e donde?

TUTTI

Dal suo tetto.

DUCA

Ah, ah! dite, come fu?

(siede)

TUTTI

Scorrendo uniti remota via,

brev’ora dopo caduto il dì,

come previsto ben s’era in pria,

rara beltade ci si scoprì.

Era l’amante di Rigoletto,

che, vista appena, si dileguò.

Già di rapirla s’avea il progetto,

quando il buffone ver noi spuntò;

che di Ceprano noi la contessa

rapir volessimo, stolto credé;

la scala, quindi, all’uopo messa,

bendato, ei stesso ferma tené.

Salimmo, e rapidi la giovinetta

a noi riusciva quindi asportar.

Quand’ei s’accorse della vendetta

restò scornato ad imprecar.

DUCA

(Che sento! è dessa! la mia diletta!

Ah, tutto il cielo non mi rapì!)

(al coro)

Ma dove or trovasi la poveretta?

TUTTI

Fu da noi stessi addotta or qui.

Stretta

DUCA

(alzandosi con gioia)

(Possente amor mi chiama,

volar io deggio a lei;

il serto mio darei

per consolar quel cor.

Ah! sappia alfin chi l’ama,

conosca alfin chi sono,

apprenda ch’anco in trono

ha degli schiavi amor.)

(esce frettoloso dal mezzo)

TUTTI

(Quale pensiero or l’agita,

come cangiò d’umor!)

Scena terza

Marullo, Ceprano, Borsa, altri Cortigiani, poi Rigoletto dalla destra.

[N. 9 - Scena e Aria]

MARULLO

Povero Rigoletto!...

CORO

Ei vien!... Silenzio.

(Rigoletto entra la scena affettando indifferenza)

TUTTI

Oh buon giorno, Rigoletto...

RIGOLETTO

(Han tutti fatto il colpo!)

CEPRANO

Ch’hai di nuovo,

buffon?...

RIGOLETTO

Che dell’usato

più noioso voi siete.

TUTTI

Ah! ah! ah!

RIGOLETTO

(spiando inquieto dovunque)

(Dove l’avran nascosta?)

TUTTI

(Guardate com’è inquieto!)

RIGOLETTO

Son felice

che nulla a voi nuocesse

l’aria di questa notte.

MARULLO

Questa notte!...

RIGOLETTO

Sì... Ah fu il bel colpo!...

MARULLO

S’ho dormito sempre!

RIGOLETTO

Ah, voi dormiste!... Avrò dunque sognato!...

(s’allontana, e vedendo un fazzoletto sopra la tavola ne osserva inquieto la cifra)

TUTTI

(Ve’, come tutto osserva!)

RIGOLETTO

(Non è il suo.)

Dorme il Duca tuttor?

TUTTI

Sì, dorme ancora.

Scena quarta

Detti e un Paggio della duchessa.

PAGGIO

Al suo sposo parlar vuol la duchessa.

CEPRANO

Dorme.

PAGGIO

Qui or or con voi non era?

BORSA

È a caccia...

PAGGIO

Senza paggi!... senz’armi!...

TUTTI

E non capisci

che vedere per ora non può alcuno?...

RIGOLETTO

(che a parte è stato attentissimo al dialogo, balzando improvviso tra loro prorompe)

Ah! ella è qui dunque!... Ella è col Duca!...

TUTTI

Chi?

RIGOLETTO

La giovin che stanotte

al mio tetto rapiste...

TUTTI

Tu deliri!

RIGOLETTO

Ma la saprò riprender... Ella è qui...

TUTTI

Se l’amante perdesti, la ricerca

altrove.

RIGOLETTO

Io vo’ mia figlia...

TUTTI

La sua figlia...

RIGOLETTO

Sì... la mia figlia... D’una tal vittoria...

Che?... adesso non ridete?...

Ella è là!... la vogl’io... la renderete.

(corre verso la porta di mezzo, ma i cortigiani gli attraversano il passaggio)

Tempo d’attacco

Cortigiani, vil razza dannata,

per qual prezzo vendeste il mio bene?

A voi nulla per l’oro sconviene!...

ma mia figlia è impagabil tesor.

La rendete... o se pur disarmata,

questa man per voi fora cruenta;

nulla in terra più l’uomo paventa,

se dei figli difende l’onor.

Quella porta, assassini, m’aprite:

(si getta ancora sulla porta che gli è nuovamente contesa dai gentiluomini; lotta alquanto, poi torna spossato sul davanti)

ah! voi tutti a me contro venite!...

(piange)

Tempo di mezzo

Ebben, piango... Marullo... signore,

tu ch’hai l’alma gentil come il core,

dimmi or tu, dove l’hanno nascosta?...

È là? è vero?... tu taci!... perché?

Miei signori... perdono, pietate...

al vegliardo la figlia ridate...

ridonarla a voi nulla ora costa,

tutto al mondo è tal figlia per me.

Scena quinta

Detti e Gilda ch’esce dalla stanza a sinistra e si getta nelle paterne braccia.

[N. 10 - Scena e Duetto]

GILDA

Mio padre!

RIGOLETTO

Dio! mia Gilda!...

Signori... in essa è tutta

la mia famiglia... Non temer più nulla,

angelo mio...

(ai cortigiani)

Fu scherzo... non è vero?

Io che pur piansi or rido...

(a Gilda)

E tu a che piangi?...

GILDA

Il ratto... l’onta, o padre...

RIGOLETTO

Ciel! Che dici?

GILDA

Arrossir voglio innanzi a voi soltanto...

RIGOLETTO

(rivolto al cortigiani con imperioso modo)

Ite di qua, voi tutti...

Se il Duca vostro d’appressarsi osasse,

ch’ei non entri, gli dite, e ch’io ci sono.

(si abbandona sul seggiolone)

TUTTI

(fra loro)

(Co’ fanciulli e coi dementi

spesso giova il simular.

Partiam pur, ma quel ch’ei tenti

non lasciamo d’osservar.)

(escon dal mezzo e chiudon la porta)

Scena sesta

Rigoletto e Gilda.

RIGOLETTO

Parla... siam soli...

GILDA

(Ciel dammi coraggio!)

Tempo cantabile

Tutte le feste al tempio

mentre pregava iddio,

bello e fatale un giovine

s’offerse al guardo mio...

se i labbri nostri tacquero,

dagli occhi il cor parlò.

Furtivo fra le tenebre

sol ieri a me giungeva...

Sono studente, povero,

commosso mi diceva,

e con ardente palpito

amor mi protestò.

Partì... il mio core aprivasi

a speme più gradita,

quando improvvisi apparvero

color che m’han rapita,

e a forza qui m’addussero

nell’ansia più crudel.

RIGOLETTO

Non dir... non più, mio angelo.

(T’intendo, avverso ciel!

Solo per me l’infamia

a te chiedeva, o dio...

ch’ella potesse ascendere

quanto caduto er’io...

Ah, presso del patibolo

bisogna ben l’altare!...

Ma tutto ora scompare...

l’altar si rovesciò!)

(a Gilda)

Piangi, fanciulla, e scorrer

fa’ il pianto sul mio cor.

GILDA

Padre, in voi parla un angelo

per me consolator.

Tempo di mezzo

RIGOLETTO

Compiuto pur quanto a fare mi resta...

lasciare potremo quest’aura funesta.

GILDA

Sì.

RIGOLETTO

(E tutto un sol giorno cangiare poté!)

Scena settima

Detti, un Usciere e il conte di Monterone che attraversa la scena fra gli Alabardieri.

USCIERE

(alle guardie)

Schiudete... Ire al carcere Castiglion dée.

MONTERONE

(fermandosi verso il ritratto del Duca)

Poiché fosti invano da me maledetto,

né un fulmine o un ferro colpiva il tuo petto,

felice pur anco, o Duca, vivrai!...

(esce fra le guardie dal mezzo)

RIGOLETTO

No, vecchio t’inganni... un vindice avrai!

Scena ottava

Rigoletto e Gilda.

Stretta

RIGOLETTO

(con impeto volto al ritratto)

Sì, vendetta, tremenda vendetta

di quest’anima è solo desio...

di punirti già l’ora s’affretta,

che fatale per te tuonerà.

Come fulmin scagliato da dio,

il buffone colpirti saprà.

GILDA

O mio padre, qual gioia feroce

balenarvi negli occhi vegg’io!...

perdonate, a noi pure una voce

di perdono dal cielo verrà.

(Mi tradiva, pur l’amo; gran dio!

per l’ingrato ti chiedo pietà!)

(escon dal mezzo)

Atto terzo
Scena prima

Deserta sponda del Mincio. A sinistra è una casa in due piani, mezza diroccata, la cui fronte, volta allo spettatore, lascia vedere per una grande arcata l’interno d’una rustica osteria al piano terreno, ed una rozza scala che mette al granaio, entro cui, da un balcone senza imposte, si vede un lettuccio. Nella facciata che guarda la strada è una porta che s’apre per di dentro; il muro poi n’è sì pien di fessure che dal di fuori si può facilmente scorgere quanto avviene nell’interno. Il resto del teatro rappresenta la deserta parte del Mincio, che nel fondo scorre dietro un parapetto in mezza ruina; al di là del fiume è Mantova. È notte.
Gilda e Rigoletto, inquieto, sono sulla strada. Sparafucile nell’interno dell’osteria, seduto presso una tavola, sta ripulendo il suo cinturone, senza nulla intendere di quanto accade al di fuori.

[N. 11 - Scena e Canzone]

RIGOLETTO

E l’ami?

GILDA

Sempre.

RIGOLETTO

Pure

tempo a guarirne t’ho lasciato.

GILDA

Io l’amo.

RIGOLETTO

Povero cor di donna!... Ah il vile infame!...

Ma avrai vendetta, o Gilda...

GILDA

Pietà, mio padre...

RIGOLETTO

E se tu certa fossi

ch’ei ti tradisse, l’ameresti ancora?

GILDA

No ’l so... ma pur m’adora.

RIGOLETTO

Egli!

GILDA

Sì.

RIGOLETTO

Ebbene, osserva dunque.

(la conduce presso una delle fessure del muro, ed ella vi guarda)

GILDA

Un uomo

vedo.

RIGOLETTO

Per poco attendi.

Scena seconda

Detti ed il Duca, che, in assisa di semplice officiale di cavalleria, entra nella sala terrena per una porta a sinistra.

GILDA

(trasalendo)

Ah padre mio!

DUCA

(a Sparafucile)

Due cose, e tosto...

SPARAFUCILE

Quali?

DUCA

Una stanza e del vino...

RIGOLETTO

(Son questi i suoi costumi!)

SPARAFUCILE

(Oh il bel zerbino!)

(entra nella vicina stanza)

DUCA

La donna è mobile

qual piuma al vento,

muta d’accento ~ e di pensier.

Sempre un amabile

leggiadro viso,

in pianto o in riso, ~ è menzogner.

È sempre misero

chi a lei s’affida,

chi le confida ~ mal cauto il cor!

Pur mai non sentesi

felice appieno

chi su quel seno ~ non liba amor!

(Sparafucile rientra con una bottiglia di vino e due bicchieri che depone sulla tavola, quindi batte col pomo della sua lunga spada due colpi al soffitto. A quel segnale una ridente giovane, in costume di zingara, scende a salti la scala. Il Duca corre per abbracciarla, ma ella gli sfugge.

Frattanto Sparafucile, uscito sulla via, dice a parte a Rigoletto)

SPARAFUCILE

È là il vostr’uomo... viver dée o morire?

RIGOLETTO

Più tardi tornerò l’opra a compire.

(Sparafucile si allontana dietro la casa lungo il fiume)

Scena terza

Gilda e Rigoletto nella via, il Duca e Maddalena nel piano terreno.

[N. 12 - Quartetto]

Tempo d’attacco

DUCA

Un dì, se ben rammentomi,

o bella, t’incontrai...

mi piacque di te chiedere,

e intesi che qui stai.

Or sappi, che d’allora

sol te quest’alma adora.

MADDALENA

Ah, ah!... e vent’altre appresso

le scorda forse adesso?

Ha un’aria il signorino

da vero libertino...

DUCA

Sì?... un mostro son...

(per abbracciarla)

MADDALENA

Lasciatemi,

stordito.

DUCA

Ih, che fracasso!

MADDALENA

Stia saggio.

DUCA

E tu sii docile,

non farmi tanto chiasso.

Ogni saggezza chiudesi

nel gaudio e nell’amore...

(le prende la mano)

La bella mano candida!...

MADDALENA

Scherzate voi, signore.

DUCA

No, no.

MADDALENA

Son brutta.

DUCA

Abbracciami.

MADDALENA

Ebro...

DUCA

(ridendo)

D’amor ardente.

MADDALENA

Signor l’indifferente,

vi piace canzonar?

DUCA

No, no, ti vo’ sposar.

MADDALENA

Ne voglio la parola...

DUCA

(ironico)

Amabile figliuola!

RIGOLETTO

(a Gilda che avrà tutto osservato ed inteso)

Ebben?... ti basta ancor?...

GILDA

Iniquo traditor!

Tempo cantabile

Insieme

DUCA

Bella figlia dell’amore,

schiavo son de’ vezzi tuoi;

con un detto sol tu puoi

le mie pene consolar.

Vieni e senti del mio core

il frequente palpitar.

MADDALENA

Ah! ah! rido ben di core,

ché tai baie costan poco,

quanto valga il vostro giuoco,

me ’l credete so apprezzar.

Sono avvezza, bel signore

ad un simile scherzar.

GILDA

Ah così parlar d’amore

a me pur l’infame ho udito!

Infelice cor tradito,

per angoscia non scoppiar.

Perché o credulo mio core,

un tal uomo dovevi amar!

RIGOLETTO

(a Gilda)

Taci, il piangere non vale;

ch’ei mentiva or sei secura...

Taci, e mia sarà la cura

la vendetta d’affrettar.

Pronta fia, sarà fatale,

io saprollo fulminar.

[N. 13 - Scena, Terzetto e Tempesta]

RIGOLETTO

M’odi, ritorna a casa...

oro prendi, un destriero,

una veste viril che t’apprestai,

e per Verona parti...

Sarovvi io pur domani...

GILDA

Or venite...

RIGOLETTO

Impossibil.

GILDA

Tremo.

RIGOLETTO

Va’.

(Gilda parte)

Durante questa scena e la seguente il Duca e Maddalena stanno fra loro parlando, ridendo e bevendo.

Partita Gilda, Rigoletto va dietro la casa, e ritorna parlando, con Sparafucile, contando delle monete.

Scena quarta

Sparafucile, Rigoletto, il Duca e Maddalena.

RIGOLETTO

Venti scudi hai tu detto?... Eccone dieci;

e dopo l’opra il resto.

Ei qui rimane?

SPARAFUCILE

Sì.

RIGOLETTO

Alla mezzanotte

ritornerò.

SPARAFUCILE

Non cale.

A gettarlo nel fiume basto io solo.

RIGOLETTO

No, no, il vo’ far io stesso.

SPARAFUCILE

Sia... Il suo nome?

RIGOLETTO

Vuoi saper anche il mio?

Egli è Delitto, Punizion son io.

(parte)

(il cielo si oscura e tuona)

Scena quinta

Detti, meno Rigoletto.

SPARAFUCILE

La tempesta è vicina!...

più scura fia la notte.

DUCA

(per prenderla)

Maddalena?...

MADDALENA

(sfuggendogli)

Aspettate... mio fratello

viene...

DUCA

Che importa?

(s’ode il tuono)

MADDALENA

Tuona!

SPARAFUCILE

(entrando)

E pioverà fra poco.

DUCA

Tanto meglio!

Io qui mi tratterrò...

(a Sparafucile)

Tu dormirai

in scuderia... all’inferno... ove vorrai.

SPARAFUCILE

Grazie.

MADDALENA

(piano al Duca)

Ah, no... partite.

DUCA

(a Maddalena)

Con tal tempo?

SPARAFUCILE

(piano a Maddalena)

Son venti scudi d’oro.

(al Duca)

Ben felice

d’offrirvi la mia stanza... se a voi piace

tosto a vederla andiamo.

(prende un lume e s’avvia per la scala)

DUCA

Ebben sono con te... presto... vediamo.

(dice una parola all’orecchio di Maddalena e segue Sparafucile)

MADDALENA

(Povero giovin!... grazioso tanto!

(tuona)

Dio!... qual notte è questa!)

DUCA

(giunto al granaio, vedendone il balcone senza imposte)

Si dorme all’aria aperta? bene, bene...

Buona notte.

SPARAFUCILE

Signor, vi guardi iddio.

DUCA

Breve sonno dormiam... stanco son io.

Depone il cappello, la spada e si stende sul letto, dove in breve addormentasi.

Maddalena frattanto siede presso la tavola,

Sparafucile beve della bottiglia lasciata dal Duca.

Rimangono ambidue taciturni per qualche istante, e preoccupati da gravi pensieri.

MADDALENA

È amabile in vero cotal giovinotto.

SPARAFUCILE

Oh sì... venti scudi ne dà di prodotto.

MADDALENA

Sol venti!... son pochi!... valeva di più.

SPARAFUCILE

La spada, s’ei dorme, va’... portami giù.

MADDALENA

(sale al granaio e contemplando il dormente)

Peccato!... è pur bello!

(ripara alla meglio il balcone e scende)

Scena sesta

Detti e Gilda, che comparisce nel fondo della via in costume virile, con stivali e speroni, e lentamente si avanza verso l’osteria, mentre Sparafucile continua a bere.
Spessi lampi e tuoni.

GILDA

Ah, più non ragiono!...

Amor mi trascina!... mio padre, perdono...

(tuona)

GILDA

Qual notte d’orrore!... Gran dio, che accadrà!

MADDALENA

(sarà discesa ed avrà posata la spada del Duca sulla tavola)

Fratello?

GILDA

Chi parla?...

(osserva per la fessura)

SPARAFUCILE

Al diavol te n’ va...

(frugando in un credenzone)

MADDALENA

Somiglia un Apollo quel giovine... io l’amo...

ei m’ama... riposi... né più l’uccidiamo.

GILDA

(ascoltando)

Oh cielo!

SPARAFUCILE

(gettandole un sacco)

Rattoppa quel sacco...

MADDALENA

Perché?

SPARAFUCILE

Entr’esso il tuo Apollo, sgozzato da me,

gettar dovrò al fiume...

GILDA

L’inferno qui vedo!

MADDALENA

Eppure il danaro salvarti scommetto,

serbandolo in vita.

SPARAFUCILE

Difficile il credo.

MADDALENA

M’ascolta... anzi facil ti svelo un progetto.

De’ scudi, già dieci dal gobbo ne avesti;

venire co’ gli altri più tardi il vedrai...

Uccidilo, e venti allora ne avrai,

così tutto il prezzo goder si potrà.

SPARAFUCILE

Uccider quel gobbo!... che diavol dicesti!

Un ladro son forse?... Son forse un bandito?...

Qual altro cliente da me fu tradito?...

Mi paga quest’uomo... fedele m’avrà.

GILDA

Che sento!... mio padre!...

MADDALENA

Ah, grazia per esso.

SPARAFUCILE

È d’uopo ch’ei muoia...

MADDALENA

(va per salire)

Fuggire il fo adesso...

GILDA

Oh buona figliuola!

SPARAFUCILE

(trattenendola)

Gli scudi perdiamo.

MADDALENA

È ver!...

SPARAFUCILE

Lascia fare...

MADDALENA

Salvarlo dobbiamo.

Insieme

SPARAFUCILE

Se pria ch’abbia il mezzo la notte toccato

alcuno qui giunga, per esso morrà.

MADDALENA

È buia la notte, il ciel troppo irato,

nessuno a quest’ora di qui passerà.

GILDA

Oh qual tentazione!... morir per l’ingrato!

Morire!... e mio padre... Oh cielo, pietà!

Battono le 11 ½.

SPARAFUCILE

Ancor c’è mezz’ora...

MADDALENA

(piangendo)

Attendi, fratello...

GILDA

Che! piange tal donna!... Né a lui darò aita!...

Ah, s’egli al mio amore divenne rubello,

io vo’ per la sua gettar la mia vita...

(batte alla porta)

MADDALENA

Si picchia?

SPARAFUCILE

Fu il vento...

(Gilda batte ancora)

MADDALENA

Si picchia, ti dico.

SPARAFUCILE

È strano!...

MADDALENA

Chi è?

GILDA

Pietà d’un mendico;

asil per la notte a lui concedete.

MADDALENA

Fia lunga tal notte!

SPARAFUCILE

(va a cercare nel credenzone)

Alquanto attendete.

Insieme

MADDALENA

Su, spicciati, presto, fa’ l’opra compita

anelo una vita ~ con altra salvar.

Su, spicciati, presto, fa’ l’opra compita

anelo una vita ~ con altra salvar.

SPARAFUCILE

Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi;

piùcch’altro gli scudi ~ mi preme salvar.

Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi;

piucch’altro gli scudi ~ mi preme salvar.

GILDA

Ah! presso alla morte, sì giovine, sono!

Oh ciel, per gl’empi ~ ti chiedo perdono!

Perdona tu, o padre, a questa infelice!...

Sia l’uomo felice ~ ch’or vado a salvar.

Sparafucile va a postarsi con un pugnale dietro la porta; Maddalena apre, poi corre a chiudere la grande arcata di fronte, mentre entra Gilda, dietro a cui Sparafucile chiude la porta, e tutto resta sepolto nel silenzio e nel buio.

Scena settima

Rigoletto solo si avanza dal fondo della scena chiuso nel suo mantello.
La violenza del temporale è diminuita, né più si vede e sente che qualche lampo e tuono.

[N. 14 - Scena e Duetto finale]

RIGOLETTO

Della vendetta alfin giunge l’istante!

Da trenta dì l’aspetto

di vivo sangue a lagrime piangendo,

sotto la larva del buffon...

(esaminando la casa)

Quest’uscio

è chiuso!... Ah, non è tempo ancor!... S’attenda.

Qual notte di mistero!

Una tempesta in cielo!...

in terra un omicidio!...

Oh come invero qui grande mi sento!...

(suona mezza notte)

RIGOLETTO

Mezza notte!...

(batte alla porta)

Scena ottava

Detto e Sparafucile dalla casa.

SPARAFUCILE

Chi è là?

RIGOLETTO

(per entrare)

Son io...

SPARAFUCILE

Sostate.

(rientra e torna trascinando un sacco)

È qui spento il vostr’uomo!...

RIGOLETTO

Oh gioia!... Un lume!...

(gli dà una borsa)

SPARAFUCILE

Lesti, all’onda il gettiam...

RIGOLETTO

No... basto io solo.

SPARAFUCILE

Come vi piace... Qui men atto è il sito...

Più avanti è più profondo il gorgo... Presto,

che alcun non vi sorprenda... Buona notte.

(rientra in casa)

Scena nona

Rigoletto, poi il Duca a tempo.

RIGOLETTO

Egli è là!... morto!... oh sì!... vorrei vederlo!

Ma che importa!... è ben desso!... Ecco i suoi sproni!...

Ora mi guarda, o mondo!...

Quest’è un buffone, ed un potente è questo!

Ei sta sotto a’ miei piedi!... è desso! è desso!

È giunta alfine la tua vendetta, o duolo!...

Sia l’onda a lui sepolcro,

un sacco il suo lenzuolo!...

(fa per trascinare il sacco verso la sponda, quando è sorpreso dalla lontana voce del Duca, che nel fondo attraversa la scena)

Qual voce!... illusion notturna è questa!...

(trasalendo)

No, no!... egli è desso!... è desso!...

Maledizione!

(verso la casa)

Olà... dimon bandito?...

Chi è mai, chi è qui in sua vece!...

(taglia il sacco)

Io tremo... è umano corpo!...

Lampeggia.

Scena ultima

Rigoletto e Gilda.

RIGOLETTO

Mia figlia!... dio!... mia figlia!...

Ah, no!... è impossibil!... per Verona è in via!...

Fu vision!... è dessa!...

(inginocchiandosi)

Oh mia Gilda!... fanciulla... a me rispondi!...

l’assassino mi svela...

(picchia disperatamente alla porta)

Olà?... Nessuno!

Mia figlia?...

GILDA

Chi mi chiama?

RIGOLETTO

Ella parla!... si move!... è viva!... oh dio!

Ah, mio ben solo in terra...

mi guarda... mi conosci...

GILDA

Ah... padre mio...

RIGOLETTO

Qual mistero!... che fu!... sei tu ferita?...

GILDA

L’acciar...

(indicando il core)

qui... qui mi piagò...

RIGOLETTO

Chi t’ha colpita?...

GILDA

V’ho ingannato... colpevole fui...

l’amai troppo... ora muoio per lui!...

RIGOLETTO

(Dio tremendo! ella stessa fu colta

dallo stral di mia giusta vendetta!...)

Angiol caro... mi guarda, m’ascolta...

parla... parlami, figlia diletta!

GILDA

Ah, ch’io taccia!... a me... a lui perdonate!...

benedite... alla figlia... o mio padre...

Lassù... in cielo!... vicina alla madre...

in eterno per voi... pregherò.

RIGOLETTO

Non morir... mio tesoro, pietade...

mia colomba... lasciarmi non déi...

se t’involi qui sol rimarrei...

non morire, o qui teco morrò!...

GILDA

Non più... A lui... perdo... nate...

mio padre... Ad... dio!

(muore)

RIGOLETTO

Gilda! mia Gilda! è morta!...

Ah! la maledizione!

(strappandosi i capelli cade sul cadavere della figlia)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 04/03/2018
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena ultima