RIGOLETTO
Melodramma in tre atti.
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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 11 marzo 1851, Venezia.
Personaggi:
Il DUCA di Mantova |
tenore |
RIGOLETTO buffone di corte |
baritono |
GILDA figlia di Rigoletto |
soprano |
SPARAFUCILE bravo |
basso |
MADDALENA sorella di Sparafucile |
contralto |
GIOVANNA custode di Gilda |
mezzosoprano |
Il conte di MONTERONE |
baritono |
MARULLO cavaliere |
baritono |
BORSA Matteo, cortigiano |
tenore |
Il conte di CEPRANO |
basso |
La CONTESSA sposa del conte di Ceprano |
mezzosoprano |
USCIERE di corte |
basso |
PAGGIO della duchessa |
mezzosoprano |
Cavalieri, Dame, Paggi, Alabardieri.
La scena si finge nella città di Mantova e suoi dintorni.
Epoca, il secolo XVI.
N. B. Le indicazioni di destra o sinistra s’intendono sempre dal lato dello spettatore.
Lettore benevolo
Per circostanze speciali sento il bisogno di raccomandare alla tua indulgenza, piucch’altro mai, questo mio lavoro, e spero di non ingannarmi, confidando che non sarai per negarmela. Vivi felice.
Piave.
[N. 1 - Preludio]
Sala magnifica nel palazzo ducale, con porte nel fondo che mettono ad altre sale, pure splendidamente illuminate.
Folla di Cavalieri e Dame in gran costume nel fondo delle sale; Paggi che vanno e vengono.
La festa è nel suo pieno.
Musica interna da lontano e scroscii di risa di tratto in tratto.
Il Duca e Borsa che vengono da una porta del fondo.
[N. 2 - Introduzione]
DUCA
De la mia bella incognita borghese
toccare il fin dell’avventura io voglio.
BORSA
Di quella giovin che vedete al tempio?
DUCA
Da tre lune ogni festa.
BORSA
La sua dimora?
DUCA
In un remoto calle;
misterioso un uom v’entra ogni notte.
BORSA
E sa colei chi sia l’amante suo?
DUCA
Lo ignora.
(un gruppo di dame e cavalieri attraversano la sala)
BORSA
Quante beltà!... mirate.
DUCA
Le vince tutte di Cepran la sposa.
BORSA
(piano)
Non v’oda il conte, o Duca...
DUCA
A me che importa?
BORSA
Dirlo ad altra ei potria...
DUCA
Né sventura per me certo saria.
Ballata
Questa o quella per me pari sono
a quant’altre d’intorno mi vedo;
del mio core l’impero non cedo
meglio ad una che ad altra beltà.
La costoro avvenenza è qual dono
di che il fato ne infiora la vita;
s’oggi questa mi torna gradita,
forse un’altra doman lo sarà.
La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo crudele;
sol chi vuole si serbi fedele;
non v’ha amor, se non v’è libertà.
De’ mariti il geloso furore,
degli amanti le smanie derido;
anco d’Argo i cent’occhi disfido
se mi punge una qualche beltà.
Detti, il conte di Ceprano che segue da lungi la sua sposa servita da altro Cavaliere. Dame e Signori entrano da varie parti.
Minuetto
DUCA
(alla signora di Ceprano movendo ad incontrarla con molta galanteria)
Partite?... crudele!...
CONTESSA
Seguire lo sposo
m’è forza a Ceprano.
DUCA
Ma dée luminoso
in corte tal astro qual sole brillar.
Per voi qui ciascuno dovrà palpitar.
(con enfasi baciandole la mano)
Per voi già possente la fiamma d’amore
inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA
Calmatevi...
DUCA
No.
(le dà il braccio e esce con lei)
Detti e Rigoletto, che s’incontra nel signor di Ceprano; poi Cortigiani.
RIGOLETTO
(Ceprano fa un gesto d’impazienza e segue il Duca)
BORSA
Che festa!
RIGOLETTO
BORSA
Il Duca qui pur si diverte!...
RIGOLETTO
Detti e Marullo premuroso.
Perigordino
MARULLO
CORO
Che avvenne? parlate!
MARULLO
CORO
Narrate, narrate...
MARULLO
CORO
Ebben?
MARULLO
CORO
Perduto ha la gobba? non è più difforme?
MARULLO
CORO
Infine?
MARULLO
CORO
Un’amante! Chi il crede?
MARULLO
CORO
Quel mostro? Cupido!... Cupido beato!
Detti ed il Duca, seguìto da Rigoletto, poi da Ceprano.
DUCA
(a Rigoletto)
Ah, quanto Ceprano importuno niun v’è...
la cara sua sposa è un angiol per me!
RIGOLETTO
DUCA
È detto; ma il farlo?
RIGOLETTO
DUCA
Né pensi tu al conte?
RIGOLETTO
DUCA
Ah no.
RIGOLETTO
DUCA
Nemmeno, buffone.
RIGOLETTO
CEPRANO
(Oh l’anima nera!)
DUCA
(battendo co’ la mano una spalla al conte)
Che di’, questa testa?...
RIGOLETTO
CEPRANO
(infuriato, battendo la spada)
Marrano!
DUCA
(a Ceprano)
Fermate...
RIGOLETTO
CORO
(fra loro)
In furia è montato!
DUCA
(a Rigoletto)
Buffone, vien qua.
Insieme
DUCA
Ah sempre tu spingi lo scherzo all’estremo.
Quell’ira che sfidi, colpir ti potrà.
RIGOLETTO
CEPRANO
(ai cortigiani, a parte)
Vendetta del pazzo...
CORO
Contr’esso un rancore
pe’ tristi suoi moti, di noi chi non ha?
CEPRANO
Vendetta.
CORO
Ma come?
CEPRANO
Domani chi ha core
sia in armi da me.
CORO
Sì.
CEPRANO
A notte.
CORO
Sarà.
(la folla dei danzatori invade la sala)
TUTTI
Tutto è gioia, tutto è festa;
tutto invitaci a goder!
Oh guardate, non par questa
or la reggia del piacer!
Detti ed il conte di Monterone.
Tempo di mezzo
MONTERONE
DUCA
No!
MONTERONE
TUTTI
Monterone!
MONTERONE
RIGOLETTO
MONTERONE
DUCA
Non più, arrestatelo.
RIGOLETTO
CORO
Quai detti!
MONTERONE
RIGOLETTO
Stretta dell’introduzione
TUTTI
(meno Rigoletto)
Oh tu che la festa audace hai turbato,
da un genio d’inferno qui fosti guidato;
è vano ogni detto, di qua t’allontana
va, trema, o vegliardo, dell’ira sovrana
tu l’hai provocata, più speme non v’è,
un’ora fatale fu questa per te.
Monterone parte fra due Alabardieri, tutti gli altri seguono il Duca in altra stanza.
Si cala per un istante la tela a fine di mutare la scena.
L’estremità più deserta d’una via cieca.
A sinistra una casa di discreta apparenza con una piccola corte circondata da muro. Nella corte un grosso ed alto albero ed un sedile di marmo; nel muro una porta che mette alla strada; sopra il muro un terrazzo praticabile, sostenuto da arcate. La porta del primo piano dà sul detto terrazzo. A destra della via è il muro altissimo del giardino, e un fianco del palazzo di Ceprano. È notte.
Rigoletto chiuso nel suo mantello. Sparafucile lo segue, portando sotto il mantello una lunga spada.
[N. 3 - Duetto]
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Signor?...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Né il chiesi... a voi presente
un uom di spada sta.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Un uom che libera
per poco da un rivale,
e voi ne avete...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
La vostra donna è là.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Prezzo maggior vorrei...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Una metà s’anticipa,
il resto si dà poi...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Soglio in cittade uccidere.
Oppure nel mio tetto.
L’uomo di sera aspetto...
una stoccata, e muor.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
È facile...
M’aiuta mia sorella...
Per le vie danza... è bella...
Chi voglio attira... e allor...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Senza strepito...
È questo il mio stromento,
(mostra la spada)
vi serve?
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Peggio per voi...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Sparafucil mi nomino...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Borgognone...
(per andarsene)
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Qui sempre a sera.
RIGOLETTO
(Sparafucile parte)
Rigoletto, guardando dietro a Sparafucile.
[N. 4 - Scena e Duetto]
RIGOLETTO
Detto e Gilda ch’esce dalla casa e si getta nelle sue braccia.
Tempo d’attacco
RIGOLETTO
GILDA
Mio padre!
RIGOLETTO
GILDA
Oh quanto amore!
RIGOLETTO
GILDA
Voi sospirate!... che v’ange tanto?
Lo dite a questa povera figlia...
Se v’ha mistero... per lei sia franto...
ch’ella conosca la sua famiglia.
RIGOLETTO
GILDA
Qual nome avete?
RIGOLETTO
GILDA
Se non volete
di voi parlarmi...
RIGOLETTO
GILDA
Non vo che al tempio.
RIGOLETTO
GILDA
Se non di voi, almen chi sia
fate ch’io sappia la madre mia.
Tempo cantabile
RIGOLETTO
GILDA
Quanto dolor!... che spremere
sì amaro pianto può?
Tempo di mezzo
GILDA
Padre, non più, calmatevi...
Mi lacera tal vista...
Il nome vostro ditemi,
il duol che sì v’attrista...
RIGOLETTO
GILDA
Patria, parenti, amici
voi dunque non avete?
RIGOLETTO
Insieme
RIGOLETTO
GILDA
Ah se può lieto rendervi,
gioia è la vita a me!
GILDA
Già da tre lune son qui venuta,
né la cittade ho ancor veduta;
se il concedete, farlo or potrei...
RIGOLETTO
GILDA
No.
RIGOLETTO
GILDA
(Che dissi!)
RIGOLETTO
Detti e Giovanna dalla casa.
GIOVANNA
Signor?
RIGOLETTO
GIOVANNA
Ah no, nessuno.
RIGOLETTO
GIOVANNA
Lo fu e sarà.
Stretta
RIGOLETTO
GILDA
Quanto affetto!... quali cure!
Che temete, padre mio?
Lassù in cielo, presso dio
veglia un angiol protettor.
Da noi stoglie le sventure
di mia madre il priego santo;
non fia mai divelto o infranto
questo a voi diletto fior.
Detti ed il Duca in costume borghese dalla strada.
RIGOLETTO
(apre la porta della corte e, mentre esce a guardar sulla strada,
il Duca guizza furtivo nella corte e si nasconde dietro l’albero, gettando a Giovanna una borsa la fa tacere)
GILDA
Cielo!
Sempre novel sospetto...
RIGOLETTO
GIOVANNA
Mai.
DUCA
(Rigoletto!)
RIGOLETTO
GIOVANNA
Nemmeno al Duca...
RIGOLETTO
DUCA
(Sua figlia!)
GILDA
Addio, mio padre.
(s’abbracciano e Rigoletto parte chiudendosi dietro la porta)
Gilda, Giovanna, il Duca nella corte, poi Ceprano e Borsa a tempo sulla via.
[N. 5 - Scena e Duetto]
GILDA
Giovanna, ho dei rimorsi...
GIOVANNA
E perché mai?
GILDA
Tacqui che un giovin ne seguiva al tempio.
GIOVANNA
Perché ciò dirgli?... l’odiate dunque
cotesto giovin, voi?
GILDA
No, no, ché troppo è bello e spira amore...
GIOVANNA
E magnanimo sembra e gran signore.
Tempo d’attacco
GILDA
Signor né principe ~ io lo vorrei;
sento che povero ~ più l’amerei.
Sognando o vigile ~ sempre lo chiamo.
E l’alma in estasi ~ gli dice t’a...
DUCA
(esce improvviso, fa cenno a Giovanna d’andarsene, e inginocchiandosi a’ piedi di Gilda termina la frase)
T’amo!
T’amo ripetilo ~ sì caro accento,
un puro schiudimi ~ ciel di contento!
GILDA
Giovanna?... Ahi misera! ~ non v’è più alcuno
che qui rispondami!... ~ Oh dio!... nessuno!...
DUCA
Son io coll’anima ~ che ti rispondo...
Ah, due che s’amano ~ son tutto un mondo!...
GILDA
Chi mai, chi giungere ~ vi fece a me?
DUCA
S’angelo o demone ~ che importa a te?
DUCA
Io t’amo...
GILDA
Uscitene. ~
DUCA
Uscire!... adesso!...
Ora che accendene ~ un fuoco istesso!...
Ah inseparabile ~ d’amore il dio
stringeva, o vergine, ~ tuo fato al mio!
Tempo cantabile
È il sol dell’anima, ~ la vita è amore,
sua voce è il palpito ~ del nostro core...
e fama e gloria, ~ potenza e trono,
terrene, fragili ~ cose qui sono.
Una pur àvvene ~ sola, divina,
è amor che agli angeli ~ più ne avvicina!
Insieme
GILDA
(Ah de’ miei vergini ~ sogni son queste
le voci tenere ~ sì care a me!)
DUCA
Adunque amiamoci, ~ donna celeste,
d’invidia agli uomini ~ sarò per te.
Tempo di mezzo
DUCA
Che m’ami, deh ripetimi...
GILDA
L’udiste.
DUCA
Oh me felice!
GILDA
Il nome vostro ditemi...
Saperlo non mi lice?
CEPRANO
(a Borsa)
(dalla via)
Il loco è qui...
DUCA
(pensando)
Mi nomino...
BORSA
(a Ceprano)
Sta ben...
(partono)
DUCA
Gualtier Maldè...
Studente sono... povero...
GIOVANNA
(tornando spaventata)
Romor di passi è fuore...
GILDA
Forse mio padre...
DUCA
(Ah cogliere
potessi il traditore
che sì mi sturba!)
GILDA
(a Giovanna)
Adducilo
di qua al bastione... Ite...
DUCA
Di’ m’amerai tu?...
GILDA
E voi?
DUCA
L’intera vita... poi...
GILDA
Non più... non più... partite...
Stretta
GILDA E DUCA
Addio... speranza ed anima
sol tu sarai per me.
Addio... vivrà immutabile
l’affetto mio per te.
Il Duca entra in casa scortato da Giovanna.
Gilda resta fissando la porta ond’è partito.
Gilda.
[N. 6 - Scena e Aria]
Gualtier Maldè!... nome di lui sì amato,
scolpisciti nel core innamorato!
Tempo cantabile
Caro nome che il mio cor
festi primo palpitar,
le delizie dell’amor
mi déi sempre rammentar!
Col pensiero il mio desir
a te ognora volerà,
e pur l’ultimo sospir,
caro nome, tuo sarà.
(entra in casa e comparisce sul terrazzo con una lucerna per vedere ancor una volta il creduto Gualtiero, che si suppone partito dall’altra parte)
Marullo, Ceprano, Borsa, Cortigiani armati e mascherati dalla via. Gilda sul terrazzo che tosto rientra.
Tempo di mezzo
BORSA
(indicando Gilda al coro)
È là.
CEPRANO
Miratela...
CORO
Oh quanto è bella!
MARULLO
CORO
L’amante è quella
di Rigoletto!
Detti e Rigoletto concentrato.
RIGOLETTO
BORSA
Silenzio... all’opra... badate a me.
RIGOLETTO
BORSA
(ai compagni)
Tacete... c’è Rigoletto.
CEPRANO
Vittoria doppia!... l’uccideremo...
BORSA
No, ché domani più rideremo...
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
(gli mette una maschera, e nello stesso tempo lo benda con un fazzoletto, e lo pone a reggere una scala, che avranno appostata al terrazzo)
RIGOLETTO
MARULLO
[N. 7 - Coro]
TUTTI
(meno Rigoletto)
Zitti, zitti moviamo a vendetta,
ne sia colto or che meno l’aspetta.
Derisore sì audace costante
a sua volta schernito sarà!...
Cheti, cheti, rubiamgli l’amante,
e la corte doman riderà.
(alcuni salgono al terrazzo, rompono la porta del primo piano, scendono, aprono ad altri ch’entrano dalla strada, e riescono, trascinando Gilda, la quale avrà la bocca chiusa da un fazzoletto. Nel traversare la scena, ella perde una sciarpa)
GILDA
(da lontano)
Soccorso, padre mio...
CORO
(come sopra)
Vittoria!...
GILDA
(più lontano)
Aita!
RIGOLETTO
(si strappa impetuosamente la benda e la maschera, ed al chiarore d’una lanterna scordata riconosce la sciarpa, vede la porta aperta, entra, ne trae Giovanna spaventata: la fissa con istupore, si strappa i capelli senza poter gridare; finalmente, dopo molti sforzi esclama:)
Salotto nel palazzo ducale.
Vi sono due porte laterali, una maggiore nel fondo che si chiude. A’ suoi lati pendono i ritratti, in tutta figura, della duchessa e del Duca, a destra della sua sposa.
V’ha un seggiolone presso una tavola coperta di velluto.
Il Duca dal mezzo agitato.
[N. 8 - Scena e Aria]
DUCA
Ella mi fu rapita!
E quando, o ciel... ne’ brevi istanti, prima
che il mio presagio interno
sull’orma corsa ancora mi spignesse!
Schiuso era l’uscio!... la magion deserta!
E dove ora sarà quell’angiol caro?...
colei che poté prima in questo core
destar la fiamma di costanti affetti?...
colei sì pura, al cui modesto accento
quasi tratto a virtù talor mi credo!...
Ella mi fu rapita!
E chi l’ardiva?... Ma ne avrò vendetta:
lo chiede il pianto della mia diletta.
Tempo cantabile
Parmi veder le lagrime
scorrenti da quel ciglio,
quando fra il duolo e l’ansia
del subito periglio,
dell’amor nostro memore,
il suo Gualtier chiamò.
Ned ei potea soccorrerti,
cara fanciulla amata,
ei che vorria coll’anima
farti quaggiù beata;
ei che le sfere agli angeli,
per te non invidiò.
Marullo, Ceprano, Borsa ed altri Cortigiani.
Tempo di mezzo
TUTTI
Duca, duca?
DUCA
Ebben?
TUTTI
L’amante
fu rapita a Rigoletto.
DUCA
Bella! e donde?
TUTTI
Dal suo tetto.
DUCA
Ah, ah! dite, come fu?
(siede)
TUTTI
Scorrendo uniti remota via,
brev’ora dopo caduto il dì,
come previsto ben s’era in pria,
rara beltade ci si scoprì.
Era l’amante di Rigoletto,
che, vista appena, si dileguò.
Già di rapirla s’avea il progetto,
quando il buffone ver noi spuntò;
che di Ceprano noi la contessa
rapir volessimo, stolto credé;
la scala, quindi, all’uopo messa,
bendato, ei stesso ferma tené.
Salimmo, e rapidi la giovinetta
a noi riusciva quindi asportar.
Quand’ei s’accorse della vendetta
restò scornato ad imprecar.
DUCA
(Che sento! è dessa! la mia diletta!
Ah, tutto il cielo non mi rapì!)
(al coro)
Ma dove or trovasi la poveretta?
TUTTI
Fu da noi stessi addotta or qui.
Stretta
DUCA
(alzandosi con gioia)
(Possente amor mi chiama,
volar io deggio a lei;
il serto mio darei
per consolar quel cor.
Ah! sappia alfin chi l’ama,
conosca alfin chi sono,
apprenda ch’anco in trono
ha degli schiavi amor.)
(esce frettoloso dal mezzo)
TUTTI
(Quale pensiero or l’agita,
come cangiò d’umor!)
Marullo, Ceprano, Borsa, altri Cortigiani, poi Rigoletto dalla destra.
[N. 9 - Scena e Aria]
MARULLO
CORO
Ei vien!... Silenzio.
(Rigoletto entra la scena affettando indifferenza)
TUTTI
Oh buon giorno, Rigoletto...
RIGOLETTO
CEPRANO
Ch’hai di nuovo,
buffon?...
RIGOLETTO
TUTTI
Ah! ah! ah!
RIGOLETTO
TUTTI
(Guardate com’è inquieto!)
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
MARULLO
RIGOLETTO
TUTTI
(Ve’, come tutto osserva!)
RIGOLETTO
TUTTI
Sì, dorme ancora.
Detti e un Paggio della duchessa.
PAGGIO
Al suo sposo parlar vuol la duchessa.
CEPRANO
Dorme.
PAGGIO
Qui or or con voi non era?
BORSA
È a caccia...
PAGGIO
Senza paggi!... senz’armi!...
TUTTI
E non capisci
che vedere per ora non può alcuno?...
RIGOLETTO
TUTTI
Chi?
RIGOLETTO
TUTTI
Tu deliri!
RIGOLETTO
TUTTI
Se l’amante perdesti, la ricerca
altrove.
RIGOLETTO
TUTTI
La sua figlia...
RIGOLETTO
(corre verso la porta di mezzo, ma i cortigiani gli attraversano il passaggio)
Tempo d’attacco
Tempo di mezzo
Detti e Gilda ch’esce dalla stanza a sinistra e si getta nelle paterne braccia.
[N. 10 - Scena e Duetto]
GILDA
Mio padre!
RIGOLETTO
GILDA
Il ratto... l’onta, o padre...
RIGOLETTO
GILDA
Arrossir voglio innanzi a voi soltanto...
RIGOLETTO
TUTTI
(fra loro)
(Co’ fanciulli e coi dementi
spesso giova il simular.
Partiam pur, ma quel ch’ei tenti
non lasciamo d’osservar.)
(escon dal mezzo e chiudon la porta)
Rigoletto e Gilda.
RIGOLETTO
GILDA
(Ciel dammi coraggio!)
Tempo cantabile
Tutte le feste al tempio
mentre pregava iddio,
bello e fatale un giovine
s’offerse al guardo mio...
se i labbri nostri tacquero,
dagli occhi il cor parlò.
Furtivo fra le tenebre
sol ieri a me giungeva...
Sono studente, povero,
commosso mi diceva,
e con ardente palpito
amor mi protestò.
Partì... il mio core aprivasi
a speme più gradita,
quando improvvisi apparvero
color che m’han rapita,
e a forza qui m’addussero
nell’ansia più crudel.
RIGOLETTO
GILDA
Padre, in voi parla un angelo
per me consolator.
Tempo di mezzo
RIGOLETTO
GILDA
Sì.
RIGOLETTO
Detti, un Usciere e il conte di Monterone che attraversa la scena fra gli Alabardieri.
USCIERE
(alle guardie)
Schiudete... Ire al carcere Castiglion dée.
MONTERONE
RIGOLETTO
Rigoletto e Gilda.
Stretta
RIGOLETTO
GILDA
O mio padre, qual gioia feroce
balenarvi negli occhi vegg’io!...
perdonate, a noi pure una voce
di perdono dal cielo verrà.
(Mi tradiva, pur l’amo; gran dio!
per l’ingrato ti chiedo pietà!)
(escon dal mezzo)
Deserta sponda del Mincio. A sinistra è una casa in due piani, mezza diroccata, la cui fronte, volta allo spettatore, lascia vedere per una grande arcata l’interno d’una rustica osteria al piano terreno, ed una rozza scala che mette al granaio, entro cui, da un balcone senza imposte, si vede un lettuccio. Nella facciata che guarda la strada è una porta che s’apre per di dentro; il muro poi n’è sì pien di fessure che dal di fuori si può facilmente scorgere quanto avviene nell’interno. Il resto del teatro rappresenta la deserta parte del Mincio, che nel fondo scorre dietro un parapetto in mezza ruina; al di là del fiume è Mantova. È notte.
Gilda e Rigoletto, inquieto, sono sulla strada. Sparafucile nell’interno dell’osteria, seduto presso una tavola, sta ripulendo il suo cinturone, senza nulla intendere di quanto accade al di fuori.
[N. 11 - Scena e Canzone]
RIGOLETTO
GILDA
Sempre.
RIGOLETTO
GILDA
Io l’amo.
RIGOLETTO
GILDA
Pietà, mio padre...
RIGOLETTO
GILDA
No ’l so... ma pur m’adora.
RIGOLETTO
GILDA
Sì.
RIGOLETTO
GILDA
Un uomo
vedo.
RIGOLETTO
Detti ed il Duca, che, in assisa di semplice officiale di cavalleria, entra nella sala terrena per una porta a sinistra.
GILDA
(trasalendo)
Ah padre mio!
DUCA
(a Sparafucile)
Due cose, e tosto...
SPARAFUCILE
Quali?
DUCA
Una stanza e del vino...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
(Oh il bel zerbino!)
(entra nella vicina stanza)
DUCA
La donna è mobile
qual piuma al vento,
muta d’accento ~ e di pensier.
Sempre un amabile
leggiadro viso,
in pianto o in riso, ~ è menzogner.
È sempre misero
chi a lei s’affida,
chi le confida ~ mal cauto il cor!
Pur mai non sentesi
felice appieno
chi su quel seno ~ non liba amor!
(Sparafucile rientra con una bottiglia di vino e due bicchieri che depone sulla tavola, quindi batte col pomo della sua lunga spada due colpi al soffitto. A quel segnale una ridente giovane, in costume di zingara, scende a salti la scala. Il Duca corre per abbracciarla, ma ella gli sfugge.
Frattanto Sparafucile, uscito sulla via, dice a parte a Rigoletto)
SPARAFUCILE
È là il vostr’uomo... viver dée o morire?
RIGOLETTO
(Sparafucile si allontana dietro la casa lungo il fiume)
Gilda e Rigoletto nella via, il Duca e Maddalena nel piano terreno.
[N. 12 - Quartetto]
Tempo d’attacco
DUCA
Un dì, se ben rammentomi,
o bella, t’incontrai...
mi piacque di te chiedere,
e intesi che qui stai.
Or sappi, che d’allora
sol te quest’alma adora.
MADDALENA
Ah, ah!... e vent’altre appresso
le scorda forse adesso?
Ha un’aria il signorino
da vero libertino...
DUCA
Sì?... un mostro son...
(per abbracciarla)
MADDALENA
Lasciatemi,
stordito.
DUCA
Ih, che fracasso!
MADDALENA
Stia saggio.
DUCA
E tu sii docile,
non farmi tanto chiasso.
Ogni saggezza chiudesi
nel gaudio e nell’amore...
(le prende la mano)
La bella mano candida!...
MADDALENA
Scherzate voi, signore.
DUCA
No, no.
MADDALENA
Son brutta.
DUCA
Abbracciami.
MADDALENA
Ebro...
DUCA
(ridendo)
D’amor ardente.
MADDALENA
Signor l’indifferente,
vi piace canzonar?
DUCA
No, no, ti vo’ sposar.
MADDALENA
Ne voglio la parola...
DUCA
(ironico)
Amabile figliuola!
RIGOLETTO
GILDA
Iniquo traditor!
Tempo cantabile
Insieme
DUCA
Bella figlia dell’amore,
schiavo son de’ vezzi tuoi;
con un detto sol tu puoi
le mie pene consolar.
Vieni e senti del mio core
il frequente palpitar.
MADDALENA
Ah! ah! rido ben di core,
ché tai baie costan poco,
quanto valga il vostro giuoco,
me ’l credete so apprezzar.
Sono avvezza, bel signore
ad un simile scherzar.
GILDA
Ah così parlar d’amore
a me pur l’infame ho udito!
Infelice cor tradito,
per angoscia non scoppiar.
Perché o credulo mio core,
un tal uomo dovevi amar!
RIGOLETTO
[N. 13 - Scena, Terzetto e Tempesta]
RIGOLETTO
GILDA
Or venite...
RIGOLETTO
GILDA
Tremo.
RIGOLETTO
(Gilda parte)
Durante questa scena e la seguente il Duca e Maddalena stanno fra loro parlando, ridendo e bevendo.
Partita Gilda, Rigoletto va dietro la casa, e ritorna parlando, con Sparafucile, contando delle monete.
Sparafucile, Rigoletto, il Duca e Maddalena.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Sì.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Non cale.
A gettarlo nel fiume basto io solo.
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Sia... Il suo nome?
RIGOLETTO
(il cielo si oscura e tuona)
Detti, meno Rigoletto.
SPARAFUCILE
La tempesta è vicina!...
più scura fia la notte.
DUCA
(per prenderla)
Maddalena?...
MADDALENA
(sfuggendogli)
Aspettate... mio fratello
viene...
DUCA
Che importa?
(s’ode il tuono)
MADDALENA
Tuona!
SPARAFUCILE
(entrando)
E pioverà fra poco.
DUCA
Tanto meglio!
Io qui mi tratterrò...
(a Sparafucile)
Tu dormirai
in scuderia... all’inferno... ove vorrai.
SPARAFUCILE
Grazie.
MADDALENA
(piano al Duca)
Ah, no... partite.
DUCA
(a Maddalena)
Con tal tempo?
SPARAFUCILE
(piano a Maddalena)
Son venti scudi d’oro.
(al Duca)
Ben felice
d’offrirvi la mia stanza... se a voi piace
tosto a vederla andiamo.
(prende un lume e s’avvia per la scala)
DUCA
Ebben sono con te... presto... vediamo.
(dice una parola all’orecchio di Maddalena e segue Sparafucile)
MADDALENA
(Povero giovin!... grazioso tanto!
(tuona)
Dio!... qual notte è questa!)
DUCA
(giunto al granaio, vedendone il balcone senza imposte)
Si dorme all’aria aperta? bene, bene...
Buona notte.
SPARAFUCILE
Signor, vi guardi iddio.
DUCA
Breve sonno dormiam... stanco son io.
Depone il cappello, la spada e si stende sul letto, dove in breve addormentasi.
Maddalena frattanto siede presso la tavola,
Sparafucile beve della bottiglia lasciata dal Duca.
Rimangono ambidue taciturni per qualche istante, e preoccupati da gravi pensieri.
MADDALENA
È amabile in vero cotal giovinotto.
SPARAFUCILE
Oh sì... venti scudi ne dà di prodotto.
MADDALENA
Sol venti!... son pochi!... valeva di più.
SPARAFUCILE
La spada, s’ei dorme, va’... portami giù.
MADDALENA
(sale al granaio e contemplando il dormente)
Peccato!... è pur bello!
(ripara alla meglio il balcone e scende)
Detti e Gilda, che comparisce nel fondo della via in costume virile, con stivali e speroni, e lentamente si avanza verso l’osteria, mentre Sparafucile continua a bere.
Spessi lampi e tuoni.
GILDA
Ah, più non ragiono!...
Amor mi trascina!... mio padre, perdono...
(tuona)
GILDA
Qual notte d’orrore!... Gran dio, che accadrà!
MADDALENA
(sarà discesa ed avrà posata la spada del Duca sulla tavola)
Fratello?
GILDA
Chi parla?...
(osserva per la fessura)
SPARAFUCILE
Al diavol te n’ va...
(frugando in un credenzone)
MADDALENA
Somiglia un Apollo quel giovine... io l’amo...
ei m’ama... riposi... né più l’uccidiamo.
GILDA
(ascoltando)
Oh cielo!
SPARAFUCILE
(gettandole un sacco)
Rattoppa quel sacco...
MADDALENA
Perché?
SPARAFUCILE
Entr’esso il tuo Apollo, sgozzato da me,
gettar dovrò al fiume...
GILDA
L’inferno qui vedo!
MADDALENA
Eppure il danaro salvarti scommetto,
serbandolo in vita.
SPARAFUCILE
Difficile il credo.
MADDALENA
M’ascolta... anzi facil ti svelo un progetto.
De’ scudi, già dieci dal gobbo ne avesti;
venire co’ gli altri più tardi il vedrai...
Uccidilo, e venti allora ne avrai,
così tutto il prezzo goder si potrà.
SPARAFUCILE
Uccider quel gobbo!... che diavol dicesti!
Un ladro son forse?... Son forse un bandito?...
Qual altro cliente da me fu tradito?...
Mi paga quest’uomo... fedele m’avrà.
GILDA
Che sento!... mio padre!...
MADDALENA
Ah, grazia per esso.
SPARAFUCILE
È d’uopo ch’ei muoia...
MADDALENA
(va per salire)
Fuggire il fo adesso...
GILDA
Oh buona figliuola!
SPARAFUCILE
(trattenendola)
Gli scudi perdiamo.
MADDALENA
È ver!...
SPARAFUCILE
Lascia fare...
MADDALENA
Salvarlo dobbiamo.
Insieme
SPARAFUCILE
Se pria ch’abbia il mezzo la notte toccato
alcuno qui giunga, per esso morrà.
MADDALENA
È buia la notte, il ciel troppo irato,
nessuno a quest’ora di qui passerà.
GILDA
Oh qual tentazione!... morir per l’ingrato!
Morire!... e mio padre... Oh cielo, pietà!
Battono le 11 ½.
SPARAFUCILE
Ancor c’è mezz’ora...
MADDALENA
(piangendo)
Attendi, fratello...
GILDA
Che! piange tal donna!... Né a lui darò aita!...
Ah, s’egli al mio amore divenne rubello,
io vo’ per la sua gettar la mia vita...
(batte alla porta)
MADDALENA
Si picchia?
SPARAFUCILE
Fu il vento...
(Gilda batte ancora)
MADDALENA
Si picchia, ti dico.
SPARAFUCILE
È strano!...
MADDALENA
Chi è?
GILDA
Pietà d’un mendico;
asil per la notte a lui concedete.
MADDALENA
Fia lunga tal notte!
SPARAFUCILE
(va a cercare nel credenzone)
Alquanto attendete.
Insieme
MADDALENA
Su, spicciati, presto, fa’ l’opra compita
anelo una vita ~ con altra salvar.
Su, spicciati, presto, fa’ l’opra compita
anelo una vita ~ con altra salvar.
SPARAFUCILE
Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi;
piùcch’altro gli scudi ~ mi preme salvar.
Ebbene... son pronto, quell’uscio dischiudi;
piucch’altro gli scudi ~ mi preme salvar.
GILDA
Ah! presso alla morte, sì giovine, sono!
Oh ciel, per gl’empi ~ ti chiedo perdono!
Perdona tu, o padre, a questa infelice!...
Sia l’uomo felice ~ ch’or vado a salvar.
Sparafucile va a postarsi con un pugnale dietro la porta; Maddalena apre, poi corre a chiudere la grande arcata di fronte, mentre entra Gilda, dietro a cui Sparafucile chiude la porta, e tutto resta sepolto nel silenzio e nel buio.
Rigoletto solo si avanza dal fondo della scena chiuso nel suo mantello.
La violenza del temporale è diminuita, né più si vede e sente che qualche lampo e tuono.
[N. 14 - Scena e Duetto finale]
RIGOLETTO
(suona mezza notte)
RIGOLETTO
Detto e Sparafucile dalla casa.
SPARAFUCILE
Chi è là?
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Sostate.
(rientra e torna trascinando un sacco)
È qui spento il vostr’uomo!...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Lesti, all’onda il gettiam...
RIGOLETTO
SPARAFUCILE
Come vi piace... Qui men atto è il sito...
Più avanti è più profondo il gorgo... Presto,
che alcun non vi sorprenda... Buona notte.
(rientra in casa)
Rigoletto, poi il Duca a tempo.
RIGOLETTO
(fa per trascinare il sacco verso la sponda, quando è sorpreso dalla lontana voce del Duca, che nel fondo attraversa la scena)
Lampeggia.
Rigoletto e Gilda.
RIGOLETTO
GILDA
Chi mi chiama?
RIGOLETTO
GILDA
Ah... padre mio...
RIGOLETTO
GILDA
L’acciar...
(indicando il core)
qui... qui mi piagò...
RIGOLETTO
GILDA
V’ho ingannato... colpevole fui...
l’amai troppo... ora muoio per lui!...
RIGOLETTO
GILDA
Ah, ch’io taccia!... a me... a lui perdonate!...
benedite... alla figlia... o mio padre...
Lassù... in cielo!... vicina alla madre...
in eterno per voi... pregherò.
RIGOLETTO
GILDA
Non più... A lui... perdo... nate...
mio padre... Ad... dio!
(muore)
RIGOLETTO
Fine del libretto.
Generazione pagina: 04/03/2018
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)