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I promessi sposi

I PROMESSI SPOSI

Melodramma in quattro atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Antonio GHISLANZONI.
Musica di Errico PETRELLA.

Prima esecuzione: 2 ottobre 1869, Lecco.


Personaggi:

Don RODRIGO

baritono

Il conte ATTILIO

tenore

RENZO

tenore

LUCIA

soprano

AGNESE

mezzosoprano

Don ABBONDIO

basso

PERPETUA

contralto

Il padre CRISTOFORO

basso

GRISO

baritono

TIRADRITTO

basso

Il dottor AZZECCAGARBUGLI

basso

L'INNOMINATO

basso


Bravi - Contadini - Contadine - Signori - Monatti - Popolo.

Nei primi tre atti l'azione ha luogo sul territorio e nelle vicinanze di Lecco, nel quarto atto a Milano. Epoca - La prima metà del secolo XVII.

Due parole agli spettatori

Prendendo a svolgere in forma di melodramma I promessi sposi di A. Manzoni, non credo essermi affidato ad una ipotesi troppo ardita supponendo che tutti quanti gli spettatori recheranno in teatro la piena conoscenza del romanzo. Questa convinzione mi ha dato coraggio e mi ha, in certa guisa, appianata la via. Il pubblico (mi son detto) riempirà co' le proprie reminiscenze le inevitabili lacune del melodramma, e sulle poche scene, sui pochi quadri che io gli andrò esponendo, ricostruirà tutto intero il romanzo. Ho dunque curato, nei tratti che mi fu dato riprodurre, di attenermi fedelmente all'originale; ho fatto quanto era da me acciò le situazioni e i personaggi non apparissero falsati. Qualche volta ho copiato quasi testualmente; e sempre, poi, mi sono studiato di imitare, fin dove i versi lo consentono, quella naturalezza e semplicità di linguaggio, di che il Manzoni è maestro insuperabile. Ragioni ed esigenze che facilmente si indovineranno da chi abbia pratica di teatro, mi imposero di lasciare nella penombra la interessante figura del cardinale Federico Borromeo e di omettere il sublime dialogo della conversione. Quell'episodio, che in ogni modo doveva far parte del melodramma, io fui costretto, per non ingrossare l'elenco già soverchio dei personaggi, a rappresentarlo nelle sue conseguenze e quasi di riflesso. A mio vedere, il cardinale Federigo non poteva figurare in un libretto d'opera se non a patto di essere una parte primaria o una muta apparizione.

A. Ghislanzoni

Atto primo

Primo quadro.

Scena prima

Un trivio di stradicciuole in pendio. A mezzo del trivio, una cappelletta. Muricciolo praticabile. Al di là dei viottoli, un promontorio con case rustiche ed una chiesetta.
All'alzarsi della tela, si vedono attraversare la scena e disperdersi in varie direzioni drappelli di Fanciulle che, tornano dalla filanda e Contadini che vengono dai campi, cantando. Griso e Tiradritto si appostano in vicinanza della cappelletta. Più tardi, don Abbondio, che sale verso il paesello, col breviario alla mano. (*)

(*) Veggasi, per l'esatta riproduzione della scena, il capitolo primo del romanzo del Manzoni.

DONNE

(**)

Quell'augellin del bosco

vola per la campagna;

quell'augellin del bosco

la notte e il dì si lagna;

la notte e il dì si lagna

perché non trova amor.

(**) L'autore ha seguito il metro e la bizzarra struttura di due canzoni popolari lombarde, di data antichissima, menzionate anche dall'illustre storico Cesare Cantù ne' suoi «Documenti alla storia universale». Il maestro Petrella, per dare al quadro una tinta affatto locale, volle espressamente riprodurre quelle tradizionali melodie.

UOMINI

Cantiam, danziam, fanciulle,

nell'aprile dell'età;

cantiam, danziam, fanciulle,

presto il verno tornerà.

DONNE

Quell'augellin si arresta

sul tuo verone, o bella;

quell'augellin ti desta;

allo spuntar del dì

ti reca una novella:

«l'amante tuo morì».

UOMINI

Cantiam, danziam, la vita

per noi scorra nel piacer;

cantiam, danziam, la vita

è un baleno passegger.

(le voci si allontanano ripetute dagli echi)

(appena entrato in scena, leva gli occhi dal breviario, e alla vista dei due bravi si arresta atterrito)

ABBONDIO

Chi saran... quei due... figuri?...

Dio... Che facce da galera!...

Se mi salvo questa sera

un miracolo sarà.

Che far debbo?... Chiamar gente?...

Fuggir via?... Non è prudente...

Altro scampo non vegg'io...

(esitando)

Ma... se... poi... Mi aiuti iddio!

(si avanza verso i bravi recitando un versetto del breviario)

Sancti... domine... commendo

spirtum meum... Son fritto già...

GRISO

(che si sarà accostato)

A me badi, o reverendo...

ABBONDIO

Chi mi chiama?...

(fa per allontanarsi)

TIRADRITTO

Fermo! Olà...

(sbarrandogli il cammino)

ABBONDIO

Son qui... Che mi comanda?...

GRISO

Ella ha intenzione

di congiunger domani in matrimonio

il Renzo Tramaglino e la Lucia...

ABBONDIO

Intenzione... cioè... no, in fede mia...

ma loro sanno bene, o miei signori...

che in questi affari... noi... generalmente...

mi capiranno...

GRISO

(con forza)

Io non capisco niente!

ABBONDIO

(balbettando)

Gli sposi se la intendono...

e quando han combinato...

a tormentar poi vengono

il povero curato...

GRISO

(interrompendolo)

Or bene: il matrimonio

di questi due villani,

la sappia, che domani...

né mai si dée compir.

ABBONDIO

Signori... amabilissimi...

è giusto... hanno ragione...

GRISO

Don Rodrigo, il magnifico,

l'illustre mio padrone

la riverisce...

ABBONDIO

(trasalendo)

Grazie!...

È troppo... è troppo onore...

(sento una stretta al cuore...

mi sembra di morir).

(rimane alcun tempo come pietrificato)

GRISO

Dunque?

ABBONDIO

Mi suggeriscano...

Han detto... che domani?...

GRISO E TIRADRITTO

(sillabando)

Domani, il matrimonio

di questi due villani

né mai si dée compir...

ABBONDIO

Ma... se...

GRISO

(minaccioso)

Non più parole...

ABBONDIO

Farò ciò che si vuole...

GRISO

La sua promessa abbiam...

(all'altro bravo)

Vien gente... allontaniamoci...

ABBONDIO

Volevo dir...

GRISO

Silenzio...

Prudenza... o... ci intendiam...

(accenna alla pistola e quindi si allontana rapidamente coll'altro bravo)

ABBONDIO

Signori... ascoltino

le mie ragioni...

ma... dove andarono

quei due... birboni?

Ho le vertigini,

perdo la testa...

di forze un briciolo

più non mi resta...

in sui ginocchi

non reggo più...

CONTADINI

(che passano per caso)

Riveritissimo

signor curato...

(accostandosi a don Abbondio)

Perché... sì pallido?...

ABBONDIO

Sono ammalato.

Nell'ossa... ho un brivido...

(Oh! Che pasticcio!...

Come cavarmela

da questo impiccio?)

Sto mal... credetemi...

il vero ho detto...

(Mi caccio a letto

né mi alzo più.)

CONTADINI

Alla parrocchia

salga con noi...

Ciò che le avvenne

sapremo poi...

ABBONDIO

Grazie... silenzio,

un scherzo fu!

(sorretto dai contadini, sale barcollando pe 'l viottolo che mette al paesello)

Secondo quadro.

Scena seconda

Cortile nella casa di Lucia. Una scaletta di legno che mette alle stanze superiori. A destra la porta grande d'ingresso. Una vite che si arrampica alla parete. Portichetto. Presso la porta un sedile di pietra.
All'alzarsi della tela, una comitiva di donne e di fanciulle si aduna nel mezzo della scena. Più tardi Agnese e Lucia.

ALCUNE DONNE

(sottovoce)

Che fu?... Che tarda?...

ALTRE

(sottovoce)

Gli abiti

da sposa or sta provando...

Andiam lassù a sorprenderla?

ALTRE

II

No... non sta bene...

ALTRE

III

Quando

potrem vederla?...

ALTRE

IV

Diancine!

Stasera... L'ha promesso

Agnese...

ALTRE

V

E Renzo?

ALTRE

VI

Anch'esso

fra poco qui verrà.

(volgendosi verso la scaletta, donde scendono Agnese e Lucia)

TUTTE

Viva la sposa! Viva

la sposa!...

LUCIA

(*)

(aprendosi il passo col gomito)

Eccomi qua.

(*) Veggasi la descrizione dell'abbigliamento di Lucia al capitolo II del romanzo.

(le donne la circondano esaminandola curiosamente)

DONNE

Il busto di broccato

di fiori ricamato,

il gonnellin di seta

veh! Come ben le sta!

LUCIA

Dell'alma i sensi esprimervi

il labbro mio non sa.

AGNESE

(alle donne)

Tanto è modesta e timida,

quasi parlar non sa.

(Lucia si avvicina ad Agnese e le parla con espressione malinconica)

LUCIA

Un turbamento insolito

m'agita, o madre, il core;

in me la gioia alternasi

coll'ansie del terrore.

All'appressar dell'ora

ch'io vagheggiava tanto,

mi vien sul ciglio il pianto

e la ragion non so.

CORO E AGNESE

Coraggio! Allegria!

Fra poco Lucia

a farti felice

lo sposo verrà.

Sei buona, sei bella

nel fior dell'età.

Scena terza

Renzo, e dette.

RENZO

(agitato al massimo grado)

Lucia... madre...

LUCIA

Che fu?

AGNESE

Così agitato?

CORO

Renzo... Qual novità?...

RENZO

(dissimulando)

Cose da niente...

Cose che avvengon... ogni dì. Son stato

da don Abbondio. Il nostro matrimonio...

doman non si può fare... Egli è malato...

CORO E AGNESE

Malato?... Don Abbondio?...

RENZO

Gravemente...

Sì, mia buona Lucia...

e converrà aspettar... fino...

(interrompendosi)

Ragazze

tornate a casa... Come voi vedete,

non c'è più il buon umore...

(si getta sopra la panca di pietra in attitudine di desolazione)

LUCIA

(ad Agnese)

Madre... tu il vedi... non mentiva il core!

DONNE

(sottovoce)

È verosimile,

è naturale

che don Abbondio

stia tanto male?...

Felice sera!...

Coraggio! Addio!

(allontanandosi)

Saprem domani

la verità.

LUCIA, RENZO E AGNESE

Felice sera...

Amiche, addio!

DONNE

(uscendo)

Poveri sposi!

Fanno pietà.

(Agnese accompagna le donne fuor della casa, quindi rientra)

Scena quarta

Renzo, Lucia, Agnese.

RENZO

(balzando in piedi impetuosamente, ed avvicinandosi a Lucia, che è rimasta in disparte desolata)

Or che son partite... or che siam soli,

possiam parlar. Lucia:

vuoi saper chi sia

il furfante, il briccone che ha vietato

oggi... al signor curato

di celebrare il nostro matrimonio?

LUCIA

(da sé sospirando)

Dio!... L'indovino già...

RENZO

Quel mostro indegno

si chiama don Rodrigo...

LUCIA

Egli... a tal segno!

RENZO

Che?... Voi dunque... sapevate?...

LUCIA

Io... Purtroppo...

RENZO

E tacevate?

AGNESE

(avanzandosi)

A tua madre... anche a tua madre.

O Lucia, celasti il ver!...

LUCIA

Perché tacqui lo sa iddio,

che mi legge nel pensier.

Or... se a voi svelar degg'io...

AGNESE

Parla!...

RENZO

Tutto io vuò saper!...

LUCIA

(con voce commossa)

Dalla filanda al paesel salia

co' le compagne... ora faran sei dì;

m'era alquanto indugiata nella via,

don Rodrigo mi vide... e mi seguì.

Confusa... sgomenta... il passo affretto...

ma un suon lontano mi ferisce il cor;

era una voce che dicea: scommetto!

Quindi un riso crudele e schernitor.

Venni a casa coll'anima in tempesta...

piansi... pregai... repressi anche i sospir...

E tacqui, o madre, per non farti mesta...

volli esser sola a piangere... a soffrir...

RENZO

(impetuosamente, portando la mano al coltello)

Oh!... Il birbone! Il dannato! L'assassino!

LUCIA

Deh! Renzo...

AGNESE

Vi calmate.

LUCIA

(giungendo le mani)

Oh dio!... Pietà!

RENZO

Voglio giustizia... Apritemi il cammino...

e per mia man giustizia si farà.

(si scioglie dalle donne che vorrebbero trattenerlo, ma nell'atto di uscire si incontra col padre Cristoforo il quale gli chiude il passo)

Scena quinta

Il padre Cristoforo e detti.

CRISTOFORO

(con solennità)

Dove corri?

RENZO

(arrestandosi)

Padre... voi!...

AGNESE

Dio vi manda.

LUCIA

(sottovoce ad Agnese)

Ei tutto sa.

CRISTOFORO

(a Renzo)

Provocare il ciel tu vuoi?

Fosti sempre onesto e buono...

I suoi figli in abbandono

il signor non lascerà.

(conduce Renzo sul davanti della scena e ripiglia con accento di mite rimprovero, levando le mani al cielo)

Ei solo. Ei può confondere

chi l'empie trame ordisce;

iddio talvolta il reprobo

col suo perdon punisce;

ma degli afflitti visita

le desolate mura,

e cangia la sventura

in subito gioir.

LUCIA

Come soave all'anima

scende la sua parola!

Parmi una voce d'angelo

che avviva e che consola.

Madre... già l'ansie cessano...

sparisce ogni tormento;

in puro gaudio sento

cangiarsi il mio martir.

RENZO

(a fra Cristoforo)

Di perdonar... di attendere...

voi mi parlate ancora...

era vicina a sorgere

per me una lieta aurora...

Un assassino... un demone...

ogni mio ben rapisce;

se il ciel non lo punisce

io lo saprò punir.

AGNESE

Sien grazie a dio, che al povero

manda consiglio e aiuto,

certo è divin miracolo

se il padre è qui venuto.

Egli saprà difenderci...

vita salvarci e onore;

dio gli darà vigore

la santa opra a compir.

LUCIA

(appressandosi a Renzo)

Vedi, o Renzo, il ciel ne invia

un soccorso inaspettato...

CRISTOFORO

Sì, mia povera Lucia,

ogni mezzo io tenterò...

RENZO

(al frate)

Dunque... a voi già fu narrato...

che quel vile?...

CRISTOFORO

Io tutto so.

(facendosi nel mezzo della scena, ed accennando di voler partire)

Il ciel pregate,

non vi mostrate;

le ciarle inutili

convien schivar.

LUCIA

Voi ci lasciate?

AGNESE

Ci abbandonate?

CRISTOFORO

Tosto a quell'uomo

vado a parlar.

LUCIA E AGNESE

Voi siete un angelo!

CRISTOFORO

(prendendo la mano a Renzo)

Fiducia in dio!

Ei sol, rammentalo,

vi può salvar.

Addio... miei figli...

TUTTI

Buon padre... addio.

CRISTOFORO

Spero tornar.

(Agnese, Renzo e Lucia accompagnano il frate fino alla porta, quindi si addentrano nella casa)

Terzo quadro.

Scena sesta

Sale nel palazzo di don Rodrigo.
Due porte praticabili, l'una a destra, l'altra nel mezzo, più grande, che mette ad una galleria. (*)
Don Rodrigo, il conte Attilio, il dottore Azzeccagarbugli, seduti a tavola con altri Convitati. Domestici che vanno e vengono.

(*) Capitolo V del romanzo.

TUTTI

- Era un asino calzato!...

- Investire un disarmato!...

- Fu una celia... - Fu un misfatto...

- Bastonar un messagger!

- Non è vero? - Niente affatto!...

- Ebbe torto il cavalier.

RODRIGO

(sottovoce al conte Attilio)

Caro Attilio, il san Martino

non è giunto.

ATTILIO

È assai vicino.

CORO

Ma tronchiamo la questione...

tenga ognuno il suo parer.

RODRIGO

Orsù!... Un brindisi, signori!

Si ricolmino i bicchier!

TUTTI

Bravo!... Viva don Rodrigo!

Si ricolmino i bicchier!

RODRIGO

(alzandosi e levando il bicchiere)

Fra noi e il nobile

nostro cugino,

scade, col termine

di san Martino,

una scommessa

che dir non vuo'.

Scherzi... facezie...

cose da nulla...

Infine... trattasi

d'una fanciulla...

d'un capriccetto,

d'una follia

che col dispetto

più si irritò.

TUTTI

Se c'entran femmine

trionferete.

A voi resistere

qual donna può?

RODRIGO

Debbo combattere

l'arte e l'intrigo...

di due villani...

birbi e impostor...

TUTTI

(alzando il bicchiere)

Alla vittoria

di don Rodrigo!

Vuotiamo i calici,

viva l'amor!

Scena settima

Griso, indi il padre Cristoforo e detti.

GRISO

(accostandosi a don Rodrigo e parlandogli all'orecchio)

Un frate sta là fuori...

RODRIGO

(sorpreso)

Un frate!... E vuol?...

GRISO

Con lei

parlar.

RODRIGO

(Strana è tal visita...)

TUTTI

Che fu?

RODRIGO

(turbato)

Signori miei...

a disturbare i brindisi

sapete chi arrivò?

Un frate...

TUTTI

Vada al diavolo!

RODRIGO

Vada all'inferno...

(richiamando il Griso che stava per uscire)

No...

Aspetta... Griso. - Il nome

colui non palesò?

GRISO

Si chiama fra... Cristoforo...

TUTTI

Egli!... Fra noi... cospetto!

(a Rodrigo)

È un santo... rammentatelo.

RODRIGO

(abbandonando la tavola)

(Mal venga al seccator!)

(a Griso)

Ch'egli entri...

TUTTI

(alzandosi)

Allontaniamoci...

Al fine d'un banchetto,

noiose son le prediche...

(a Rodrigo)

Vi attenderem là fuor.

RODRIGO

Sarò con voi ~ quel tanghero

in due minuti sbrigo.

TUTTI

(scherzando)

Badate, don Rodrigo...

è un santo o un impostor...

potrebbe convertirvi...

RODRIGO

(scherzando)

Non son disposto ancor.

(i convitati si allontanano per la grande porta, soffermandosi a guardare il padre Cristoforo che viene introdotto da Griso)

CORO

È un uom che fa miracoli...

CRISTOFORO

(levando gli occhi al cielo e giungendo le mani)

M'assista ora il signor!

(il coro disparisce)

Scena ottava

Don Rodrigo e padre Cristoforo.

RODRIGO

(al frate con piglio brusco)

In che posso obbedirla?

CRISTOFORO

Vengo a porle un atto di giustizia...

A supplicarla d'una carità...

Certi uomini... men probi... hanno stornato

un povero curato

da' suoi doveri... Ed ella può, signore...

la coscienza... l'onore

impone dunque a lei...

RODRIGO

(interrompendolo)

Dell'onor mio

solo custode e difensor son io.

Chi alla coscienza mia

leggi dettar pretende

è un temerario che mi sfida e offende.

(breve pausa)

CRISTOFORO

(con accento umile)

Mio signore... ah! Perdonate

se vi offese il labbro mio;

la parola non sdegnate

che per me vi parla iddio.

(presentando a don Rodrigo il teschietto di legno appeso al rosario)

Tutti un giorno al suo cospetto

noi dovremo comparir.

RODRIGO

Una predica mi fate!...

Troppo onore, o reverendo!

Strani accenti mi parlate...

Io davvero non vi comprendo...

Vi togliete al mio cospetto...

un sermon non voglio udir.

(fa per allontanarsi)

CRISTOFORO

(attraversandogli il passo)

Don Rodrigo... voi mi udrete...

una povera innocente

solo voi salvar potete

dalle insidie d'un potente...

RODRIGO

(marcando le parole con cinica affettazione)

S'ella vuole... nel mio tetto

un asil le posso offrir.

CRISTOFORO

(co' la massima indignazione)

Nel vostro tetto!... Cotanto osate!...

Ah! Don Rodrigo... pietà mi fate...

del ciel l'anatema su queste mura

già da gran tempo sospeso sta.

Ma quella vergine modesta e pura

dal vostro artiglio dio salverà.

RODRIGO

Freno a' tuoi detti - rammenta, o frate -

che qui in mia casa...

CRISTOFORO

(levando il braccio)

Giorno verrà...

RODRIGO

(afferrandogli il braccio)

Vil, temerario! Poltrone indegno!

Villan rifatto... ti scosta... va'!...

(lo spinge verso la porta)

CORO

(sulla porta della galleria)

Mal capitato ~ l'incappucciato!...

(ridendo)

Davver fu comica la scena... Ah! Ah!

RODRIGO

(appena uscito il padre Cristoforo)

Si porti il diavolo quel mascalzone...

Spero gli giovi questa lezione...

su! Un nuovo brindisi...

TUTTI

Mano ai bicchier!

RODRIGO

Beviam!

TUTTI

Quel frate fa dei miracoli...

ma questa volta fallì davver!

(tutti alzano i bicchieri)

Atto secondo

Primo quadro.

Scena prima

Cortile della casa di Lucia come nell'atto primo.
Agnese, Lucia, indi Renzo.

LUCIA

(uscendo dall'interno della casa)

Un bel ripiego ~ bello davvero!

AGNESE

Eppure in pratica fu messo già...

LUCIA

Aspettiam Renzo.

AGNESE

Il mio pensiero

vedrai che subito ~ approverà.

RENZO

(entrando agitato con due capponi in mano)

Corpo di mille diavoli!

LUCIA

Che avvenne?

AGNESE

Sì agitato!...

Coll'Azzeccagarbugli vi siete consigliato?

RENZO

Bel mobile davvero!... Che schiuma di birbone!

Con quel suo naso rosso, che sembra un peperone...

Vi so dir io...

AGNESE

Ma insomma?

RENZO

Quando i capponi vide,

promise mari e monti, mi lesse cento gride...

ma appena gli ho narrato che in questo brutto intrigo

c'entra quell'altro birbo, che chiaman don Rodrigo,

diventò un basilisco... e senza udir ragioni

mi ha cacciato di casa insiem co' miei capponi.

(getta i capponi per terra)

LUCIA

(a Renzo cercando di calmarlo)

Vedrai che fra Cristoforo...

RENZO

Poc'anzi l'ho incontrato...

AGNESE

Ebbene?...

RENZO

Come sopra... Fu anch'egli discacciato

peggio d'un cane...

AGNESE

Allora... non resta altro da fare...

LUCIA

No... no...

RENZO

(ad Agnese)

Che cosa? Diteci...

(a Lucia)

Lasciatela parlare...

AGNESE

(con importanza)

Con due testimoni

si va dal curato...

RENZO

Va bene... bravissima!...

LUCIA

No, Renzo... è peccato...

AGNESE

(a Renzo)

Là giunti, voi dite:

«Mia moglie è costei...»

(a Lucia)

«Questi è mio marito.»

Risponder tu déi.

RENZO

(a Lucia)

Avete capito?...

Di questa maniera

siam sposi stasera...

Che resta a bramar?...

LUCIA

O Renzo... che dite?

Son cose da far?...

RENZO

(con vivacità)

Agnese... l'udite?

AGNESE

(sottovoce a Renzo)

Tu cerca d'indurla...

I due testimoni

vo intanto a cercar.

(Agnese esce; Lucia rimane sul davanti della scena tutta lacrimosa, volgendo le spalle a Renzo)

Scena seconda

Renzo, Lucia, a suo tempo il Griso in abito da pellegrino.

RENZO

(avvicinandosi timidamente a Lucia che gli volge le spalle, e toccandola leggermente col gomito)

Voi dunque non bramate?...

Voi dunque... non mi amate?...

LUCIA

Renzo... voi foste sempre

un buon figliuolo...

RENZO

È ver...

ma la pazienza ha un limite...

(con violenza)

Se avervi non degg'io,

ei non vi avrà.

LUCIA

Calmatevi...

O Renzo...

RENZO

(con violenza)

Giuro a dio

che di quel brutto arnese

libererò il paese,

e saprò far giustizia

per me... pe 'l mondo intier!

LUCIA

Ah! Voi mi fate piangere...

RENZO

(incrociando le braccia e guardando fissamente Lucia come chi attende una risposta decisiva)

Ebbene... Risolvete!

LUCIA

(dopo breve esitazione)

(Dio! Che potrei rispondergli?...)

Farò... ciò... che... volete.

RENZO

(con gioia)

Grazie, Lucia!

LUCIA

Domani...

RENZO

No: questa sera istessa,

o ch'io...

(facendo un gesto di collera)

LUCIA

Vi do promessa...

RENZO

Stasera, dunque?...

LUCIA

(tremando)

Sì...

RENZO

(con affetto)

Quando sarai mia sposa

più nulla temeremo...

Lucia, dovunque andremo,

ci seguirà l'amor.

LUCIA

(commossa)

Così parlare egli osa...

o Renzo, ed io vi ascolto?

Sento le fiamme al volto...

trema nel petto il cor.

(in questo tempo, il Griso in abito da pellegrino, sarà entrato nel cortile)

(volgendosi)

Qualcun...

RENZO

(al Griso)

Chi è là?

GRISO

Son io...

un povero mendico...

RENZO

(dandogli una moneta)

A voi.

GRISO

(a Renzo)

Vi benedico.

(Sta ben... la scala è là...)

(inchinandosi)

Vi assista iddio...

RENZO

Che cera!...

(al Griso che fingendo sbagliare la porta, fa alcuni passi verso la scala)

Sbagliate!... Per di qua...

(lo conduce alla porta di strada)

Scena terza

Agnese, Tonio, Gervaso, Lucia e Renzo.

AGNESE

(a Renzo)

Il piano è combinato...

Lucia?...

RENZO

Con noi verrà...

Buondì, Gervaso e Tonio...

AGNESE

Tutto disposto è già...

(a Tonio e Gervaso)

Appena imbruni l'aria

il colpo si farà.

(Agnese, Tonio e Gervaso entrano nella casa)

RENZO

(a Lucia dandole il braccio)

Quando sarai mia sposa

più nulla temeremo...

Lontan, dovunque andremo

ci seguirà l'amor.

LUCIA

È dunque ver?... Tua sposa

sarò fra pochi istanti!

Nell'ora avventurosa

perché mi trema il cor?...

RENZO

Vieni... il momento affrettisi...

LUCIA

(con qualche effusione)

O Renzo!

RENZO

O sposa mia!

LUCIA E RENZO

Coraggio egli ne dia

che ci ispierò l'amor.

(entrano nella casa)

Secondo quadro.

Scena quarta

Una piazzetta di villaggio. A sinistra, sul davanti, la casa di don Abbondio con porta e finestra praticabili. Più indietro, una parte della chiesa. A destra una contradella di rustiche case.
È vicina la notte.
Don Rodrigo, Griso, alcuni Bravi che si arrestano nel fondo della scena esplorando.

RODRIGO

(al Griso)

Quanto vali or vedrem. Quella Lucia

prima di mezzanotte al mio palazzo

deve trovarsi...

GRISO

Tutto è preparato.

RODRIGO

Ordina pur... disponi,

hai carta bianca. Lasciami per scorta

sol due de' nostri, gli altri

adopera a tuo senno.

GRISO

(ai bravi)

Mi seguite!

(tutti i bravi, meno due, partono col Griso. I due rimangono in disparte. Si ode in lontananza il canto delle donne e dei contadini che tornano dai campi)

RODRIGO

(dopo aver ascoltato)

Come sono felici! Tutto il mondo

felice è dunque; ed io

ricco, nobil, potente...

nell'anima ho l'inferno!

(il coro ripete la canzone)

RODRIGO

(con ira)

Oppressi, poveri ~ schiavi al lavoro

han lieta l'anima ~ cantan costoro!

Me, nei silenzi ~ dell'ampie sale

la noia assale ~ l'ansia, il martir!

Sotto la splendida ~ dorata volta

un lieto cantico ~ mai non si ascolta,

m'è rabbia e spasimo ~ l'altrui gioir.

(accenna ai due bravi di seguirlo e si allontana)

Scena quinta

Perpetua, Contadine, indi Agnese.

PERPETUA

(avviandosi verso la casa di don Abbondio)

Non ho tempo di ascoltarvi...

CORO

Come sta il signor curato?

PERPETUA

Meglio assai... cioè... malato

gravemente...

CORO

Dite un po':

la Mondella al Tramaglino

perché più non si fa sposa?

Ne sapete qualche cosa?...

PERPETUA

Io?...

CORO

Parlate...

PERPETUA

So e non so...

(mettendosi in mezzo del crocchio)

Talvolta i matrimoni

in fumo van per nulla...

Eh Sono anch'io fanciulla;

so come il mondo va.

Quasi ogni dì un partito

di rifiutar mi è forza...

la scelta di un marito

molto a pensar mi dà.

CORO

(sottovoce ridendo)

Nessun l'ha mai voluta,

nessuno la vorrà.

AGNESE

(a Tonio e Gervaso additando la casa di don Abbondio)

Orsù, l'ora è venuta...

da bravi! Entrate là...

LUCIA

(avanzandosi al braccio di Renzo)

Mi trema il cor...

RENZO

Entriamo!

Tutto per bene andrà.

(Tonio, Gervaso, quindi Renzo e Lucia entrano pian piano nella casa di don Abbondio, Agnese si ferma in scena)

PERPETUA

(alle donne sempre più animandosi)

Il primo, figuratevi!...

che a me si è presentato,

era figliuol del console

un povero spiantato...

il Beppo Suolavecchia

si presentò secondo;

gli ho detto chiaro e tondo:

caro non fai per me.

Eppur, lo credereste?

Malgrado le proteste,

quest'oggi ancor pretendono

alla mia mano in tre.

(le contadine fanno gesti di scherno dietro le spalle di Perpetua, e quindi si allontanano in punta di piedi)

PERPETUA

Infin tutti mi vogliono...

(volgendosi, e vedendo che le contadine sono partite)

Ma dove sono andate...

Quelle?...

AGNESE

(presentandosi a Perpetua)

Di voi ridevano...

PERPETUA

(con stizza)

Ridevan... le sguaiate!

AGNESE

Dicevan che il Suolavecchia

è lui che vi rifiuta...

E che il figliuol del console

lui pur non vi ha voluta...

PERPETUA

Bugiarde!... Bugiardissime!...

E ardiscono negare?...

AGNESE

Eh! via... non t'irritare...

PERPETUA

Di rabbia creperan!

ABBONDIO

la voce dalla casa

Aiuto! Ai ladri!... Ai ladri!...

Perpetua!

PERPETUA

Cosa è stato?

Qualcuno è forse entrato

in casa...

(entra precipitosamente in casa)

AGNESE

(inquieta)

Or che faran?

Scena sesta

Renzo, Lucia, Tonio, Gervaso che escono dalla casa di don Abbondio; poi Contadini armati di falci e di zappe. Don Abbondio alla finestra. Agnese e Perpetua.

ABBONDIO

(comparendo alla finestra)

Ambrogio! Alla campana!...

Ai ladri! Agli assassini!

(richiude la finestra)

(uscendo con Renzo dalla casa)

LUCIA

Non reggo...

RENZO

Oh! Noi meschini!...

AGNESE

(a Renzo e Lucia)

Il colpo?...

RENZO

Non riuscì...

(suono di campana a martello)

CONTADINI

(irrompendo sulla scena con forche e badili)

Campana a martello...

un grido s'è udito...

da dove è partito?...

Che avvenne? Che fu?

CONTADINE

E proprio il curato

che al ladro ha gridato...

UOMINI

Che dire? Che fare?

Montiamo lassù...

ALTRI CONTADINI

(che sopravvengono)

D'Agnese la casa

poc'anzi fu invasa...

AGNESE

Che sento?

RENZO

Accorriamo...

Vediamo che fu.

(Renzo con Lucia ed Agnese si allontanano)

DONNE

(ai contadini)

Ma no... v'ingannate...

figliuoli, ascoltate...

il grido, il baccano

uscì di lassù.

(additando la casa di don Abbondio)

TUTTI

(affollandosi sotto le finestre di don Abbondio)

Signor curato,

che cosa è stato?

È ver che il grido

da lei partì?

ABBONDIO

(dalla finestra)

Andate... grazie!...

Ladri... banditi...

già son fuggiti,

tutto finì.

PERPETUA

(uscendo in sulla porta)

Io li ho veduti...

li ho conosciuti...

ABBONDIO

(gridando)

Taci Perpetua,

non le badate...

vieni, pettegola...

PERPETUA

(rientrando)

Eh! Non gridate.

(la finestra si chiude)

UOMINI

Fine alle chiacchiere,

presto, in cammin!

CONTADINI

(sul davanti della scena)

È un vero scandalo...

una vergogna...

convien armarsi,

correr bisogna...

Le donne in casa...

DONNE

No... vi arrestate...

UOMINI

Le porte chiudansi...

DONNE

Ma poi... badate...

UOMINI

(alzando le forche ed i randelli)

Guerra ai briganti,

agli assassin!

(i contadini infuriati si danno a correre. Le donne cercano trattenerli, ma questi le respingono. La campana suona a stormo)

Scena settima

La riva dell'Adda sul luogo detto il Bione in vicinanza di Pescarenico. Si vede, in prossimità, il campanile triangolare del convento. Al di là dell'Adda promontori e montagne. - È notte.
Lucia, Agnese, un Barcaiolo.

LUCIA

Qui aspetteremo...

(ad Agnese)

Ti riposa, o madre...

Quanti disagi... Quante pene!... e tutto,

tutto per cagion mia!...

AGNESE

(con affetto)

E qual colpa ci hai tu, buona Lucia?...

(Agnese abbraccia la figlia e siede sovra un sasso, mentre il barcaiolo appronta la sua barca)

LUCIA

(Partirò!... E dove andremo? Il cor si spezza

dall'affanno... Partire! È dunque vero?...

Il paesello mio... la mia casetta

al sorger del domani

non vedrò più... sarem lontani assai...)

(prorompendo in lagrime)

(No... Tanta angoscia io non conobbi mai!)

(dopo breve pausa)

(Addio montagne sorgenti dall'acqua

cime ineguali, note

a chi crebbe fra voi... Addio torrenti,

villette biancheggianti in sul pendio,

come branco di pecore pascenti,

addio! Addio! Addio!)

O mia stanzetta,

nido tranquillo,

da te il mio cuore

non partirà...

Della chiesetta

l'usato squillo

qual voce amica

mi seguirà.

In quella chiesa

io pregai tanto...

là un rito santo

sperai compir...

Quante memorie!...

Quanto dolore!

Pietà, o signore,

del mio soffrir!

Scena ottava

Renzo, il padre Cristoforo, e dette.

CRISTOFORO

(a Renzo)

Altra via di salvezza

or non rimane a voi...

(Agnese, alla voce del frate Cristoforo si leva in piedi)

Siete tutti qui?...

(Lucia, Agnese e Renzo si fanno intorno al padre Cristoforo)

Coraggio, o figli miei. Dio vi sommette

a dura prova. Più non è sicura

questa terra per voi.

(a Renzo)

Non ti scordare

quanti ti dissi. Sulla opposta riva

troverete un barroccio, che alla meta

vi guiderà...

(alle donne)

Piangete? Il cor mi dice che presto ci vedremo...

LUCIA E AGNESE

Oh! Fosse vero!...

RENZO

Voi credete... o padre?...

CRISTOFORO

(a Renzo)

V'è lassù chi provvede all'infelice...

non iscordarlo mai...

TUTTI

Ci benedite!

CRISTOFORO

Il signor sia con voi. Figli... partite.

(Agnese, Renzo, Lucia baciano le mani del frate che li benedice, quindi si avviano verso la barca; il barcaiolo li aiuta a salire)

LUCIA E RENZO

(dalla barca)

Addio montagne...

valli... pendici...

fide compagne

dei dì felici,

ah! Nel lasciarvi

si spezza il cor!

CRISTOFORO

(levando al cielo le mani)

Gran dio, tu vigila

sugli infelici,

tergi le lagrime

tempra il dolor.

(la barca si allontana e le voci di Renzo e Lucia si perdono nella distanza. Un raggio di luna illumina le acque. Il padre Cristoforo rimane immobile sulla scena co' le braccia levate al cielo)

Atto terzo

Quadro unico.

Scena prima

In un villaggio ai piedi della montagna; sul davanti a destra, la casa parrocchiale con porta ampia che mette ad un cortile. Balcone coperto di ricchi tappeti. Grande viale che conduce alla chiesa. Archi di trionfo, tende, sandaline, addobbi d'ogni genere.
Dietro il villaggio, un promontorio, a poca distanza, dove sorge un castello. (*)
Uomini e Donne che giungono da diverse vie; altri che escono dal cortile della casa parrocchiale.

(*) Manzoni. Capitolo XXIV.

CORO

- Ben giunti alla festa!

- Amici, voi qui?

- in casa non resta

che il gatto in tal dì.

- Che bella giornata!

- Che pompa! Che incanto!

Convien fargli onore...

si tratta di un santo;

già dieci miracoli

stamane ha compiuti;

camminan gli storpi,

favellano i muti...

dovunque egli passa...

profonde tesor;

al gran Federigo

sia gloria ed onor!

(volgendosi verso il fondo della scena)

Oh! Guardate chi vien dalla montagna!...

Del castello il terribil signor...

Nessun de' suoi bravacci lo accompagna...

torvo ha lo sguardo, come nero ha il cor.

Il passo apritegli...

Zitti! Osserviamo...

cauti esploriamo

che viene a far.

(si traggono in disparte)

Scena seconda

L'innominato e detti.

L'INNOMINATO

(accostandosi alla folla)

Dite... dov'abita

il cardinale?...

Colui che il santo

si fa chiamar...

CORO

(additando la casa parrocchiale)

Presso il curato...

lassù dimora...

andrà alla chiesa

fra un quarto d'ora...

pieno è il cortile

nessun può entrar.

L'INNOMINATO

(bruscamente)

Sgombrate il passo...

io debbo entrar.

(entra nella casa parrocchiale facendosi largo tra la folla)

CORO

Il nostro gaudio,

la nostra festa,

quest'uom terribile

venne a turbar.

(tutti si aggruppano sul davanti della scena parlando a bassa voce)

Una carrozza fu veduta ieri

salire i gioghi al tramontar del dì.

Di sgherri brulicavano i sentieri...

Di donna un grido... risuonar si udì...

Qualche nuovo delitto han consumato

dentro i covi dell'orrido castel...

e oggi ancora quest'uomo abominato

a scherno prende gli uomini ed il ciel.

(si spingono dentro il cortile della casa parrocchiale)

Scena terza

Don Abbondio, Perpetua, indi il Coro.

ABBONDIO

(ansante e trafelato)

Fare a piedi cinque miglia

per venir tra questa folla!

PERPETUA

Oh! Davver! Gran meraviglia!

Siete un uom di pasta frolla...

ABBONDIO

E quest'altro... non poteva

rimanersene a Milano?...

Signor no!...

PERPETUA

Parlate piano,

vi farete lapidar!...

ABBONDIO

(con stizza)

Perché son ricchi ~ perché son santi,

costor disturbano ~ borghi e villaggi...

essi raccolgono ~ plausi ed omaggi

e a noi le spese convien pagar...

PERPETUA

Se foste un uomo ~ com'io la intendo...

dell'occasione ~ profittereste...

Le vostre suppliche ~ pretendereste...

ma a voi consigli ~ nessun può dar.

ABBONDIO

Il bel consiglio ~ ch'oggi m'hai dato!...

Grazie Perpetua ~ grazie davver!

Sarai contenta ~ cadrò malato...

mi vedrai presto ~ nel cimiter.

PERPETUA

Ah! Don Abbondio...

ABBONDIO

Perpetua mia...

non facciam scene... non pianger... via!

Poiché siam giunti ~ vediam, tentiamo...

se questo santo ~ si può veder.

(fa per entrare nel cortile)

CORO

(dal cortile)

Don Abbondio!

ABBONDIO

(dando indietro)

Il nome mio!...

Che vuol dir?

CORO

(uscendo)

Signor curato...

Entri tosto... Ella è chiamato...

ABBONDIO

Io?... Da chi?...

CORO

Dal cardinal...

Venga tosto...

PERPETUA

Qual fortuna!

TUTTI

Viva, viva il cardinal!

(a don Abbondio)

Su, don Abbondio...

non indugiate...

lassù vi attendono...

presto... affrettate!

Tutti vi invidiano

sì grande onor.

ABBONDIO

Non è possibile...

chiedo perdono...

di tanta gloria

degno non sono...

Oh! Che pasticcio!

Che brutto impiccio!

Vengo... Lasciatemi...

Dio! Qual rumor!...

(entra nel cortile turandosi le orecchie co' le mani)

CORO

(facendosi davanti della scena)

Miracolo! Miracolo

cui non si diè l'eguale!...

Evviva il cardinale!

PERPETUA

Spiegatevi, che fu?...

CORO

Il nostro feudatario,

quell'uom terribil tanto,

ai piè del nuovo apostolo

i suoi delitti ha pianto.

PERPETUA

Sta ben... ma don Abbondio

che c'entra in questo affare?

CORO

D'una fanciulla trattasi

rapita a quel che pare...

per suo voler...

ABBONDIO

(entrando in scena barcollando)

Perpetua!

Oh dio! Non reggo più...

PERPETUA E CORO

Perché sì pallido?

Che avvenne mai?

ABBONDIO

Nulla... credetelo...

son lieto assai...

(volgendosi verso casa)

Ben obbligato!

Grazie, eminenza!...

d'avermi dato

la preferenza!

Bella! Magnifica

la commissione!

(a Perpetua con occhi da spiritato)

Vado al castello

di quel birbone!...

Farem la strada

in compagnia...

Oh! Il bel viaggio!

Oh! Che allegria!

(a Perpetua sottovoce)

Un nuovo intrigo

di don Rodrigo...

Lucia Mondella...

chiusa è lassù...

Il feudatario...

colui... quel mostro...

(vedendo L'innominato che sarà disceso sulla piazza)

Sì, quell'emporio

d'ogni virtù...

(inchinandosi fino a terra)

Ecco... scusatemi...

All'ordin vostro...

(a Perpetua)

Addio, Perpetua...

non torno più.

(in questo tempo si saranno avanzati quattro uomini con una lettiga, e due cavalcature)

L'INNOMINATO

(volgendosi ai portatori della lettiga)

È tutto in ordine?

ABBONDIO

L'inferno ho indosso...

(avvicinandosi alla cavalcatura)

Di questa bestia

fidarmi posso?

(monta a cavallo aiutato dai villici)

L'INNOMINATO

È buono... è docile...

come un agnello.

Presto al castello!

ABBONDIO

(gridando)

Per carità!...

Piano... fermatevi...

c'è un precipizio...

Non han giudizio...

Pietà... pietà!...

CORO

Eh! Buon viaggio!

Lieto ritorno!...

Sempre, il villaggio,

sì fausto giorno,

con pia memoria

ricorderà.

(ad un cenno de L'innominato, la lettiga si allontana. - Don Abbondio la segue a cavallo gridando a tutta gola. - Perpetua ed il Coro tengono dietro alla comitiva, che sale verso la montagna)

Scena quarta

Agnese che entra affaticata dalla corsa, indi Perpetua.

AGNESE

Dove va quella gente? Perché mai...

tanta angoscia ho nel cuore?

Dal paesello anch'io son venuta

per veder questo santo. E qui arrivata,

invece della gioia

ch'io m'attendea, mi assalì il terrore.

Di che posso temer? La mia Lucia,

presso la pia signora

di Monza al monaster ricoverata,

vive in pace i suoi dì... Povera figlia!

Il signore soltanto,

sol egli può saper se mi fia dato

di presto rivederla... Oh! Quando mai

cesseran sulla terra i nostri guai?

Sotto il modesto tetto,

della mia figlia accanto,

per me felice tanto

scorrea la vecchia età...

O figlia... o figlia mia...

o povera Lucia...

saper potessi almeno

quando al materno seno

iddio ti renderà!

PERPETUA

(da sé venendo dalla piazza)

Tutto ho saputo... Dio! Quante sciocchezze,

quanto fracasso per questa Lucia!

Infine... non è il fior delle bellezze!

(pavoneggiandosi)

Avesse almeno la statura mia...

La taglia... il portamento...

il mio brio... la mia grazia... e il mio talento...

AGNESE

Veh! Perpetua...

PERPETUA

Tu qui... mia buona Agnese!

Dunque... lassù al paese

la nuova è già arrivata?

AGNESE

Qual nuova?

PERPETUA

Che? Non sai... della Lucia?

AGNESE

Parla... per carità... cosa è avvenuto?

PERPETUA

Brutte scene... cioè... basta, non voglio

addolorarti...

AGNESE

(supplichevole)

In nome del signore!

PERPETUA

Coraggio... ogni pericolo è cessato...

Tu rivedrai Lucia...

Dessa è qui...

AGNESE

Come mai?

PERPETUA

(additando)

Presso il signore

di quel castello...

AGNESE

Ah tu mi strazi il cuore!...

PERPETUA

Di don Rodrigo ~ degno alleato,

colui tua figlia ~ facea rapir.

AGNESE

Povera figlia!

PERPETUA

Lo scellerato

dovea poi cederla...

AGNESE

Mi fai morir...

(vacilla e sviene nelle braccia di Perpetua)

PERPETUA

Coraggio... ascoltami... non ho finito...

Or... quel birbone... s'è convertito;

e don Abbondio fra pochi istanti

a te la figlia ricondurrà.

AGNESE

Dio... quale spasimo!...

VOCI DA FUORI

Da bravo!... Avanti!...

Signor curato...

PERPETUA

Vedi... son qua...

Corriamgli incontro...

ABBONDIO

(voce da fuori)

Largo... bricconi...

Dov'è Perpetua?...

PERPETUA

(accorrendo)

Vengo...

AGNESE

(accorrendo)

O Lucia!

Veder lasciatemi la figlia mia...

LUCIA

(voce da fuori)

O madre, o madre...

CORO

Lode al signor!

Scena quinta

Don Abbondio che si avanza a cavallo, circondato dalla Folla. Lucia che esce dalla lettiga e si porta sul davanti della scena abbracciata ad Agnese. L'innominato, Perpetua, Bravi, Popolo; da ultimo il cardinale Federico Borromeo con séguito di Prelati.

ABBONDIO

(scendendo dalla cavalcatura aiutato da Perpetua)

Adagio... o furia... Dio! Che burroni!

Che precipizi! Li veggo ancor!...

LUCIA

(ad Agnese)

Nel tuo materno amplesso

già si ritempra il core...

fu immenso il mio dolore...

è immenso il mio gioir.

Da te disgiunta, o madre,

io non starò più mai;

tal voto a Dio giurai

e lo saprò compir.

AGNESE

Ah! Sì, il materno amplesso

sicuro asil ti sia;

da questo sen, Lucia,

nessun ti può rapir.

Per lui... per Renzo intanto

noi pregheremo uniti,

fin quando il voto santo

si piaccia iddio compir.

PERPETUA

(avvicinandosi a Lucia)

Di Renzo abbiam notizie?

Dicon che giù a Milano,

ha fato del baccano...

che poi dové fuggir.

Se è ver quanto ho sentito...

per sempre ei fu bandito...

o povera Lucia,

quanto tu déi soffrir!

ABBONDIO

(trattenendo Perpetua e cercando allontanarla da Lucia)

Or su, lingua di vipera,

quando tacer vorrai?...

Da questo mar di guai

quando potremo uscir?

Quel birbo eccellentissimo,

è ver... s'è convertito,

ma ancor non hai capito

ch'ei si potria pentir?

CORO

Ah! Nel materno amplesso

ella scordò il dolore,

quel travagliato core

già troppo ebbe a soffrir.

L'INNOMINATO

(uscendo dalla casa parrocchiale, ed accostandosi a Lucia)

Compiuto il rito, il cardinale a voi

provvederà... Sicuro asilo entrambe

a Milan troverete,

e quivi in pace i vostri dì trarrete.

(squillo di trombe dall'interno della casa parrocchiale)

TUTTI

Alla chiesa! Alla chiesa!

(movimento generale)

Plauso, viva

al cardinale!

AGNESE

(all'Innominato)

Grazie, buon signore!...

L'INNOMINATO

Io vi chieggo perdon!

PERPETUA

(a don Abbondio)

Da quel che vedo

convertito è davver...

ABBONDIO

Credo e non credo.

(dal cortile della casa parrocchiale esce la banda musicale e dietro quella il corteggio dei prelati che fanno séguito al cardinale Federico Borromeo. L'innominato si pone a lato del cardinale. Il popolo si inginocchia, e quindi segue il corteggio, lungo il viale che mette alla chiesa. Agnese, Lucia e Perpetua si confondono col popolo. Don Abbondio si mette in coda ai prelati)

TUTTI

Al tempio muoviamo!

Cantiamo! Esultiamo!

La santa parola

che avviva e consola,

dal labbro ispirato

discenda nei cuor;

la speme ravvivi,

cancelli il dolor.

(la processione si allontana)

Atto quarto

Quadro primo.

Scena prima

Anticamera nel palazzo di don Rodrigo, a Milano. Porta di mezzo, altra porta a destra, poche sedie, un banco.
Il Griso sdraiato su un banco, indi don Rodrigo. (*)

(*) Manzoni. Capitolo XXXIII.

GRISO

(guardando verso la porta a destra)

Ch'ei dorma ancora... O ch'ei fosse partito

per l'altro mondo, senza dirmi addio!...

(alzandosi)

Non oso avvicinarmi a quella stanza...

Ier sera, il mio degnissimo padrone

avea cert'occhi lustri... un certo aspetto...

dei nobili, dei ricchi e dei birboni

la perfida moria non ha rispetto.

All'erta... Don Rodrigo!...

RODRIGO

(voce interna)

Olà... buon Griso!...

GRISO

Aspetta un poco...

RODRIGO

(voce interna)

Mio fedele amico!...

GRISO

Amico! Qual bontà!... Qual degnazione!

Giammai non mi ha parlato

sì gentilmente... Oh! Certo... Egli è malato...

RODRIGO

(voce interna)

Dunque nessuno è là? Son tutti morti?...

GRISO

Ah!... Se i monatti ad avvertir corressi...

(Rodrigo entra in scena col viso stravolto ed abbigliato col massimo disordine)

GRISO

(dando indietro)

Largo!... Non si appressi...

RODRIGO

Di che temi?...

GRISO

Signore... La prudenza

non è mai troppa... ed il contagio è lesto...

RODRIGO

Tu scherzi, Griso... Ma ti pare?...

GRISO

Avete

una cera sì fosca...

RODRIGO

Eppur... sto... bene...

Bene assai... Vuoi tu ridere, o mio Griso?

Ah sì! Ridi di me... Questo pallore

che sul volto mi sta, questo terrore

che i sensi mi invadea...

di palesarlo a te non mi vergogno,

era l'effetto d'un terribil sogno.

GRISO

(fissando don Rodrigo con terrore e tenendosi sempre discosto)

Davvero!

RODRIGO

In un vasto tempio

da immensa folla avvinto,

verso il lontano pergamo

io mi sentia sospinto...

Di volti biechi e squallidi

un'onda m'avvolgea,

il petto m'opprimea...

toglievami il respir...

Voce tuonò fatidica

sotto le nere arcate

levai lo sguardo al pergamo...

vidi rizzarsi un frate...

che mi affissò terribile...

alzò la scarna mano,

e parve da lontano

segnarmi e maledir.

Allor... la spada stringere

nel mio furor tentai...

tosto un orrendo spasimo

qui... presso il cor provai...

L'elsa parea configgersi

entro la fibra ardente...

io mi destai repente...

ma non cessò il martir...

VOCI DA FUORI

Il carro di morte,

signori, vi invita!...

RODRIGO

(con terrore)

O ciel! Dei monatti

la ciurma aborrita...

mio Griso... buon Griso...

GRISO

(indietreggiando)

Al largo... signor!...

VOCI

Sul nostro carro

tutti accogliamo;

siam gente onesta,

nulla chiediamo;

per l'altro mondo

chi vuol partir?

Sei posti ancora

possiamo offrir...

RODRIGO

(al Griso)

T'ho sempre amato...

beneficato...

GRISO

Sì... ma... scusatemi...

RODRIGO

Non mi tradir...

GRISO

Il dover mio

corro a compir...

(esce)

RODRIGO

(nel massimo furore, inseguendo il Griso con una pistola alla mano)

Scellerato! Ai monatti ei mi consegna...

Ma in tempo non sarà. Canaglia indegna!

(esce gridando, e si ode tosto nelle anticamere un colpo di pistola)

CORO INTERNO

Non faccia strepito,

mio bel signor;

siam gente onesta,

d'ottimo cuor...

Lungo la strada

si canterà;

se il vin le aggrada

con noi berrà.

(le voci si allontanano insensibilmente)

Quadro secondo.

Scena seconda

La vasta spianata del lazzaretto di Milano.
A destra e nel fondo il porticato. Al lato sinistro, all'estremità della scena, una croce. (*)
Renzo.
Il canto dei monatti risuona in lontananza, e quindi cessa completamente.

(*) Manzoni. Cap. XXXV.

Untore a me!... Fortuna che quel carro

passò in buon punto... e ch'io

a salirvi fui destro... Ah! Ne ho passati

dei brutti quarti d'ora... Catturato...

bandito... ed oggi, che a Milano torno,

per cercare di lei... «Dalli all'untore!»

mi gridan quei baggiani maledetti...

E dio sa qual malanno ancor mi aspetti.

(pausa)

E la buona Lucia? Chi m'avria detto,

che disgiunto da lei per tanti mesi,

io dovessi trovarla in questo luogo?...

Trovarla?... E son certo

ch'ella viva? Oh! Vivrà... Se è giusto iddio...

salva l'avrà, poiché fui salvo anch'io...

Ai nostri laghi argentei,

alle natie pendici,

donde partimmo in lacrime,

ritornerem felici...

E il rito che ci aspetta,

là... nella pia chiesetta,

in santo, eterno giubilo

gli affanni cangerà.

VOCE INTERNA

Alla madre del cielo, o avventurate,

l'inno di grazia alzate!

RENZO

Una devota schiera

di donne il vasto piano

attraversa. Vediam! Forse... Lucia...

perché mi trema il cor?...

DONNE

Salve o Maria!

Scena terza

Renzo. Processione di donne che escono dal portico a sinistra e muovono verso la croce. Lucia da ultimo.

CORO E LUCIA

Salve o Maria

del ciel regina,

su noi gementi

lo sguardo inchina,

Maria di grazia

madre d'amor.

RENZO

Ah! La sua voce

udir mi pare...

CORO E LUCIA

Salve Maria,

stella del mare;

fra le tempeste

dell'egra vita,

all'alma errante

tu il porto addita,

dove hanno tregua

l'ansie e i dolor.

RENZO

È dessa! È dessa!

Mi scoppia il cor.

(la processione si allontana. Renzo si avvicina a Lucia che segue il drappello)

RENZO

Lucia?

LUCIA

Voi!... Renzo!... Voi!

Come?... Perché veniste?

RENZO

Perché qui venni? E chiederlo

potete?...

LUCIA

Illeso usciste

voi pur?... Sia lode a dio!...

E di mia madre?

RENZO

Liete

nuove recar poss'io...

Ella ne aspetta...

LUCIA

(con dolore)

(Oh ciel!

Come narrargli?)

RENZO

Sposi

fra pochi dì saremo...

LUCIA

Che dite mai?...

RENZO

Beati

del nostro amor vivremo...

LUCIA

Ah! No... non è possibile...

RENZO

Spiegatevi... Che fu?

Quai dubbi?

LUCIA

(piangendo)

Vostra sposa...

RENZO

(con vivacità)

Ebbene... udiam!

LUCIA

Mai più...

Là... nel castello orribile...

fra l'ansie del terrore...

alla divina Vergine

ho consacrato il core...

È un voto indissolubile...

RENZO

Che dite mai, Lucia?

E la promessa... il vincolo

sacro che a me vi unia?...

Ah! Ciò che voi scordaste...

non io potrei scordar...

(con passione)

Io, che lontano e povero,

travolto in mar di guai,

di tanti mali il premio

nel vostro amor sperai...

Io... che straziato... affranto

pensavo a voi soltanto...

e in quel pensier... la forza

sentia di perdonar...

(prorompendo con ira)

Ora non più...

LUCIA

Calmatevi...

RENZO

Io troverò l'indegno...

se dio non fa giustizia...

LUCIA

(trattenendolo)

Ah! Renzo... Per pietà!

Scena ultima

Fra Cristoforo, e detti.

CRISTOFORO

(uscendo dal porticato a destra)

Chi dei morenti al gemito

mesce l'umano sdegno?

Vergogna!

LUCIA

Fra Cristoforo!...

RENZO

(avvicinandosi al frate)

Ei ne consiglierà...

CRISTOFORO

(con severità)

E qual consiglio attenderti

potresti? ~ Hai l'odio in core...

La grazia del signore

muta per te sarà.

(conducendo Renzo alla cella)

L'uom che tu aborri ~ cui morte imprechi...

è là... ti inoltra... fissalo in volto...

dalla giustizia di dio fu colto...

ma il tuo perdono salvarlo può...

RENZO

(arretrando dalla cella)

Oh che mai veggo! Desso è spirante...

E d'imprecargli ~ poc'anzi ho osato!

Ch'egli dal cielo sia perdonato

come il mio cuore gli perdonò.

LUCIA

(a Renzo)

Qual ti conobbi ~ qual fosti sempre...

ti serba, o Renzo ~ onesto e pio...

esserti sposa ~ più non poss'io...

ma nelle preci ~ con te vivrò.

CRISTOFORO

Sposi sarete.

RENZO

(a Lucia)

Tu l'odi?

LUCIA

E il voto

ch'io profferia?...

CRISTOFORO

(con solennità)

Tutto mi è noto...

Dio, che la prece del giusto accoglie,

dio, che dei poveri è il protettor,

or pe 'l mio labbro ~ Lucia ti scioglie...

e a lui ti dona... lode al signor!...

(unisce Renzo e Lucia)

LUCIA

È dunque vero? - Creder degg'io?

Tua sposa... o Renzo...

RENZO

Dubiti ancor?...

Tutti, al paese ritorneremo...

CRISTOFORO

Io qui rimango...

LUCIA

Vi aspetteremo

le nostre nozze ~ a benedir...

CRISTOFORO

Più sulla terra ~ non ci vedremo,

da queste mura non debbo uscir...

(squillo funebre, la processione delle donne si avanza)

RENZO E LUCIA

Oh! Il buono... il santo frate!...

né il rivedrem mai più!...

CRISTOFORO

(tornando dalla cella)

O figli... vi prostrate...

RENZO

Ah!... Don Rodrigo?...

CRISTOFORO

Ei fu.

(tutti si prostrano mormorando una preghiera)

(fra Cristoforo prende in disparte Renzo e Lucia)

CRISTOFORO

Ai vostri monti ~ figli, tornate...

all'aure miti ~ del ciel natio...

per me talvolta ~ pregate iddio...

RENZO E LUCIA

Né rivedervi... potrem?

CRISTOFORO

(additando il cielo)

Lassù!

Fine del libretto.

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