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Otello

OTELLO

Dramma per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Francesco Maria BERIO DI SALSA.
Musica di Gioachino ROSSINI.

Prima esecuzione: 4 dicembre 1816, Napoli.


Personaggi:

OTELLO africano al servizio di Venezia

tenore

DESDEMONA amante, e sposa occulta di Otello, figlia di

soprano

ELMIRO

basso

RODRIGO amante sprezzato di Desdemona

tenore

JAGO nemico occulto di Otello, amico per politica di Rodrigo

tenore

EMILIA confidente di Desdemona

soprano

LUCIO confidente di Otello

tenore

DOGE

tenore

Un GONDOLIERE

tenore


Senatori, Seguaci di Otello, Damigelle del séguito di Desdemona, Popolo.

L'azione fingesi a Venezia.

Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

La scena rappresenta la sala del senato, in fondo della quale fra alcuni archi vedesi il lido coperto di Popolo che attende festoso lo sbarco di Otello. Navi in distanza.
Doge, Elmiro e Senatori seduti, indi Otello, Jago, Rodrigo, e Lucio seguiti dalle Schiere.

[N. 1 - Introduzione]

POPOLO

Viva Otello, viva il prode,

delle schiere invitto duce!

Or per lui di nuova luce

torna l'Adria a sfolgorar.

Lui guidò virtù fra l'armi,

militò con lui fortuna,

si oscurò l'Odrisia luna

del suo brando al fulminar.

Marcia

Sbarcato Otello, si avanza verso il Doge al suono d'una marcia militare, seguìto da Jago, da Rodrigo, e da Lucio.

Recitativo

OTELLO

Vincemmo, o padri. I perfidi nemici

caddero estinti. Al lor furor ritolsi

sicura ormai d'ogni futura offesa

Cipro, di questo suol forza e difesa.

Null'altro a oprar mi resta. Ecco vi rendo,

l'acciar temuto; e delle vinte schiere

depongo al vostro piede armi e bandiere.

DOGE

Ah! di qual premio mai...

OTELLO

Mi compensaste assai

nell'affidarvi in me. D'Africa figlio,

qui straniero son io. Ma se ancor serbo

un cuor degno di voi, se questo suolo

più che patria rispetto, ammiro, ed amo,

m'abbia l'Adria qual figlio: altro non bramo.

JAGO

(Che superba richiesta!)

RODRIGO

(A' voti del mio cor fatale è questa.)

DOGE

Tu d'ogni gloria il segno

vincitor trascorresti. Il brando invitto

riponi al fianco, e già dell'Adria figlio

vieni trai i plausi a coronar il crine

del meritato alloro.

RODRIGO

(a Jago)

Dunque perder dovrò colei, che adoro?

JAGO

(a Rodrigo)

Taci, non disperar.

OTELLO

Confuso io sono

a tante prove e tante

d'un generoso amor. Ma meritarle

poss'io, che nacqui sotto ingrato cielo,

d'aspetto, e di costumi

sì diverso da voi?

DOGE

Nascon per tutto, e rispettiam gli eroi.

[N. 2 - Cavatina]

OTELLO

Ah sì, per voi già sento

nuovo valor nel petto:

per voi d'un nuovo affetto

sento infiammarsi il cor.

(Premio maggior di questo

da me sperar non lice.

Ma allor sarò felice

quando il coroni amor.)

POPOLO

Non indugiar, t'affretta:

deh vieni a trionfar.

(Rodrigo nel massimo dispetto si vorrebbe scagliare su di Otello: Jago lo trattiene)

JAGO

T'affrena, la vendetta

cauti dobbiam celar.

OTELLO

(Deh! Amor, dirada il nembo

cagion di tanti affanni,

comincia coi tuoi vanni

la speme a ravvivar.)

SENATORI E POPOLO

Non indugiar, t'affretta,

deh vieni a trionfar.

(parte Otello seguìto da senatori, e dal popolo. Elmiro rimane)

Scena seconda

Elmiro, Jago, Rodrigo.

Recitativo

ELMIRO

Rodrigo!...

RODRIGO

Elmiro! ah padre mio! deh! lascia

che un tal nome ti dia, se al mio tesoro

desti vita sì cara.

Ma che fa mai Desdemona?... che dice?...

si ricorda di me?... sarò felice?

ELMIRO

Sospira, piange, e la cagion mi cela

dell'occulto suo duol.

RODRIGO

Ma in parte almeno...

ELMIRO

Arrestarmi non posso; odi lo squillo

delle trombe guerriere:

alla pubblica pompa ora degg'io

volgere il piè; ci rivedremo: addio.

Scena terza

Jago, Rodrigo.

RODRIGO

Udisti?...

JAGO

Udii...

RODRIGO

Dunque abbagliato Elmiro

dalla gloria fallace

dell'afro insultator, potrebbe ei forse,

degenerar dagli avi, a un nodo indegno

sacrificar la figlia?...

JAGO

Ah frena,

frena gl'impeti alfin. Jago conosci,

e diffidi così? Tutti ho presenti

i miei torti, ed i tuoi: ma sol fingendo

vendicarci potrem. Se quell'indegno,

dell'Africa rifiuto,

or qui tant'alto ascese,

e pe 'l tuo ben s'accese,

oppormi a lui saprò. Sol questo foglio

basta a domare il suo crudele orgoglio.

(gli porge un foglio)

RODRIGO

Che leggo! e come mai...

JAGO

Per or ti accheta,

tutto saprai: ogni ritardo or puote

render vana l'impresa.

RODRIGO

Ondeggia il core

tra la speme, lo sdegno ed il timore.

[N. 3 - Duetto]

JAGO

No, non temer: serena

l'addolorato ciglio:

prevenni il tuo periglio;

fidati all'amistà.

RODRIGO

Calma su i labbri tuoi

trova quest'alma oppressa,

ed una sorte istessa

con te dividerà.

JAGO E RODRIGO

Se uniti negli affanni

noi fummo un tempo insieme,

or una dolce speme

più stretti ci unirà.

RODRIGO

Nel seno già sento

risorger l'ardire.

JAGO

Vicino il contento

mi pinge il pensier.

JAGO E RODRIGO

A un'alma, che pena,

si rende più grato,

quanto è più bramato,

atteso piacer.

(partono)

Scena quarta

Stanza nel palazzo di Elmiro.
Desdemona, Emilia.

[N. 4 - Scena e Duettino]

EMILIA

Inutile è quel pianto. Il lungo affanno

si trasformi in piacer; carco di allori

a noi riede il tuo bene. Odi d'intorno

come l'Adria festeggia un sì bel giorno.

DESDEMONA

Emilia, ah tu ben sai

quanto finor penai: come quest'alma

al racconto fedel del suo periglio,

si pingea palpitante in sul mio ciglio;

e fra i palpiti miei, fra le mie pene,

quante volte dicea: «perché non viene?»

Ed or ch'è me vicino

mi veggo in preda al più crudel destino!

Ah perché mai questa sua gloria accresce

in me per lui l'affetto,

come nel padre mio l'odio, e il dispetto?

EMILIA

Sicura del suo core, ogni altra tema

inutile si rende.

DESDEMONA

Ah! ch'io pavento

ch'ei sospetti di me. Ben ti sovviene

quando parte tu stessa

del mio crin recidesti. Ah! che ad Otello

dono sì caro allor non giunse; il padre

sorprese il foglio, ch'io con man tremante

a lui vergava. Al suo Rodrigo invece

diretto il crede: io secondai l'errore:

ma il labbro il disse, e lo smentiva il core.

Fin da quel dì dell'idol mio le usate

note più non rividi... un dubbio atroce

m'agita, mi confonde...

Chi sa? conobbe ei forse

pegno sì dolce in mano altrui? me infida

crede dunque?...

EMILIA

Che dici?...

Timido è amore, e spesso si figura

un mal che non esiste, o che non dura.

Duettino

DESDEMONA

Vorrei, che il tuo pensiero

a me dicesse il ver.

EMILIA

Sempre è con te sincero:

no, che non déi temer.

DESDEMONA

Ma l'amistà sovente

ciocché desia si finge.

EMILIA

Ma un'anima languente

sempre il dolor si pinge.

DESDEMONA

Ah crederti vorrei,

ma a te s'oppone il cor.

EMILIA

Credere a me tu déi

e non fidarti al cor.

DESDEMONA E EMILIA

Quanto son fieri i palpiti

che desta a noi l'amor!

Dura un momento il giubilo,

eterno è il suo dolor.

Recitativo

DESDEMONA

Ma che miro! ecco che incerto i passi

muove il perfido Jago;

fuggiam, si eviti: ei rintracciar potria

sul mio volto l'amor, la pena mia.

(partono)

Scena quinta

Jago, indi Rodrigo.

JAGO

Fuggi... sprezzami pur: più non mi curo

della tua destra... un tempo a' voti miei

utile io la credei... Tu mi sprezzasti

per un vile africano, e ciò ti basti.

Ti pentirai, lo giuro;

tutti servir dovranno a' miei disegni

gli involati d'amor furtivi pegni.

Ma Rodrigo a me riede;

che mai dirmi dovrà?

RODRIGO

Sai del mio bene

il genitor dov'è?

JAGO

Miralo, ei viene.

Scena sesta

Elmiro e detti.

ELMIRO

Giunto è, Rodrigo, il fortunato istante,

in cui dovrai di sposo

dar la destra a mia figlia.

L'amistà me 'l consiglia,

il mio dover, la tua virtude, e il fero

odio che in petto io serbo

per l'african superbo. Insiem congiunti

per sangue, e per amor, facil ne fia

opporci al suo poter. Ma tu procura

al padre tuo, che invitto e amato siede

in su l'adriaco soglio,

svelar le trame, e il suo nascosto orgoglio.

RODRIGO

Ah sì: tutto farò.

ELMIRO

Jago, t'affretta

a compir l'imeneo. A parte sei

delle mie brame, e de' disegni miei.

RODRIGO

Ah di qual gioia sento acceso il mio petto!

Ma sarò sì felice?

ELMIRO

Io te 'l prometto.

(partono)

Scena settima

Elmiro solo.

Vendicarmi dovrò; né più si vegga,

che un barbaro stranier con modi indegni

ad ubbidirlo, ed a servir ne insegni.

Scena ottava

Desdemona ed Elmiro.

ELMIRO

La figlia a' voti miei

opportuna qui giunge.

DESDEMONA

Ah padre, lascia,

che rispettosa io baci...

ELMIRO

Amata figlia,

vieni, vieni al mio seno. In questo fausto giorno

dividere vo' teco il mio contento.

DESDEMONA

(Che mai dirmi potrà? spero e pavento!)

ELMIRO

Dal sen scaccia ogni duolo. Un premio or t'offro,

che a te grato sarà.

DESDEMONA

(Forse d'Otello

lo calmaro i trionfi?)

ELMIRO

In vaga pompa

seguire or or tu déi

tra i plausi popolari i passi miei.

(parte)

Scena nona

Desdemona sola.

Qual enigma è mai questo! Io no 'l comprendo.

Scena decima

Emilia e detta.

DESDEMONA

Emilia, in quali tumulti

sento il misero cor!

EMILIA

Che avvenne?

DESDEMONA

Il padre

un premio m'offre, e vuole,

che, il seno e il crin pomposamente adorno

festeggi insiem con lui sì fausto giorno.

Tra la speme, e il timor che mi consigli?

EMILIA

Fingon gli amanti ognor nuovi perigli.

Ma tu non paventar. Chi sa!... d'un padre

l'amore in lui parlò. Forse d'Otello

alla gloria egli cede, e l'odio antico

cangiò in amore, e gli divenne amico.

Vieni, non indugiar.

DESDEMONA

Ti seguo. Oh dio!

palpita intanto il povero cor mio.

(partono)

Scena undicesima

Pubblica sala magnificamente adorna.
Coro di Damigelle. Coro degli Amici, e Confidenti di Elmiro.

[N. 5 - Coro e Finale I]

CORO

Santo imen! te guidi amore

due bell'alme ad annodar.

CORO DELLE DAMIGELLE

Dell'amore il dolce ardore

tu procura di eternar.

PARTE DEL CORO

Senza lui divien tiranno

il tuo nobile poter.

ALTRA PARTE

Senza te cagion di affanno

è d'amore ogni piacer.

TUTTI

Qual momento di contento!

Tra l'amore, ed il valore

resta attonito il pensier!

Scena dodicesima

Elmiro, Desdemona, Emilia e Rodrigo con suo Séguito.

DESDEMONA

Dove son! Che mai veggio!

Il cuor non mi tradì!

ELMIRO

Tutta or riponi

la tua fiducia in me. Padre a te sono:

ingannarti non posso. Eterna fede

giura a Rodrigo: egli la merta; ei solo

può renderti felice.

RODRIGO

Che mai dirà?...

EMILIA

Qual cenno!

DESDEMONA

Oh me infelice!

ELMIRO

Appaga i voti miei, in te riposo.

DESDEMONA

Oh natura! oh dover! oh legge! oh sposo!

ELMIRO

Nel cuor d'un padre amante

riposa amata figlia,

è amor, che mi consiglia

la tua felicità.

RODRIGO

Confusa è l'alma mia

fra tanti dubbi e tanti,

solo in sì fieri istanti

reggermi amor potrà.

DESDEMONA

Padre... tu brami... oh dio!

che la sua mano accetti?

(A' miei tiranni affetti

chi mai resisterà?)

ELMIRO

Si arresta!... ahimè!... sospira!

Che mai temer degg'io?

RODRIGO

Tanto soffrir, ben mio,

tanto il mio cuor dovrà?

DESDEMONA

Deh taci!

ELMIRO

Che veggo?

RODRIGO

Mi sprezza!

ELMIRO

Resiste.

RODRIGO E DESDEMONA

Oh ciel! da te chieggo

soccorso, pietà.

ELMIRO

Deh giura.

DESDEMONA

Che chiedi?

RODRIGO

Ah vieni...

DESDEMONA

Che pena!

ELMIRO

Se al padre non cedi,

punirti saprà.

Insieme

RODRIGO

Ti parli l'amore,

non essermi infida:

quest'alma a te fida

più pace non ha.

ELMIRO

D'un padre l'amore

ti serva di guida:

al padre t'affida,

che pace non ha.

DESDEMONA

Del fato il rigore

a pianger mi guida:

quest'alma a lui fida

più pace non ha.

Scena tredicesima

Otello nel fondo del teatro, seguìto da alcuni suoi Compagni, e detti.

OTELLO

L'ingrata, ahimè che miro!

al mio rivale accanto!...

SEGUACI

Taci!

RODRIGO

Ti muova il pianto,

ti muova il mio dolor.

ELMIRO

Risolvi...

OTELLO

Io non resisto!

SEGUACI

Frenati...

ELMIRO

Ingrata figlia!

DESDEMONA, RODRIGO

Oh dio! chi mi consiglia?

chi mi dà forza al cor!

TUTTI

Al rio destin rubello

chi mai sottrarla può?

ELMIRO

Deh giura...

OTELLO

Ah ferma...

TUTTI

Otello!...

Il core in sen gelò!

ELMIRO

Che brami?

OTELLO

Il suo core...

amore me 'l diede,

e amore lo chiede,

Elmiro, da te.

ELMIRO

Che ardire!

DESDEMONA

Che affanno!

RODRIGO

Qual alma superba!

OTELLO

(a Desdemona)

Rammenta... mi serba

intatta la fé.

RODRIGO

E qual dritto mai,

perfido! su quel core

vantar con me potrai,

per renderlo infedel!

OTELLO

Virtù, costanza, amore,

il dato giuramento...

ELMIRO

Misero me! che sento?

Giurasti?

DESDEMONA

È ver: giurai...

ELMIRO E RODRIGO

Per me non hai più fulmini,

inesorabil ciel!

ELMIRO

Vieni.

OTELLO

T'arresta!

RODRIGO

Invano

l'avrai tu, mio nemico...

ELMIRO

Empia!... ti maledico...

TUTTI

Ah!... che giorno d'orror!...

Incerta l'anima

vacilla e geme,

la dolce speme

fuggì dal cor.

RODRIGO

Parti, crudel.

OTELLO

Ti sprezzo.

(Elmiro la prende, e protetto da suoi, la conduce via. Ella rimirando con dolcezza Otello, s'allontana da lui)

DESDEMONA

Padre!...

ELMIRO

Non v'è perdono.

RODRIGO

Or or vedrai chi sono.

OTELLO

Paventa il mio furor!

Insieme

TUTTI

Smanio, deliro e fremo

no, non fu mai più fiero

d'un rio destin severo

il barbaro tenor!

DESDEMONA

Smanio, deliro e tremo

no, non fu mai più fiero

d'un rio destin severo

il barbaro tenor!

Atto secondo
Scena prima

Stanza di Elmiro.
Rodrigo e Desdemona.

DESDEMONA

Lasciami.

RODRIGO

È dunque vano

il mio dolor, l'ira del padre?

DESDEMONA

Ah vanne...

io per te sol sono infelice.

RODRIGO

Oh dio!

Non dir così... se mai per me sereni

io veggo a scintillar questi occhi tuoi,

farò, bell'idol mio, ciò che tu vuoi.

DESDEMONA

Placami dunque il padre,

rendimi l'amor suo, mostra nel petto

qual grand'alma rinchiudi, e generosa.

RODRIGO

Ma Otello, Otello adori!

DESDEMONA

Io gli son sposa.

[N. 6 - Aria]

RODRIGO

Che ascolto! ahimè! che dici!

Ah! come mai non senti

pietà de' miei tormenti,

del mio tradito amor?

Ma se costante sei

nel tuo rigor crudele,

se prezzi i preghi miei,

le giuste mie querele,

saprò con questo braccio

spezzar l'occulto laccio,

punire il traditor.

(parte)

Scena seconda

Desdemona sola.

Recitativo

M'abbandonò!... disparve!... Oh me infelice!

Che mai farò?... restar degg'io?... seguirlo!...

Terribile incertezza! Ah! chi m'aita?

chi mi consiglia?

Scena terza

Emilia e detta.

DESDEMONA

Ah vieni, Emilia, vieni,

soccorrimi, previeni

l'ultima mia rovina.

EMILIA

Che avvenne? oh ciel! perché così tremante?

DESDEMONA

Io perderò per sempre il caro amante.

EMILIA

Chi te 'l rapisce?

DESDEMONA

Il suo rival, Rodrigo:

a lui svelai, che sposa...

EMILIA

Ahi! che facesti?

DESDEMONA

È tardi il pentimento:

in sì fatal momento

sol m'addita un cammin, onde sicura

possa giungere a lui.

EMILIA

Ma se sorpresa sei, se il genitore...

DESDEMONA

Più riguardi non ho, non ho più tema,

presente è il suo periglio al mio pensiere.

Salvisi... a lui mi chiama il mio dovere.

(parte)

Scena quarta

Emilia sola.

Ella a perdersi va. Seguirla io deggio...

sola... che fo! Se giugne il padre?... Ah prima

le mie compagne, le sue fide amiche

avvertire si denno; alcun soccorso

posso almeno sperar... in qual cimento

è questo core in sì fatal momento!

(parte)

Scena quinta

Giardino nella casa di Otello.
Otello assiso nella massima costernazione.

[N. 7 - Scena e Duetto]

OTELLO

Che feci!... ove mi trasse

un disperato amor! io gli posposi

la gloria, l'onor mio!

Ma che!... mia non è forse?... in faccia al cielo

fede non mi giurò? Non diemmi in pegno

la sua destra, il suo cor?... Potrò lasciarla?

Obliarla potrò?... Potrò soffrire

vederla in braccio ad altri, e non morire?

Scena sesta

Jago e detto.

JAGO

Perché mesto così?... scuotiti. Ah mostra,

che Otello alfin tu sei.

OTELLO

Lasciami in preda

al mio crudo destino.

JAGO

Del suo rigore

hai ragion di lagnarti:

ma tu non déi, benché nemico il fato,

cader, per nostro scorno, invendicato.

OTELLO

Che mai far deggio?

JAGO

Ascoltami... che pensi?...

In te stesso ritorna... i tuoi trionfi

di difesa ti son... sono bastanti

i tuoi nemici ad atterrir... a farti

sprezzare ogni altro affetto.

OTELLO

Quai terribili accenti!

L'interrotto parlare, i dubbi tuoi,

l'irresoluto volto

in quanti affanni involto

hanno il mio cor! Spiegati. Ah! non tenermi

in sì fiera incertezza.

JAGO

Altro dirti non so: dal labbro mio

altro chieder non déi.

OTELLO

Chieder non deggio?... oh dio! quanto s'accresce

il mio timor dal tuo silenzio!... Ah forse

l'infida!...

JAGO

E perché cerchi

nuova cagion d'affanni?

OTELLO

Tu m'uccidi così. Meno infelice

sarei se il vero io conoscessi.

JAGO

Ebbene,

il vuoi?... Ti appagherò... che dico? io gelo!

OTELLO

Parla una volta.

JAGO

Oh quale arcano io svelo!

Ma l'amistà lo chiede,

io cedo all'amistà. Deh sappi...

OTELLO

Ah taci!...

Ahimè! tutto compresi.

JAGO

E che farai?

OTELLO

Vendicarmi, e morir.

JAGO

Morir non déi,

e in disprezzarla avrai vendetta intera.

OTELLO

Ma non tremenda e fiera,

qual io la bramo, quale amor la chiede...

E sicuro son io del suo delitto?...

(con incertezza)

Ah se tal fosse... qual in me... Tu Jago

tu mi comprendi, ed il tradirmi or fora

delitto ancora in te.

JAGO

Che mai tu pensi?

Confuso io son... ti parli

questo foglio per me.

OTELLO

Che miro! oh dio!

Sì! di sua man son queste

le crudeli d'amor cifre funeste.

Duetto

Non m'inganno; al mio rivale

l'infedel vergato ha il foglio;

più non reggo al mio cordoglio!

Io mi sento lacerar.

JAGO

(Già la fera gelosia

versò tutto il suo veleno,

tutto già gl'inonda il seno,

e mi guida a trionfar.)

OTELLO

(legge)

«Caro bene»... e ardisci ingrata?

JAGO

(Nel suo ciglio il cor gli veggo.)

OTELLO

«Ti son fida»... Ahimè! che leggo?

Quali smanie io sento al cor!

JAGO

(Quanta gioia io sento al cor!)

OTELLO

«Di mia chioma un pegno»... Oh cielo!

JAGO

(Cresce in lui l'atroce sdegno.)

OTELLO

Dov'è mai l'offerto pegno?

JAGO

Ecco... il vedo con orror!

Insieme

OTELLO

No, più crudele un'anima

no, che giammai si vide!

Il cuor mi si divide

per tanta crudeltà.

JAGO

(No, più contenta un'anima

no, che giammai si vide!

Propizio il ciel m'arride.

L'indegna ah! sì, cadrà.)

OTELLO

Che far degg'io?

JAGO

Ti calma.

OTELLO

Lo speri invan.

JAGO

Che dici?

OTELLO

Spinto da furie ultrici

punirla alfin saprò.

JAGO

Ed oserai?...

OTELLO

Lo giuro.

JAGO

E amore...

OTELLO

Io più no 'l curo.

JAGO

T'affida, i tuoi nemici

or dunque abbatterò.

OTELLO

L'ira d'avverso fato

io più non temerò:

morrò, ma vendicato

sì... dopo lei morrò.

JAGO

(L'ira d'avverso fato

temer più non dovrò:

son io già vendicato,

di lui trionferò.)

(parte)

Scena settima

Otello solo.

Recitativo

E a tanto giunger puote

un ingannevol cor!... Ma chi s'avanza?

Scena ottava

Rodrigo e detto.

OTELLO

Rodrigo... e che mai brami?

RODRIGO

A te ne vengo

tuo nemico, se il vuoi:

ma al mio voler se cedi,

tuo amico, e difensor.

OTELLO

Uso non sono

a mentire, a tradir. Io ti disprezzo

nemico, o difensor.

RODRIGO

(Oh che baldanza!)

Non mi conosci ancor?

OTELLO

Sì, ti conosco,

perciò non ti pavento;

sol disprezzo, il ripeto, io per te sento.

[N. 8 - Terzetto]

RODRIGO

Ah vieni, nel tuo sangue

vendicherò le offese:

se un vano amor ti accese,

distruggerlo saprò.

OTELLO

Or or vedrai qual chiudo

giusto furor nel seno:

sì, vendicarmi appieno

di lei, di te dovrò.

RODRIGO E OTELLO

Qual gioia! all'armi! all'armi!

Il traditor già parmi

veder trafitto al suol.

Scena nona

Desdemona giunge, e detti.

DESDEMONA

(arrestandoli)

Ahimè! fermate, udite...

Solo il mio cor ferite,

cagion di tanto duol.

Insieme

DESDEMONA

Che fiero punto è questo!

L'ingrato a me d'innante!

Non cangia di sembiante!

Misera! che sarà?

RODRIGO E OTELLO

Che fiero punto è questo!

L'indegna a me d'innante!

Pinta ha sul reo sembiante

tutta l'infedeltà.

OTELLO

Deh seguimi.

RODRIGO

Ti seguo.

OTELLO

Son pago alfin.

DESDEMONA

T'arresta.

OTELLO

Vanne.

DESDEMONA

Che pena è questa!

Che fiera crudeltà!

Perché da te mi scacci?...

Qual barbaro furore,

così ti accende il core,

che vaneggiar ti fa?

OTELLO

Ah perfida!... ed ardisci...

RODRIGO

T'affretta.

DESDEMONA

Che mai sento!

DESDEMONA, RODRIGO E OTELLO

Più barbaro tormento

di questo non si dà.

DESDEMONA

Ah per pietà!

OTELLO

Mi lascia.

DESDEMONA

Ma che ti feci io mai?

OTELLO

Or ora lo vedrai...

(Finge l'indegna ancor!)

Insieme

DESDEMONA

Tra tante smanie e tante

quest'alma che delira

su i labbri miei già spira:

sento mancarmi il cor!

RODRIGO E OTELLO

Tra tante smanie e tante

quest'alma mia delira,

vinto è l'amor dall'ira,

spira vendetta il cor.

(partono)

Recitativo

DESDEMONA

L'ingrato mi lasciò! misera! io moro.

(sviene)

Scena decima

Emilia, e detta.

EMILIA

Desdemona! che veggo! al suol giacente...

Pallor di morte le ricopre il volto...

O ciel!... chi mi soccorre!

Quale aiuto recarle?...

O tu dell'alma mia parte più cara,

ascoltami, deh, riedi a questo seno...

la tua amica ti chiama... Ah! non risponde!

Gelo è il petto e la man... Chi me l'invola?

Quel barbaro dov'è?... vorrei... che miro?...

Apre i languidi lumi... alfin respiro!

DESDEMONA

Chi sei?...

EMILIA

Non mi conosci?

DESDEMONA

Emilia!

EMILIA

Ah quella,

quell'appunto son io. Segui i miei passi,

salvati per pietà.

DESDEMONA

Ma potrò mai

rivederlo?... abbracciarlo!... Ah se no 'l sai

vanne, cerca, procura...

EMILIA

E che mai chiedi?

Intenderti chi può?

DESDEMONA

Confusa, oppressa

in me non so più ritrovar me stessa!

[N. 9 - Aria e Finale II]

Che smania! ahimè! che affanno?

Chi mi soccorre, oh dio!

Per sempre ahi, l'idol mio

perder così dovrò!

Barbaro ciel tiranno!

Da me se lo dividi,

salvalo almen; me uccidi:

contenta io morirò.

Scena undicesima

Coro di Damigelle, indi coro di Confidenti, poi Elmiro.

DESDEMONA

Qual nuova a me recate?...

Men fiero, se parlate,

si rende il mio dolor.

CORO DELLE DAMIGELLE

Trema il mio core e tace.

DESDEMONA

De' detti ah! più loquace

è quel silenzio ancor!

(si avanza il coro dei confidenti)

DESDEMONA

Ah ditemi almen voi...

CORO

Che mai saper tu vuoi?

DESDEMONA

Se vive il mio tesor.

CORO

Vive, serena il ciglio...

DESDEMONA

Salvo dal suo periglio?...

Altro non chiede il cor.

ELMIRO

Qui!... indegna!

DESDEMONA

Il genitore!

ELMIRO

Del mio tradito onore

come non hai rossor?

CORO

Oh ciel! qual nuovo orror!

DESDEMONA

L'error d'un'infelice,

pietoso in me perdona,

se il padre m'abbandona,

da chi sperar pietà?

ELMIRO

No, che pietà non merti.

Vedrai fra poco, ingrata!

qual pena è riserbata

per chi virtù non ha.

Insieme

DESDEMONA

Palpita il cuor nel petto,

a quel severo aspetto

più reggere non sa!

ELMIRO

Odio, furor, dispetto

han la pietà nel petto

cangiata in crudeltà.

CORO DELLE DAMIGELLE

Come cangiar nel petto

può il suo paterno affetto

in tanta crudeltà?

CORO DEI CONFIDENTI

Se nutre nel suo petto

un impudico affetto,

giusta è la crudeltà.

Atto terzo
Scena prima

La scena rappresenta una stanza da letto.
Emilia, Desdemona in semplicissime vesti abbandonata su di una sedia, ed immersa nel più fiero dolore.

[N. 10a - Scena e Canzone del Gondoliere]

(Desdemona a quel canto si scuote)

DESDEMONA

Ah!

EMILIA

Dagli affanni oppressa

parmi fuor di sé stessa.

Che mai farò?... chi mi consiglia? oh cielo!...

Perché tanto ti mostri a noi severo?

DESDEMONA

(Ah no; di rivederlo io più non spero!)

EMILIA

(facendosi coraggio, ed avvicinandosi a lei)

Rincorati, m'ascolta... in me tu versa

tutto il tuo duol. Nell'amistà soltanto

puoi ritrovare alcun conforto. Ah! parla...

DESDEMONA

Che mai dirti poss'io?...

Ti parli il mio dolore, il pianto mio.

EMILIA

Quanto mi fai pietà!... Ma almen procura,

da saggia che tu sei,

di dar tregua per poco alle tue pene.

DESDEMONA

Che dici?... che mai pensi?... In odio al cielo,

al mio padre, a me stessa... in duro esilio

condannato per sempre il caro sposo...

Come trovar poss'io tregua, o riposo?

Sentesi da lungi il Gondoliere, che scioglie all'aura un dolce canto.

Canzone del Gondoliere

Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

nella miseria.

(Dante)

DESDEMONA

(a quel canto si scuote)

Oh come infino al cuore

giungon quei dolci accenti!

(alzasi, e con trasporto si avvicina alla finestra)

Chi sei che così canti?... Ah tu rammenti

lo stato mio crudele!

EMILIA

È il Gondoliero, che cantando inganna

il cammin sulla placida laguna

pensando a' figli, mentre il ciel s'imbruna.

DESDEMONA

Oh lui felice! ah! se potessi anch'io

sperar... vana lusinga!... a inutil pianto

sol mi serbasti ingiusto amor!...

EMILIA

Che veggio!

S'accresce il suo dolor...

DESDEMONA

Isaura!... Isaura!

EMILIA

Essa l'amica appella,

che all'Africa involata, sé vicina

qui crebbe, e qui morio...

DESDEMONA

Infelice tu fosti

al par di me. Ma or tu riposi in pace.

EMILIA

O quanto è ver, che ratti a un core oppresso

si riuniscono gli affanni!

DESDEMONA

O tu del mio dolor dolce instrumento!

Caro pegno d'Amor, che sol m'avanzi,

io te riprendo ancora;

e unisco al mesto canto

i sospiri d'Isaura, ed il mio pianto.

[N. 10b - Canzone del salice e Preghiera]

Assisa a' piè d'un salice,

immersa nel dolore

gemea trafitta Isaura

dal più crudele amore:

l'aura tra i rami flebile

ne ripeteva il suon.

I ruscelletti limpidi

a' caldi suoi sospiri,

il mormorio mesceano

de' lor diversi giri:

l'aura fra i rami flebile

ne ripeteva il suon.

Salce, d'amor delizia!

Ombra pietosa appresta,

(di mie sciagure immemore)

all'urna mia funesta;

né più ripeta l'aura

de' miei lamenti il suon.

Che dissi!... Ah m'ingannai!... Non è del canto

questo il lugubre fine. M'ascolta... oh dio!

(un colpo di vento spezza alcuni vetri della finestra)

Qual mai strepito è questo!...

Qual presagio funesto!

EMILIA

Non paventar; rimira:

impetuoso vento è quel, che spira.

DESDEMONA

Io credeva che alcuno... oh come il cielo

s'unisce a' miei lamenti!...

Ascolta il fin de' dolorosi accenti.

Ma stanca alfin di spargere

mesti sospiri, e pianto,

morì l'afflitta vergine

ahi! di quel salce accanto.

Morì... che duol! l'ingrato...

poté... ma il pianto oh dio!

proseguir non mi fa. Parti, ricevi

da' labbri dell'amica il bacio estremo.

EMILIA

Oh che dici!... Ubbidisco... oh come io tremo!

Scena seconda

Desdemona nel massimo dolore dirige al cielo la seguente preghiera.

Preghiera

DESDEMONA

Deh calma, o ciel, nel sonno

per poco le mie pene,

fa', che l'amato bene

mi venga a consolar.

Se poi son vani i prieghi,

di mia breve urna in seno

venga di pianto almeno

il cenere a bagnar.

(ella cala la tendina e si getta sul letto)

Scena terza

Otello s'introduce nella stanza di Desdemona per una segreta porta, tenendo in mano una accesa fiaccola, ed un pugnale.

[N. 10c - Sortita Otello]

OTELLO

Eccomi giunto inosservato, e solo

nella stanza fatal... Jago involommi

al mio vicin periglio. Egli i miei passi

dirigere qui seppe.

(ei rimane per un momento attonito, indi attento guarda in giro)

Il silenzio m'addita,

ch'ella di mia partenza omai sicura

sogna il rivale, e più di me non cura.

(riguardando verso la tendina del letto)

Quanto t'inganni, egli or al suol trafitto...

Che dissi!... ah sol tu colpi al mio delitto!

(pian piano si avvicina al letto, ed apre le tendine nel massimo tumulto del cuore)

Che miro! ahimè!... quegli occhi abbenché chiusi,

pur mi parlano al cor! Quel volto, in cui

natura impresse i più bei pregi sui,

mi colpisce, m'arresta.

(confuso s'allontana dal letto)

Ma se mio più non è... perché serbarlo?

Struggasi... ~

(avvicinandosi di nuovo a lei)

E chi mai puote

riprodurne l'egual!

(indi si allontana da lei pieno di perplessità)

È sua la colpa,

se il mio temuto aspetto

l'allontana da me? Perché un sembiante,

barbaro ciel, non darmi in cui scolpito

si vedesse il mio cor?... Forse... ch'allora...

Che dico!... E il tradimento

non merta il mio rigor? Mora l'indegna!

(avvicinandosi di nuovo al letto)

Ahi! trema il braccio ancor! crudele indugio!

(rimirando la face)

Eccone la cagion... Tolgasi...

(Spegne la face gittandola a terra.)

Oh notte

che mi siedi sul ciglio, eternamente

colle tenebre tue copri l'orrore

di questo infausto giorno.

DESDEMONA

(in sonno)

Amato ben.

OTELLO

Che sento!... A chi quel nome?

Sogna, o è pur desta?

(un lampo che passa a traverso della finestra gli mostra ch'ella dorme)

Ah! che tra' lampi il cielo

a me più chiaro il suo delitto addita,

e a compir la vendetta il ciel m'invita.

(un forte tuono si ascolta. Desdemona si desta, e tra frequenti lampi riconosce Otello)

Iniqua!

DESDEMONA

Ahimè!... che veggo!...

Come mai qui giungesti?...

Come tu puoi?... ma no... contenta io t'offro

inerme il petto mio,

se più quell'alma tua pietà non sente...

OTELLO

La tradisti, o crudel!

DESDEMONA

Sono innocente.

OTELLO

Ed osi ancor, spergiura!...

Più frenarmi non so. Rabbia, dispetto

mi trafiggono a gara!

DESDEMONA

Ah padre! ah che mai feci!

È sol colpa la mia di averti amato.

Uccidimi, se vuoi, perfido, ingrato!

[N. 10d - Duetto]

Non arrestare il colpo...

Vibralo a questo core,

sfoga il tuo reo furore,

intrepida morrò.

OTELLO

Ma sappi pria che mori,

per tuo maggior tormento

che già il tuo bene è spento,

che Jago il trucidò.

DESDEMONA

Jago! che ascolto!... oh dio!

Barbaro! che facesti?

Fidarti a lui potesti?

A un vile traditor?

OTELLO

Vile!... ah sì, ben comprendo

perché così ti adiri;

ma inutili i sospiri

or partono dal cor.

(i lampi continuano)

DESDEMONA

Ah crudel!

OTELLO

Oh rabbia! io fremo!

DESDEMONA

Ah! qual giorno!

OTELLO

Il giorno estremo...

DESDEMONA

Che mai dici?

OTELLO

A te sarà.

Insieme

OTELLO

(Ah! quel volto, a mio dispetto,

di furor disarma il petto,

in me desta la pietà.)

DESDEMONA

(Per lui sento ancor nel petto,

benché ingiusto, un dolce affetto,

per lui sento ancor pietà.)

(comincia il temporale)

Insieme

OTELLO

Notte per me funesta!

Fiera crudel tempesta!

Accresci co' tuoi fulmini,

col tuo fragore orribile

accresci il mio furor!

DESDEMONA

Notte per me funesta!

Fiera crudel tempesta!

Tu accresci in me co' fulmini,

col tuo fragore orribile

i palpiti, e l'orror.

(il temporale cresce, i tuoni si succedono con gran fragore)

DESDEMONA

Oh ciel! se me punisci

è giusto il tuo rigor.

(i tuoni cessano, ma i lampi continuano)

OTELLO

Tu d'insultarmi ardisci!

Ed io m'arresto ancor?

DESDEMONA

Uccidimi... ti affretta,

saziati alfin crudel!

OTELLO

Si compia la vendetta.

(la prende, la spinge sul letto, e nell'impugnare il ferro Desdemona sviene. Egli vibra il colpo)

DESDEMONA

Ahimè...

OTELLO

Mori infedel!

(si allontana dal letto nel massimo disordine, e spavento, cerca di occultare il suo delitto, e l'oggetto del suo dolore con tirare le tendine del letto)

[N. 10e - Finale III]

(dopo un breve silenzio)

Che sento!... Chi batte?...

LUCIO

(da fuori)

Otello!

OTELLO

Qual voce!...

Occultati, atroce

rimorso nel cor!

Scena quarta

Lucio e detto.

OTELLO

Rodrigo?

LUCIO

Egli è salvo.

OTELLO

E Jago?

LUCIO

Perisce.

OTELLO

Ah chi lo punisce?

LUCIO

Il cielo, l'amor.

OTELLO

Che dici?... e tu credi?...

LUCIO

Ei stesso le trame,

le perfide brame

sorpreso svelò.

OTELLO

Che ascolto!...

LUCIO

Ah, già tutti

deh mira contenti...

OTELLO

A tanti tormenti

resister non so!

Scena ultima

Doge, Elmiro e Rodrigo con Séguito, e detti.

DOGE

Per me la tua colpa

perdona il senato.

ELMIRO

Già riedo placato

qual padre al tuo sen.

RODRIGO

Il perfido Jago

cangiò nel mio petto

lo sdegno in affetto...

ti cedo il tuo ben.

OTELLO

Che pena!...

CORO

Che gioia!

DOGE E RODRIGO

Accogli nel core

il pubblico amore,

la nostra amistà.

ELMIRO

La man di figlia...

OTELLO

La man di tua figlia!...

(con sorpresa)

Sì... unirmi a lei deggio...

Rimira...

(scopre la tendina)

ELMIRO

Che veggio!...

OTELLO

Punito m'avrà...

(si uccide)

TUTTI

Ah!...

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena ultima