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Oberto conte di san Bonifacio

OBERTO CONTE DI SAN BONIFACIO

Dramma in due atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Temistocle SOLERA.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 17 novembre 1839, Milano.


Personaggi:

CUNIZA sorella di Ezzelino da Romano

mezzosoprano

RICCARDO conte di Salinguerra

tenore

OBERTO conte di s. Bonifacio

basso

LEONORA sua figlia

soprano

IMELDA confidente di Cuniza

mezzosoprano


Cavalieri, Dame, Vassalli.

L'azione è in Bassano nel castello d'Ezzelino e sue vicinanze. Epoca 1228.

[Preambolo]

Oberto, conte di s. Bonifacio, vinto da Ezzelino da Romano, il quale accorse in favor dei Salinguerra in Verona, riparavasi a Mantova. Leonora, sua figlia, priva di madre, era rimasta a Verona, affidata alle cure di una vecchia zia. Un giovine conte di Salinguerra, sotto mentito nome, sedusse la bella figlia di Oberto con promessa di matrimonio. Preso poscia d'amorosa passione per Cuniza (lasciata dal fratello Ezzelino nel castello di Bassano, mentre egli, fatto signore di Verona, attendeva alle conquiste di Monselice, di Padova, di Montagnana) le offrì la mano. Ezzelino, che doveva la signoria di Verona ai conti di Salinguerra, non fu contrario alle nozze. Leonora, conosciuta troppo tardi la verità, vien disperata a Bassano nel giorno delle feste per svelare il tradimento. Qui ha principio l'azione del dramma.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Deliziosa campagna. Alla sinistra, in poca lontananza, scorgesi Bassano.
Cavalieri, Dame, Vassalli, vengono ad incontrare il Conte di Salinguerra.

[N. 1 - Introduzione]

CAVALIERI, DAME E VASSALLI

Di vermiglia, amabil luce

appar tremula sull'onda

una stella che ne adduce,

vinte l'ombre, un lieto dì.

Par che ogni astro a lei davante

fugga e timido s'asconda:

è la stella che il sembiante

d'Amatunzia in ciel vestì.

Vieni, Riccardo! ~ Guidati

propizio genio a noi;

in questo suolo spargere

il gaudio ancor tu puoi;

scorran di guerra i fulmini

per l'itale città,

al fortunato talamo

la pace arriderà.

[N. 2 - Aria e Coro]

RICCARDO

Son fra voi! ~ Già sorto è il giorno

che affrettaro i desir miei:

questi plausi a me d'intorno,

questi voti io devo a lei,

a lei sola che m'invita

alle gioie dell'amor.

CORO

Oh felici! Omai compita

è la speme d'ogni cor.

RICCARDO

Già parmi udire il fremito

degl'invidi nemici!

Le balde lor cervici

prostrate al suol vedrò.

Oh! Chi vi salva al turbine

dei Salinguerra offesi?

Ad Ezzelino ascesi,

gli stolti abbatterò.

CORO

Vieni fra lieti plausi

ove t'invita amor;

vedrai più bello fulgere

degli avi lo splendor.

(s'avviano al castello di Bassano)

Scena seconda

Leonora da opposta strada.

[N. 3 - Scena e Cavatina]

LEONORA

Ah sgombro è il loco alfin! ~ L'insana gioia

alle aborrite torri

reca la turba de' vassalli, e intanto

almen qui tace delle nozze il canto!...

Nozze? Con altra donna?

Inaspettata io pur sarovvi!... Anch'io

reco a quell'ara il giuramento mio.

Oh padre! Di qual duolo

ti fia cagion questa infelice, quando

lunge dal patrio suolo

di te indegna l'udrai? Ma vendicato

sarà l'oltraggio, e questo

è il giorno in cui la mia vendetta appresto!

All'altar protendi invano,

dispietato, la tua mano!

Troverai colà nascosa,

come larva minacciosa,

l'infelice che tradisti,

cui rapisti ~ pace e onor.

L'infelice che spergiuro

t'ebbe al giuro ~ dell'amor.

Sotto il paterno tetto

un angiol m'apparia

radiante nell'aspetto

d'amore e di beltà.

Di speme a me nudria

il core innamorato...

Ah! Mi tradì l'ingrato,

tolto ogni gioia ei m'ha.

Oh potessi nel mio core

soffocar l'immenso amore!

D'innocenza al primo giorno

oh potessi ritornar!

Io sognava allor cherùbi

su dorate e bianche nubi;

ora i triboli e lo scorno,

ora il pianto e il lagrimar.

(si allontana verso l'abitato)

Scena terza

Oberto.

[N. 4 - Scena e Duetto]

Oh patria terra, alfin ti rivedo,

terra sì cara e desiata! Ognora

in sul lido ospital, che m'accogliea,

sempre di te la mente si pascea!

Triste cagion mi scorge,

patria diletta, a te... Di nuovo pianto

vengo a bagnarti, o dolce suol natio,

poi dovrò dirti un'altra volta addio! ~

Se lo scritto fatal della sorella

non mi trasse in inganno,

dovrebbe esser qui giunta. Ahi lasso! E dove

trovar ti deggio, o figlia ingrata!... Io fremo...

Forse al padre segnasti il giorno estremo!

Scena quarta

Leonora, Oberto.

LEONORA

Al cader della notte

denno le nozze incominciar! ~ Ben sia!

In fosca luce avvolta,

potrò meglio al castello

recarmi inosservata... Oh ciel!... Chi vedo!...

OBERTO

Qual voce!... È dessa!

LEONORA

Tu!... Padre!

OBERTO

Son io!

LEONORA

In qual luogo il rivedo, eterno iddio!

OBERTO

Guardami! ~ Sul mio ciglio

scorgi del duol le impronte!

Nell'impudica fronte

sculto il terror ti sta!

Non ti bastò il periglio

d'un padre sventurato...

l'onore hai tu macchiato

di sua cadente età.

LEONORA

Padre! Mi strazii l'anima...

quel guardo mi spaventa!

O vendicata, o spenta

la figlia tua sarà.

A una tradita e misera

dona un amplesso, o padre...

te n' prega in ciel la madre,

gioia nel ciel ne avrà.

OBERTO

La madre tua?...

LEONORA

Dal cielo

vede il mio pianto e geme!

OBERTO

Vede il tuo fallo e freme...

Taci, ti scosta, va'!

Insieme

LEONORA

Del tuo favor soccorrimi,

ciel che agli afflitti arridi!

Or che a me presso il guidi,

mi salva il genitor

OBERTO

Del braccio tuo soccorrimi,

ciel, che agli oppressi arridi!

Io venni a questi lidi

vindice dell'onor!

OBERTO

Odi! ~ In quell'alte torri

il traditor si cela...

ivi il delitto svela;

lavi l'infamia, o mora...

ti fia concesso allora

del padre tuo l'amor.

LEONORA

Sì! ~ Fra quell'alte torri

la voce mia risuoni;

piombi sull'ara e tuoni

spavento allo spergiuro...

Ah! Meritarmi io giuro

la tua pietade ancor!

Insieme

OBERTO

Un amplesso ricevi, o pentita;

ti fia pegno al perdono promesso.

Ma se infamia anteponi alla vita

fia l'estremo che ottieni da me!

LEONORA

Affidata del padre all'amplesso

di me stessa mi sento maggiore;

se l'infamia antepongo all'onore

fia l'estremo che ottengo da te.

(partono verso Bassano)

Scena quinta

Magnifica sala nel palazzo di Ezzelino.
Coro.

[N. 5 - Coro]

Fidanzata avventurosa,

vieni a noi col tuo fedel!

Sembri l'alba che di rosa

pinge, adorna e schiara il ciel.

Qual d'Eugania sulle spalle

nivea falda, hai puro il cor;

a te giglio della valle

cede il vanto nel candor.

È del cielo il tuo sorriso

una immagine quaggiù;

sul tuo labbro sta il sorriso,

e nel cuore la virtù.

Scena sesta

Cuniza, Riccardo, Imelda, Coro.

[N. 6 - Scena e Duetto]

CUNIZA

Basta, basta, o fedeli! ~ In questo giorno

del vostro amor novelle prove io vedo!

Ve ne compensi il ciel! ~ Ite, fra poco

a me vi chiamerò.

(partono Coro e Imelda)

RICCARDO

Cuniza, ah parmi

che in sì bel giorno un velo

copra tua bella fronte.

CUNIZA

Ah invan lo celo!

Il pensier d'un amore felice

sembra un sogno, mio bene, per me!

Ah spiegar quanto il core mi dice

cerco invano, possibil non è!

Questa gioia che il petto m'inonda,

è commista a un arcano timor,

e mi par che una voce profonda

lamentosa mi suoni nel cor.

RICCARDO

Nuovo dì per te splenda sereno,

ah distruggi ogni vano timor!

Una voce ti sorga nel seno

che ti parli di gioia, d'amor!

Presso all'ara una imagin funesta

non recare in tal giorno con te;

se una triste memoria ti resta

fia sorgente d'affanno per me.

CUNIZA

Ah perdona!

RICCARDO

Consoli un sorriso

chi tuo sposo in brev'ora sarà.

CUNIZA E RICCARDO

Fra il timore e la speme diviso

questo core spiegarsi non sa!

CUNIZA

Pari a un sogno che non dura

sono, il credi, i dubbi miei.

RICCARDO

Ti rinfranca, t'assicura,

senza te morir vorrei!...

CUNIZA E RICCARDO

Questa mano omai ritorni

la tua gioia, la tua calma;

un sol core, una sol alma

or di noi si formerà.

Scorreranno i nostri giorni

come limpido ruscello,

finché morte dall'avello

nostre salme chiederà.

(partono)

Scena settima

Imelda, Leonora.

[N. 7 - Scena e Trio]

IMELDA

Alta cagione adunque

nel castello ti guida?...

LEONORA

E tal che assai

la suora d'Ezzelino

interesse ne avrà.

IMELDA

Fa' cor, straniera!

Attendi in questo loco...

Verrà la principessa a te fra poco.

(parte)

Scena ottava

Leonora, indi Cuniza.

LEONORA

Ah perché tanto in petto

ora mi balzi, o cor?... Il padre mio

là celato m'ascolta!... Il suo perdono

meritarmi saprò... Dinanzi all'empio

me non vegga tremante.

M'assisti, o cielo, nel tremendo istante!

CUNIZA

Bella straniera, che richiedi?

LEONORA

Fama

di tue virtudi al tuo cospetto or guida

una infelice.

CUNIZA

Franco parla.

LEONORA

Ebbene...

d'un misero la figlia

vedi dinanzi a te; d'Oberto forse

il nome non t'è ignoto.

CUNIZA

Ah! D'Oberto il nemico?...

LEONORA

Sommesso parla... In queste mura il piede

meco egli reca.

CUNIZA

Nel castello? O cielo!

LEONORA

Ira lo spinse ad un partito estremo...

già ti sta presso...

CUNIZA

Egli?

LEONORA

Lo vedi!

CUNIZA

(Io tremo!)

Scena nona

Oberto e dette.

OBERTO

Sono io stesso! A te davanti

vedi, o donna, un infelice;

se pietà sperar mi lice

io la spero dal tuo cor.

D'aspro fato io son lo scherno,

ma l'onor serbava illeso,

or tradito, vilipeso

m'è da un vile anco l'onor.

CUNIZA

Ciel, che festi!... A qual periglio

i tuoi giorni, incauto, esponi?

Che mi chiedi? Di', proponi,

ove il possa lo farò.

LEONORA

Tutto puoi, lo puoi tu sola!...

Ma il tuo cor sarà trafitto,

se il colpevole e il delitto

io fremendo svelerò.

CUNIZA

(Qual presagio il cor m'agghiaccia!)

(a Oberto)

Parla adunque.

OBERTO

(accennando Leonora)

A lei s'aspetta!

A te poi la mia vendetta,

od al brando affiderò.

LEONORA

Mentì nome, mentì spoglie,

mi promise eterno amore;

ebbe impero sul mio cuore,

poi spergiuro mi tradì...

Tutto, tutto, e pace e onore

un indegno mi rapì.

OBERTO

Altra donna!...

CUNIZA

Ciel!... Chi è dessa?

Il suo nome?...

LEONORA

Sei tu stessa!

OBERTO

Salinguerra è il traditor!

CUNIZA

Ah!... Riccardo!... Quale orror!

Insieme

OBERTO

Su quella fronte impressa

la verità tu vedi.

Se agli occhi tuoi non credi,

credilo al mio furor.

Ho d'Ezzelino infranta

la dura legge, e meco

in questa terra or reco

un fido brando ancor.

CUNIZA

Tempra gli acerbi detti,

l'ira fervente acqueta,

a perigliosa meta

essa condur ti può.

Scherno non sei tu sola

d'un infelice affetto...

ma vendicarlo, o in petto

spegnerlo, ben saprò.

LEONORA

Oh generosa! Un ferro

io ti piantai nel seno.

A te l'indegno almeno

tolto l'onor non ha.

Ben tu potresti odiarlo...

ma disperata io sono!

Io merto il tuo perdono

merto la tua pietà.

CUNIZA

Quanto mi costi!...

LEONORA

Il credo.

CUNIZA

Quanto ne soffro!...

OBERTO

Il so!

CUNIZA

Sul ciglio mio...

LEONORA

Lo vedo...

il pianto già spuntò.

CUNIZA

Ma fia l'estremo, o misera,

che bagna le mie gote.

Ira il mio cor percote,

sul traditor cadrà.

LEONORA E OBERTO

Ah sì! L'estrema lagrima

scorre sulle tue gote;

l'ira che il cor percote

sul traditor cadrà.

(Cuniza conduce Oberto in una vicina stanza)

[N. 8 - Finale primo]

CUNIZA

A me gli amici!

Scena decima

Riccardo, Imelda, Cavalieri, Dame, e detti.

CUNIZA

(a Riccardo)

(additando Leonora)

Mira!

RICCARDO

(Io gelo! Avvampo d'ira!)

CUNIZA

Mirala!

RICCARDO

(risoluto)

Ebben!... L'amai,

ma infida la trovai.

LEONORA

Ti conosco in questo istante:

di te degna è l'empia accusa!

Fui tradita, fui delusa,

e insultata or sono ancor.

TUTTI

(Infelice! Nel sembiante

ha lo strazio del dolor!)

OBERTO

Chi d'insultarla ardisce?

LEONORA

(Oh cielo!)

CUNIZA

(Ei si tradisce!)

RICCARDO

(Il padre!)

CUNIZA

(Ah troppo osò!)

TUTTI

Oberto!

OBERTO

Sì, son io.

TUTTI

Chi lo condusse?

OBERTO

Un dio

i passi miei guidò.

TUTTI

A quell'aspetto un fremito

per ogni fibra io sento!

Egli è scoperto, e spento

sul patrio suol cadrà.

OBERTO

A quell'aspetto un fremito

in ogni fibra io sento!

Io morirò, ma spento

meco quel vil cadrà!

Tutti.

Insieme

OBERTO

Non basta una vittima ~ a questo codardo,

il padre e la figlia ~ vilente egli uccide,

rapisce l'onore, ~ insulta, deride...

oh stolto! una spada ~ so cinger ancor!

RICCARDO

All'onta rispondere ~ m'udresti, o vegliardo,

se all'ira che m'agita ~ la piena schiudessi,

se in core pietade ~ di te non avessi,

mostrarti il sentiero ~ potrei dell'onor.

LEONORA

Sentiero a te incognito ~ è quel del gagliardo!

L'onore non celasi ~ ha sempre un sembiante.

Oppressa, oltraggiata ~ tradita, a te innante

mi vedi, o superbo, ~ né senti rossor.

CUNIZA

Già l'alma pascevasi ~ d'un giuro bugiardo,

aprivasi ai gaudii ~ d'un tenero affetto!

Ma vincer gli inganni ~ saprò del mio petto,

in odio mutarsi ~ già sento l'amor.

CORO E IMELDA

Oh cielo, non toglierci ~ l'amico tuo sguardo!

Gli sdegni s'acquetino, ~ la pace ne arrida!

Se un cor fu spergiuro, ~ se un'anima infida,

quell'alma punisci, ~ punisci quel cor.

Atto secondo
Scena prima

Gabinetto della Principessa.
Coro di Damigelle, Cuniza, seduta, indi Imelda.

[N. 9 - Coro, Scena e Aria]

CORO

(Infelice! Nel core tradito

ha tumulto di mesti pensier.

Infelice! E d'amore all'invito

affidava il suo giuro primier.)

IMELDA

A te Riccardo favellar desia.

CUNIZA

Riccardo?... E che gli resta

a profferire in sua discolpa? ~ Un giorno

dolce nel core mi scendea quel nome,

qual rugiada che avviva

i lassi fior nella stagione estiva.

Oh! Soavi memorie! Oh caro affetto!

Chi vi toglie al mio petto?

Oh chi torna l'ardente pensiero

a' bei sogni del tempo primiero!

Ei nel volto, nell'alma era bello...

qui m'apparve... parlommi d'amor.

Un suo guardo, un suo dolce sorriso,

m'eran vita, gioir, paradiso!

Come preci su gelido avello

ora invano mi scendono al cor.

IMELDA

Dunque imponi...

CUNIZA

Lo spergiuro

a Leonora tornerò.

IMELDA

E tu stessa?

CUNIZA

Al primo giuro

io medesma il condurrò.

Più che i vezzi e lo splendore,

più che un plauso che delude,

della splendida virtude

può la voce sul mio cor.

Della misera il dolore

trovi asilo nel mio petto;

amistade è santo affetto

pari a quello dell'amor.

CORO

Ah sì grande e caro oggetto

non mertava il traditor!

Scena seconda

Luogo remoto in vicinanza ai giardini del castello.
Coro di Cavalieri.

[N. 10 - Coro]

Dov'è l'astro che nel cielo

sorse fulgido col dì?

IIº

Lo ricopre un mesto velo,

quel bell'astro impallidì!

E la gioia ed il sorriso

che promise a noi l'amor?

IIº

Tutto sparve d'improvviso

come sogno mentitor!

Tutti

Si consoli la tradita

che speranze non ha più:

son compagne in questa vita

la sventura e la virtù.

(si sperdono)

Scena terza

Oberto indi coro di Cavalieri.

[N. 11 - Scena e Aria]

OBERTO

Ei tarda ancor!... Forse mancato è il messo,

o forse ei vile!... Ah no 'l credo. Alfine,

di vendetta appagar posso il desio...

Niun asil può sottrarlo al brando mio.

L'orror del tradimento

chiede dell'empio il sangue;

il braccio mio non langue,

fulmina il brando ancor.

Pur cada il veglio spento,

se in ciel così fu scritto;

ma dell'altrui delitto

no 'l gravi il disonor.

CORO

(di dentro)

Oberto! Oberto!

OBERTO

Qual lieto grido!

Forse tradito mi ha il servo infido...

CORO

Tu di Ezzelino temer non déi,

vieni a Cuniza che ti salvò.

OBERTO

Ite! Fra poco sono da lei.

Salvo? Che importa! Vendetta io vo'.

(parte il coro)

Ma tu, superbo giovane,

me non vedrai fiaccato!

All'uno o all'altro il fato

reca l'estremo dì.

S'udrà dal mio cadavere

un grido uscir di guerra,

Oberto ai Salinguerra

morendo maledì!

[N. 12 - Scena e Quartetto]

OBERTO

Eccolo!... È desso! ~ Or son tranquillo. ~ Inoltra,

prode guerrier.

Scena quarta

Riccardo, e detto.

OBERTO

Di tenere donzelle

questo non è il cimento.

Tu qui vieni a morire, o a compier l'opra

del tuo vile misfatto. Il ferro impugna,

e ti difendi.

RICCARDO

Un sol momento ancora,

fervido vecchio. Ad inegual conflitto

forse mi chiami... e lo rifiuto!

OBERTO

Infame

oh già troppo tu sei! Fia la men vile

questa dell'opre tue.

RICCARDO

Frena l'oltraggio,

all'insulto non scende un ver coraggio.

OBERTO

Vili all'armi, a donne eroi

io proclamo i Salinguerra!

RICCARDO

Vili all'armi?... Ah! Tu lo vuoi?...

Coll'acciar risponderò.

(snuda la spada)

Scena quinta

Cuniza, Leonora, e detti.

CUNIZA

(a Riccardo)

Ferma! ~ Ah troppo in questa terra

disonor tua man versò!

Insieme

RICCARDO

La vergogna ed il dispetto

ahi combattono il mio seno!

Il rimorso a quell'aspetto

lacerando il cor mi va.

Deh spalancati, o terreno,

e m'ascondi per pietà!

LEONORA

Egli è infame, è traditore,

ed ancora io l'amerei!

Ah! L'incendio d'un amore

chi mai spegnere potrà?

Ma la morte or sceglierei,

altra speme il cuor non ha.

CUNIZA

Sciagurato! E tanto ardiva

mentre a me chiedea parola,

e al rimorso il core apriva

d'una orribile viltà!

(a Leonora)

Infelice! Ti consola,

al tuo seno ei tornerà.

OBERTO

Oh codardo! Al brando mio

no, sfuggire non potrai!

Pari al fulmine di dio

te dovunque ei coglierà.

Nel tuo sangue laverai

fin de' padri la viltà!

CUNIZA

Conte, lo vedi, orribile

scena apprestasti a noi.

Io ti perdono!... Togliere

a infamia ancor ti puoi.

RICCARDO

Imponi!...

CUNIZA

A questa misera

giura l'antico amor!

LEONORA

(Oh generosa!)

CUNIZA

Il gaudio

brilli di nozze ancor.

RICCARDO

E tu l'imponi?...

OBERTO

(a Riccardo)

Fingere

devi, se vil non sei!

Poscia nel bosco attendimi...

RICCARDO

(a Oberto)

(Verrò, per gli avi miei!)

CUNIZA

Riccardo! Ebben?...

RICCARDO

Rispondere

può sol la man per me.

(offre la mano a Leonora)

LEONORA

Padre!... Fia ver?

CUNIZA

Sorridere,

possa il signore a te!

Insieme

LEONORA

Ah Riccardo! Se a misera amante

tu ritorni pentito, sincero,

come al tempo del giuro primiero

tutto, ah tutto il mio cor ti darò!

RICCARDO

(Infelice! Sul vago sembiante

parla amore, ed io pur l'ho tradita!

Infelice! L'onore m'invita

dove ancora ferir ti dovrò!)

OBERTO

(Oh per poco nell'alma tremante

vi frenate, o pensieri di sdegno!

Ben nel sangue lavar dell'indegno

l'onta infame al mio nome saprò.)

CUNIZA

(Oh potessi scordarmi l'istante

che all'amore schiudeva il mio seno!

Deh sorrida alla misera almeno

quella pace ch'io più non avrò!)

(Oberto entra nella selva, gli altri s'allontanano per parte opposta)

Scena sesta

Coro di Cavalieri.

[N. 13 - Coro]

Li vedeste.

IIº

Ah sì! La mano

si protesero i due conti.

Ed il core?

IIº

Invano, invano!

Stava l'ira sulle fronti.

Tutti

Ahi sventura! E in cor la pace

a que' prodi non parlò?

Sol di guerra il grido audace?

Qui discordia suscitò.

Ahi sventura! E in questa terra

il suo riso eterna amor!

Pace omai! Ché ingiusta guerra

maledetta è dal signor.

(la musica esprime improvvisamente l'azione d'un duello)

Oh qual rumor!

IIº

Feroce

cozzo è di nudi acciar.

Tutti

Oh qual sospetto atroce!

Si corra ad osservar!

(entrano nella selva)

Scena settima

Riccardo co' la spada alla mano, esce come inseguito da alcuno.

[N. 14 - Aria]

RICCARDO

Ciel che feci!... Di qual sangue

ho macchiato il brando mio!...

Dove ascondere poss'io

il delitto, il mio rossor?

Ah si fugga!...

(s'ode un gemito)

Oh dio!... Chi langue?...

M'ingannai... sussurra il vento.

(altro gemito prolungato)

Ah no!... L'ultimo lamento

è del misero che muor.

(in atto di preghiera)

Ciel pietoso, ciel clemente,

se pregarti ancor mi lice,

deh! perdona a un infelice,

tu mi salva per pietà.

Oh rimorso! Del morente

l'ombra ognor m'inseguirà.

(s'allontana)

Scena ottava

Giunge affannata Cuniza con Imelda, indi Coro.

[N. 15 - Finale secondo]

CUNIZA

Dove son?... Li cerco invano!

Qual presagio al cor mi piomba!

Sento il gelo della tomba

per le vene, in mezzo al cor.

IMELDA

Alcun viene...

CORO

L'han trovato!

Nella selva ei giace esangue...

CUNIZA

Cielo!

CORO

Immerso nel suo sangue

di Leonora è il genitor.

Del duello sospettosa

ella accorse a quelle piante,

vide il colpo dell'amante,

cadde oppressa dal dolor.

CUNIZA

Ah crudeli! Oh troppo veri

miei presagi! ~ Alla meschina

mi guidate...

CORO

S'avvicina!

TUTTI

Oh spettacolo d'orror!

Scena nona

Leonora è condotta in scena.

CUNIZA

Vieni, o misera, cresciuta

solo al pianto e alla sventura!

Sul mio sen ti rassicura,

ah mai più ti lascerò!

CORO

Mercé trovi nel tuo cuore

al dolore ~ che provò.

(Leonora è posta a sedere, la principessa le sta vicino, tutti la circondano)

LEONORA

Tutto ho perduto!... Tutto! Al colpo estremo

mi volle il ciel presente.

Misero padre mio! Padre, perdono!...

Non ei t'uccise... Chi t'uccise io sono!

TUTTI

Calma, calma il tuo dolore,

stai nel seno all'amistà!

Del perduto genitore

compensarti il ciel saprà.

LEONORA

(alzandosi)

Sciagurata! A questo lido

ricercai l'amante infido!...

Qui l'iniquo mi deluse...

qui l'obbrobrio... e l'empie accuse.

Qui lo sguardo... Oh dio! sostenni

d'un offeso genitor!

Ad ucciderlo qui venni

co' la man del seduttor.

Scena ultima

Viene un Messo portatore d'una lettera alla Principessa, e detti.

CORO

Un messaggio a questa volta?

Che mai vuole?... Che sarà?

(Cuniza legge tremando, indi esclama)

CUNIZA

I suoi voti, o cielo, ascolta.

Abbi ancor di lui pietà!

(s'avvicina a Leonora e le dice sottovoce)

Fugge Italia il Salinguerra,

cerca asilo in strania terra.

Il perdono a te richiede;

i suoi beni... la sua fede...

come ai dì del primo amore...

LEONORA

(prorompendo)

Taci, oh dio, non proseguir.

Cela il foglio insanguinato

che vergò quello spietato!

Senza padre, maledetta,

una cella a me s'aspetta!

Veggo sangue in ogni loco...

Ei m'abbrucia... è ardente foco!

Il mio pianto, il mio dolore

deh m'affrettino il morir!

(cade fra le braccia delle dame)

CORO

Infelice! Un rio tormento

già l'assale, e invade il core.

Ella geme... il suo lamento

possa il cielo impietosir.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena ultima