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Il mondo alla rovescia

IL MONDO ALLA ROVESCIA

Dramma giocoso per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Caterino Tommaso MAZZOLÀ.
Musica di Antonio SALIERI.

Prima esecuzione: 13 gennaio 1795, Vienna.


Personaggi:

LA GENERALA di età avanzata

basso

LA COLONNELLA amante di tutti

soprano

L'AIUTANTA maggiore

mezzosoprano

LA MARCHESA

soprano

AMARANTO nipote della Generala

tenore

IL CONTE vagheggiato dalla Generala

baritono

IL COMANDANTE delle navi europee

baritono

GIRASOLE modista

tenore

IL GRAN COLOMBO

baritono


Damigelli. Coro di Garzoni. Coro di Bianchi colombi. Coro di Fabbre. Coro di Soldate e Soldati.

La scena si rappresenta in un'isola.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Stanzino terreno ornato di buon gusto, corrispondente ad un orticello che si vede dalla porta di mezzo. Due porte laterali, sedie d'appoggio e tavolini.
Amaranto e vari Giovani amici suoi occupati in diversi lavori, vestiti con abiti non meno capricciosi che eleganti.

[N. 1 - Introduzione]

(chi ricama, chi fa merletti, chi fila, chi sta disponendo ed annaspando. Amaranto seduto ad un tavolino orna di fiori e di veli un vago cappellino)

CORO

Lavoriam, che senza noia

fa il lavoro passar l'ore;

e dai lacci dell'amore

egli sol ci può salvar.

Il pennuto garzoncello,

la sa lunga più d'un vecchio;

e si fa chi gli dà orecchio

presto o tardi corbellar.

Lavoriam, che senza noia

fa il lavoro passar l'ore;

e dai lacci dell'amore

egli sol ci può salvar.

Scena seconda

Detti, Girasole con una gran scatola di cartone.

Recitativo

AMARANTO

Girasole, che volete?

GIRASOLE

Osservi l'eleganza

(tirando fuori dalla scatola un cappellino)

di questo cappellino. Ha mai veduto

galanteria più bella?

AMARANTO

Quanto val?

GIRASOLE

Glielo invia la Colonnella.

AMARANTO

(ponendosi le mani ai fianchi e facendo gesti femminili)

La Colonnella! A me! Per chi mi prende?

Per qualche pazzarello?

Regali a me? Tal torto

puol fare all'onor mio?

Ella mi piglia in fallo.

GIRASOLE

I passi suoi giustifica

forse questo biglietto.

(gli presenta un biglietto)

AMARANTO

Leggiam.

(lo apre e legge,)

«Mio bel galletto».

(Che confidenza è questa? In fra di noi

(lacera il foglio)

finisce in questo punto

ogni corrispondenza.)

GIRASOLE

Non merita uno scherzo

d'accender tanto sdegno.

AMARANTO

Un solo sguardo, un solo girar di ciglio

basta a macchiar d'onor il bianco giglio.

GIRASOLE

Purtroppo questo è vero. Il nascer uomo

è pur la gran disgrazia!

Fortunate le donne! In noi delitto

è un sorriso, una sola

leggera inavvertenza.

E in esse quasi pregio è la licenza.

[N. 2 - Aria]

Girandole le femmine

lusingano, contrattano,

s'aggirano, s'appiattano,

subornano, insolentano,

si vantano, ed inventano:

non corrono pericolo,

ridicolo è l'articolo

per esse del pudor.

E gli uomini le barbare

con mille lacci affannano;

lor mille leggi intuonano.

Gli opprimono e condannano

al fuso ed al rossor.

(parte colla scatola per la porta a destra)

Scena terza

Amaranto, indi la Colonnella, che viene dalla porta a manca.

Recitativo

AMARANTO

Dote infelice all'uom diedero gli astri

nel don della beltà; ma qui se n' viene

l'ardita militare

le si vieti l'ingresso;

ma no: lasciam che venga.

In questo modo a lei

io potrò meglio dir i sensi miei.

Sì così si faccia. Ho risoluto.

(fa per partire)

LA COLONNELLA

Ma quali carte al suol? Se non m'inganno

il mio biglietto è questo.

AMARANTO

Appunto; e questi ancor a quello unite

che laceri vi rendo.

LA COLONNELLA

Come?

AMARANTO

De' fatti miei

avrete signorina

finito di vantarvi.

LA COLONNELLA

(Il tempo è nubiloso; ma tornerà sereno.)

AMARANTO

Uomini creduli

a chi del vostr'onore

la gemma confidate.

LA COLONNELLA

Io non lo nego:

di voi parlai. Chi ha il cor, com'io

ripieno del caro affetto,

altro non vede e d'altro

a stento può parlar.

AMARANTO

Vorrei, vi supplico,

restar in libertà.

LA COLONNELLA

(Egli m'ama, e con me si placherà.)

[N. 3 - Duetto]

Pietà, perdono

mio bel tesoro:

se mi scacciate,

di duol mi moro.

Non mi guardate

con tal rigor.

(vuol prenderlo per mano)

AMARANTO

Io chiamo gente

se in questa stanza

così insistente

restate ancor.

LA COLONNELLA

Quei begli occhietti

così furbetti

dan certe occhiate

che fan stoccate;

e tutte a pungermi

vengono il cor.

AMARANTO

Che incanto è questo.

Quei moti io sento.

LA COLONNELLA

Vacilla e trema

di già lo scoglio

se mio lo voglio

ei mio sarà.

AMARANTO

Se più qui resto

già mi seduce.

Partiamo presto;

partiam di qua.

(partono)

Scena quarta

Piazza. In fondo porta della città. Da un lato abitazione della Generala con due Sentinelle alla porta, l'Aiutanta, e Soldate, indi Girasole.

Recitativo

GIRASOLE

Dite Aiutanta, è vero

che in porto entrata sia la vostra Generala?

L'AIUTANTA

Si dice che conduca,

non so in qual modo a lei caduti in mano

due giovani europei.

GIRASOLE

Popoli favolosi io li credei.

L'AIUTANTA

Gli uomini cosa sanno?

Una vasta contrada

bel fanciullo, è l'Europa; e se si vuole

alle storie dar fede

noi pur di là veniamo.

GIRASOLE

Noi pur veniam di là?

L'AIUTANTA

Narran le storie,

che numerosa schiera

d'ardite donne stanche

di servile catena

dieder le vele al vento

e in quest'isola giunte

poser quel giogo all'uom, ch'egli alle donne

fa in Europa portar.

GIRASOLE

All'uom soggette

son le donne in Europa?

L'AIUTANTA

E però più felici

affabili, cortesi

son con esse gli uomini europei,

appunto qual, carino, io vi vorrei.

(vuole scherzare con Girasole)

GIRASOLE

Alla larga, alla larga

men confidenza.

L'AIUTANTA

Gli usi

d'Europa seguitate;

e gli uomini europei meco imitate.

[N. 4 - Aria]

Là corrono gli uomini

appresso alle femmine

là gli uomini spendono

per far all'amor.

Ma che? voi ridete?

Eh? no 'l credete?

La donna ritrosa

con chi la corteggia

lì sta vergognosa

in guardia all'onor.

L'uom ivi al suo piede

si mira sovente,

che chiede mercede

d'un tenero cor.

Deh gli usi seguite

di quel bel paese

lasciate cortese,

lasciate il rigor.

(esce dalla porta della città)

Scena quinta

Girasole, indi la Colonnella.

Recitativo

(s'odono tre tiri di cannone)

GIRASOLE

Ma cos'è? Qual rumore?

LA COLONNELLA

Dal forte alcuni tiri

di cannone s'udir. Sicuramente

sbarcò la Generala.

Scena sesta

Detti, poi l'Aiutanta dalla porta: indi la Generala preceduta da schiera di Soldate seguita dal Conte e dalla Marchesa che rimangono indietro.

[N. 5 - Coro]

CORO

Viva il fulmine di guerra

delle armate il primo onor.

Grande in mare e grande in terra

è il suo brando vincitor.

Recitativo

LA GENERALA

Conquistarci invitte, al cui valore

treman le nostre audaci

ostinate nemiche; eccovi alfine

di ricche prede onuste ai patri Lari

cinte d'alloro di crine. Ora Bellona

onorato riposo al fin vi dona.

LA COLONNELLA

Valorosa guerriera

a quella nobile destra.

L'AIUTANTA

A quell'invitto

formidabil coraggio.

LA COLONNELLA

Io me stessa tributo.

L'AIUTANTA

Io rendo omaggio.

LA GENERALA

Strana preda vi voglio

far vedere mie care.

Si avanzin gli stranieri.

(Amiche del bel sesso son costoro

sentiamo cosa dicono:)

LA COLONNELLA

Quai bizzarri vestiti!

LA GENERALA

Son di sesso diverso

due giovani europei. Smarrita nave

li trasse in questi mari

a un'isola vicina ove sbarcai;

e nostra preda fur.

LA COLONNELLA

(Più che s'appressa

più mi par di beltà vero portento.)

LA GENERALA

Solo in mirarlo

liquefar mi sento.

[N. 6 - Quintetto]

IL CONTE

(Esser parmi la civetta

quando appare al chiaro giorno.

Stanno tutte a me d'intorno

i miei vezzi a vagheggiar.)

LA COLONNELLA

(Quanta grazia! Che figura!

Che leggiadro portamento!)

LA MARCHESA

(Qual total sconvolgimento!

Dove son? Parmi sognar.)

LA GENERALA

(Già l'ardita Colonnella

a lui fece un risolino,

giunto appena è il canarino

che comincia ad uccellar.)

LA COLONNELLA

(alla Generala)

Voi trovaste in esso quanto

di più bello ha la natura;

e con voi dell'avventura

io mi deggio rallegrar.

LA GENERALA

Certamente ha molta grazia

di guardarlo non si sazia;

IL CONTE

Voi con me troppo galante

tutto in me trovate bello.

Sarei tal se somigliante

mi potessi a voi vantar.

LA GENERALA

Eh lasciamo i complimenti.

LA COLONNELLA

Complimenti non son questi;

quel bel labbro, quei bei denti

non son cose da lodar?

LA GENERALA

(Questa scena troppo dura:

m'incomincio ad inquietar.)

LA MARCHESA

Dove son? Parmi sognar.

LA COLONNELLA

Quanto siete fortunata!

LA COLONNELLA E IL CONTE

Ah la gatta è innamorata

sempre all'erta, sempre guata.

Sarà difficil il fargliela

ma gran cose amor sa far.

LA MARCHESA

(Per lui son le occhiate tenere,

ei divenne qui una Venere.

Me nessuno qui non cura;

né saprei con chi parlar.)

L'AIUTANTA

Dà di furto certe occhiate

con maniera così bella

che si può la Colonnella

di far breccia lusingar.

LA GENERALA

(Sin al gozzo son piena.

Se tal gioco segue ancora

con Pluton la mando a cena.

Perché il vada a a vezzeggiar.)

Recitativo

LA MARCHESA

(La donna in queste spiagge all'uom preval

io non so se sia bene o sia male).

LA GENERALA

(Onde la Colonnella

ponga freno all'ardir per lui vogl'io

dichiarar l'amore mio.)

IL CONTE

Gonne, gonne, poi gonne... Ove celata

sta la gente bracata?

In casa rinserrata

all'ago destinata?

Io cucire non so;

ma buono a qualche cosa anch'io sarò.

LA GENERALA

Ad un abbietto stato

non vi destina il ciel. Piacque al mio sguardo

il vostro frontespizio

e v'alzo al letto mio generalizio.

IL CONTE

(Sto fresco.)

LA COLONNELLA

Con entrambi

io mi rallegro. Voi trovaste in lei

una vera eroina: ella in voi trova

un giovane avvenente.

IL CONTE

Esser la mia volete

cavaliera servente?

(gli cade il fazzoletto: la Colonnella lo raccoglie e glielo presenta)

LA COLONNELLA

Sarei troppo felice!

LA GENERALA

Io non vivo alla moda. In casa mia

non soffro cicisbee. Dimani intanto

sulla nave sultana

andrete a militar di qua lontana.

IL CONTE

(Sono un boccon serbato alla befana.)

LA MARCHESA

(Egli è l'Elena greca.)

LA COLONNELLA

(Miei pensieri amorosi

a consiglio di guerra.)

LA GENERALA

Ad allestirvi

per la partenza andate.

LA COLONNELLA

Io spero a voi,

se il destin non mi nega i suoi favori,

la fronte coronar di nuovi allori.

[N. 7 - Aria]

A trionfar mi chiama

un bel desio d'onore

ne' gran perigli il core

mi sento più infiammar.

Son pronta al gran cimento,

(oh quanto è caro e bello!)

di già avvampar mi sento

(m'intende il bricconcello).

Quel riso, e quell'occhiata

dan dritto a una soldata

di tutto avventurar.

Ah se sperar mi lice,

se mi seconda il fato,

impresa più felice

chi mai potrà vantar?

Carino, carino, carino

vo allestirmi, la tema calmate.

(Sono vostra il mio core vi do.)

Vado, vado, perché v'adirate?

(Di vedervi la via troverò.)

Ubbidisco, non mi fulminate.

(Senza lui già più viver non so.)

(parte)

Scena settima

Detti, meno la Colonnella.

Recitativo

LA GENERALA

Ora passiamo

nei nostri appartamenti, ove sarete

rinchiuso e custodito.

IL CONTE

Io chiuso? Figurarsi!

Ah ah.

LA GENERALA

Di che ridete?

IL CONTE

Rido d'un sogno.

LA GENERALA

Che sogno avete?

[N. 8 - Duetto]

IL CONTE

Io sognai che in un serraglio

mi tenea gelosa arpia,

ma con certa furberia

m'è riuscito di scappar.

LA GENERALA

Io sognai che qui piantato

m'avea certo Zerbinetto

ma sorpreso, e a me condotto

feci il naso a lui tagliar.

IL CONTE

(Oh cospetto!)

LA GENERALA

Il sogno è bello!

LA GENERALA E IL CONTE

A partito mio cervello

non lasciamci trappolar

non lasciamci corbellar.

LA GENERALA

Ma cosa mancavi?

Dite, parlate.

Il bell'umore

con me non fate,

che l'irascibile

se in me si muove

non so fin dove

mi può portar.

Non sono amabile?

Dite, parlate!

IL CONTE

Burlai finora.

Siete adorabile,

chi 'l può negar?

LA GENERALA

Dunque almen datemi

un'occhiatina.

IL CONTE

Son qua mio zucchero,

son qui mia Nina.

LA GENERALA

Caro...

IL CONTE

Se 'l crede

LA GENERALA

E mio sarete?

IL CONTE

Bella mia bruna,

chi tal fortuna

puol rifiutar?

LA GENERALA

A miei sponsali,

fra lieti suoni,

bombe, e cannoni

vo' far sparar.

IL CONTE

(Il mio romanzo

finisce male;

di questo pranzo

dovrò mangiar.)

(terminato il duetto la Generala e il Conte entrano nel portone ove sono le due sentinelle che presentano l'armi, e le soldate partono con marcia)

Scena ottava

La Marchesa sola.

Recitativo

Sono rimasta sola

non havvi chi mi badi

chi mi dica un sol detto. I pochi uomini

che fur da me veduti

nel costeggiar quest'isola;

appena mi guardaro.

Cos'è avvenuto? L'uom in questi climi

perde quella tendenza

che alle donne lo porta? Oppur la stessa

non è la donna? Femminil bellezza

l'attrattive qui perde, e non s'apprezza.

[N. 9 - Aria]

Che farò? Che sarà mai?

Qual bizzarro strano evento!

Quanto miro, e quanto sento,

tutta m'empie di stupor.

Riflettendo a' casi miei

forse piangere dovrei:

ma la cosa è sì ridicola,

che minora il mio dolor.

Scena nona

Magnifica sala dell'abitazione della Generala con porta nel mezzo corrispondente agli appartamenti del Conte.
Amaranto con una borsa da lavoro appesa al braccio manco, poi Girasole con canestrino sotto il braccio. Amaranto esce facendo fresco col ventaglio, passeggia e lavora.

Recitativo

AMARANTO

Dove andate?

GIRASOLE

Allo sposo

questo canestro io porto,

che all'uso del paese or sta vestendosi.

Entro il suo gabinetto.

AMARANTO

Lo sposo vi par bello?

GIRASOLE

È un bel brunetto.

Ha due begli occhi, e già la Colonnella

trova i vezzi stranieri

non indegni d'affetto.

AMARANTO

La Colonnella!

GIRASOLE

Almen ciò mi fu detto.

AMARANTO

Ignara! Menzognera!

Ingannarmi in tal modo?

Raccontami, favella.

GIRASOLE

Mi perdoni, ma parmi

ch'ella in collera sia. Parlai, credendo

ch'ella più non la curasse.

AMARANTO

No, in collera non son, te ne assicuro.

Dì pur su. Non temer, più non la curo.

[N. 10 - Aria]

Non temer ch'io sia sdegnato,

parla pur liberamente,

son affatto indifferente

dispiacer non mi puoi dar.

(Infelice sventurato

nato son per sospirar.)

Dunque a quello che si dice

essa a lui fa la sua corte?

Menzognera traditrice

vo' insegnarti ad ingannar.

Ah se l'avessi

fra le mie mani

vorrei straziarla

a brani a brani

in mille bricioli

la vorrei far.

(rompe il ventaglio imitando le collere femminili e parte)

Scena decima

Girasole, poi il Conte s'avanza con vari Damigelli che terminano di vestirlo.

Recitativo

GIRASOLE

Non vorrei, che facesse

nascer qualche bisbiglio. Quel fanciullo

di gelosia sdegnato, e indispettito.

Ma lo sposo s'avanza.

Oh quanto egli è mai bello in quel vestito!

[N. 11 - Aria]

IL CONTE

(con uno specchio)

Il labbro è di cinabro:

vezzoso è questo ciglio,

e l'isola in periglio

io veggo al suo fulgor.

Recitativo

(ai damigelli)

Basta, basta, miei cari.

Tutto va bene, e tutto

è d'un gusto squisito.

GIRASOLE

Di farle riverenza

è permesso al modista?

IL CONTE

Avanzate. Che chiude

di bello quel canestro?

GIRASOLE

Cosa a lei destinate.

(apre il canestrino)

IL CONTE

Veggiam cos'è quel nastro?

GIRASOLE

Questo nastro la notte in sul farsetto

adorna all'uomo il petto.

IL CONTE

E chiamasi?

GIRASOLE

«Deliquio delle femmine».

IL CONTE

Il nome è superbissimo.

E questa mussolina,

modista mio, cos'è?

GIRASOLE

È un genere di cuffia

custode del tuppé.

IL CONTE

E come in grazia chiamasi?

GIRASOLE

Si chiama «Occhio di Venere»!

IL CONTE

Pulito! Occhio di Venere!

E questa fascia?

GIRASOLE

Questa

si chiama: «Lega cuori».

IL CONTE

Son belli, squisitissimi

i nomi ed i lavori.

GIRASOLE

Signor, se me 'l permette,

allacciar gliela voglio.

IL CONTE

Fate, modista, fate.

GIRASOLE

Essa la vita

(ponendogli la fascia)

rende più snella, e l'assottiglia in cinta.

Oh come ben le sta! Le sta dipinta.

GIRASOLE E DAMIGELLI

Ei fa onor al suo vestito.

Tanta grazia è un vero incanto:

sopra ogn'altro ei porta il vanto:

tanta grazia alcun non ha.

Scena undicesima

Detti, e la Marchesa.

Recitativo

LA MARCHESA

Entrar non è permesso?

(ai damigelli che non la lasciano entrare)

IL CONTE

A lei, nulla temete,

non vietate l'ingresso.

GIRASOLE

Può entrar senza periglio.

Noi siamo in sei.

IL CONTE

(Or vendicar mi voglio

de' suoi lunghi disprezzi; e far che vegga

più non trovando qui né amor, né stima,

che tutti i pregi suoi stavan nel clima.)

LA MARCHESA

Conte, studiar fa d'uopo

un qualche stratagemma

per fuggir queste arene.

IL CONTE

Io poco studierò, perché sto bene.

LA MARCHESA

Ma non vi vergognate

di lasciarvi vedere

ornato in tal maniera,

con tutti quei cincigli?

IL CONTE

(come sopra senza mai guardar la Marchesa)

Qui nello stato io sono

delle donne europee.

LA MARCHESA

Consigliatevi un poco

colla sana ragione.

IL CONTE

Ella mi dice ch'io

da saggio mi conduco.

LA MARCHESA

Da saggio?

IL CONTE

Ne' passeggi europei

trasportiamci per poco, e là si miri

quel che fanno le donne.

GIRASOLE

(Ascolto volentieri.)

IL CONTE

Quante, meco osservate,

quante caricature. Un gran cimiero

là torreggiando gira.

Si può veder di peggio?

Eppur ha intorno

numeroso corteggio... E chi è cagione

a quel garzon di tanta amara pena?

Eccola. È quella, che con

lungo strascico

lì ghigna, e si dimena.

GIRASOLE

(Qui rappresenta l'uom la stessa scena.)

IL CONTE

Quell'altra dal carminio

ha in prestito il colore:

eppure per quella langue quegli e more.

Gli uomini saran pazzi

amando cose tali;

ma le donne son sagge ed han ragione

di far ante pazzie,

se questi son i pregi

che le innalzano al soglio,

io qui son donna, ed imitar le voglio.

[N. 12 - Aria]

Per amor io sospirai:

ben lo sanno tante belle.

Vi lasciai quasi la pelle

or mi voglio vendicar.

Di regnar cessate omai

quei bei rai diventan occhi.

Gli occhi miei diventan rai

che far denno delirar.

Era appena a me permesso

di baciar a voi la mano:

con ragion nel modo istesso

io vi vo' contraccambiar.

(parte)

Scena dodicesima

La Marchesa sola.

Recitativo

Ah quale è il nostro stato!

Ah dove, o donne, il nostro merto è andato!

(parte)

Scena tredicesima

Giardino. In fondo appartamento del Conte con porta praticabile. Lateralmente loggia parimenti praticabile. A destra un cespuglio, a manca una fontana. Nel mezzo una statua. Da un lato in fondo rastrello dal quale s'esce dal giardino.
La Marchesa che esce dall'appartamento e due Damigelli che l'accompagnano fino alla porta. Poi l'Aiutanta.

LA MARCHESA

(ai damigelli che tornano indietro dopo averla accompagnata fino al rastrello)

Esco: non m'insultate

mi scaccian come fossi

un cicisbeo furtivo.

Dove son capitata! Il Conte solo

il mio stato infelice

potrebbe raddolcir. Ma par, ch'ei voglia

farmi sentir il peso

della sua noncuranza.

E più che ogni altra cosa

quell'aria sprezzatrice,

confesso, il mio destin rende infelice.

[N. 13 - Finale I]

Voi che invano notte, e giorno

sospiraste a me d'intorno,

qui venite, e vi vedrete

da' suoi scherni vendicar.

Se mai riedo al patrio suolo

io sarò con voi cortese

or che noto m'è qual duolo

è il vedersi disprezzar.

L'AIUTANTA

Pure alfin t'ho ritrovata.

LA MARCHESA

Cosa vuoi?

L'AIUTANTA

Tu sei soldata.

LA MARCHESA

Ma chi credi ch'io mi sia?

L'AIUTANTA

Vagabonde qui non soffronsi:

non far meco la restia.

O la guardia fo chiamar.

LA MARCHESA

Conte... Conte... Aiuto... Aiuto.

Deh, venite in mia difesa.

(verso gli appartamenti)

L'AIUTANTA

Presto andiam.

Scena quattordicesima

Dette e il Conte.

IL CONTE

Cos'è avvenuto?

LA MARCHESA

Far soldata mi si vuole.

L'AIUTANTA

Presto... Andiam... Meno parole.

IL CONTE

Lei soldata! Ma vi sembra

per ciò fatte quelle membra?

Trattar l'armi sa d'amore,

e ferimmi un tempo il core;

ma di Marte e di Bellona

fia seguace poco buona.

L'AIUTANTA

Eh! Buonissima, eccellente

il baston la renderà.

LA MARCHESA

Dunque aiuto spero invano

dunque andar mi converrà?

L'AIUTANTA

Questo è l'ordine sovrano

non sperar più libertà.

IL CONTE

L'accidente è così strano

che da ridere mi fa.

LA MARCHESA

Ah quel riso disumano

doppia pena, o dio! mi dà.

(la Marchesa e l'Aiutanta partono)

Scena quindicesima

Il Conte, poi la Colonnella.

IL CONTE

Mi divertì moltissimo

la sua disperazione.

Ma in grazia della mia

valevol protezione

fia posta in libertà.

Ma che? La bella armigera

non veggo qua venire?

Apre il rastrello... avanzasi...

Si finga di dormire

si vegga quel che fa.

LA COLONNELLA

Ardir s'avanzi il piede,

le audaci Amor seconda:

ma tranquillo in un dolce riposo

lì non dorme l'amato mio sole?

Quant'è caro!... Quant'egli è vezzoso!...

Sembra fatto per mano d'Amor.

IL CONTE

(Brutta strega...) Vezzosa guerriera...

(Vanne, scostati...) A me t'avvicina.

LA COLONNELLA

Di me sogna. La bella manina

piano piano gli voglio baciar.

IL CONTE

Chi risvegliami? Dove son io?

LA COLONNELLA

Zitto! Zitto! Bell'idolo mio.

IL CONTE

Sogno ancora! Vien qua, t'avvicina,

LA COLONNELLA

Caro, caro...

IL CONTE

Carina, carina...

LA COLONNELLA E IL CONTE

Quella morbida bella manina

mille volte ti vo' ribaciar.

Scena sedicesima

Detti e Amaranto dall'appartamento.

AMARANTO

Brava, bravissima

signora mia:

narrar io voglio

tutto a mia zia.

LA COLONNELLA

Deh vi scongiuro,

mio bel garzone,

non siate in collera

senza ragione.

AMARANTO

Ho visto tutto,

mi meraviglio.

IL CONTE

È così brutto

questo mio ciglio,

che sia stupore

s'io desto amore?

A ogni altro eguale

esser mi par.

AMARANTO

Oh in ver la nobile

vaga figura!

IL CONTE

In cosa fecemi

torto natura?

AMARANTO

Bello, bellissimo!

Che bel bocchino!

IL CONTE

Caro, carissimo!

Che bel nasino!

IL CONTE E AMARANTO

Quel vago ciglio

nessun invero

senza periglio

non può mirar.

LA COLONNELLA

Deh siate buoni,

vaghi garzoni

e l'ira in seno

fate cessar.

Scena diciassettesima

Detti e Girasole.

GIRASOLE

Correte, scappate,

che qui vostra zia

se n' vien sospettosa

per farvi la spia:

fuggite, o cercate

d'andarvi a celar.

(rientra nell'appartamento)

Scena diciottesima

La Colonnella, Amaranto, il Conte poi la Generala.

LA COLONNELLA, AMARANTO E IL CONTE

Se siamo veduti

siam tutti perduti.

Ma dove m'ascondo?

Ahimè mi confondo;

ahi! Dove in qual parte

mi posso appiattar.

(si nascondono tutti e tre. Amaranto dietro un arbore a destra, la Colonnella dietro un gran vaso. Il Conte si agguatta dietro un cespuglio, il quale sarà sì basso che non potrà nascondere una persona che stia in piedi)

LA GENERALA

Qui v'era un gran strepito,

e alcun non v'ha:

son corta di vista,

ma sorda non già.

Cerchiamo un po'... ah...

(scoprendo Amaranto)

AMARANTO

Ahimè!...

LA GENERALA

Qui che fate?

AMARANTO

(con timidezza)

Sto a prendere dell'aria.

LA GENERALA

Con chi parlavate?

AMARANTO

Parlava da me.

LA GENERALA

Da voi? Da voi solo?

Facendo più voci?

Davver mi consolo,

bravissimo, affé

LA COLONNELLA

Ahimè... se n' vien qui...

(lascia il vaso e si nasconde dietro il cespuglio)

LA GENERALA

Da voi? Ma chi è... Ih!

In questo giardino

qual bella mia sorte?...

LA COLONNELLA

Mi trasse il dovere

di farvi la corte.

LA GENERALA

Ma lì rannicchiata

perché in quella guisa?

LA COLONNELLA

Dall'ombra invitata

li stavami assisa.

LA GENERALA

Che siavi un sedile.

Lì dietro non so.

Veggiamolo un... oh!

(scoprendo il Conte)

Ah sfacciata, senza onore

qui nascosti che tramate?

Proverete il mio furore,

e il rigor che meritate.

Gente... schiave... son furente...

Gente... schiave... schiave... gente...

(sortono alcune schiave)

LA GENERALA

Vi consegno quei sfrontati,

sieno meco strascinati

per punirli come devesi

ora gli ordini vo a dar.

Voi, signora, poi cessate

la mia casa d'onorar.

(entra nell'appartamento)

Scena diciannovesima

La Colonnella, Amaranto, il Conte, e Schiave.

LA COLONNELLA, AMARANTO E IL CONTE

Qual sorpresa, ahimè, fatale!

Aver parmi la terzana!

Orsa par che uscì di tana

i suoi figli a vendicar.

Scena ventesima

Atrio nel ritiro de' Casti Colombi, con porta praticabile nel mezzo posta sopra vari gradini.
Il Conte ed Amaranto. Soldate all'intorno, che all'alzarsi della tenda s'avanzano alcuni passi, e tutte ad un tempo battono l'asta in terra.

IL CONTE

Dove siam... Che luogo è questo?

In qual parte ci conducono!

AMARANTO

Dei colombi riveribili

al soggiorno qui si va.

Scena ventunesima

Detti, la Colonnella, la Generala e Girasole.

LA COLONNELLA

Son qui gli sventurati

la lor pena in me si sente.

LA GENERALA

(Qui v'è ancor la Colonnella:

ho piacer che sia presente.)

LA COLONNELLA E GIRASOLE

Qui serrati non m'inganno

essi vanno a terminar.

IL CONTE

Ma chi veggo! Chi s'avanza?

AMARANTO

Chi ci viene a incolombar.

TUTTI

Nel silenzio del soggiorno,

nel dolor del caro bene,

freddo ho il sangue nelle vene.

Sento il core a palpitar.

(s'apre la porta, che sta dirimpetto, e vedono sortire i casti colombi, che accompagnano il gran sacerdote)

Scena ventiduesima

Detti, il Gran colombo e i Casti colombi.

LA GENERALA

Questi giovani impuri a te consacro

venerabil barbon, che sei custode

di questo luogo sacro;

tuffali entrambi tu nel tuo lavacro.

IL GRAN COLOMBO

Colombon, che qui presiedi

all'onor di queste mura,

Colombon, ora a' tuoi piedi

ci veniamo ad umiliar.

CORO DI CASTI COLOMBI

Colombon, che qui presiedi

all'onor di queste mura,

Colombon, ora a' tuoi piedi

ci veniamo ad umiliar.

(nel tempo che si canta questo coro vengono portati al gran sacerdote due candidi vestiti)

LA COLONNELLA E LA GENERALA

Questo canto sì devoto,

a dispetto del mio sdegno,

in me desta un certo moto,

che mi sforza a sospirar.

IL GRAN COLOMBO

(al Conte)

Il vestito che vi metto

ricevete con rispetto.

IL CONTE

Barbonaccio maledetto,

io due mesi dentro un letto

con due pugni ti fo star.

LA GENERALA

Temerario, irriverente...

IL CONTE

Mi credete far timore.

(comincia a tuonare)

AMARANTO E GIRASOLE

Zitto... Zitto... Qual rumore!...

LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

(alla Generala)

Non vi state ad agitar.

IL GRAN COLOMBO

Profanato è questo loco:

acqua il ciel minaccia e foco

qualche gran disavventura

sto tremando ad aspettar.

(si oscura la scena, lampeggia, e tuona)

AMARANTO E GIRASOLE

Qual orrenda notte oscura

all'intorno si diffonde!

LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Tremo, ahimè! Per la paura,

ed appena so parlar.

IL GRAN COLOMBO E CORO

Colombon al reo perdona

non volerci subissar.

Preparata sta la folgore,

tetro il ciel lampeggia, e tuona.

Già l'orecchio mi rintrona;

sento l'atrio vacillar.

IL CONTE

Questo è un nembo naturale

come venne, non temete

senza farci verun male

lo vedrete ancor passar.

(il Conte ed Amaranto, accompagnati dai casti colombi, si incamminano verso la porta di mezzo; gli altri sortono confusamente dalle parti laterali)

Atto secondo
Scena prima

Piazzetta dell'Arsenale. In un angolo in fondo fucina dove si lavorano armi d'ogni genere. Nel mezzo ponte levatoio con Sentinelle di qua e di là. Nella piazza monti di grosse palle di ferro, cannoni, bombe, etc.
La Generala e coro di Fabbre, parte lavorando nella fucina, parte fuori della porta.

[N. 14 - Coro]

CORO

Sull'incudine sonora

fabbrichiam di guerra i fulmini,

e la man che li lavora

serva il regno ad ampliar.

Scena seconda

Dette e Girasole.

Recitativo

GIRASOLE

Dal ritiro, eccellenza,

de' colombi qui vengo, ed un biglietto

reco dell'europeo.

LA GENERALA

Più non mi curo

di saper s'egli vive.

GIRASOLE

Dunque indietro.

LA GENERALA

No, udiam quello che scrive.

GIRASOLE

(La poverina è cotta.)

LA GENERALA

(legge)

«L'europea reclutata

all'armi non avvezza,

per esser rilasciata

a me si volse al suo dolore in preda,

ond'io presso di voi grazia interceda.

So che vi sembro infido»...

Sembro? Sembro? Sfacciato!

«Sdegnata vi conosco; eppur per lei

ardisco di pregarvi; e a un tempo stesso

io vi avverto mia gioia»...

Mia gioia!... Temerario!

«Io vi avverto, mia gioia,

che il ritiro m'annoia.»

Ti annoierà per molto.

GIRASOLE

Qual risposta, eccellenza?

LA GENERALA

Dagli quella che vedi.

(lacera il foglio)

GIRASOLE

Or son sicuro

che la grazia richiesta

non gli sarà negata.

LA GENERALA

Perché?

GIRASOLE

Perché con lui troppo è sdegnata.

Scena terza

Dette, poi la Colonnella.

LA GENERALA

M'indovina costui. Debil io sono

contro l'armi d'Amor. La chiesta grazia

gli accorderò? Che giova far contrasti?

Già sento che non ho valor che basti.

Caporala, sia libera

la giovane straniera.

Spento è il mio sdegno, e son per lui qual era.

(la Caporala parte)

LA COLONNELLA

La passata tempesta a queste sponde

sospinse ignote vele. Il Comandante

a terra pose il piede

da molti cinto, e di parlarvi ei chiede.

LA GENERALA

Nella sala d'udienza...

Ma no nell'arsenale ove noi siamo.

Venga questo introdotto

navigator altero.

Scena quarta

Dette e il Comandante dal ponte accompagnato da vari Ufficiali s'avanza al suono d'una marcia.

IL COMANDANTE

Ringrazio la mia stella

che in questi mari ignoti

trasse il nostro naviglio. Io non avrei

veduto senza quella

cose sì belle e tanto

scoperto alto valor nel vostro sesso.

LA COLONNELLA

Nel qui vedervi noi diciam lo stesso.

LA GENERALA

Qual ragion ci procura

il piacer di vedervi in queste mura?

IL COMANDANTE

Furo due miei miei compagni

da voi raccolti, o presi.

Vi piaccia comandar che a noi sian resi.

LA COLONNELLA

Essi sono sua preda.

E i suoi diritti offende,

se alla vostra domanda ella li rende.

LA GENERALA

Risponde bene, e tale

è il sentimento mio.

(alla Colonnella)

Ma ne' miei fatti so risponder io.

IL COMANDANTE

Alla forza dell'armi

dunque li renderete.

LA GENERALA

Mirate questo loco,

che da lunge il terror sparge e diffonde,

che sprezziam le minacce ei vi risponde.

[N. 15 - Quartetto]

IL COMANDANTE

Voi nemico mi volete?

Me ne vo dunque di qua.

Ma a momenti scorgerete

bombardata la città.

LA GENERALA, LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Osservate, rimirate

la risposta è scritta là.

(accennando le bombe e i cannoni)

IL COMANDANTE

La richiesta ingiusta preda

a' miei preghi si conceda

resistenza non mi fate:

non facciamo ostilità.

LA GENERALA, LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Osservate, rimirate

la risposta è scritta là.

(accennando alle bombe e ai cannoni)

IL COMANDANTE

Paventate...

La richiesta ingiusta preda

a' miei preghi si conceda

resistenza non mi fate:

non facciamo ostilità.

LA GENERALA, LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Ah, ah, ah.

IL COMANDANTE

Mi beffate.

LA GENERALA, LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Ah, ah, ah.

IL COMANDANTE

Giuro a Marte! Quelle risa

diverranno amari pianti.

Tutta in foco in pochi istanti

scorgerete la città.

(le fabbre battono l'incudine come nell'introduzione dell'atto)

LA GENERALA, LA COLONNELLA E L'AIUTANTA

Quante volano faville

da quel ferro ardente, e rosso

tante in campo a mille a mille

quell'acciar volar ne fa.

(il Comandante parte col suo séguito)

Scena quinta

Dette.

Recitativo

LA COLONNELLA

Or il maggior periglio

sta sopra queste mura; e forse adesso

qui potrà più che altrove

la mia spada giovar.

LA GENERALA

Qui basto io sola.

Doman farete vela. A me la fronte

circondi pur la vostra Durlindana

di nuovi allori, ma da me lontana.

Quel giovane, signora,

ve 'l dico in chiari accenti

non è pane che sia pei vostri denti.

(parte)

Scena sesta

L'aiutanta sola.

Se avessi da scommettere,

io per la Colonnella

scommetterei. Nell'amoroso impero

vidi sempre finora,

che, trovando d'amor benigno orecchio,

il giovane la fa tener al vecchio.

[N. 16 - Aria]

Cosa giova l'aver spirito

e maniere buone e belle?

Quando sono in grinza pelle

sono vane qualità.

Se fra mezzo ai capei neri

se ne veggono d'argento,

mesto allor, e malcontento

perde Amor l'ilarità.

Cosa giova l'aver spirito

e maniere buone e belle?

Ma se l'occhio è vivo e bello,

il capello riccio e biondo,

ride Amor d'umor giocondo,

e ogni dono allor ci dà.

Cosa giova l'aver spirito

e maniere buone e belle?

Scena settima

Camera della Generala con disegni di fortificazioni. Modelli di bombe, eccetera. Sopra un tavolino fiasco di vino e lumi.
La Generala fuma con alcune Ufficiale.

Recitativo

LA GENERALA

No, non avranno a dir que' barbutelli

di avvicinarsi a queste nostre mura.

E lor difesa sia la lor paura.

(le ufficiale partono)

Scena ottava

Detta che fuma e beve e l'Aiutanta.

L'AIUTANTA

In questo istante dal ritiro giunti

i due giovani son.

LA GENERALA

Alle sue stanze

sia condotto Amaranto.

Passi a me lo straniero.

(l'Aiutanta parte)

Viva il mio bene.

(beve)

D'amoroso foco

tutta in volto mi tingo.

Scena nona

Detta colla pipa alla bocca e col bicchiere in mano e il Conte.

IL CONTE

(Oh che quadro fiammingo!)

LA GENERALA

Venite: vinse Amore.

Della mia debolezza io mi vergogno,

ma vi perdono, e abbraccio.

IL CONTE

(Adesso io sogno!)

LA GENERALA

Di mia bontà sorpreso

voi restate sospeso.

Via, quel che stato è stato;

sedete mio carino.

IL CONTE

Siedo come vi piace.

LA GENERALA

Alla vostra salute!

(beve)

Al sommo grado di piacere attingo.

(bevendo, e fumando)

IL CONTE

(Oh che quadro fiammingo!)

LA GENERALA

Con pompa questa sera celebrate

saran le nostre nozze. Oh quanto mai

sì bell'istante agogno

mio caro piccioncino.

(accarezzandolo)

IL CONTE

(Oh certo io sogno!)

LA GENERALA

Saran miei quegli occhietti;

sarà mio quel visino.

(vuol toccargli la faccia: il Conte si allontana)

IL CONTE

Non siamo sposi ancor. (Oh me meschino!)

LA GENERALA

Mi parete un po' mesto.

IL CONTE

Alla catena

penso del matrimonio.

Egli schiavi ci fa.

LA GENERALA

Noi tali siamo.

E vostra schiava io sono già dacché v'amo.

Questo core... che sento!

[N. 17 - Serenata]

S'odono degli strumenti nel giardino.

Quai suoni son questi?

Forse la Colonnella? Ora l'aggiusto.

(parte)

IL CONTE

Cosa pensa di fare?

Corriamo alla finestra

questo senza alcun fallo

è della Colonnella

un omaggio a' miei vezzi.

Ma qual rumor!

LA GENERALA

(dal giardino)

Indegne,

fuggite invano.

IL CONTE

La voce

della befana. Fuggono gl'istrumenti;

(guarda di nuovo per la fessura della finestra)

e la vecchia l'insegue.

Non molto fortunata

è la mia cicisbea

nell'amorose imprese.

Scena decima

Il Conte, la Colonnella.

LA COLONNELLA

Mio sol!...

IL CONTE

Che veggo!...

LA COLONNELLA

Astuta Amor mi rese.

Feci girar più maschere con suoni

sotto questi balconi,

onde la Generala,

come accade, sdegnata

per inseguirle uscisse fuor di casa,

e fosse a me permesso

un sol momento vagheggiarvi appresso.

[N. 18 - Duetto]

IL CONTE

Il più felice istante

della mia vita è questo.

LA COLONNELLA

Pace quest'alma amante

lunge da voi non ha.

IL CONTE

Quel ciglio è sì vezzoso.

LA COLONNELLA

Quel labbro corallino

rubato m'ha il riposo,

e delirar mi fa.

LA COLONNELLA

Ahimè! La Generala.

IL CONTE

In questo gabinetto

entrate presto presto

e poi lasciate a me cura del resto.

(la nasconde nel gabinetto)

Scena undicesima

Il Conte, la Generala.

LA GENERALA

Fuggite son le perfide

son certa che fra loro

la mia rivale istessa...

IL CONTE

Se sulla Colonnella

cade il vostro sospetto,

per certo non errate.

In fretta in fretta

io la vidi fuggir. Ardimentosa!

A me una serenata!

Ad un giovine onesto, a un vostro sposo!

Non la so più soffrir. Se voi mi amate

punirete l'audace.

LA GENERALA

Questo sdegno, ben mio, quanto mi piace!

Non tenete, l'ardita

sarà da me punita.

[N. 19 - Duetto]

Alle nozze questa sera

noi vogliamo star allegri;

colla cara mia mogliera

fra vin bianchi, e vini negri

vuò nel conto far intendere

la mia rara abilità.

Due canzoni ho di bel conio

fatte sopra il matrimonio;

ve le voglio far sentire.

Sposa cara, state a udire.

Questa sera dirò quella,

che più bella vi parrà.

LA GENERALA

Sì cantate. (Che sembiante!)

IL CONTE

(Sono in pena per l'amante.)

Ascoltate, e quegli occhietti,

ritenete attenti qua.

Se una moglie vecchia e scaltra...

LA GENERALA

Non mi piace; sentiam l'altra.

IL CONTE

La seconda meglio andrà.

Canarino in gabbia chiuso,

finché ha il gatto a sé vicino

in un picciol cantoncino

chiotto chiotto se ne sta.

Ma se al fine il gatto altrove

gli occhi, e i passi alquanto muove,

esce presto, presto fuora,

e ritorna in libertà.

(batte il piede, la Colonnella a suo tempo esce e fugge)

LA GENERALA

Caro! Caro! Un canarino

così ben cantar non sa.

Ma veruna analogia

non ha ciò col matrimonio.

IL CONTE

Anzi molta, vita mia:

ma se voi non la trovate,

nella terza vi sarà.

Di gioia e di contento

mi brilla in seno il core.

Deh segui, o dolce Amore

due cori a consolar.

LA GENERALA E IL CONTE

Oh questa sì l'intendo,

e voglio, o mio bel sole,

sol questa a tutte l'ore

anch'io con voi cantar.

Di gioia e di contento

mi brilla in seno il core,

deh segui, o dolce Amore,

due cori a consolar.

(il Conte parte)

Scena dodicesima

Giardino. In fondo appartamento del Conte. Da un lato logge con griglie che si possono alzare, dall'altro rastrello.
Amaranto sulla loggia, indi la Marchesa dal rastrello cantando e lavorando.

Recitativo

LA MARCHESA

I gran preparativi

per le nozze del Conte!

Ridicolo è del pari

il suo destino, e il mio.

Condannato ei si vede

d'una vecchia agli amplessi. Io non ritrovo

chi un'occhiata mia dia. Senz'un amante

passerò dunque i giorni? I primi passi

qui far deve la donna.

Io la prima? Risolversi bisogna

a far quel che fan le altre.

AMARANTO

Colei, che qui s'aggira

è certo l'europea.

LA MARCHESA

Se non m'inganno

là della Generala

siede il nipote al fresco,

s'incominci. Veggiam, se ci riesco.

Bel garzon.

AMARANTO

Che volete?

LA MARCHESA

Dirvi che per voi peno.

AMARANTO

Così parlano tutte.

LA MARCHESA

Una cosa importante

confidarvi vorrei.

AMARANTO

Favellate.

LA MARCHESA

Potrebbe alcun sentire;

discendete un momento.

AMARANTO

Io non vorrei che aveste

qualche mala intenzione.

LA MARCHESA

Il vostro sdegno

mi punisca se rea

sarò di troppo ardire.

AMARANTO

Ebben mi fido. (Udiam quel che vuol dire.)

(discende)

LA MARCHESA

Ambo infelici

per diversa ragione

in quest'isola siam.

AMARANTO

Misero certo

poss'io chiamarmi.

LA MARCHESA

Amor, entrambi, o caro

se mi corrispondete

può renderne felici.

AMARANTO

Come?

LA MARCHESA

Da questo lido

sta non lunge ancorato

un naviglio europeo. Fu de' suoi doni

nella mia patria meco

liberal la fortuna, e voi mio sposo

di me signor sarete, e de' miei beni

se fuggir meco osate.

AMARANTO

Che mai mi proponete!

LA MARCHESA

Io vi propongo una vita felice.

Ardir.

AMARANTO

E come mai

come fuggir di qua?

LA MARCHESA

La Generala

le mura e la fortezza

recossi a visitar. Questo momento

scelse la Colonnella

per rapir l'Europeo che della fuga

mi fece confidenza. Il loro esempio

da noi si segua. In fondo al gran viale

v'attendo fra brev'ora.

AMARANTO

Di sicurezza un segno

bramo da voi...

LA MARCHESA

Vi do la mano in pegno.

(parte Amaranto)

[N. 20 - Aria]

Quando più irato freme

quando minaccia il mar,

stragi funeste,

tornar d'amica speme

può un raggio a balenar

tra le tempeste.

Scena tredicesima

Bagni diroccati fra le rovine de' quali si vede il mare. Notte, e luna. Due barche in fondo e varie Barcaiuole che cantano il seguente coro; poi la Colonnella, il Conte, indi Amaranto e la Marchesa, tutti frettolosamente.

[N. 21 - Barcarola e quintetto]

CORO DI MARINARE

Tranquilla e placida,

all'aria bruna,

chiama la luna,

l'onde a solcar.

LA COLONNELLA

Al mar si vada

lo schiffo attende

quella è la strada

che guida al mar.

IL CONTE

Al mio romanzo

mancava il fatto,

che di me un ratto

s'avesse a far.

AMARANTO

Sì, sì ad amore

già tutto cede,

no indietro il piede

non so tirar.

LA MARCHESA

Nel mio romanzo

mancava il fatto

che da me un ratto

s'avesse a far.

Al mar si vada

lo schiffo attende

quella è la strada

che guida al mar.

LA COLONNELLA, LA MARCHESA, IL CONTE E AMARANTO

Amor, che in sen m'infondi

sì vivo, e dolce ardor,

la fuga mia secondi,

Amor, il tuo favor.

Scena quattordicesima

Detti, la Generala e Soldate.

LA GENERALA

Non vi seconda Amore,

vi do la mia parola;

la mia presenza sola

di ciò vi può accertar.

LA COLONNELLA

Pria di tormi il caro oggetto

tormi il core si dée dal petto.

(snuda la spada)

LA GENERALA

Sì di Lete, se volete

vi fo l'onde valicar.

(snuda parimenti la spada)

IL CONTE

La infilzasse!

Insieme

AMARANTO

Io tremo tutto

LA MARCHESA

Io tremo tutta.

LA GENERALA

Para questa.

LA COLONNELLA

Para questa.

AMARANTO E LA MARCHESA

L'una o l'altra morta resta.

Io mi sento, oh dio, mancar.

LA GENERALA

Para adesso questa botta.

LA COLONNELLA

Ah la spada mi si è rotta.

LA GENERALA

Siete vinta.

LA COLONNELLA

Son perduta.

IL CONTE

Suo mi vuole la mia stella:

non vi è mezzo di scappar.

LA COLONNELLA

Crudo fato! Sorte fella!

Che mi tocca a sopportar!

LA GENERALA

(All'audace Colonnella

il proceder vo' insegnar.)

LA COLONNELLA, LA MARCHESA, IL CONTE E AMARANTO

Trema, sbuffa, s'arrovella

presso è il fulmine a scoppiar.

Recitativo

LA GENERALA

Di quel castigo degni,

scellerati, non siete.

Sia di nuovo Amaranto

ricondotto al ritiro: eterna chiuda

carcere l'europea. La Colonnella

in remota fortezza

i suoi giorni finisca.

(al Conte)

E voi qual pena

non meritate?

IL CONTE

(A terminar per certo

io vado in colombaia.)

LA GENERALA

Apparecchiato è il tempio

al solenne imeneo, e infido ingrato

con isdegno amoroso ma caricato

di fuggir macchinate?

IL CONTE

(Mi guarda con dolcezza.)

LA GENERALA

Con voi tutto il rigore

usar dovrei, ma me lo vieta Amore.

LA COLONNELLA

(Tutta di sdegno avvampo.)

LA GENERALA

Al tempio andiam.

IL CONTE

(Per me non v'è più scampo.)

LA GENERALA

Voi non movete il passo?

IL CONTE

Ah s'egli è vero,

ch'io vi sia caro, ai rei

perdono si conceda.

LA GENERALA

La vostra protezione

accresce l'ira mia.

IL CONTE

Se amate il vostro sposo

deh questa non si nieghi a' preghi suoi

grazia, che vi domanda.

(S'intenerisce già la brutta strega.)

LA GENERALA

Basta, vincesti: mira

quanto ingrato! T'adoro.

(alle soldate)

Abbian tutti perdono.

IL CONTE

(Il condannato io resto.)

LA GENERALA

Però la Colonnella

fra le guardie rimanga,

e sol libera sia

al punto di far vela.

(quattro soldate circondano la Colonnella)

LA COLONNELLA

(Tutta di sdegno avvampo.)

LA GENERALA

Al tempio andiam.

IL CONTE

(Per me non v'è più scampo.)

(la Generala e il Conte partono, come pure Amaranto e la Marchesa)

Scena quindicesima

La Colonnella sola.

[N. 22 - Recitativo e aria]

Addio speranze: è forza

ceder al fato. Oh stelle! In un momento

dal ciel caddi agli abissi. Argentea luna

di segreti amorosi

segretaria fedele,

or tu dolente invece

di soavi d'amor sospiri

udrai la labbro mio

flebili accenti: ah dunque

senza più riveder l'amato oggetto

dovrò quindi partir? Potessi oh dio!

potessi dargli almen l'ultimo addio.

Aura che intorno spiri

a lui che solo adoro,

deh porta i miei sospiri

di' che per lui mi moro,

che senta almen pietà.

Ah che rabbia il cor mi lima;

che dispetto! Che tormento!

Quella brutta vecchia grima

tanto ben possederà?

Da mille smanie

sono agitata.

Non so risolvermi;

son disperata.

Voi cari amanti,

che amor provate,

voi consigliatemi

per carità.

(parte)

Scena sedicesima

L'Aiutanta con Soldate e Girasole, indi la Marchesa.

Recitativo

L'AIUTANTA

Avanzate divise in doppia fila.

(le soldate si dispongono parte a destra, parte a sinistra del tempio)

GIRASOLE

Impaziente attendo

lo sposo, per vedere il suo vestito.

LA MARCHESA

Son di veder curiosa

le grazie della sposa.

GIRASOLE

Quanto ancor tarderanno

gli sposi a comparir?

L'AIUTANTA

Tosto verranno.

[N. 23 - Finale II]

GIRASOLE

Udir parmi di lontano

lieti suoni d'allegria.

L'AIUTANTA

È lo sposo già per via

e a momenti qui verrà.

GIRASOLE

Questo strepito giulivo

s'è già fatto assai vicino.

LA MARCHESA

L'avventura del Contino

è graziosa in verità.

L'AIUTANTA

Ecco avanza con gran pompa

può ben dirsi fortunato.

LA MARCHESA

Egli viene accompagnato

dalla cara sua metà.

Scena diciassettesima

Detti, la Generala e il Conte vestito con abito tutto adorno di ghirlande di fiori, con lungo strascico, che sarà sostenuto da una Paggia, Amaranto, Damigelli, Popolo femminino, che resta indietro; poi il Gran colombo, e i Bianchi colombi.

IL GRAN COLOMBO

Conservator del mondo,

dolce imeneo risveglia

il foco tuo fecondo

prolifica la fa.

CORO

Conservator del mondo

dolce imeneo risveglia

il foco tuo fecondo

prolifica la fa.

(s'odono più colpi di cannone, grida e pianti)

LA GENERALA

Ma qual rumor io sento

di bombe e di cannoni

quei grida di spavento!

che cosa mai sarà.

CORO

Quei grida di spavento

che cosa mai sarà?

Scena diciottesima

La Colonnella disarmata e detti.

LA COLONNELLA

Dagli europei

siam bombardate.

Volo a respingerli

se no 'l vietate.

Qualor vi sembri

questo un pretesto,

torno in arresto:

eccomi qua.

LA GENERALA

Sì, di combatterli

io vi permetto.

(Avrà una palla

forse nel petto.)

IL CONTE E LA MARCHESA

(Saremo liberi

forse fra poco.)

L'AIUTANTA

Sempre più cresce

l'orror e il foco.

LA GENERALA

Alle sue stanze

voi lo guidate.

(ai damigelli)

Deh caro sposo,

non paventate;

che tutto in bene

terminerà.

(il Conte parte coi damigelli)

LA MARCHESA

Con lui vo' mettermi

in libertà.

(lo segue)

Scena diciannovesima

La Generala, la Colonnella, Amaranto, l'Aiutanta, il Gran Colombo, il popolo femminino e soldate.

LA COLONNELLA, LA GENERALA E L'AIUTANTA

All'armi, all'armi corrasi,

diam prove di valor.

Il foco, che ci lanciano,

spegniam nel sangue lor.

CORO DI SOLDATE

Il foco che ci lanciano

spegniam nel sangue lor.

(la Colonnella, la Generala, l'Aiutanta e tutte le soldate partono)

Scena ventesima

Amaranto e Damigelli.

CORO

Occhio immortal, che vedi

dal ciel sì grande orror.

Lunge da queste sedi

scaccia l'ostil furor.

(mentre si canta questo coro devoto di lontano si sentirà di quando in quando suono di tamburi e tiri di cannone)

Scena ventunesima

Spiaggia di mare. Notte. Da un lato mura merlate con porta chiusa della città. In qualche eminenza, dalla quale si scende sulla spiaggia. Dall'altro lato boschetto, che confina col mare. Le mura sono guarnite di Soldate, e di cannoni, che fanno foco. Sul mare navi che bombardano la città.
Soldati sulle navi, poi la Colonnella, la Generala, l'Aiutanta, indi il Comandante.

Insieme

CORO DI SOLDATE

(sulle mura)

La fiamma vorace

le navi distrugga,

nessuna non fugga,

non s'abbia pietà.

CORO DI SOLDATI

(sulle navi)

La fiamma vorace

le mura distrugga,

nessuno non fugga,

non s'abbia pietà.

(si farà foco dalle navi e dalle mura con qualche interruzione fino all'armistizio. La porta della città si apre ed escono la Colonnella e la Generala. L'Aiutanta con una truppa che resta alla porta)

LA GENERALA

In agguato in quel boschetto

v'è una squadra d'europei.

Di attaccarli vi commetto,

e inseguirli fino al mar.

LA COLONNELLA

Ubbidisco...

L'AIUTANTA

Qui s'avanzano.

LA GENERALA

Non si lascino appressar.

IL COMANDANTE

(con una schiera d'europei resta fra le piante del boschetto)

Vantaggioso è questo loco.

LA COLONNELLA

(alle soldate, che discendono)

Discendete.

IL COMANDANTE

(ai suoi)

Qui restate.

LA COLONNELLA, LA GENERALA E IL COMANDANTE

Sul nemico facciam foco,

che ci viene ad attaccar.

(mentre le due truppe si dispongono in ordine di battaglia si ode di nuovo il coro)

Insieme

CORO DI SOLDATE

(sulle mura)

La fiamma vorace

le navi distrugga,

nessuna non fugga,

non s'abbia pietà.

CORO DI SOLDATI

(sulle navi)

La fiamma vorace

le mura distrugga,

nessuno non fugga,

non s'abbia pietà.

Scena ventiduesima

Detti, il Conte e la Marchesa che corrono e si mettono fra le due armate.

IL CONTE E LA MARCHESA

Fermate, fermate!

LA COLONNELLA

Che miro!

LA GENERALA

Dove andate?

IL CONTE E LA MARCHESA

Noi siam la cagione

di questo scompiglio

ed ogni questione

vogliam terminar.

IL COMANDANTE

Udiam che propone.

LA GENERALA

Ebben esponete.

(ai cenni del Comandante e della Colonnella le soldate coi soliti movimenti militari porgono il fucile in spalla)

IL CONTE

Voi trarci in Europa,

voi qui ci volete.

Lasciateci liberi

d'andar, di restar.

LA GENERALA

Il patto è un po' duro.

IL CONTE

(alla Generala)

Qui resto ve 'l giuro.

IL COMANDANTE

Io sono contento

LA GENERALA

Anch'io vi acconsento.

LA COLONNELLA

(Cogli occhi mi dice

che debbo sperar.)

IL COMANDANTE

Ebbene di pace

le trombe dian segno.

LA GENERALA

In festa si cambi

di Marte lo sdegno.

LA COLONNELLA

(Cogli occhi mi dice

che debbo sperar.)

Due araldi di pace si avanzano nel mezzo e suonano le trombe in segno di pace. A quel suono in segno d'allegrezza, s'illuminano le navi, i merli dei bastioni e il luogo ove sono le due armate. Gli Europei lo fanno in un modo che somigli all'illuminazione delle navi e le Soldate dal loro lato in maniera che si accordi all'illuminazione delle merlature.

GLI ATTORI

Pace pace, che ci chiama

alla pace il nostro cor.

E se guerra pur vi brama

solo guerra sia d'amor.

(vicino e lontano al lieto suono di tamburo di trombe, di piatti etc.)

CORO

Pace pace, che ci chiama

alla pace il nostro cor.

E se guerra pur vi brama

solo guerra sia d'amor.

IL COMANDANTE

(al Conte e alla Marchesa)

Liberi or siete

piacciavi dire

se star volete,

ovver partire.

LA MARCHESA

Partir io bramo

da queste arene.

LA GENERALA

Andate dove

più si conviene

(sol del mio bene

mi preme il cor.)

Scena ventitreesima

Detti e Amaranto dalla porta della città coperto da un lungo velo seguito da Girasole.

AMARANTO

(gittandosi ai piedi della Generala)

Pietà, signora

del mio martoro.

LA GENERALA

Chi mai qui veggio!

LA MARCHESA

(Il mio tesoro!)

GIRASOLE

(Veder desio

quel che produce

l'Amor che ardito

qui lo conduce.)

AMARANTO

Pietà signora.

LA GENERALA

Parla in buon'ora.

AMARANTO

O sia castigo,

o grazia sia,

a me in isposa

colei si dia,

che con un ratto

macchiò il mio onor.

LA MARCHESA

Nella mia patria

ho grandi entrate.

Lo sposo subito

se me lo date.

IL CONTE

(alla Generala)

Andar lasciatelo

dove desidera.

LA GENERALA

Voi rimanete?

IL CONTE

Sì, non temete.

LA GENERALA

Va', seco sposati

porta, galluzzo,

lontano il puzzo

del disonor.

(Amaranto passa ove sono gli Europei)

AMARANTO E LA MARCHESA

Appieno rendimi

felice Amor.

LA COLONNELLA

(Cogli occhi dicemi

ch'io speri ognor.)

IL COMANDANTE

(additando il Conte)

Adesso sentasi

dai labbri suoi,

se partir vuole

o star con voi.

IL CONTE

Son poi ben arbitro

del mio voler.

IL COMANDANTE E LA GENERALA

Perché volete

di ciò temer?

IL CONTE

Senza tema or fo palese

che di qua lontan non vo

e a colei che il cor m'accese

con la mano il core io do.

(qual rimane la Generala, quando vede che invece di porgere la destra a lei, si rivolge verso la Colonnella)

LA GENERALA

Come! Come!

LA COLONNELLA E IL CONTE

Oh mio contento!

L'AIUTANTA E IL CONTE

(L'ha burlata.)

LA GENERALA

Come! Come!

IL COMANDANTE

Rammentate il giuramento

quel che vuol di sé può far.

LA GENERALA

Oh che testa di giumento!

Mi ho lasciato corbellar!

Insieme

LA COLONNELLA E LA MARCHESA

Caro sposo in questo amplesso

qual piacer m'inonda il core

tutti i mali dell'amore

basta ei solo a compensar.

IL CONTE E AMARANTO

Cara sposa in questo amplesso

qual piacer m'inonda il core

tutti i mali dell'amore

basta ei solo a compensar.

LA GENERALA

(Osservate come è lieta

quella zucca senza sale!

Saria meco Generale

ed un'altra vuol sposar!)

IL COMANDANTE E GIRASOLE

Nel vederlo sì contento

il veleno se la rode.

Poverina! E il suo tormento

si vergogna di mostrar.

(vicino e lontano a suono di trombe, di timpani, di piatti etc.)

CORO

Marte applaude al nume arciero,

questi pur è un dio guerriero;

e gli onori militari

merta l'un dell'altro al par.

Fine del libretto.

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