IL MONDO DELLA LUNA
Dramma giocoso.
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Libretto di Carlo GOLDONI.
Musica di Franz Joseph HAYDN.
Prima esecuzione: 3 agosto 1777, Esterháza.
Personaggi:
ECCLITICO finto astrologo |
tenore |
ERNESTO cavaliere |
baritono |
BUONAFEDE |
basso |
CLARICE figlia di Buonafede |
soprano |
FLAMINIA altra figlia di Buonafede |
soprano |
LISETTA cameriera di Buonafede |
mezzosoprano |
CECCO servitore di Ernesto |
tenore |
4 Scolari di Ecclitico (baritoni), 4 Cavalieri (baritoni), Paggi, Servi, Ballerini,
Soldati nel mondo finto della luna.
[Sinfonia]
Notte con luna e cielo stellato. Terrazzo sopra la casa di Ecclitico con torre nel mezzo, o sia specula, ed un gran canocchiale su due cavalletti. Quattro fanali che illuminano il terrazzo.
Ecclitico e quattro scolari.
[N. 1a - Coro]
ECCLITICO E QUATTRO SCOLARI
O Luna lucente,
di Febo sorella,
che candida e bella
risplendi lassù,
deh, fa' che i nostri occhi
s'accostino ai tuoi,
e scopriti a noi
che cosa sei tu.
Recitativo
ECCLITICO
Basta, basta, discepoli,
alla triforme dèa le voci giunsero;
esauditi sarete in breve termine.
Su via, tosto sugli omeri
prendete l'arcimassimo
mio canocchial novissimo
drizzatel su la specula,
perpendicolarmente in ver l'ecclitica.
Vuò veder se avvicinasi
de' due pianeti il sinodo,
idest, quando la luna al sol congiungesi,
che dal mondo volgare eclissi appellasi.
Andate, andate subito,
pria che Cinzia ritorni al suo decubito.
[N. 1b - Coro]
QUATTRO SCOLARI
Prendiamo, fratelli,
il gran telescopio,
o sia microscopio,
o sia canocchial.
Vedrem della luna
se il tondo sereno
sia un mondo ripieno
di gente mortal.
(prendono il canocchiale, e lo portano alla specula, vedendosi spuntar fuori dalla sommità della medesima)
Recitativo
ECCLITICO
Oh le gran belle cose
che a intendere si danno
a quei che poco sanno per natura!
Oh che gran bel mestier ch'è l'impostura!
Chi finge di saper accrescer l'oro,
chi cavar un tesoro,
chi dispensa segreti,
e chi parla dei pianeti,
chi vende mercanzia
di falsa ipocrisia;
chi finge nome, titolo e figura:
oh che gran bel mestier ch'è l'impostura!
Io fo la parte mia
con finta astrologia,
ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
che un bravo cacciator trova i merlotti.
Eccone uno: ecco quel buon cervello
del signor Buonafede.
Da lui che tutto crede,
con una macchinetta,
inventata dal mio sottile ingegno,
far un colpo galante ora m'impegno.
Buonafede e detto.
Recitativo
BUONAFEDE
Si puol entrar?
ECCLITICO
Sì, venga, mi fa grazia.
BUONAFEDE
Servo, signor Ecclitico;
in che cosa si sta lei divertendo?
ECCLITICO
Nella speculazion di varie stelle.
Stav'or considerando
l'analogia che unisce
alle fisse l'erranti,
al capo di Medusa il Can celeste,
al cuore del Leon la Spiga d'oro,
ed all'Orsa maggior l'occhio del Toro.
BUONAFEDE
Oh bellissime cose!
Anch'io d'astrologia son dilettante;
ma quel che mi dà pena
è il non saper trovar dottrina alcuna
che mai sappia spiegar cos'è la luna.
ECCLITICO
La luna è un corpo diafano
che dai raggi del sol è illuminato;
ma in quel bel corpo luminoso e tondo,
che credete vi sia? V'è un altro mondo.
BUONAFEDE
Oh che cosa mi dite?
Colà v'è un altro mondo?
Ma cosa son quei segni
che si vedon nel corpo della luna?
So che un giorno mia nonna,
la qual non era sciocca,
mi disse ch'ella avea gli occhi e la bocca.
ECCLITICO
Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
son del mondo lunar colline e monti.
Non già monti sassosi,
come da noi veggiam, ma son formati
d'una tenue materia,
la qual s'arrende e cede
alla pression del piede;
indi s'alza bel bello e non si spacca,
onde l'uomo cammina e non si stracca.
BUONAFEDE
Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
come siete arrivato
a scoprir cosa tale?
ECCLITICO
Ho fatto un canocchiale
che arriva a penetrar cotanto in dentro
che veder fa la superficie e il centro.
Individua non solo
i regni e le provincie,
ma le case, le piazze e le persone.
Col mio canocchialone
posso veder lassù, per mio diletto,
spogliar le donne quando vanno a letto.
BUONAFEDE
Oh bellissima cosa!
Ma dite, non potrei,
caro Ecclitico mio,
col vostro canocchial veder anch'io?
ECCLITICO
Perché no? Benché io sia
solo inventor della mirabil arte,
voglio che ancora voi ne siate a parte.
BUONAFEDE
Obbligato vi sono, e vi sarò.
Vederete per voi cosa farò.
ECCLITICO
Nella specula entrate;
nel canocchial mirate.
Cose belle vedrete,
cose rare, per cui voi stupirete.
BUONAFEDE
Vado, e provar io voglio,
se con quel canocchial sì lungo e tondo
alla luna poss'io vedere il fondo.
Ma chi son quei signori,
che dove io deggio entrar, vengono fuori?
ECCLITICO
Sono scolari miei,
amanti della luna come lei.
Gli Scolari escono dalla specula, e s'inchinano a Buonafede.
[N. 2 - Coro]
BUONAFEDE
Servitor obbligato.
QUATTRO SCOLARI
Felice e fortunato
chi è amico della luna;
per voi sì gran fortuna
il ciel riserberà.
BUONAFEDE
Il cielo mi conceda
sì gran felicità.
QUATTRO SCOLARI
La vostra bella mente,
che più d'ogni altra sa,
la luna facilmente
conoscere potrà.
(partono)
BUONAFEDE
Il cielo mi conceda
sì gran felicità.
(entra nella specula)
ECCLITICO
(Farò che tutto creda
la sua semplicità.)
Recitativo
ECCLITICO
Olà, Claudio, Pasquino...
(entrano due servi)
La macchina movete,
fate ch'ella s'appressi al canocchiale;
onde mirando in quella
il signor Buonafede
movere le figure ad una ad una,
creda mirar nel mondo della luna.
(partono i servi)
Quanti sciocchi mortali
con falsi canocchiali
credono di veder la verità,
e non sanno scoprir le falsità.
Quanti van scrutinando
quello che gli altri fanno,
e sé stessi conoscere non sanno.
Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una macchina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure.
[N. 3a - Intermezzo I]
Recitativo
ECCLITICO
Il signor Buonafede
ora di veder si crede
le lunatiche donne sol lassù,
e le lunatiche sono ancor quaggiù.
(Buonafede esce dalla specula ridendo)
BUONAFEDE
Ho veduto! ho veduto!
ECCLITICO
E cosa mai?
BUONAFEDE
Ho veduto una cosa bella assai.
[N. 3b - Cavatina]
Ho veduto una ragazza
far carezze ad un vecchietto.
Oh che gusto, oh che diletto,
che quel vecchio proverà!
Oh che mondo benedetto,
oh che gran felicità!
(torna nella specula)
Recitativo
ECCLITICO
Se una ragazza fa carezze a un vecchio,
non la sprona l'amor, ma l'interesse:
lo vezzeggia, lo adora,
ma che crepi il meschin non vede l'ora.
[N. 3c - Intermezzo II]
Recitativo
BUONAFEDE
(esce dalla specula)
Ho veduto! ho veduto!
ECCLITICO
E che, signore?
BUONAFEDE
Una cosa per cui rido di cuore.
[N. 3d - Cavatina]
Ho veduto un buon marito
bastonar la propria moglie
per correggere il prorito
d'una certa infedeltà.
Oh che mondo ben compito,
oh che gusto, che mi dà!
(torna nella specula)
Recitativo
ECCLITICO
Volesse il ciel che quanto
fintamente ha mirato
fosse nel nostro mondo praticato.
Se gli uomini di garbo
alle cattive mogli
desser di bastonate un precipizio,
avrebbero le donne più giudizio.
[N. 3e - Intermezzo III]
Recitativo
BUONAFEDE
(torna uscir dalla specula)
Oh questa assai mi piace!
ECCLITICO
Che vuol dire?
BUONAFEDE
Ho veduto il contrario
da quello che fra noi si suol usare,
da un uomo e da una donna praticare.
[N. 3f - Cavatina]
Ho veduto dall'amante
per il naso esser menata
certa donna innamorata
che chiedeva invan pietà!
Oh che usanza prelibata!
Oh si usasse ancora qua!
Recitativo
ECCLITICO
E qui ancora si useria,
se gli uomini non patisser la pazzia.
BUONAFEDE
Caro signor Ecclitico,
ho veduto gran cose;
e per farvi veder che son contento,
questa borsa tenete.
ECCLITICO
Oh, meraviglio!
BUONAFEDE
Eh prendetela, via, che io così vuò.
ECCLITICO
Se volete così, la prenderò.
BUONAFEDE
Diman ritornerò.
ECCLITICO
Siete padrone.
BUONAFEDE
Certo quel canocchiale è assai ben fatto.
Tutto, tutto si vede. Ho un gusto matto.
[N. 4 - Aria]
La ragazza col vecchione:
uh carina, bel piacere!
Il marito col bastone:
bravo, bravo, oh bel vedere!
Una donna per il naso:
che bel colpo, che bel caso!
Oh che mondo benedetto!
Oh che gran felicità!
Che piacere, che diletto,
oh che gusto che mi dà!
(parte)
Ecclitico, poi Ernesto e Cecco.
Recitativo
ECCLITICO
Io la caccia non fo alle sue monete;
ma vorrei, se potessi,
la sua figlia Clarice,
custodita con tanta gelosia,
torla dalle sue mani e farla mia.
ERNESTO
ECCLITICO
Servo, signor Ernesto.
ERNESTO
ECCLITICO
Sei pazzo, e tal morrai.
ERNESTO
ECCLITICO
Amico ed amicone
della mia strepitosa professione.
Egli ha una bella figlia.
ERNESTO
CECCO
Anzi rassembra a me
che co' la cameriera n'abbia tre.
ERNESTO
ECCLITICO
Ed io Clarice adoro.
CECCO
Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
ERNESTO
ECCLITICO
Spera di maritar le proprie figlie
con principi d'altezza.
CECCO
E così spera
un conte maritar la cameriera.
ECCLITICO
Corrisponde Flaminia all'amor vostro?
ERNESTO
CECCO
La mia Lisetta
per le bellezze mie par impazzita.
ECCLITICO
E Clarice è di me pur invaghita.
Ditemi, vogliam noi
rapirle a questo pazzo?
ERNESTO
ECCLITICO
Secondatemi dunque, e non temete.
CECCO
Un ottimo mezzan so che voi siete.
ECCLITICO
Di denar come state?
ERNESTO
CECCO
Io sacrificherò tutto il salario.
ECCLITICO
Andiamo; ho un macchinista
che prodigi sa far. Con il mio ingegno
oggi di far m'impegno
che il signor Buonafede, o sia baggiano,
le tre donne ci dia co' la sua mano.
CECCO
Oh bravo!
ERNESTO
ECCLITICO
Tutto saprete.
Preparate monete;
preparate di far quel che dirò,
e la parola mia vi manterrò.
[N. 5 - Aria]
Un poco di denaro
e un poco di giudizio
vi vuol per quel servizio:
voi m'intendete già.
Contento voi sarete,
ma prima riflettete
che il stolido e l'avaro
mai nulla ottenirà.
(parte)
Ernesto e Cecco.
Recitativo
CECCO
Costui dovrebbe al certo
esser ricco sfondato.
ERNESTO
CECCO
Perché a far il mezzano
egli non ha difficoltade alcuna;
ed è questo un mestier che fa fortuna.
ERNESTO
CECCO
Ho inteso, ho inteso. Ei brama
render contenti i desideri suoi,
e vuol far il piacer pagar a noi.
ERNESTO
CECCO
Per cent'anni, padron, non parlo più.
ERNESTO
[N. 6 - Aria]
Cecco solo.
Recitativo
Qualche volta il padron mi fa da ridere.
Ei segue il mondo stolido:
cambia alle cose il termine,
e il nome cambia benespesso agli uomini.
Per esempio, a un ipocrita
si dice uom divotissimo,
all'avaro si dice un bravo economo,
e generoso vien chiamato il prodigo.
Così appella talun bella la femmina,
perché sul volto suo la biacca semina.
[N. 7 - Aria]
Mi fanno ridere
quelli che credono
che quel che vedono
sia verità.
Non sanno i semplici
che tutti fingono:
che il vero tingono
di falsità.
(mutazione di scena)
Camera in casa di Buonafede con loggia aperta, tavolino con lumi e sedie.
Clarice e Flaminia.
Recitativo
CLARICE
Eh venite, germana:
andiam su quella loggia
a goder della notte il bel sereno.
FLAMINIA
Se il genitor austero
ci ritrova colà, misere noi!
CLARICE
Che badi a' fatti suoi.
Ci vuol tener rinchiuse
e dall'aria difese,
come fossimo noi tele di ragno.
FLAMINIA
Finché noi siam soggette
al nostro genitor, convien soffrire.
CLARICE
Ma io, per vero dire,
stanca di questa soggezion noiosa,
non veggo l'ora d'essere la sposa.
FLAMINIA
E quando sarem spose,
avrem di soggezion finiti i guai?
Anzi sarem soggette più che mai.
CLARICE
Eh sorella, i mariti
non son più tanto austeri:
aman la libertade al par di noi,
ed abbada ciascuno ai fatti suoi.
FLAMINIA
Felici noi, se ci toccasse in sorte
un marito alla moda. Ah sventurate,
se un geloso ci tocca!
CLARICE
In pochi giorni,
o ch'io lo guarirei,
o che al mondo di là lo manderei.
FLAMINIA
Vorreste forse avvelenarlo?
CLARICE
Oibò!
Ma il segreto io so,
con cui questi gelosi
dalle donne si fan morir rabbiosi.
FLAMINIA
Se l'accordasse il padre,
spererei con Ernesto esser felice.
CLARICE
Lo spererei anch'io
con Ecclitico mio.
FLAMINIA
Quell'Ecclitico vostro
è un uom ch'altro non pensa
che a contemplar or l'una, or l'altra stella.
CLARICE
Questo è quello, sorella,
che in lui mi piace di più.
Finché ei pensa alla luna, ovvero al sole,
la sua moglie farà quello che vuole.
FLAMINIA
Ma il genitor io temo
non vorrà soddisfarci.
CLARICE
Evvi in tal caso
un ottimo espediente:
maritarci da noi senza dir niente.
FLAMINIA
Ciò so che non convien a onesta figlia,
ma se amor mi consiglia,
e il padre a me si oppone,
io temo che all'amor ceda ragione.
[N. 8 - Aria]
Ragion nell'alma siede
regina dei pensieri,
ma si disarma e cede
se la combatte amor.
E amor, se occupa il trono,
di re si fa tiranno,
e sia tributo o dono,
vuol tutto il nostro cor.
(parte)
Clarice, poi Buonafede.
Recitativo
BUONAFEDE
Brava, signora figlia!
V'ho detto tante volte
che non uscite dalla vostra stanza.
CLARICE
Ed io tant'altre volte
mi sono dichiarata
che non posso soffrir di star serrata.
BUONAFEDE
Eh ben, bene, fraschetta,
so io quel che farò.
CLARICE
Sì, castigatemi;
cacciatemi di casa e maritatemi.
BUONAFEDE
Se io ti maritassi,
non castigherei te, ma tuo marito.
Né castigo maggior dargli potrei,
quanto una donna pazza qual tu sei.
CLARICE
Io pazza? V'ingannate.
Pazza sarei qualora
mi lasciassi un po' troppo intimorire,
e avessi per rispetto a intisichire.
[N. 9 - Aria]
Son fanciulla da marito,
e lo voglio, già il sapete;
e se voi non me 'l darete,
da me stessa il prenderò.
Ritrovatemi un partito
che sia proprio al genio mio;
o lasciate, farò io:
se lo cerco, il troverò.
(parte)
Buonafede, poi Lisetta.
Recitativo
BUONAFEDE
Se mandarla potessi
nel mondo della luna, avrei speranza
castigata veder la sua baldanza.
LISETTA
Serva, signor padrone.
BUONAFEDE
Addio, Lisetta.
LISETTA
Vuol cenare?
BUONAFEDE
È anco presto, aspetta un poco.
LISETTA
Ho posta già la panatella al foco.
BUONAFEDE
Brava, brava. Lisetta, oh se sapessi
le belle cose che ho vedute!
LISETTA
E cosa
ha veduto di bello?
BUONAFEDE
Ho avuto la fortuna
di mirar dentro al tondo della luna.
LISETTA
(Ecco la sua pazzia!)
BUONAFEDE
Senti, può darsi...
sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
se tu mi sei fedel, se non ricusi
di darmi un po' d'aiuto,
ch'io ti faccia veder quel che ho veduto.
LISETTA
Sapete pur ch'io sono
vostra serva fedele, e se mi lice,
vostra tenera amante.
(Invaghita però sol del contante.)
BUONAFEDE
Quand'è così, mia cara,
della ventura mia ti voglio a parte.
Vedrai d'un uomo l'arte
quanto può, quanto vale;
le prodezze vedrai d'un canocchiale.
LISETTA
Vorrei che un canocchial si desse al mondo
con cui vedeste il fondo
del mio povero core, che sol per voi
arde d'amore e fede.
(Egli è pazzo davver se me lo crede.)
BUONAFEDE
Per rimirar là dentro
in quel tuo cor sincero,
serve di canocchial il mio pensiero.
Vedo che tu mi vuoi bene,
vedo che tu sei mia.
LISETTA
(Ma non vede che questa è una pazzia.)
BUONAFEDE
Doman ti vuò menar dal bravo astrologo;
vedrai quel che si pratica lassù
dalle donne da ben come sei tu.
[N. 10 - Aria]
LISETTA
Una donna come me
non vi fu, né vi sarà;
io son tutt'amor e fé,
io son tutta carità.
Domandate a chi lo sa.
«Sì, ch'è vero», ognun dirà.
Io, malizia in sen non ho:
sono stata ognor così.
Poche volte dico no;
quando posso dico sì.
Ma lo dico, già si sa,
salva sempre l'onestà.
(parte)
Buonafede, poi Ecclitico.
[N. 11a - Recitativo]
BUONAFEDE
È poi la mia Lisetta
una buona ragazza.
Non è di quelle serve impertinenti
che, quando hanno le grazie del padrone,
vogliono in casa far le braghessone.
ECCLITICO
(di dentro)
Ehi, signor Buonafede,
si puol entrar?
BUONAFEDE
Oh capperi, chi è qui?
Venite, signor, sì;
cos'è 'sta novità?
Qualche cosa di grande vi sarà.
ECCLITICO
Compatite s'io vengo
in quest'ora importuna a disturbarvi:
un segno d'amicizia io vengo a darvi.
BUONAFEDE
Oh! che buona ventura a me vi guida?
ECCLITICO
V'è nessun che ci ascolti?
BUONAFEDE
No, siam soli.
Parlate pur con libertà.
ECCLITICO
Voi siete
l'unico galantuom ch'io stimo ed amo:
onde vi vengo a usar per puro affetto
un atto d'amicizia e di rispetto.
BUONAFEDE
Obbligato vi son. Ma che intendete
voler dire con ciò?
ECCLITICO
Vengo da voi
per sempre a licenziarmi.
BUONAFEDE
O dèi! per sempre?
Ditemi, cosa fu?
ECCLITICO
Amico addio! Non ci vedrem mai più.
BUONAFEDE
Voi mi fate morir. Ma perché mai?
ECCLITICO
Tutto confido a voi. Sappiate, amico,
che il grande imperatore
del bel mondo lunar con lui mi vuole.
Io fra pochi momenti
sarò insensibilmente
trasportato lassù per mio destino,
e sarò della luna cittadino.
BUONAFEDE
Come! È vero? Oh gran caso! Oh me infelice,
se resto senza voi! Ma in qual maniera
la voce di lassù poté arrivare?
ECCLITICO
Là nel mondo lunare
un astrologo v'è, come son io,
che ha fatto un canocchial simile al mio.
Congiunti nella cima i canocchiali,
e levato il cristallo, o sia la lente,
facilissimamente
sento quel che si dice nell'altro mondo,
e col metodo stesso anch'io rispondo.
BUONAFEDE
Oh prodigio! Oh prodigio! Ed in che modo
sperate andar tant'alto?
Dalla terra alla luna vi è un gran salto.
ECCLITICO
Tutto vuò confidarvi.
Dal canocchiale istesso
il grande imperatore
mi ha fatto schizzettar certo licore
che quando il beverò,
leggermente alla luna io volerò.
BUONAFEDE
Amico, ah, se voleste,
aiutar mi potreste.
ECCLITICO
E come mai?
BUONAFEDE
Schizzettatemi un po' di quel licore
che v'ha mandato il vostro imperatore.
ECCLITICO
(Eccolo nella rete.)
BUONAFEDE
E poi anch'io
verrò lassù con voi.
ECCLITICO
Ma non vorrei
che se n'avesse a mal sua maestà.
BUONAFEDE
È un signor di buon cor; non parlerà.
ECCLITICO
Orsù, mi siete amico;
vi voglio soddisfar. Quest'è il licore.
Giacché non v'è nessuno,
vuò che ce lo beviam metà per uno.
BUONAFEDE
E poi come faremo?
ECCLITICO
E poi ci sentiremo
sottilizzar le membra in forma tale
che andremo insù come se avessim l'ale.
BUONAFEDE
Beverei, ma non so...
Sono fra il sì ed il no...
ECCLITICO
Compiacervi credevo;
se pentito già siete, io solo bevo.
(finge di bere)
BUONAFEDE
Non lo bevete tutto,
per carità.
ECCLITICO
Tenetemi, che ormai
mi sembra di volare. Oh me felice!
Oh singolar fortuna!
Or or sarò nel mondo della luna.
(straluna gli occhi)
BUONAFEDE
Cos'avete negli occhi?
Parete ispiritato.
ECCLITICO
Dallo spirto lunar son invasato.
Addio. Vado.
BUONAFEDE
Fermate.
Voglio venir anch'io.
ECCLITICO
Ecco: tenete
il resto del licor dunque, e bevete.
BUONAFEDE
Ma le figliuole mie? Ma la mia serva?
ECCLITICO
Quando sarete là,
grazia per esse ancor s'impetrerà.
Vado, vado.
BUONAFEDE
Son qui, bevo; aspettate.
(beve)
ECCLITICO
(Bevi, buon pro ti faccia.
Io bevuto non ho. Fra pochi istanti
dal sonnifero oppresso e addormentato,
crederà nella luna esser portato.)
BUONAFEDE
Ecco bevuto ho anch'io.
Mondo, mondaccio rio,
per sempre t'abbandono.
Uomo sopralunar fatto già sono.
Ohimè! sento un gran foco.
ECCLITICO
Soffrite: a poco a poco,
tramutar sentirete
tutte le vostre membra, e goderete.
BUONAFEDE
Par che mi venga sonno.
ECCLITICO
Ecco l'effetto
che fa il licor perfetto.
BUONAFEDE
Non posso star in piedi.
ECCLITICO
Accomodatevi.
(lo fa sedere)
State pronto a salire, e consolatevi.
BUONAFEDE
Mi sembra di volar.
ECCLITICO
Lo credo anch'io.
BUONAFEDE
Caro Ecclitico mio,
ditemi dove sono. In terra, o in aria?
ECCLITICO
Vi andate a poco a poco sollevando.
BUONAFEDE
Mi vo sottilizzando.
Ma come uscir potrem... da questa stanza?
ECCLITICO
Abbiamo in vicinanza un ampio finestrone.
BUONAFEDE
Vado, vado senz'altro.
ECCLITICO
(Oh che babbione!)
Ecclitico e Buonafede. Poi Clarice e Lisetta.
[N. 11b - Finale I]
BUONAFEDE
Vado, vado; volo, volo...
ECCLITICO
Bravo, bravo, mi consolo.
BUONAFEDE
Dove siete?
ECCLITICO
Volo anch'io.
ECCLITICO E BUONAFEDE
Addio mondo, mondo addio!
(escono Clarice e Lisetta)
CLARICE
Caro padre, cosa c'è?
LISETTA
Padron mio, che cos'è?
BUONAFEDE
Vado, vado; volo, volo.
CLARICE E LISETTA
Dove, dove?
ECCLITICO
(Oh che fortuna!)
BUONAFEDE
Vo nel mondo della luna.
CLARICE E LISETTA
Muore, muore, ohimè che muore!
BUONAFEDE
Oh che gusto, oh che diletto!
ECCLITICO
(Viva, viva, oh che fortuna!)
CLARICE E LISETTA
Muore, muore.
BUONAFEDE
Cara luna,
vengo, vengo, vengo a te.
(s'addormenta)
CLARICE E LISETTA
Muore, muore. Presto, presto!
Qualche spirto troverò.
Presto, presto tornerò.
(partono)
ECCLITICO
Il buon sonnifero
gli offusca il cerebro.
Portar dagli uomini
via lo farò.
Fabrizio, Prospero...
(vengono due servi)
...su via, prendetelo,
e là portatelo
nel mio giardin.
(portano via Buonafede)
Le donne tornano
e si disperano,
perché già credono
morto il meschin.
(tornano Clarice e Lisetta)
CLARICE
Povero padre, ahi che morì!
LISETTA
Ahi, che di vivere tosto finì!
ECCLITICO
No, non piangete, non è così.
CLARICE E LISETTA
Ahi, che di vivere tosto finì!
Ahi che tormento, ahi che morì!
ECCLITICO
«Lascio a Clarice sei mille scudi
se di sposarsi risolverà.»
CLARICE
Era mortale, questo si sa.
ECCLITICO
«Lascio a Lisetta cento ducati
quando il marito ritroverà.»
LISETTA
Era assai vecchio, questo si sa.
ECCLITICO
Povero vecchio, più no 'l vedrete!
CLARICE E LISETTA
Ahi, che tormento che voi mi date!
ECCLITICO
Pronta è la dote, se la volete.
CLARICE E LISETTA
Mi fate ridere, mi consolate.
CLARICE, LISETTA E ECCLITICO
Viva chi vive.
Chi è morto, è morto.
Dolce conforto
la dote sarà.
[N. 12 - Sinfonia]
Giardino delizioso in casa di Ecclitico, raffigurato nel mondo della luna, ove si rappresentano alcune stravaganze ordinate dall'astrologo per deludere Buonafede.
Buonafede che dorme sopra un letto di fiori. Ecclitico travestito con abito capriccioso. Ernesto ne' suoi abiti.
Recitativo
ECCLITICO
Ecco qui Buonafede
nel mondo della luna. Egli ancor dorme;
e quando sia destato,
esser non crederà nel mio giardino,
ma nel mondo lunare,
fra le delizie peregrine e rare.
ERNESTO
ECCLITICO
Il tutto sanno
e a ogni nostro disegno aderiranno.
Lisetta nulla sa, ma non importa;
con un'altra invenzione
farò ch'ella si creda
nel mondo della luna trasportata.
Ella è da Cecco amata,
e Cecco la desìa;
e acciocch'egli aderisca alle mie voglie,
gli ho promesso che lei sarà sua moglie.
ERNESTO
ECCLITICO
E mia sarà Clarice.
Oggi ciascun di noi sarà felice.
Le macchine son pronte;
son pronti i giochi, i suoni, i balli e i canti,
cose che pareran prodigi o incanti.
ERNESTO
Ecclitico e Buonafede che dorme.
ECCLITICO
Buonafede ancor dorme:
tempo è di risvegliarlo.
Con questo sal volatile,
sciogliendo i spirti che fissati ha l'oppio,
in sé ritornerà.
(gli pone un vasetto sotto le narici)
BUONAFEDE
Flaminia...
ECCLITICO
Ei chiama
la figliuola fra il sonno e la vigilia.
BUONAFEDE
Ehi! Clarice... Lisetta...
ECCLITICO
Ora si va svegliando.
BUONAFEDE
Eh! dove sono?
(si alza bel bello)
ECCLITICO
Amico...
BUONAFEDE
Olà, chi siete?
ECCLITICO
Che? non mi conoscete?
Non ravvisate Ecclitico?
BUONAFEDE
Voi quello?
ECCLITICO
Sì, quel son io.
BUONAFEDE
Ma dove,
dove, amico, siam noi?
ECCLITICO
Dove la sorte tutti i beni aduna,
nel bellissimo mondo della luna.
BUONAFEDE
Ehi! mi burlate?
ECCLITICO
E non ve n'accorgete
dello splendor che fa più bello il giorno?
Dell'aria salutar che spira intorno?
BUONAFEDE
È vero. Oh che bel giorno!
Oh che aria dolcissima e soave!
ECCLITICO
Mirate a' vostri piedi
dal bel terren fecondo
nascer le rose e i gigli.
(si vedono spuntare i fiori)
BUONAFEDE
Oh che bel mondo!
ECCLITICO
Udite il dolce canto
degli augelli canori.
(s'odono a cantare i rossignoli)
BUONAFEDE
Oh che bel contento!
Son fuor di me, non so dove mi sia.
ECCLITICO
Udite l'armonia
che esce dagli arboscelli,
agitati da dolci venticelli.
[N. 13 - Balletto]
(odesi un concertino principiato da violini ed oboi in orchestra, colle risposte de' corni da caccia e fagotti dentro la scena)
Recitativo
BUONAFEDE
Oh che ninfe gentili! Oh che fortuna!
Oh benedetto il mondo della luna!
Ma sa l'imperatore,
ch'io qui son arrivato?
ECCLITICO
È di tutto informato.
BUONAFEDE
Andiamlo a ritrovare.
ECCLITICO
Non è permesso
con quell'abito andar innanzi a lui,
s'egli non ve ne manda uno de' sui.
Ma ecco i cavalieri
con i paggi e i staffieri. Il gran monarca
vi manda da vestir.
BUONAFEDE
Oh che bel mondo!
Quattro Cavalieri con Paggi e Staffieri, che portano abiti da travestire Buonafede, e detti. Intanto che i Cavalieri cantano il coro, i Paggi levano le sue vesti a Buonafede, e lo vestono con gli abiti capricciosi da loro portati.
[N. 15 - Coro]
QUATTRO CAVALIERI
Uomo felice,
cui goder lice
di questo mondo
l'alta beltà.
L'imperatore,
per farvi onore,
prove vi manda
di sua bontà
ECCLITICO E BUONAFEDE
Il ciel lo guardi
sempre d'affanni;
viva mill'anni
con sanità.
QUATTRO CAVALIERI
Or che vestito
siete, e pulito,
andar potrete
da sua maestà.
TUTTI
Il ciel lo guardi
sempre d'affanni;
viva mill'anni
con sanità.
(partono i cavalieri, paggi e staffieri)
Recitativo
BUONAFEDE
Come avrò a contenermi?
Quante gran riverenze avrò da fare?
ECCLITICO
Il nostro gran monarca
non vuol adulatori. Egli è un signore
ch'è tagliato alla buona, e di buon core.
BUONAFEDE
Andiam. Non vedo l'ora di vederlo.
Ma quanto in anticamera
aspettar ci farà?
ECCLITICO
Qui in anticamera
sospirar non si sente, o bestemmiare.
Ognuno puol entrare,
ognuno puol andar dal suo sovrano,
e può baciargli il piè, nonché la mano.
Ma restate, ch'io
andrò ad avvisarlo;
egli ha tanta bontà,
che per farvi piacer qui venirà.
BUONAFEDE
E la mia cameriera, e le mie figlie,
non verranno con noi?
ECCLITICO
Sì, sì, verranno poi;
anzi le nostre donne
han jus particolare a questo impero,
perché va co' la luna il lor pensiero.
[N. 16 - Aria]
Voi lo sapete
come son fatte:
ora vezzose,
tutte amorose;
ora ostinate,
fiere arrabbiate.
Che? Non è vero?
Sono lunatiche,
oh signor sì.
Mutan figura,
mutan pensiere;
son per natura
poco sincere.
Certo, credetemi,
che l'è così.
(parte)
Buonafede solo.
Recitativo
Parmi che dica il vero; anzi Lisetta
ora è meco amorosa, or sdegnosetta.
Ma, s'ella qui verrà,
forse si cangerà. Ben mi ricordo
del bellissimo caso
della donna menata per il naso.
Si vede in fondo della scena un carro trionfale, tirato da quattro Uomini bizzarramente vestiti, con sopra il carro Cecco, vestito da imperatore, e a' piedi del medesimo Ernesto, vestito all'eroica, con una stella in fronte.
[N. 17 - Marcia]
Buonafede osserva con meraviglia. A suono di marcia si avanza il carro, e giunto alla metà della scena, lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scendere Cecco con affettata sottomissione.
Recitativo
BUONAFEDE
Umilmente m'inchino
a vostra maestà.
CECCO
Chi siete voi,
che indirizza i suoi saluti
alla maestà nostra, e non a noi?
BUONAFEDE
Perdoni; io fo all'usanza
del mondo sublunar dove son nato.
CECCO
Sì, sì, son informato
che là nel vostro mondo
trionfa l'albagìa,
né di titoli mai v'è carestia.
BUONAFEDE
Dice ben... ma che vedo!
Quivi il signor Ernesto?
ERNESTO
BUONAFEDE
Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto
certo rassomigliate.
ERNESTO
BUONAFEDE
Grazie a vostra bontà del paragone;
ma io per dirla a lei, non son buffone.
CECCO
Eppur nel vostro mondo
chi sa far il buffone è fortunato.
BUONAFEDE
(Capperi! Egli è informato.)
CECCO
Or che vi pare?
Vi piace il nostro mondo?
BUONAFEDE
In fede mia,
a chi un mondo sì bel non piaceria?
Ma per esser contento,
una grazia, signor, ancor vi chiedo.
CECCO
Chiedete pur, che tutto io vi concedo.
BUONAFEDE
Ho due figlie e una serva,
vorrei...
CECCO
V'ho già capito,
le vorreste con voi.
Andrà, per consolarle,
una stella cometa ad invitarle.
BUONAFEDE
Ma le stelle comete
portan cattivo augurio.
CECCO
Oh, gente pazza
del mondo sublunar! Poiché le stelle
conoscer pretendete,
e voi stessi laggiù non conoscete.
BUONAFEDE
Ha ragion, ha ragion, non so che dire.
CECCO
Io le farò venire,
ma però con un patto,
che vuò senza recarvi pregiudizio,
la vostra cameriera al mio servizio.
BUONAFEDE
Ma signor...
CECCO
Già lo so
che siete innamorato
in quei begli occhi suoi,
ma questa volta la vogliam per noi.
BUONAFEDE
Dunque lei l'ha veduta?
CECCO
Signor sì.
Una macchina abbiamo,
da cui spesso vediamo
quel che si fa laggiù nel basso mondo;
e il piacer più giocondo
che aver possano i nostri occhi lunari,
è il mirar le pazzie dei vostri pari.
[N. 18 - Aria]
Un avaro suda e pena,
e poi crepa, e se ne va.
Un superbo, senza cena
vuol rispetto, e pan non ha.
Un geloso è tormentato,
un corrente è criticato.
Quasi tutti al vostro mondo
siete pazzi in verità.
Chi sospira per amore,
chi delira per furore,
chi sta bene e vuol star male,
chi ha gran fumo e poco sale;
al rovescio tutto va.
Siete pazzi in verità.
(sale sul suo carro, e parte col séguito)
Buonafede e Ernesto.
Recitativo
ERNESTO
BUONAFEDE
Signor sì.
ERNESTO
BUONAFEDE
Son ragazze,
e non ho ancora lor dato marito,
perché non ho trovato un buon partito.
ERNESTO
BUONAFEDE
Vossignoria favella
come appunto parlar deve una stella.
ERNESTO
BUONAFEDE
Me se svien una donna,
come la soccorrete?
ERNESTO
BUONAFEDE
Questo, per vero dire,
è un vero elisire!
ERNESTO
[N. 19 - Aria]
Buonafede solo, e varie persone di dentro che forman l'eco.
Recitativo
BUONAFEDE
Io resto stupefatto:
questo è un mondo assai bello, assai ben fatto.
Cantan sì ben gli augelli;
suonano gli arboscelli;
ognun balla, ognun gode;
ognun vive giocondo.
Oh che mondo felice! Oh che bel mondo!
Me lo voglio goder. Vuò andar girando
per questa ch'esser credo
la principal città.
Non so s'abbia d'andar di là, o di qua.
(interno: l'Eco risponde da varie parti)
ECO
Di qua, di qua, di qua.
BUONAFEDE
Oh questa sì, ch'è bella!
Ognuno a sé mi appella,
e mi sento a chiamar di qua e di là.
ECO
Di là, di là, di là.
BUONAFEDE
E siam sempre da capo.
Vorrei venire e non vorrei venire:
sono fra il sì ed il no.
ECO
No, no, no, no, no, no.
BUONAFEDE
No di qua, no di là.
Dunque resterò qui
sempre fermo così.
ECO
Sì, sì, sì, sì, sì, sì.
BUONAFEDE
Ah! ah! V'ho conosciuto,
signor Eco garbato.
Oh che piacer giocondo!
Oh che spasso, oh che spasso! Oh che bel mondo!
[N. 20 - Aria]
Che mondo amabile,
che impareggiabile
felicità!
Gli alberi suonano,
gl'augelli cantano,
le ninfe ballano,
gli echi rispondono.
Tutto è godibile,
tutto è beltà.
Che mondo amabile,
che impareggiabile
felicità!
(parte)
Ecclitico e Lisetta condotta da due, cogli occhi bendati.
Recitativo
LISETTA
Dove mi conducete?
Siete sbirri, sicari, o ladri siete?
ECCLITICO
Levategli la benda,
or che la fortunata
a questo mondo è già arrivata.
(gli levano la benda)
LISETTA
Ohimè, respiro un poco!
ECCLITICO
Bella ragazza, io gioco
che dove adesso siate
voi non v'immaginate.
LISETTA
E che volete,
caro signor Ecclitico, ch'io sappia?
Dormivo ancor nel letto,
allorché son venuti
quei marioli cornuti:
m'hanno bendati gli occhi,
m'hanno condotta via,
e adesso non so dir dove mi sia.
ECCLITICO
Lisetta, avete avuta la fortuna
d'esser passata al mondo della luna.
LISETTA
Ah, ah, mi fate ridere;
non sono una bambina
da credere a siffatte scioccherie.
ECCLITICO
Delle parole mie
voi la prova vedrete
quando sposa sarete
del nostro imperatore,
che pe 'l vostro bel viso arde d'amore.
LISETTA
La favola va lunga.
Il padrone dov'è?
ECCLITICO
Morto si finse,
ma nel mondo lunare egli è passato,
e anch'io dopo di lui son arrivato.
LISETTA
Caro signor lunatico,
non mi fate adirar. Per qual cagione,
ditemi, uscir di casa mi faceste?
ECCLITICO
Di casa uscir credeste;
ma dal balcon passata,
foste qui da una nuvola portata.
LISETTA
Orsù, tali pazzie soffrir non voglio;
vuò saper dove tende quest'imbroglio.
ECCLITICO
Ecco il vostro padrone:
domandatelo a lui, che lo saprà.
Io vado a ritrovare sua maestà.
(parte)
Lisetta, poi Buonafede.
Recitativo
LISETTA
Quello è il padrone? È lui.
Non capisco la sua caricatura.
Oh che moda graziosa! Oh che figura!
BUONAFEDE
Lisetta, oh benvenuta.
Tu ancor sei qui con noi?
Fortunata davver chiamarti puoi.
LISETTA
Ma dove siam?
BUONAFEDE
Nel mondo della luna.
LISETTA
Mi volete ingannar?
BUONAFEDE
No, te lo giuro:
questo è il mondo lunar, te l'assicuro
LISETTA
Adunque sarà vero
che una nuvola qui m'avrà portata.
BUONAFEDE
Sei stata fortunata.
Perch'io ti porto amore,
sei venuta a goder sì grand'onore
LISETTA
Ma qui che far dovrò?
BUONAFEDE
Quello che devi far, t'insegnerò.
Tu devi voler bene al tuo padrone.
LISETTA
E non altro?
BUONAFEDE
Tu devi
fargli qualche carezza!
LISETTA
Lo sapete, signor, non sono avvezza.
BUONAFEDE
Credi forse che qui
si faccian le carezze
co' la malizia che si fan da noi?
Qui ognuno si vuol ben con innocenza,
e sbandita è quassù la maldicenza.
LISETTA
Oh, se fossi così, saria pur bello
questo mondo lunar!
BUONAFEDE
Credilo, è tale.
LISETTA
Questo mi pace assai.
BUONAFEDE
Vien qua, Lisetta,
dammi la tua manina.
LISETTA
Oh signor no!
BUONAFEDE
Perché?
LISETTA
Perché non so
se nel vostro operar vi sia tristizia.
BUONAFEDE
Eh! qui tutto si fa senza malizia.
LISETTA
Quand'è così, prendete.
BUONAFEDE
Oh cara mano!
(la stringe)
LISETTA
Piano, signore, piano!
Voi me l'avete stretta sì furioso,
che mi parete alquanto malizioso.
BUONAFEDE
Io sono innocentino,
credi, Lisetta mia, come un bambino.
LISETTA
(Che caro bambinello!
Egli è tanto innocente quanto è bello.)
BUONAFEDE
Che dite? Ch'io son bello?
LISETTA
Signor sì.
BUONAFEDE
Quando lo dite voi, sarà così.
LISETTA
(È pazzo più che mai.)
BUONAFEDE
Via, Lisettina,
datemi un abbraccino...
LISETTA
Oh questo no.
BUONAFEDE
Senza malizia già vi abbraccerò.
LISETTA
Quando fosse così...
BUONAFEDE
Così sarà.
LISETTA
Non mi fido.
BUONAFEDE
Pietà.
LISETTA
Se pietà mi chiedete,
malizioso voi siete.
BUONAFEDE
Ah, malizia non ho.
LISETTA
Ma cos'è quel sospiro?
BUONAFEDE
Io non lo so.
[N. 21 – Duetto]
Non aver di me sospetto,
malizioso io non ho il core.
LISETTA
Vi conosco, bel furbetto,
malizioso è il vostro amore.
BUONAFEDE
Non è ver.
LISETTA
Non me ne fido.
BUONAFEDE
Son pupillo.
LISETTA
Io me ne rido.
BUONAFEDE
Via carina ~ una manina.
LISETTA
No, non voglio.
BUONAFEDE
Oh crudeltà!
Come fo alla mia cagnina,
le carezze io ti farò.
LISETTA
Ed io qual da gattina,
le carezze accetterò.
BUONAFEDE
Vieni, o cara barboncina.
LISETTA
Vieni, o bella piccinina.
BUONAFEDE
Vien da me, non abbaiar.
LISETTA
Frusta via, mi vuoi graffiar.
(partono)
Cecco nell'abito di finto imperatore con Séguito; poi Buonafede e Lisetta.
Recitativo
CECCO
Olà, presto fermate
Buonafede e Lisetta.
Dite, che il loro imperator li aspetta.
(partono due servi)
Vuò procurar, finché la sorte è amica,
il premio conseguir di mia fatica.
(vengono Buonafede e Lisetta)
BUONAFEDE
Eccomi a' cenni vostri.
LISETTA
Oh! cosa vedo?
Cecco è l'imperator?
CECCO
Lisetta, addio.
LISETTA
Ti saluto: buon dì, Cecchino mio.
BUONAFEDE
Sei pazza? Cosa dici
al nostro imperatore?
LISETTA
Pazzo sarete voi:
ci conosciamo bene fra di noi.
CECCO
Bella, Cecco non son, ma vostro sono.
Olà, s'innalzi il trono.
Lisetta, vezzosetta, e graziosina,
ti voglio far lunatica regina.
(dalla parte laterale esce un trono per due persone)
BUONAFEDE
(Io non vorrei che il nostro imperatore
mi facesse l'onore
di rapirmi Lisetta.)
CECCO
Ebben, che dite?
Ecco il trono per voi, se l'aggradite.
LISETTA
Il trono? Ohimè, non so;
sono fra il sì ed il no.
Cotante cose stravaganti io vedo,
che dubito di tutto, e nulla credo.
CECCO
Eh via, venite in trono,
se vi piace il mio volto.
Sia Cecco, o non sia Cecco,
che cosa importa a voi?
Dopo ci aggiusteremo fra di noi.
LISETTA
È questa una ragion che non mi spiace.
Vengo.
(s'incammina verso il trono)
BUONAFEDE
Dove, Lisetta?
LISETTA
A ricever le grazie
del nostro imperatore,
giacch'egli mi vuol far si bell'onore.
BUONAFEDE
Come! Non ti vergogni?
Non hai timore della sua tristizia?
LISETTA
Eh! qui tutto si fa senza malizia.
BUONAFEDE
Lisetta, bada bene.
LISETTA
È innocentino
il nostro imperator, come un bambino.
CECCO
Aspettar più non voglio.
Presto, venite al soglio.
LISETTA
Dunque lei...
CECCO
Sì, mia cara, son vostro, se volete.
[N. 22a - Recitativo]
LISETTA
Lei è mio... ma se poi... ma s'io non sono...
non so quel che mi dica.
CECCO
Al trono, al trono.
[N. 22b - Aria]
LISETTA
Se lo comanda, ci venirò.
(a Buonafede)
Signor padrone, cosa sarà?
Imperatrice dunque sarò?
Oh, fosse almeno la verità!
Sento nel core certo vapore
che m'empie tutta di nobiltà.
Che bella cosa l'esser signora,
farsi servire, farsi stimar!
Ma non lo credo, ma temo ancora:
ah, mi volete tutti burlar!
Voglio provarmi: cosa sarà?
Ah, fosse almeno la verità!
(Cecco dà braccio a Lisetta, e frattanto che si fa il ritornello dell'aria, la conduce in trono)
Recitativo
BUONAFEDE
Eccelso imperator, la fortunata
solo Lisetta è stata.
Le povere mie figlie
ancor non hanno avuta la fortuna
di venire nel mondo della luna.
CECCO
Un araldo lunare ha già recato
che in viaggio sono, e che saran fra poco
ancor esse discese in questo loco.
BUONAFEDE
Perché dite discese, e non ascese?
Per venire dal nostro a questo mondo,
signor, si sale in su.
Or perché dite voi: scendono in giù?
CECCO
Voi poco ne sapete. Il nostro mondo,
come un pallon rotondo,
dal cielo è circondato;
e da qualunque lato
che l'uom verso la luna il cammin prenda,
convien dir, che discende, e non ascenda.
BUONAFEDE
Son ignorante, è ver, ma mi consolo,
che se tale son io, non sarò solo.
CECCO
Allegri, o Buonafede,
che la coppia gentil scender si vede.
A suon di balletto vengono in macchina Flaminia e Clarice. Buonafede le aiuta a scendere; Cecco e Lisetta restano in trono, e frattanto sopraggiungono Ernesto ed Ecclitico.
[N. 23 - Balletto]
Recitativo
BUONAFEDE
Figlie, mie care figlie,
siate le benvenute. Ah! Che ne dite?
Bella fortuna aver un genitore
dello spirito mio,
ch'abbia fatto per voi quel c'ho fatt'io!
Lunatiche ora siete;
un mondo goderete
pieno di cose belle;
splenderete quaggiù come due stelle.
FLAMINIA
Molto vi devo, o padre.
Un uom saggio voi siete;
di politica assai voi ne sapete.
CLARICE
Si vede certamente
che avete una gran mente.
Siete un uom virtuoso senza pari;
cedon gli uomini a voi famosi e chiari.
BUONAFEDE
Inchinatevi tosto
al nostro imperatore;
grazie rendete a lui di tanto onore.
FLAMINIA
Ma colei è Lisetta.
BUONAFEDE
Che volete ch'io vi dica?
Colei è la felice
del mondo della luna imperatrice.
CLARICE
Oh fortunata in vero!
Mentre quel della luna è un grande impero.
FLAMINIA
Monarca, a voi m'inchino.
CECCO
Manco male che voi
vi siete ricordata alfin di noi.
FLAMINIA
Perdon io vi dimando,
e alla vostra bontà mi raccomando.
CECCO
(ad Ernesto)
Olà, Espero, udite:
questa bella servite.
Conducetela tosto alle sue stanze,
e insegnatela voi le nostre usanze.
ERNESTO
BUONAFEDE
Ehi, ehi, fermate!
Signor, le figlie mie
con gli uomini non van da solo a sola.
CECCO
In questo nostro mondo
le femmine ci van pubblicamente,
e non lo fanno mai secretamente.
BUONAFEDE
È ver, non parlo più.
FLAMINIA
Contenta io vado,
giacché il mio genitor non se ne lagna,
con Espero gentil che m'accompagna.
[N. 24 - Aria]
Se la mia stella
si fa mia guida,
scorta più fida
sperar non so.
Al suo pianeta
contrasta invano
quel labbro insano
che dice no.
(parte, servita da Ernesto)
Cecco e Lisetta in trono; Buonafede, Ecclitico e Clarice.
Recitativo
CLARICE
Mia sorella sta bene,
ed io cosa farò?
La mia stella ancor io non troverò?
CECCO
Ecclitico, che siete
del mio trono lunar cerimoniere,
con Clarice gentil fate il bracciere.
ECCLITICO
Prontamente obbedisco.
BUONAFEDE
Eh no, non voglio
che mia figlia da un uom sia accompagnata.
CECCO
L'usanza è praticata
ancor nel vostro mondo,
ma si serve da noi sol per rispetto,
e non lo fanno qui con altr'oggetto.
BUONAFEDE
Taccio, non so che dir.
CLARICE
Vado contenta
a contemplar d'appresso
le lunatiche sfere
col lunatico mio cerimoniere.
[N. 25 - Aria]
Quanta gente che sospira
di veder cos'è la luna,
ma non hanno la fortuna
di poterla contemplar.
Chi non vede, il falso crede;
ciaschedun saper pretende.
Più che studia, manco intende,
e si lascia corbellar.
(parte, servita da Ecclitico)
Buonafede; Cecco e Lisetta in trono.
Recitativo
LISETTA
Ed io son stata qui
con poca conclusione,
come una imperatrice di cartone.
CECCO
Mia bella, eccomi a voi.
(si alza)
Vi voglio incoronare,
e nello stesso tempo anco sposare.
LISETTA
Ringrazierò la vostra cortesia.
BUONAFEDE
(Eppur mi sento un tantin di gelosia.)
CECCO
Olà, vengano tosto
le insegne imperiali,
e si facciano i gran cerimoniali.
Ecclitico con Cavalieri e Servi, e detti.
Recitativo
ECCLITICO
Ecco già preparato
per la pompa real l'alto apparato.
Ernesto e i due Paggi che tornano portando su due bacini uno scettro e una corona, e detti.
[N. 26 - Finale]
ECCLITICO E ERNESTO
Al comando tuo lunatico,
gran signor della cornipode,
con piacer le nostre piante
noi portiam di nuovo qua.
Luna, lena, lino, lana,
lana, lino, lunala!
CECCO
Cari miei diletti sudditi,
con la nostra mezza Cinzia
(verso Lisetta)
questa fronte bianca e tenera,
coronare io voglio già.
Luna, lena, lino, lana,
lana, lino, lunala!
BUONAFEDE
(Che linguaggio metaforico!
Chi sa mai cosa significa!
È scozzese, oppur arabico?
No 'l capisco in verità.)
LISETTA
Su vassalli cosa fate,
perché state fermi là?
BUONAFEDE
Via signori, là portate
pane, vino e baccalà!
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Luna, lena, lino, lana,
lana, lino, lunala!
BUONAFEDE
(Oh che lingua graziosa!)
LISETTA
(Oh che sorte inaspettata!)
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
(Se riesce la frittata
oh che rider si farà!)
Clarice, Flaminia e detti.
CLARICE E FLAMINIA
A questa coppia amabile
di maestà pienissima,
la testa con ossequio
da noi si abbassa in giù.
Burlicchete, burlacchete,
brugnocchete e cucù.
BUONAFEDE
Cospetto di Tarquinio!
E voi mie figlie femmine,
parlate ancor lunatiche?
Io resto un turlulù.
GLI ALTRI
(meno Lisetta)
Burlicchete, burlacchete,
brugnocchete e cucù.
BUONAFEDE
Che belle cerimonie!
Cucù, cucù.
GLI ALTRI
(meno Lisetta)
Burlicchete.
BUONAFEDE
Cucù, cucù.
GLI ALTRI
(meno Lisetta)
Burlicchete, burlacchete,
brugnocchete e cucù.
BUONAFEDE
Cucù, cucù, cucù.
CECCO
Olà, si taccia un poco.
(si alza)
Quel serto a me si dia;
perché Lisetta mia
io voglio incoronar.
ECCLITICO
L'imperial diadema
umile a te presento;
e ognun di noi contento,
deh, fa tu poi restar.
CECCO
V'abbiamo già capito.
Popoli miei guardate.
(incontra Lisetta)
Via, presto incominciate
la sposa ad acclamar.
GLI ALTRI
(senza Lisetta e Buonafede)
Ndà, ndà, ndò, ndò, ndì, ndina,
battocchio e campanar.
BUONAFEDE
Oh quanto mi dispiace
di non saper parlare!
Però mi vuò provare
un poco se so far.
Signori, anch'io ndindina,
con lor me ne consolo,
e le campane a solo
comincio a battocchiar.
Ndò, ndò, ndò, ndò.
CECCO
Che sento!
ECCLITICO E ERNESTO
Sua maestà burlar?
BUONAFEDE
Facevo un complimento,
giammai per corbellar.
CECCO
Orsù, le vostre figlie
noi maritar vogliamo,
e in dote l'assegnamo,
pecunia nobil dar.
BUONAFEDE
Mi parli un po' più chiaro.
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
I vostri bei zecchini!
BUONAFEDE
Cioè, quei miei quattrini
del mondo sublunar.
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Appunto.
CLARICE, FLAMINIA E LISETTA
Sì signore.
LISETTA
Ce n'ha uno scrigno pieno.
BUONAFEDE
Per me son pronto appieno,
ma inutile mi par.
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Perché?
CLARICE, FLAMINIA E LISETTA
Per qual ragione?
BUONAFEDE
Che siamo in altro mondo.
GLI ALTRI
A questo poi rispondo
che si farà portar.
BUONAFEDE
Ebbene mi rimetto.
ECCLITICO
La chiave ove l'avete?
BUONAFEDE
(gli dà una chiave)
L'ho qui, l'ho qui, prendete;
ma inutile mi par.
CLARICE E FLAMINIA
(Il primo passo è fatto.
Il ciel secondi il resto.)
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
(Il più bel punto è questo
la scena a terminar.)
CECCO
La man di Clarice
d'Ecclitico sia;
e un segno ci dia
di gioia il papà.
ECCLITICO
(le dà la mano)
Prendete mio core.
BUONAFEDE
Burlacchete qua.
CLARICE
Stringete mio amore.
BUONAFEDE
Burlocchete là!
Lafalilolela,
falilolà.
CECCO
Quell'altra la destra
ad Espero stenda;
e lieti ci renda
suo padre d'un sì.
ERNESTO
BUONAFEDE
Ndindina di qui.
FLAMINIA
Stringete mia stella.
BUONAFEDE
Ndondona di lì.
Battocchio, campana,
ndindana, ndì, ndì.
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Finita è la commedia.
(Cecco e Lisetta scendono dal trono)
CLARICE, FLAMINIA E LISETTA
Sposino dunque andiamo
e grazie pria rendiamo
a chi ce l'accordò.
BUONAFEDE
Commedia! Cosa dite!
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Udite, amico, udite;
miglior mi spiegherò:
Buonafede tondo tondo,
come il cerchio della luna
ritornare all'altro mondo
per le poste adesso può.
CLARICE, FLAMINIA E LISETTA
E noi altre spose belle,
qui per sempre resteremo,
maritate con tre stelle
come lei ci destinò.
BUONAFEDE
Ah bricconi, v'ho capito,
son da tutti assassinato.
(ad Ecclitico)
Ma tu sei, che m'hai tradito,
per baccon t'ammazzerò.
GLI ALTRI
Via, non fate più sussurri.
BUONAFEDE
Voglio fare un precipizio.
GLI ALTRI
Via, prudenza, via, giudizio,
via, non fate più rumor.
BUONAFEDE
(ad Ecclitico)
Canocchiale malandrino...
(ad Ernesto)
Falsa stella traditrice...
(a Lisetta)
Ah briccona mentitrice...
(a Cecco)
Ah vilissimo impostor.
ECCLITICO E ERNESTO
Signor suocero...
CECCO
Padrone...
BUONAFEDE
(additando Cecco)
Ov'è un legno, ov'è un bastone...
LISETTA
Mi sentite...
CLARICE E FLAMINIA
No, non fate...
BUONAFEDE
Non ti sento... vi scostate...
ECCLITICO, CECCO E ERNESTO
Col bastone a un uom d'onore?
BUONAFEDE
Quel che merta un impostore...
LISETTA
Mio signor...
BUONAFEDE
Non sento un cavolo...
CLARICE E FLAMINIA
Caro padre...
BUONAFEDE
Andate al diavolo.
Sono un toro già stizzato,
pien di bile e di furor.
CLARICE E FLAMINIA
Come un toro è già stizzato,
pien di bile e di furor.
BUONAFEDE
Tutti nemici e rei
tutti tremar dovrete;
perfidi, lo vedrete,
per voi non v'è pietà.
GLI ALTRI
È ver noi siamo rei
ma padre sempre siete;
le furie sospendete,
calmate, per pietà.
[N. 27 - Intermezzo]
Sala in casa d'Ecclitico. Buonafede, Ecclitico, Ernesto, indi Cecco con gl'abiti di prima.
Recitativo
BUONAFEDE
Voglio sortir, cospetto!
ECCLITICO
Ed io, signore,
a ripetervi torno,
che se il perdono pria non ci accordate,
di sortir più di qui giammai sperate.
ERNESTO
ECCLITICO
Cogniti ed onorati.
BUONAFEDE
Oh riverisco
questi uomini d'onore:
un amante affamato e un impostore.
ERNESTO
BUONAFEDE
E tal vi credo.
ECCLITICO
E un dottore son io, scarso non tanto
di bene di fortuna.
BUONAFEDE
Acquistati nel mondo della luna!
ECCLITICO
Già mia sposa è Clarice.
ERNESTO
ECCLITICO
Ambe son vostre figlie.
ERNESTO
BUONAFEDE
(con ironia)
E forse ancor Lisetta?
CECCO
Vossignoria,
se un tanto ben facesse,
sua maestà in persona
rinunzia a' piedi suoi scettro e corona.
BUONAFEDE
Quest'altro vi mancava
per fare un terno secco.
ERNESTO
ECCLITICO
Del vostro sangue,
signor, si tratta alfin.
CECCO
Rifletti almeno,
ch'è un monarca che prega.
ECCLITICO
Via, caro signor suocero.
ERNESTO
CECCO
Poveri, vergognosi e derelitti.
BUONAFEDE
Orsù, del mio scrigno dev'è la chiave?
ECCLITICO
L'ho qui. Di nuovo a voi io la consegno.
(gli dà la chiave)
BUONAFEDE
Dove son le figlie mie, dove Lisetta?
ECCLITICO
Tutt'e tre poverine
mortificate sono.
BUONAFEDE
Via, si vada da lor, tutti perdono.
CECCO
Evviva!
ECCLITICO
Evviva!
ERNESTO
BUONAFEDE
Da uom sopralunar oprar vogliamo.
(parte preceduto da Cecco e da Ernesto)
Ecclitico in atto di seguir Buonafede, e Clarice.
Recitativo
CLARICE
Sposino!
ECCLITICO
Siete qui.
CLARICE
Tristi, o felici
son le nostre novelle?
ECCLITICO
Ah, non posson per noi esser più belle.
CLARICE
Come a dir?
ECCLITICO
Vostro padre
l'abbiamo già placato,
e tutto il suo furor tutto è sedato.
CLARICE
Chi di noi più contenti!
ECCLITICO
Chi lieti più di noi!
CLARICE
Dunque mio sposo
chiamarvi alfin senza timor poss'io?
ECCLITICO
Sì, sì, bell'idol mio.
CLARICE
Ah, di piacere
sento a balzarmi il cor.
ECCLITICO
Il mio contento
esprimervi non posso.
CLARICE
Oh dolce istante!
ECCLITICO
Oh dì, per noi beato!
CLARICE
Io felice son già.
ECCLITICO
Io fortunato.
Notte con luna e cielo stellato.
[N. 28 - Duetto]
Un certo ruscelletto
per voi mi serpe in seno,
che di dolcezza il petto
tutto m'inonda già.
CLARICE
Di foco un fiumicello
mi gira intorno al core,
che già per voi bel bello
incenerir mi fa.
ECCLITICO
Lasciate un po' che senta.
CLARICE
Che tocchi un po' lasciate.
CLARICE E ECCLITICO
Oh dio, la man levate
ch'io moro adesso qua.
ECCLITICO
Sentiste mio tesoro?
CLARICE
Che ve ne par mio nume?
CLARICE E ECCLITICO
Ah, di ruscello in fiume
quasi crescendo va.
ECCLITICO
Che dolcezza è questa mai...
CLARICE
Che vuol dir questo calore...
CLARICE E ECCLITICO
Fosse, fosse, fosse amore?
ECCLITICO
Voi che dite?
CLARICE
Che vi pare?
ECCLITICO
Via, parlate.
CLARICE
Rispondete.
CLARICE E ECCLITICO
Quando dunque lo sapete
sembra inutile il parlar.
Insieme
CLARICE
Ah furbo furbetto
da me che pretendi?
Tu sei che m'accendi,
mi fai consumar.
O fiamme gustose,
dolcissime pene,
se Amor ed Imene
ci fan giubilar.
ECCLITICO
Ah furba furbetta
da me che pretendi?
Tu sei che m'accendi,
mi fai consumar.
O fiamme gustose,
dolcissime pene,
se Amor ed Imene
ci fan giubilar.
Tutti.
Recitativo
BUONAFEDE
Vien qui, figlia, m'abbraccia.
CLARICE
I miei trascorsi
perdonate vi prego.
BUONAFEDE
Io solo, io solo
il pazzo sono stato.
Perché se ho a dire il vero,
un padre fui con voi troppo severo.
FLAMINIA
(Egli seimila scudi
a ciascuna di noi per dote assegna.)
CECCO
(Ed altri scudi mille
per Lisetta assegnò con lieto core,
a questo della luna imperatore.)
ERNESTO
ECCLITICO
E che dir posso.
Con questa moglie a fianchi,
e con sì pingue dote,
da questo punto io posso ben mandare
il mio gran canocchiale a far squartare.
LISETTA
Ed io contenta ancor più che regina,
scendo dal trono e torno alla cucina.
[N. 29 - Finale]
(tutti, con cavalieri, servi, paggi, scolari di Ecclitico, ecc.)
TUTTI
Dal mondo della luna
a noi ci vien fortuna,
ci vien prosperità!
Che grand'e soave affetto,
ne sente 'l nostro petto,
e che giocondità.
CLARICE
A noi, ci perdonate.
BUONAFEDE
Sì, sì, se mi amate
vi perdono di buon cuor!
ECCLITICO
E bene mi vorrete.
FLAMINIA
In collera più sarete.
BUONAFEDE
Approbo vostro amor.
CECCO
Contenti siamo tutti.
LISETTA E ERNESTO
Dell'effetto ch'han avuti
nostro genio e il lavor.
ERNESTO
BUONAFEDE
Del piacer che ne dimostro.
CLARICE, FLAMINIA, ECCLITICO E ERNESTO
Si rallegra 'l nostro cuor.
TUTTI
Godiamo, amici,
di questa fortuna!
Che oggi a terra
ci vien dalla luna!
Viviam da amici
ed in carità,
fuggiam i capricci
che meglio sarà.
Perciocché già tutto
quel che vogliamo
ed anzi quel tutto
che desideriamo!
Adesso ben bene
in regola va.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
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