I MEDICI
Azione storica.
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Libretto e musica di Ruggero LEONCAVALLO.
Prima esecuzione: 10 novembre 1893, Milano.
Personaggi:
LORENZO de' Medici |
baritono |
GIULIANO de' Medici |
tenore |
Giambattista da MONTESECCO capitano papale |
basso |
FRANCESCO PAZZI |
basso |
Bernardo BANDINI |
basso |
L'arcivescovo SALVIATI |
basso |
Il POLIZIANO |
baritono |
SIMONETTA Cattanei |
soprano |
FIORETTA de' Gori |
mezzosoprano |
LA MADRE di Simonetta |
mezzosoprano |
Borghesi, Popolo, Cantori popolari, Congiurati, ecc.
La scena si passa a Firenze.
Periodo degli avvenimenti storici: dal 1471 al 1478.
(1) In questo primo atto, che è la parte idilliaca dell'opera, l'autore fa notare che si è sforzato a ridurre scenicamente il poetico incontro di Simonetta e Giuliano, sì bellamente ideato dal Poliziano nella Giostra di Giuliano.
Un colle presso Firenze. Vaghissima boscaglia. Un'alta quercia nel mezzo; alberi a destra ed a sinistra. Un rivolo traversa il fondo della scena. Tra gli alberi si vedrà il cielo purissimo. È pien meriggio. All'alzarsi della tela si sentono squilli di corno, a destra ed a sinistra, sulla scena. Alcuni Cavalieri in costume da caccia passano a cavallo, nel fondo, fra gli alberi. Lorenzo e Giuliano entrano insieme dalla sinistra, parlando fra loro. Li seguono un gruppo di altri Cavalieri tra i quali sono Poliziano e Montesecco, ma si arrestano al centro della scena facendo crocchio. Due Palafrenieri entrano pure, portando a mano i cavalli di Lorenzo e Giuliano e vanno ad attendere in fondo a destra.
GIULIANO
E nel Papa un nemico tu supponi?
LORENZO
(2) Allude al conte Gerolamo Riario, nepote di Sisto IV
GIULIANO
E tu sta in guardia.
LORENZO
(3) Lorenzo de' Medici andò a Roma a capo dell'ambasceria fiorentina per salutare il nuovo papa Sisto IV
POLIZIANO
LORENZO
POLIZIANO
LORENZO
(4) "Cerchi chi vuol la pompa e gli alti onori" Lorenzo de' Medici, Sonetti e Canzoni, LIII
GIULIANO
(vivacemente appressandosi)
Alle buccoliche
fine si ponga. A Careggi discutere
(squilli interni)
potrete a lungo. Udite, già risuonano
della caccia i segnali; il sangue celere
nelle vene diggià mi sento scorrere...
POLIZIANO
(5) "Giusto sdegno ti muova / Amor, che costui creda almen per pruova!" Poliziano, Giostra, Libro I XXIV
GIULIANO
No, della antica Grecia sogno la vita forte;
il lauro d'Alcibiade, di Socrate la morte,
il sorriso d'Aspasia e la sua chioma d'or.
Io sogno le Olimpiadi, il plauso di Platone,
le arene, il dolce fremito d'una prima tenzone,
e tu m'apponi il pallido conforto dell'amor?...
L'amore! Egli è la nuvola (6)
che fonde a' rai del sol;
è il fior che all'alba schiudesi
e a sera è vizzo al suol.
È l'armonia che un fremito
lancia per l'aura e muor;
è il foco della lucciola
senza luce e calor!
(6) "Sì bel titol d'Amore ha dato il mondo / A una cieca peste, a un mal giocondo." Poliziano, Giostra, Libro I, XIII
LORENZO
GIULIANO
(sorridendo)
Poeta! ~ Ma il tuo nume gl'invitati
(ai cavalieri, poi a Montesecco)
ci fa scordar. ~ A caccia! Capitano,
buona fortuna.
MONTESECCO
A voi, signor, del paro.
(Lorenzo e Giuliano vanno verso il fondo a destra come per montare a cavallo e scompaiono. Poliziano li segue. Montesecco e gli altri si allontanano per vari sentieri. La scena rimane vuota un istante. Simonetta esce dalla sinistra scendendo un piccolo sentiero, cantando un rispetto. Fioretta la segue raccogliendo qua e là dei fiori.)
SIMONETTA
(cantando)
Come amava il suo damo! Ell'attendea
sul prato a sera e allor che lo scorgea
movendo incontro aprivagli le braccia,
e, stretto al core, lo baciava in faccia.
Ell'era bionda, in viso pallidetta,
e al suo passare, languida e soletta,
mormoravano i gigli alla campagna:
«Oh, come è bianca! È la nostra compagna.»
FIORETTA
Oggi se' pensierosa. Eppur vermiglia
hai la guancia ed il tuo malor disparve. (7)
Sei debil forse?
(7) Simonetta Cattanei morì tisica la notte del 26 aprile 1476. Prefazione di Carducci alle poesia del Poliziano. - Roscoe, Vita di Lorenzo de' Medici
SIMONETTA
No, buona Fioretta.
Canto... non soffro più.
FIORETTA
(dandole un fiore)
Ciò mi conforta.
Di', non è bello questo fior del prato?
SIMONETTA
(mette il fiore sul seno e prosegue il canto)
Come amava il suo damo! Ed egli un giorno
al verde prato più non fe' ritorno.
Non pianse né parlò la poveretta,
ma, la sua mano contro 'l core stretta,
ricadde là come persona stanca.
Ed in vederla inanimata e bianca
mormoravano i gigli alla campagna:
«Oh, come è bianca! È la nostra compagna.»
FIORETTA
(vivacemente)
È triste il tuo rispetto, Simonetta.
Sai, v'è caccia nel bosco; e noi montando
in sul vicino colle, i cavalieri
e le lor gesta osserverem.
SIMONETTA
Che vuoi!
Mi fanno pena quelle miti bestie
per gioco uccise. Ma, se vuoi, va' pure
la caccia ad osservar che qui t'attendo.
FIORETTA
E tu di me d'uopo non hai?
SIMONETTA
No... vanne.
Forte son io. ~
FIORETTA
(ridendo e abbracciandola)
Son curiosa... il sai!
(corre verso il fondo e si rivolge per dire)
In breve a te ritorno.
(scompare dalla destra)
SIMONETTA
(pensierosa)
Oh! Te felice!
(mentre Simonetta canta il malinconico ritornello che segue, Montesecco ricompare fra gli alberi, e scortala, trovandola graziosa, si avanza con precauzione verso di lei)
SIMONETTA
Fiorin di prato!
Sento fuggir dal cor lenta la vita,
eppur non ho vissuto e non ho amato.
Fior d'erba amara!
Forse le rose della primavera
son destinate a ricovrir mia bara!
MONTESECCO
(afferrandola di dietro)
Vaga la montanina!
SIMONETTA
(spaventata si svincola)
Indietro!... Aita!...
MONTESECCO
(ridendo)
La selvaggia virtù!... Suvvia, bel bello!
Non strillare così. Vieni, t'adoro.
SIMONETTA
(retrocedendo e chiamando)
Fioretta!... Aita... mio signore, v'imploro.
MONTESECCO
(riafferrandola)
Ti va ben l'attitudine
di gazzella impaurita.
Ma non temer...
SIMONETTA
Chi salvami!...
E Fioretta è partita!...
MONTESECCO
Un bacio, su!...
SIMONETTA
Lasciatemi
vigliacco!
MONTESECCO
Tu mi piaci!
Allor che a' strilli mesconsi
son più cocenti i baci!
SIMONETTA
(svincolandosi)
Odo rumor! Salvatemi,
(verso il fondo gridando)
aita! A me!...
MONTESECCO
(contrariato)
La stolta
pudica! Alcun del seguito
or muove a questa volta...
(allontanandosi)
SIMONETTA
(al fondo a destra)
Son salva... s'avvicinano...
MONTESECCO
(ironicamente, prima d'uscire dalla sinistra)
A rivederci ancor!
SIMONETTA
(immobile)
Partì. Ma niuno scorgesi...
e donde un tal rumor?...
(guarda tra gli alberi a destra e segue ansiosamente la scena)
Ratta fugge una cervia (8); un cavaliero
la insegue. ~ Ed è per essa ch'io son salva!
Essa attirava il cacciator! ~ Oh dio!...
Ei quasi la raggiunse, e già la spada...
(gridando)
No, cavalier, non trarre il colpo!...
(si copre il volto paurosamente, e poi guarda ed esclama:)
È salva!
(8) "E con sue man di leve aer compose / la imagin d'una cervia altera e bella" ecc. Poliziano, Giostra di Giuliano, Libro I, XXXIV
GIULIANO
(di dentro)
Chi è là?
SIMONETTA
(appoggiandosi spossata all'albero nel centro della scena)
Io vengo meno!...
GIULIANO
(attaccate le briglie del cavallo ad un albero in fondo, si avanza)
È strano. Al certo
qualcun parlò. Che veggio, una fanciulla!
Se' tu che mi parlasti?
SIMONETTA
(confusa)
Io, sì...
GIULIANO
Tu soffri?
SIMONETTA
È nulla... debil sono... ed il periglio
della povera cervia mi commosse.
GIULIANO
(contemplandola)
Bella e buona!
SIMONETTA
(facendosi forza per partire)
Signor!...
GIULIANO
(con dolcezza)
Resta... Non puoi
così sola partir.
SIMONETTA
(salutando seria)
Sola non sono!
Addio, signor.
GIULIANO
(arrestandola timidamente)
Rimani ancor... te n' priego!
(Simonetta si arresta confusa. - Breve pausa)
(9) Bionda beltà che t'offri al guardo mio
di questa selva nella pace arcana,
una ninfa non sei nata dal rio?
O non se' forse tu la mia Diana?...
Forma gentile al par giammai vid'io
e per certo non so se' tu cosa umana;
la parola mi volgi anco una volta
io ti scongiuro, parla ~ il cor t'ascolta.
(9) "O qual che tu ti sia, vergin sovrana / o ninfa, o dèa (ma dèa m'assembri certo)" Poliziano, Giostra di Giuliano, Libro I, XLIX
SIMONETTA
(semplicemente)
Ninfa non sono. Fra 'l Ticino e 'l mare
siede la terra ov'ebbi patria e culla.
Ma con la madre un dì lasciai le care
colline mie quand'ero ancor fanciulla.
A Fiorenza dimoro u' l'onde chiare
l'Arno più ingrossa e placido si culla,
quinci spesso ne vengo al dì soletta,
(10) «Qui lieta mi dimoro Simonetta.»
(10) "Qui lieta mi dimoro Simonetta" Poliziano, Giostra di Giuliano, Libro I, LII
GIULIANO
(con ardore)
Nome gentil che gentil forma adorni,
scolpisciti nel cor.
SIMONETTA
(turbata, cercando allontanarsi)
Signor, m'attende
un'amica sul colle; che a lei torni
concedi.
GIULIANO
(tristemente)
Il mio parlar forse t'offende
che sì tosto da me partirti vuoi?
Rimani ancor. ~ Comprendere non puoi
quale strana dolcezza il cor mi culla!
Tu non lo sai
come corre il pensier!... Dimmi, fanciulla,
amasti mai?
SIMONETTA
(evitando di rispondere)
Odi, un rumor nel bosco...
GIULIANO
Ah no, t'inganni.
Egli è il fruscio
del zeffiretto!
SIMONETTA
(evitando di rispondere)
Ascolta!...
GIULIANO
A che t'affanni!
Egli è del rio
il murmure soave, o Simonetta.
SIMONETTA
(fissandolo)
Tu... come hai nome?
GIULIANO
Giuliano ~
SIMONETTA
(dopo una pausa)
Vanne, la caccia t'aspetta!
GIULIANO
(contemplandola)
Che belle chiome!...
(animandosi)
Come poterti esprimere
sensi che a me sinor furono ignoti;
come poter descrivere
de 'l cor sorpreso i novi arcani moti,
se il labbro nel cercar l'immagin vera
una lingua ti parla a me straniera?
Sento fremer nell'animo
come un concerto di profumi e suoni:
parmi che il bosco s'animi
e nel sussurro suo di te ragioni;
e... tremo ed ardo e questo cor mio gramo
non sa trovar che una parola: t'amo!
SIMONETTA
(come in estasi)
Al suo parlar d'un'armonia diffusa
par che risuoni tutta la natura:
a nuovi sensi l'anima è dischiusa
e più mi sento che mortal creatura.
E da' prati che 'l sol schiara ed inonda
della carezza sua calda e feconda,
da 'l ciel, da 'l bosco, dalle siepi in fiore
surge un cantico solo: amore! Amore!
(Montesecco appare tra gli alberi e resta a guardare celandosi)
GIULIANO
(scuotendosi al calpestio)
Taci ~ un rumor nel bosco ~
SIMONETTA
(sorridendo, estatica)
Ah no, t'inganni
egli è il fruscio
del zeffiretto.
GIULIANO
(appressandosi a lei)
Ascolta!...
SIMONETTA
(sorridendo, estatica)
A che t'affanni!
Egli è del rio
il murmure soave!...
GIULIANO
(cingendole la vita col braccio)
O Simonetta
dammi quel fiore.
SIMONETTA
Prendi ~ Domani a ritornar t'affretta.
SIMONETTA E GIULIANO
O amore! Amore!
MONTESECCO
(Oh il caro idillio! Amante di Giuliano
è la ritrosa. Inutile al mandato
non credo la scoperta.)
(scompare tra gli alberi)
FIORETTA
(di dentro)
Simonetta.
SIMONETTA
(scostandosi vivamente da Giuliano)
La mia compagna!...
FIORETTA
Dove sei? ~ N'è d'uopo!...
(si arresta confusa)
Un cavalier!
SIMONETTA
(a Giuliano, presentandola)
Più che amica, sorella
m'è la buona Fioretta.
FIORETTA
(guardando Giuliano)
(Oh! Come è bello!)
GIULIANO
(a Fioretta)
Avanzate, o gentile, un vostro amico
esser desio.
SIMONETTA
Lo giorno volge al fine
è d'uopo rincasar. La mamma aspetta
inquieta di già!
FIORETTA
(guardandoli entrambi)
(Com'ei la guarda!)
SIMONETTA
(salutando Giuliano)
Addio, bel cavalier.
FIORETTA
(inchinandosi)
Signore!...
GIULIANO
(sorridendo ad entrambe)
Addio!...
(Simonetta prende il braccio di Fioretta per uscire dalla sinistra. Nel passare accanto a Giuliano questi prende la mano di Simonetta, la bacia, e le sussurra)
GIULIANO
A dimane!
FIORETTA
(che ha visto di sopra la spalla, tristamente)
(Diggià!)
(si allontanano lentamente. Giuliano le segue co' lo sguardo e quando sono scomparse esclama)
GIULIANO
Ed amo anch'io!
La piazza Santa Trinita. - La notte è appena discesa e rari passanti traversano il fondo della scena. - Sul davanti parlano in crocchio a bassa voce Francesco Pazzi, l'arcivescovo Salviati, Bernardo Bandini e Montesecco.
FRANCESCO PAZZI
Egli volle guidar l'ambasceria
per cattivarsi con lusinghe e doni
il nuovo papa!... Ma Lauro chi sia
ei ben conosce e qual desir lo sproni.
BANDINI
Ai Medici non basta più lo scudo
ornar de 'l giglio che di Francia il sire
al Gottoso (1) accordava. Oggi sul nudo
stemma un triregno sognano scolpire!
E intanto Julio cardinal nomato
vorria Lorenzo!...
(1) Piero il Gottoso, padre di Lorenzo e Giuliano, ebbe da re Luigi XI nel 1465 concessione di portare su di una palla della stemma de' Medici i gigli della casa di Francia
FRANCESCO PAZZI
E per Lauro e Giuliano
rosso un sudario abbiamo preparato!
MONTESECCO
(entrando con Salviati)
Salve signor ~
FRANCESCO PAZZI
Salute o capitano ~
(presentandolo)
Bandini a voi presento ~ Giambattista
da Montesecco.
SALVIATI
Dal papa mandato (2)
perché col senno e col braccio ne assista.
(2) "Madiasì che sua santità dice, che vorria seguisse la mutazione dello stato, ma senza morte de persona. E dicendoli io, presente el conte e l'arcivescovo; padre santo queste cose se potranno forse mal fare senza morte di Lorenzo e di Giuliano e forse delli altri; sua santità mi disse: io non voglio la morte di niuno per niente perché non è offizio nostro acconsentire alla morte di persona; e benché Lorenzo sia un villano et con noi si porte male, pure io non vorria la morte sua per niente, ma la mutazione dello stato sì. Et el Conte respuose: se farà quanto se poderà, acciò non intervenga: pure quando intervenisse, la vostra santità perdonerà bene a chi 'l fesse. El papa respuose al conte: tu sii una bestia." Confessione di G. B. da Montesecco. Codice Biblioteca Stroctiana
MONTESECCO
(gravemente)
Grave è l'incarco!
BANDINI
Ma la causa è bella.
FRANCESCO PAZZI
Il tempo stringe; è d'uopo agir.
BANDINI E SALVIATI
(a Montesecco)
Favella.
(risate interne a destra: dal fondo delle voci di donne cantano)
LE POPOLANE
Donne belle, i' ho cercato
lungo tempo del mio core.
MONTESECCO
Che è ciò?
FRANCESCO PAZZI
Sarà una brigatella in giro
per le Calendimaggio.
MONTESECCO
Allor venite.
Qui non è cauto di parlar...
(sbucano dal fondo e dalla destra vari popolani e popolane. Montesecco e gli altri parlano vivacemente a bassa voce)
I POPOLANI
Nessuno!
LE POPOLANE
Nessuno ancor!
I POPOLANI E LE POPOLANE
Andiam verso il palazzo
le donzelle e' garzoni ad incontrar.
(partono riprendendo il canto)
Donne belle, i' ho cercato...
MONTESECCO
(uscendo con gli altri)
Si tratta d'attirare i due fratelli
senza scorta al convito (3), e là...
(3) Raffaele Riario, nominato cardinale, dal papa Sisto IV, all'età di 18 anni andò in pompa a Firenze per facilitare la congiura; ma questo primo tentativo d'assassinio andò a vuoto perché Lorenzo solo intervenne alla festa
FRANCESCO PAZZI
T'intendo!
MONTESECCO
Ora di Sisto il pian tutto v'apprendo.
(Montesecco, Pazzi, Bandini e Salviati escono insieme parlando dalla sinistra in fondo. Dopo un istante entrano dal fondo a destra Lorenzo e Poliziano seguiti da suonatori di mandoline e viole, ai quali Lorenzo addita una casa sul davanti a sinistra che si suppone esser quella di Lucrezia Donati)
LORENZO
POLIZIANO
LORENZO
POLIZIANO
(i suonatori preludiano e Lorenzo canta)
LORENZO
(due cantori popolari arrivano dal fondo a destra uniti a qualche cittadino e si arrestano ad ascoltare Lorenzo senza appressarsi facendo segni d'approvazione)
(4) per l'ortografia poetica del tempo: "Egli è ver ch'i porto amore / alla vostra gran belleza", ecc. Poliziano, Ballata XVIII
PRIMO CANTORE
(dal fondo, a Lorenzo come per sfidarlo al canto)
O tu che nel cantar sembri maestro,
per chi mai sciogli il canto e aguzzi l'estro?
LORENZO
(5) Lorenzo de' Medici, Poesie. La nencia di Barberino
SECONDO CANTORE
Di possente beltade è dunque ornato
lo volto che t'ha reso innamorato?
LORENZO
(la scena si riempie a poco a poco)
PRIMO CANTORE E SECONDO CANTORE
Se onesta come bella è la tua dama,
felice te ch'hai paga ogni tua brama.
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
È Lorenzo! ~ Chi? ~ Il cantore?
~ Taci ~ È ver ~ Facciamgli onore ~
~ Vo' vederlo ~ Osserva a manca;
Poliziano ora lo affianca.
(entrano in scena Francesco Pazzi, l'arcivescovo Salviati, Montesecco e Bandini)
~ Lo si acclami ~ Lo si onori
~ Egli è il primo de' cantori
~ Egli è il primo cittadino
~ Gloria al nobil fiorentino,
~ Ei l'onore è di Fiorenza
per la sua magnificenza.
(Giuliano arriva da un altro canto con gran seguito e portatori di fiaccole)
~ Guarda là, Giuliano arriva.
Palle ~ Palle (6) ~ Viva! Viva!
(6) Come si sa era il grido di casa Medici
BANDINI
Che ne di' tu?
SALVIATI
Fa schifo questa plebe;
egli è un re che si acclama.
MONTESECCO
O un istrione!
SALVIATI
(a Francesco Pazzi)
Tu vanne ad invitarlo all'olocausto.
LA FOLLA
Largo, largo, che arrivan le donzelle
vaghe e gioconde ~ come le son belle!
(entrano le donzelle ed i garzoni. Montesecco, Francesco Pazzi e Bandini si avanzano verso Lorenzo, Giuliano e Poliziano che si tengono a sinistra sul davanti del proscenio e dopo i saluti cerimoniosi sembrano parlare dell'invito per la festa. Simonetta con la Madre e Fioretta prenderanno posto sul davanti a destra; i coristi uomini e donne si disporranno dietro di esse lungo le quinte a destra. In fondo i portatori di fiaccole ed i suonatori di mandoline e viole. Nel centro le donzelle si preparano alla danza)
LORENZO
SIMONETTA
(a Fioretta, a parte)
Oh come dolce affisami
io son felice!
FIORETTA
(Ohimè Purtroppo ei l'ama!)
LORENZO
UNA PARTE DEL CORO
Su, cantiamo: «E' si vede in ogni lato.» (7)
(7) "E' si vede in ogni lato / che il proverbio dice il vero", ecc. VIII Lorenzo de' Medici. Canzoni a ballo
UN'ALTRA PARTE DEL CORO
E l'altra: «Donne belle, (8) i' ho cercato.»
(8) "Donne belle, i' ho cercato / lungo tempo del mio core" XI Lorenzo de' Medici. Canzoni a ballo
LORENZO
(Poliziano commosso stringe la mano di Lorenzo, mentre i suonatori preludiano. Poi il coro canta e le donzelle ed i garzoni danzano. Francesco Pazzi, Salviati, Bandini e Montesecco partono)
Canzone a ballo. (9)
(9) Poliziano, Ballata XIII
(mentre il coro canta e la danza comincia, Poliziano traversa lentamente il davanti della scena battendo la misura bonariamente sul palmo della mano e passa a destra avvicinandosi a Simonetta)
Insieme
CORO
Ben venga maggio
e 'l gonfalon selvaggio!
Ben venga primavera
che vuol l'uom s'innamori,
e voi donzelle a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori
vi fate belle il maggio.
Venite alla frescura
delli verdi arbuscelli
ogni bella è sicura
fra tanti damigelli;
ché le fiere e gli uccelli
ardon d'amore il maggio.
Chi è giovane e bella
deh non sie punto acerba,
ché non si rinnovella
l'età come fa l'erba:
nessuna stia superba
all'amadore il maggio.
Ciascuna balli e canti
di questa schiera nostra,
ecco che i dolci amanti
van per voi, belle, in giostra:
qual dura a lor si mostra
farà sfiorire il maggio.
SIMONETTA E LA MADRE
Simonetta (a parte a sua madre)
Tutto è festa e tripudio,
tutto un sorriso appar.
Oh, questo gaudio attirami,
vorrei, mamma, danzar!
La madre
Figlia, non è possibile,
danzare a te non lice.
Il tuo malor...
Simonetta
Te n' supplico!
Fammi danzar...
POLIZIANO
FIORETTA
È sofferente.
POLIZIANO
SIMONETTA
(alla madre)
Tu vuoi?
LA MADRE
Va' pure.
POLIZIANO
SIMONETTA
Sì, canterò. Fatemi coro, ~
(ai suonatori)
e voi
seguitemi sommesso.
(ai ballerini)
Attenti a noi!
(essa comincia la sua canzone cercando frenarsi, ma si anima sempre più sino alla fine)
Le coppie s'intrecciano ~ comincia la danza,
le giovani ammutola ~ gentil titubanza;
ma sguardi ricercano ~ gli sguardi ritrosi,
ma fremiti accesi ~ commuovono i cor.
E mentre bisbigliano ~ le gaie mandole
e gemon più teneri ~ sospir le viole,
le coppie men timide ~ si guardano in viso
e in ogni sorriso ~ è un lampo d'amor.
Le mani si cercano ~ si stringon frementi,
le labbra sussurrano ~ parole cocenti,
le chiome scompongonsi ~ la mente è smarrita,
un sogno la vita ~ appare al pensier.
O strana vertigine ~ piacer sovrumano
mi par che una musica ~ risponda lontano,
mi sembra che un alito ~ di vita novella
mi renda più bella ~ m'inviti al piacer.
Oh! Amarsi! Nel turbine ~ sentirsi portati,
confondere i palpiti ~ commossi, beati!
(guardando Giuliano)
perché tal delizia ~ provar non poss'io,
e teco amor mio ~ tal bene goder?
(ai suonatori animatissima)
Più presto.
LORENZO
(10) Dalla poesia di Lorenzo in morte di Simonetta: "O chiara stella, che co' raggi tuoi / togli all'altre vicine stelle il lume!"
Dice Lorenzo nella Dichiarazione dei primi sonetti a proposito della Simonetta: "Morì questa eccellentissima donna del mese d'aprile, nel qual tempo la terra si suol rivestire di diversi colori di fiori molto vaghi agli occhi e di grande ricreazione all'animo." Poesie di Lorenzo de' Medici. G. Barbera, editore
POLIZIANO
(11) So bene che la parola tisica non si diceva a quel tempo, e che la tubercolosi venia chiamata sino al secolo scorso "Mal sottile". Ma abbisognava anche che il pubblico sapesse pure, altrimenti che dalle note del poema, di qual male si muore la Simonetta. Per questo mi si passi la parola.
VOCI DEL CORO
Su, canta la bella!
SIMONETTA
Raddoppiano i palpiti ~ la musica affretta.
FIORETTA E LA MADRE
Che fai!
GIULIANO
(prorompendo)
Simonetta!
LORENZO
SIMONETTA
Ancor!
Anch'io vo' confondermi ~ in liete carole,
anch'io voglio i fremiti ~ le calde parole,
anch'io vo' sorridere ~ goder voglio anch'io,
la vita è l'oblio ~ la vita è l'amor!...
(si slancia nel turbine della danza generale, ma dopo un istante dà un grido e supponendosi che dia uno sbocco di sangue cade svenuta fra le braccia della madre e di altre donne che l'aiutano a trasportarla. Fioretta piange silenziosamente sul davanti, a destra)
VOCI DEL CORO
Si soccorra.
GIULIANO
Oh cielo, morta!
POLIZIANO
LA MADRE
(in lagrime, partendo)
Oh! Come è smorta!
VOCI DEL CORO
Triste caso! ~ Poveretta!
GIULIANO
Strazio atroce!
FIORETTA
(in lagrime)
O Simonetta!
LORENZO
GIULIANO
Mi precedi.
(Lorenzo parte col Poliziano e la scorta. Il popolo si allontana a poco a poco.)
VOCI DALLA FOLLA
(allontanandosi per varie parti)
Su partiam. - Lorenzo, vedi,
s'allontana. - E la fanciulla?
- È svenuta. - È quasi nulla.
- Dove andate? - Giù pe 'l calle.
Viva. - Viva. - Palle. - Palle.
(la scena resta scura e vuota. Giuliano è in fondo, Fioretta sul davanti, immobile)
GIULIANO
Povera Simonetta!
FIORETTA
(Oh, quanto l'ama!)
GIULIANO
E non poter volare a lei, vegliarla,
calmar co' baci il foco della febbre!
(Fioretta muove silenziosamente per partire verso il fondo)
GIULIANO
Dove vai tu?
FIORETTA
Tarda è la notte.
GIULIANO
È vero.
Te ne scongiuro, fa' ch'io m''abbia nuove
di lei!
FIORETTA
Sì.
GIULIANO
Veglia ~ dille il mio martoro!
FIORETTA
(per partire)
Sta bene.
GIULIANO
(ritenendola)
Ma tu stessa, di', che hai?
Temi forse per lei?
FIORETTA
No.
GIULIANO
Come strana
la voce tua mi giunge. A me ti affida.
Che mai ti affligge?
FIORETTA
Nulla; tu t'inganni.
(momento di silenzio. De' frammenti della canzone del Poliziano si sentono ancora da lunge. Giuliano si appressa ancora a Fioretta)
GIULIANO
Che hai?
FIORETTA
Assorto ho l'animo...
in quel canto che muor...
GIULIANO
E nella voce tremula
è un'eco di dolor?...
Fioretta, appressa; infingere
perché vuoi tu con me?
Che hai?
FIORETTA
Commossa è l'anima
senza saper perché!
GIULIANO
(prendendole amichevolmente la mano)
Allora che più facili
a noi sorridon gli anni,
il nostro core gonfiasi
di cari e strani affanni.
Allor, si provan fremiti
qua' tu li provi adesso,
e sul ciglio le lacrime
noi sorprendiamo spesso.
La tua coscienza ingenua
non sa spiegarsi nulla:
ma un cuor di donna palpita
nel tuo sen di fanciulla.
Ma tutta alfin disvelasi
all'alma tua romita
la più solenne pagina
del libro della vita.
E mentre ignara e attonita
porti la man sul core,
tu senti un nuovo palpito,
il palpito d'amore!
FIORETTA
(commossa, animandosi)
Sì, questo nuovo palpito
lo risentii nel core,
lo riconobbe l'animo
il palpito d'amore!
E piena di quell'estasi
chiesi commossa a dio
la mia parte di spasimi,
chiedi d'amare anch'io...
Vano pregar! Come orfana
fu la mia triste culla,
vuoto rimane e gelido
il cor della fanciulla.
Tutti i sogni di vergine
m'è forza d'obliar!
In me delitto è il palpito...
(piangente)
ed io non posso amar!
GIULIANO
(stupito)
Ma qual segreto ascondesi,
fanciulla, nel tuo cor?
FIORETTA
(cercando partire)
No, tu non puoi comprendere...
Lasciami al mio dolor.
GIULIANO
(ritenendola con interesse)
A me t'affida. ~ Attristami
Fioretta, il tuo parlar.
Tu, sì bella e sì giovane,
dirmi: «non posso amar»!
Ma parla; è inesplicabile
lo strazio del tuo cor.
FIORETTA
(cercando ancora partire)
No, tu non puoi comprendere...
Lasciami al mio dolor!
GIULIANO
(prendendole ambe le mani)
Di'... ~
FIORETTA
(sforzandosi)
No... ~
GIULIANO
(col più grande interesse)
Saprò costringerti.
FIORETTA
Non mi tentare!
GIULIANO
(chinandosi verso di lei per convincerla)
In me
dunque non hai fiducia?
FIORETTA
(in uno slancio gli afferra la testa con ambo le mani e baciandolo in fronte gli dice)
T'amo!
GIULIANO
(colpito)
Che dici!... Ohimè!...
(Fioretta fugge precipitosamente)
Il ponte vecchio in prospettiva, praticabile con le sue case da ambo i lati. È notte. Le case dall'altro lato del ponte si perdono nel buio. L'ultima casa dell'angolo destro del ponte che più si approssima allo spettatore si suppone esser quella del Montesecco. Indi un viottolo. Poi, sempre a destra, ma più presso al proscenio, una casetta alla cui porta si ascende per una piccola scala praticabile con parapetto: è quella di Simonetta. Dall'altro lato, a sinistra, pure presso al proscenio, la casa di Fioretta. Il muro del piano terreno è soppresso e si vedrà l'interno di una stanza terrena semplicemente mobiliata. Una tavola è nel mezzo su cui arde una lucerna; un inginocchiatoio a sinistra presso al muro sul quale è una Vergine; presso alla tavola una gran sedia ed uno sgabello. In fondo, una finestra che dà sull'Arno. All'alzarsi della tela Fioretta scende lentamente i gradini della scala di Simonetta parlando alla madre di quest'ultima che dal pianerottolo le schiara il cammino con una lanterna.
FIORETTA
(scendendo i gradini)
Va', rinfranca nel sonno le fatiche
di tante veglie. Simonetta infine
in un queto sopor tranquilla giace.
Non hai nulla a temere.
LA MADRE
E tu?
FIORETTA
Tra breve
a lei d'appresso tornerò.
LA MADRE
Che iddio
ti benedica, mia buona fanciulla!
(Fioretta sarà giunta sul limitare della sua porta: fa un gesto di saluto ed entra. La madre di Simonetta rientra e chiude la porta)
FIORETTA
(dopo un istante, ritta presso la tavola)
Che iddio ti benedica! Un anatema
colpita men m'avria di questo voto!
E Simonetta pallida, morente,
mi bacia e m'apre 'l cor tutta fidente!
(passa sul davanti)
Oh, di me stessa ho schifo! Da tre lune
vivo di vituperi e di menzogne
rubando amore ed amicizia! E lui!...
A me ne viene, ma di lei richiede;
mi fissa in volto cogli occhi distratti
che guardan sempre, ma non vedon mai.
Essa regna nel core, ed io sui sensi!...
(disperatamente biecamente)
Oh! S'ameranno, s'ameranno sempre!
Sempre?... Non già ~ che un baratro profondo
scava tra lor la morte ~ O dio, cancella
(con angoscia cade assisa sulla sedia)
sin le vestigia del pensiero orrendo
ch'ora mi balenava! ~ O amor tremendo!
Tremendo? Ah no, dolcissima
parte del cor tu sei;
e se dovessi perderti
omai, che addiverrei?
(levandosi)
Amo, e che importa all'animo
la sua lenta agonia,
se in essa è il solo gaudio
dell'egra vita mia!
Amo, e sul viso pallido
scorra perenne il pianto:
amo, ed eterno strazio
mi costi il dolce incanto;
amo, e non vo' divellere
questo senso dal cor:
amo, e d'amor vo' vivere
e vo' morir d'amor.
(va verso il fondo guardando al verone che dà sull'Arno. Dal fondo del ponte arrivano, avviluppati ne' mantelli, l'arcivescovo Salviati, Francesco Pazzi e Bandini. Si arrestano davanti alla casa di Montesecco)
FRANCESCO PAZZI
(additando l'uscio) (1)
È là.
(1) "e così s'è fatto, né mai se 'ntese niuno loro ordene, se non lo sabato a doi ore di notte" Confessioni di G. B. da Montesecco
BANDINI
(guardando in alto)
Si scorge lume alla finestra.
SALVIATI
(a Bandini)
Picchia ed avvisa il Montesecco.
(Giuliano comparisce sul fondo e traversa il ponte lentamente)
FRANCESCO PAZZI
(volgendosi rapidamente a Bandini)
Attendi!...
Qualcun traversa il ponte e a noi ne viene.
(guardando)
Ma... non m'inganno... È Giuliano!
BANDINI
Giuliano!
SALVIATI
Forse scoperti?...
FRANCESCO PAZZI
Silenzio ~ nell'ombra
ognun si celi, ed osserviam.
(si nascondono nel viottolo dietro la casa di Simonetta. Giuliano, giunto sul davanti, guarda pensieroso la finestra di Simonetta, poi si appressa alla porta di Fioretta e picchia discretamente)
FIORETTA
(di dentro appressandosi all'uscio)
Giuliano,
sei tu?
GIULIANO
Son io.
(Fioretta apre e si allontana dall'altra parte del tavolo. Giuliano entra e chiude. I tre congiurati escono dal viottolo e Francesco si appressa cautamente e guarda dalla toppa nell'interno della stanza)
GIULIANO
(pensieroso avanzandosi)
Simonetta?
FIORETTA
(senza guardarlo)
Riposa.
FRANCESCO PAZZI
(agli altri due)
Nulla abbiam a temer ~ presso un'amante
securo ei posa. Va' t'inebria, estrema
questa è per te notte d'amor!
(Francesco Pazzi indica a Bandini la porta di Montesecco; Bandini picchia ed entra)
GIULIANO
La febbre
la consuma tuttor?
FIORETTA
No, la giornata
passò tranquilla.
GIULIANO
(dopo un istante)
E... di me ti ragiona?
FIORETTA
Sempre. (E per me non trova un motto!)
GIULIANO
(dopo un altro silenzio)
Ahi lasso!
Potessi almen vederla!
(siede presso la tavola col capo fra le mani)
BANDINI
(uscendo dalla porta del Montesecco)
Ei scende.
SIMONETTA
(schiudendo la porta e restando sul limitare appoggiata)
O come
bella è la notte! Il breve sonno ruppe
un insolito affanno, e mi parea
di soffocar. La mia povera mamma
riposa. ~ Oh, l'aria mi fa tanto bene!
Se Fioretta chiamassi...
MONTESECCO
(uscendo frettoloso, all'arcivescovo)
Monsignore,
voi stesso!
SIMONETTA
(cercando discernere nell'oscurità)
Alcun favella.
SALVIATI
Io stesso! ~ È l'ora
d'agire. Or quanto è stabilito intendi.
SIMONETTA
Chi son, che dicon mai?
SALVIATI
(a Francesco Pazzi)
Tutto gli apprendi.
FRANCESCO PAZZI
Gli eventi non arrisero al grande piano ordito. (2)
Tu sai che alfine Lauro venne solo al convito,
e Julio, egro dicendosi, nulla potemmo oprar.
Ma il vero gli è che 'l giovane restò con una bella.
(additando la casa di Fioretta)
Credo che là, in quel portico, dimori la donzella;
ché Giuliano celandosi or là vedemmo entrar.
(2) Allude al convito fatto col pretesto di festeggiare l'arrivo del cardinale Raffaele Riario di cui è questione nella nota 3 Atto II
(dopo queste parole con un gioco di scena additandosi la casa di Fioretta si avanzano cautamente al proscenio, verso la casa di Simonetta, in modo che questa potrà intendere quel che segue)
SIMONETTA
Parlan sommesso... Intendere più che veder non posso.
(guardando)
Ma gli occhi non m'ingannano: alla mia volta han mosso.
(tirandosi indietro)
Dio! Se sicari fossero! Tremo e non so fuggir!
Insieme
FRANCESCO PAZZI, SIMONETTA, MONTESECCO, SALVIATI
Francesco Pazzi
Dunque diman dée compiersi la trama preparata.
Durante il sacro ufficio, in Santa Reparata (3)
insiem Lorenzo e Julio potremo alfin colpir!
(3) vedi Roscor, Vita di L. de' Medici, Guicciardini, Machiavelli, ecc.
Simonetta (atterrita)
Che sento, o dio!
Montesecco (con orrore superstizioso)
Nel tempio!
Francesco Pazzi
La pia benedizione
dimane è per Fiorenza segno di redenzione!
Sì, quando il prete l'ostia sacrata leverà,
mano ai pugnali, e celeri, piombate sui tiranni,
e con essi disperdansi la servitù, gli affanni,
e un'era nuova il popolo per voi saluterà!
Salviati (a Francesco Pazzi additando Montesecco)
Freddo riman...
Montesecco (come prima assorto)
Nel tempio!
Francesco Pazzi (duramente)
Che val? Deciso è omai.
Montesecco (decisamente)
No, no. Tal sacrilegio non compirò giammai!
Salviati
Ma questo sacrilegio il papa assolver può.
Bandini
L'Olgiati (4) anch'egli uccidere lo duca di Milano
nel tempio, per la patria, osava di sua mano,
né questo sacrilegio il braccio gli arrestò.
(4) Fu nel 1476 che Gerolamo Olgiato, una specie di Bruto romano, uccise il duca di Milano (Galeazzo Maria) nella chiesa di S. Stefano
Simonetta (al colmo del terrore)
(L'orribil cosa! Un brivido
mi corre per le vene!...
Alla magion de' Medici
correre omai conviene!)
GIULIANO, FIORETTA
(dall'altro canto del teatro, nella stanza di Fioretta, Giuliano è caduto sulla sedia, e poggiato al tavol resta col capo fra le mani, assorto in tristi pensieri mentre Fioretta, che sarà andata in fondo, presso al verone, lo guarda di tanto in tanto cupamente)
Giuliano (seguendo il corso de' suoi pensieri)
Me lasso! Io che pensava indifferente
dal lido contemplare la tempesta,
in qual turbo lanciai l'alma dolente!
(a Fioretta che si appressa a poco a poco)
Debole fui quella sera funesta
in cui d'amor commossa m'hai parlato.
È nel core il rimorso or sol mi resta.
O ciel, se questo amore è condannato
su me solo disfoga il tuo furore
e raddoppia le angosce al cor piagato.
Insieme
MONTESECCO, SALVIATI, BANDINI, FRANCESCO PAZZI
Montesecco (continuando)
Ma dio vi guarda!
Salviati
L'onor parla, e dio
nostro nostro è l'onor.
Bandini
Ei forza ci darà.
Francesco Pazzi
Tutto è deciso, e fermo il braccio mio
i tiranni a colpir non fallirà!
Montesecco
Io sono vostro. ~ Al papa lo giurai,
a' vostri cenni in chiesa mi terrò;
ma l'anima dannar non voglio (5), e mai
il pugnale in un tempio snuderò!
(5) Vedi Roscoe, Vita di L. de' Medici, pag. 139 e seguito
Simonetta
(Mio dio, scuoti 'l terror che m'ha impietrato,
dammi forza onde il possa rinvenir,
ch'io storni dal suo capo il triste fato,
sol ch'io lo salvi, e poi fammi morir!)
Francesco Pazzi (a Montesecco)
Dunque non vuoi?
Montesecco
Non vo'.
Salviati (facendo qualche passo)
Sta bene. Addio.
Francesco Pazzi
Su te, almeno, diman si può contar?
Montesecco
Fuori, contate pur sul braccio mio.
Salviati
A Santa Reparata.
Francesco Pazzi
Non mancar.
GIULIANO, FIORETTA
Fioretta (non potendo più ritenersi)
Parli d'angosce! E quali? Ma 'l tuo core
pe 'l feroce egoismo dell'affetto
gli occhi ti serra sull'altrui dolore.
E i miei sospir che soffocai nel petto,
ed il fuggirti, e 'l confinar tacente
in fondo al core questo amor negletto,
tutto sacrificai. La confidente
dell'amor tuo divenni; ed obliai
la dignità, la gelosia possente!
Se della donna or tu pietà non hai,
sappi che madre (6) sento che addivengo
e perdona al mio cor se troppo amai.
(6) Questo figlio di Fioretta nato dopo la morte di Giuliano si chiamò Giulio e divenne poi papa Clemente VII
(cade prostrata lacrimando sull'inginocchiatoio. Giuliano commosso va a cercarla e dolcemente la mena fra le sue braccia presso il tavolo, la fa posare sulla sedia e siede ai suoi piedi sullo sgabello)
(Montesecco saluta rispettosamente. Salviati, Pazzi e Bandini ravviluppati nei loro mantelli riprendono il cammino e si perdono al di là del ponte. Montesecco, dopo aver sorvegliata la loro partenza, fa per rientrare in casa, ma in quel punto Simonetta, che in uno slancio d'energia scende i gradini cautamente per correre a prevenire i Medici, è tradita dalle forze e si lascia cadere sull'ultimo gradino. Il rumore attira il Montesecco che ritorna sul davanti ricercando)
Insieme
MONTESECCO, SIMONETTA
Montesecco (vista la Simonetta l'afferra ed appressa il volto al suo per riconoscerla)
Qualcuno è là. Chi sei?... La Simonetta!
La bella di Giuliano!... hai tutto udito?
Simonetta (presa da terrore)
Io... no!
Montesecco
Tu menti!
Simonetta (rilevandosi con uno sforzo supremo)
Ebben, tutto ascoltai!
Montesecco (incrociando le braccia)
E che intendi ora far?
Simonetta
Tu ben lo sai!...
veder Giuliano: i Medici
salvar da morte orrenda:
alle lor case accorrere
prima che 'l sole ascenda,
e se tenti impedirmelo
al soccorso gridar.
Montesecco
(mentre Simonetta parla, si rammenta che Salviati gli ha detto che Giuliano è nella casa vicina. Colpito da un'idea va a guardare alla porta di Fioretta e scorto dalla toppa Giuliano ai piedi di costei dà in uno scroscio di risa e dice sogghignando a Simonetta)
Ah non è d'uopo correre
così lontan, carina!
Giuliano è là aspettandoti
in braccio alla vicina!
Guarda!
(trascinando Simonetta alla porta di Fioretta e forzandola a guardare)
E pur ora i Medici
intendi tu salvar?
Simonetta
(come colpita porta le mani al cuore e dopo un istante dice con moto generoso)
Lo vo'!
Montesecco (biecamente)
Sta ben. Rammentati
che qui non avvi altare;
(sguainando il pugnale)
che ho l'arme e non ho scrupoli,
che resto ad ascoltare;
che è notte. Inerme egli offresi
e niun salvar lo può!
GIULIANO, FIORETTA
Giuliano
E son io che t'appresi il dolore!...
E son io del tuo pianto cagion!
Qual compenso al tuo nobile amore!
Quanto indegno son io di perdon!...
Generosa!... Rincorati, oblia,
tergi il ciglio, ora tutto finì,
poiché omai la tua vita alla mia
un legame più santo riunì.
Fioretta
E sei tu che mi parli d'oblio!
E sei tu che mi parli d'amor!...
E che dunque più darti poss'io
se t'ho dato ogni fibra del cor?...
Lascia pure cader questo pianto,
che, s'io piango, di giubilo è sol...
Tu dicesti, un legame più santo
ci congiunse in quest'ora di duol.
(restano abbracciati come in estasi)
MONTESECCO
Or va'!
(spinge vigorosamente la porta e rimane in ascolto col pugnale in mano mentre Simonetta barcollante e morente entra indirizzandosi a Giuliano)
SIMONETTA
Giuliano... Salvati!
FIORETTA
(allontanandosi confusa da Giuliano)
Mio dio!
GIULIANO
(vedendo vacillare Simonetta, accorre per sostenerla)
Com'ella è smorta!
SIMONETTA
(sforzandosi a parlare)
Diman... dimane... i Medici...
(dà un rantolo e cade morta)
FIORETTA
(accorrendo)
Simonetta!
GIULIANO
(disperatamente)
Ell'è morta!...
MONTESECCO
(rimette nella guaina il pugnale e mormora avviandosi verso la sua casa)
È dunque iddio che i Medici
a morte condannò!
Interno della chiesa di Santa Reparata visto diagonalmente.
Gli archi dilungano partendo dalla quinta più vicina al proscenio a sinistra perdendosi verso il fondo a destra ove si scorgono i primi gradini per montare all'altare maggiore.
Davanti ai gradini sono preparati gli scranni per Lorenzo e Giuliano. La porta della sacrestia, bene in vista, trovasi dietro gli scranni in faccia al pubblico. La gran porta d'entrata si suppone essere sul davanti a sinistra.
All'alzarsi della tela si officia. Si sentono i suoni dell'organo ed i canti dei preti e dei ragazzi. Una folla di donne che pregano in ginocchio volte verso l'altare. Gli uomini sono in piedi sul davanti della scena; fra essi circolano i partigiani de' Pazzi. Sul davanti a sinistra sono il Montesecco e Bandini parlando fra loro; dall'altro lato, pure sul davanti, Fioretta prega con fervore.
Insieme
MONTESECCO, BANDINI
Montesecco (piano a Bandini)
Chi dunque in vece mia Lauro colpisce?
Bandini
Due preti (1) che i tuoi scrupoli non hanno.
(1) "Furono scelti de ecclesiastici per commettere un atto a cui il soldato si era rifiutato per motivi di coscienza. Essi furono Stefano da Bagnone, lo scriba apostolico, e Antonio Maffei." Roscoe. Vita di Lorenzo de' Medici, pag. 143
Montesecco
Non temete che il popolo qui accolto
in suo favore accorra?
Bandini
No. Le donne
son sul davanti e in numero maggiore.
Tra gli uomini eccitando i malcontenti
i fidi stan.
Montesecco
Lorenzo arriva ~ Attenti.
CORO DI PRETI E RAGAZZI
(ai quali rispondono le donne del popolo)
Credo in unum Deum, Patrem Omnipotentem, factorem coeli et terrae, visibilium omnium et invisibilium. Credo in unum dominum, Jesum Christum filium dei unigenitum, et ex patre natum ante...
(Lorenzo entra preceduto da che fanno sgombrare il passo: al suo fianco è Angelo Poliziano, e lo seguono quattro gentiluomini di scorta.) (2)
(2) Anche questo dettaglio scenico è della più scrupolosa esattezza storica
Insieme
I CONGIURATI, IL POPOLO
I congiurati (piano eccitando il popolo)
Si dan l'aria da principi
li Medici oramai!
- Osar così interrompere
il sacro rito ~ E guai
se si protesta.
Alcuni del popolo
Oh, il popolo
se vuole...
I congiurati
- Ei non vorrà!
S'ei ringhia, Lauro splendide
feste gli allestirà.
E fra le danze e i cantici
la servitù s'oblia!
- Feste che paga il pubblico
erario!
Altri popolani
O sorte ria!
I congiurati
Ma intanto egli il Magnifico
si noma.
Voci del popolo
E noi paghiam!
I congiurati
- Ei governa celandosi,
ma è lui che noi serviam.
- Saria tempo di scuotere
codesto giogo alfine.
Altre voci
S'è paziente il popolo,
la pazienza ha un fine!
CORO DI PRETI E RAGAZZI
(ai quali rispondono le donne del popolo)
...omnia saecula, Deum de Deo, lumen de lumine, deum verum de deo vero, genitum, non factum, consubstantialem patri, per quem omnia facta sunt, qui propter nos homines et propte nostram salutem descendit de coelis.
Et incarnatus est de spiritu sancto ex Maria virgine, et homo factus est.
Insieme
FIORETTA, MONTESECCO, BANDINI
Fioretta
Signor, prostrata in lacrime
a te confesso umìle il fallo mio.
Amai con tutto l'essere
ed amo ancora, onnipossente Iddio.
Perdono imploro all'anima
di lei che offesi e che nel ciel tornò,
e tu non puoi negarmelo
pe 'l peccato che Cristo perdonò.
Montesecco (inquieto a Bandini)
Ma di', Giuliano?...
Bandini
Acquetati.
Attendere convien:
Pazzi qui dée condurcelo.
Montesecco
La porta s'apre... Ei vien!
CORO DI PRETI E RAGAZZI
(ai quali rispondono le donne del popolo)
Et resurrexit tertia die secundum scripturas.
Et ascendit in coelum, sedet ad dexteram patris, et iterum venturus est cum gloria iudicare vivos et mortuos, cuius regni non erit finis.
(Giuliano entra con Francesco Pazzi. Questi passando fa un segno d'intelligenza a Bandini che li segue. Giuliano, va a sedere accanto a Lorenzo e dietro a lui si tengono Pazzi e Bandini mentre due preti si preparano dietro a Lorenzo)
Insieme
FIORETTA, I CONGIURATI, IL POPOLO
Fioretta (mentre Giuliano passa)
È desso. Un guardo ei volsemi
e già mi balza il cor!
Come inquieto ho l'animo.
Pietà di noi signor!
(si rimette a pregare)
I congiurati (additando Giuliano che passa)
- Mentre Lorenzo a stringere
il nostro giogo intende,
in orge ed in tripudii
Giulian le notti spende.
- Le fanciulle del popolo
servon al bel garzone
di svago! E i padri dormono
contenti!
Altri popolani
Dannazione!
Dell'orror nostro ridere
egli non deve invan!
Altre voci
Un dì verrà pei deboli...
I congiurati
Tal dì non è lontan.
CORO DI PRETI E RAGAZZI
(ai quali rispondono le donne del popolo)
Credo in spiritum sanctum, dominum, et vivificantem, qui ex patre filioque procedit qui cun patre et filio simul adoratur et conglorificatur, qui locutus est per Prophetas.
Credo in unam sanctam catholicam et apostolicam ecclesiam.
Confiteor unum Baptisma, in remissionem peccatorum et expecto resurrectionem mortuorum et vitam venturi saeculi. Amen.
(in questo momento il Credo è finito e l'organo incomincia il Santus. Momento di silenzio generale. Al primo tocco delle campane che suonano per la benedizione Francesco Pazzi e Bandini si slanciano su Giuliano dandogli dei colpi di pugnale e perseguitandolo sin sul davanti della scena. Nel tempo stesso i due preti armati di pugnale cercano di ferire Lorenzo; ma questi se ne accorge, sguaina la spada e si difende, mentre Poliziano, colto il momento in cui i due preti presi da tema fuggono gettando le armi, spinge Lorenzo nella sacrestia, chiude la porta e si mette davanti ad essa per difenderne l'ingresso unito ai quattro gentiluomini di scorta di Lorenzo. Movimento di generale confusione. Le donne del popolo scappano impaurite e nella chiesa restano i popolani inaspriti da congiurati gridando senza saper perché) (3)
(3) vedi Guicciardini, Cronaca fiorentina alla Laurenziana, Roscoe, ecc.
FRANCESCO PAZZI
Muori!
GIULIANO
Soccorso!
FIORETTA
Vergine!
LORENZO
DONNE DEL POPOLO
(gridando)
Alle porte... ~
Salviamci!
(parte delle donne fuggono impaurite, altre si aggrappano attorno a Fioretta che cerca soccorrere Giuliano)
BANDINI
(a Francesco Pazzi, lasciando Giuliano a terra)
Ei giace esanime.
I CONGIURATI
Morte ai tiranni!
IL POPOLO
Morte!
FRANCESCO PAZZI
Lorenzo?
MONTESECCO
Egli sfuggiavi.
BANDINI
Donde?
MONTESECCO
(additando la sacrestia)
Di là.
FIORETTA
(sul corpo di Giuliano, cercando rianimarlo)
Giuliano!
Aita!
POLIZIANO
FRANCESCO PAZZI
(richiamando Bandini)
È vano...
Non monta... Esulta il popolo!
Libera è la città...
Or al palagio accorrasi
gridando «libertà»!
(escono Francesco Pazzi, Bandini e Montesecco seguiti dai congiurati)
FIORETTA
(disperatamente alle donne)
Respira ancor ~ Salviamolo!
Aita, per pietà.
DONNE DEL POPOLO
Sventura! Iddio fan complice
di tanta iniquità!
IL POPOLO
Si esulti alfin; de' Medici
libera è la città.
Ai Pazzi onore e gloria
gridiamo «libertà».
(a questo momento Lorenzo apre violentemente la porta della sacrestia e vuole penetrare in chiesa. Quei della scorta e Poliziano cercano impedirlo, ma egli si avanza decisamente)
I QUATTRO DELLA SCORTA
Signor, che fai?
LORENZO
POLIZIANO
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
- Lorenzo! - Quale audacia!
- Mostrarsi ancora osò.
- Tiranno. -
POLIZIANO E I QUATTRO DELLA SCORTA
Proteggiamolo.
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
- Ed osa chiederlo!
- Per tutto il mal ch'hai fatto.
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
- Sì, dell'erario
le casse non vuotasti?
- Né di Fiorenza il principe
addivenir tentasti?
- Da lunga pezza i Medici
lavorano a tal fine.
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
- Che vuoi tu dir? - Il despota
ai giudici meniam!
- No, no; che parli e scolpisi
s'egli lo puote. - Udiam.
LORENZO
(4) Salvestro de' Medici magistrato de' Priori nel 1318, accusò il fratello Bartolomeo che cospirava contro la Repubblica.
(5) Gianni de' Medici, capitano di Pistoia nel 1374 in occasione della rivoluzione de' Ciompi del 1378 fu eletto cavaliere dalla plebe per aver sedato il tumulto, ma egli rifiutò l'onore conferitogli. Vedi LITTA, Storia delle celebri Famiglie italiane e Cronache fiorentine alla Laurenziana
Insieme
LORENZO
VOCI DALLA FOLLA
- Ei fatti rammemora
- Il vero egli dice
- Ma pur de' carnefici
tacea l'infelice!
- Lorenzo si vendichi.
- Rivolta, rivolta!
- Il popolo giudice
sarà questa volta.
- Facciamo giustizia
de' Pazzi e Salviati,
- all'Arno si gettino
li rei congiurati.
- Le case si abbrucino
degli empi codardi.
- Che più, non si tardi
giustizia a compir!
FIORETTA
(disperatamente)
Aita! Egli si muor!
LORENZO
GIULIANO
(morente)
Appressati...
Già l'ombra io veggo ove più nulla s'anima!...
È questo... il voto estremo mio!... Considera
questa fanciulla... qual mia sposa...
(muore)
FIORETTA
O strazio!
LORENZO
IL POPOLO
Mano all'armi ~ Che dunque si aspetta
per punire il delitto crudel!
Palle ~ Palle. ~ Tremenda vendetta
grida il sangue del misero al ciel!
(il popolo in gran disordine si allontana vivamente sguainando i pugnali; Fioretta, Poliziano ed altri partigiani de' Medici cercano di trasportare il corpo di Giuliano. Lorenzo è solo nel mezzo della scena ritto, e mentre guarda il popolo che si allontana, esclama)
LORENZO
Fine dei Medici e della prima parte della trilogia.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)