LUCIA DI LAMMERMOOR
Dramma tragico in due parti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Gaetano DONIZETTI.
Prima esecuzione: 26 settembre 1835, Napoli.
Personaggi:
Lord ENRICO Asthon |
baritono |
Miss LUCIA di lui sorella |
soprano |
Sir EDGARDO di Ravenswood |
tenore |
Lord ARTURO Bucklaw |
tenore |
RAIMONDO Bidebent, educatore e confidente di Lucia |
basso |
ALISA damigella di Lucia |
mezzosoprano |
NORMANNO capo degli armigeri di Ravenswood |
tenore |
Coro di Donne e Cavalieri, Congiunti di Asthon, Abitanti di Lammermoor.
Paggi, Armigeri, Domestici di Asthon.
L’avvenimento ha luogo in Iscozia, parte nel castello di Ravenswood,
parte nella rovinata Torre di Wolferag.
L’epoca rimonta al declinare del secolo XVI.
Avvertimento dell’autore
La promessa sposa di Lammermoor, istorico romanzo dell’Ariosto scozzese, mi parve subbietto più che altro acconcio per le scene: però non deggio tacere, che nel dargli la forma drammatica, sotto di cui oso presentarlo, mi si opposero non pochi ostacoli, per superare i quali fu mestieri allontanarmi più che non pensava dalle tracce di Walter Scott. Spero quindi, che l’aver tolto dal novero de’ miei personaggi taluno di quelli che pur sono fra i principali del romanzo, e la morte del Sere di Ravenswood diversamente da me condotta (per tacere di altre men rilevanti modificazioni) spero che tutto questo non mi venga imputato come a stolta temerità; avendomi soltanto a ciò indotto i limiti troppo angusti delle severe leggi drammatiche.
Parte prima.
Atrio nel castello di Ravenswood.
Normanno e Coro di abitanti del castello, in arnese da caccia.
[N. 1 - Introduzione]
Insieme
NORMANNO
Percorrete le spiagge vicine,
della torre le vaste rovine:
cada il vel di sì turpe mistero
lo domanda... lo impone l’onor.
Fia che splenda il terribile vero
come lampo fra nubi d’orror!
CORO
Percorriamo le spiagge vicine,
della torre le vaste rovine:
cada il vel di sì turpe mistero
lo domanda... lo impone l’onor.
Fia che splenda il terribile vero
come lampo fra nubi d’orror!
(il coro parte rapidamente)
Enrico, Raimondo e detto.
Scena e cavatina
(Enrico s’avanza fieramente accigliato, Raimondo lo segue mesto e silenzioso. Breve pausa)
Recitativo
NORMANNO
(accostandosi rispettosamente ad Enrico)
Tu sei turbato!
ENRICO
RAIMONDO
(in tuono di chi cerca di calmare l’altrui collera)
Dolente
vergin, che geme sull’urna recente
di cara madre, al talamo potria
volger lo sguardo? Ah! rispettiam quel core
che trafitto dal duol schivo è d’amore.
NORMANNO
(con ironia)
Schivo d’amor!... Lucia
d’amore avvampa.
ENRICO
NORMANNO
M’ascolta. Ella se n’ gìa colà, del parco
nel solingo vial dove la madre
giace sepolta: la sua fida Alisa
era al suo fianco... impetuoso toro
ecco su lor s’avventa...
Prive d’ogni soccorso,
pende sovr’esse inevitabil morte!...
Quando per l’aere sibilar si sente
un colpo, e al suol repente
cade la belva.
ENRICO
NORMANNO
Tal... che il suo nome ricoprì d’un velo.
ENRICO
NORMANNO
L’amò.
ENRICO
NORMANNO
Ogni alba.
ENRICO
NORMANNO
In quel viale.
ENRICO
NORMANNO
Sospetto
io n’ho soltanto.
ENRICO
NORMANNO
È tuo nemico.
RAIMONDO
(Oh ciel!...)
NORMANNO
Tu lo detesti.
ENRICO
RAIMONDO
Ah!...
NORMANNO
Lo dicesti. ~
Cantabile
ENRICO
NORMANNO
Pietoso al tuo decoro
io fui con te crudel!
RAIMONDO
(La tua clemenza imploro;
tu lo smentisci, o ciel.)
Coro di cacciatori, e detti.
Tempo di mezzo
CORO
(a Normanno)
(accorrendo)
Il tuo dubbio è ormai certezza.
NORMANNO
(ad Enrico)
Odi tu?
ENRICO
RAIMONDO
(Oh giorno!)
CORO
Come vinti da stanchezza,
dopo lungo errar d’intorno,
noi posammo della torre
nel vestibulo cadente:
ecco tosto lo trascorre
un uom pallido e tacente.
Quando appresso ei n’è venuto
ravvisiam lo sconosciuto. ~
Ei su celere destriero
s’involò dal nostro sguardo...
ci fe’ noto un falconiero
il suo nome...
ENRICO
CORO
Edgardo.
ENRICO
RAIMONDO
Ah! non credere... ah! sospendi...
ella... M’odi...
ENRICO
Stretta
NORMANNO E CORO
Quell’indegno al nuovo albore
l’ira tua fuggir non può.
RAIMONDO
(Ahi! qual nembo di terrore
questa casa circondò!)
(Enrico parte: tutti lo seguono)
Parco. - Nel fondo della scena un fianco del castello, con picciola porta praticabile.
Sul davanti la così detta fontana della Sirena, fontana altra volta coperta da un bell’edifizio, ornato di tutti i fregi della gotica architettura, al presente dai rottami di quest’edifizio sol cinta. Caduto n’è il tetto, rovinate le mura, e la sorgente che zampilla si apre il varco fra le pietre, e le macerie postele intorno, formando indi un ruscello.
È sull’imbrunire. Sorge la luna.
Lucia ed Alisa.
[N. 2 - Scena e cavatina Lucia]
Recitativo
LUCIA
(viene dal castello, seguita da Alisa: sono entrambe nella massima agitazione. Ella si volge d’intorno, come in cerca di qualcuno; ma osservando la fontana, ritorce altrove lo sguardo)
Ancor non giunse!...
ALISA
Incauta!... a che mi traggi!...
avventurarti, or che il fratel qui venne,
è folle ardir.
LUCIA
Ben parli! Edgardo sappia
qual ne minaccia orribile periglio...
ALISA
Perché d’intorno il ciglio
volgi atterrita?
LUCIA
Quella fonte mai
senza tremar non veggo... Ah! tu lo sai.
Un Ravenswood, ardendo
di geloso furor, l’amata donna
colà trafisse: l’infelice cadde
nell’onda, ed ivi rimanea sepolta...
m’apparve l’ombra sua...
ALISA
Che intendo!...
LUCIA
Ascolta.
Cantabile
Regnava nel silenzio
alta la notte e bruna...
colpia la fonte un pallido
raggio di tetra luna...
quando sommesso un gemito
fra l’aure udir si fe’,
ed ecco su quel margine
l’ombra mostrarsi a me!
Qual di chi parla muoversi
il labbro suo vedea,
e con la mano esanime
chiamarmi a sé parea.
Stette un momento immobile
poi rapida sgombrò,
e l’onda pria sì limpida,
di sangue rosseggiò! ~
Tempo di mezzo
ALISA
Chiari, oh ciel! ben chiari e tristi
nel tuo dir presagi intendo!
Ah! Lucia, Lucia desisti
da un amor così tremendo.
LUCIA
Io?... che parli! Al cor che geme
questo affetto è sola speme...
Senza Edgardo non potrei
un istante respirar...
Egli è luce a’ giorni miei,
e conforto al mio penar.
Stretta
Quando rapito in estasi
del più cocente amore,
col favellar del core
mi giura eterna fé;
gli affanni miei dimentico,
gioia diviene il pianto...
parmi che a lui d’accanto
si schiuda il ciel per me!
ALISA
Giorni d’amaro pianto
si apprestano per te!
[N. 3 - Scena e duetto Lucia e Edgardo]
Recitativo
ALISA
Egli s’avanza... la vicina soglia
io cauta veglierò.
(rientra nel castello)
Edgardo e Lucia.
EDGARDO
Lucia, perdona
se ad ora inusitata
io vederti chiedea: ragion possente
a ciò mi trasse. Pria che in ciel biancheggi
l’alba novella, dalle patrie sponde
lungi sarò.
LUCIA
Che dici!...
EDGARDO
Pe’ franchi lidi amici
sciolgo le vele: ivi trattar m’è dato
le sorti della Scozia. Il mio congiunto,
Athol, riparator di mie sciagure,
a tanto onor m’innalza.
LUCIA
E me nel pianto
abbandoni così!
EDGARDO
Pria di lasciarti
Asthon mi vegga... stenderò placato
a lui la destra, e la tua destra, pegno
fra noi di pace, chiederò.
LUCIA
Che ascolto!...
Ah! no... rimanga nel silenzio avvolto
per or l’arcano affetto...
EDGARDO
(con amarezza)
Intendo! ~ Di mia stirpe
il reo persecutore
ancor pago non è! Mi tolse il padre...
il mio retaggio avito
con trame inique m’usurpò... né basta?
Che brama ancor? che chiede
quel cor feroce e rio?
La mia perdita intera, il sangue mio?
EDGARDO
Ei mi aborre...
LUCIA
Ah! no...
EDGARDO
(con più forza)
Mi aborre...
LUCIA
Calma, oh ciel! quell’ira estrema.
EDGARDO
Fiamma ardente in sen mi scorre!
M’odi.
LUCIA
Edgardo!...
EDGARDO
M’odi, e trema.
Cantabile
Sulla tomba che rinserra
il tradito genitore,
al tuo sangue eterna guerra
io giurai nel mio furore:
ma ti vidi... in cor mi nacque
altro affetto, e l’ira tacque...
pur quel voto non è infranto...
io potrei compirlo ancor!
LUCIA
Deh! ti placa... deh! ti frena...
può tradirne un solo accento!
Non ti basta la mia pena?
Vuoi ch’io mora di spavento?
Ceda, ceda ogn’altro affetto;
solo amor t’infiammi il petto...
Ah! il più nobile, il più santo
de’ tuoi voti è un puro amor!
Tempo di mezzo
EDGARDO
(con subita risoluzione)
Qui, di sposa eterna fede
qui mi giura, al cielo innante.
Dio ci ascolta, dio ci vede...
tempio, ed ara è un core amante;
(ponendo un anello in dito a Lucia)
al tuo fato unisco il mio
son tuo sposo.
LUCIA
(porgendo a sua volta il proprio anello a Edgardo)
E tua son io.
A’ miei voti amore invoco.
(ne’ tempi a cui rimonta questo avvenimento, fu in Iscozia comune credenza, che il violatore di un giuramento fatto con certe cerimonie, soggiacesse in questa terra ad un’esemplare punizione celeste, quasi contemporanea all’atto dello spergiuro. Perciò allora i giuramenti degli amanti, lungi dal riguardarsi come cosa di lieve peso, avevano per lo meno l’importanza di un contratto di nozze. - La più usitata di queste cerimonie era, che i due amanti rompevano, e si partivano una moneta. Si è sostituito il cambio dell’anello, come più adatto alla scena)
EDGARDO
A’ miei voti invoco il ciel.
LUCIA E EDGARDO
Porrà fine al nostro foco
sol di morte il freddo gel...
EDGARDO
Separarci omai conviene.
LUCIA
Oh parola a me funesta!
Il mio cor con te ne viene.
EDGARDO
Il mio cor con te qui resta.
LUCIA
Ah! talor del tuo pensiero
venga un foglio messaggiero,
e la vita fuggitiva
di speranza nudrirò.
EDGARDO
Io di te memoria viva
sempre, o cara, serberò.
Stretta
LUCIA E EDGARDO
Verranno a te sull’aure
i miei sospiri ardenti,
udrai nel mar che mormora
l’eco de’ miei lamenti...
Pensando ch’io di gemiti
mi pasco, e di dolor.
Spargi una mesta lagrima
su questo pegno allor.
EDGARDO
Io parto...
LUCIA
Addio...
EDGARDO
Rammentati!
Ne stringe il cielo!...
LUCIA
E amor.
(Edgardo parte; Lucia si ritira nel castello)
Parte seconda.
Gabinetto negli appartamenti di Lord Asthon.
Enrico e Normanno.
[N. 4 - Duetto Enrico e Lucia]
(Enrico è seduto presso un tavolino: Normanno sopraggiunge)
Recitativo
NORMANNO
Lucia fra poco a te verrà.
ENRICO
NORMANNO
Non temer: la lunga assenza
del tuo nemico, i fogli
da noi rapiti, e la bugiarda nuova
ch’egli s’accese d’altra fiamma, in core
di Lucia spegneranno il cieco amore.
ENRICO
(Normanno esce)
Lucia e detto.
(Lucia si arresta presso la soglia: la pallidezza del suo volto, il guardo smarrito, e tutto in lei annunzia i patimenti ch’ella sofferse ed i primi sintomi d’un’alienazione mentale)
ENRICO
(Lucia si avanza alcuni passi macchinalmente, e sempre figgendo lo sguardo immobile negli occhi di Enrico)
ENRICO
Tempo d'attacco
LUCIA
Il pallor funesto orrendo
che ricopre il volto mio
ti rimprovera tacendo
il mio strazio... il mio dolor.
Perdonar ti possa iddio
l’inumano tuo rigor.
ENRICO
LUCIA
La pietade è tarda omai!...
Il mio fin di già s’appressa.
ENRICO
LUCIA
Lieta! e puoi tu dirlo a me?
ENRICO
LUCIA
Cessa... ah! cessa.
Ad altr’uom giurai la fé.
ENRICO
LUCIA
Enrico!...
ENRICO
LUCIA
Il core mi balzò!
(legge: la sorpresa, ed il più vivo affanno si dipingono nel suo volto, ed un tremito l’investe dal capo alle piante)
ENRICO
LUCIA
Me infelice!...
Ahi!... la folgore piombò!
Cantabile
Soffriva nel pianto... languia nel dolore...
la speme... la vita riposi in un core...
quel core infedele ad altra si diè!...
L’istante di morte è giunto per me.
ENRICO
(si ascoltano echeggiare in lontananza festivi suoni, e clamorose grida)
LUCIA
Che fia!...
ENRICO
LUCIA
Ebbene?
ENRICO
LUCIA
Un brivido
mi corse per le vene!
ENRICO
LUCIA
La tomba a me s’appresta!
ENRICO
LUCIA
Ho sugli occhi un vel!
ENRICO
LUCIA
Tremo!...
ENRICO
LUCIA
Ed io?...
ENRICO
LUCIA
Ma!...
ENRICO
LUCIA
Oh ciel!...
Stretta
ENRICO
LUCIA
(volgendo al cielo gli occhi gonfi di lagrime)
Tu che vedi il pianto mio...
tu che leggi in questo core,
se respinto il mio dolore
come in terra in ciel non è,
tu mi togli, eterno iddio,
questa vita disperata...
io son tanto sventurata,
che la morte è un ben per me!
(Enrico parte affrettatamente. Lucia si abbandona su d’una seggiola, ove resta qualche momento in silenzio; quindi vedendo giungere Raimondo, gli sorge all’incontro ansiosissima)
Raimondo, e detta.
[N. 5 - Scena e aria Raimondo]
Recitativo
LUCIA
Ebben?
RAIMONDO
Di tua speranza
l’ultimo raggio tramontò! Credei
al tuo sospetto, che il fratel chiudesse
tutte le strade, onde sul franco suolo,
all’uom che amar giurasti
non giungesser tue nuove: io stesso un foglio
da te vergato, per secura mano
recar gli feci... invano!
Tace mai sempre... quel silenzio assai
d’infedeltà ti parla!
LUCIA
E me consigli?
RAIMONDO
Di piegarti al destino.
LUCIA
E il giuramento?...
RAIMONDO
Tu pur vaneggi! I nuziali voti
che il ministro di dio non benedice
né il ciel, né il mondo riconosce.
LUCIA
Ah! cede
persuasa la mente...
ma sordo alla ragion resiste il core.
RAIMONDO
Vincerlo è forza.
LUCIA
Oh, sventurato amore!
Cantabile
RAIMONDO
Deh, t’arrendi, o più sciagure
ti sovrastano infelice...
per le tenere mie cure,
per l’estinta genitrice
il periglio d’un fratello
ti commova; e cangi il cor...
o la madre nell’avello
fremerà per te d’orror.
Tempo di mezzo
LUCIA
Taci... taci: tu vincesti...
non son tanto snaturata.
RAIMONDO
Oh qual gioia in me tu desti!
Oh qual nube hai disgombrata!...
Stretta
Al ben de’ tuoi qual vittima
offri Lucia, te stessa;
e tanto sacrifizio
scritto nel ciel sarà.
Se la pietà degli uomini
a te non fia concessa;
v’è un dio, v’è un dio,
che tergere il pianto tuo saprà.
LUCIA
Guidami tu... tu reggimi...
son fuori di me stessa!...
lungo crudel supplizio
la vita a me sarà!
(partono)
Magnifica sala, pomposamente ornata pe ’l ricevimento di Arturo.
Nel fondo maestosa gradinata, alla cui sommità è una porta. Altre porte laterali.
Enrico, Arturo, Normanno, Cavalieri e Dame congiunti di Asthon, Paggi, Armigeri, Abitanti di Lammermoor, e Domestici, tutti inoltrandosi dal fondo.
[N. 6 - Finale atto secondo]
Coro
ENRICO, NORMANNO E CORO
Per te d’immenso giubilo
tutto s’avviva intorno
per te veggiam rinascere
della speranza il giorno.
Qui l’amistà ti guida,
qui ti conduce amor,
qual astro in notte infida
qual riso nel dolor.
Cavatina
ARTURO
Per poco fra le tenebre
sparì la vostra stella;
io la farò risorgere
più fulgida e più bella.
La man mi porgi Enrico...
ti stringi a questo cor.
A te ne vengo amico,
fratello e difensor.
Tempo d'attacco
ARTURO
Dov’è Lucia?
ENRICO
ARTURO
M’è noto. ~ Or solvi un dubbio:
fama suonò, ch’Edgardo
sovr’essa temerario
alzare osò lo sguardo...
ENRICO
NORMANNO E CORO
S’avanza a te Lucia.
Lucia, Alisa, Raimondo e detti.
ENRICO
(Lucia fa un movimento come per retrocedere)
LUCIA
(Gran dio.)
ARTURO
Ti piaccia i voti accogliere
del tenero amor mio...
ENRICO
ARTURO
Oh dolce invito!
(avvicinandosi ad Enrico che sottoscrive il contratto, egli vi appone la sua firma. Intanto Raimondo, ed Alisa conducono la tremebonda Lucia verso il tavolino)
LUCIA
(Io vado al sacrifizio!...)
RAIMONDO
(Reggi buon dio l’afflitta.)
ENRICO
LUCIA
(Me misera!...)
(piena di spavento, e quasi fuor di sé medesima, segna l’atto)
(La mia condanna ho scritta!)
ENRICO
LUCIA
(Io gelo e ardo!
Io manco!...)
(si ascolta dalla porta in fondo lo strepito di persona, che indarno trattenuta, si avanza precipitosa)
TUTTI
Qual fragor!...
(la porta si spalanca)
Chi giunge?...
Edgardo, alcuni Servi, e detti.
EDGARDO
Edgardo.
(con voce e atteggiamento terribili. Egli è ravvolto in gran mantello da viaggio, un cappello con l’ala tirata giù, rende più fosche le di lui sembianze estenuate dal dolore)
GLI ALTRI
Edgardo!...
LUCIA
Oh fulmine!...
(cade tramortita)
GLI ALTRI
Oh terror!...
(lo scompiglio è universale. Alisa, col soccorso di alcune donne solleva Lucia, e l’adagia su una seggiola)
Largo concertato
Insieme
ENRICO
EDGARDO
(Chi mi frena in tal momento?...
chi troncò dell’ire il corso?
Il suo duolo, il suo spavento
son la prova d’un rimorso!...
Ma, qual rosa inaridita,
ella sta fra morte e vita!...
Io son vinto... son commosso...
t’amo, ingrata, t’amo ancor!)
LUCIA
(riavendosi)
(Io sperai che a me la vita
tronca avesse il mio spavento...
ma la morte non m’aita...
vivo ancor per mio tormento! ~
Da’ miei lumi cadde il velo...
mi tradì la terra e il cielo!...
vorrei pianger, ma non posso...
ah, mi manca il pianto ancor!)
ARTURO, RAIMONDO, ALISA, NORMANNO E CORO
(Qual terribile momento!...
Più formar non so parole!...
Densa nube di spavento
par che copra i rai del sole! ~
Come rosa inaridita
ella sta fra morte e vita!...
chi per lei non è commosso
ha di tigre in petto il cor.)
Tempo di mezzo
ENRICO, ARTURO, NORMANNO E CAVALIERI
(scagliandosi con le spade denudate contro Edgardo)
T’allontana sciagurato...
o il tuo sangue fia versato...
EDGARDO
(traendo anch’egli la spada)
Morirò, ma insiem col mio
altro sangue scorrerà.
RAIMONDO
(in tuono autorevole)
(mettendosi in mezzo alle parti avversarie)
Rispettate, o voi, di dio
la tremenda maestà.
In suo nome io ve ’l comando,
deponete l’ira e il brando...
pace pace... egli aborrisce
l’omicida, e scritto sta:
chi di ferro altrui ferisce,
pur di ferro perirà.
(tutti ripongono le spade. Un momento di silenzio)
ENRICO
EDGARDO
(altero)
La mia sorte,
il mio dritto... sì; Lucia
la sua fede a me giurò.
RAIMONDO
Questo amor per sempre oblia;
ella è d’altri!...
EDGARDO
D’altri!... ah! no.
RAIMONDO
Mira.
(gli presenta il contratto nuziale)
EDGARDO
(dopo averlo rapidamente letto, e figgendo gli occhi in Lucia)
Tremi!... ti confondi!
(mostrando la di lei firma)
Son tue cifre? A me rispondi:
(con più forza)
son tue cifre?
LUCIA
(con voce simigliante ad un gemito)
Sì...
EDGARDO
(soffocando la sua collera)
Riprendi
il tuo pegno, infido cor.
(le rende il di lei anello)
Il mio dammi.
LUCIA
Almen...
EDGARDO
Lo rendi.
(lo smarrimento di Lucia lascia divedere, che la mente turbata della infelice intende appena ciò che fa: quindi si toglie tremando l’anello dal dito, di cui Edgardo s’impadronisce sul momento)
EDGARDO
Hai tradito il cielo, e amor!
(sciogliendo il freno del represso sdegno getta l’anello, e lo calpesta)
Maledetto sia l’istante
che di te mi rese amante...
stirpe iniqua... abominata
io dovea da te fuggir!...
Ah! di dio la mano irata
ti disperda...
ENRICO, ARTURO, NORMANNO E CAVALIERI
Insano ardir!...
Stretta
Esci, fuggi il furor che ne accende
solo un punto i suoi colpi sospende...
ma fra poco più atroce, più fiero
sul suo capo aborrito cadrà...
Sì, la macchia d’oltraggio sì nero
col tuo sangue lavata sarà.
EDGARDO
(gettando la spada, ed offrendo il petto a’ suoi nemici)
Trucidatemi, e pronubo al rito
sia lo scempio d’un core tradito...
del mio sangue bagnata la soglia
dolce vista per l’empia sarà!...
Calpestando l’esangue mia spoglia
all’altare più lieta ne andrà!
LUCIA
(cadendo in ginocchio)
Dio lo salva... in sì fiero momento
d’una misera ascolta l’accento...
è la prece d’immenso dolore
che più in terra speranza non ha...
e l’estrema domanda del core,
che sul labbro spirando mi sta!
RAIMONDO, ALISA E DAME
(a Edgardo)
Infelice, t’invola... t’affretta...
i tuoi giorni... il tuo stato rispetta.
Vivi... e forse il tuo duolo fia spento:
tutto è lieve all’eterna pietà.
Quante volte ad un solo tormento
mille gioie succeder non fa!
(Raimondo sostiene Lucia, in cui l’ambascia è giunta all’estremo: Alisa, e le dame son loro d’intorno. Gli altri incalzano Edgardo fin presso la soglia. Intanto si abbassa la tela)
Salone terreno nella torre di Wolferag, adiacente al vestibulo. Una tavola spoglia di ogni ornamento, e un vecchio seggiolone ne formano tutto l’arredamento. Vi è nel fondo una porta che mette all’esterno: essa è fiancheggiata da due finestroni che avendo infrante le invetriate, lasciano scorgere gran parte delle rovine di detta torre, ed un lato della medesima sporgente sul mare.
È notte: il luogo viene debolmente illuminato da una smorta lampada.
Il cielo è orrendamente nero; lampeggia, tuona, ed i sibili del vento si mescono coi scrosci della pioggia.
[N. 7 - Scena e duetto Edgardo e Enrico]
Recitativo
(Edgardo è seduto presso la tavola, immerso ne’ suoi malinconici pensieri; dopo qualche istante si scuote, e guardando attraverso delle finestre)
EDGARDO
Orrida è questa notte
come il destino mio!
(scoppia un fulmine)
Sì, tuona o cielo...
imperversate o turbini... sconvolto
sia l’ordin delle cose, e pera il mondo...
Io non mi inganno! scalpitar d’appresso
odo un destrier! - S’arresta!
Chi mai nella tempesta
fra le minacce e l’ire
chi puote a me venirne?
Enrico e detto.
ENRICO
EDGARDO
Quale ardire!...
Asthon!
ENRICO
EDGARDO
Fra queste mura
osi offrirti al mio cospetto!
ENRICO
Tempo d'attacco
EDGARDO
Qui del padre ancor s’aggira
l’ombra inulta... e par che frema!
Morte ogn’aura a te qui spira!
Il terren per te qui trema!
Nel varcar la soglia orrenda
ben dovresti palpitar.
Come un uom che vivo scenda
la sua tomba ad albergar!
ENRICO
EDGARDO
(Ei più squarcia il cor ferito!...
oh tormento! oh gelosia!)
ENRICO
Tempo di mezzo
EDGARDO
(con altera impazienza)
Da me che brami?
ENRICO
EDGARDO
So che al paterno cenere
giurai strapparti il core.
ENRICO
EDGARDO
(con nobile disdegno)
Quando?
ENRICO
EDGARDO
Ove?
ENRICO
EDGARDO
Verrò.
ENRICO
EDGARDO
Ivi... t’ucciderò.
Stretta
ENRICO E EDGARDO
O sole più rapido a sorger t’appresta...
ti cinga di sangue ghirlanda funesta...
così tu rischiara ~ l’orribile gara
d’un odio mortale, d’un cieco furor.
Farà di nostr’alme atroce governo
gridando vendetta, lo spirto d’Averno...
(l’uragano è al colmo)
Del tuono che mugge ~ del nembo che rugge
più l’ira è tremenda, che m’arde nel cor.
(Enrico parte: Edgardo si ritira)
Galleria del castello di Ravenswood, vagamente illuminata per festeggiarvi le nozze di Lucia. Dalle sale contigue si ascolta la musica di liete danze.
Il fondo della scena è ingombro di Paggi ed Abitanti di Lammermoor del castello.
Sopraggiungono molti gruppi di Dame e Cavalieri sfavillanti di gioia, si uniscono in crocchio e cantano il seguente
[N. 8 - Coro e scena Lucia]
CORO
Di vivo giubilo
s’innalzi un grido:
corra di Scozia
per ogni lido;
e avverta i perfidi
nostri nemici,
che più terribili,
ne rende l’aura
d’alto favor;
che a noi sorridono
le stelle ancor.
Raimondo, Normanno e detti.
Recitativo
(Normanno traversa la scena ed esce rapidamente)
RAIMONDO
(trafelato, ed avanzandosi a passi vacillanti)
Cessi... ahi cessi quel contento...
CORO
Sei cosparso di pallore!...
Ciel! Che rechi?
RAIMONDO
Un fiero evento!
CORO
Tu ne agghiacci di terrore!
RAIMONDO
(accenna con mano che tutti lo circondino, e dopo avere alquanto rinfrancato il respiro)
Dalle stanze ove Lucia
trassi già col suo consorte,
un lamento... un grido uscia
come d’uom vicino a morte!
Corsi ratto in quelle mura...
ahi! terribile sciagura!
Steso Arturo al suol giaceva
muto freddo insanguinato!...
E Lucia l’acciar stringeva,
che fu già del trucidato!...
(tutti inorridiscono)
Ella in me le luci affisse...
«Il mio sposo ov’è?» mi disse:
e nel volto suo pallente
un sorriso balenò!
Infelice! della mente
la virtude a lei mancò!
TUTTI
Oh! qual funesto avvenimento!...
Tutti ne ingombra cupo spavento!
Notte, ricopri la ria sventura
col tenebroso tuo denso vel.
Ah! quella destra di sangue impura
l’ira non chiami su noi del ciel. ~
Recitativo
RAIMONDO
Eccola!
Lucia, Alisa e detti.
(Lucia è in succinta e bianca veste: ha le chiome scarmigliate, ed il suo volto, coperto da uno squallore di morte, la rende simile ad uno spettro, anziché ad una creatura vivente. Il di lei sguardo impietrito, i moti convulsi, e fino un sorriso malaugurato manifestano non solo una spaventevole demenza, ma ben anco i segni di una vita, che già volge al suo termine)
CORO
(Oh giusto cielo!
Par dalla tomba uscita!)
LUCIA
Il dolce suono
mi colpì di sua voce!... Ah! quella voce
m’è qui nel cor discesa!...
Edgardo! Io ti son resa:
fuggita io son da’ tuoi nemici... ~ Un gelo
mi serpeggia nel sen!... trema ogni fibra!...
vacilla il piè!... Presso la fonte, meco
t’assidi alquanto... Ahimè!... sorge il tremendo
fantasma e ne separa!...
Qui ricovriamci, Edgardo, a piè dell’ara...
sparsa è di rose!... un’armonia celeste
di’, non ascolti? ~ Ah, l’inno
suona di nozze!... il rito
per noi, per noi s’appresta!... Oh me felice!
Oh gioia che si sente, e non si dice!
Cantabile
Ardon gl’incensi... splendono
le sacre faci intorno!...
Ecco il ministro! Porgimi
la destra... Oh lieto giorno!
Alfin son tua, sei mio!
A me ti dona un dio...
ogni piacer più grato
mi fia con te diviso
del ciel clemente un riso
la vita a noi sarà!
RAIMONDO, ALISA E CORO
(sporgendo le mani al cielo)
In sì tremendo stato,
di lei, signor, pietà.
Tempo di mezzo
RAIMONDO
S’avanza Enrico!...
Enrico, Normanno e detti.
ENRICO
RAIMONDO
Vera, pur troppo!
ENRICO
RAIMONDO, ALISA E CORO
T’arresta... Oh ciel!...
RAIMONDO
Non vedi
lo stato suo?
LUCIA
(sempre delirando)
Che chiedi?...
ENRICO
LUCIA
Me misera!...
RAIMONDO
Ha la ragion smarrita.
ENRICO
RAIMONDO
Tremare, o barbaro,
tu déi per la sua vita.
LUCIA
Non mi guardar sì fiero...
segnai quel foglio è vero... ~
Nell’ira sua terribile
calpesta, oh dio! l’anello!...
Mi maledice!... Ah! vittima
fui d’un crudel fratello,
ma ognor t’amai... lo giuro...
chi mi nomasti? Arturo! ~
Ah! non fuggir... perdono...
GLI ALTRI
Qual notte di terror!
LUCIA
Presso alla tomba io sono...
odi una prece ancor. ~
Deh! tanto almen t’arresta,
ch’io spiri a te d’appresso...
già dall’affanno oppresso
gelido langue il cor!
Un palpito gli resta...
è un palpito d’amor.
Spargi di qualche pianto
il mio terrestre velo,
mentre lassù nel cielo
io pregherò per te...
al giunger tuo soltanto
fia bello il ciel per me!
(resta quasi priva di vita, fra le braccia di Alisa)
RAIMONDO, ALISA E CORO
Omai frenare il pianto
possibile non è!
ENRICO
Recitativo
(Alisa e le dame conducono altrove Lucia)
(parte nella massima costernazione: tutti lo seguono, tranne Raimondo e Normanno)
RAIMONDO
Delator! gioisci
dell’opra tua.
NORMANNO
Che parli?
RAIMONDO
Sì, dell’incendio che divampa e strugge
questa casa infelice hai tu destata
la primiera favilla.
NORMANNO
Io non credei...
RAIMONDO
Tu del versato sangue, empio! tu sei
la ria cagion!... Quel sangue
al ciel t’accusa, e già la man suprema
segna la tua sentenza... Or vanne, e trema.
(egli segue Lucia: Normanno esce per l’opposto lato)
Parte esterna del castello, con la porta praticabile: un appartamento dello stesso è ancora illuminato internamente.
In più distanza una cappella: la via che vi conduce è sparsa delle tombe dei Ravenswood. - Albeggia.
[N. 9 - Ultima scena]
Recitativo
EDGARDO
Tombe degli avi miei, l’ultimo avanzo
d’una stirpe infelice
deh! raccogliete voi. ~ Cessò dell’ira
il breve foco... sul nemico acciaro
abbandonar mi vo’. Per me la vita
è orrendo peso!... L’universo intero
è un deserto per me senza Lucia!...
Di liete faci ancora
splende il castello! Ah! scarsa
fu la notte al tripudio!... Ingrata donna!
Mentr’io mi struggo in disperato pianto,
tu ridi, esulti accanto
al felice consorte!
Tu delle gioie in seno, io... della morte!
Cantabile
Fra poco a me ricovero
darà negletto avello...
Una pietosa lagrima
non scorrerà su quello!...
Fin degli estinti, ahi misero!
Manca il conforto a me!
Tu pur, tu pur dimentica
quel marmo dispregiato:
mai non passarvi, o barbara,
del tuo consorte a lato...
rispetta almen le ceneri
di chi moria per te.
Abitanti di Lammermoor, dal castello, e detto.
Tempo di mezzo
CORO
Oh meschina! Oh caso orrendo!
Più sperar non giova omai!...
Questo dì che sta sorgendo
tramontar tu non vedrai!
EDGARDO
Giusto cielo!... Ah! rispondete:
di chi mai, di chi piangete?
CORO
Di Lucia.
EDGARDO
(esterrefatto)
Lucia diceste!
CORO
Sì; la misera se n’ muore.
Fur le nozze a lei funeste...
di ragion la trasse amore...
s’avvicina all’ore estreme,
e te chiede... per te geme...
EDGARDO
Ah! Lucia! Lucia!...
(si ode lo squillo lungo, e monotono della campana de’ moribondi)
CORO
Rimbomba
già la squilla in suon di morte!
EDGARDO
Ahi!... quel suono al cor mi piomba! ~
È decisa la mia sorte!...
Rivederla ancor vogl’io...
rivederla e poscia...
(incamminandosi)
CORO
Oh dio!...
(trattenendolo)
Qual trasporto sconsigliato!...
Ah desisti... ah! riedi in te...
(Edgardo si libera a viva forza, fa alcuni rapidi passi per entrare nel castello, ed è già sulla soglia quando n’esce Raimondo)
Raimondo e detti.
RAIMONDO
Ove corri sventurato?
Ella in terra più non è.
(Edgardo si caccia disperatamente le mani fra’ capelli, restando immobile in tale atteggiamento, colpito da quell’immenso dolore che non ha favella. Lungo silenzio)
Stretta
EDGARDO
(scuotendosi)
Tu che a dio spiegasti l’ali,
o bell’alma innamorata,
ti rivolgi a me placata...
teco ascenda il tuo fedel.
Ah! se l’ira dei mortali
fece a noi sì lunga guerra,
se divisi fummo in terra,
ne congiunga il nume in ciel.
(trae rapidamente un pugnale e se lo immerge nel cuore)
Io ti seguo...
(tutti si avventano, ma troppo tardi per disarmarlo)
RAIMONDO
Forsennato!...
CORO
Che facesti!...
RAIMONDO E CORO
Quale orror!
CORO
Ahi tremendo!... ahi crudo fato!...
RAIMONDO
Dio, perdona un tanto error.
(prostrandosi, ed alzando le mani al cielo; tutti lo imitano: Edgardo spira)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 11/02/2017
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)