IFIGENIA IN AULIDE
Dramma per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.
Codice QR per arrivare a questa pagina:
Libretto di Apostolo ZENO.
Musica di Antonio CALDARA.
Prima esecuzione: 5 novembre 1718, Vienna.
Attori:
AGAMENNONE re di Micene |
tenore |
CLITENNESTRA sua moglie |
soprano |
IFIGENIA loro figliola |
soprano |
ACHILLE principe di Tessaglia, amante di Ifigenia |
tenore |
ELISENA principessa di Lesbo, amante di Achille |
soprano |
ULISSE re di Itaca |
baritono |
TEUCRO uno de' capitani greci, amante di Elisena |
contralto |
ARCADE confidente di Agamennone |
basso |
La scena è in Aulide.
Comparse.
Paggi con Ifigenia.
Paggi con Clitennestra.
Paggi con Elisena.
Di Argivi con Agamennone.
Di Greci con Clitennestra, e con Ifigenia.
Di Mirmidoni con Achille.
Di Itacensi, Ulisse.
Di Schiavi lesbi con Elisena.
Di Salamini con Teucro.
Argomento
L'armata greca, la quale si era allestita per andarsene contro Troia sotto il comando di Agamennone, re di Micene, fu da venti contrari trattenuta più mesi nel porto di Aulide. Si ricorse all'oracolo di Diana; e l'indovino Calcante diede in risposta, che mai si navigherebbe a Troia, se prima non si placasse l'ira di Diana con la morte, e col sacrificio di Ifigenia, figliuola del re Agamennone. Questo sacrificio è uno dei più celebri fatti appresso i poeti, i quali però assai diversamente l'han riferito. Alcuni hanno asserito, che veramente Ifigenia fosse sacrificata. Così Eschilo, Euripide, Sofocle, ed altri. Alcuni sono stati di parere, che Diana mossane a pietà l'avesse rapita nel punto del sacrificio dalle mani di Calcante, e portata in Tauride, facendo, che in vece di lei rimanesse uccisa una cerva, o altro animale. Euripide mostra di essere stato anch'egli di questo sentimento, e Ovidio ne parla nelle sue Metamorfosi. Altri finalmente hanno scritto, che una Ifigenia fu veramente sacrificata, non già la figliuola di Agamennone, ma una figliuola di Elena, natale in segreto da Teseo, avanti che fosse sposa di Menelao, re di Sparta, al quale non confidò mai questo suo segreto e primo matrimonio con Teseo, e per conseguenza a lui e a tutti tenne occulta la nascita di questa sua Ifigenia, la quale fece allevare sotto altro nome; e io gli do quello di Elisena. Questa terza opinione, che è sostenuta da Euforione Calcidense, da Alessandro Pleuronio, e da Stesicoro Imereo, riportati da Pausania nel Libro II è stata seguitata da me nell'ordinamento del dramma: poiché la prima menava la favola a un fine troppo tragico, e la seconda ad uno scioglimento troppo incredibile. Nelle prime maniere l'argomento è stato maneggiato dall'incomparabile Euripide, e nella terza dal famoso Racine. Confesso di aver tolto assai dall'uno, e dall'altro, ad oggetto di render meno imperfetto, che per me fosse possibile, il mio componimento, dove gli amori di Achille, e di Ifigenia, l'andata di quello a Lesbo, donde ne condusse Elisena prigione, ed altre circostanze della favola non sono senza istorico fondamento.
Porto di Aulide ingombrato dalle navi, e dalle tende de' Greci, tutte illuminate di notte alla foggia militare. Altre navi in lontano nel mare con vele spiegate, che vengono verso il porto, anch'esse illuminate.
Teucro con séguito di Greci.
TEUCRO
Lungi, o greci, il timor. Son legni amici
quei che d'Aulide al porto
spingon' aure seconde. Io riconosco
le note insegne, e 'l sempre invitto Achille.
Presa già Lesbo, ei riconduce a noi
la vittoria, che il segue. Alla sua spada
han riserbato i numi,
che la Frigia, e 'l suo Ettorre al piè gli cada.
(si accostano le navi, dalle quali sbarcano Achille, e parte de' suoi soldati)
Achille, Teucro, e séguito di Greci, e Tessali.
ACHILLE
Asia tremi, Argo festeggi:
greco braccio è sempre invitto.
Cadde Lesbo, e tra ritorte
la sua sorte
piange il tessalo sconfitto.
Asia tremi, Argo festeggi:
greco braccio è sempre invitto.
Teucro, in Aulide ancora
dorme notti infingarde il greco campo?
Già 'l Tessalo è sconfitto:
Lesbo già cadde; e in pigro, e lungo sonno
l'egre vostre pupille
stan chiuse ancor, quando trionfa Achille?
TEUCRO
Valoroso Pelide,
chi può contra gli dèi? Sciolte dal lido
fendean le prore achee l'onda tranquilla,
ma che? Del vento amico
cessa il favor: soffia l'avverso, e a forza
in Aulide respinge i nostri abeti.
D'all'ora il vento tacque:
l'onda immobil divenne:
e già n'è tolto il navigare a Troia.
ACHILLE
Io vi precederò. Trarrò in catene
Priamo, e l'altera prole,
qual da Lesbo ora trassi
la vergine reale.
TEUCRO
O dio? Elisena?
ACHILLE
Quella
sì cara a Teucro. Allor che a lei messaggio
fosti de' Greci, il so, nacque il tuo amore.
TEUCRO
In Aulide Elisena?
ACHILLE
Così vi fosse Ifigenia, mia bella,
mia nobil fiamma?
TEUCRO
E come?
Tu l'ultimo a saper sei la sua sorte?
ACHILLE
Mi sei nunzio di bene, o di sciagura?
TEUCRO
Al nuovo sol nel campo
fia la real tua sposa.
ACHILLE
Quai nozze? Parla.
TEUCRO
Ifigenia, la figlia
del gran re di Micene,
fia di tue palme il premio illustre.
ACHILLE
O amore!
No 'l credo a te: no 'l credo all'alma: è tanto
il piacer, che mi opprime. Ecco Elisena,
che già si affretta al lido. Io seco lascio
in libertà il tuo amore.
In Aulide mi chiama
non certo appien di sua fortuna il core.
Se a debole pupilla,
a lunga notte avvezza,
il chiaro dì sfavilla,
si perde ancor fra l'ombre, e 'l sol non vede.
Così quest'alma amante,
che a lungo fra martiri
languì per bel sembiante,
intende la sua sorte, e non la crede.
Se a debole pupilla,
a lunga notte avvezza,
il chiaro dì sfavilla,
si perde ancor fra l'ombre, e 'l sol non vede.
Elisena sbarcata con séguito d'altri Greci, e Teucro.
ELISENA
Già libera, e regnante,
or cattiva, ed ancella, in me rivedi
la misera Elisena.
TEUCRO
Ah principessa!
Data avessi a' miei detti a l'or più fede,
che priva or non saresti
di libertà, e di regno.
ELISENA
Era ne' fati,
che fra i trofei del valoroso Achille
fosse ancora Elisena.
TEUCRO
Tua sciagura è minor di quel che temi.
Fra barbari non sei.
ELISENA
Che sperar posso,
serva, straniera, anche a me stessa ignota?
So, che sangue real m'empie le vene,
ma la fonte mi è ascosa.
Il nome di Elisena
non è quel, che sortii da' miei natali.
TEUCRO
Calcante, al cui saper tutto è presente,
in Aulide or soggiorna. Ei de' tuoi casi...
ELISENA
Ah Teucro? Quel momento,
che svelerà dell'esser mio l'arcano,
l'ultimo fia della mia vita ancora.
TEUCRO
Come?
ELISENA
Senza perir non mi è permesso
conoscer genitori, e non me stessa.
Non mente Apollo.
TEUCRO
Oscuro
s'apre il nume a' mortali.
Svelinsi i tuoi natali; e di Elisena
perirà il falso nome.
Sol questo è il tuo periglio;
che sì gentil non ti formar gli dèi,
perché sì tosto spenta
fosse del lor poter l'opra più bella,
e insieme agli occhi miei l'opra più cara.
ELISENA
Qual tempo scegli a palesarti amante?
TEUCRO
Quello, in cui dir mi lice
ch'amo Elisena, e non la sua fortuna.
ELISENA
Ma quello, in cui mi è tolto
l'arbitrio di riamarti. Intendi, intendi
tutta la mia sciagura. Adoro Achille.
TEUCRO
Che ascolto! Achille? Il distruttor di Lesbo?...
ELISENA
E 'l più amabile oggetto agli occhi miei.
TEUCRO
Ch'ami Achille guerriero, è suo gran vanto,
ch'ami Achille nemico, è tua gran pena;
ma ch'ami Achille sposo, è tua gran colpa.
ELISENA
Qual fiero annuncio? Achille sposo? O dio!
Quando? Di chi? Deh! Tosto
la morte mia compisci.
TEUCRO
Ifigenia,
di Agamennone figlia,
sarà di Achille. Ei l'ama; e al nuovo giorno...
ELISENA
Ifigenia sarà di Achille?
TEUCRO
E 'l nodo...
ELISENA
Non più: molto dicesti: io molto intesi.
TEUCRO
Lo so: messaggio infausto
non è caro allo sguardo; e grave duolo
ne' suoi primi trasporti ama esser solo.
Non ho cor così spietato,
che a un amor, che è sfortunato,
pianger nieghi, e sospirar.
D'ampio fiume, che già inonda,
mal si tenta il corso, e l'onda
porre in ceppi, e riparar.
Non ho cor così spietato,
che a un amor, che è sfortunato,
pianger nieghi, e sospirar.
Elisena.
Ifigenia sposa di Achille? Ed io
sarò in Aulide giunta
per veder la rival?... No; pria quell'ara,
che al funesto imeneo le faci appresta,
bagnerò col mio sangue; e a piè del nume
spirando l'alma forte,
vedran le greche attonite pupille,
ch'io aveva un cor degno di amare Achille.
A vista del crudele,
ma amabile idol mio,
quest'anima fedele
con gioia spirerò.
Forse di morir sì forte
pietà, se non amore,
in lui risveglierò;
o con sì nobil sorte
della rival nel core
invidia desterò.
A vista del crudele,
ma amabile idol mio,
quest'anima fedele
con gioia spirerò.
Cortile dinanzi al palazzo di Aulide.
Agamennone, Arcade.
ARCADE
Sorta a gran pena è l'alba; e mentre ogni altro
in Aulide riposa,
tu, duce e re, stai sospiroso, e vegli?
AGAMENNONE
A chi in umil fortuna
pago è di quanto basta, invidia io porto.
Chi regge altrui, più misero è di tutti.
ARCADE
Onde il tuo duol? Del grande Atreo tu figlio,
re invitto, illustre sposo,
e padre...
AGAMENNONE
Ah! Tal non fossi...
Ma no... tu non morrai... Pria mi si strappi
l'alma dal sen, che dal mio cor l'assenso.
ARCADE
Signor...
AGAMENNONE
Mio fido, ascolta,
sai, che per vento avverso,
dopo tre lune in Aulide n'è forza
stare oziosi. Alla gran dea di Cinto,
che qui si adora, un sacrificio offrimmo,
Nestore, Ulisse, il mio germano, ed io.
Non v'era altri nel campo. Agghiaccio, e sudo,
Arcade, in rammentarlo. Odi, qual diede
l'indovino Calcante
oracolo funesto a padre amante.
Greci, Troia cadrà: propizio vento
spingerà vostre vele al frigio lido.
Ma vergine real, che sia del sangue
d'Elena, pria si sveni all'ara mia,
si sacrifichi, o greci, Ifigenia.
ARCADE
Tua figlia?
AGAMENNONE
Tutto il sangue
mi si gelò. Vista, favella, e moto,
tutto perdei. Rinvenni al duolo, all'ira.
Il cielo condannai. Giurai sull'ara
non ubbidir la cruda legge; e volli
depor' lo scettro, e dar congedo al campo.
O dio! Perché no 'l fei? L'accorto Ulisse,
seppe voci trovar di sì gran forza,
che vinto alfin mi arresi, e della figlia
diedi alla morte, o inquo padre, il voto.
ARCADE
O voto infausto! O sacrificio orrendo!
AGAMENNONE
Scrissi alla moglie, e 'l quarto giorno è questo,
che d'Argo a noi guidasse Ifigenia.
ARCADE
Con qual pretesto?
AGAMENNONE
Di promesse nozze.
ARCADE
Con chi?
AGAMENNONE
Col forte Achille.
ARCADE
Senza temer del giovine feroce
l'amor deluso, e 'l provocato sdegno?
AGAMENNONE
Achille era lontano, e si credea,
che la Tessaglia, e Lesbo ancor gran tempo
dovessero arrestarlo.
ARCADE
Or giunse al campo. Onde il rimedio al male?
AGAMENNONE
(mostra una lettera ad Arcade)
Qui scrivo a Clitennestra,
che torni in Argo; e che a stagion migliore
differite ha le nozze Achille istesso.
(gliela dà)
Prendi, o mio fido, e tosto
lor vanne incontro. Ah! Se la figlia il passo
mette in Aulide, è morta.
Cauto in tacer l'arcano aggiungi a questa,
che dell'indugio delle nozze attese
tutta la colpa ha 'l nuovo amor di Achille
con la schiava Elisena.
ARCADE
Ciò che tacer, ciò che dir debba intesi.
Sprone al core, ed ali al piede
ho da fede, ~ e da pietà.
Lieto resta: che al mio zelo
giusto il cielo ~ arriderà.
Sprone al core, ed ali al piede
ho da fede, ~ e da pietà.
Agamennone, e Achille.
ACHILLE
Al tessalo rubello,
e all'amica sua Lesbo
più non affidi, alto signor de' Greci,
l'orgoglioso Ilion le sue speranze.
Quello in calma è rimesso; e sotto il peso
delle argive catene
questa di un vano ardir soffre le pene.
AGAMENNONE
Prence, le tue vittorie
hanno rapido volo. In brevi soli
Tessaglia hai doma, e conquistata hai Lesbo;
e dall'alte sue torri
il Troiano superbo
scorgendone le fiamme, e le faville,
vide il suo fato, e riconobbe Achille.
ACHILLE
Miei facili trionfi
di troppa lode, e se non mente il grido,
di troppo premio onori,
e sarà ver, che in breve
con l'imeneo della real tua figlia
io sarò de' viventi il più beato?
AGAMENNONE
(Che mai dirò?) Mia figlia è ancora in Argo.
ACHILLE
Sarà nel campo, anzi che cada il sole.
AGAMENNONE
Faccia voti il tuo amor, ch'ella stia lunge.
ACHILLE
De' miei voti il più caro è il rivederla.
AGAMENNONE
In Aulide non mai, se è ver, che l'ami.
ACHILLE
D'Aulide partirò sposo felice.
AGAMENNONE
Torniamo in Argo. Ivi otterrai la figlia.
ACHILLE
Ad Argo tornerem, Troia distrutta.
AGAMENNONE
Pugna per Troia il cielo, il vento, e 'l mare.
ACHILLE
Temo assai più di loro un vil ritorno,
che disonori il nome greco, e 'l mio.
AGAMENNONE
Che sul fior dell'etade Ilio sia tomba
del prode Achille, hanno prescritto i fati.
Altrove avrai vita più lunga, e lieta.
ACHILLE
Sia tosto, o tardi, ha da morir chi nasce.
Ma vita neghittosa è ignobil morte,
e visse assai chi può morir con gloria.
AGAMENNONE
Senza Troia cercar, dal ciel protetta,
mancan'altri trofei degni di Achille?
ACHILLE
No, no: per Troia io venni; e Troia io voglio.
Ivi l'onor mi chiama, ed io vi corro.
Altro a' numi non chiedo,
che l'aura amica, e quando ogn'altro ancora
nieghi seguirmi, io solo
son co' miei fidi a vendicar bastante
del tuo fratello, e della Grecia i torti.
In Argo poi di nuovi allori adorno,
e delle spoglie di un sconfitto regno,
verrò, d'Ifigenia sposo più degno.
Sull'ali della spene, e del desio
spiegava l'amor mio ~ felice il volo;
ma il volo gli troncò nembo funesto.
Ora dal basso suolo
sui vanni della gloria, e del valore
l'oppresso amore ~ a sollevar mi appresto.
Sull'ali della spene, e del desio
spiegava l'amor mio ~ felice il volo;
ma il volo gli troncò nembo funesto.
Agamennone, poi Arcade, e Ulisse.
AGAMENNONE
Per quale invidia di contrario fato
a tali eroi fia chiuso
il cammino dell'Asia?
(si mette in atto pensoso)
ARCADE
Troppo offendi il mio re, troppo il mio duce.
ULISSE
ARCADE
Aprir non ti conviene il regal foglio.
ULISSE
AGAMENNONE
Arcade! O dèi!
ARCADE
Signor, fede non giova,
ove forza preval. L'anello, e il foglio
sono in poter di Ulisse.
Ragion fu vana, e vana ogni difesa;
e a te s'aspetta il vendicar l'offesa.
Agamennone, e Ulisse.
AGAMENNONE
Qual ragion ti sospinge a farmi oltraggio?
ULISSE
AGAMENNONE
Che sì, ch'a vista del possente Ulisse
temerò, qual fanciullo, ombre e fantasmi?
ULISSE
AGAMENNONE
Ciò che è mio riconosco. A me lo rendi.
ULISSE
AGAMENNONE
E lecito ti festi aprirlo chiuso?
ULISSE
AGAMENNONE
Chi a ciò t'indusse?
ULISSE
AGAMENNONE
Dell'opre mie sei giudice, o custode?
ULISSE
AGAMENNONE
E dispor non poss'io d'una mia figlia?
ULISSE
AGAMENNONE
Non compro
gli altrui piaceri con le mie sciagure.
ULISSE
AGAMENNONE
Cangio voler, quando il cangiarlo è bene.
ULISSE
AGAMENNONE
E a te par giusto,
che ad Elena si sveni Ifigenia?
ULISSE
AGAMENNONE
Il re giurò, ma non il padre allora.
Elena resti, e Ifigenia non mora.
ULISSE
AGAMENNONE
Il mio ritorno in Argo,
pria che arrivi al figlia.
ULISSE
AGAMENNONE
Eh! Questa volta poco
giova ad Ulisse il favellare accorto.
ULISSE
AGAMENNONE
Ulisse, addio.
Difenderla sapremo Achille, ed io.
(in atto di partire s'incontra con Teucro)
Teucro, e li suddetti.
TEUCRO
Signor...
AGAMENNONE
Teucro, che rechi?
TEUCRO
Giunse in Aulide or ora
tua regal donna, e la diletta figlia.
AGAMENNONE
(Cieli! Son morto.)
TEUCRO
Io con sì lieto avviso
qui le prevenni. Esse gli applausi intanto
ricevono de' duci, e de' soldati.
D'Ifigenia si ammira
l'alta beltade, e 'l portamento onesto;
e tra i viva, onde intorno
rimbomba il ciel, l'un chiama
lo sposo avventurato. Altri te dice
genitor più felice, a cui cotanto...
AGAMENNONE
Teucro, non più. (Freno a gran pena il pianto.)
TEUCRO
Nella prole, e nel comando
sei beato e padre, e re.
Ma tu sol stai sospirando,
e dal volto un cor traspira,
che contento ancor non è.
Nella prole, e nel comando
sei beato e padre, e re.
Agamennone, e Ulisse.
AGAMENNONE
Eccomi al duro passo,
che sì temei. Deluse
son l'arti mie. Non mi giovò accortezza
contra l'insidie di fortuna avversa.
Ahi! Con qual volto incontrerò la moglie?
Ahi! Con qual core abbraccerò la figlia?
Misere! A liete nozze
voi qui guida un mio cenno, e avrete morte:
che due vittime a un tratto
cadrete, una dal duolo, una dal ferro.
E dall'uno, e dall'altro io pur trafitto
morrò con voi. Deh! Ulisse,
abbimi almen pietade, e scusa il pianto.
Se piango re, son vile,
ma, se padre non piango, io son crudele.
ULISSE
AGAMENNONE
Ulisse, un buon consiglio è agevol cosa.
Ma, se qui del tuo figlio
si agitasse il destin, non so, se tanto
saresti forte.
ULISSE
AGAMENNONE
E la darò. S'innalzi
l'infausto altare. In breve
io vi trarrò la misera. Ma intanto
fa', che taccia Calcante; e ad una madre
si occulti il sacrificio.
Temo l'ire feroci
del suo dolor. Deh! Pria restassi estinto.
ULISSE
Agamennone, Clitennestra, Ifigenia.
CLITENNESTRA
Signor di questa vita, e di quest'alma,
ecco la tua, non meno
serva, che moglie. Ecco la cara figlia,
che qui per tuo voler d'Argo ho condotta.
IFIGENIA
Padre, con qual contento
la tua pur ti rivede
ubbidiente figlia!
Deh! Mi concedi di baciar tua destra.
AGAMENNONE
O assai più ch'altro, a me dilette, e care,
sposa, figlia, vi abbraccio.
Con qual cor vi rivegga, il dican queste
lagrime mie per tenerezza espresse.
Deh! Non le prender, figlia,
per tristo augurio alle future nozze:
che la soverchia gioia
spremer può ancor dalle pupille il pianto.
CLITENNESTRA
Dopo sì lunga amara lontananza
con qual piacere in te riveggo anch'io
il re più grande.
IFIGENIA
Io 'l genitor più illustre.
AGAMENNONE
Non il più lieto.
IFIGENIA
Ebben ti leggo in fronte
l'alma appien non tranquilla.
CLITENNESTRA
E fuor di tuo costume il guardo abbassi.
AGAMENNONE
(Che dir potrò?)
IFIGENIA
Sospiri? Hai meco forse
cagion di sdegno? Io d'esser rea non credo.
AGAMENNONE
Tu rea non lei, ma sventurato io sono.
CLITENNESTRA
Che manca a tua grandezza?
AGAMENNONE
L'interna pace. Sotto il grave pondo
delle pubbliche cure il cor sta oppresso.
IFIGENIA
Ora ad Ifigenia diasi il tuo core.
Tempo hai di darlo al regno.
AGAMENNONE
Eccomi tuo. Non altro affetto or m'empie
che quel di padre.
IFIGENIA
Il guardo
pur mi volgi con pena.
AGAMENNONE
Sinché potrò mirarti, io sarò lieto.
Ma lungo spazio d'anni
oggi dividerà l'una dall'altro.
CLITENNESTRA
Lascia l'infausta guerra, e torna ad Argo.
AGAMENNONE
Vorrei poterlo; e non poterlo or duolmi.
IFIGENIA
Pera chi ne ha colpa, Elena, e Troia.
AGAMENNONE
Quando piaccia agli dèi, vi andrò; ma quanto,
quanto ci ha da costar la sua ruina.
IFIGENIA
Potessi almen colà seguirti anch'io.
AGAMENNONE
Altro luogo ti attende, ed altro cielo.
IFIGENIA
Vi sarò con la madre?
AGAMENNONE
No: questo ancora dal destin ci è tolto.
IFIGENIA
Dai cari genitori in terra estrana
vivrò dunque lontana? E dove? E quanto?
AGAMENNONE
A te, vergine, e figlia,
saper di più non lice.
IFIGENIA
Né più richiedo. Al tuo voler mi accheto.
CLITENNESTRA
Ma perché non ti affretti a scior da queste
spiagge le greche navi, e a disfar Troia?
AGAMENNONE
Placar prima si deve
con vittima solenne il cielo irato.
IFIGENIA
Presto si svenerà?
AGAMENNONE
Più presto ancora,
che non vorrei.
IFIGENIA
Permesso
a me pur sia di accompagnarla all'ara,
coronata di fiori, e in lieto canto?
AGAMENNONE
O dio!
IFIGENIA
Perché ammutisci? Al sacrificio
deh! Tua bontà mi doni esser presente.
AGAMENNONE
Figlia, sì, vi sarai. (Figlia innocente!)
Di questo core
parte migliore,
non anche intendi
se ben tu vedi
la doglia mia.
Tu a me la chiedi,
né dirla io posso,
perché ho timore,
di contristarti,
qual essa sia.
Di questo core
parte migliore,
non anche intendi
se ben tu vedi
la doglia mia.
Clitennestra, e Ifigenia.
IFIGENIA
A me sì strano accoglimento il padre?
Onde mai da sé stesso
così diverso?
CLITENNESTRA
Figlia,
uso è dell'uom, da mille cure ingombro,
aver mente sconvolta, e fosco ciglio.
IFIGENIA
Altre volte il mio aspetto
in noioso pensier gli era conforto.
CLITENNESTRA
Il vicino imeneo,
che ti svelle da lui, forse è sua pena.
IFIGENIA
Piaccia agli dii, che questo
sia solo il suo dolor, la mia sciagura.
CLITENNESTRA
S'altro affanno il molesti
Arcade a me fedel dirallo in breve.
Tu nel real palazzo
mi attendi. Ivi ne avrai più certi avvisi,
e dello sposo ancora.
Non è senza tua pena,
il so, non arrossir, la sua dimora.
E con gli occhi, e col pensiero
tu lo cerchi, e tu lo chiami.
Nell'indugio tormentoso
già si sente
o geloso,
o impaziente
il tuo cor, perché ben ami.
E con gli occhi, e col pensiero
tu lo cerchi, e tu lo chiami.
Ifigenia.
Ah! Se il mio cor di minor fiamma ardesse,
a voi chi mi torrebbe,
o dolci genitori? Amor di sposo,
quanto mi costi omai?
Pur sarò tua. Da questa
sospirata fortuna
l'anima amante ogni suo bene attenda,
e ciò ch'ella mi toglie, ella mi renda.
Il mio core,
il genitore,
la tua gloria, e la tua fede,
tua mi chiede,
o sposo amato.
Tu sarai della mia spene
solo oggetto, unico bene,
tu mio nume, e tu mio fato.
Il mio core,
il genitore,
la tua gloria, e la tua fede,
tua mi chiede,
o sposo amato.
Segue il ballo di Paraninfi, e termina l'atto primo.
Passeggio di verdura nel giardino reale.
Ifigenia, ed Elisena.
IFIGENIA
Difendermi non posso
da un segreto timor.
ELISENA
Di che ti turbi?
IFIGENIA
Nella bella Elisena
temo un trofeo di Achille.
ELISENA
Beltà, se pur ne ho in volto,
non ha con che allettar, quando è infelice.
IFIGENIA
Come fior per rugiada,
crescon'anche per pianto e grazie, e vezzi.
ELISENA
Ardon'oggi per te le sacre tede.
Per te il talamo, e l'ara
si coronan di rose; e andrai di Achille
oggi sposa...
IFIGENIA
Eppur temo...
ELISENA
Che?
IFIGENIA
Me lontana, Achille
è sollecito amante; e me vicina,
è noncurante sposo.
Che fa? Qual grande impresa or sì l'ingombra?
Sì pigro è l'amor tuo?
ELISENA
Forse infedele...
IFIGENIA
No: da macchia sì vile,
lo assolve la sua gloria; ed io lo sgrido
di trascurato, sì; non mai d'infido.
Clitennestra, e le suddette.
CLITENNESTRA
La tua gloria, e la mia chiedono, o figlia,
che fuor d'Aulide tosto
muoviamo il passo, e ritorniamo ad Argo.
IFIGENIA
Per qual cagion?
CLITENNESTRA
Siamo tradite entrambe;
e Achille è 'l traditor. Più non si affretta
il perfido al tuo nodo.
Troia pria vada in ceneri, e in faville,
e poscia Ifigenia sarà di Achille.
ELISENA
Che ascolto!
CLITENNESTRA
Al grave oltraggio
arrossir veggo, e impallidir tue guance.
Armati di virtù. Sinora amasti
in Achille l'eroe. Fuggi ora da esso
degli uomini il più vile, il più incostante.
ELISENA
Il più spergiuro, ed il più ingrato amante.
IFIGENIA
Ah! Tu Elisena ancor?
CLITENNESTRA
N'ode Elisena?
Ecco la nuova fiamma, ond'arde l'empio.
I vezzi di costei n'han tolto Achille.
IFIGENIA
(Ben poc'anzi il temea l'alma oltraggiata.)
ELISENA
(Achille ama Elisena? O me beata!)
IFIGENIA
Ma, se di tal perfidia
conscio era il padre, a che chiamarmi al campo?
CLITENNESTRA
Tardi ei seppe l'offesa, e d'Argo allora
n'avea tratte il suo cenno.
IFIGENIA
Tosto a che non spedir fido messaggio
com l'avviso del torto?
CLITENNESTRA
Altro messo, altro foglio era spedito;
ma fortuna si oppose.
IFIGENIA
E certa è la sciagura?
CLITENNESTRA
Arcade, alla cui fede
il re commesso avea l'infausto avviso,
tutto mi espose.
IFIGENIA
O scellerato Achille!
CLITENNESTRA
Tempo fia di lagnarci. Or la partenza
sollecita esser dée. La impone il padre.
Arcade ne fia guida.
Io corro ad affrettarla, e tu, mia figlia,
gli affetti tuoi con la ragion consiglia.
Amasti in quel cor perfido
la fede, e la virtù;
ma amar non devi più
quel cor, che con viltà
mancò di fede,
ha troppo di baldanza,
chi reo d'infedeltà
con pena e con costanza
amar si vede.
Amasti in quel cor perfido
la fede, e la virtù.
Ifigenia, ed Elisena.
IFIGENIA
D'Argo farmi venir l'ingrato Achille,
per tradirmi così? Poco era all'empio
l'infedeltà, se non vi unia lo scherno?
Ed io sì dileggiata
tornerò ad Argo? Iniquo,
va', conta fra' tuoi fasti
d'Ifigenia tradita
l'amor deluso, e le bugiarde nozze.
O dio! Qui piango; e la rival trionfa.
ELISENA
(Se le asconda il mio amor.) Vergine eccelsa,
vede il ciel, se ho pietà di tua sciagura.
IFIGENIA
Ben misera son io,
che sin nella rival desto pietade,
quando invidia dovrei.
ELISENA
Rival mi temi? Amar chi a ferro, e fuoco?...
IFIGENIA
Sì; tu l'ami, o superba.
Tra l'ire, tra le morti, e tra gl'incendi
e di Lesbo, e de' tuoi ti piacque Achille;
e fra i pianti, e fra i ceppi
a quel perfido cor piacque Elisena;
e sin d'allora, iniqui,
meditaste il mio scorno, e la mia pena.
ELISENA
Tropp'oltre, Ifigenia, ti porta il duolo:
ma convien degli amanti
i deliri scusar. Schiava qual sono,
al par di te nacqui al comando, e al regno,
e forse ho un cor, che più del tuo n'è degno.
IFIGENIA
Fra i titoli, che ostenti, addita il padre.
ELISENA
Prole d' Atride esser non lice a tutti.
IFIGENIA
Qui regna il mio. Vendicherà i miei torti.
ELISENA
Una spoglia d'Achille altri non teme.
IFIGENIA
Mal fidi a un traditor la tua speranza.
ELISENA
Con altri piangerò, s'io sia tradita.
IFIGENIA
L'altera donna alle mie pene insulta;
ma non andrò di sì' gran torto inulta.
Achille, e le suddette.
ACHILLE
Ed è ver, principessa? E non m'inganno?
Né fu bugiardo il grido!
Fuor d'ogni mia speranza
tu in Aulide? Poc'anzi
perché a' miei voti il tuo gran padre il tacque?
Perché il negò?
IFIGENIA
Dell'agitato core
frena il tumulto. In breve
d'Aulide partirò; né Ifigenia
turberà le tue gioie.
ACHILLE
E quale, o dio!...
IFIGENIA
Hai di che restar lieto. Achille, addio.
Addio, infido: addio per sempre.
Vorrei torti col mio aspetto
la memoria ancor di me.
(Ah! Perdessi col tuo affetto
la memoria anch'io di te.)
Addio, infido: addio per sempre.
Vorrei torti col mio aspetto
la memoria ancor di me.
Achille, ed Elisena.
ACHILLE
Fu Ifigenia?... Fu Achille?...
Che partì? Che rimase?...
Addio, infido: addio per sempre.
L'alma fida in che peccò?
Veglio? Sogno? O dio! No 'l so.
ELISENA
(Tanto s'agita il prence, e più non l'ama?)
ACHILLE
Intendo. Entro quel cor freddi sospetti
sparse lingua bugiarda; e tu, Elisena,
tu quella fosti...
ELISENA
Io, prence?
ACHILLE
O per vendetta de' sofferti mali,
o per invidia de' mal nati amori.
ELISENA
Qual odio mi rinfacci? O qual fiacchezza?
ACHILLE
Se furor ti ha sospinta,
troppo fosti inumana.
Ma, se amor ti ha sedotta,
odi qual ti promette, e qual ti giura
dovuta ricompensa Achille irato.
Ti fuggirò qual angue;
ti aborrirò qual mostro;
e te qual serva abbietta,
farò, recisa il crin, sordida i panni,
trar ne' più vili uffici
abominevol vita, e dì infelici.
Passerò,
con chi svenò
il più dolce de' miei voti,
ogni meta nel furor.
E per te sarò egualmente
implacabile in vendetta,
miserabile in amor.
Passerò,
con chi svenò
il più dolce de' miei voti,
ogni meta nel furor.
Elisena, e poi Teucro.
ELISENA
Rapitemi a me stessa, o furie, o pene.
Lasciarmi il giorno è la miseria estrema.
Morirò, sì: ma prima, alme superbe,
feroce, inesorabile, tremenda,
del vostro letto agiterò le faci,
onde torbida luce a voi ne scenda.
TEUCRO
Mia principessa...
ELISENA
Teucro,
eccomi tua, se m'ami. Ecco la destra.
TEUCRO
Cangi sì tosto affetti?
ELISENA
Ad Achille mi tolse ira, e dispetto,
ed a Teucro mi dona amore, e fede.
TEUCRO
Cara destra, in te bacio un sì bel dono.
ELISENA
Ora vedrò, se il donator ti è caro.
TEUCRO
Che far degg'io per meritarti?
ELISENA
Il nodo sciorre d'Ifigenia col fiero Achille.
TEUCRO
Difficile cimento alla mia fede.
ELISENA
Tutto può chi ben' ama, e tutto ardisce.
TEUCRO
Il tempio, e l'ara all'imeneo si appresta.
ELISENA
Anche in porto talor naufraga il pino.
Credilo: sì vicino
non è Achille a goder. V'è qualche arcano,
che ancor non ben intendo.
Agamennone è afflitto. Achille in pena.
Delusa è Ifigenia. Medita ad Argo
Clitennestra il ritorno.
Tu, che del saggio Ulisse hai l'amistade,
cerca scoprirne in sì folt'ombre il vero.
Udisti? Io non dispero,
se hai fede, se valore, e se ardimento
veder me vendicata, e te contento.
Non vo' se deggio piangere,
sola piangere, e invendicata.
Tu consola, e tu difendi
il mio sdegno, ed il tuo amore;
mostra fede; e poi m'attendi
non spergiura, e non ingrata.
Non vo' se deggio piangere,
sola piangere, e invendicata.
Teucro.
Ira in femmina amante
è qual spurio vapor, che avvampa, e sfuma.
Sciolto a gran pena il nodo, in Elisena
risorgeran più forti
le speranze, e le fiamme, e Teucro allora
altro non ne otterrà frutto e vantaggio,
che lo sprezzo di lei, l'odio di Achille.
Pur si serva con fede,
quanto l'onor, quanto il dover richiede.
Tutto fa nocchiero esperto
nell'incerto ~ ondoso regno,
onde il frale errante legno
scorra il mare, e afferri il porto.
Ma che può, se avversa stella
o furor di ria procella
fa, ch'ei rompa a duro scoglio,
e dall'onde ei resti assorto?
Tutto fa nocchiero esperto
nell'incerto ~ ondoso regno,
onde il frale errante legno
scorra il mare, e afferri il porto.
Agamennone, e Ulisse.
ULISSE
AGAMENNONE
Del crudo sacrificio
pronti i ministri son? L'altare? Il rogo?
ULISSE
AGAMENNONE
Verrà tosto, verrà.
ULISSE
AGAMENNONE
E stiasi ancora; e tardo
a Clitennestra, o dio! ne giunga il grido.
ULISSE
Clitennestra, e Agamennone.
CLITENNESTRA
Onta, e dolor me con la figlia ad Argo
già richiamava. In sull'uscir del campo
rattenne i nostri passi il fido Achille.
Ei, pria che cada il giorno,
vuol le nozze promesse. Arde di sdegno,
e cerca l'impostor per dargli pena
pari all'offesa. Or tu consenti al nodo.
AGAMENNONE
L'approvo, o Clitennestra, e quanto posso
vi applaudo, e ne son lieto.
CLITENNESTRA
La tua fede già data,
e la matura età d'Ifigenia
la chiama ad altro letto.
AGAMENNONE
E ad altro cielo.
CLITENNESTRA
O con qual gioia all'ara
io l'ostie elette spargerò di fiori;
e accenderò le faci coniugali.
AGAMENNONE
No. Questa vota io chiedo
ossequio, più che amor.
CLITENNESTRA
Regina, e madre
me allontani dal tempio?
AGAMENNONE
Tu gli altri figli a regger torna in Argo:
qui delle nozze avrà la cura il padre.
CLITENNESTRA
Perché sì fiera legge?
AGAMENNONE
Al tuo grado real mal si conviene
star fra' soldati.
CLITENNESTRA
E mal conviene al mio
tenero affetto abbandonar la figlia.
AGAMENNONE
Compiacermi ricusi, allor che prego?
CLITENNESTRA
Quando prego fu mai più strano, e iniquo?
AGAMENNONE
Forte ragione a ciò voler mi astringe.
CLITENNESTRA
A te il peso dell'armi, a te del regno
tocca la grave cura:
a me quella dei figli, e della casa.
AGAMENNONE
Ostinata ti abusi
di mia bontà; ma sappi,
che, quando onesta cosa
un marito, ed un re voglia, e dimandi,
anche i preghi di lui sono comandi.
Ubbidisci; e non cercar
la ragion del mio voler.
Col soffrir
nell'ubbidir
avrà merto il tuo dover.
Ubbidisci; e non cercar
la ragion del mio voler.
Clitennestra.
Povero sesso! Schiavo
per tirannica legge
all'uom, perché di forza,
non perché di ragione egli ci avanza.
Ifigenia, e Clitennestra.
IFIGENIA
Al mio pudico amor perdona, o madre,
tacer non sa l'alta mia gioia. Achille,
che pria per tuo comando,
e poi per mio destino ad amar presi,
dopo un fiero timor trovo fedele.
CLITENNESTRA
Oggi a lui ti unirà sacro imeneo.
IFIGENIA
Sparge sol d'amarezza i miei contenti
il saper, che quel laccio,
che mi unisce allo sposo, a te mi toglie.
CLITENNESTRA
Eh! ben presto ripara
le perdite di figlia amor di moglie.
Achille, e le suddette.
ACHILLE
Tutto mi arride. Il re tuo padre è certo
di mia innocenza. Ogni ragion, ch'io volli
recarne a mia difesa,
egli troncò con amoroso amplesso.
Mosse indi il passo frettoloso al tempio,
ed io col lieto annuncio a voi ne venni.
CLITENNESTRA
I sensi di quel core amor ti dica.
ACHILLE
Né questo solo è il mio piacer. Calcante,
se pur degno è di fede, oggi ci giura
gli dèi propizi, e l'aure amiche, e l'onde.
Il mio destin solo da te dipende;
e sola al tempio Ifigenia si attende.
Arcade, e li suddetti.
ARCADE
Sola si attende, e a te recar mi è imposto
il paterno comando;
ma tu, signor, cui tanto
di forza, e di valor diedero i numi,
se pietade, se amor ti alberga in seno,
dell'ingannnata Ifigenia previeni
la dura iniqua sorte,
né far, che vada un'innocente a morte.
ACHILLE
A morte Ifigenia?
CLITENNESTRA
Cieli?
IFIGENIA
Che ascolto?
ARCADE
Tema fosse, o rispetto,
tacqui finor. Ma già le fiamme, il ferro,
le bende, l'ara... ah! Quando
abbia ancora a cader sovra il mio capo
la più barbara pena,
pietà dal sen mi strappa
il mal taciuto arcano, e vuol ch'io parli.
CLITENNESTRA
Pria della figlia hai già la madre uccisa.
Arcade, o dio! Su, parla.
ARCADE
Tu sei sposo; tu madre.
Se Ifigenia vi è cara,
toglietela al furor d'iniquo padre.
Ei la chiede all'altar, per farne al nume
sanguinoso olocausto.
ACHILLE
Il re?
IFIGENIA
Mio padre?
CLITENNESTRA
Ucciderà la figlia?
ARCADE
L'ucciderà, se la guidate al tempio.
IFIGENIA
Misera! In che peccai?
ACHILLE
Qual furor sì l'acceca?
CLITENNESTRA
E donde è tratto
nelle sue carni a insanguinar sé stesso?
ARCADE
Dal mendace Calcante. Egli, cui giova
far, che parlino i numi a suo talento,
l'oracolo ha formato. Afferma, e giura,
che, quando non si uccida Ifigenia,
né mai Troia cadrà, né mai da queste
fatali infauste rive
sciorran le navi argive.
IFIGENIA
Son queste le mie nozze?
CLITENNESTRA
L'empio con tal pretesto
chiamarmi in Argo?
ACHILLE
Ei far ch'io stesso a morte
guidi la cara sposa?
CLITENNESTRA
O frode inqua! O barbaro consorte!
ARCADE
(a Clitennestra)
Se il tuo amor
(ad Achille)
se il tuo valor
non fa scudo all'innocente,
di una madre è vano il pianto.
E se soffri il grave oltraggio,
tu di eroe, tu di possente
più non hai la gloria, e 'l vanto.
(a Clitennestra)
Se il tuo amor
(ad Achille)
se il tuo valor
non fa scudo all'innocente,
di una madre è vano il pianto.
Achille, Clitennestra, Ifigenia.
CLITENNESTRA
La più misera donna,
la più dolente madre,
deh! permetti, o signor, che qui protesa
le tua ginocchia abbracci.
(s'inginocchia)
ARCADE
Regina...
CLITENNESTRA
Ah! mi rammenta
la mia miseria, e non la mia grandezza.
Madre sì sfortunata
può cadere al tuo piè senza arrossire.
ARCADE
O sorgi, o partirò: che non conviene
né al tuo stato, né al mio soffrirti in atto
di soverchia umiltade.
CLITENNESTRA
(si leva)
Signor, questa è tua sposa.
Io per te la educai. Qui a' tuoi sponsali
la guidò l'amor mio; ma l'infelice
qui da barbaro padre è a te rapita;
e qui l'ha tratta il sol tuo nome a morte.
Tu la difendi, e salva. Ah! Per cotesta
vincitrice tua destra, e per la tua
immortal genitrice, ancor te n' prego:
il tuo amore le sia
e padre, e sposo, e tempio, e asilo, e nume.
Se l'abbandoni, è morta Ifigenia.
ACHILLE
Non morirà. Meco risparmia i pianti.
Piangendo offendi, e mal conosci Achille.
IFIGENIA
(Per mia cagion risse preveggo, e mali.)
CLITENNESTRA
Mi consola il tuo amor. Figlia, rimanti
qui col tuo sposo. Io corro,
ove il dolor mi chiama, ove il furore,
omai cerchi Calcante
altra vittima al nume; o a piè dell'ara
vedrà il crudel, vedran le greche squadre
pria della figlia oggi cader la madre.
(ad Ifigenia)
O vincerò di un perfido
che a morte ti condanna,
la legge empia, e tiranna,
o teco io morirò.
(ad Achille)
Ma se il tuo cor, che freme
di un'ira generosa,
difenderà la sposa,
io madre ancor sarò.
(ad Ifigenia)
O vincerò di un perfido
che a morte ti condanna,
la legge empia, e tiranna,
o teco io morirò.
Achille, Ifigenia.
ACHILLE
A me lagrime, e preghi? Ove si tratta
della tua vita, o cara,
ha di stimoli duopo il cor di Achille?
Ma non basta salvarti.
Già corro a punir l'empio, e a vendicarti.
IFIGENIA
Deh! Ferma...
ACHILLE
Il re spergiuro
or tradisce amistà, natura, e fede.
Ma di sì grave oltraggio
l'empio, il crudel mi renderà ragione;
e cinto ancor da mille spade, e mille
farà tremarlo il vilipeso Achille.
IFIGENIA
Fermati, o dio! Se m'ami.
Quel crudel, quell'iniquo,
alla cui vita minaccioso insulti,
qualunque e' sia, mi è padre.
ACHILLE
Tuo carnefice dillo, e non tuo padre.
IFIGENIA
Padre: sì. Lo dirò, più di me stessa,
e al par di Achille, a me diletto, e caro.
ACHILLE
Ingrata? Ei vuol tua morte: io tua salvezza.
IFIGENIA
Se fosse in suo poter tormi al mio fato,
credi, ch'egli alzeria ferro omicida?
Costretto mi condanna, e ne è dolente.
ACHILLE
Chi può dar legge a lui sovrano, e duce?
IFIGENIA
Impone la mia morte il cielo, o 'l padre?
ACHILLE
Punisce, e non comanda il ciel le colpe.
IFIGENIA
Profondi, imperscrutabili gli arcani
son degli dèi.
ACHILLE
Se non s'intende il nume,
perché ti uccide il padre?
IFIGENIA
Ubbidisce con fede, e ne ha il merto.
ACHILLE
Ameresti, o crudel, più la tua vita,
se più amassi lo sposo.
IFIGENIA
Amo la vita.
E l'amo anche di più, dacché la veggo
sì cara a te.
ACHILLE
Dunque al mio amor si lasci
la libertà di un generoso colpo.
IFIGENIA
Senti: se i giorni miei
tu salvassi così, ti aborrirei.
Clitennestra, e li suddetti.
CLITENNESTRA
Signor, senza il tuo amore,
perduta è Ifigenia. Verran fra poco
fieri custodi. A me si chiude il tempio;
e di madre dolente, e irata moglie
al pianto, ai gridi il re si cela, e toglie.
ACHILLE
Regina, addio. Né a me l'altar vietarsi,
né a me saprà occultarsi il fiero Atride.
IFIGENIA
Ah! Madre! Ah sposo!
CLITENNESTRA
A che lo arresti?
ACHILLE
Invano.
IFIGENIA
Deh! per ultimo dono ancor m'ascolta.
Signor, veggo il tuo sdegno.
Conosco il padre. A lui
non si presenti un irritato amante.
Parlino all'amor suo pianti di figlia,
e gemiti di madre.
Chissà, che non lo tocchi
giusta pietà?
ACHILLE
Gelosa del comando,
non conosce pietà l'alma superba.
CLITENNESTRA
E codarda paventa i greci armati.
IFIGENIA
Dell'amor, e del sangue udrà le voci.
CLITENNESTRA
Ei più non sa d'esser marito e padre.
IFIGENIA
Io 'l duro cuore ammollirò col pianto.
Qual danno dà l'indugio?
ACHILLE
Orsù: ti si compiaccia. Itene entrambe.
Ravvivate in quel core
la sbandita ragione.
Sospirate; piangete;
minacciatelo ancor dell'ira mia.
Ma persista, o si pieghi,
sicché a quest'occhi, il giuro, il dì sfaville,
non morrà Ifigenia.
Può Calcante mentir, ma non Achille.
Se mai fiero leon vede assalita
da alpestre cacciator la sua compagna,
il bosco e la campagna ~ empie fremendo,
in suon muggendo ~ di pietà, e di rabbia.
Sormonta ogni riparo, infrange ogni asta:
tutto scompiglia, e guasta;
né fa ritrar dalla feroce pugna
l'acuto dente, e l'ugna,
che non la miri insanguinar la sabbia.
Se mai fiero leon vede assalita
da alpestre cacciator la sua compagna,
il bosco e la campagna ~ empie fremendo,
in suon muggendo ~ di pietà, e di rabbia.
Ifigenia, e Clitennestra.
IFIGENIA
Sia la speranza, o virtude, io sento l'alma
oltre l'uso tranquilla.
In tal uopo ben presto un cor di padre
con pietà si consiglia.
Madre, si speri ancor.
CLITENNESTRA
Si speri, o figlia.
IFIGENIA
Verace, o menzognera,
ti credo, o lusinghiera
mia speranza.
Il raggio tuo sereno,
se non rimedio al duolo,
sarà conforto almeno
alla costanza.
Verace, o menzognera,
ti credo, o lusinghiera
mia speranza.
Segue il ballo di Giardinieri, e termina l'atto secondo.
Sala regia.
Elisena, e Teucro.
TEUCRO
All'amistà di Ulisse
io ne deggio l'arcano; e tu al mio amore.
ELISENA
Pur ti vedrò punita,
superba Ifigenia.
TEUCRO
Pria che tramonti il giorno, udrai sua morte.
ELISENA
Teucro, ne temo ancor. Si tace a' Greci
l'oracolo funesto.
Pietà, natura, e sovra ogni altro, o dio!
Sarà l'amor d'Achille in sua difesa.
TEUCRO
Troppo importa alla Grecia,
che mora Ifigenia. Chi può salvarla,
quando parli Calcante?
ELISENA
E s'egli tace?
Non tacerà Elisena.
TEUCRO
Dove te n' corri?
ELISENA
A divulgare al campo
il mal taciuto arcano.
TEUCRO
Ira feroce, e inopportuna ad atto
indegno or ti trasporta.
Lascia, che si maturi
l'evento, e poi risolvi. Io sarò teco.
ELISENA
Piacemi. Ancor per poco, ire, tacete.
TEUCRO
Non ti parlo di mia fede:
non di amor; non di mercede.
Maggior fiamma or t'arde in seno.
Non affida a mar, che freme,
le sue merci, e la sua speme
buon nocchier; ma tempo aspetta
più tranquillo, e più sereno.
Non ti parlo di mia fede:
non di amor; non di mercede.
Elisena.
Fuor di questa, ch'io premo,
reggia nemica io non trarrò le piante,
che più certo il destin d'Ifigenia
non mi si sveli. Il tutto
osserverò non osservata. Nulla
sfuggirà all'odio mio:
nulla al mio amor. Folle! Che dissi? Amore?
Più non lo dir. Sei troppo offeso, o core.
Vergogna, e dispetto
scacciò dal mio petto
l'idea di un'ingrata
spietata beltà.
Fra l'ire e le morti
l'amai senza colpa;
ma dopo i miei torti
l'amarla è viltà.
Vergogna, e dispetto
scacciò dal mio petto
l'idea di un'ingrata
spietata beltà.
Agamennone, e Clitennestra, da varie parti.
CLITENNESTRA
(Con che intrepida fronte
viene il crudel.)
AGAMENNONE
La figlia
si attende al tempio. A Clitennestra piace
non ubbidir. Sprezza il comando, e 'l nume.
CLITENNESTRA
Fuor della figlia altro mancava all'ara?
AGAMENNONE
Nulla: le vesti, le ghirlande, i fochi...
CLITENNESTRA
Di vittima non parli?
AGAMENNONE
E le giovenche apparecchiate ancora,
che da vergine man svenar si denno.
CLITENNESTRA
E le giovenche ancor?
AGAMENNONE
Sì. (Qual richiesta?)
Ifigenia, e li suddetti.
CLITENNESTRA
Di Agamennone figlia, e cara figlia,
a tempo giugni, e attesa.
Or bacia al dolce padre,
che vuol condurti ei stesso
al tempio, all'imeneo, la regal destra.
AGAMENNONE
Che miro? O dio! Figlia, tu pieghi a terra
l'egre pupille? E piangi? E teco ancora
piange la madre? Iniquo,
Arcade disleal, tu mi tradisti.
(si abbandona sopra una sedia)
IFIGENIA
Padre, non ti turbar. Non sei tradito.
Da Ifigenia ubbidito
sarà il tuo cenno. Questa,
che è pur tuo dono, miserabil vita
puoi ripigliarti. Io lieta,
senza accusar te di spietato, e crudo,
saprò stender al ferro il collo ignudo.
AGAMENNONE
(Che affanno è il mio?)
IFIGENIA
Ma questo dal tuo labbro,
questo non attendea fiero comando
la tua, dirollo ancor, figlia innocente.
Signor, deh! ti sovvenga,
ch'io pria ti chiamai padre, e pria d'ogni altro
tu figlia mi chiamasti. O quante volte
strettami al seno, e cinte
al mio tenero collo ambe le braccia,
quante volte, il rammenta, a me dicesti:
quando fia mai quel giorno,
ch'io stesso ti accompagni a liete nozze,
e unita ti miri a illustre sposo?
Questo era il giorno. Io lo sperava almeno.
AGAMENNONE
(Mi scoppia il cor.)
IFIGENIA
Ma quali
son le mie nozze? Qual lo sposo? E quali
le faci maritali? Ecco tu stesso
al mio rogo le accendi,
e di questa mi privi amabil vita.
Ah! Se pietà non hai di me tua figlia,
pietà, signor, dell'infelice madre.
Vedi, che tutta si distilla in pianto.
Pietà ancor di te, che i tuoi gran pregi
col nome oscuri d'inumano, e d'empio.
Stendimi alfin la destra, indizio e pegno
(gli prende la mano)
di bontade, e di amore, ond'io la baci.
Fissa in questo mio volto,
qual già solevi, le amorose ciglia;
e in te mi addita il padre. Io son tua figlia.
CLITENNESTRA
(Ben ha di sasso il cor s'egli non cede.)
AGAMENNONE
Figlia, potessi pur con la mia morte
ricomprar la tua vita.
Ma sono avversi i numi. Il sol tuo sangue
chiedono irati. Io contra lor che posso?
Ceder convien. Giunta all'estremo, o figlia,
sei di tua vita. Un atto
degno di te lo chiuda. I numi stessi,
da cui sei condannata,
n'abbian rossore; e sia
l'ombra d'Ifigenia d'Ilio il terrore,
della Grecia l'amore.
Vieni, cor mio, mio sangue. Invita, e forte
prendi l'ultimo amplesso... e vanne a morte.
IFIGENIA
Più del cielo, e più del fato,
padre amato,
mi fa fede il tuo dolore,
che innocente ho da morir.
In quest'ultimo congedo,
non ti prego più di vita:
sol ti chiedo
di dar pace al tuo martir.
Più del cielo, e più del fato,
padre amato,
mi fa fede il tuo dolore,
che innocente ho da morir.
Clitennestra, Agamennone.
CLITENNESTRA
Ben si vede, che prole
sei del malvagio Atreo.
Come ti soffre il cor?...
AGAMENNONE
Donna, ti accheta.
Non farà il tuo gridar,
ciò che non fece
dell'infelice il pianto.
CLITENNESTRA
Mi vieti anche il dolermi?
AGAMENNONE
Mi è grave il far ciò che costretto io faccio,
e mi è grave il non farlo.
CLITENNESTRA
E qual necessità ti vuol crudele?
AGAMENNONE
Quella, che mi vuol misero.
CLITENNESTRA
Tu solo
fabbro sei di tua colpa, e di tua pena.
AGAMENNONE
Oh! Fosse in mio poter ciò che vorrei.
CLITENNESTRA
Per Elena no 'l fai? No 'l fai per Troia?
Pensi ad Elena, e Troia il tuo germano,
cui tanto preme la non casta moglie.
Con la sua Ermione ei la riscatti; e resti
alla patria, allo sposo, a noi la figlia.
AGAMENNONE
A noi chiedono questa i numi irati:
questa da noi vorranno i Greci armati.
CLITENNESTRA
La difenda il tuo amore, e quel di Achille.
AGAMENNONE
Temo la civil guerra, e la detesto.
CLITENNESTRA
Di', che temi depor scettro, e comando.
AGAMENNONE
Orsù, taci, e mi lascia.
CLITENNESTRA
Sola dunque a Micene, e disperata
ritornerò? Non lo pensar. Quand'altro
non possa il mio dolore,
a svenar ti prepara e figlia, e madre.
AGAMENNONE
Alla miseria mia basta un delitto.
CLITENNESTRA
Vedi bontà! Vedi innocenza! Iniquo!
L'uccisor della figlia
teme uccider la madre. Ah! Tu di lei,
io di me stessa ho già disposto. Addio.
Del mio morir solo l'arbitrio è mio.
Preparati a svenar e figlia, e madre,
consorte, e padre,
ma senza amore,
senza pietà.
Sì, sì:
l'amor ti pervertì:
e nel tuo core
entrò col fasto
la crudeltà.
Preparati a svenar e figlia, e madre,
consorte, e padre,
ma senza amore,
senza pietà.
Agamennone.
Oh! Non avessi altro a temer, che lei,
e l'alte sue querele. Ah! Figlia, figlia,
tu la mia tema sei, tu la mia pena.
Qual mi pregò? Qual pianse?
Paterne tenerezze, amor, natura
vi sento. Invan resisto. A voi mi dono.
Custodi, Arcade venga.
Assolvetemi, o dèi. Padre ora sono.
Arcade, Agamennone.
ARCADE
Pronto al sovrano impero...
AGAMENNONE
Arcade, errasti
mal tacendo l'arcano. Io scuso un fallo,
cui la pietà fu consigliera, e guida.
Or con l'alma più fida
l'error correggi.
ARCADE
E che far debbo?
AGAMENNONE
Vanne,
ma tosto e fuor del campo
per la men nota via figlia e consorte
tornino in Argo; e tu le scorta. Io pure
da Calcante otterrò, che al nuovo giorno
sospenda il sacrificio.
ARCADE
Al regio cenno
non frammetto dimore.
(parte)
AGAMENNONE
Quanto sei grande in cor di padre, o amore!
Qual quercia da più venti,
da amor battuto, e d'ira
povero cor, respira
in breve calma.
Timor di dubbi eventi
non turbi quel riposo,
che dopo il tempestoso
nembo, che l'agitò, gode quest'alma.
Qual quercia da più venti,
da amor battuto, e d'ira
povero cor, respira
in breve calma.
Bosco sacro di Diana.
Teucro con Soldati.
TEUCRO
D'aspidi, e serpi al velenoso morso
trovò l'arte rimedio.
Ma dall'ira, e dall'odio
di femmina feroce
qual riparo v'è mai? Scorre Elisena
di tenda in tenda; e divulgando intorno
d'Ifigenia il destino, e la sua fuga,
mette il campo in tumulto. Ulisse è in armi.
Grida Calcante; e tutti
son d'Aulide i sentier chiusi, e guardati.
A me questa è commessa
segreta via... la miser se n' viene.
Compiangerla poss'io, ma non salvarla.
Clitennestra, Ifigenia, Arcade, e Teucro.
ARCADE
Dal sacro orror di questa
selva protetti, a miglior lido il passo
affrettiamo, o regina.
CLITENNESTRA
Il ciel ne arrida.
IFIGENIA
Il ciel vuol la mia morte. Ecco armi, e genti.
CLITENNESTRA
O bugiarde speranze!
ARCADE
O certi mali!
TEUCRO
Siamo, o donna real, vergine illustre,
egualmente infelici:
voi, cui soffrir convien casi sì acerbi;
io, che nunzio ne sono.
CLITENNESTRA
Teucro, che fia?
TEUCRO
Son tutti in arme i greci.
CLITENNESTRA
A che?
TEUCRO
Per la tua figlia.
CLITENNESTRA
Principio infausto di peggiore evento.
TEUCRO
E gridano, che a morte ella sia tratta.
CLITENNESTRA
Per qual sua colpa?
TEUCRO
Per voler de' numi.
CLITENNESTRA
Né a pro dell'infelice alcun si adopra?
TEUCRO
Quasi all'invitto Achille
fu periglio fatal la sua difesa.
IFIGENIA
Deh! Qual periglio e' corse?
TEUCRO
Di rimanerne lapidato, e ucciso.
IFIGENIA
Chi osò tanto misfatto?
TEUCRO
I greci tutti.
IFIGENIA
Né de' suoi Mirmidoni
il drappello fedel corse in sua aita?
TEUCRO
Fur questi i primi a minacciarlo; ed egli
resister non potendo, il piè ritrasse.
CLITENNESTRA
Chi nel campo commosse il fier tumulto?
Elisena, e detti.
ELISENA
Vuoi saperne l'autor? Vedilo, o donna,
in Elisena. Or tu, rival, superba
più non andrai de' miei disprezzi, ed onte.
CLITENNESTRA
O furia! O mostro!
ELISENA
Ecco gli arcieri, e Ulisse
lor capitano, e guida.
Qui per contender seco
(a Clitennestra)
né a te gioverà pianto
(a Ifigenia)
né a te innocenza.
TEUCRO
Io parto:
che a spettacol sì crudo il cor non regge.
(parte)
CLITENNESTRA
(ad Arcade)
Tu pur di Achille in traccia
vanne.
ARCADE
E al dolente padre, Aulide, ancora
sarai lido esecrando,
se potrai sopportar tanto misfatto.
(parte)
Ulisse con Guerrieri, Clitennestra, Ifigenia, ed Elisena.
ULISSE
Achille con Séguito, e li suddetti.
ACHILLE
Ben l'avranno ad Achille, o avranno morte.
CLITENNESTRA
(L'alma respira.)
ULISSE
ACHILLE
E tollerar l'offese
opra non è d'uom forte.
ULISSE
ACHILLE
Eh! non ascolto
chi fabbro è di menzogne.
ULISSE
ACHILLE
Di questo or ti fia d'uopo.
ULISSE
(danno di mano alle spade)
ELISENA
(Crescon le risse, e gli odi.)
ULISSE E ACHILLE
All'armi, all'armi.
ELISENA
(Io qui mi celo, e ascolto.)
(si ritira)
IFIGENIA
Duci, fermate. Ifigenia ve n' prega.
Uditemi, e se cose
dirò dalle passate assai diverse,
le dirò, qual chi scosso
da lungo sonno, apre le luci, e vede
non pria veduti oggetti.
Ecco che in me tien fissi
gli occhi la Grecia tutta. Aure propizie
ella attende a' suoi legni:
vittoria a' suoi guerrieri; e vedrà in breve
Paride estinto, Ilio disfatto ed arso.
Tutto, tutto avverrà con la mia morte.
Di tanti, che qui sono uomini eletti,
qual v'è mai che paventi,
o rifiuti la morte? Io tanto vile
sarò, che timor n'abbia?
E di sì degna impresa arresti il corso?
O ignominia! O rimorso
peggior di morte! Andiamo, Greci, andiamo.
Figlia son della patria.
Ecco il petto, ecco il capo. Applaudo al colpo,
che a voi rechi salute, a me dia gloria.
Questi, questi saran pregi immortali.
La mia dote, i miei figli, i miei sponsali.
ULISSE
ACHILLE
Me presente, e me sposo, aperta e piana
pensi la via, che ti conduca a morte?
No, no: morrò per te, se tu ricusi
di viver meco.
IFIGENIA
Ah! Questo,
questo dell'alma era il desio più caro,
viver di Achille. Aspro destin ce l' vieta.
Soffrilo in pace. Vivi,
pugna, vinci, trionfa. Il sangue mio
t'innaffierà gli allori.
Questa della tua fede ultima prova
ti chiedo: vivi; o s'altro
mi resta, onde pregarti, ad Elisena
rendi la libertà, rendi il suo regno.
Io perdono al tuo sdegno:
ella almeno perdoni al cener mio.
Addio, mio sposo: addio per sempre, addio.
ACHILLE
Un addio sì funesto io non ricevo.
La mia gloria, e 'l mio amor vuol, che tu viva;
o che teco io pur cada;
né cadrò solo. Al tempio
ti precedo, e ti attendo.
Nulla prometter posso,
se di tutto dispero.
In faccia al padre, al sacerdote, al nume
farem ciò che richiede
a te virtude, a me valore, e fede.
Sposa, addio: ma questo, o cara,
non sarà l'estremo addio,
che il cor mio ~ prenda da te.
In sì amara ~ iniqua sorte
sarai tolta a ingiusta morte
o dal cielo, oppur da me.
Sposa, addio: ma questo, o cara,
non sarà l'estremo addio,
che il cor mio ~ prenda da te.
Ifigenia, Clitennestra, Ulisse.
IFIGENIA
O dio! Parte sdegnoso, e 'l suo furore,
quant'ella sia, mi fa sentir la morte.
ULISSE
IFIGENIA
(ad Ulisse)
Or morrò più tranquilla, e più contenta.
(a Clitennestra)
Madre, è già tempo... Ah! Madre,
perché tacita inondi
di lagrime le gote?
CLITENNESTRA
È giusto il pianto
in madre sconsolata.
IFIGENIA
L'avermi generata
non a te sol, ma alla comun salute,
sia tuo conforto, e pace.
CLITENNESTRA
Rifiuto ogni conforto, e ne dispero.
IFIGENIA
Fammi cor, te ne prego, e di umil figlia
gli ultimi voti adempi.
CLITENNESTRA
Ben sai, ch'ogni tuo prego a me fu legge.
IFIGENIA
Morta ch'io sia, non oltraggiar tue gote,
non lacerar tue chiome, e bruno ammanto
le tue membra non cuopra.
Per chi muor per la patria, è ingiusto il pianto.
Le dilette sorelle, e 'l dolce Oreste
bacia per me. Ma più che d'altro, o madre,
ti prego, al caro padre
non rinfacciar mia morte,
e qual sempre l'amasti, amalo ancora.
CLITENNESTRA
No: converrà, che ognora
odi il tuo, più che padre,
carnefice spietato.
IFIGENIA
Salvarmi egli volea. No 'l volle il fato.
CLITENNESTRA
Altro per te far deggio?
IFIGENIA
Serba la mia memoria. Io parto, o madre.
Chi di voi mi accompagna al tempio, al rogo?
ULISSE
CLITENNESTRA
Io pur ti seguirò, misera figlia.
ULISSE
CLITENNESTRA
Senza tormi di vita
staccarmi non potrai da questi panni.
IFIGENIA
Madre, rimanti. A vista
io sarei del tuo pianto assai men forte.
Più temo il tuo dolor, che la mia morte.
Madre diletta, abbracciami.
Più non ti rivedrò.
Perdona al genitore.
Conservami il tuo amore.
Consolati: non piangere;
e in pace io morirò.
Madre, rimanti. A vista
io sarei del tuo pianto assai men forte.
Clitennestra, Ulisse.
CLITENNESTRA
Ferma. O dio! Qual mi lasci... Io manco... Io moro...
(sviene, ed Ulisse la sostiene)
ULISSE
(partono le guardie dietro Ifigenia)
Clitennestra.
Figlia, figlia, ove sei?
Tu senza me correr' a morte? In vita
io senza te qui rimanermi? E al pianto?
Ferma. Ah! Tu non mi ascolti, e forse or cadi.
(si leva)
Ecco in quest'ora, in questo
punto la mano, e 'l ferro
alza l'empio ministro. In questo il vibra
nella tenera gola. In questo spira
l'alma innocente. Ascondi, Febo, ascondi
in notte eterna il giorno.
Altre volte gli Atridi
tu han costretto a fuggir, colmo di orrore,
per non mirar meno esecrando eccesso.
E tu, ferro crudel, dopo la figlia
vieni, e me pure uccidi. È quello, è questo
lo stesso sangue. Qual pietà te arresta?
Qual furor me sospinge?
Già vengo. Già mi appresso.
Già sono all'ara. Al sordo
nume, all'empio marito
già sugli occhi mi sveno; e della figlia
sul caro busto esangue
m'esce tra i freddi baci e l'alma, e 'l sangue.
Ah! Che, se fossi estinta,
non sentirei così
la fiera doglia mia
peggior di morte.
Ma, se la cara figlia,
ch'era il mio cor, morì,
esser non può che sia
del fiero mio dolor l'alma più forte.
Ah! Che, se fossi estinta,
non sentirei così
la fiera doglia mia
peggior di morte.
Piazza d'Aulide con gran facciata di tempio. Navi in lontano.
Elisena, e Teucro.
ELISENA
Asta vibrata si richiama invano.
Un tardo pentimento
non ripaga la piaga, e non la sana.
TEUCRO
Tant'ira in te poc'anzi
contro dell'infelice? Ora per lei
tanto dolor?
ELISENA
Mi ha vinta
la tua miseria, e più la sua virtude.
TEUCRO
Nobil pietà.
ELISENA
Quanto l'invidio! O quanto!
Ella muor tra gli applausi
di tutta Grecia, e con l'amor di Achille.
TEUCRO
E quest'amor fa la tua pena.
ELISENA
Ah! Teucro,
una forza maggior, ch'io non intendo,
mi chiama all'ara infausta. Ivi gli dèi,
chissà? Fine imporranno a' mali miei.
Nell'anima agitata
si svegli un non so che,
che mi rapisce a sé.
È invidia? È sdegno? È amor?
È gelosia? È furor?
Vorrei; ma ne ho timor.
Temo; né so perché.
Clitennestra, Teucro.
CLITENNESTRA
Perfidi, a me si vieta
l'ara profana? A me la figlia estinta?
Tanto si teme il mio dolor?
TEUCRO
Regina...
CLITENNESTRA
Eolo, scatena gli Austri più feroci;
apriti, o mare, in più profondi abissi.
T'irriti, e non ti plachi
l'orrendo sacrificio. Ecco che il cielo
tuona, balena, fulmina.
Trema la terra. Un dio,
un dio vendicator per me combatte.
Arcade, e detti.
ARCADE
Sì: combatte per te. Già 'l grande Achille
co' suoi Tessali in fuga
messi ha i custodi. Egli è all'altare, e al fianco
d'Ifigenia. Grida, minaccia, freme.
Sospeso è 'l sacrificio. Il re tuo sposo
per non veder la strage,
o per celare il pianto,
sta del suo regio manto
coperto il volto. In mano
allo stesso Calcante
trema la scure, e sembra,
ch'ei la vittima offerta
tema ferire, o che ne cerchi un'altra.
Andiam, regina. Il tuo campion ti attende,
per renderti la figlia.
CLITENNESTRA
Arcade, andiamo.
Ma non è questi Ulisse? O quali in volto
segni di gioia ei porta!
Sì: ch'egli è desso. Ah! Che mia figlia è morta.
Ulisse, e li suddetti.
ULISSE
CLITENNESTRA
Ulisse,
è viva Ifigenia? Vive mia figlia?
ULISSE
CLITENNESTRA
O sempre falso Ulisse! O sempre infausto!
ULISSE
CLITENNESTRA
Vive, il so, negli Elisi ombra infelice.
ULISSE
CLITENNESTRA
Ma come e viva, e morta? Io non intendo.
ULISSE
TEUCRO
Morta Elisena?
Sacrificio crudel! Teucro infelice!
(parte verso il tempio)
ARCADE
Spesso il riso dell'un pianto è dell'altro.
CLITENNESTRA
Ma come?
ULISSE
ARCADE
O strano caso!
CLITENNESTRA
O meraviglia!
ULISSE
CLITENNESTRA
Sparga or tra l'ombre le sue furie ultrici.
ULISSE
(s'apre il tempio)
Agamennone, Ifigenia, Achille, séguito di Greci, e i suddetti.
CORO
Gli avversi fati
son già placati.
Gode, e trionfa
virtù, ed amor.
PARTE DEL CORO
Ai giochi, ai canti,
felici amanti,
dopo il sofferto
rischio, e dolor.
L'ALTRA PARTE
A Troia, a Troia,
forti guerrieri.
Sia tutto in gioia
fede, e valor.
CORO
Gli avversi fati
son già placati.
Gode, e trionfa
virtù, ed amor.
CLITENNESTRA
Vieni ai materni amplessi,
diletta figlia.
IFIGENIA
O cara madre!
CLITENNESTRA
O specchio
e di amore, e di ardir, Pelide invitto,
qual dono a me tu rendi?
Qual bene a te serbasti?
AGAMENNONE
Non più inutili indugi. A noi seconde
ecco son l'aure, e l'onde.
ACHILLE
Or tremi Priamo, e la superba reggia.
ARCADE
O giorno fortunato!
IFIGENIA
O amore!
CLITENNESTRA
O gioia!
TUTTI
Alle navi, alle navi. A Troia, a Troia.
IFIGENIA E ACHILLE
A noi seconde
son l'aure, e l'onde.
Al frigio lido
passi il terror.
CORO
Son già placati
gli avversi fati.
Gode, e trionfa
virtù, ed amor.
Licenza.
LICENZA
Parte, e d'Ilio trionfa il forte Atride;
ma sono i suoi trionfi,
più che di sua fortezza,
premio di sua virtù. Serve con merto
ai comandi del nume, e ottien vittoria.
Grande, o Carlo, è tua gloria,
perché più grande è tua pietà. Fortuna
non combatte per te. Per te, che reggi
col cielo i voti tuoi, milita il cielo.
Ei ti dà regni in guerra, ei regni in pace;
e umile in tua grandezza,
tu serbi de' suoi doni un cor più grande;
e fai più meritar di quel, che ottieni.
Quindi il tuo nome augusto
è de' cesari il fregio. Ovunque ei s'ode,
o si teme, o si applaude; e già la fama
che sol de' fasti suoi suona, e rimbomba,
stanco ha 'l volo per lui, rauca la tromba.
La vittoria
segue, o Carlo, i tuoi vessilli;
e la gloria
posa all'ombra de' tuoi lauri.
Tu con l'armi, e con le leggi
tal ci reggi,
e ci difendi,
che ne rendi
l'età d'oro, e la restauri.
La vittoria
segue, o Carlo, i tuoi vessilli;
e la gloria
posa all'ombra de' tuoi lauri.
PARTE DEL CORO
Nel nome augusto
si onori, e canti
il saggio, il giusto,
il vincitor.
L'ALTRA PARTE
Ma la grand'alma
più esulta, e gode,
che di sua lode,
del nostro amor.
TUTTI
Nel nome augusto
si onori, e canti
il saggio, il giusto,
il vincitor.
Segue il ballo de' Marinari.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)