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IL GIURAMENTO
Melodramma in tre atti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Gaetano ROSSI.
Musica di Saverio MERCADANTE.
Prima esecuzione: 11 marzo 1837, Milano.
Personaggi:
MANFREDO conte di Siracusa |
baritono |
BIANCA di lui consorte |
contralto |
ELAÌSA dama straniera |
soprano |
VISCARDO di Benevento |
tenore |
BRUNORO |
tenore |
ISAURA dama di Bianca |
soprano |
Cori:
Gentiluomini, Cavalieri, Scudieri e Domestici di Manfredo, un Maggiordomo, Paggi e Damigelle d'Elaìsa.
L'azione è in Siracusa nel secolo XIV.
Argomento
Manfredo, conte di Siracusa, amò ed ottenne in isposa Bianca, figlia di Ruggiero, barone di Catania. Ella obbedì al comando paterno; ma in segreto ella amava un giovine cavaliere straniero, che di lei non conosceva che il nome, e al quale, dovendo repente seguire lo sposo a Siracusa, non poté dire nemmeno un addio. Virtuosa, rassegnata ella sofferiva l'indifferenza, l'orgoglio, la gelosia del capriccioso consorte, e si confortava co' le rimembranze del tetto paterno e del primo e innocente amor suo. Brunoro, segretario e favorito di Manfredo, osò alzarsi fino a lei, amarla, chiederle amore. Bianca lo respinse, minacciò; e Brunoro, fremente allontanossi per alcun tempo.
Corso era un lustro: una ricca, avvenente dama di Francia soffermava in Siracusa. Il di lei palazzo era convegno della più cospicua e galante gioventù: feste, conviti, e danze si succedevano. Elaìsa era l'amore di tutti, e Manfredo n'era più che altri invaghito, e in tutto a lei s'affidava. Ella percorreva la Sicilia onde scoprire una giovine figlia di capitano aragonese, che a' di lei prieghi e pianti aveva ottenuto dal padre la vita di quello di lei, che combattea per l'Angioino. Nel nobile entusiasmo di sua riconoscenza, Elaìsa avea giurato in suo cuore alla giovine fede e guiderdone, e donato un'effigie sacra in memoria, e per riconoscersi a un tempo. Ne' di lei viaggi, Elaìsa, su gli Appennini, assalita da' fuoriusciti, venne salvata da Viscardo, profugo, unico superstite della proscritta famiglia de' duchi di Benevento: ella lo amò ardentemente. Viscardo era triste di non poter corrispondere al vivo affetto d'Elaìsa, che, per sottrarlo alle insidie de' nemici, a' sospetti di Manfredo, di lei fratello, morto credere lo faceva. Un primo amore, infelice, insuperabile, sempre caro, si celava nel cuore di Viscardo. Ei baciava appunto un ritratto dell'adorata sua donna in un viale remoto, allorché Brunoro, che militato aveva sotto il duca di Benevento, lo sorprese, e riconobbe Bianca in quel ritratto, e l'oggetto dell'amor di Viscardo. Meditò allora il perfido sua vendetta su Bianca.
A tal epoca comincia l'azione. L'incontro di Viscardo con Bianca, il furor di Elaìsa, guidata da Brunoro, che li sorprende, lo scoprimento dell'effigie, la riconoscenza, la generosità, la fede al giuramento d'Elaìsa, i di lei virtuosi sforzi onde salvar Bianca dalla morte destinata da Manfredo, che infedele la crede per un foglio intercetto da Brunoro, l'eccesso d'amore e di fede di cui vittima soccombe, formano gli episodi.
L'argomento è tratto da un dramma francese di Vittore Hugo, intitolato Angelo. I cangiamenti di località, di nomi, di qualche carattere e situazione, si rendevano necessari. La sollecitudine co' la quale si dovette conformarlo pe 'l teatro musicale ottenga venia alle parole.
Palazzo d'Elaìsa, a sinistra, con scalinata. L'atrio, e i superiori appartamenti si scorgono disposti a festa notturna. Viali alla destra. L'avanti della scena presenta un padiglione. Nel fondo spiaggia del mare.
Musica di danza dal palazzo. Barche alla spiaggia. Gentiluomini che s'aggirano; poi Viscardo, indi Manfredo e Brunoro.
[N. 1 - Preludio e Coro d'introduzione]
CORO
Odi: ogni intorno echeggiano
suoni giulivi e canti.
(verso il palazzo)
Vedi sparir, succedersi
festevoli danzanti.
Qui di piacer, di gioia
tutto è sorriso, ardor.
Tra vaghi incanti è questa
la reggia dell'amor.
Ad Elaìsa onor!
Regina della festa,
e dèa di tutti i cor...
Ad Elaìsa onor!
(si disperdono)
[N. 2 - Cavatina]
VISCARDO
(sospirando alle ultime parole del coro)
La dèa di tutti i cor!
ed ella il mio sol brama!
E, fido a un primo ardor
il mio non l'ama.
(con trasporto)
Bella, adorata incognita,
a me chi ti rapì?
Il tuo Viscardo, misero!
te cerca da quel dì.
Trovarti... rivederti
un solo istante ancora.
Udir, io t'amo... dirtelo!
morte fia dolce allora.
Privo di te, più vivere
non potrei omai così...
(s'interna pei viali)
[N. 3 - Coro e Cavatina, Recitativo]
VOCI
Elaìsa! Elaìsa!...
(dal palazzo e da' viali arrivano gentiluomini e dame)
Ov'è? si cerca... sparve.
Forse aggirarsi gode
sotto ignota divisa.
Ecco Manfredo.
MANFREDO
CORO
Forse amor la bella arresta
con felice adorator.
MANFREDO
CORO
(scorgendo Elaìsa)
Vien, regina della festa...
bella dèa di tutti i cor!...
(tutti le vanno incontro)
Elaìsa con Damigelle dai viali. Nell'istesso momento Viscardo.
[N. 4 - Quartetto]
ELAÌSA
(guarda Viscardo con tenerezza che reprime, poi si volge a Manfredo)
Oh mio... german!... (Che palpito!)
MANFREDO
BRUNORO
(fissando Viscardo)
(Chi vedo mai! Viscardo!)
ELAÌSA
Manfredo!...
(porgendogli la mano ch'ei bacia)
VISCARDO
(in contrasto)
(E in tante pene!...)
Elaìsa!...
ELAÌSA
(con trasporto a Viscardo sommessamente)
Mio bene!
ELAÌSA, VISCARDO E MANFREDO
(Vicino a chi s'adora
dover frenarsi ognora!
E non poter esprimere
desiri, affetti, ardor!
Non v'è non v'è più barbaro
tormento nell'amor.)
BRUNORO
(È giunta, spero, l'ora
che sospirai sinora.
Celar le angoscie, il fremito
di mio spregiato ardor!...
Non v'è, non v'è più barbaro
tormento per un cor.)
CORO
(osservando Manfredo)
(Egli Elaìsa adora:
e dée frenarsi ognora!...
Non v'è, non v'è più barbaro
tormento nell'amor.)
MANFREDO
ELAÌSA
Un raggio di speranza
una gentil sembianza...
m'illusero su oggetto
diletto a questo cor.
[N. 5 - Scena e Romanza]
VISCARDO
(colpito)
(Che ascolto!)
MANFREDO
ELAÌSA
(con affezione)
È una donna.
VISCARDO, MANFREDO E BRUNORO
(sorpresi)
Che dite?
ELAÌSA
Cui deggio padre... e cerco ognora. Udite:
Di un superbo vincitore
Elaìsa a piè gemea,
e la vita gli chiedea,
fra i sospir, del genitor.
Del fier duce a giovin figlia
sulle ciglia trasse il pianto.
Pregò il padre, il baciò tanto
che la grazia le accordò.
A quell'angelo Elaìsa
la mercede in cor giurò.
TUTTI
Che bell'anima Elaìsa
giovinetta pur mostrò.
ELAÌSA
Sacra effigie protettrice
Elaìsa in sen portava,
e in memoria la donava
alla sua consolatrice...
Il suo nome v'incideva:
sii felice, le diceva...
Questa effigie ti protegga:
forse un dì ti rivedrò.
Ma quell'angelo Elaìsa
da due lustri invan cercò.
TUTTI
Ed un angelo, Elaìsa,
Siracusa in te trovò.
[N. 6 - Stretta dell'introduzione]
CORO
Or la danza si riprenda;
gioia tutti i cor raccenda.
Elaìsa si festeggi:
quel bel nome all'aure echeggi;
e fra palpito soave
trovi un'eco in ogni cor.
Elaìsa!... Gioia!... Amor!
ELAÌSA, VISCARDO E MANFREDO
De' mortali nume in terra,
vita e gioia, amor, tu sei.
Nume in cielo degli dèi...
perché cielo è dove è amor.
Foco tuo gli affetti miei...
spiro sei di questo cor...
Viver sol dì amor desìo...
nel tuo ciel morire, amor.
(il coro ripete, e va poi disperdendosi)
Viali ombrosi, illuminati a pallide luci.
Viscardo e Brunoro.
[N. 7 - Recitativo]
VISCARDO
Brunoro... o tu, l'antico,
negli anni di mia gloria, e dolce amico,
vieni al mio seno ancor. Torna fortuna
a sorridermi omai.
BRUNORO
(marcato)
Ed a me pure.
VISCARDO
(con gioia)
E tu conosci... sai
dunque ove sta celato
(mostrandogli un ritratto, e baciandolo)
quest'idolo adorato,
di cui mi sorprendesti
l'imago a ribaciar quando giungesti?
BRUNORO
(con amarezza)
Sì, e quanto! e del dorato
suo carcere a me noti... e ognor dischiusi
gli aditi son... anche i segreti.
VISCARDO
(con ansia)
E a lei?...
BRUNORO
De' giardini trovatevi alla porta.
VISCARDO
Quando?
BRUNORO
Fra un'ora, e scorta
io vi sarò presso all'amata.
VISCARDO
(con viva gioia)
E allora!...
Ah! per te in ciel mi troverò Fra un'ora.
(parte)
Brunoro, indi Elaìsa dall'opposta parte donde partì Viscardo.
BRUNORO
(con gioia feroce)
Ed io fra un'ora vendicato.
ELAÌSA
Quegli
che vi lasciò?...
BRUNORO
(con mistero marcato)
È l'avanzo
unico della misera, proscritta
casa di Benevento.
ELAÌSA
E voi!... Cielo!... Che sento...
BRUNORO
Ed io, contessa,
io so tutto... sì... tutto! Onde celarlo
de' nemici alle inchieste...
di Manfredo a' sospetti,
qual fratel l'accoglieste.
ELAÌSA
(agitata e sommessa)
Deh!... Il segreto!
BRUNORO
Fidatevi; ei m'è caro, ed or son lieto
ch'ei felice è d'amor.
ELAÌSA
(con fiducia e sorriso)
Oh! sì.
BRUNORO
(marcato)
Fra poco
ei sarà a piè dell'adorato oggetto...
che piangea... che trovò.
ELAÌSA
(turbata, e con impeto)
Che? Ciel... che dite?
BRUNORO
Il ver.
ELAÌSA
Viscardo! Un'altra!... Ah! no. Mentite.
BRUNORO
Io mentisco! Seguitemi.
ELAÌSA
(fremente)
Tremate.
Voi la morte d'alcuno pronunciate.
BRUNORO
Della rival.
ELAÌSA
(fiera)
Sì... se vi fia.
(con passione)
Viscardo
un traditore!
BRUNORO
Ebbene!
(avviandosi)
ELAÌSA
Viscardo!... Un'altra amar! Che orrore!
(segue Brunoro)
Stanza di Bianca nel palazzo di Manfredo.
Tavoli con doppieri a lumi accesi. Un'arpa. Sofà e sedie. Un verone che offre vista sul mare. Porte laterali. Grande porta nel prospetto.
Dame in conversazione. Alcune sedute giocando, altre discorrendo, due con Isaura, che addita Bianca seduta sul verone.
[N. 8 - Coro di donne e Cavatina]
CORO
Era stella ~ del mattino
tanto bella! ~ e impallidì.
Parea rosa ~ di giardino
sì vezzosa! ed appassì.
Puro giglio, sull'albore,
chi ti fa languir così?
Al sorriso ella era nata
del destin più lusinghier:
la sua vita riserbata
a un Eliso di piacer...
pur segreto, fier dolore
va struggendo i suoi bei dì.
Chi sa forse!... Giovin core...
tutto a te brillò... e sparì.
BIANCA
(avanzando lentamente)
Oh! sì... mie care... Oh! sì,
tutto per me brillò... tutto sparì.
Or là, sull'onda, col pensier mio,
ver l'altra sponda, al suol natio,
fra dolci immagini, volava il cor.
Per me tornavano que' dì felici...
le notti d'estasi incantatrici...
quell'aure... i salici... il rio... l'ardor...
Ahi! ch'era sogno ingannator.
CORO
Racconsolatevi, bella dolente:
tornerà a splendervi il ciel ridente;
di gioie l'iride brillerà ancor.
BIANCA
(Di tua fede bello ognora,
torna, o caro, a chi t'adora:
sarai l'iride di gioia
che il mio cor farà brillar.
Quel bel ciglio tutto amore
era il ciel per me ridente:
un tuo sguardo al cor dolente
può la vita ridonar.)
Ma a mezzo il di lei corso
è giunta omai la notte, o dolci amiche,
ite al riposo. Addio.
(le dame si ritirano per la porta di mezzo, che verrà aperta e chiusa da' paggi)
Bianca e Isaura.
[N. 9 - Recitativo]
BIANCA
Già un lustro, Isaura mia, già un lustro... eterno!
Da che lasciai Catania,
e più no 'l vidi. Il sai...
ISAURA
Calmatevi, sperate.
BIANCA
Come? In che più sperar?
ISAURA
Potria la sorte
guidarlo in Siracusa.
BIANCA
Come vederlo, ei me veder?... se chiusa,
qual prigione, mi tien quegli che sposo
dovei seguir repente... senza addio...
e senza palesarmi all'idol mio,
ch'altro di me non conoscea che il nome?
Or, tu ben vedi, e come,
e in che sperar potrei?
Sol nella morte.
ISAURA
Ah! che veder dovrei?
Misera!
BIANCA
Oh Isaura! No, non pianger, vanne,
e riposa.
ISAURA
E spogliarvi?
BIANCA
Io sola...
ISAURA
Ch'io
doman vi vegga nel sorriso.
BIANCA
(le stringe la mano)
Addio.
(Isaura entra nella stanza a destra)
Bianca, da un cofanetto d'ebano, sul tavolino, leva un libro, lo svolge, si concentra, guarda il cielo.
[N. 10 - Recitativo, Romanza e Duetto]
BIANCA
Preghiamo. ~ Ah! pregai tanto! Ma il mio labbro
recita la preghiera...
ed il mio cor... là... a lui.
(ripone il libro)
L'ultima sera
ei cantava al mio piè. Da quanto amore
animati i suoi sguardi... ed il suo canto!
Quest'era il tema.
(eseguisce sull'arpa il ritornello della canzone che canterà poi Viscardo)
Brunoro dalla porta a sinistra, fa cenno a Viscardo d'entrare.
BRUNORO
(sommessamente)
Entrate.
VISCARDO
(sulla soglia ravvisando Bianca)
Eccola.
BRUNORO
Io mi ritiro.
Là intanto vi celate.
(accennando il verone)
VISCARDO
(presso al verone)
La mia vita
è tua.
(Viscardo si cela nel vano del verone. Brunoro cava un foglio, lo posa sul tavolino rapidamente ed esce)
BRUNORO
Forse tra poco ella è finita.
Bianca e Viscardo celato.
BIANCA
(cessando dal suono)
Ah! lo ripeto ognora!
Ma quella voce! oh ancora
la sua voce una volta!
VISCARDO
(dal verone)
Ti creò per me l'amor,
per amarti mi fe' il cor,
sol mio voto, mio pensier,
de' miei sogni sei piacer.
BIANCA
(colpita e con trasporto)
Cielo!
VISCARDO
Tutto io trovo, o cara, in te:
tu sei vita e ciel per me.
BIANCA
(che si sarà alzata, e accorrendo)
Viscardo!...
VISCARDO
(escendo)
Bianca!...
VISCARDO
Ah! ti trovai, bell'angelo!...
BIANCA
Io ti rivedo ancor!
BIANCA E VISCARDO
È troppo, oh dio! la gioia
che mi rapisce il cor.
BIANCA
Guardami... o caro... guardami...
VISCARDO
In estasi ti miro...
BIANCA E VISCARDO
Ecco il celeste spiro
di voluttà, d'amor.
BIANCA
Non sai quant'io penava!...
VISCARDO
Io già la vita odiava...
BIANCA E VISCARDO
Ma... ti trovai, bell'angelo...
ma ti rivedo ancor!
Compensa pene e lagrime
la gioia del mio cor.
BIANCA
Or meco siedi, e narrami...
(s'avvede del foglio sul tavolino)
Ma un foglio qui vegg'io
volevi tu sorprendermi!...
VISCARDO
Forse Brunoro...
BIANCA
Oh dio!
(colpita)
Brunoro!
VISCARDO
In te qual fremito!...
BIANCA
L'iniquo! ah! tu non sai!...
(apre il foglio e legge)
«Amore spregiato sarà vendicato.»
Per te sol tremo...
(va al verone osservando)
VISCARDO
Il perfido!
BIANCA
(affannosa)
Oh ciel!...
VISCARDO
Che avvien!...
BIANCA
Dall'andito
terren che qui conduce,
s'approssima una luce.
Come salvarti?... ohimè!...
VISCARDO
Non paventar per me.
BIANCA
Ah! là... c'è Isaura... celati...
VISCARDO
(deliberato)
In tua difesa io resto.
BIANCA
V'è istante più funesto!
(guidandolo verso la porta)
Insieme
VISCARDO
A che ti trasse, o misera,
il mio fatale amore!...
Ma tema il mio furore
chi offenderti oserà.
BIANCA
(con disperazione)
Se ti son cara... oh!... celati:
non i miei dì!... l'onore!
Oh dio!... mi manca il core...
Abbi di me pietà...
(ella trascina Viscardo alla porta, l'apre, lo spinge addentro e chiude, poi spegne il lume e si getta sul sofà)
Elaìsa dalla porta a sinistra, con lampada in mano. Scorge il lume appena spento, indi s'avvede di Bianca sul sofà.
[N. 11 - Recitativo e Duetto]
ELAÌSA
Tutto è tenebre... e si tace...
È fumante ancor la face...
ella è sola... e dormir finge.
Ei celossi.
(esamina le porte)
BIANCA
(volgendo il capo)
Che mai vedo!
Una donna!
ELAÌSA
(presso la porta di prospetto)
Là Manfredo.
BIANCA
Ciel! conosce...
ELAÌSA
(presso la porta a destra)
Qui...
BIANCA
(appena respirando)
Oh terrore!
ELAÌSA
Chiuso addentro!
(spingendo la porta)
BIANCA
(facendosi coraggio)
Qual rumore!
Voi... che osate in queste stanze?
E chi siete?...
ELAÌSA
(fissando Bianca)
Io! Quai sembianze!...
(risovvenendosi d'una idea, poi respingendola)
No, no.
BIANCA
Ebbene! che volete?
ELAÌSA
(con impeto)
Quella chiave.
BIANCA
A voi? Chi siete?
ELAÌSA
Chi son io? chi son? Tremate.
Rival vostra.
BIANCA
(colpita)
Rival! (Cielo!)
ELAÌSA
Che vogl'io? Su lui che amate...
e su voi, vendetta.
BIANCA
Io gelo.
ELAÌSA
Di Viscardo io sono amante:
egli m'ha per voi tradito.
Qui felice, già un istante,
ha con voi d'amor gioito.
Ma a punire uno spergiuro...
una moglie traditrice,
qui, di tante colpe ultrice,
una furia me guidò.
BIANCA
(che l'avrà osservata)
Con sì angelico sembiante
voi sì fiero avreste il core!
Ah! confusa... palpitante...
voi compite il mio terrore.
Io non oso... non sapea...
Ve lo giuro, io non son rea.
Deh! pietà d'un'infelice
che già tanto, oh dio! penò.
ELAÌSA
(con impeto crescente)
Sì!... penaste?... e or io!... Viscardo!
Ei... Viscardo! ov'è?
BIANCA
(atterrita)
Gran dio!
Oh! frenate quel trasporto...
se Manfredo v'ode... è morto.
ELAÌSA
(fiera)
Ei v'è dunque? è là. Schiudete.
BIANCA
Deh!...
ELAÌSA
A Manfredo...
(minacciosa per avviarsi alla porta)
BIANCA
(con grido soffocato)
No. Egli... è là.
Insieme
BIANCA
Ma se è ver che voi l'amate...
la sua morte non vogliate.
La mia fama... la mia vita!
Deh! per esso almen pietà!
ELAÌSA
Fiere angosce voi provate...
ma le mie non eguagliate.
Voi amata... ed io tradita!
No... non v'è... non v'è pietà.
ELAÌSA
Egli... voi... Manfre...
(volendo chiamare)
BIANCA
(atterrita, slanciandosi avanti lei)
Ah!...
Dalla porta a destra s'avanza Viscardo staccandosi da Isaura, che tenta trattenerlo, Elaìsa e Bianca.
[N. 12 - Scena, Quintetto e Finale I]
VISCARDO
(ad Elaìsa)
Fermate.
BIANCA E ISAURA
Cielo!
ELAÌSA
(a Viscardo)
Oh perfido!
VISCARDO
Lo sono.
Vostri sdegni in me sfogate:
la mia vita v'abbandono;
ma con lei, deh! giusta siate,
né oltraggiate il suo candor.
Ch'io morendo trovi ognora
generoso sì bel cor.
ELAÌSA
E il bel cor tu invochi ancora
che tradisti in sì rea guisa?
VISCARDO
Sol per lei... pietà!... Elaìsa!
ELAÌSA
(volendo avviarsi alla porta di mezzo)
No.
BIANCA
(colpita)
Elaìsa! questo nome...
(trattenendo Elaìsa, e con tutta l'ansia)
Cielo!... è il vostro?... Dite...
ELAÌSA
È il mio.
BIANCA
(cavandosi dal seno un'effigie, che bacia, e presenta ad Elaìsa)
Quest'effigie conoscete?
ELAÌSA
Giusto dio! che miro!... e come...
come voi la possedete?
BIANCA
Me n' fe' dono un'Elaìsa...
cui salvava il genitor.
ELAÌSA
(incerta... quasi per abbracciare Bianca)
Ella!... oh padre! ed io!...
S'apre repente la gran porta di mezzo, e si presenta Manfredo; dopo lui due Scudieri e sei Guardie, che restano fuori della porta, da cui si vede una sala d'armi.
(colpiti)
Insieme
ELAÌSA, ISAURA E VISCARDO
Manfredo!
È perduta!
BIANCA
Manfredo!
Son perduta!
ELAÌSA
Ed or!...
MANFREDO
Insieme
MANFREDO
ELAÌSA
Oh genitor!
BIANCA, ISAURA E VISCARDO
Oh mio terror!
(Bianca va mancando; Isaura la sorregge, e poi accorrono dame e damigelle)
Insieme
MANFREDO
ELAÌSA
(marcata)
Pace... onore... amor... riposo
vi s'insidia... in questo tetto.
Sì... terribile è l'oggetto
che in tal ora me guidò.
(Padre! oh padre mio diletto,
come il giuro compirò?
A più barbaro cimento
ahi! qual core si trovo?)
BIANCA
(Del tiranno minaccioso
freme il core all'atro aspetto.
Elaìsa con un detto
forse perdere ci può.
Non per me per lui pavento.
Per salvarlo io morirò.
A più barbaro cimento
ahi! qual core si trovò!)
VISCARDO
(Del tiranno minaccioso
freme il core all'atro aspetto.
Elaìsa con un detto
forse perdere ci può.
Non per me per lei pavento.
Per salvarla io morirò.
A più barbaro cimento
ahi! qual core si trovò!)
ISAURA E CORO
(Qual sorpresa, qual sospetto!
per lei trema il cor nel petto.
A qual barbaro cimento
fier destino la serbò!)
MANFREDO
MANFREDO
(due scudieri partono)
BIANCA E VISCARDO
(Che palpito!)
ELAÌSA
(contrasta con impeto)
Un nero tradimento!...
MANFREDO
BIANCA
(Io tremo...)
VISCARDO
(Oh dio!...)
ELAÌSA
Due perfidi...
(sguardo rapido a Bianca e Viscardo)
MANFREDO
VISCARDO
(deliberato avanzandosi)
Io.
Io... sol...
MANFREDO
ELAÌSA
(atterrita dal pericolo di Viscardo cangia repente)
Ei... sol... Due perfidi...
(rapidamente)
Giurarvi morte udia...
costor fra l'ombre sparvero...
me tosto ei n'avvertia...
Voi qui a salvar solleciti
tal cura ne guidò.
BIANCA
(Qual donna!)
VISCARDO
(Ed ella or salvaci!)
MANFREDO
VOCI
(di dentro)
All'armi! Tradimento!
Agrigento! Agrigento!
MANFREDO
ELAÌSA
Oh giuro! oh genitor!
Coro di Gentiluomini, Dignitari, e Guardie che si dispongono nella sala.
CORO
Manfredo... eccoci a te,
sia morte ai traditor.
Son tuoi la nostra fé,
gli acciari... il cor.
L'oste, il cimento ov'è?
Noi coglierem con te
novelli allor.
Sia morte al traditor.
MANFREDO
CORO
Se di sorprenderci tenta Agrigento
tremi coi complici sui traditor.
ELAÌSA E BIANCA
(ai cavalieri)
A voi sorrida fida vittoria
serto di gloria v'appresta amor.
Il dì novello sorga più bello,
di calma e gioie apportator.
CORO
Il dì novello sorga più bello,
di calma e gioie apportator.
VISCARDO
(marcato)
L'alta vendetta a me più spetta,
cader mia vittima de' il traditor.
Voi non sapete qual fera sete
di quel reo sangue m'arda nel cor.
Invano celasi al mio furor.
CORO
Compi la nobile giusta vendetta;
premio t'aspetta di fé e valor.
Trombe e tamburi dall'interno che si rispondono, e poi s'uniscono. Soldati che arrivano, Popolo che accorre, e si dispongono nella sala d'armi.
TUTTI
Udite i segnali... le trombe guerriere.
Il popolo accorre... s'uniscon le schiere.
Scoprir gli assassini... incontro al nemico...
sfidarlo... annientarlo! Vendetta! Furor!
La fede n'accende... ci guida la gloria.
Coroni vittoria l'ardire, il valor.
(Manfredo s'unisce ai cavalieri e segue i soldati con Viscardo che s'incontra con Bianca. Elaìsa stringe la mano di questa, che rimane con Isaura e le damigelle)
A sinistra il palazzo di Manfredo. Guardie alla porta e altre Sentinelle all'intorno. A destra tempio, botteghe varie, e tende nel fondo, che servono a vendita di vino.
Corpi di Soldati che tornano a' propri quartieri. Cittadini con daga e spada, Artieri con arme, Popolani, Pescatori. Soldati, che a vari gruppi fra loro discorrono, s'avanzano e s'uniscono in un
[N. 13 - Coro d'introduzione e Aria, Recitativo e Aria di Viscardo]
CORO
Vittoria! ~ Siracusa!
Bel piacer il ritornar
a' suoi letti fra gli allor!
Salutare ed abbracciar
i compagni vincitor!
Di sorprenderci credé
il nemico in buona fé...
ma sorpreso si trovò...
da leoni si pugnò...
Eh! con noi, con tali eroi
è la patria salva ognor!
Viva ai prodi! Gloria! e onor!...
Festeggiar un sì bel dì
Siracusa ognor vorrà,
che di gloria ci coprì...
che la storia eternerà.
E Agrigento! ~ che terror...
che rossor! là vi sarà!
Vedrem poi se avrà l'ardir
di tornarci ad assalir!...
Eh!... con noi, con tali eroi...
la vittoria è certa ognor.
Viva ai prodi! Gloria! onor!
Ed ora di gloria, di gioia fra i canti,
sì bella vittoria, superbi, esultanti,
andiamo a celebrar al suono dei bicchier.
Sì: andiamci a ristorar a un'ora di piacer.
(si dividono per varie tende, e recansi bicchieri, ecc.)
Viscardo, dalla parte del tempio.
VISCARDO
Compita è omai la giusta
e terribil vendetta.
Perì quel vil Brunoro;
Bianca, sei vendicata.
A Isaura, ch'iva al tempio, in sul mattino,
poche note per te, mio ben, fidai.
Quando più rivederti io potrò mai?
Fu celeste quel contento
che al tuo seno un dì m'univa,
ma qual onda fuggitiva
fu la gioia dell'amor.
Deh! ci torni amica sorte
a quei giorni, che ci ha tolti:
palpitare ancora ascolti
sul mio core il tuo bel cor!
CORO
Viva ai prodi! alla gloria!... all'onor!
Viva Bacco... la gioia, e l'amor.
Dal palazzo s'odono voci lamentevoli: escono poi Dame e Damigelle desolate, piangenti, avviandosi verso il tempio.
DONNE
Oh sciagura! Atro giorno! Infelice!
UOMINI
(accorrendo)
E che avvien?
DONNE
Non più gioia... non canti!
UOMINI
Ma da che tanto affanno... que' pianti?
DONNE
Bianca...
(Viscardo al nome di Bianca sarà accorso, in agitazione ad ascoltare)
DONNE
...ohimè!... Bianca... adesso... morì.
VISCARDO
Bianca!... Come! Che dite?...
DONNE
Repente
d'una sincope colpo violente
di Manfredo nel sen la rapì.
VISCARDO E CORO
Fiera sorte! Terribile dì!
(immoti)
VISCARDO
(desolato)
(Bianca mia! la mia Bianca perì!)
CORO
Tanto bella... sì pia... nostr'amore!...
Oh dolore perire così!
VISCARDO
Or sei pago avverso fato
se m'hai tolta ogni speranza,
nella vita che m'avanza
solo io resto a sospirar!
Ma paventi un disperato
chi ti spinse all'ultim'ora,
troppo o Bianca t'amo ancora
perch'io t'abbia a vendicar!
(s'allontana desolatissimo)
CORO
Perché tutto ciel tiranno
ci condanni a sospirar.
(il coro si disperde, le donne e i cittadini entrano nel tempio)
Ricinto remoto attiguo al palazzo di Manfredo, sparso di cipressi e salici, chiuso da alto muro con merli, coperto in parte da edere. Si vedono elevate varie tombe dei conti di Siracusa. Alla sinistra una parte esterna di tempio. Un monumento alla destra appoggiato al muro, con porta di bronzo e gradinata. Due piedestalli con urne. Presso al monumento porta, per cui dal palazzo s'entra nel ricinto. La scena è rischiarata da tramonto.
Manfredo esce dalla porta del monumento a destra. La chiude con chiave che ripone. Si arresta ed osserva all'intorno.
[N. 14 - Gran scena]
MANFREDO
(gravi e lenti colpi di campana)
MANFREDO
(preludio d'istrumenti dal tempio indi cantato dalle vergini ivi raccolte, odesi)
CORO
Alla pace degli eletti,
che prometti a' tuoi fedeli,
in tua gloria, là ne' cieli,
Bianca a te, gran dio! volò.
A noi l'angelo fu in vita
di pietà, conforto, aita.
N'ami in ciel, cui la richiami,
come in terra ognor ci amò.
MANFREDO
Voci al di fuori. Manfredo si scuote, e schiude la porta. Entrano Gentiluomini, Dignitari, Cavalieri armati.
CORO
O Manfredo! Manfredo!
MANFREDO
CORO
Lascia omai quest'asilo di morte:
giusto duol vinca l'alma tua forte.
Te reclaman lo stato, la gloria;
lascia i mirti: t'appresta agli allor.
Vinta appien non è ancora Agrigento.
Tradimento può sorgere ancor.
Su i nemici novella vittoria
ti consoli dal pianto d'amor.
MANFREDO
(parte col coro dalla gran porta)
Dopo qualche momento Elaìsa dalla gran porta che rinserra.
[N. 15 - Scena e Duetto]
ELAÌSA
Si compia il giuramento.
Reggetemi al terribile cimento,
padre mio... sacra effigie!
(baciando l'effigie che cava dal seno, e ripone)
Ecco la tomba
che m'accennò Manfredo. Oh sventurata!
sventurata! Ella è amata.
Schiudasi.
(con una chiave apre il monumento e si ritira)
Bianca, in candida veste, si presenta sulla soglia: osserva, poi scende ansiosa di sorpresa e di gioia. Elaìsa in disparte.
BIANCA
Ah! l'aria ancora!
Il ciel!... Libertà!... Vita!...
(si prostra)
Dio di pietà!
(si rialza)
Come, da chi l'aita?
Dove, e... Ah!...
(volgendosi si trova in faccia d'Elaìsa)
ELAÌSA
(con dolcezza)
Non mi fuggite.
(stendendole la destra)
La vostra mano...
BIANCA
A voi? che qui venite?...
ELAÌSA
(marcata)
A salvarvi.
BIANCA
(colpita)
A salvarmi!
ELAÌSA
Sì: vi rendo
la mercé che giurai dentro al mio core,
allor che mi salvaste il genitore,
su quest'effigie. Ch'ella vi protegga...
Io vi dicea:
(solennemente)
v'è dio...
e vi protegge.
BIANCA
(incerta, timida)
E credere degg'io?...
E Manfredo!
ELAÌSA
In me fida. Ei di pugnale
estinta vi volea.
Presso lui, sì geloso, vi fe' rea
quel foglio a voi diretto
da... chi v'ama, e intercetto
dal perfido Brunoro,
che spirò pria di palesarlo.
BIANCA
E moro:
perché svelarlo anch'io ferma negai.
ELAÌSA
Morte a lui di veleno io consigliai,
onde evitar complice vile.
BIANCA
(turbandosi)
E voi?...
ELAÌSA
Me qui inviò a suadervi pe 'l veleno...
(cava un'ampolla d'argento)
BIANCA
E quel dunque!
ELAÌSA
È un narcotico sì forte,
che in sonno, pari a quello della morte,
v'addormenta tant'ore. Lo berete
quando riede Manfredo.
BIANCA
(agitata)
E poi?...
ELAÌSA
(marcata)
Di tutto
ebbi... ed avrò pensier. Vi presta il cielo
il suo favore. A vita tornerete...
BIANCA
(con gioia, e rapidamente)
E Viscardo!
ELAÌSA
(non contenendosi)
Viscardo!... Ah!...
BIANCA
(triste, timida)
Voi fremete!
ELAÌSA
Oh! qual nome pronunciaste!...
in qual loco!... in quai momenti!
Da un oblio mi ridestaste,
che assopiva i miei tormenti.
Il mio cor batteva appena...
(triste)
Era face sul morir...
(con estrema agitazione)
A quel nome in ogni vena
tornò il sangue a ribollir.
BIANCA
Perdonate... oh!... perdonate
all'incauto ardente core.
Voi la vita mi salvate...
e scordava il vostro amore.
Generosa mia rivale,
veggo il vostro rio martir...
Io vi sono ben fatale!...
non vogliatemi aborrir...
ELAÌSA E BIANCA
Sì... martir cui non v'è uguale...
è più atroce del morir.
Io vi sono ben fatale!...
Deh! lasciatemi morir...
ELAÌSA
Voi morire! Voi amata!
Io sol debbo... e vuò morir.
(piangente)
BIANCA
(osservandola con compassione)
Voi piangete! oh sfortunata!
Pianto a pianto voglio unir.
ELAÌSA E BIANCA
Dolce conforto al misero
che geme ~ senza speme,
accorda il ciel! le lagrime
nelle sciagure estreme...
più dolci allor che spargonsi
in sen dell'amistà.
(si stringono al seno)
Oh! piangi... piangi, abbracciami,
io scordo il mio tormento.
È un raggio di contento...
nel cielo è una bontà.
(Elaìsa ricade in cupa riflessione)
[N. 16 - Scena e Terzetto, Finale II]
BIANCA
Viscardo!...
ELAÌSA
Il rivedrete.
(con fermezza)
Felice passerete
dal seno della morte
a quello dell'amor.
BIANCA
(con gioia)
Sì bella ancor mia sorte!
E voi!
ELAÌSA
(marcata)
Per me è deciso.
Non resta più...
BIANCA
(con affanno)
Che!
ELAÌSA
(deliberata)
Morte.
BIANCA
Ah!
(odesi un colpo alla gran porta di fuori)
ELAÌSA
Manfredo. Ecco il momento.
(va ad aprire)
BIANCA
Io più non lo pavento.
Manfredo, Elaìsa, e Bianca.
MANFREDO
ELAÌSA
Ella il velen berrà.
MANFREDO
BIANCA
(decisa)
Mai, mai, barbaro,
saperlo tu potrai.
Io sola... Io sola vittima...
MANFREDO
Insieme
MANFREDO
BIANCA
A me il veleno... intrepida
non temo del morir.
Me adesso credi misera...
or cesso di soffrir.
Te lascio nel terrore
del mio vendicatore.
Ei non sarà tua vittima...
ei te saprà punir.
(Cela i trasporti... frenati,
cor mio, non ti tradir.)
ELAÌSA
(a Manfredo)
Conforto me alla misera
lasciate in suo morir.
La vostra sorte intrepida
pensate ora a compir.
Terribile è il dolore
d'un disperato amore;
e in suo furor la vittima
non tarderà a colpir.
(Cela i trasporti... frenati,
cor mio non ti tradir.)
ELAÌSA
Conforto me alla misera
lasciate in suo morir.
Bianca beve dall'ampolla che le porse Elaìsa, la gitta, freme, vacilla, e cade in braccio di Elaìsa sui gradini del monumento.
Manfredo parte con gioia feroce.
Stanza nel palazzo abitato da Elaìsa.
Un'alcova in prospetto chiusa da coltrinaggio. Due porte laterali. Una grande finestra, sedie, tavolino.
Elaìsa con capelli disciolti, seduta presso un tavolino sul quale un candelabro, con lumi accesi, due borse e uno scrignetto. Il di lei Maggiordomo all'altra parte del tavolino.
[N. 17 - Scena e Romanza di Elaìsa]
ELAÌSA
(scorgendo il maggiordomo)
Ah! Voi qui già stavate!
Ed eseguiste? Tutto! È pronto il legno
che in salvo dée guidarli in altro regno!
Quell'oro... que' diamanti... consegnate
tutto a Viscardo. Io ve l'affido. Andate.
(il maggiordomo prende le borse e lo scrignetto ed esce. Ella s'alza, prende il candelabro e s'avvia all'alcova, ove si vede Bianca stesa sul letto. L'effigie sul di lei seno, contemplandola)
Là posa. Bella ancora
di morte nel pallore!
Troppo, ahi! bella pe 'l misero mio core!
(s'allontana dal letto, esce, e chiude il coltrinaggio)
Manfredo nella tomba già la crede;
cesse all'oro del guardian la fede.
Qui venne, fra le tenebre, asportata:
qui, fra poco, alla vita ridonata,
s'incontrerà in chi adora...
(con angoscia)
Ed io... allor, io!... sarò più viva allora.
(siede affannosa: si concentra)
Sì, morir. Il mio fato
sembra già pronunziato.
(s'alza agitatissima)
E s'affretti. Ma parmi...
(va all'alcova, esamina Bianca ed osservando con emozione l'effigie, la leva dal di lei seno)
Ella!... sta ancora immota.
E quest'effigie! Oh madre mia! Devota
tu l'invocasti un dì mia protettrice!
Quella non son che far dovea felice.
(s'abbandona sulla sedia)
Ma negli estremi istanti
tu mi conforta almeno,
raggio di calma in seno
mi versa augusta fé.
Sia l'ultimo sorriso
di tua pietà per me,
m'attendi là in cielo
oh madre mia con te.
S'apre la porta a sinistra: entra Viscardo in aria smarrita, minacciosa, e chiude.
[N. 18 - Scena e Duetto finale]
VISCARDO
Eccola!
ELAÌSA
(scuotendosi)
E chi? Ah! Viscardo!...
VISCARDO
Io, sì.
ELAÌSA
(fissandolo)
Cielo! Qual fremito! Qual guardo!
VISCARDO
E perché n'atterrite!
Sì pallida perché?... No, non mentite.
(tremante)
Isaura tutto udia
da quel loco ferale:
voi avete il veleno... ed io... un pugnale.
(cavandolo, e fiero)
ELAÌSA
(con passione)
Viscardo! Lo diceste!... E l'amor mio!...
e il vostro!...
VISCARDO
Io non amai
che Bianca.
ELAÌSA
Ah! tu, crudele, mi trafiggi
ora con tal parola. E cara tanto
ell'era a te?...
VISCARDO
Se m'era cara! Oh quanto!
S'io l'amava! Sciagurata!
L'odi, e mori disperata. ~
L'adorava qual s'adora
d'un suo nume augusta imago.
Era il ciel cui aspirava...
la mia speme... il mio tesor.
E quell'angelo mi amava
quanto amar, bramar può un cor.
ELAÌSA
(con pena)
D'Elaìsa il cor giammai
dunque, ingrato, conoscesti!
VISCARDO
E che mai... che dir potresti!...
ELAÌSA
(marcata)
A mia morte lo saprai...
Forse allor ne piangerai...
Al sorriso di Viscardo
per me il cielo ognor s'apriva,
eri il sol de' giorni miei...
Nume... altare... cuor per me.
Rinunziato al cielo avrei,
là chiamata, senza te.
VISCARDO
Più non odo...
ELAÌSA
Dunque... E vuoi?
VISCARDO
A morir vi disponete.
Pochi istanti lascio a voi...
là... prostratevi... piangete...
e, sperarla se potete,
domandate a dio pietà.
ELAÌSA
E da te?... dimmi...
VISCARDO
Da me!...
Bianca l'ebbe allor da te!
Del suo tiranno a' piè cadea...
Bianca, in affanno, pietà chiedea...
veduta a piangere crudel tu l'hai...
e il cor tuo barbaro ne giubilò.
Ma tanto sangue tu verserai
per quante lacrime ella versò.
ELAÌSA
Per te d'amore solo vivea,
senza il tuo cuore morir volea,
ma di tua mano!... non lo sperai...
Nelle tue braccia forse cadrò.
Estremo accento... tuo nome udrai...
mio sospir ultimo ti volgerò.
VISCARDO
(quasi fuori di sé)
La sua spoglia!... Che ne feste?...
E dov'è?... Chi a me l'invola?...
Non sapete ch'è la sola...
sì... la sola pe 'l mio core!...
ELAÌSA
È la sola!... dio!... la sola!...
VISCARDO
Che anche morta, adorerà.
ELAÌSA
(disperata)
Vedi... io moro... il mio dolore!...
Ah! tu sei senza pietà.
Sì... lo sappi... ne fremi... delira...
Io l'odiai... t'involai la diletta,
esultai nel compir la vendetta...
Questa mano il veleno le diè.
Or la vendica... sfoga quell'ira...
chiede Bianca il mio sangue da te.
VISCARDO
Mia ragione s'offusca... delira...
dove sei!... Ti perdei... mia diletta...
triste vittima d'empia vendetta...
e ancor vive chi morte le diè!
Freno in sen non ha più la giust'ira:
abbi morte, spietata, da me.
(alza il pugnale e la ferisce)
ELAÌSA
(cade ferita)
Ah!... Qui... al core.
Così bramai...
(in questo s'ode la voce di Bianca dall'alcova)
BIANCA
Viscardo! ove son io?...
VISCARDO
(si volge)
Ah! qual voce!
BIANCA
(aprendo il cortinaggio)
Viscardo!...
VISCARDO
(accorrendo)
Ella! gran dio!
Bianca! è vero?... Tu vivi?...
Come? Da chi salvata?
ELAÌSA
Da me... per te.
BIANCA
(con raccapriccio)
Sì.
VISCARDO
(con fremito)
Ed io!... Elaìsa!... Aita!...
(s'inginocchia e sorregge Elaìsa)
ELAÌSA
(con voce che va mancando)
È vano, già finisce la mia vita.
ELAÌSA
Per me già s'apre il cielo...
e lascio a voi l'amor.
(a Viscardo)
Non piangere... sorridimi...
tua man... qui... sul cor mio.
Vi benedico... addio...
felice io moro ancor.
VISCARDO
Ed io t'uccisi! oh cielo!
BIANCA
Straziar mi sento il cor.
VISCARDO E BIANCA
Per me tu mori! oh dio!
Vittima dell'amor!
(Elaìsa cade in braccio a Viscardo e spira)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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