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Giulio Cesare in Egitto

GIULIO CESARE IN EGITTO

Dramma.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Giacomo Francesco BUSSANI, Nicola Francesco HAYM.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.

Prima esecuzione: 20 febbraio 1724, Londra.


Personaggi:

Giulio CESARE primo imperatore de' romani

mezzosoprano

CURIO tribuno di Roma

basso

CORNELIA moglie di Pompeo

contralto

SESTO Pompeo, figlio di Pompeo e Cornelia

soprano

CLEOPATRA regina d'Egitto

soprano

TOLOMEO re d'Egitto, fratello di Cleopatra

contralto

ACHILLA duce generale dell'armi, e consigliere di Tolomeo

basso

NIRENO confidente di Cleopatra, e Tolomeo

contralto


Séguito di Romani, séguito di Egizii, Damigelle egizie, Guardie, le nove Muse, Favorite di Tolomeo, Soldati egiziani, Soldati romani, un Paggio.

Egitto (Alessandria e dintorni). Anno 48 a. C.

All'altezza reale della principessa di Galles

Altezza reale, conoscendo gli antichi arcadi che la loro natura gl'inclinava a' costumi aspri e rigidi, istituirono che ciascuno dalla sua fanciullezza fino all'età di trent'anni, per rendersi docile ed amabile, dovesse apprender ed esercitar la musica; e fino a tanto che osservarono esattamente questa lor legge, furono stimati e pregiati da' loro vicini, ma non così tosto la neglettarono, che si attiraron lo sdegno ed il disprezzo di tutte le altre nazioni.

Se tanto può dunque la musica, che rende gli animi rozzi, mansueti ed umani, qual effetto non farà mai in quelli che naturalmente sono inclinati alla benignità ed alla clemenza? certo è che infondendo in loro un certo che di divino, li rende superiori ad ogni altro vivente, e fa che siano venerati, come cosa che ha più del celeste, che del terreno. Ciò si comprova evidentemente nella persona di v. a. r. ch'essendo escita da un ceppo, i cui antenati furono sempre stati benignissimi protettori di questa scienza, e che appena nata, i primi oggetti che per le vie dell'udito ha tramandati alla memoria, sono stati commisti col canto del celebratissimo Pistocco, che può dirsi padre del buon gusto moderno, di là ha formato quelle giuste e sì fine idee, quella perfetta e giudiziosa conoscenza ch'ella ha della musica.

Sia dunque in gloria di questa professione lo scorgersi, che oltre le distinte qualità native, abbia contribuito e perfezionate nell'a. v. r. un composto da imitarsi solamente, ma da non potersi uguagliare; mentre in essa trovansi tutte unite le virtù desiderabili in una gran principessa, donde ne risulta pregio infinito, e sommo contento, avendole questi popoli a causa di esse eretto un tempio ne' loro cori.

L'a. v. r. è il solo oggetto d'ogni sguardo: ogni afflitto quando la vede dimentica le sue disgrazie: ogni madre gode d'aver figliuoli, per accrescere il numero de' suoi devoti; ed ognuno prega il cielo per la sua prosperità e conservazione: testimoni ne sono quei numerosi applausi che si odono, ogni qual volta ella si fa vedere in pubblico; e la Britannia sembrerebbe ancor troppo angusta nelle lodi dovutele se non si unisse con essa il mondo tutto. Anch'io nell'universali acclamazioni non ho potuto negare a me stesso, l'onore d'inchinermi all'a. v. r. con un dono, che benché tenue non le sarà forse discaro, per essere un drama destinato al nobile divertimento della casa reale. In esso si rappresentano li famosi fatti di Giulio Cesare in Egitto, adornati con la musica del signor Giorgio Federico Handel; e se avrà la fortuna d'incontrare il genio dell'a. v. r. non saprà che più desiderare. Implorando adunque pel detto drama che le consacro, la protezione dell'a. v. r. supplico umilmente che a me sia perdonato un tanto ardire, se indegnamente, ma con profondo ossequio mi dedico.

Di vostr'altezza reale

umilissimo, devotisssimo e obbligatissimo servitore

Nicola Francesco Haym

Argomento

Giulio Cesare dittatore, dopo aver soggiogate le Gallie, non avendo potuto per opere di Curio tribuno ottenere il consolato, si portò con tant'impeto all'eccidio della libertà latina che si dimostrò più nemico di Roma che cittadino romano. Il senato intimorito, per opprimer la sua potenza, opposegli il gran Pompeo, il quale con poderoso esercito incontrollo ne' Campi Farsalici, ov'egli fu da Cesare sconfitto: dopo la rotta, Pompeo, memore de' benefici prestati alla corona de' Tolomei, colà pensò di ricovrarsi, assieme con Cornelia sua moglie, e Sesto Pompeo suo figlio, in tempo che Cleopatra e Tolomeo, re giovane, tiranno e lascivo, più crudeli nemici, che germani, vicendevolmente armavano per la pretendenza dello scettro. Cicerone rimase prigioniero, il buon Catone si svenò in Utica, e Scipione con le reliquie delle legioni latine errò fuggitivo per l'Arabia. Conoscendo Cesare che la sola depressione di Pompeo poteva stabilirlo solo imperatore di Roma, lo seguitò in Egitto. Tolomeo, per obbligar Cesare, al suo partito contro Cleopatra, barbaro di costumi, ed empio di fede, fattone scempio per consiglio di Achilla fecegli presentare il di lui capo tronco dal busto. Pianse Giulio Cesare, vista la testa del nemico, tacciò di troppa arditezza Tolomeo, il quale a suggestione del consigliero scellerato, violando con ordita congiura la fede dell'ospizio, necessitò poco dopo Cesare istesso a gettarsi dalla reggia nel porto: si salvò Giulio a nuoto; mosse le armi all'espugnazione del tiranno, il quale nel fatto d'arme restò morto; ed acceso dalle bellezze di Cleopatra la sollevò al soglio d'Egitto, calcando egli il trono del mondo, primo imperator de' romani. Si legge questo fatto ne' Commentari di Cesare, lib. 3 e 4, in Dione, lib. XLII, ed in Plutarco, ne La vita di Pompeo e di Cesare. Tutti questi autori certificano che Tolomeo, dopo essere stato vinto da Cesare, morisse nella battaglia, ma non è ben certo come; onde si è trovato sì necessario in questo dramma che Sesto Pompeo facesse la vendetta del padre, che si è fatto ch'egli abbia ucciso Tolomeo, non variandosi l'istoria che nelle circostanze dei fatti seguiti.

Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Campagna d'Egitto con antico ponte sopra un ramo del Nilo.
Cesare, Curio, Séguito.

(Cesare e Curio, che passano il ponte con il séguito)

[N. 1 - Coro]

CORO DI EGIZI

Viva, viva il nostro alcide!

Goda il Nilo in questo dì!

Ogni spiaggia per lui ride,

ogni affanno già sparì.

[N. 2 - Aria]

CESARE

Presti omai l'egizia terra

le sue palme al vincitor.

Recitativo

Curio, Cesare venne, e vide e vinse;

già sconfitto Pompeo, invan ricorre

per rinforzar de' suoi guerrier lo stuolo

d'Egitto al re.

CURIO

Tu qui, signor, giungesti

a tempo appunto, a prevenir le trame:

ma chi ver noi se n' viene?

Scena seconda

Cornelia, Sesto, e detti.

Recitativo

CESARE

Questa è Cornelia.

CURIO

Oh sorte,

del nemico Pompeo l'alta consorte?

Cesare: a questa un tempo

sacrai la libertade.

CORNELIA

Signor: Roma è già tua. Teco han gli dei

oggi diviso il regno; ed è lor legge

che del grand'orbe al pondo

Giove regoli il ciel, Cesare il mondo.

CESARE

Da Cesare che chiedi,

gran germe de' Scipioni, alta Cornelia?

CORNELIA

Dà pace all'armi!

SESTO

Dona

l'asta al tempio, ozio al fianco, ozio alla destra.

CESARE

Virtù de' grandi è il perdonar le offese:

venga Pompeo, Cesare abbracci; e resti

l'ardor di Marte estinto:

sia vincitor del vincitor il vinto.

Scena terza

Achilla con stuolo di Egizi che portano bacili, e detti.

Recitativo

ACHILLA

La reggia Tolomeo t'offre in albergo,

eccelso eroe, per tuo riposo; e in dono

quanto può donare un tributario trono.

CESARE

Ciò che di Tolomeo

offre l'alma regal, Cesare aggrada.

ACHILLA

Acciò l'Italia ad adorarti impari

in pegno d'amistade, e di sua fede

questa del gran Pompeo superba testa

di base al regal trono offre al tuo piede.

Uno degli Egizi svela il bacile,

sopra il quale sta il capo tronco di Pompeo.

CESARE

Giulio che miri?

SESTO

Oh dio! che veggio?

CORNELIA

Ahi lassa!

Consorte! mio tesoro!

CURIO

Grand'ardir!

CORNELIA

Tolomeo,

barbaro traditor! Io manco, io moro...

(si sviene)

CESARE

Curio, su, porgi aïta

a Cornelia, che langue.

(piange)

CURIO

Che scorgo? o stelle! il mio bel sole esangue!

ACHILLA

(Questa è Cornelia? o che beltà! che volto!)

SESTO

Padre! Pompeo! mia genitrice! Oh dio!

CESARE

Per dar urna sublime

al suo cenere illustre,

serbato sia sì nobil teschio.

ACHILLA

Oh dèi!

CESARE

(ad Achilla)

E tu involati, parti! Al tuo signore

di' che l'opre de' regi,

sian di bene o di mal, son sempre esempio.

SESTO

Che non è re, chi è re fellon, chi è un empio.

ACHILLA

Cesare, frena l'ire... ~

CESARE

Vanne! Verrò alla reggia,

pria che oggi il sole a tramontar si veggia.

[N. 3 - Aria]

Empio, dirò, tu sei,

togliti a gli occhi miei,

sei tutto crudeltà.

Non è da re quel cuor,

che donasi al rigor,

che in sen non ha pietà.

(parte)

Scena quarta

Curio, Sesto, Cornelia, che ritorna in sé.

Recitativo

CURIO

Già torna in sé.

SESTO

Madre!

CURIO

Cornelia!

CORNELIA

Oh stelle!

Ed ancor vivo? ah! tolga

quest'omicida acciaro

il cor, l'alma al sen.

(vuol rapire la spada dal fianco di Sesto per isvenarsi, e Curio la frastorna)

CURIO

Ferma: invan tenti

tinger di sangue in quelle nevi il ferro.

Curio, che ancor t'adora,

e sposa ti desia, se pur t'aggrada,

vendicarti saprà con la sua spada.

CORNELIA

Sposa a te?

CURIO

Sì.

CORNELIA

Ammutisci!

SESTO

Tu nemico a Pompeo, e tanto ardisci?

CURIO

Cornelia, se m'aborri,

m'involerò al tuo aspetto;

sol per non molestarti,

giurerà questo cor di non amarti.

(parte)

SESTO

Madre!

CORNELIA

Viscere mie!

SESTO

Or che farem tra le cesaree squadre,

tu senza il caro sposo, io senza il padre?

[N. 4 - Aria]

CORNELIA

Priva son d'ogni conforto,

e pur speme di morire

per me misera non v'è.

Il mio cor da pene assorto

è già stanco di soffrire,

e morir si niega a me.

(parte)

Recitativo

SESTO

Vani sono i lamenti;

è tempo o Sesto omai

di vendicare il padre:

si svegli alla vendetta

l'anima neghittosa,

che offesa da un tiranno invan riposa.

[N. 5 - Aria]

Svegliatevi nel core,

furie d'un'alma offesa,

a far d'un traditor

aspra vendetta.

L'ombra del genitore

accorre a mia difesa,

e dice: a te il rigor,

figlio si aspetta.

(parte)

Scena quinta

Gabinetto.
Cleopatra con Séguito, poi Nireno, dopo Tolomeo con Guardie.

Recitativo

CLEOPATRA

Regni Cleopatra; ed al mio seggio intorno

popolo adorator arabo e siro

su questo crin la sacra benda adori:

su, chi di voi miei fidi

ha petto e cor di sollevarmi al trono,

giuri su questa destra eterna fede.

NIRENO

(entra)

Regina, infausti eventi.

CLEOPATRA

Che fia? che tardi?

NIRENO

Troncar fe' Tolomeo

il capo...

CLEOPATRA

Ohimè! di chi?

NIRENO

... del gran Pompeo.

CLEOPATRA

Stelle! costui che apporta?

NIRENO

Per stabilirsi al soglio

a Cesare mandò fra' doni involto... ~

CLEOPATRA

Che gli mandò?

NIRENO

...l'esanimato volto.

CLEOPATRA

Su, partite o miei fidi;

CLEOPATRA

(a Nireno)

...e tu qui resta;

alle cesaree tende

son risolta portarmi, e tu, Nireno

mi servirai da scorta.

NIRENO

Cosa dirà Tolomeo?

CLEOPATRA

Non paventar; col guardo,

meglio ch'egli non fece

col capo di Pompeo,

Cesare obbligherò:

invano aspira al trono;

egli è il germano, e la regina io sono.

(entra Tolomeo)

TOLOMEO

Tu di regnar pretendi,

donna superba e altera?

CLEOPATRA

Io ciò, ch'è mio contendo; e la corona

dovuta alla mia fronte

giustamente pretendo.

TOLOMEO

Vanne, e torna omai, folle,

e qual di donna è l'uso,

di scettro invece a trattar l'ago e il fuso.

CLEOPATRA

Anzi tu pur effeminato amante

va' dell'età sui primi nati albori

di regno invece a coltivar gli amori.

[N. 6 - Aria]

Non disperar, chi sa?

se al regno non l'avrai,

avrai sorte in amor.

Mirando una beltà

in essa troverai

a consolar il cor.

(parte con Nireno)

Scena sesta

Tolomeo, ed Achilla.

Recitativo

ACHILLA

Sire, signor!

TOLOMEO

Come fu il capo tronco

da Cesare gradito?

ACHILLA

Sdegnò l'opra.

TOLOMEO

Che sento?

ACHILLA

T'accusò d'inesperto, e troppo ardito.

TOLOMEO

Tant'osa un vil romano?

ACHILLA

Il mio consiglio

apprendi o Tolomeo:

verrà Cesare in corte; in tua vendetta

cada costui, come cadde Pompeo.

TOLOMEO

Chi condurrà l'impresa?

ACHILLA

Io ti prometto

darti estinto il superbo al regio piede,

se di Pompeo la moglie

in premio a me il tuo voler concede.

TOLOMEO

È costei tanto vaga?

ACHILLA

Lega col crine, e col bel volto impiaga.

TOLOMEO

Amico, il tuo consiglio è la mia stella:

vanne, pensa e poi torna.

(parte Achilla)

Muora Cesare, muora; e il capo altero

sia del mio piè sostegno.

Roma oppressa da lui libera vada,

e fermezza al mio regno

sia la morte di lui più che la spada.

[N. 7 - Aria]

L'empio sleale indegno

vorria rapirmi il regno,

e disturbar così

la pace mia.

Ma perda pur la vita

prima che in me tradita

dall'avido suo cor

la fede sia.

Scena settima

Quartieri nel campo di Cesare con l'urna nel mezzo, ove sono le ceneri del capo di Pompeo, sopra eminente cumulo di trofei.
Cesare, poi Curio, Cleopatra, e Nireno.

[N. 8 - Recitativo accompagnato]

CESARE

Alma del gran Pompeo,

che al cenere suo d'intorno

invisibil t'aggiri,

fur'ombre i tuoi trofei,

ombra la tua grandezza, e un'ombra sei:

così termina al fine il fasto umano;

ieri che vivo occupò un mondo in guerra,

oggi risolto in polve un'urna serra.

Tal di ciascuno, ahi lasso!

il principio è di terra, e il fine è un sasso.

Misera vita! oh, quanto è fral tuo stato!

Ti forma un soffio, e ti distrugge un fiato.

(entra Curio)

Recitativo

CURIO

Qui nobile donzella

chiede chinarsi al Cesare di Roma.

CESARE

Se n' venga pur.

(entra Cleopatra con séguito)

CLEOPATRA

Tra stuol di damigelle

io servo a Cleopatra,

Lidia m'appello, e sotto il ciel d'Egitto

di nobil sangue nata;

ma Tolomeo mi toglie

barbaro usurpator la mia fortuna.

CESARE

(Quanta bellezza un sol sembiante aduna!)

Tolomeo sì tiranno?

CURIO

(Se Cornelia mi sprezza,

oggi a Lidia rivolto

collocherò quest'alma in sì bel volto).

CLEOPATRA

(s'inginocchia avanti Cesare, e dice piangendo):

Avanti al tuo cospetto; avanti Roma,

mesta, afflitta, e piangente

chieggio giustizia.

CESARE

(Oh dio! come innamora!)

(leva da terra Cleopatra)

Sfortunata donzella: in breve d'ora

deggio portarmi in corte,

oggi colà stabilirò tua sorte.

(Che bel crin!)

CURIO

(Che bel sen!)

CLEOPATRA

Signor: i tuoi favori

legan quest'alma.

CESARE

E la tua chioma i cori.

[N. 9 - Aria]

Non è sì vago e bello

il fior nel prato,

quant'è vago e gentile

il tuo bel volto.

D'un fiore il pregio a quello

solo vien dato,

ma tutto un vago aprile

è in te raccolto.

(parte)

Recitativo

NIRENO

Cleopatra vincesti;

già di Cesare il core,

tributario al tuo volto amor ti rende,

e tutto il suo voler da te dipende.

CLEOPATRA

Cerchi pur Tolomeo con empietà

di cor le vie del trono,

che a me d'avito regno

farà il nume d'amor benigno dono.

[N. 10 - Aria]

Tutto può donna vezzosa,

s'amorosa

scioglie il labbro, o gira il guardo;

ogni colpo piaga il petto,

se difetto

non v'ha quel che scocca il dardo.

(mentre Cleopatra vuol partire, vien ritenuta da Nireno)

Recitativo

NIRENO

Ferma Cleopatra; osserva

qual femmina dolente

con grave passo, e lacrimoso ciglio

quivi si porta.

CLEOPATRA

Al portamento, al volto

donna volgar non sembra:

osserviamo in disparte

la cagion del suo dolo.

(si ritirano)

Scena ottava

Cornelia e poi Sesto, che sopraviene.

[N. 11 - Aria]

CORNELIA

Nel tuo seno, amico sasso

sta sepolto il mio tesoro. ~

Recitativo

Ma che! Vile, e negletta

sempre starai Cornelia?

CLEOPATRA

(È Cornelia costei?

la moglie di Pompeo?)

CORNELIA

Ah no! tra questi arnesi

un ferro sceglierò: con mano ardita

contro di Tolomeo dentro la reggia. ~

(non sì tosto Cornelia ha preso una spada fuori degli arnesi di guerra che Sesto sopraggiunge)

SESTO

Madre ferma; che fai?

CORNELIA

Lascia quest'armi;

voglio contro il tiranno

uccisor del mio sposo

tentar la mia vendetta.

SESTO

Questa vendetta a Sesto sol si aspetta.

(Sesto toglie la spada a Cornelia)

CORNELIA

O dolci accenti! o care labbra! dunque

sull'alba de' tuoi giorni

hai tanto cor?

SESTO

Son Sesto, e di Pompeo

erede son dell'alma!

CORNELIA

Animo, o figlio, ardire! Io coraggiosa

ti seguirò.

SESTO

Ma! (oh dio!) chi al re fellone

ci scorterà?

CLEOPATRA

(ch'esce improvvisamente)

Cleopatra!

NIRENO

(a Cleopatra)

(Non ti scoprir!)

CLEOPATRA

E Lidia ancor, perché quell'empio cada,

ti saran scudo, e t'apriran la strada.

CORNELIA

E chi ti sprona amabile donzella,

oggi in nostro soccorso offrir te stessa?

CLEOPATRA

La fellonia d'un re tiranno, il giusto.

Sotto nome di Lidia

io servo a Cleopatra;

se in virtù del tuo braccio ascende al trono,

sarai felice, e scorgerai qual sono.

CORNELIA

Chi a noi sarà di scorta?

CLEOPATRA

(accennando a Nireno)

Questi, che alla regina è fido servo,

saprà cauto condurvi all'alta impresa.

SESTO

Figlio non è, chi vendicar non cura

del genitor la morte.

Armerò questa destra, e al suol trafitto

cadrà punito il gran tiran d'Egitto.

[N. 12 - Aria]

Cara speme, questo core

tu cominci a lusingar.

Par che il ciel presti favore

i miei torti a vendicar.

(partono Cornelia, Sesto e Nireno)

Recitativo

CLEOPATRA

Vegli pur il germano

alla propria salvezza:

che già contro gli mossi

di Cesare la spada,

di Sesto e di Cornelia il giusto sdegno.

Senza un certo periglio

non creda aver solo d'Egitto il regno.

[N. 13 - Aria]

Tu la mia stella sei

amabile speranza,

e porgi ai desir miei

un grato, e bel piacer.

Qual sia di questo core

la stabile costanza,

e quanto possa amore

s'ha in breve da veder.

(parte)

Scena nona

Atrio nel palagio de' Tolomei.
Cesare con séguito di Romani, Tolomeo ed Achilla con séguito di Egizi.

Recitativo

TOLOMEO

Cesare: alla tua destra

stende fasci di scettri

generosa la sorte.

CESARE

Tolomeo: a tante grazie

io non so dir, se maggior lume apporti

mentre l'uscio del giorno egli diserra

il sole in cielo o Tolomeo qui in terra.

Ma! sappi, una mal'opra

ogni gran lume oscura.

ACHILLA

(a Tolomeo)

(Sino al real aspetto egli t'offende.)

TOLOMEO

(Temerario latin!)

CESARE

(So che m'intende.)

TOLOMEO

Alle stanze reali

questi, che miri, t'apriran le porte,

e a te guida saranno.

(Empio, tu pur venisti in braccio a morte.)

CESARE

(Scorgo in quel volto un simulato inganno.)

[N. 14 - Aria]

Va tacito e nascosto,

quand'avido è di preda

l'astuto cacciator.

E chi è mal far disposto,

non brama, ch'alcun veda

l'inganno del suo cor.

(parte)

Scena decima

Cornelia, Sesto, Tolomeo, ed Achilla.

Recitativo

ACHILLA

Sire: con Sesto il figlio,

questa è Cornelia.

TOLOMEO

(Oh che sembianze, amore!)

CORNELIA

Ingrato: a quel Pompeo, che al tuo gran padre

il diadema reale

stabilì sulla chioma,

tu recidesti il capo in faccia a Roma!

SESTO

Empio: ti sfido a singolar certame;

veder farò con generosa destra

aperto a questo regno

che non sei Tolomeo, che se' un indegno.

TOLOMEO

Olà! da vigil stuol sian custoditi

questi romani arditi.

ACHILLA

Alto signor: condona

il lor cieco furor.

TOLOMEO

Per or mi basta,

ch'abbia garzon sì folle

di carcere la reggia.

(alle guardie)

Costei, che baldanzosa

vilipese il rispetto

di maestà regnante,

nel giardin del serraglio abbia per pena

il coltivar i fiori.

(ad Achilla)

Io per te serbo

questa dell'alma tua bella tiranna.

ACHILLA

Felice me!

TOLOMEO

(Quanto costui s'inganna!)

(parte)

Scena undicesima

Cornelia, Sesto, ed Achilla.

Recitativo

ACHILLA

Cornelia: in quei tuoi lumi

sta legato il mio cor, se all'amor mio

giri sereno il ciglio,

e i talami concedi,

sarà la madre in libertà col figlio.

CORNELIA

Barbaro: una romana

sposa ad un vil egizio?

SESTO

A te consorte?

Ah no; pria della morte...

ACHILLA

Olà: per regal legge omai si guidi

prigionier nella reggia

così audace garzon.

CORNELIA

Seguirò anch'io

l'amata prole, il caro figlio mio.

ACHILLA

Tu ferma il piede, e pensa

di non trovar pietade a ciò, che chiedi,

se pietade al mio amor pria non concedi.

[N. 15 - Aria]

Tu sei il cor di questo core,

sei il mio ben, non t'adirar!

Per amor io chiedo amore,

più da te non vuò bramar.

(parte)

Recitativo

SESTO

Madre!

CORNELIA

Mia vita!

SESTO

Addio! ~

(mentre le guardie vogliono condur via Sesto, Cornelia corre a ritenerlo per un braccio)

CORNELIA

Dove, dove, inumani

l'anima mia guidate? empi, lasciate,

che al mio core, al mio bene

io porga almen gl'ultimi baci. Ahi pene!

[N. 16 - Duetto]

Insieme

CORNELIA

Son nata a lagrimar,

e il dolce mio conforto,

ah sempre piangerò:

se il fato ci tradì,

sereno e lieto dì

mai più sperar potrò.

SESTO

Son nato a sospirar,

e il dolce mio conforto,

ah sempre piangerò:

se il fato ci tradì,

sereno e lieto dì

mai più sperar potrò.

Variante del 1725, scena 11

Inserita nella rappresentazione del 2 gennaio 1725, scena undicesima, finale.

SESTO

Dove, dove inumani or mi guidate?

Spietati almen lasciate

che la mia genitrice

prima ch'io mora (o dio!)

mi stringa al seno.

Ah! me 'l negate? il so perché!

Bramate eseguir d'un tiranno

l'empia sentenza

e a me un piacer vietate.

SESTO

S'armi a' miei danni l'empio tiranno;

non so temere sua crudeltà.

Già che la sorte mi guida a morte

almen costante l'alma sarà.

Variante del 1730, scena 5

Inserita nella rappresentazione del gennaio 1730, scena quinta, prima dell'entrata di Tolomeo.

CLEOPATRA E CORNELIA

La speranza all'alma mia

grida e dice: tu infelice un dì sarai,

me se poi la speme è infida, virtù grida

che può il forte con la morte uscir di guai.

Atto secondo
Scena prima

Deliziosa di cedri con il monte Parnaso nel prospetto, il quale contiene in sé la reggia della Virtù.
Cleopatra, Nireno.

Recitativo

CLEOPATRA

Eseguisti, oh Niren, quanto t'imposi?

NIRENO

Adempito è il comando.

CLEOPATRA

Giunto è Cesare in corte?

NIRENO

Io ve 'l condussi,

ed ei già a queste soglie il piè rivolge.

CLEOPATRA

Ma dimmi: è in pronto

la meditata scena?

NIRENO

Infra le nubi

l'altra reggia sfavilla;

ma che far pensi?

CLEOPATRA

Amore

già suggerì all'idea

stravagante pensier; ho già risolto,

sotto finte apparenze

far prigionier d'amor chi 'l cor m'ha tolto.

NIRENO

A lui ti scoprirai?

CLEOPATRA

Non è ancor tempo.

NIRENO

Io che far deggio?

CLEOPATRA

Attendi

Cesare qui in disparte; indi lo guida

in questi alberghi, e poi lo guida ancora

colà nelle mie stanze, e a lui dirai,

che per dargli contezza

di quanto dal suo re gli si contende,

pria che tramonti il sol Lidia l'attende.

(parte)

Scena seconda

Nireno, poi Cesare.

Recitativo

NIRENO

Da Cleopatra apprenda

chi è seguace d'amor l'astuzie e frodi.

CESARE

Dov'è, Niren, dov'è l'anima mia?

NIRENO

In questo loco in breve

verrà Lidia, signor.

[N. 17 - Sinfonia]

Qui s'ode vaga sinfonia di vari strumenti.

Recitativo

CESARE

Taci!

NIRENO

Che fia?

CESARE

Cieli, e qual dalle sfere

scende armonico suon, che mi rapisce?

NIRENO

Avrà di selce il cor chi non languisce.

[N. 18 - Sinfonia]

Qui s'apre il Parnasso, e vedesi in trono la Virtù, assistita dalle nove Muse.

Recitativo

CESARE

Giulio, che miri? e quando

con abisso di luce

scesero i numi in terra?

[N. 19 - Aria]

CLEOPATRA

V'adoro, pupille,

saette d'amore,

le vostre faville

son grate nel sen.

Pietose vi brama

il mesto mio core,

ch'ogn'ora vi chiama

l'amato suo ben.

Recitativo

CESARE

Non ha in cielo il tonante

melodia che pareggi un sì bel canto.

Vola mio cor, al dolce incanto.

Mentre Cesare corre a Cleopatra, si chiude il Parnasso, e torna la scena come prima.

CESARE

E come?

Ah! che del mio gioir invido è il nume!

NIRENO

Signor, udisti, e che ti par di Lidia?

CESARE

Virtù cotanta

Lidia possiede?

Ah! Che se già piangente

mi saettò tra le armi, io ben m'avveggio,

che bellezza sì vaga

cantando lega, e lagrimando impiaga.

NIRENO

Signor: se amor t'accese,

non t'affligger no, no; Lidia è cortese:

anzi, se non t'è grave, ella t'attende

nelle sue stanze or or.

CESARE

Lidia mi brama?

NIRENO

Ed ella a Cleopatra

anche ti scorterà.

CESARE

Guidami tosto in seno al mio tesoro,

acciò che dolce renda il mio martoro.

[N. 20 - Aria]

Se in fiorito ameno prato

l'augellin tra fiori, e fronde

si nasconde,

fa più grato

il suo cantar.

Se così Lidia vezzosa

spiega ancor notti canore,

più graziosa

fa ogni core

innamorar.

Scena terza

Giardino del serraglio, dove corrisponde quello delle fiere.
Cornelia, con piccola zappa nelle mani che vien coltivando i fiori, poi Achilla.

[N. 21 - Arioso]

CORNELIA

Deh piangete, oh mesti lumi,

già per voi non v'è più speme.

Recitativo

ACHILLA

(entra)

Bella, non lacrimare,

cangerà il tuo destin le crude tempre.

CORNELIA

Chi nacque a sospirar, piange per sempre.

ACHILLA

Un consenso amoroso,

che tu presti ad Achilla

può sottrarti al rigor di servitù.

CORNELIA

Olà! così non mi parlar mai più.

(vuol partire)

ACHILLA

Oh dio! Ascolta, ove vai?

CORNELIA

Fuggo da te per non mirarti mai.

Scena quarta

I detti, Tolomeo.

(mentre Cornelia fugge, incontra Tolomeo, che la prende per la mano)

Recitativo

TOLOMEO

Bella, placa lo sdegno.

CORNELIA

Lasciami, iniquo re!

ACHILLA

Sire: qua mi portai,

per ammollir questa crudel, che adoro.

TOLOMEO

Fu pietosa a' tuoi detti?

ACHILLA

Ella mi sprezza ognor, ed io mi moro.

TOLOMEO

(Respiro, oh ciel!)

Bella: lo sdegno ammorza.

(tira da parte Achilla)

Amico, e ben?

ACHILLA

Signor: oggi vedrai

Cesare estinto al suolo,

re vendicato, e regnator tu solo.

TOLOMEO

Parti, eseguisci, e spera; avrai 'n mercede

la tua crudel. (Folle è costui se 'l crede).

[N. 22 - Aria]

ACHILLA

(a Cornelia)

Se a me non sei crudele,

ognor sarà fedele

a te questo cor.

Ma se spietata sempre

ver me non cangi tempre,

aspetta sol rigor.

(parte)

Recitativo

TOLOMEO

Bella, cotanto aborri

chi ti prega d'amar?

CORNELIA

Un traditore

degno non è d'amor.

TOLOMEO

Tanto rigore?

Ma se un re ti bramasse?

CORNELIA

Sarei una furia in agitargli il core.

TOLOMEO

Possibil che in quel volto

non alberghi pietà? che in questo seno. ~

(stende la destra al seno di Cornelia, che sdegnosa si ritira)

CORNELIA

Freni l'anima insana

lo stimolo del senso,

pensa che son Cornelia, e son romana.

(parte)

TOLOMEO

Tanto ritrosa a un re? perfida donna.

Forza userò, se non han luogo i prieghi;

e involarti saprò ciò, che or mi nieghi.

[N. 23 - Aria]

Sì spietata, il tuo rigore

sveglia l'odio in questo sen.

Giacché sprezzi questo core,

prova infida il mio velen!

(parte)

Scena quinta

Cornelia, che rientra, e poi Sesto.

Recitativo

CORNELIA

Su, che si tarda? or che partì 'l lascivo,

un generoso ardir l'onor mi salvi;

tra le fauci de' mostri

mi scaglierò da queste eccelse mura,

cibo sarò di fiere;

non paventa il morir un'alma forte.

Addio Roma, addio Sesto; io corro a morte.

SESTO

Ferma! che fai?

CORNELIA

Chi mi trattiene il passo?

SESTO

Madre?

CORNELIA

Madre! che veggio?

Figlio, Sesto, mio core!

Come qui ne venisti?

SESTO

Io per sottrarti al regnator lascivo,

di Niren con la scorta

quivi occulto mi trassi.

CORNELIA

Troppo è certo il periglio

in cui, figlio, t'esponi.

SESTO

Chi alla vendetta aspira

vita non cura o madre.

Si cadrà Sesto, o caderà il tiranno.

Scena sesta

Nireno, e detti.

Recitativo

NIRENO

(entra)

Cornelia: infauste nove. Il re m'impone

che tra le sue dilette

io ti conduca.

CORNELIA

Oh dio!

SESTO

Numi, che sento?

NIRENO

Non vi turbate no: unqua sospetto

a Tolomeo non fui; ambi verrete

là, dove il re tiranno

è in preda alle lascivie:

colà Sesto nascoso

in suo potere avrà l'alta vendetta;

egli solo, ed inerme

far non potrà difesa.

SESTO

Molto, molto ti devo.

CORNELIA

Assista il cielo una sì giusta impresa.

[N. 24 - Aria]

Cessa omai di sospirare,

non è sempre irato il cielo;

contro i miseri suol fare

benché tardo le vendette.

Il nocchier, s'irato è il mare,

mai non perde la speranza,

onde avvien che la costanza

la salute a lui promette.

(parte)

Recitativo

SESTO

Figlio non è, chi vendicar non cura

del genitor lo scempio.

Su dunque alla vendetta

ti prepara, alma forte,

e prima di morir altrui dà la morte!

[N. 25 - Aria]

L'angue offeso mai non posa,

se il veleno pria non spande

dentro il sangue all'offensor.

Così l'alma mia non osa

di mostrarsi altera e grande

se non svelle l'empio cor.

(parte)

Scena settima

Luogo di delizie.
Cleopatra, poi Cesare.

Recitativo

CLEOPATRA

Esser qui deve in breve

l'idolo del mio sen Cesare amato;

ei sa che qui l'attende

Lidia sua, che l'adora;

per discoprir, se porta il sen piagato,

fingerò di dormir, porterò meco,

mascherato nel sonno, amor, ch'è cieco.

(si pone a sedere)

[N. 26 - Aria]

Venere bella,

per un istante,

deh! mi concedi

le grazie tutte

del dio d'amor.

Tu ben prevedi

che 'l mio sembiante

dée far amante

un regio cor.

(finge di dormire)

Recitativo

CESARE

Che veggio, oh numi! il mio bel sol qui dorme!

Vaga Lidia, adorata,

ah! se di tanto incendio

che mi bolle nel seno,

ti penetrasse al cor qualche scintilla,

ben potresti sperar dalla tua sorte

d'essermi forse un dì sposa e consorte.

CLEOPATRA

(sorgendo)

Sposa? t'adorerò fino alla morte.

CESARE

Olà!

CLEOPATRA

Che, ti conturbi?

CESARE

Una donzella,

serva di Cleopatra a tanto aspira?

CLEOPATRA

Cesare, frena l'ire:

giacché desta m'aborri,

perché m'abbi ad amar, torno a dormire.

(va per tornar al suo luogo)

Scena ottava

Curio con spada impugnata, e detti.

Recitativo

CURIO

Cesare, sei tradito.

CESARE

(snuda il brando)

Io tradito?

CLEOPATRA

Che sento?

CURIO

Mentr'io ver le tue stanze,

signor, t'attendo, odo di genti e spade

ripercosso fragor; ed una voce

gridar: «Cesare mora», ed improvviso

a te ne volo, ad arrecar l'avviso.

CESARE

Così dunque in Egitto

regna la fellonia? Bella, rimanti;

sono infausti per noi cotesti lidi.

CLEOPATRA

Fermati, non partir, che tu m'uccidi.

CESARE

Lascia, Lidia. ~

CLEOPATRA

Che Lidia?

Io volerò al conflitto; in tua difesa

sino agli stessi abissi

scenderia Cleopatra. (Ohimè, che dissi?)

CESARE

Cleopatra?

CLEOPATRA

Sì.

CESARE

Dov'è?

CLEOPATRA

Cesare, volgi

in questo seno, e non altrove il lampo

di quegli occhi, che adoro:

son Cleopatra, e non più Lidia in campo.

CESARE

Sei Cleopatra?

CLEOPATRA

In breve

de' congiurati il temerario ardire

questo aspetto regal farà, che cada;

torna al fianco signor quella tua spada.

(parte)

CESARE

Curio: a sì strani eventi

resto immobile sasso.

CURIO

Stupido son.

CESARE

Che udisti mai, cor mio?

Lidia è Cleopatra? e la spregiasti? Oh dio!

CLEOPATRA

(che frettolosa ritorna)

Fuggi, Cesare, fuggi.

Dalle regie tue stanze a questa fonte

volano i congiurati.

CESARE

Come; nemmen Cleopatra

valse a frenar sì perfido ardimento?

CLEOPATRA

La porpora reale

scudo non è bastante al tradimento.

CESARE

Vengano pure: ho core.

Cesar non seppe mai che sia timore.

CLEOPATRA

Oh dio! tu il cor mi struggi;

sàlvati o mio bel sol, Cesare fuggi.

[N. 27 - Aria e Coro]

CESARE

Col lampo dell'armi

quest'alma guerriera

vendetta farà.

Non fia che disarmi

la destra guerriera

chi forza le dà.

(parte con Curio)

CONGIURATI

(di dentro)

Mora Cesare, mora!

[N. 28 - Recitativo accompagnato]

CLEOPATRA

Che sento? Oh dio! Morrà Cleopatra ancora.

Anima vil che parli mai? Deh taci,

avrò, per vendicarmi

in bellicosa parte

di Bellona in sembianza un cor di Marte.

Intanto oh numi, voi che il ciel reggete,

difendete il mio bene,

ch'egli è del seno mio conforto e speme.

[N. 29 - Aria]

Se pietà di me non senti

giusto ciel io morirò.

Tu da' pace a' miei tormenti

o quest'alma spirerò.

Scena nona

Camera nel serraglio.
Tolomeo circondato dalle sue Favorite, e Cornelia fra loro, poi Sesto.

[N. 30 - Arioso e Recitativo]

TOLOMEO

Questo è luogo di pace,

onde il ferro depongo,

(pone la spada sopra una tavola)

che inutile ornamento

ora è questo in amor fero stromento.

CORNELIA

(Numi! che fia di me?)

TOLOMEO

Ma! qui Cornelia:

questo candido lin tu prendi in segno,

secondo il mio costume,

di colei che destino

al regio letto, alle notturne piume.

(Cornelia prende il fazzoletto, e poi lo getta con sdegno)

(entra Sesto)

SESTO

(Ora è il tempo, oh mia destra: il proprio ferro

che uccise il genitore, l'empio trafigga.)

(mentre Sesto vuol prendere la spada di Tolomeo, vien sorpreso da Achilla, che entra in furia e la prende)

Scena decima

Achilla, e detti.

Recitativo

ACHILLA

Sire, prendi.

TOLOMEO

Che fia?

SESTO

(Stelle crudeli!)

ACHILLA

Arma la man, che non è tempo, o sire,

di star fra vezzi in amorosa parte;

queste veneri lascia, e vola a Marte.

TOLOMEO

Qual nemica fortuna?

ACHILLA

Mentre io cerco di Cesare la strage,

s'avventa egli fra i nostri,

ma il numero di molti

alla virtù d'un solo al fin prevale;

fugge con Curio, e da balcon sublime

si scaglia d'improvviso in mezzo al porto,

ed io miro in un punto Curio sommerso,

e Cesare già morto.

CORNELIA

(Cesare morto?)

SESTO

(Oh numi!)

ACHILLA

Or Cleopatra

vola al campo romano,

e delle trombe ai bellicosi carmi,

di Cesare in vedetta,

corre co' suoi contro il tuo campo all'armi.

TOLOMEO

D'una femmina imbelle

non pavento i furori.

ACHILLA

A te sol resta

che in premio di tant'opra

in isposa costei tu mi conceda.

TOLOMEO

Temerario. Beltà che non ha pari

d'un tradimento in guiderdon pretendi?

ACHILLA

Sire. ~

TOLOMEO

Ammutisci, e parti;

son re, saprò premiarti.

ACHILLA

Il mio servir questa mercé riceve?

TOLOMEO

Olà!

ACHILLA

(A chi fede non ha, fe' non si deve.)

(parte)

TOLOMEO

Ciascuna si ritiri,

dopo breve soggiorno

vittorioso fra voi farò ritorno.

(parte con le favorite)

Scena undicesima

Sesto, Cornelia.

SESTO

Ecco in tutto perduta

la speme di vendetta:

ferro, inerme ti vedo,

io per non più soffrir morte a te chiedo.

(tira la spada per uccidersi)

CORNELIA

Ferma: che fai? se perverso il destino

fe' vano il colpo, invan disperi o Sesto.

SESTO

Or che Cesar è estinto

che più sperar possiamo?

CORNELIA

Animo, ardire:

Niren già t'apre il passo; al campo vanne,

colà tu rivedrai l'empio tiranno,

e a lui fa' poi mirar con alma forte,

che incontrar sai, non paventar la morte.

(parte)

SESTO

(solo)

Seguirò tanto con ignoto passo,

ogn'orma del tiranno,

finché nel suo periglio

farò che cada esangue

del padre l'uccisor per man del figlio.

[N. 31 - Aria]

L'aura che spira

tiranno e fiero

egli non merta

di respirar.

Mi sveglia all'ira

quel cor severo,

sua morte solo

mi può placar.

Varianti, atto secondo

Varianti inserite in varie occasioni.

Scena prima, finale.

NIRENO

Chiunque brama in amor propizia sorte

da Cleopatra apprenda

a tesser lacci, ed a formar ritorte.

NIRENO

Chi perde un momento

d'un dolce contento

lagnarsi non deve

s'amor poi l'affanna.

L'affetto in un petto

se tosto non viene malcerto

si tiene, e amor lo condanna.

Scena nona, inizio.

TOLOMEO

Belle dèe di questo core,

voi portate il ciel nel volto,

non ha il ciel più bel splendore

di quel ch'avete in doppie stelle accolto.

Scena decima, finale.

TOLOMEO

Dal mio cenno si veda umiliata

quell'alma che ingrata mi vuol disprezzar.

Già nel petto si sveglia lo sdegno,

paventi il mio regno chi non sa l'amar.

Atto terzo
Scena prima

Porto vicino alla città di Alessandria.
Achilla con séguito di Soldati.

Recitativo

ACHILLA

In tal modi si premia

il mio lungo servir, la fede mia?

Barbaro re, ti pentirai fra poco

d'avermi offeso, andiamo

prodi campioni, e a Cleopatra avanti

offriam le nostre insegne, offriamle il core,

e sia menda al tardar l'alto valore.

[N. 32 - Aria]

Dal fulgor di questa spada

vuò che cada

umiliato un empio cor;

già non dée soffrir l'offese

che difese

il suo regno col valor.

(parte)

Scena seconda

Tolomeo, Cleopatra, Soldati di Cleopatra, Soldati e Guardie di Tolomeo.

[N. 33 - Sinfonia]

Al suono d'una bellica sinfonia segue la battaglia tra Soldati di Cleopatra e di Tolomeo, e questi ultimi hanno la vittoria; finita la sinfonia, entra Tolomeo con Cleopatra prigioniera.

Recitativo

TOLOMEO

Vinta cadesti al balenar di questo

mio fulmine reale.

CLEOPATRA

Tolomeo non mi vinse;

mi tradì quella cieca,

che tiran ti protegge,

senz'onor, senza fede, e senza legge.

TOLOMEO

Olà! sì baldanzosa

del vincitor al riverito aspetto?

(alle guardie)

S'incateni costei.

(una guardia incatena Cleopatra)

CLEOPATRA

Empio crudel, ti puniranno i dèi.

TOLOMEO

Costei, che per germana aborro e sdegno,

si conduca alla reggia; io colà voglio

che ad onta del suo ardire,

genuflessa m'adori a piè del soglio.

[N. 34 - Aria]

Domerò la tua fierezza

ch'il mio trono aborre, e sprezza,

e umiliata ti vedrò.

Tu qual Icaro ribelle

sormontar brami le stelle,

ma quell'ali io tarperò.

(parte)

Scena terza

Cleopatra, sola con Guardie.

Recitativo

CLEOPATRA

E pur così in un giorno

perdo fasti, e grandezze? Ahi fato rio!

Cesare il mio bel nume è forse estinto;

Cornelia, e Sesto inermi son, né sanno

darmi soccorso. O dio!

Non resta alcuna speme al viver mio.

[N. 35 - Aria]

Piangerò la sorte mia

sì crudele e tanto ria

finché vita in petto avrò.

Ma poi morta d'ogn'intorno

il tiranno e notte e giorno

fatta spettro agiterò.

(parte)

Scena quarta

Cesare, Achilla, poi Sesto e Nireno.

(Giulio Cesare, da una parte, poi Sesto dall'altra con Nireno, ed Achilla, steso sul margine del porto malamente ferito)

[N. 36 - Recitativo accompagnato e Aria]

CESARE

Dall'ondoso periglio

salvo mi porta al lido

il mio propizio fato.

Qui la celeste parca

non tronca ancor lo stame alla mia vita!

Ma dove andrò? e chi mi porge aita?

Ove son le mie schiere?

ove son le legioni,

che a tante mie vittorie il varco apriro?

Solo in queste erme arene

al monarca del mondo errar conviene?

Aure deh per pietà

spirate al petto mio

per dar conforto oh dio

al mio dolor.

Dite: dov'è, che fa

l'idol del mio sen,

l'amato e dolce ben

di questo cor?

Ma d'ogni intorno i' veggio

sparse d'arme e d'estinti

l'infortunate arene;

segno d'infausto annunzio al fin sarà.

Entrano Sesto e Nireno.

Recitativo

SESTO

Cerco invan Tolomeo per vendicarmi,

e il mio destino spietato a me l'asconde.

ACHILLA

(sul margine del porto, mortalmente ferito)

Hai vinto o fato!

SESTO

Quai tronche voci?

ACHILLA

Avete vinto o stelle!

CESARE

(Due guerrieri? in disparte

de' loro accenti il suono

udir io voglio, e penetrar chi sono.)

(si ritira)

NIRENO

(a Sesto)

È questi Achilla, in mezzo al sen piagato.

CESARE

(Achilla è il moribondo?)

NIRENO

Amico, amico!

ACHILLA

(a Nireno)

Oh cavalier ignoto

che con voci d'amico

articoli il mio nome,

deh, se fia mai che ti conceda il fato

di favellar un giorno

alla bella Cornelia, al sol di Roma:

digli che quell'Achilla,

che consigliò del gran Pompeo la morte. ~

SESTO

(Ah scellerato!)

CESARE

(Ah iniquo!)

ACHILLA

Che per averla in moglie,

contro Cesare ordì l'alta congiura. ~

SESTO

(Ah traditor!)

CESARE

(Fellone!)

ACHILLA

Sol per cagion di vendicarsi un giorno

contro il re Tolomeo

giunse in tal notte a spirar l'alma in guerra.

Questo sigil tu prendi;

nel più vicino speco

cento armati guerrieri

a questo segno ad ubbidir son pronti;

con questi puoi per sotterranea via

penetrar nella reggia, e in breve d'ora

torre all'empio Cornelia,

e insieme far che vendicato io mora. ~

(dà il sigillo a Sesto e spira)

NIRENO

Spirò l'alma il fellon. ~

SESTO

Tu scaglia intanto

il cadavere indegno

del traditor nell'onde.

(Giulio Cesare si avanza, e toglie il sigillo a Sesto)

CESARE

Lascia questo sigillo.

SESTO

(alza la visiera)

Oh dèi!

CESARE

Che veggio!

SESTO

Signor!

CESARE

Tu Sesto?

SESTO

E come

vivo Cesare? e illeso

ch'il sottrasse alla parca?

CESARE

Io fra l'onde nuotando al lido giunsi:

non ti turbar; mi porterò alla reggia,

e m'aprirò con tal sigil l'ingresso.

Teco Niren mi segua;

o che torrò alla sorte

Cornelia e Cleopatra, o avrò la morte.

[N. 37 - Aria]

Qual torrente, che cade dal monte,

tutto atterra che incontro lo sta.

Tale anch'io, a chi oppone la fronte

dal mio brando atterrato sarà.

(parte)

Scena quinta

Sesto, Nireno.

Recitativo

SESTO

Tutto lice sperar, Cesare vive.

NIRENO

Segui o Sesto i suoi passi.

SESTO

Achilla estinto? or sì che il ciel comincia

a far le mie vendette.

Sì, sì, mi dice il core

che mio sarà il desiato onore.

[N. 38 - Aria]

La giustizia ha già sull'arco

pronto strale alla vendetta

per punire un traditor.

Quanto è tarda la saetta

tanto più crudele aspetta

la sua pena un empio cor.

(parte con Nireno)

Scena sesta

Appartamento di Cleopatra.
Cleopatra (con Guardie) fra le sue Damigelle, che piangono, e poi Cesare con Soldati.

[N. 39 - Recitativo accompagnato]

CLEOPATRA

Voi, che mie fide ancelle un tempo foste

or lagrimate invan, più mie non siete.

Il barbaro germano,

che mi privò del regno,

a me vi toglie, e a me torrà la vita.

(si ode strepito d'armi nella scena)

Ma! qual strepito d'armi?

Ah sì, più mie non siete,

spirar l'alma Cleopatra or or vedrete.

Recitativo

(Cesare con spada nuda in mano e soldati)

CESARE

Forzai l'ingresso a tua salvezza, oh cara.

CLEOPATRA

Cesare, o un'ombra sei?

CESARE

Olà, partite omai empi ministri

d'un tiranno spietato;

Cesare così vuol, pronti ubbidite!

(scaccia le guardie di Tolomeo)

CLEOPATRA

Ah! ben ti riconosco

amato mio tesoro

al valor del tuo braccio;

ombra no tu non sei Cesare amato.

(corre ad abbracciarlo)

CESARE

Cara ti stringo al seno;

ha cangiato vicende il nostro fato.

CLEOPATRA

Come salvo ti vedo?

CESARE

Tempo avrò di svelarti

ogni ascosa cagion del viver mio;

libera sei, vanne fra tanto al porto,

e le disperse schiere in un raduna;

colà mi rivedrai; Marte mi chiama

all'impresa total di questo suolo.

Per conquistar non che l'Egitto, un mondo

basta l'ardir di questo petto solo.

(parte)

[N. 40 - Aria]

CLEOPATRA

Da tempeste il legno infranto,

se poi salvo giunge in porto

non sa più che desiar.

Così il cor tra pene, e pianto,

or che trova il suo conforto

torna l'anima a bear.

Scena settima

Sala reggia.
Tolomeo, Cornelia.

Recitativo

TOLOMEO

Cornelia: è tempo omai

che tu doni pietade a un re, che langue.

CORNELIA

Speri invano mercede.

Come obliar poss'io

l'estinto mio consorte?

TOLOMEO

Altro te n'offre il regnator d'Egitto;

cara al mio sen ti stringo...

CORNELIA

Scostati indegno, e pensa

che Cornelia è romana.

TOLOMEO

Non ho più da temer: Cesare estinto,

Cleopatra umiliata, or non ascolto

che il mio proprio voler.

(si vuol accostar di nuovo)

CORNELIA

Se alcun non temi,

temi pur questo ferro,

(cava uno stile dal seno)

che a me sola s'aspetta

far del morto consorte or la vendetta!

Scena ottava

Mentre Cornelia corre alla vita di Tolomeo, sopraggiunge Sesto con spada nuda.

Recitativo

SESTO

T'arresta o genitrice! a me, oh tiranno! ~

TOLOMEO

Io son tradito. Oh numi!

(snuda il ferro)

SESTO

Sappi perfido mostro, e per tua pena:

salvo i numi serbar dai tradimenti

Cesare invitto, e Cleopatra ei sciolse

dall'ingiuste catene; ei qui se n' viene:

io lo precorro; e questo

chiede quel sangue ch'è dovuto a Sesto.

TOLOMEO

Del folle ardir ti pentirai ben presto.

Si battono, e Tolomeo vien ferito, e cade morto in scena.

CORNELIA

Or sì ti riconosco,

figlio del gran Pompeo, e al sen ti stringo.

SESTO

(guardando nella scena)

Giace il tiranno estinto;

or padre sì, tu benché vinto, hai vinto.

(parte)

[N. 41 - Aria]

CORNELIA

Non ha di che temere

quest'alma vendicata,

or sì sarò beata,

comincio a respirar.

Or vuò tutto in godere

si cangi il mio tormento,

ch'è vano ogni lamento,

se il ciel mi fa sperar.

(parte)

Scena ultima

Porto di Alessandria.
Cesare, Cleopatra, Nireno, Sesto, Cornelia, Curio, Séguito di Romani e di Egizi, un Paggio.

[N. 42 - Sinfonia e Marcia]

(Cesare, Cleopatra e séguito d'egizi con trombe e timpani, finita la sinfonia entrano. Curio e Nireno, e poi Sesto e Cornelia, con un paggio che porta lo scettro e la corona di Tolomeo)

Recitativo

NIRENO

Qui Curio vincitor, qui tuo l'Egitto;

in quest'ondoso piano

Cesare ognun acclama

signor del mondo e imperator romano.

CESARE

(a Nireno)

Del suo fido servir premio condegno

avrà Nireno;

(a Curio)

Curio,

già del tuo forte braccio

si conosce il valor.

(Sesto e Cornelia s'inginocchiano)

Ma qui Cornelia?

SESTO

Signor, ecco a' tuoi piedi

e di Cornelia e di Pompeo il figlio;

egli la grande offesa

del tradimento enorme

vendicò con suo brando,

e tolse a Tolomeo l'alma col sangue.

CESARE

E morì Tolomeo?

CORNELIA

Se Sesto in mia difesa

pronto non accorrea,

di Cornelia l'onor era in periglio.

CESARE

La vendetta del padre

è ben dovuta al figlio;

sorgi, Sesto, ed amico al sen t'accolgo.

SESTO

Ogni affetto di fede in te rivolgo.

(si abbracciano)

CORNELIA

Dell'estinto tiranno

ecco i segni reali, a te li porgo.

(dà la corona, e lo scettro di Tolomeo a Cesare)

CESARE

Bellissima Cleopatra:

quel diadema che miri, a te s'aspetta;

io te ne cingo il crine

regina dell'Egitto;

darai norma alle genti, e legge al trono.

CLEOPATRA

Cesare: questo regno è sol tuo dono.

Tributaria regina

imperator t'adorerò di Roma.

CESARE

(Amor chi vide mai più bella chioma?)

[N. 43 - Duetto]

Insieme

CLEOPATRA

Caro! Più amabile beltà

mai non si troverà

del tuo bel volto;

in me non splenderà

né amor né fedeltà

da te disciolto.

CESARE

Bella! Più amabile beltà

mai non si troverà

del tuo bel volto;

in te non splenderà

né amor né fedeltà

da me disciolto.

Recitativo

CESARE

Goda pur or l'Egitto

in più tranquillo stato

la prima libertà: Cesare brama

dall'uno all'altro polo

che il gran nome roman spanda la fama.

[N. 44 - Coro]

SÉGUITO

Ritorni omai nel nostro core

la bella gioia ed il piacer;

sgombrato è il sen d'ogni dolor,

ciascun ritorni ora a goder.

CLEOPATRA E CESARE

Bel contento il sen già si prepara,

se tu sarai costante ognor per me;

così fuggì dal cor la doglia amara

e sol vi resta amor, costanze e fé.

Variante dell'aria di Sesto, scena 5

Inserita nella rappresentazione del 2 gennaio 1725, scena quinta.

SESTO

Sperai, né m'ingannai, ch'il mio sangue

un dì saria vendicato senza affanno.

Già mirai l'empi rai d'uno chiusi,

e la mia man chiuderà quei del tiranno.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 27/03/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Variante del 1725, scena 11 Variante del 1730, scena 5 Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Varianti, atto secondo Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena ultima Variante dell'aria di Sesto, scena 5