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GERMANICO SUL RENO
Dramma per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Giulio Cesare CORRADI.
Musica di Giovanni LEGRENZI.
Prima esecuzione: gennaio 1676, Venezia.
Interlocutori:
GERMANICO generale |
soprano |
AGRIPPINA moglie di Germanico |
soprano |
CALIGOLA figlio di Germanico e Agrippina |
soprano |
FLORO capitano d'una legione |
tenore |
LESBO confidente d'Agrippina |
contralto |
SEGESTE governatore nella Belgia |
basso |
ARMINIO creduto morto in abito occulto |
soprano |
CLAUDIA figlia di Segeste, e moglie d'Arminio |
soprano |
LUCIO principe amante di Claudia |
soprano |
ARISTEO mago |
basso |
Un SACERDOTE del tempio |
tenore |
Il TEMPO |
altro |
La GLORIA militare |
altro |
L' ETERNITÀ |
altro |
BELLONA |
soprano |
Un FANTASMA |
mezzosoprano |
ORACOLO |
contralto |
La FAMA |
altro |
Personaggi muti:
Spettro rappresentante Orfeo, che suona.
Cavalieri e Pretoriani con Germanico.
Cori di
Mori - Damigelle con Agrippina - Soldati con Floro - Belgici con Segeste - Soldati fuggitivi con Arminio - Damigelle con Claudia - Paggi con Lucio.
Nell'introduzione coro dell'Ore, Giorni, Mesi, ed Anni con il Tempo; di Deitadi finte, con la Fama.
Occultando Tacito il nome della città nella quale era assediato dall'esercito d'Arminio Segeste, si prende licenza l'autore di figurarla Colonia come capo della Belgia.
Altezza serenissima
Gli eroi devonsi consacrare agli eroi, e le grand'anime cercano per oggetto dimostrativo i gran principi. Consacro il Germanico a v. a. s. perché in lei viva si scorge la generosità di Germanico, essendo giusto, che il primo splendor dell'Italia riceva il lume al suo rinascimento da chi è il non ultimo sol delle Francie. Vide stupida la Germania a Germanico fiorir sul Reno gli allori di Cesare, e mira attonito il mondo rigermogliar sul Tamigi a chi serba nel petto la grandezza de' cesari gli allori marziali, che già raccolti dalla gloria sulla tomba de gli atavi eccelsi passorno dall'occaso delle lor ceneri a l'alba serenissima della fronte di v. a. sempre nemica a gli occasi: e la Senna avvezza sotto il franco cielo da gli ercoli più sapienti ricevere dogmi del governo politico, dal senno di vostra altezza apprende con meraviglia la virtù de più saggi.
Degnisi dunque l'altezza vostra che è lo specchio della generosità ricevere quel Germanico, che vicino al suo gran lume è un'ombra, e con quell'animo, che è successivo de' suoi gran poteri non isdegni il tributo d'un animo, che è tutto ossequio, con cui mi prostro.
D. v. a. s.
Venezia 27 gennaio 1676
Argomento
Fama va, che sulle sponde del Reno, non meno, che sulle paludi de l'Africa mostruosa pullulasse con teste rubelle l'Idra della Germania sconvolta, che infettando l'Italia quasi avvelenò sin sul trono latino il core augusto del monarca Tiberio: ma la destra di Germanico armata dal cenno di quel Cesare fu il braccio d'Alcide, che troncò le congiure; poi che volando dalle Gallie alla Belgia estinse li semi di ribellione, ed opportunamente sconfisse l'esercito d'Arminio capitano de Cherusci, e primo capo de' seduttori, allora, che perfido assediatore di quella reggia intimava le stragi a Segeste, a cui già aveva rapita, e resa moglie Claudia bellissima figlia prima destinata alle nozze di Lucio. Così quest'eroe vincitore meritò dalla legge del romano imperante l'incoronazione di sue vittorie, essendo giusto, che quel Giove di cento regni ornasse d'alloro il Marte dell'Italia, illustre per cento trionfi; quindi è, che innamorato l'esercito della sua spada pretese innalzarlo al soglio romano acclamandolo imperatore, ma questi, che senza regno ancora era l'arbitro del cor de' monarchi, e d'ogni regale fortuna, pria che stendesse la mano a lo scettro tentò immergersi nelle viscere il proprio ferro; ed insegnando alle sediziose legioni, che adoravano il di lui figlio Caligola, l'adorazione d'un animo più grande del romano imperio, allontanossi dagli occhi la pudica moglie Agrippina, e mostrò, che l'amore d'un vero eroe non cede a gl'affetti di cieco amore, o di più cieca ambizione.
Al lettore
Le voci fato, destino, paradiso, e cose simili sono scherzi poetici, non sentimenti cattolici, essendo l'autore professore della vera religione. Osserverai bensì con ammirazione la solita virtù del sig. maestro Legrenzi, che ha saputo colle di lui leggiadrissime note farti godere una musica, nella varietà, e bizzarria senza pari.
Reggia del Tempo.
Nella quale si vedono vari giri, che con moto diverso mostrano l'Ore, Giorni, Mesi, ed Anni.
Il Tempo sopra il globo della terra, Gloria militare, ed l'Eternità.
TEMPO
O del Tempo alate figlie
ore voi, che 'l dì guidate,
su volate
stimolate
l'aureo corso ai cerchi erranti,
e gli anni del mortal durino istanti.
Gloria che sopraggiunge in macchina.
GLORIA
Ferma o degli anni, e degl'eroi famosi
emulo antico, e struggitor vorace:
questi è 'l giorno fatale,
che dal fulmineo brando
di Germanico invitto ebbe la luce.
Nel tuo vetro,
che feretro
è de' secoli già spenti
ritrovar non dée la tomba
dì, che nel sen d'eternità rimbomba.
TEMPO
Da l'ombre trafitto
sconfitto
sì sì caderà.
GLORIA
Già mai perirà.
TEMPO
Sì sì caderà.
GLORIA
Remora del tuo volo
sia questo dardo, e inchiodi a l'ore i vanni,
che di gloria il telo aurato,
tarpa l'ali del Tempo, e arresta il fato.
Saettato dalla Gloria il Tempo precipita dal globo il quale si tramuta in un seggio dell'Eternità.
ETERNITÀ
Io che son del primo nume
raggio eterno,
che principio in me non scerno
accenderò di sì bel giorno il lume.
GLORIA
O de l'occhio sovran lucido speglio,
in cui fredd'ombra è il sole
Eternità, ch'a te sei madre, e figlia
dal mio folgore atterrato
cadde il Tempo fulminato.
ETERNITÀ
Sempre di Gloria invitta
cede vassallo il Tempo. Or l'alta mano,
che divise in più giorni
gl'anni fugaci. Infra i volumi eterni
sì chiaro dì descrive
e in onta a morte immortalmente ei vive.
(con tromba)
GLORIA
Lauri eterni al dio de l'armi
or dal ciel porga il destino,
e 'l valor d'eroe latino
scriva Roma in bronzi, e in carmi.
Qui sparisce la macchina.
Città di Colonia.
Germanico trionfante che conduce Claudia sopra carro eminente tirato da quattro alicorni corteggiato da numeroso stuolo di Cavalieri, e Soldati, che spiegando varie bandiere accompagnano il trionfo, Segeste, e Lucio.
GERMANICO
Già di sangue rubello
corre tumido il Reno, e già nell'onda
ebbe Arminio il sepolcro. Ora, o Segeste,
mercé la fé, ch'illesa
del gran Giove latin serbasti al trono,
e patria, e figlia, e libertà ti dono.
SEGESTE
Nel tuo petto formidabile
delle stragi il dio si mosse.
LUCIO
La tua destra insuperabile
tratta i folgori di Giove.
Germanico e Claudia discendono dal carro.
SEGESTE
Ma che veggio! Che miro!
Claudia, come sì mesta
oggi ti rende al genitor la sorte?
CLAUDIA
In odio anche a me stessa amo la morte.
(si ritira piangendo)
LUCIO
Non può morir quel viso,
ché la morte non entra in paradiso.
GERMANICO
Dell'estinto marito
piange il cenere indegno.
SEGESTE
Per Arminio tu piangi, un cor fellone
non merta onor di pianto.
LUCIO
(Son novo Alfeo d'un'Aretusa accanto.)
GERMANICO
Già ne' campi di Marte
a incendiar le seminate stragi
partì Floro il mio duce, a te Segeste
lascio del freddo belga
libero il freno.
SEGESTE
O gran folgor di guerra
vieni al belgico soglio.
GERMANICO
Oggi accresco le palme al Campidoglio.
(verso Claudia)
Tergi il ciglio rugiadoso,
rasserena in petto il cor.
SEGESTE
Per legarti a novo sposo
novi lacci intesse amor.
GERMANICO E SEGESTE
Tergi il ciglio rugiadoso,
rasserena in petto il cor.
Claudia, Lucio, in disparte.
CLAUDIA
Claudia che senti? Ed anco vivi, e spiri?
Ah dell'estinto sposo entro gli Elisi
odo lo spirto a sé m'invita, e chiama:
non paventa il morir cor, che ben ama.
(tenta con uno stilo d'uccidersi ma vien trattenuta da Lucio)
LUCIO
Claudia ferma la destra, e di Cupido
serba allo stral quel seno.
CLAUDIA
Chi troppo audace, e folle
alle braccia di Cloto
quest'anima invola?
LUCIO
Lucio, ch'a te mia luce, il padre, il cielo
destinaro in consorte.
CLAUDIA
Sposa a te? Non fia ver, pria della morte.
Non scherzar amor con me.
Non scagliarmi in petto il foco;
vibra fiamme in altro loco,
che 'l mio cor non fa per te.
Non scherzar amor con me.
Non lo voglio amor con te,
porta lungi il tuo veleno;
scocca dardi in altro seno,
che 'l tuo stral non fa per me.
Non scherzar amor con me.
Lucio.
Nel cielo di quel volto
mentre rotan per me stelle omicide,
co' l'armi dello sdegno amor m'ancide.
Ho risolto d'adorarvi
luci belle, o di morir.
Vibrate,
scagliate
saette al mio core,
non temo rigore
di fiero martir.
Ho risolto d'adorarvi
luci belle, o di morir.
Ardete,
struggete
quest'alma nel petto
non provo dispetto
col farmi languir.
Ho risolto d'adorarvi
luci belle, o di morir.
Selva seminata di stragi sul fiume Reno.
Agrippina, Caligola.
AGRIPPINA
Piante voi, ch'in lido ameno
d'ampio orror spargete il suol;
dite almen s'all'ombre in seno
mai vedeste il mio bel sol.
Tenera prole amata,
Caligola mio cor, ben vede il mondo
ch'a Germanico figlio
in molle seno alma robusta annidi,
s'ogni timor ne' dubbi casi ancidi.
CALIGOLA
Volgimi pur fra 'l gelo
delle scoscese rupi, io già di morte
non pavento gli aspetti, e non m'arretra
imminente periglio.
AGRIPPINA
Ti bacio o dolce figlio.
CALIGOLA
E quando mai del mio gran padre invitto
fia che scorga l'imago?
AGRIPPINA
Avanzi di sua spada
son le stragi, che miri, e in questo sangue
nuota d'Arminio or la fortuna esangue.
Rallegrati o core,
comincia a goder.
Un raggio sereno,
che spunta nel seno
m'addita 'l piacer.
Rallegrati o core,
comincia a goder.
Lesbo, e li suddetti.
LESBO
Agrippina? Caligola?
AGRIPPINA
Deh taci
bramo anco all'aure stesse
celar i miei respiri.
CALIGOLA
Al nostro piede
sotto il belgico cielo
qual cinosura arrechi?
LESBO
Qui ne' campi di morte orma de' vivi
nemmen si scorge.
AGRIPPINA
Ah crude stelle avverse:
vien scoperto da Lesbo gente sopra il Reno
CALIGOLA
Dèi, che farem?
LESBO
Rasserenate 'l ciglio:
uom che tra vili arnesi
sembra bifolco, ara su curvo abete
del Reno i crespi argenti.
CALIGOLA
Serenatevi omai lumi dolenti.
AGRIPPINA
Qui ritiriamci o figlio.
Arminio solcando il Reno sopra un picciol palischermo con pochi Soldati.
Agrippina, Caligola, Lesbo in disparte.
ARMINIO
Tranquillatevi pensieri,
riedi in calma, o cor dolente.
Non è sempre il ciel fremente:
son talor gl'astri men fieri.
Tranquillatevi pensieri,
riedi in calma, o cor dolente.
(ritorna Agrippina con li suddetti)
AGRIPPINA
O tu che infra le stragi
porti malcauto, e sconosciuto 'l passo;
che cerchi? ove t'aggiri?
ARMINIO
(Arminio o ciel, che miri! All'aria al volto
questa è Agrippina.)
AGRIPPINA
Non paventar, ch'ai passegger la guerra
non già portan quest'armi.
ARMINIO
(E ben ravviso
seco l'amato figlio!) Io fra le schiere,
di Germanico invitto
volo a sacrar della mia vita i giorni.
AGRIPPINA
Compagno di tua sorte al latin duce
reco in tributo il brando.
ARMINIO
(M'arride la fortuna.) Ah, che mal puote
bellissima Agrippina
rigido acciar celar del sen gl'amori.
A te mi prostro umile, e mi concedi
che dell'inclita prole
(bacia la destra a Caligola)
baci la destra.
AGRIPPINA
(Ahi son scoperta.) E dove
il volto d'Agrippina a te fu noto?
ARMINIO
Il sol de' sette colli
chi non conosce? (Ardire
della moglie, ch'in guerra
Germanico rapimmi
farò vendetta.)
AGRIPPINA
Forse
tu sei del Lazio?
ARMINIO
Appunto.
AGRIPPINA
Ah se latina
la fé riserbi, usala meco, e niega
qual io mi sia ma tosto
alla belgica fede
perché vegga il mio ben scorta 'l mio piede.
ARMINIO
(Animo su, che tardi?)
Lascia cotesto ferro: olà miei fidi
costei rapite.
(s'avventa ad Agrippina levandole la spada)
AGRIPPINA
Quai tradimenti?
CALIGOLA
O madre.
AGRIPPINA
O figlio.
LESBO
Io fuggo.
ARMINIO
Cedi Agrippina.
AGRIPPINA
Indegno, ove mi guidi?
ARMINIO
(strascinandola verso 'l Reno)
Esclami invano, oggi a me far s'aspetta
con l'onor tuo del proprio onor vendetta.
AGRIPPINA
Contro Agrippina?
Floro con Soldati, e li suddetti.
FLORO
Agrippina! Che sento! Offrite o indegni
il piede alle catene.
ARMINIO
Non cederò.
FLORO
Vil traditor superbo
deponi 'l crudo acciaro.
AGRIPPINA
Ei, ch'al mio fianco
rapì 'l brando innocente
provi laccio inclemente.
Arminio resta imprigionato da' Soldati di Floro dandosi alla fuga quelli d'Arminio.
CALIGOLA
O Floro, amico cielo a noi t'ha scorto.
ARMINIO
(Fato crudel, trovo 'l naufragio in porto.)
FLORO
Temerario, chi sei tu ch'assalisti
folle audace gigante
quel cielo di beltà?
ARMINIO
Son qual io sono!
FLORO
Scopri 'l natal, e 'l nome, o d'alta torre
ti chiuderan gl'abissi.
ARMINIO
Tu sapesti abbastanza, io troppo dissi.
AGRIPPINA
I tauri di Perillo,
le rote d'Isione
ti puniranno o traditor fellone.
FLORO
Tosto o fidi guerrieri
in sepolcro d'orror l'empio si chiuda.
ARMINIO
Costanza o cor sì sì,
la sorte fa così.
Schernisce e ride.
Cangiando ogn'or sembianza
ti pasce di speranza, e poi t'ancide.
Costanza o cor sì sì,
la sorte fa così.
(vien condotto prigione)
Floro, Agrippina, Caligola.
FLORO
O del Lazio famoso
pellegrino splendor, o di Quirino
palma sorgente, e come
qui tra 'l sangue, e le morti?
AGRIPPINA
Di Germanico i fati
son le mie stelle.
CALIGOLA
E del suo lume i' sono
Elitropio seguace.
FLORO
O come faggi
oprano gl'astri. In sul tuo crin fiammeggia
oggi 'l roman diadema:
sappi, che già dal trono
Tiberio è vacillante, e al soglio augusto
portan l'armate schiere
il tuo consorte invitto; or tu seconda
il voler del destino
siede nella tua man l'orbe latino.
AGRIPPINA
Dagl'occhi dello sposo
pendon le mie vicende. Io bramo solo,
che fido a lui mi celi
sin che l'impone il gran tenor de' cieli.
FLORO
Eseguirò tue leggi: olà servite
del guerriero agl'imperi.
AGRIPPINA
Celatevi al mio ben frodi amorose,
bramando di goder
e forza di tener
le fiamme ascose.
Celatevi al mio ben frodi amorose.
Copritevi al mio sol amanti inganni,
sperando di gioir
e d'uopo di soffrir
gl'occulti affanni.
Copritevi al mio sol amanti inganni.
Floro solo.
Parte Agrippina; o se dell'alta Roma
sol per opra di Floro
fia che s'innalzi il suo consorte al trono,
del campo tutto il primo duce io sono.
Sì sì, che per goder ci vuol inganno;
basta aver due cori in petto,
l'un che finga e mostri affetto
che sia l'altro ogn'or tiranno.
Sì sì, che per goder ci vuol inganno.
Colui, che sa tradir, è quel, che gode:
basta aver di Proteo il viso,
l'un, che tenga in bocca il riso
ch'abbia l'altro in sen la frode.
Colui, che sa tradir, è quel, che gode.
Cortile con statue.
In prospettiva, arco trionfale eretto dai popoli in onor di Germanico sopra del quale siede Bellona.
Germanico, Segeste.
SEGESTE
Al tuo merto o duce invitto
alza il belga archi, e colossi;
e 'l tuo piè, che preme 'l fato
calchi omai seggio dorato.
Germanico va sopra d'un seggio.
GERMANICO
Aura di gloria vana
non già m'innalza; accoglierò del campo
tributaria la fede.
Bellona con trombe.
BELLONA
Al Marte di Roma
tra bellici onori
di palme e d'allori
s'intrecci la chioma.
GERMANICO
Popoli, i vostri voti
a Tiberio imperante oggi si denno.
Floro, e li suddetti.
FLORO
Signor, nume del Tebro
più Tiberio non siede. Il campo tutto
te sul romano soglio
oggi acclama monarca in Campidoglio.
GERMANICO
Come? Che parli? Olà voci sì indegne
tronca, o fido Segeste.
SEGESTE
Volo a placar le turbolenze infeste.
(parte)
GERMANICO
Dunque stella caduta
per me fia 'l sol di Roma? Ah non fia vero,
d'apparati giganti
si distrugga la mole;
che se di lauri onusto
vinse il mio ferro, il vincitor è Augusto.
(parte Bellona)
Vengan le schiere infide.
FLORO
(Felice son s'a me fortuna arride.)
Soldati con armi alla mano contro Germanico.
FLORO
O tu rege t'acclama, o resta esangue.
GERMANICO
Cieli, che far dovrò
sì, che porpora avrò, ma nel mio sangue.
Germanico si getta dal seggio per uccidersi ma vien impedito da Agrippina, e Caligola, alla vista del quale i Soldati s'arrestano.
Agrippina, Caligola, e suddetti.
AGRIPPINA
Germanico, che tenti?
CALIGOLA
Ah ferma o padre!
GERMANICO
Padre? Stelle che veggio!
AGRIPPINA
(Ora celarmi a che più giova.)
GERMANICO
Sotto l'elmo lucente
questa è Agrippina.
Mia pupilla.
AGRIPPINA
Mio nume, il tuo periglio
dalle rive del Lazio al freddo belga
chiamò Agrippina.
GERMANICO
A te mia dèa terrena
io porgo i voti: eccomi o turbe infide
la consorte ch'adoro, eccovi inante
l'unica amata prole.
FLORO
Adoran qui del ciel di Roma il sole.
(i soldati depongono l'armi in terra)
GERMANICO
Udite
o di Quirin sul trono
regga Tiberio, o vittima innocente
truciderà 'l mio figlio
crudo ferro inclemente.
Germanico mostra di voler uccidere il figlio.
Vien trattenuto dalla moglie.
AGRIPPINA
Ah no signor.
SOLDATI
Prostriamo
a Caligola 'l piede.
(s'inginocchiano)
AGRIPPINA
Calchi Tiberio oggi l'augusta sede.
GERMANICO
Fasto di regal soglio
di Germanico l'alma
non signoreggia Floro
sciogli rapido abete, indi veloce
arrecherai del Tebro
al regnator sovrano
ciò, che vedesti.
Lungi intanto conduci
le schiere ribellanti.
FLORO
(Non vi smarrite o miei pensier giganti.)
Germanico, Agrippina, Caligola.
GERMANICO
Sposa.
AGRIPPINA
Sposo.
GERMANICO
Figlio.
CALIGOLA
Padre.
GERMANICO
Ti bacio
mia pupilla, mio ben.
AGRIPPINA
Ma di furore
chi armò tua destra?
GERMANICO
Le scellerate schiere
braman su questa chioma
di Tiberio il diadema io lo ricuso.
E perché incerta
è la fé de' ribelli al Lazio or ora
con Floro il fido amico
farai ritorno.
AGRIPPINA
Ahi duol, dunque sì tosto
perder ti deggio.
GERMANICO
E teco
Caligola conduci.
CALIGOLA
Ritorna il pianto ad inondar mie luci.
GERMANICO
Adorato
sol amato
ecco il fin del viver mio.
Ma se pur il fato rio
mi trafigge, e vol ch'io mora
dammi o cara un bacio ancora.
Dolce vita
mia gradita
giunse l'alma all'ore estreme.
Ma se pur l'ardir, che freme
mi trafigge, e vol ch'io mora,
dammi o cara un bacio ancora.
(parte)
Agrippina, Caligola.
AGRIPPINA
Misera, ei parte.
CALIGOLA
Madre,
del genitor le leggi
forz'è ubbidir.
AGRIPPINA
O dèi, chi mi conforta?
Lungi dalla mia vita anch'io son morta.
Lontananza in amor
l'interno mio dolor
non sanerà.
Qual farfalla innamorata
dalla fiamma idolatrata
viver lungi il cor non sa.
Lontananza in amor
l'interno mio dolor
non sanerà.
Rimembranza crudel
sempre il mio cor fedel
penar farà.
Nova Clizia al raggio amante
dal suo vago, e bel sembiante
restar lungi il piè non sa.
Rimembranza crudel
sempre il mio cor fedel
penar farà.
Loco distrutto con torre sopra alla quale si vede Arminio.
Arminio.
Alle scosse di fortuna
ho di scoglio in petto il cor.
Sian crudeli, sian moleste,
delle ingiurie le tempeste
scherzo, e rido al suo rigor.
Alle scosse di fortuna
ho di scoglio in petto il cor.
Morrò, fato crudel, ma sol mia pena
è 'l non mirar pria, che svenato io mora
colei ch'Arminio anco morendo adora.
Claudia in abito da guerriero, e Arminio.
CLAUDIA
La voglio vincere
col dio d'amor.
Può saettarmi
che mai piagarmi
saprà nel cor.
La voglio vincere
col dio d'amor.
Sì sì Claudia, si fuga
l'aure di questo cielo...
ARMINIO
Claudia! La mia diletta! O ciel che sento!
CLAUDIA
S'abbandoni la reggia.
ARMINIO
Sotto guerrieri arnesi!
CLAUDIA
E d'Imeneo le tede
pria che leghino il cor, sciolgano il piede.
ARMINIO
Claudia?
CLAUDIA
Di Claudia
chi proferisce il nome?
ARMINIO
D'Arminio anco non senti
l'acerbe voci?
CLAUDIA
Arminio?
Arminio, anima mia, deh qual ti veggio?
ARMINIO
Legge d'empio nemico
diemmi carcere orrendo, e la mia morte
è già vicina.
CLAUDIA
Misera, che far deggio...
ARMINIO
Deh pria che brando ostile
beva di questo sangue, alla mia vita,
togli i respiri.
Ardi la torre, e di Vulcan sia gioco,
giust'è che l'amor tuo pera nel fuoco.
CLAUDIA
Io Medea scellerata al proprio sposo
apporterò gli scempi?
ARMINIO
Ah se più tardi
sul taglio d'empia scure
strideran le mie viscere recise.
CLAUDIA
Sì sì dolce amor mio
pria ch'il tiran ti sveni, io le tue polvi
celerò in sen nova Artemisia amante
animo o spirti audaci
corro, volo alle faci.
Arminio.
Su vibratevi
su svegliatevi
nel mio petto o fieri ardori
i rigori
non tem'io d'acceso duol
siete fiamme del mio sol.
Arde la torre nascondendosi Arminio.
CLAUDIA
(ritorna)
E pur dell'empio foco
preda è l'idolo mio? Stelle, che veggio?
Sospirar, e lagrimar
se dovete ogn'or così.
O mie luci sfortunate
deh cercate
di coprirmi ai rai del dì.
ARMINIO
(esce di nuovo)
Perfidissimi dèi, su questo rogo
vittima ai vostri sdegni
sacra Arminio sé stesso.
CLAUDIA
Arminio, Arminio
involati alle fiamme,
serbati a Claudia, e in questo seno amante
scagliati o mio tesoro.
(si scaglia dalla torre)
ARMINIO
Dolce è il morir se te abbracciando io moro.
Lucio, che trattiene Arminio, e li suddetti.
LUCIO
Fellone, invan cerchi lo scampo.
CLAUDIA
Ferma: chi sei? Che tenti?
(s'avventa a Lucio)
LUCIO
D'un'alma indegna
troncar la fuga.
(combattono insieme)
CLAUDIA
Fuggi o mio ben.
LUCIO
Ma tu superbo audace
al traditor fai scudo?
ARMINIO
Mi copra con sua benda Amor ch'è nudo.
(fugge)
LUCIO
Cedi.
CLAUDIA
Non cederò.
Arrivano Soldati di Lucio.
LUCIO
Ceppi di ferro
leghin quest'empio, e 'l perfido fugace
stringan ferree ritorte.
CLAUDIA
(Per dar vita al mio ben dolce è la morte.)
(resta incatenata)
No no lacci crudeli
ch'io non v'aborro no.
Stringete
legate
fra ceppi 'l mio core
ch'in mezzo al dolore
più lieta sarò.
No no lacci crudeli
ch'io non v'aborro no.
No, no strali pungenti
ch'io non vi temo no.
Ferite
piagate
quest'alma nel seno
ch'al vostro baleno
i baci darò.
No, no strali pungenti
ch'io non vi temo no.
Lucio.
Avrà 'l superbo, e folle,
pena pari all'ardir. Ma qui che scorgo!
Ah che fuma consunta
l'alta rocca eminente
ed io nel petto ho un Mongibello ardente.
Troppo cruda è quella face
che vorace
vibra in petto il nume alato;
con l'ardor d'un occhio ingrato
ti consuma a poco a poco:
chi le fiamme non vol fugga da foco.
Si condanna a eterne pene
le catene
chi nel seno ha di Cupido
con il crin d'un volto infido
va tessendo inganni e frodi;
chi legarsi non vol fugga dai nodi.
Ballo di Soldati belgici.
Giardino con fontana.
Floro in abito occulto.
Arditi pensieri
vi voglio giganti.
Nel cielo di Roma
su monti d'orgoglio
togliete dal soglio
i Giovi regnanti.
Arditi pensieri
vi voglio giganti.
D'Ausonia il regal soglio
Germanico ricusa? E fian deluse
le speranze di Floro? Occulte moli
volge l'idea guerriera:
piegherò i lini sparsi;
ignoto entro la reggia
torcerò 'l piè: nasconderò Agrippina,
che non soffre gli scherni alma latina.
Ma qui del latin duce
giunge mesta la sposa!
Agrippina, Floro.
AGRIPPINA
Non ti credo più no speranza infida.
Con riso lusinghier
lieto rendesti il sen,
ma d'ogni bel seren fosti omicida.
Non ti credo più no speranza infida.
FLORO
E sarà ver, che d'Agrippina in petto
fiero cordoglio alberghi?
AGRIPPINA
Se lungi dal mio sole
mirar deggio altro ciel giust'è il mio duolo.
FLORO
Tergi i languidi lumi. I tuoi singulti
mutan le leggi al fato.
Non partirai.
AGRIPPINA
Pavento
di Germanico l'ira.
FLORO
Sin che in virtù di mie preghiere, e voti
egli a sé ti richiama:
agli occhi del tuo sposo
saprò celarti ancora.
AGRIPPINA
Ah lasciar non si può cor che s'adora.
Son troppo tenaci
d'amor le catene.
Pupilla
che brilla
il core m'ha tolto,
e un crine disciolto
fra ceppi mi tiene.
Son troppo tenaci
d'amor le catene.
Ma qui d'intorno oh dio l'orme non veggio
della smarrita prole
Lesbo, e suddetti.
LESBO
Agrippina, Agrippina.
AGRIPPINA
Lesbo, del figlio...
LESBO
Qui Germanico.
AGRIPPINA
E dove
porto confusa il piede?
FLORO
Vieni: scorta a' tuoi passi è la mia fede.
(fuggono)
Germanico, Lesbo, e poi Caligola.
GERMANICO
(nel venir vede Agrippina fuggirsene con Floro non conosciuto)
Olà Lesbo.
LESBO
(Son colto.)
GERMANICO
Partì pur Agrippina?
LESBO
(Che dirò!)
GERMANICO
Non rispondi?
LESBO
Al primo sole
sciorrà all'aure le vele.
GERMANICO
Caligola dov'è?
LESBO
Tra verdi lauri
vedi, ch'ei spunta?
CALIGOLA
O stelle! E chi m'addita
la genitrice? Padre.
(va per baciargli la destra, e lui si ritira)
GERMANICO
(Fugge Agrippina? E seco
fugge un guerriero! Il servo
e al mio venir confuso! E qui solinga
trovo la prole!
Pensieri che mi dite?
Gelosia, che rispondi?)
Lesbo?
LESBO
Signor.
GERMANICO
Alle materne braccia
Caligola conduci.
Floro non più dal lido
sciolga il legno volante, e tu fedele
occulta ad Agrippina
ciò, che ti chiesi: dille
ch'a l'usato soggiorno
fida m'attenda al tramontar del giorno.
LESBO
Caderà Lesbo estinto
pria, che 'l tuo cenno i' sveli.
CALIGOLA
Nemmen mi guarda il genitor? O cieli.
(partono)
Germanico.
Gelosia ti sento al core:
l'empio strale
tuo fatale
già ferì quest'alma in seno,
e mi dai col tuo veleno
un inferno di dolore.
Gelosia ti sento al core.
Gelosia ti sento in petto:
l'empia face
tua vorace
m'arde, e strugge in un momento
e già provo ch'il tormento
è peggior di quel d'Aletto.
Gelosia ti sento in petto.
Anfiteatro.
Segeste, Lucio con Saettatori.
SEGESTE
Son tutto rigore.
Si sveni
s'uccida
quell'anima infida,
ch'in petto
d'Aletto
mi sveglia il furore.
Son tutto rigore.
SEGESTE
Tosto dell'arsa torre
vengane il reo fra ceppi.
LUCIO
Questo Sinon rubello
trattò gl'incendi, e l'incensor difese,
ma vinto dal mio ferro alfin si rese.
SEGESTE
Della reggia i traditori
il fellon discoprirà.
O bersaglio a cento strali
lacerato
fulminato
caderà.
LUCIO
Da folte guardie cinto
ecco il superbo, e folle,
che nell'elmo rinchiuso il capo estolle.
Claudia condotta da Soldati. Segeste, e Lucio.
SEGESTE
O tu, ch'indegno al traditor fugace,
che l'alta mole accese
desti lo scampo, dimmi
chi sei? Parla?
LUCIO
Superbo
neppur rispondo.
SEGESTE
Toglietegli quell'elmo. E geli, e tremi
del giudice all'aspetto.
(i soldati tolgono la visiera a Claudia)
CLAUDIA
(Ahi son scoperta.)
Arminio finto moro. Segeste, Lucio, e Claudia.
ARMINIO
Che veggio, o dèi?
LUCIO
Che scorgo!
SEGESTE
Claudia il guerriero! O stelle!
Tu sotto acciar squamoso
nemica al genitore?
LUCIO
Ed io legai la bella dèa d'amore.
SEGESTE
Non parli? Il reo fellon, cui fuga ardita
apristi infra le spade
tosto palesa, e le mie voglie appago.
CLAUDIA
Aprimi il sen, che scorgerai l'imago.
SEGESTE
Perfida indegna figlia
avrai pena al fallir. Quest'empia mora
regga il belgico impero
giudice giusto, e genitor severo.
ARMINIO
(Armino che farai...)
LUCIO
Deh frena in petto
il folgore tremendo: abbia sua vita
Lucio, ch'umil ti prega.
(si prostra a Segeste)
SEGESTE
A tanto eroe nulla si vieta, o niega.
Viva, ma di tue nozze
secondi il fatal nodo.
ARMINIO
(Cieli che fia?)
CLAUDIA
(Simulerò.) Consacro
l'alma al tuo invitto piede.
LUCIO
O me beato.
ARMINIO
(O mia tradita fede.)
SEGESTE
Voi faretrati arcieri
deponete quell'armi: e delle spade
perché di lieto foco il cielo avvampi
con giulivo splendor ridano i lampi.
CLAUDIA
Son pur contenta amor.
Il dardo
d'un bel guardo
ferisce, e sana il cor.
Son pur contenta amor.
Il riso
d'un bel viso
discaccia ogni dolor.
Son pur contenta amor.
I Soldati depongono gli archi, e prendendo picche, e spade formano a suono di trombe un gioco di gladiatori alla vista di Segeste, Claudia, Lucio, e Cavalieri posti sopra dei pergolati in segno d'allegrezza; ma terminando con la morte d'alcuni di loro vengono arrestati da Segeste.
SEGESTE
In trionfo di morte
termina il gioco? Olà, schiere abbastanza
van di sangue innocente
lastricate le soglie. Or de' sponsali
porgasi voti al nume,
e di lampade sacre offrasi il lume.
LUCIO
Vieni bellissima.
CLAUDIA
Fiamma dolcissima.
LUCIO E CLAUDIA
Volami in sen.
LUCIO
Dal petto...
CLAUDIA
Nel core...
LUCIO
Discaccia il dolore.
CLAUDIA
Ritorna il seren.
LUCIO
Vieni bellissima.
CLAUDIA
Fiamma dolcissima.
Arminio.
Ciel che vidi? Ch'intesi?
Per celarmi a' nemici a l'or che tingo
di finti orrori il volto,
qui del rivale in braccio
Claudia rende sé stessa? Or questa mente
volge ruine, e morti:
farò, ch'in empio letto
sia d'ingiusti imenei pronuba Aletto.
La costanza in cor di femmina
è qual onda in mezzo al mar.
Le procelle ha sotto il riso,
nel seren d'un vago viso
sta 'l naufragio dell'amar...
La costanza in cor di femmina
è qual onda in mezzo al mar.
Stanze notturne di Germanico contigue a quelle di Segeste.
Agrippina, Caligola, Lesbo.
AGRIPPINA
Dimmi speranza tu
dimmi se gioirò?
Non tormentarmi più
cara non dir di no.
Dimmi speranza tu
dimmi se gioirò?
LESBO
Qui fra l'ombre notturne
l'amato sposo attendi.
CALIGOLA
O quanto i' bramo
del genitor l'aspetto.
AGRIPPINA
Mio fido Lesbo, vola;
stimola l'amor mio; digli, ch'in seno
l'alma sospira il suo divin sembiante.
CALIGOLA
Lesbo, son teco.
LESBO
Or condurrò l'amante.
CALIGOLA
Gran tormento è la tardanza
che per far maggior la pena
t'incatena
con i lacci di speranza.
Gran tormento è la tardanza.
Agrippina.
Mentre il mio sol qui giunge
siederò in braccio all'ombre:
ma i stanchi rai più vigilar non ponno:
tardanza è men noiosa in grembo al sonno.
(s'adagia sopra una sedia)
Occhi sì sì posate
in un soave oblio
sinché dell'idol mio
i vaghi rai mirate.
Occhi sì sì posate.
Floro armato di pugnale, e Agrippina, che dorme.
FLORO
Nel cupo sen d'oscura notte orrenda
furie dell'atra Dite
guidate questo piè: ne' regii alberghi
già celata è Agrippina:
qui Germanico mora, indi sul Tebro
contra Tiberio io volgerò le schiere:
animo, o destra forte:
dal fil di quest'acciar penda mia sorte.
AGRIPPINA
(sognando)
Vieni sposo.
FLORO
Che sento!
AGRIPPINA
Mio cor volami in seno.
FLORO
Certo alla voce.
AGRIPPINA
Abbracciami.
FLORO
Quest'è Agrippina.
AGRIPPINA
Stringimi.
FLORO
E Germanico è seco.
Nelle tue braccia ancora
lo svenerò.
AGRIPPINA
Senza te quest'alma langue,
FLORO
Germanico qui mora, e resti esangue.
Floro s'accosta ad Agrippina per uccidere Germanico, e in quell'atto viene abbracciato dalla medesima credendolo lo sposo.
Germanico, Paggi con torce. Soldati, e li suddetti.
FLORO
Germanico qui mora!
GERMANICO
Olà.
FLORO
D'uopo è fuggir.
(fugge)
AGRIPPINA
(si risveglia)
Dove mi trovo!
(vuol abbracciarlo, e vien da lui rimproverata)
GERMANICO
Allontanati indegna.
AGRIPPINA
Signor, qui per tuoi cenni
portai veloce il passo.
GERMANICO
(Agrippina impudica! Ah sì quest'empia
congiura alla mia morte.)
AGRIPPINA
La tua fida consorte.
GERMANICO
Sopprimi quelle voci:
da un'elevata rupe
mora precipitata.
Vien cinta dalle Guardie.
AGRIPPINA
Odi? Pietà.
GERMANICO
Non più:
chi sacrilega, e fiera
svenò il nume d'onor giust'è che pera.
Agrippina afferra nel manto Germanico, che da lei fugge.
AGRIPPINA
Il passo fermate
bellezze severe
deh siate men fiere
con chi v'adorò.
Nemmeno risponde,
o dèi che farò.
Il guardo volgete
pupille gradite
almeno sentite
se l'alma peccò.
Nemmeno m'ascolta,
o dèi che farò.
Germanico.
Ma il traditor fugace ancor fastoso
va de' miei scorni?
Da Floro il fido amico
riceverò i consigli. Ei che feroce
è del mio campo il Marte
oggi sarà di mie vendette a parte.
Non conosco mio core pietà.
Tradita
schernita
s'in petto è la fede
fu sola mercede
d'un'empia beltà.
Non conosco mio core pietà.
Arminio fuggendo da Claudia.
ARMINIO
Sì, ch'Arminio son io
perfida traditrice.
CLAUDIA
Deh fugace mio sol, qual atra nube
di fallace sospetto il cor t'ingombra?
ARMINIO
Sol più non è chi nel fuggirti è un'ombra.
CLAUDIA
Odimi, ascolta...
ARMINIO
Io fuggo
di mendace sirena i tradimenti.
CLAUDIA
Quai tradimenti? Ah ferma.
ARMINIO
Perfido negherai ciò che poc'anzi
tra simulati orrori
vidi con queste luci?
CLAUDIA
Sol per serbarmi viva alla mia fede.
D'aborrito imeneo
finsi arrider al laccio
ma sol morrò di te mia vita in braccio.
ARMINIO
(E crederò all'infida.)
CLAUDIA
Del giusto ciel, che m'ode
se mendace son io l'ira m'incenda.
ARMINIO
Claudia.
CLAUDIA
Arminio.
ARMINIO
Sei mia.
CLAUDIA
Pria che d'altri l'alma sia
Cloto orrenda mi svenerà.
ARMINIO
E tua quest'anima sempre sarà.
Qui Lucio, e che farai?
CLAUDIA
M'involerò dagli aborriti rai.
(nel partir Claudia viene arrestata da Segeste)
Segeste, Lucio, Claudia, Arminio in disparte.
SEGESTE
Claudia, Claudia.
CLAUDIA
Signor.
SEGESTE
Le piante arresta.
De' numi coniugali all'are inante
pegno d'eterna fede
porgi Lucio la destra.
CLAUDIA
(Stelle che far dovrò?)
Pur nel paterno affetto
mi rendesti signor.
SEGESTE
Cara t'abbraccio.
CLAUDIA
(E Arminio, o dio, qui m'ode!)
LUCIO
Io corro al laccio.
SEGESTE
Offri la destra.
CLAUDIA
(O ciel soccorso!) Estinto
pur cade Arminio?
SEGESTE
La memoria dell'empio
anco è sepolta in Lete.
CLAUDIA
(Sì, sì mentir conviene.)
Prence poiché l'impone il genitore
la destra è tua. (Ma sol d'Arminio il core.)
LUCIO
Mano di neve ora m'aumenta ardore.
ARMINIO
Io son tradito, o faretrato amore.
SEGESTE
Parto dell'alte nozze
ad apprestar le pompe: e d'ogn'intorno
diffonda i rai di lieta luce il giorno.
LUCIO
Fortunato quel sen,
ch'in braccio del suo ben
consuma i giorni e l'ore
paradiso dell'alme è quel d'amore.
CLAUDIA
Lieta quella beltà
ch'ognor baciando va
di fresca guancia il fiore
paradiso dell'alme è quel d'amore.
Arminio.
E taci Arminio? E soffrirò, che d'altri
sia l'infedel, ch'adoro?
Amor se pur dell'alme
giusto reggi l'impero,
Claudia punisci: e dal mio sen tradito
togli l'imago indegna
più che l'aborro; ah che nel cor più regna.
Chi s'avvezza ad amar s'avvezza a piangere.
Fatale
è lo strale
del nume bugiardo
la forza d'un guardo
giammai si può frangere.
Chi s'avvezza ad amar s'avvezza a piangere.
Chi si accende in amor non sa più ridere.
Vorace
è la face
del nume d'amore
né giova dal core
la fiamma dividere.
Chi si accende in amor non sa più ridere.
Dirupi con balza isolata, sopra la quale si vedrà Agrippina per esser precipitata. Da un lato antro d'Aristeo mago.
Floro, che sopraggiunge.
AGRIPPINA
Voi, ch'eterni in ciel sedete
sordi numi a' miei lamenti,
giusti dèi quaggiù non siete
s'opprimete gl'innocenti.
FLORO
Olà littori,
slegate il piè dall'alta rupe orrenda!
Di Germanico ai cenni
Agrippina discenda...
AGRIPPINA
Grazie vi rendo o numi.
(discende dalla montagna)
FLORO
Alle frodi pensieri alle frodi
s'armi 'l core di fiera empietà.
Trucidato con barbari modi
petto esanime alfin caderà.
Alle frodi pensieri alle frodi
s'armi 'l core di fiera empietà.
AGRIPPINA
Floro, tu de' miei giorni
portasti l'alba.
FLORO
Rieda sul labbro il riso. Il tuo consorte
stringerti al sen desia.
AGRIPPINA
Risorgi anima mia
dunque dell'ira ingiusta
placò sue furie.
FLORO
Vieni al bramato aspetto,
di pentimento ha sol le furie in petto.
AGRIPPINA
Sì sì venite sì
d'amor dolci catene
in braccio del mio bene
sarò più lieta un dì.
D'amor dolci catene.
No no Cupido no
che più non geme il core
lungi dal tuo rigore
pur lieta un dì sarò.
Che più non geme il core.
Claudia, poi Segeste.
CLAUDIA
Se dissi di legarmi
scherzai amor con te.
Non posso incatenarmi,
serva son d'altra fé!
Se dissi di legarmi
scherzai amor con te
SEGESTE
Fermati Claudia, e dove
fra l'inospite balze
cerchi lo scampo?
CLAUDIA
(Fuggo dal padre, e pur nel padre inciampo.)
SEGESTE
Ingratissima figlia
tosto riedi alla reggia. Il passo arresta.
CLAUDIA
Io sposa?
SEGESTE
Anco resisti?
CLAUDIA
Ah genitor.
SEGESTE
Non più?
CLAUDIA
Misera che farò?
SEGESTE
Di Lucio al seno
rinnovar le catene.
CLAUDIA
Non v'acconsente il cor.
SEGESTE
L'impone il cielo.
CLAUDIA
Il ciel non regge
l'uman voler.
SEGESTE
Del genitor la legge
devi eseguir.
CLAUDIA
Legge che sforza è vana.
SEGESTE
Prole indegna e negletta,
e dal padre, e dal ciel fulmini aspetta.
(nel partir vien trattenuto da Claudia)
CLAUDIA
Odimi, o padre.
SEGESTE
Claudia risolvi.
CLAUDIA
(Anima mia che pensi?)
SEGESTE
E tardi ancor?
CLAUDIA
Di Lucio...
SEGESTE
Oggi sposa sarai.
CLAUDIA
Sì sposa a Lucio: ah no 'l sarò giammai.
SEGESTE
Pur dell'alma ostinata
franse l'aspro rigore:
in sen di donna ah dura eterno amore.
Un veleno
del seno
è Cupido,
che struggendo in eterno ti va.
Il suo dente sì fiero divora,
ch'ogn'ora
più cruda la doglia si fa.
Un veleno
del seno
è Cupido,
che struggendo in eterno ti va.
È fatale
lo strale
d'amore
ch'in eterno la morte ti dà.
Ha sì dure spietate le tempre,
che sempre
maggiore la piaga si fa.
Un veleno
del seno
è Cupido,
che struggendo in eterno ti va.
Claudia.
Del genitor severo
pur seguirò le piante,
or son felice, or sfortunata amante.
Piangere
e ridere
amor mi fa.
Piangendo,
ridendo
fra gioie, e fra pene
dubbiosa mi tiene
né so che farà.
Piangere
e ridere
amor mi fa.
Ridere,
e piangere
amor mi fa.
Sperando
penando
fra gioia, e tormento
confusa mi sento
né so che farà.
Ridere,
e piangere
amor mi fa.
Arminio.
Qui sotto rupe annosa
squamoso albergo all'ampia terra in seno
chiude Aristeo
costui, che sugli abissi
magica forza estende alle mie stelle
fermerà il corso alterno.
Ahi che doglia d'amor doglia è d'inferno.
Chi non sa cos'è l'amar
non sa dir che cosa è pena.
Ogni cor che s'incatena
si condanna a lacrimar.
Non sa dir che cosa è pena
chi non sa cos'è l'amar.
Ma, se non erra il guardo,
dall'antro cupo or viene.
Aristeo, Arminio.
ARISTEO
Olà, qual uom tra queste balze ombrose
con accenti importuni
mi toglie all'atra Dite?
ARMINIO
D'Arminio al nome infausto
ferma Aristeo le piante.
ARISTEO
Arminio!
ARMINIO
Arminio io sono:
già gran prence, e signor
or schiavo di fortuna, il regno, e l'armi
Germanico mi tolse
ma per maggior mio duol a Lucio indegno
con secondo imeneo
e Claudia l'idol mio spoglia, e trofeo.
ARISTEO
Sempre all'altezze estreme
compagna è la caduta!
ARMINIO
Ah sol mi duole
perder la dolce sposa.
ARISTEO
Quanto magica forza oprar ha in uso
offro, e prometto; io parto: e venga intanto
Orfeo di Stige a dar la fuga al pianto.
Partendo Aristeo esce dalla caverna un Fantasma, sopra d'un mostro, che rappresenta Orfeo sonando, dopo di che appariscono molti Spiriti distruggendo con fiamme il monte.
Ritorna Aristeo: corteggiato da Fantasmi e Arminio.
ARISTEO
Arminio ecco a' miei cenni
le falangi d'Averno
al nume de' sponsali
farà guerra crudel nume d'inferno.
ARMINIO
Quai di Cocito orrendi spettri io miro.
ARISTEO
Colà dove Imeneo
di fastoso splendor dispiega i rai,
parti veloce, e 'l mio poter vedrai.
De' regni d'Ecate
fantasmi orribili
numi terribili
snodate
slegate
le serpi del crine,
m'appresti ruine
dell'Erebo il fondo
e d'atra luce ottenebrate il mondo.
Segue il ballo dei Fantasmi.
Piazza con Spettatori.
Segeste, Claudia, Lucio, Arminio in disparte.
SEGESTE
Già delle sacre tede
fiammeggia l'Etra! E già di Tespo il nume
dell'Aurora sorgente accende il lume.
(va sopra un seggio)
LUCIO
Sì lieto dì
con pietra candida
io segnerò.
CLAUDIA
Che già sparì
quel denso turbine
che l'oscurò.
ARMINIO
(Io la face di morte agiterò.)
SEGESTE
Venga la coppia illustre: a noi produca
germe che chiaro splenda
dal brun'occaso all'aureo Gange in riva.
Insieme
POPOLO
Iº
Viva Lucio, evviva, evviva.
POPOLO
IIº
Viva Claudia, evviva, evviva.
SEGESTE
Su dunque, o lieti sposi
tolga la benda agli occhi
pudico amor, e le vostr'alme annodi.
Sorge un Fantasma, che sparendo con terremoto fa cadere gran parte della piazza, sotto le ruine della quale resta con molti altri Arminio.
FANTASMA
Ferma Claudia, che fai?
CLAUDIA
Insoliti prodigi.
LUCIO
O dèi che scorgo!
SEGESTE
Sparve l'orrendo spettro, e sotto il peso
delle cadute moli
trovò più d'un la tomba
Lucio dalle ruine
togli chi è oppresso, e mesta Claudia or venga
meco alla reggia.
(parte)
LUCIO
O portenti del ciel.
CLAUDIA
(Alma festeggia
la speranza, che l'alma consola.)
Sempre lieta m'esorta ad amar.
E mi dice che dopo il penar
ogni doglia dal petto s'invola.
Sempre lieta m'esorta ad amar.
La speranza, che in petto risiede
sempre lieta mi invita a gioir
e mi dice, che dopo il martir
dolce raggio di pace succede.
Arminio e Lucio.
ARMINIO
Cielo porgimi aita.
LUCIO
Sotto monti di sassi un uom che geme!
S'accorra all'infelice.
(Lucio leva Arminio dalle ruine)
ARMINIO
L'aure di vita
pur anco i' spiro.
LUCIO
Che scorgo! Egizio ignoto
sotto il belgico clima! O tu, che sorgi
dal sepolcro di morte
dammi dell'esser tuo fama sincera.
ARMINIO
Son del campo latino ombra guerriera.
LUCIO
Oggi per te sereno
fu questo ciel, ch'ai precipizi orrendi
ei ti sottrasse.
Alta fortuna attendi. Avrai gran sorte.
Servir di Claudia al riverito impero.
ARMINIO
Porto bianca la fede in volto nero.
LUCIO
Amore
nel core
non darmi più pene.
Fra lacci vezzosi
deh lascia ch'io posi
in braccio al mio bene.
Amore
nel core
non darmi più pene.
Alato
bendato
non darmi martoro.
Tra nodi tenaci
deh lascia, ch'io baci
quel labbro, ch'adoro.
Alato
bendato
non darmi martoro.
Arminio.
O di sorte crudel strane vicende
allor che stigia forza
turbi le nozze; al perfido rivale
che traditor m'invola
la propria vita oggi i' deggio.
O tiranna fortuna?
O mia speme tradita. Ah troppo è folle
chi presta fede al faretrato infante
nume dell'incostanza è 'l dio volante.
Credere al dio bendato
no no
che non si può.
È nume ingrato
d'ognun scherzo si prende
al cor promette assai, ma nulla attende.
Dar fede al nume arciero
no no
che non si può.
È menzognero
d'ognun scherzo si prende
al cor promette assai, ma nulla attende.
Arsenale.
Agrippina, e Floro.
AGRIPPINA
Io non l'intendo amor.
Giammai goder mi lice,
son lieta, ed infelice
ho pene, e gioie al cor.
Io non l'intendo amor.
AGRIPPINA
Floro, dunque tuo dono
d'Agrippina è la vita?
FLORO
In onta al latin duce
io ti spezzai le funi.
AGRIPPINA
Ma che! Senza lo sposo
viver dovrò? Deh tu mi scorta, o fido
al consorte, ch'adoro?
FLORO
Entro gli artigli
di quel mostro omicida
voli incontro alle stragi, ah che non merta
fé chi la fé tradisce:
àrmati o donna illustre
chi t'accusa impudica
oggi t'abbia nemica:
mora chi ti vol morta: alla tua destra
assisterà il mio braccio.
AGRIPPINA
Io dar morte allo sposo?
Pria cento spade ignude
mi sveneran. Ma tu crudel ingrato
del tuo sovran signore
sei nemico? Rubello? E traditore?
Germanico sente Agrippina a sgridar Floro, Caligola, e li suddetti.
GERMANICO
Contro Floro il mio fido
vibri indegna tue furie? E chi fellone
dalle fauci di morte
rapì costei.
AGRIPPINA
Sappi, che Floro...
FLORO
Io svelerò o superba
tue macchinate frodi.
Signor, d'empia congiura
primo capo è costei. Le turbe infide
le spezzar le catene.
AGRIPPINA
Menti!
GERMANICO
Ammutisci!
AGRIPPINA
Ahi pene.
CALIGOLA
Deh padre padre.
GERMANICO
Caligola se figlio
a Germanico vivi: aborri, fuggi
donna, che disonesta
la fé disposa e l'onor mio calpesta.
CALIGOLA
Che sento?
AGRIPPINA
Ascolta... Ferma.
GERMANICO
Floro, nel campo infido
vanne a placar le schiere. Aspide sordo
son d'un'empia alla voce
farò di te più crudo scempio atroce.
Barbara
perfida
senza pietà.
Il nume d'amore
ti sveni quel core
che fede non ha.
Barbara
perfida
senza pietà.
Agrippina, Caligola.
AGRIPPINA
O Caligola, o figlio.
CALIGOLA
Fuggo dalle tue braccia:
io figlio a chi lasciva
macchia con sozzi affetti
dell'onestà 'l candor no, non è vero:
resta o madre aborruta,
perché da te già nacqui odio la vita.
Agrippina.
O Floro, indegno Floro!
O tradita Agrippina, ed a qual cielo
porgi i tuoi voti?
Giusti numi dell'Etra a voi ricorro,
pur che mora innocente, a morte io corro.
Benché rubelle
o stelle
costante il cor sarà.
Non temo alcun rigore,
ma si protesta il core
d'amar la crudeltà.
Benché rubelle
o stelle
costante il cor sarà.
Benché spietato
ho 'l fato
costanza in petto avrò.
Non fuggo alcun veleno
ma si protesta il seno
d'amar chi l'oltraggiò.
Benché spietato
ho 'l fato
costanza in petto avrò.
Claudia, e Arminio fuggendo.
ARMINIO
Alla fuga mia vita.
CLAUDIA
Alla fuga mio core.
CLAUDIA E ARMINIO
Per fuggir da rei tiranni
i suoi vanni
or ci presti alato amore.
ARMINIO
Alla fuga mia vita.
CLAUDIA
Alla fuga mio core.
ARMINIO
Fra l'ombre del mio volto
vidi 'l candor de la tua fede, e torno
qui con la notte in fronte
ne' tuoi begl'occhi ad adorar il giorno.
CLAUDIA
Pria, ch'altr'amor m'impiaghi
mi svenerà la parca.
Sempre, o mio nume t'adorerò:
te baciando
stringendo
ed abbracciando
nel tuo seno contenta morrò.
ARMINIO
Ma qui Segeste.
CLAUDIA
Entro le schiere in campo
nasconditi idol mio.
ARMINIO
Volo sull'ale al faretrato dio.
(s'invola con Segeste)
Segeste, Claudia.
SEGESTE
Fugge il fellon? Dalla mia destra ardita
non troverà lo scampo. E tu lasciva
d'un barbaro africano
or t'abbandoni in seno
qual ei sia mi palesa, o qui ti sveno.
CLAUDIA
Pria, che svelar ciò, che tacer mi giova
cadrò nel suol trafitta,
svenami
uccidimi,
lieta sarò.
Dolce sia la doglia amara
e a chi brama il morir la morte è cara.
SEGESTE
Vivrai per maggior pena: olà sia cinta
da folte guardie...
Claudia vien circondata.
Contro i rubelli in campo
io del belgico Marte
volo ad armar la destra. In faccia agl'empi
vo' che cinto d'allor ne' suoi trionfi
Germanico s'adori.
Ivi costei traete, e in breve d'ora
scopra l'egizio amante
o cadrà fulminata alle mie piante.
Trafitta, e lacera
cada chi perfida
svenò l'onor.
Con ferro barbaro
lo stame troncasi
d'un empio cor.
Trafitta, e lacera
cada chi perfida
svenò l'onor.
Claudia.
De' falari tiranni
gli inventati flagelli
s'armino pur contro il mio petto ignudo.
Costanza invitta a un fido sen fa scudo.
Il timor non mi dà pene
le catene
soffrirò d'ogni rigor.
Basta sol per consolarmi
l'esser fida al dio d'amor.
Non pavento un cor tiranno
ogn'affanno
soffrirò d'empio destin.
Basta sol per darmi gioia
l'esser fida al dio bambin.
Tempio con catasta.
Agrippina condotta da Soldati.
AGRIPPINA
Sempre invitta mia costanza
non fuggir da questo cor.
L'alma mia, che già non tene
dal morir l'angosce estreme
sia fenice entro l'ardor.
Sempre invitta mia costanza
non fuggir da questo cor.
Ministri del tempio accendono la catasta.
Sacerdote, Germanico, Caligola, Agrippina, Oracolo.
SACERDOTE
Già dell'impuro sangue
sitibonda è la fiamma, e già di fumo
alza gran nube.
GERMANICO
Su nella pira accesa
l'adultera si chiuda.
CALIGOLA
Ah, che non posso
frenar il pianto. Padre,
padre condona.
GERMANICO
La vittima s'incenda.
AGRIPPINA
Figlio innocente io moro
CALIGOLA
(verso Giunone)
O tu che spandi
rai di pietà sull'innocenza oppressa
sacra diva deh svela.
GERMANICO
Entro gli ardori
tosto la rea scagliate.
(mentre i soldati vogliono scagliar nel foco Agrippina, parla l'Oracolo)
ORACOLO
L'innocenza uccidete, olà fermate.
SACERDOTE
Voce dell'alta dèa non è mendace.
GERMANICO
Strani prodigi! Al vasto rogo ardente
Agrippina si tolga.
SACERDOTE
Ella è innocente.
CALIGOLA
Consòlati o cor,
il fato
spietato
cangiato ha tenor.
Consòlati o cor.
(discende Germanico, e viene per abbracciar Agrippina)
GERMANICO
Le pupille piangenti
tergi, o bella Agrippina,
ad annodarti il seno
Germanico ritorna.
(Agrippina adirata scaccia Germanico)
AGRIPPINA
Empio t'arresta.
Barbaro dispietato
mostro di crudeltà. Senza delitto
tu la moglie condanni
sposi questi non son, ma son tiranni.
GERMANICO
Agrippina mio sol perdon ti chieggio.
AGRIPPINA
Fuggo, e ti lascio.
GERMANICO
Ah no,
la tua pietade invoco,
o se m'odia la fiamma io corro al foco.
(va per gettarsi nelle fiamme, e vien fermato da Agrippina)
AGRIPPINA
Ferma.
CALIGOLA
Soccorso, o cieli!
AGRIPPINA
Ferma crudel, ch'io moro.
GERMANICO
Sei più rigida?
AGRIPPINA
No.
GERMANICO
T'amo.
AGRIPPINA
T'adoro.
(s'abbracciano)
Lesbo, e li suddetti.
LESBO
Signor, signore
a Segeste dal Tebro
nunzio volò, che del regnante Augusto
reca novelli cenni. Egli nel campo
la tua presenza attende.
GERMANICO
Del cesare imperante
inchinerò la legge.
Parto, Agrippina.
AGRIPPINA
Mi lasci?
CALIGOLA
Ah padre.
GERMANICO
Figlio, sposa, a momenti
vi rivedrò.
AGRIPPINA
Nova Clizia il mio sol io seguirò.
GERMANICO
Taci bella non sospirar più.
Riedi in braccio del tuo ben:
le catene
rotte son di servitù.
Taci core non sospirar più.
Agrippina, Caligola.
AGRIPPINA
Caligola pur vedi
la mia costanza. Errasti
ma dell'etate ignara
scuso l'error.
CALIGOLA
Prostrato
chieggio perdon, piango la colpa.
AGRIPPINA
Sorgi
mi sei figlio t'abbraccio
che non chiude Agrippina
cor inumano, ed empio
ma il primo error, d'ogni altro error sia esempio.
O soavi tormenti dell'alma
se la calma
toglieste dal sen
dopo lunghe, e rie tempeste
mi rendeste
un dì seren.
O del core gratissima noia
se la gioia
rapisti d'amor
dopo lunghi, e rei contrasti
mi tornasti
in pace il cor.
Campo schierato.
Spunta dall'orizzonte nobilissima macchina, che dilatandosi a poco a poco occupa tutta la scena, sopra la quale si vede la Fama corteggiata da gran numero di deità finte concorse all'incoronazione di Germanico.
Floro.
Fortuna arridimi
non m'ingannar.
Ergi sul soglio
chi senz'orgoglio
saprà regnar.
Fortuna arridimi
non m'ingannar.
A Germanico altero
sulla punta d'un dardo
or volerà la morte. E ne' trionfi
che di Tiberio a' cenni
gli innalza qui del fiero belga il Marte
con memorando eccesso
dove ei spera l'alloro abbia il cipresso.
A tempo arriva, attenderollo al varco.
Segeste, Germanico, Floro in disparte. Arminio che sopravviene.
GERMANICO
L'Idra orrenda, che mi fa guerra
piegherà le teste infide.
FLORO
Su, mio braccio che tardi?
SEGESTE
Perché piombi oggi sotterra
la tua man destra è d'Alcide.
FLORO
Già vibro il dardo amico, ciel m'arride.
Floro scocca un dardo contro Germanico, ma vien fermato da Arminio.
ARMINIO
Barbaro ferma il colpo.
GERMANICO
Strale al mio piede.
FLORO
Ah cruda sorte.
GERMANICO
Olà
s'incateni chi fugge.
SEGESTE
Quai fellonie.
GERMANICO
Vengami innante
l'egizio ignoto.
SEGESTE
Numi che scorgo!
Il traditor ch'indegno
Claudia abbracciò
Germanico difende!
GERMANICO
E che sei tu, che dall'adusto polo
venisti a darmi vita.
Claudia, Lucio, e suddetti.
CLAUDIA
Io che più taccio?
Ad Arminio il mio sposo
prence devi te stesso.
SEGESTE
Come?
GERMANICO
Che sento?
LUCIO
O numi.
ARMINIO
Che sarà.
GERMANICO
Ma non spirò nel Reno.
ARMINIO
Quel Arminio son io, che per sottrarti
al fulmine di morte
pur anco vive.
LUCIO
Insoliti stupori.
GERMANICO
Segeste onda di Lete
spenga de' nostri cor l'incendio antico;
t'abbraccio, o prence, e ti dichiaro amico.
CLAUDIA
Appo Tiberio impetra
sommo duce il perdono.
GERMANICO
Sorgi, e verrai dell'alta Ausonia al trono.
Insieme
ARMINIO
Per te mia diva oggi beato sono.
CLAUDIA
Per te mio nume oggi beata sono.
LUCIO
Ad amor non do più fede,
né più credo alla speranza
che mi giova la costanza
se l'inganno è sol mercede.
Ad amor non do più fede.
Floro incatenato. Agrippina, e suddetti.
AGRIPPINA
Germanico, tra ceppi
eccoti il reo.
GERMANICO
Floro! Che veggio!
SEGESTE
Ei traditor che scorgo!
AGRIPPINA
Questi ch'empio rubello
te ingannò, me tradì perfido indegno
del tuo braccio guerrier, merta lo sdegno.
SEGESTE
Scopo di cento dardi
giust'è, ch'ei pera.
GERMANICO
Vo' che tra ferrei ceppi
vada a Tiberio. E di quel Giove augusto
provi il folgor tremendo
toglietelo al mio guardo.
FLORO
Per me lanciò l'empio fortuna il dardo.
SEGESTE
Germanico ricevi
l'allor della tua fama
che te gran dio delle vittorie acclama.
Esce un Paggio con un bacile, sopra del quale vi è una corona d'alloro, che presa da Segeste vien posta sul capo a Germanico.
Fama in macchina, e suddetti.
FAMA
O gran folgore dell'armi
nume invitto di Bellona
di mia tromba agl'alti carmi
il tuo merto in ciel risuona.
GERMANICO
Quell'alloro, ch'io cingo al re del Tebro
schiavo eterno mi rende.
CALIGOLA
Permetti o genitore
ch'io ti baci la destra.
GERMANICO
Come adoro Agrippina
Caligola è mia luce.
SEGESTE
Viva immortal dell'alta Roma il duce.
CLAUDIA
In amor chi sa tacer
può goder.
La beltà, che l'invaghì;
piange sol senza diletto
chi l'affetto
del suo bene ogn'or tradì.
In amor chi sa tacer
può goder.
AGRIPPINA
In amor chi sa penar
può sperar.
Di goder ciò, che bramò
piange sol senza mercede
chi la fede
nel suo cor ogn'or serbò.
In amor chi sa penar
può sperar.
CLAUDIA
Chi brama gioire...
AGRIPPINA
...chi spera godere...
CLAUDIA E AGRIPPINA
...confidi in amore.
CLAUDIA
La fiamma del petto...
AGRIPPINA
...del sen la catena...
CLAUDIA E AGRIPPINA
...ha nome di pena,
ma gioia è del core.
Chi brama gioire
chi spera godere
confidi in amore.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)
Link di questa pagina
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