GERMANIA
Dramma lirico.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Luigi ILLICA.
Musica di Alberto FRANCHETTI.
Prima esecuzione: 11 marzo 1902, Milano.
Personaggi:
Giovanni Filippo PALM |
basso |
FEDERICO Lœwe, studente |
tenore |
Carlo WORMS studente |
baritono |
CRISOGONO studente |
baritono |
RICKE |
soprano |
JANE sua sorella |
mezzosoprano |
LENE Armuth, vecchia mendicante |
mezzosoprano |
JEBBEL suo nipote |
soprano |
STAPPS pastore protestante |
basso |
Luigi Adolfo Guglielmo LÜTZOW |
basso |
Carlo Teodoro KÖRNER |
tenore |
La SIGNORA HEDVIGE |
mezzosoprano |
Il mandriano PETERS |
basso |
Il CAPO DI POLIZIA tedesca |
basso |
UNA DONNA |
contralto |
UN GIOVANETTO |
tenore |
Personaggi storici.
Studenti, Soldati, Poliziotti,
Membri e Adepti del «Tugendbund», del «Louise-bund» e dei »Cavalieri neri», Boscaiole.
Nei dintorni di Norimberga; - vecchio mulino a ritrecine sulla Pegnitz; - la Pegnitz passa nel fondo; - un rustico ponte mette in comunicazione il mulino sulla opposta riva.
Presso al mulino alcune casupole di contadini; la più misera appartiene alla vecchia Lene Armuth, una mendicante, che vi abita in compagnia di un suo nipote, Jebbel.
L'interno del mulino consiste in un vasto cortile coperto: nel fondo, verso la Pegnitz, anguste scale conducono alle «macine» e al «battitoio» che serve a regolare le imposte della cateratta e dà libero accesso sul fiume. Altre scale conducono ai ballatoi di legno nell'alto del mulino.
Sacchi di grano dappertutto, ammonticchiati qua e là.
Da un'ampia apertura nel fondo, che dà luce alla «temperatoia», si scorge la gran ruota a pale in movimento.
Qui è nascosto G. F. Palm, direttore tipografo della Casa Stein di Norimberga, ricercato dalla Polizia per un libello anonimo «Dell'avvilimento della Germania» edito appunto coi tipi della Casa Stein, chiusa e soppressa. È Otto, plenipotenziario francese a Monaco, l'anima di questa caccia accanita fatta per placare l'ire di Napoleone I che, all'apice della gloria e della potenza, ha voluto scorgere in quel libello, non un pretesto d'ingiurie e offese a sé e suoi, ma un tentativo patriottico dei filosofi, poeti, studenti per scuotere la «gran patria germanica dal sonno della Neutralità».
Dove macine ingorde e piane, macine minori e a disco giravano obbedienti all'impulso della gran ruota, ora un'umile stamperia, torchi, caratteri, telai, mazze, rulli, rulletti, ecc., gemono sotto l'attivo lavorio di studenti volontari camuffati in mugnai, - in gergo universitario: Fringuelli, Merli, Volpi... a dire: matricolini, - diretti da Palm, nascosto nella casupola della vecchia Lene. Ma il vero? è Carlo Worms, «Quercia muscosa», studente anziano che fa la parte di padron mugnaio, morto l'autentico Franz Gottlieb; egli è aiutato dalla sua «Volpe di cuore», studente di spalla, Crisogono, la di cui faccia solcata dal rapier rivela l'«Università» anche sotto il candore della farina.
Parecchi Studenti, camuffati da mugnai, vanno e vengono nell'interno del mulino, portando opuscoli e vari stampati che nascondono in alcuni sacchi; altri Studenti sono affaccendati intorno ad un torchio tipografico collocato giù nel sottosuolo del mulino.
CRISOGONO
(il Fringuello corre via. Crisogono apre altra lettera)
(gli studenti si avvicinano curiosi, guardano e ridono tutti alla caricatura che rappresenta il ministro trasfigurato in porco che grufolando rimuove dalla terra tartufi che Napoleone raffigurato in Orco azzanna e divora. Ogni tartufo porta scritto il nome di uno stato, provincia o città tedesca. Crisogono legge i versi esplicativi)
WORMS
CRISOGONO
STUDENTI
(alla esclamazione di Crisogono)
Che c'è? Che avvien?
CRISOGONO
(gli studenti gli tolgono la lettera dalle mani e leggendola escono essi pure in esclamazioni d'ira e di dolore)
STUDENTI
A Ratisbona?... - È la vergogna! - È dura!
Ah, invero, è la kermess della paura!
È Beyme! - No, Lombard! - Entrambi! - È Khoeckwitz!
Lui pure e tutti! - E in capo lista Haugwitz!...
WORMS
STUDENTI
No, Worms!... - Non rider! - Troppa è la viltà!
CRISOGONO
WORMS
(gli studenti chinano la fronte e non rispondono)
(torna a intonare il Gaudeamus igitur ed esce sdegnoso verso il fiume. In gran silenzio gli studenti sfiduciati ritornano al torchio. Crisogono distrugge le lettere)
(una mano leggera si posa sul braccio di Crisogono. È Ricke)
RICKE
Ha scritto mio fratello?
CRISOGONO
RICKE
E...
CRISOGONO
RICKE
Sì.
CRISOGONO
(la fanciulla rimane immobile, poi a un tratto si porta la mano agli occhi lasciandosi sfuggire un gesto di profondo affanno)
RICKE
(crolla ostinatamente il capo in atto di diffidenza e sospetto)
Han scritto!... E vi fu ingiunto di tacere!...
CRISOGONO
RICKE
(interrompendolo agitatissima e volgendo paurosa gli occhi al ponte dove si è allontanato Worms)
Ah, so ben io!
CRISOGONO
RICKE
La pace a Ricke?...
(e crollando il capo, addolorata, disperata, rientra nella casa di Lene)
(dalla casupola della vecchia Lene esce correndo una fanciulla con un libro fra le mani. È la sorella di Ricke, Jane, che viene in cerca di Worms: vedendolo apparire dal fondo, gli corre incontro e gli consegna il libro)
JANE
Palm vi rimanda il libro.
WORMS
JANE
Tutto!
Ne brama un altro...
WORMS
JANE
(imbarazzata)
Più non ricordo!
WORMS
JANE
(fa sempre segno di no; ad un tratto essa però esclama)
Udite! So una strofa...
(si raccoglie pensosa, poi declama)
«Io volli udir de' cieli l'armonia
per dire un canto novo ed immortale
e dio de' cieli m'additò la via
e d'un arcangiol m'ha donato l'ale.
La fede fu mia musa...»
WORMS
(Jane accenna di sì battendo infantilmente le mani di contentezza. Worms va a prendere giù, dov'è la piccola stamperia, il libro chiesto da Jane e glielo porta; ma allorché nel consegnarglielo egli fa per accarezzare la gota della piccina, Ricke, che è uscita dalla casupola, bruscamente sottrae a quella carezza la sorellina attaccandola a sé e con lei s'accompagna verso la casupola di Lene)
(Worms guarda Ricke allontanarsi e un profondo abbattimento s'impossessa di lui)
(accorrono le Volpi a vedetta nel bosco. Dalla parte opposta al fiume si avvicina una cantilena di mulattieri)
MULATTIERI
Lieve balza, avvicina,
or s'accompagna lenta
or ascende leggera
la nenia mulattiera.
(un gran movimento succede nel mulino. Gli studenti sbucano da ogni lato e sotto gli ordini di Worms preparano e portano dei sacchi colmi di stampati)
WORMS
STUDENTI
Sono.
CRISOGONO
MULATTIERI
Vien la nenia vicina
al passo di giumenta
ma la cadenza vera
la fa la sonagliera.
WORMS
CRISOGONO
MULATTIERI
Ad ora mattutina
ed a giornata spenta,
all'alba bianca o a sera
canta la «mulattiera!»
WORMS
CRISOGONO
(alcuni studenti corrono sull'alto del mulino e si pongono a vedetta: altri tornano ad internarsi nel bosco)
MULATTIERI
Ma all'ora vespertina
la nenia scema, allenta...
Tacer la «mulattiera»
fa una pupilla nera.
(alcuni dei falsi mulattieri appaiono in fondo e penetrano nel mulino. Il capo fa cenno a Crisogono di scucire la sella ch'egli porta, Crisogono scuce e ne trae una lettera. In un attimo i sacchi sono consegnati ai mulattieri, i quali subito ripartono)
WORMS
CRISOGONO
WORMS
CRISOGONO
WORMS
(un grande entusiasmo anima gli studenti; Worms consegna loro la lettera che essi commentano vivacemente ritornando alla piccola stamperia)
CRISOGONO
(ma la fanciulla alla improvvisa novella si copre di un pallore quasi livido, come fosse sorpresa da paura improvvisa. Crisogono, a quell'inesplicabile contegno della fanciulla, crolla le spalle brontolando)
CRISOGONO
RICKE
(segue con gli occhi l'allontanarsi di Crisogono e risoluta si avvicina e affronta Worms)
Ritorna!...
(Worms si volge di scatto, china la testa e non risponde. E la fanciulla prorompe dolorosamente)
E io tremo?!... Io, sua fidanzata?!
(e fissandolo negli occhi insistentemente)
M'avete fatta vile, perduta e sciagurata!
(poi prorompe in uno schianto di spavento e di dolore)
Dio! Che farò?...
WORMS
RICKE
Ah, che farò? Mentire? La maschera sul viso
di mia casta bellezza?... Sul labbro un vil sorriso?...
E vostra complice mi fo!
Morir piuttosto!... Non mentirò!
(con grande angoscia)
Che tutto pera al mondo!...
Pera il sogno giocondo
d'amore! E sia finita
l'angoscia della vita!
WORMS
RICKE
Qual?...
WORMS
RICKE
Se t'odio!...
WORMS
(passa un momento di silenzio, poi Worms con voce tornata calma ma risoluta, esclama)
RICKE
L'ucciderai?
WORMS
RICKE
Egli morire?
WORMS
RICKE
Va'!... Sei senza pietà!... Tu non hai cuore!...
Sei vile! Vile!... Vile e maledetto!
WORMS
RICKE
(atterrita, balbetta)
...Obbedirò!...
E che dio vi perdoni!...
WORMS
(alla imboccatura alta del granaio appare lo studente a vedetta; dal bosco un grido di segnale si leva acuto, e subito, lontano, verso il fiume, un altro grido si fa sentire ben distinto)
FEDERICO
Germania!...
RICKE E WORMS
(riconoscendo la voce di Federico Lœwe)
Federico!
(al grido di Germania, gli studenti e Crisogono accorrono disordinatamente. Ricke ha appena il tempo di nascondersi dietro il sostegno della scala del granaio, che Federico, precedendo quelli che sono con lui, entra correndo: vede Worms, e i due amici corrono l'uno nelle braccia dell'altro)
WORMS
FEDERICO
Worms!
(e sono accolti con fraterni abbracci nel mulino di Gottlieb i compagni di viaggio di Lœwe; dalla casupola di Lene esce, seguito dalla piccola Jane, Palm. Egli ha udito e riconosciuto la voce di Federico, rompe la consegna e accorre. Federico si scioglie dall'abbraccio di Worms e stringe al petto Palm, presentandolo così agli amici con lui venuti)
FEDERICO
È Palm!
PALM
(con ansietà, a Federico)
Mia moglie?... I figli?... A Norimberga
dunque non fosti?... Ah, m'hai dimenticato?
FEDERICO
No, guarda!...
(e Palm a un tratto si trova fra le braccia di sua moglie e sente sul suo petto le teste dei suoi due fanciulli. Allora egli vorrebbe parlare, ma i baci e le carezze dei suoi gli troncano le parole e il pover'uomo si mette a piangere dalla gioia)
WORMS
PALM
Torno al nascondiglio!...
(e, in disparte, felice, siede sopra alcuni sacchi fra sua moglie e i suoi figli)
(Federico stringe la mano a Crisogono, agli amici, a tutti, ma i suoi occhi cercano intorno Ricke. Ricke è co' la piccola Jane; le due fanciulle guardano cercando il loro fratello Giorgio. Lœwe addita agli amici le due fanciulle e l'entusiasmo tronca bruscamente. Un profondo silenzio succede, una pena angosciosa. Federico si avvicina tremante a Ricke e nella sua voce vi sono più lacrime che parole)
FEDERICO
Ricke, solo ritorno!... Trista novella apporto,
novella sciagurata!... Tuo fratello è morto!
L'ultima sua parola, o Ricke, fu per te.
Del tuo destino, o cara, ei vide la poesia.
Per noi sua tomba è un'ara!... Egli t'ha fatta mia!
Ricke, non resti sola! Giorgio t'ha data a me!
(si inginocchia, si scopre il capo, imitato in questo da tutti gli studenti che stanno intorno commossi e silenziosi, e consegna alla fanciulla una lettera, l'ultimo addio, e la tracolla di studente. Un silenzio religioso è intorno! Quanti dolori nell'anima di quella fanciulla!... Ma il pianto benefico, ristoratore, sgorga finalmente. La moglie di Palm, la vecchia Lene affettuosamente la allontanano con Jane che, inconscia, guarda quell'inconsapevole dolore)
(si leva e si rivolge a tutti con accento solenne)
Studenti! Udite, o voi, antichi e novi amici!
Tergete queste lacrime! Tergete il vostro pianto!
Eterni son gli eroi!... Erran l'anime ultrici!
Egli morì da eroe!... Morì gloriosamente.
Laggiù a Tubinga, grave si accese una contesa.
Ci disser: «genti ignave»! Ei rintuzzò l'offesa
e fu morte di gloria, fu morte di studente!
Per lui l'ire disparvero!... Non più diversa scola,
idee diverse, studi, dogmi e sofismi im guerra.
Una sola è Germania! Tutti una sola terra!
Un solo idioma e un'anima sola e una patria sola!
E quella mesta tomba che a un morto si schiudea
fatta gloriosa culla dava vita a un'idea!
Là la vittoria o il nulla! La patria là nascea!
Noi là giurammo il Tugendbund! Là è nata l'epopea!
(e il giovane presenta a Worms ad uno ad uno i rappresentanti delle Università, Massmann, Jhan, De Nozis, Schlegel ed altri)
L'università!... La corte!...
(presenta Gentz, Humbolt ed altri con lui accorsi da ogni parte della Germania, Fichte, Körner, Lützow ed ultimo Weber gli occhi illuminati dal fuoco della doppia febbre: quella del genio e quella dell'etisia)
D'ogni terra
ogni cuore ed ogni mente e tutte le anime!
Qui i filosofi e i poeti!... Fichte!... Körner!
Dal suo cuor l'inno è sgorgato della terra!
Vuoi la spada? Ecco, è Lützow! L'armonia
tu bramasti all'inno novo e ritmi eterni?
Ecco, è Weber! Egli diede inni superni
all'audace e giovanile rapsodia!
(le mani si cercano e si stringono fraternamente! Le anime si espandono! E le voci si fondono insieme frementi nell'inno di Weber già divenuto popolare, la «Wilde Jagel»)
O meraviglioso spettacolo questo della germanica poesia che stringe in entusiastico abbraccio Massmann, l'atleta, e Holty il tenero, Jhan dalla lunga barba e il futuro mistico Schelling, Glein, il granatiere prussiano e l'oriundo latino Chamisso, Hasserodt che da pochi giorni indossa quella divisa di ufficiale che egli fra poco renderà tragicamente gloriosa con Joseph Gœrvais, il 4° alleato, de Wolkensdorff già colle audacie tutte dell'intrepido scorribanda scolpite nell'alta fronte e Schill, l'eroe, Scharnhorst dal grande occhio azzurro e pensoso e Bærsch, e Gentz e Arndt, Jacobi, Forster e Federico Lœwe e Carlo Worms che il destino di quell'abbraccio fa già una ferrea catena di dramma.
Palm oblia moglie e figli; prende per mano la piccola Jane perché invece d'una strofa della Messiade impari ora quel canto glorioso, onde ripeterlo insieme nella noia del nascondiglio. Già tutti intonano la seconda strofa.
(improvvisamente dall'alto del granaio la Volpe a vedetta manda un grido terribile; un altro grido pieno di terrore e di angoscia viene dal gruppo di piante ove sta l'altra Volpe. L'inno è interrotto. Crisogono, Worms, Lœwe, Glein, Holty, corrono esterrefatti fuori dal mulino e ne tornano atterriti)
(le Volpi di vedetta al bosco corrono entro al mulino)
VOLPI
Sono soldati!...
VOLPE
(dall'abbaino)
Un ufficial francese!
(discende rapidamente dalla scala del granaio e dice con voce soffocata)
La polizia qui viene!
WORMS
(Körner, Weber, Lützow e tutti si precipitano giù per la scala e vi scompaiono)
WORMS
(Worms intona una canzone da mugnaio; gli amici rispondono facendo coro. E il mulino riprende l'aspetto di un vero mulino in pieno lavoro)
TUTTI
Gira, gira, ruota a tondo!
L'acqua viene passa e va.
Così gira il vecchio mondo
né giammai fermo ristà!
Ogni cosa in suo cammino
come turbin fugge via
tal dell'uom anco è il destino:
senza meta eterna via!
Il mulino è invaso da Soldati francesi e Guardie di polizia tedesca che cedono il passo ad un signore chiuso in un gran mantello: è Otto, il plenipotenziario di Napoleone a Monaco, il quale fa cenno imperioso al Capo di polizia di eseguire gli ordini ricevuti, rimanendo poi sempre sinistramente silenzioso ed immobile.
CAPO DI POLIZIA
(a Worms)
Franz Gottlieb?
WORMS
CAPO DI POLIZIA
Bene! Bene!...
(dà ordine di occupare a circondare il mulino)
Laggiù uomini a guardia!
(poi, tratto fuori un piccolo foglietto dal suo taccuino, lo esamina attentamente guardandosi intorno. Ad un tratto, disturbato dal canto degli studenti, impone di tacere gridando loro:)
Silenzio!
(il silenzio si fa profondo. Il Capo di Polizia continua a esaminare il foglio, poi rivolgendosi ancora a Worms)
Ov'è nascosto Gian Filippo Palm?...
WORMS
CAPO DI POLIZIA
Bene! Bene!
(e in mezzo al terrore e alla sorpresa di tutti, con grande sicurezza, esaminato ancora il foglietto, si avvicina alla casupola della vecchia Lene)
Questa è la casa della Lene Armuth?...
(nessuno gli risponde. Worms livido guarda convulso. Il Capo di polizia si rivolge alla vecchia Lene che è seduta fuori a filare)
Voi siete Lene Armuth!...
(la Lene fa per rispondere, ma il Capo di polizia non la ascolta interrompendola col suo monotono)
Bene! Bene!
(e sempre seguendo le indicazioni del foglio dà ordini, ai poliziotti, rapidi e brevi)
Entrate! C'è una botola! Scendete!
Sta un uomo là!...
(i poliziotti entrano. Si sente un grido soffocato. È la moglie di Palm)
LENE
Dio di misericordia!...
(Federico fa un gesto violento per slanciarsi, ma Worms lo afferra e con forza terribile lo costringe a rimanere fermo)
(i poliziotti tornano trascinando Palm)
CAPO DI POLIZIA
(ad un poliziotto)
Riconoscete Palm?...
POLIZIOTTO
Lo riconosco!
PALM
Ebbene sì son Palm! Sono tedesco,
e come tale libero...
CAPO DI POLIZIA
Finiamo!
(ordina ai poliziotti di ammanettare Palm)
WORMS
CAPO DI POLIZIA
Dove, dite?
Al Consiglio di guerra di Braunaw!
(Federico si copre costernato il viso co' le mani, balbettando atterrito: «La morte!»)
(la moglie e i figli si abbracciano disperatamente a Palm, ma alcuni poliziotti pongono termine a quei saluti e Palm è spinto fuori. Una fanciulla riesce a cacciarsi fra poliziotti e soldati e ad avvinghiarsi stretta a Palm. È Jane, la piccola compagna delle sue letture! Giovanni Filippo Palm l'abbraccia stretta stretta e, dissimulando, fra i baci riesce a mormorarle poche rapide parole...)
PALM
Puoi tu ridir allor ch'io partirò
quel canto che pur or udisti qui?...
Giocattoli al ritorno porterò...
(all'orecchio di Jane)
bambole belle... re... principi...
JANE
(dopo qualche esitanza)
Sì!...
CAPO DI POLIZIA
(ad un cenno di Otto)
Orsù, fate finire!
PALM
Sono pronto!...
CAPO DI POLIZIA
(leva di tasca una borsa di denaro e la porge ad un ufficiale, dicendogli)
Per Jebbel Armuth, questa...
(l'ufficiale immobile e sdegnoso rifiuta con un breve cenno di testa)
Bene! Bene!
(borbotta fra sé e rimette in tasca, con un certo sorriso scettico, la borsa che l'ufficiale francese sdegnoso, ha rifiutato)
(Otto, rimasto sempre immobile, fa un nuovo cenno al Capo di Polizia e parte accompagnato dall'ufficiale. Palm, ammanettato, in mezzo ai poliziotti e seguito dai soldati e dal Capo di Polizia, si avvia verso il bosco: giuntovi, a un tratto si sofferma e rivolge un ultimo sguardo al mulino. È l'ultimo suo saluto alla vita)
(allora una vocina sottile in quel profondo silenzio si eleva e ripete la prima strofa della Wilde Jagd di Körner e di Weber. È Jane che saluta Giovanni Filippo Palm che va verso la morte. La moglie ed i figli di Palm che, quasi impietriti dal dolore, hanno assistito alla partenza del loro diletto, scoppiato in dirotto pianto, inginocchiandosi)
In un angolo della Foresta nera Wurtemberghese, nella rozza casupola di un boscaiolo. Federico Lœwe, dopo la sventurata campagna del 1806, vi si è rifugiato e nascosto con sua madre, una vecchia inferma, e le due sorelle Ricke e Jane: avendo Napoleone dichiarati fuori della legge di guerra tutti i volontari che hanno fatta la campagna sotto Lützow e Schill. Carlo Worms è scomparso: perduto a Saalfeld! E Crisogono senza il suo senior, scoperto il rifugio di Federico, un bel giorno vi appare col suo buon sorriso pel novello suo senior, e una lacrima alla memoria del suo ex-senior, certamente morto.
La Germania ha ora di più un Regno di Westfalia e di meno la sua libertà.
È l'aprile, dalla aperta finestrata entrano nella capanna tutte le ebbrezze della primavera, tutte le carezze della foresta, la Foresta Nera.
La Signora Hedvige è seduta in una poltrona vicino alla finestra, Federico e Ricke le sono vicini. La piccola Jane rincorre farfalle nella foresta: a quando a quando la si vede comparire e sparire dietro gli alberi; fuori, sulla porta, seduto, Crisogono prepara delle enormi cannucce di pipa in grossi e dritti rami di ciliegio, i suoi occhiali sul naso, il suo fedel costume di studente malgrado i tempi, e malgrado Napoleone I.
SIGNORA HEDVIGE
E il boscaiolo Peters?
FEDERICO
Dal Pastore
ancora.
SIGNORA HEDVIGE
È tardo!
RICKE
Sta lontano assai!
SIGNORA HEDVIGE
(fa cenno a Federico e Ricke di avvicinarsi a lei e prese nelle sue le loro mani accarezzandole con estrema dolcezza, coll'accento della più profonda felicità, sussurra)
Uniti alfine!... O figli, io son felice!...
CRISOGONO
FEDERICO
Gran pipa!
CRISOGONO
FEDERICO
Per chi?
CRISOGONO
FEDERICO
Morto?...
(crollando il capo)
Ripeto, io non lo credo!...
CRISOGONO
(Federico rientra sempre crollando il capo incredulo, non volendo ribatter oltre l'asserzione di Crisogono)
(appaiono dal sentiero alcune fanciulle. Sono boscaiole della Foresta Nera; portano fronde e fiori. Crisogono dà un grido di gioia e va loro incontro)
BOSCAIOLE
Eccoci!
CRISOGONO
BOSCAIOLE
Se abbiam tardato...
CRISOGONO
BOSCAIOLE
Noi? No, davvero! Due colpi e via!
CRISOGONO
BOSCAIOLE
Civette?
CRISOGONO
BOSCAIOLE
Vi pare? Mai!
Certo si sa che in dì di festa
ci vuol più tempo. La lunga vesta!...
I nastri!... Il busto!... Le calze!... Gonnelle!...
Le trecce vogliono del tempo assai!...
Non per lisciare, signor, la pelle...
CRISOGONO
BOSCAIOLE
(ridendo)
No; non siamo offese!
CRISOGONO
BOSCAIOLA
No!...
CRISOGONO
(le boscaiole entrano a salutare la signora Hedvige e Ricke. Crisogono le ammira mentre si allontanano da lui, esclamando)
(Jane, rientrata essa pure, sorprende Ricke, tutta sola in disparte. Gli occhi rossi, agitata, mentre le boscaiole sono intorno alla signore Hedvige e a Federico. Poi le boscaiole entrano con Federico nella camera nuziale per ornarla di fiori)
JANE
(avvicinandosi a Ricke)
La sorellina che mi fa da mamma
ha gli occhi tutti rossi, rossi assai,
rossi di pianto ha gli occhi come mai
la sorellina che mi fa da mamma!
Ha gli occhi rossi e non ne so il perché.
Io le dico: «Sorridi, il giorno è santo!
«Ridi, mammina!» Invece ognor di pianto
ha gli occhi rossi e non ne so il perché.
RICKE
La sorellina che ti fa da mamma
ha gran dolori quali tu non sai.
Essa è felice eppur piange assai
la sorellina che ti fa da mamma.
No tu non domandar, Jane, perché
ho gli occhi tutti rossi in giorno santo.
Tu con un bacio asciuga agli occhi il pianto
e del mio duol non domandar perché!
CRISOGONO
(Federico e le boscaiole escono dalla camera nuziale)
SIGNORA HEDVIGE
Finalmente!
Il boscaiolo Peters appare infatti sul sentiero precedendo un personaggio dall'abito severo e dai modi gravi: è un ministro presbiteriano.
PETERS
(apre rispettoso l'uscio della casa e si ritira per lasciare il passo al pastore)
Pastore, entrate!
FEDERICO
(all'apparire del ministro va a incontrarlo con gran rispetto)
A questi tristi giorni
avventurarsi è cortesia.
STAPPS
È dovere.
FEDERICO
(accennando alla signora Hedvige)
Mamma è malata, e la presenza sua
a quanto bramo è come augurio lieto.
STAPPS
(vedendo la divisa universitaria indossata da Crisogono)
Voi siete uno studente?
CRISOGONO
STAPPS
Ho un figlio io pur studente come voi.
Mi chiamo Stapps.
(Federico gli stringe la mano con effusione; Crisogono si toglie il berretto e fa il saluto universitario. Ricke avvicina una sedia e fa sedere presso la signora Hedvige il Pastore, che domanda con grande semplicità)
Che posso dunque fare?
FEDERICO
Son come molti un profugo; fuggii l'aspro servaggio
e una sorte funesta;
in questa pace mesta
da tempo qui celato in questo asil selvaggio
vivo della foresta.
Prima morte invocai! Vedea l'onta infinita,
eterno lo squallore!...
Due baci, due carezze mi fan riamar la vita:
la mia mamma e il mio amore.
(e addita sua madre e Ricke)
Onde amo, vivo, credo! La vita è tutta aprile
e l'avvenire avanza!
Germoglia la gran selva! Ogni ramo sottile
rinverda una speranza!
Non più dubbi od angosce! Tutto il passato è oblio!
Benedico la vita!
(e abbracciato a Ricke, dice al Pastore)
Voi compite il destino! Sia al cospetto di dio
la nostra sorte unita.
STAPPS
Lo posso e lo farò!... I testimoni?...
(Federico presenta Crisogono e Peters come suoi testimoni)
(il Pastore siede al tavolo e scrive informato delle persone e dei nomi dalla signore Hedvige: due fanciulle boscaiole si staccano dal gruppo e si collocano vicino a Ricke)
CRISOGONO
(Stapps ha finito di scrivere: Federico e Crisogono si avvicinano a lui. Le boscaiole tornano dall'avere adornato le stanze. I fiori e le fronde collocate sul tavolo lo fanno somigliare ad un altare. Jane va a cacciarsi fra la signora Hedvige ed il tavolo ed osserva curiosamente. Federico, chiamata Ricke a sé, va a collocarsi innanzi a Stapps il braccio di Ricke nel suo. Crisogono e Peters si pongono ai fianchi di Federico; le due boscaiole a quelli di Ricke. Dietro il tavolo Stapps, in piedi, legge con fervore la Bibbia. Le altre si inginocchiano e pregano sommessamente)
STAPPS
(ad un tratto chiude la Bibbia e come ispirato, solleva gli occhi al cielo, le mani stese, parla)
Non dal Libro dei Libri ma dal cuore
per ispirarmi a te trarrò la prece.
Questa festa d'amore a cui mi chiami
è forse un vaticinio?... L'are infrante;
la lotta disperata; ovunque l'odio
di vessilli stranieri a nostre mura
e qui nell'umil paesaggio verde
il gran mistero dell'umanità,
il simbol della patria: la famiglia!
Sì; divin vaticinio è qui l'amore!
Laddove s'ama e crede, è la vittoria!
(ai due sposi)
Tale è il pensier di dio!...
(e in preda a indicibile commozione il Pastore dice solennemente)
Voi siete sposi!
SIGNORA HEDVIGE
(commossa)
Siate felici, o figli miei!
(Ricke abbandona la testa, singhiozzando, sul petto di Federico)
STAPPS
(avviandosi per uscire)
Addio!
Io debbo ritornar.
SIGNORA HEDVIGE
(a Stapps)
Voi benedetto!
STAPPS
(rivolgendosi agli sposi)
Siate felici, nuovi amici!
RICKE E FEDERICO
(accompagnando Stapps sul limitare della porta)
Addio!
Stapps parte accompagnato da Peters. Le Boscaiole fanno i loro addii alla Signora Hedvige ed agli sposi e partono. Federico dà il braccio alla madre e con Jane l'aiuta a rientrare nella di lei camera. Ricke abbraccia la signora Hedvige e va per chiudere la finestra, ma vi si appoggia e guarda fuori tristemente la foresta. Crisogono è entrato nella sua camera. E già è il tramonto.
(Federico ritorna e quasi subito appare Crisogono, ma in completo assetto di viaggio)
FEDERICO
Che fai?
CRISOGONO
FEDERICO
Tu ci abbandoni?
CRISOGONO
(invano trattenuto da Federico, Crisogono se ne va rapidamente prendendo il sentiero della foresta. Lo si sente intonare il Gaudeamus igitur, che si perde lontano)
FEDERICO
(appassionatamente a Ricke)
Ah, finalmente mia!...
(Ricke, in quest'ora suprema obliviosa di tutto il passato, si abbandona inebriata)
Ah vieni qui,
le bianche braccia intorno
al collo mio!
La tua testa vicina
così alla mia!
Il tuo presso al mio cor!
RICKE
(con voce semispenta)
Sempre così!
(e chiude gli occhi la testa china sul petto di Federico)
FEDERICO
No, non chiuder gli occhi vaghi
cilestrini come laghi,
come lune luminosi,
come stelle misteriosi.
No, non chiudere il chiarore
delle larghe tue pupille.
Ch'io vi baci le scintille
della luce dell'amor.
(ma nel sollevare il viso di Ricke, Federico, sorpreso, vede gli occhi di lei pieni di lacrime)
Tu piangi? Piangi?
RICKE
(balbetta tutta pallida e confusa)
Io tremo alla minaccia
d'un'occulta sciagura
d'un temuto dolore
e l'anima ha paura;
e la baciata faccia
della tua Ricke intanto
sente i baci d'amore
portati via dal pianto.
È la mia fanciullezza
nel dolore passata
che mi nega l'ebbrezza
d'esser io pur amata?
Sei qui!... Mio!... Sempre!... Mio!
I nostri cuori, le anime
e le bocche sussurrano
- Sempre! - vinte al desio,
ed io una voce sento
che stride, irride e dice
come un ammonimento:
- Sempre... Ricke infelice! -
FEDERICO
(le sussurra con profonda dolcezza, tremando)
Questa paura strana
è nella tua persona;
è il divino rossore
di amante che si dona;
è la gran scienza umana
che accoppia nel desio
l'amore ed il pudore!
L'amore, Ricke, è dio!
RICKE
(ravvivata al nome di dio)
Sì! Sì! L'amore è dio!
E questo nome santo
penètra nel cuor mio
e asciuga agli occhi il pianto!
(abbracciandosi strettamente a lui)
Or dunque amore è fede?...
FEDERICO
Fede!
RICKE
Eterna?
FEDERICO
Infinita!
RICKE
E cuore che ama crede?...
FEDERICO
(interrompendola)
Ed ama oltre la vita!...
RICKE
(avvinghiandosi stretta a lui)
Dunque ai miei occhi credi?...
FEDERICO
Bell'occhio! Non mendacio!...
RICKE
Dentro il mio amor mi vedi?...
FEDERICO
(afferrandola con ambe le mani il viso e coprendole di baci gli occhi)
Negli occhi tuoi lo bacio!
RICKE
(esaltata)
Sì!... Sì!... I miei occhi baciami,
o amante mio dolcissimo!
Le braccia tue m'attraggono!
Or vivo, sento e palpito.
FEDERICO
La tua bocca mi abbandona!
Sono l'anime due baci!
Sì!... Viviamo!... Vivi e taci
nel mistero del sospir!
(già le desiose bocche sono unite in un lungo supremo bacio in quelle miti ombre della sera che avvolge i due amanti, allorché improvvisa dal sentiero della selva sorge una voce a sussurrare le prime strofe del canto di Weber, la «Wilde Jagd»...)
FEDERICO
(ascolta colpito e in preda ad una vivissima gioia, grida)
È Worms! È Worms!...
(entra nella stanza da letto, vi prende la lampada accesa delle boscaiole e corre fuori. Ricke si afferra alla tenda che divide le stanza da letto dalla stanza in cui ella si trova, livida, disfatta)
(Federico appare sostenendo Worms che cade spossato su di una sedia. Federico lo guarda colpito dolorosamente: Worms è scarno, affranto, invecchiato)
WORMS
FEDERICO
Sì!...
WORMS
FEDERICO
Un'ombra!...
WORMS
(Ricke, tuttora immobile, livida, seminascosta nelle pieghe della cortina, ascolta, ma nessuna pietà traspare nel suo viso)
WORMS
FEDERICO
(indovina il pensiero di Worms ed esclama egli pure esaltandosi)
Il Tugendbund!
WORMS
FEDERICO
(con tutto il trasporto dell'affetto e della gioia)
Tu giungi in ora soave, gioconda...
Oggi di nozze è il giorno!
E Ricke è la mia sposa!
Tua casa è questa! - Posa!
(accenna a Ricke)
(alle parole di Federico, Ricke si avanza lenta, rigida quale statua e Worms si trova così improvvisamente di fronte alla fanciulla innanzi alla quale sta atterrito, e lo sguardo di Ricke è implacabile come il suo silenzio. Federico interpreta quel terribile silenzio una profonda pietà di donna, Worms vacilla come se vinto da debolezza, cade ginocchioni, ma si rialza, tosto dicendo)
WORMS
FEDERICO
(sorpreso, volendo trattenere l'amico)
Partire tu! Partire stanco e affranto?
Tu vuoi partir?
WORMS
FEDERICO
E non ripigli lena?...
(Federico invita Ricke perché essa pure si unisca a lui per trattenere Worms)
Ricke...
WORMS
(Federico vuole insistere, ma Ricke lo interrompe)
RICKE
(con freddezza crudele a Worms)
Addio!
FEDERICO
S'abbuia il ciel – e l'aspra via smarrita
s'è già nell'ombre...
WORMS
(Ricke sta dapprima indecisa, poi prende la bisaccia e va a rifornirla di cibi)
FEDERICO
Tu non mi lascerai!
WORMS
FEDERICO
No!
WORMS
FEDERICO
Per me?! Uno dei capi?...
WORMS
FEDERICO
Io vi sarò! Lo giuro! Addio!
WORMS
FEDERICO
(vedendo dalla finestra il cielo minaccioso tenta ancora di trattenere Worms)
Minaccia il cielo! - Tuona! - Resta!
WORMS
FEDERICO
Ah ch'io ti additi almeno il tuo cammino!
(Carlo e Federico si allontanano pe 'l sentiero e scompaiono dietro gli alberi della foresta)
Fuori nel lontano tuona – ma la luna pur tuttavia si mostra e penetra nella gran stanza dove Ricke è rimasta immobile, colpita all'apparizione di quell'uomo che il suo pensiero si era già abituato a creder morto. Una disperazione profonda, immensa si impossessa di lei.
RICKE
(si getta a ginocchi, prega fervidamente, disperatamente, poi cessa di pregare e levatasi ritta, le braccia stese al cielo in atto di imprecazione, grida)
Tu non sei buono, o dio! - Tu non sei giusto!
(guarda intorno a sé, tutto le fa terrore e tutta l'angoscia dell'anima sua le prorompe in lacrime e lamenti)
All'ardente desio
già rinasceva il core!
Era il passato oblio
e l'avvenire amore!
Nei miei capelli ancora
le care dita sento!
Il labbro ancor disfiora
il bacio della vita!
Nell'infinita ebbrezza
del divino momento
gridavo: «Vivo alfine!
Ho vinto la mia sorte!»
E invece è già la fine!
E invece è già la morte!
Or che farò?... Mentire!...
(risoluta)
No! Fuggire!
Destino, ti obbedisco!...
(siede al tavolo; scrive rapidamente e si alza esclamando)
È fatto! È fatto!
(guarda fuori dalla finestra. Il cielo è tutto coperto di nubi: tuono, lampi)
Il ciel s'è fatto tenebra. Là Ricke
celi per sempre la sventura sua!...
(penetra nella stanza nuziale; vi si arresta e guarda commossa, poi si china a baciare il guanciale del letto; prende un fiore; se lo nasconde in seno; si arresta ad ascoltare verso la foresta; si avviluppa in un mantello; pone la lampada presso la lettera e rivolta a tutte quelle cose che essa abbandona, grida)
O care cose, o amate cose, addio!
Esce, ed ha appena il tempo di celarsi dietro un albero, perché Federico ritorna e le passa vicinissimo rientrando. Ricke si interna nel cupo della selva ove scompare tra la luce dei lampi e la minaccia del tuono.
FEDERICO
Ha voluto partir!... Non la minaccia
dell'uragano, non le mie preghiere,
la lunga via da quel voler l'han smosso!
(guarda intorno cercando di Ricke)
E Ricke?
(penetra nella stanza da letto; guarda; è vuota)
Ah! Da mia madre!...
(l'uragano scoppia fuori violento; la finestra è ancora aperta)
La finestra
aperta ancora?
(va e a stento gli riesce di rinchiuderla per la gran violenza fuori del vento)
Scoppia l'uragano!
(infatti l'uragano scoppia fuori in tutta la sua furia. Federico si avvicina al tavolo dove è la lampada e dove Ricke ha collocato la lettera in modo da esser subito vista)
Mia Ricke che mi scrive?
(e lontano da qualunque sospetto, interpretando anzi quello scritto come una fantasia di amore di fanciulla alla sua prima notte nuziale, prende la lettera, ma appena aperta egli se la lascia sfuggire dalle mani)
Dio! Fuggita!
(si abbassa, raccoglie la lettera e confusamente vi legge)
«Compiangimi!...»
(sorpreso)
Compiangerla?!... Perché?...
(torna a leggere)
«Per te, per mamma e... tutti... son morta!...
compiangimi e perdona... perché t'amo!»
(rimane come fulminato, poi corre come pazzo per salire alla camera della madre, ma muta pensiero; poi si avvia per entrare nella stanza da letto e ne lascia invece, impaurito, cadere le cortine. E sempre più violento fuori si fa l'uragano!...)
Ben più fiero uragano scoppia e infuria e infuria
dentro l'anima mia!... Già il mio cervello
smarrisce ogni volere del pensiero!
(e come pazzo si dà a gridare)
Perché? Perché? Perché?...
(con angosciosa passione)
Già sul mio petto
io la stringevo!... Tutta!... Sulla mia
già la desiata bocca spasimava?...
(gli sovviene che in quel momento la voce di Worms ha interrotto l'ora dolcissima)
Worms!... Worms che canta!... Ebbene, perché tremo?
(l'uragano è al colmo. Federico passeggia tormentato e agitato da terribili sospetti)
Quando?...
...Dove?...
(risovvenendo)
Dunque al mulino... Io?... Lungi!
Con Giorgio!... E Ricke?... Là!... Worms dirigeva!...
(fa un gesto d'orrore, quasi a scacciare l'orribile sospetto)
(l'uragano infuria ancora di più: un fulmine scoppia vicino alla casa. Una vocina impaurita chiama disperatamente)
JANE
O Ricke!
FEDERICO
La piccina!
(Jane entra correndo e tutta lagrimosa dalla paura)
JANE
Ricke, ho paura!
FEDERICO
(alla vista della fanciulla, un pensiero strano gli balena; le si avvicina e, fissandola con grande attenzione, le dice)
Ricke è via! È partita...
È partita con... Carlo...
JANE
(guarda Federico e impaurita esclama)
Il maledetto?
FEDERICO
(sorpreso, fissando sempre Jane)
Il maledetto?!...
JANE
L'uomo del mulino!
FEDERICO
Il maledetto!... Di', perché tal nome?
JANE
Là Ricke lo chiamava: il maledetto!...
(poi soggiunge)
Là Ricke ha pianto tanto!
FEDERICO
(insinuante)
O mia piccina,
ricerca i più lontani sovvenir!...
(siede attirando presso di sé Jane e ascoltandola con angosciosa attenzione)
JANE
Sempre piangeva,
e se chiedevo:
«Perché?»... Taceva.
Io pur piangeva.
FEDERICO
Dunque piangeva sempre!
JANE
A giochi miei
più non giocavo,
vicina a lei
stavo e guardavo.
FEDERICO
(insistendo)
Di'...
JANE
Sola credendosi
un dì, seduta,
l'ho udita in lacrime
dir: «Son perduta!»
FEDERICO
(levandosi di scatto)
Perduta?
JANE
E cupa e assorta
l'udia soventi
dir fra i lamenti:
«Ah, fossi morta!»
FEDERICO
(in preda a violenta agitazione)
E ancora, ancor l'anima mia è nel buio!
(con impeto)
O mia vita finita!
Per me tutto è squallore!
Finita è la mia vita!
Tutto per me è dolore!
(con terribile risoluzione)
Orsù, mio cor, non pianti e non viltà!
Non più dolore! Odio, non pietà!
(medita ed esclama selvaggiamente feroce)
A Kœnigsberg! Colpirlo in tutto, onore,
e gloria, e patria e in tutto... tutto... tutto!
L'uragano si è dissolto; il cielo torna libero e sereno; riappare la luna che rischiara la selva e penetra dalla finestra nella stanza. Jane si accosta a Federico timorosa, e lo vuol condurre vicino alla finestra.
JANE
La luna piena – non vedi tornare serena?
Rischiara il ritorno di Ricke!
Qui vieni! Aspettiamo così.
(Federico commosso, affranto, siede vicino alla finestra, tiene fra le braccia Jane, le accarezza la testa con movimento quasi incosciente, poi prorompe in dirotto pianto)
A Kœnigsberg. Nei sotterranei della società segreta «Louise-bund» (una diramazione del Tugendbund). Rozza tavola, alcune panche e sgabelli di legno, e addossato alla parete di sinistra, presso all'enorme pilastro in muratura al quale sono affissi i bandi e i decreti e gli ostracismi della società segreta, un armario zeppo di rapiere, spade ed altre armi per difendersi in caso di sorpresa.
Le pareti sono però bizzarramente ricoperte di iscrizioni e strani disegni: bandiere, teste di morto, le braccia incrociate della Vehême, nomi, date!... Nell'alto, in nero, è scritta la data della prima confederazione; il reame di Westfalia è dipinto entro un circolo che pende sorretto da una forca; invece i nomi di Wolkensdorff e di Schill sono dentro alla aureola di una bizzarra ghirlanda raffigurante una corona d'alloro.
Sul valore simbolico vi è poco a dire, ma quanto al valore artistico si comprende che tutte le iscrizioni murarie furono speciale lavoro di Crisogono, il quale funge da segretario, cancelliere, usciere, portiere e... banditore!
Carlo Worms scrive.
(da tutte le parti si eleva un bisbiglio indeciso che a poco a poco si afferma sempre più netto. È il nome di «Germania» ripetuto come parola d'ordine degli adepti del «Louise-bund»)
CRISOGONO
LE VOCI
Germania!
CRISOGONO
WORMS
CRISOGONO
WORMS
CRISOGONO
A poco a poco i vasti sotterranei si affollano. Gente strana e diversa vi penetra sbucando dai diversi corridoi.
Alcuni fanno crocchio al pilone e vi leggono gli editti affissi; altri passeggiano; molti si riconoscono sotto alla maschera e si salutano silenziosi con rapide e forti strette di mano e il parlare sommesso; ve ne sono anche senza maschera e sono per lo più gli ultimi adepti, le reclute nuove, gli studenti troppo fieri di far parte della Louise-bund per nascondersi ed i recipiendari.
Al tavolo già stanno alcuni dei capi, e vari rappresentanti di altre Società segrete della Sud-Germania, e fra questi, oltre a Worms, il dott. Jahn, il barone De Nozis, il prof. Lang. - Una sedia di uno dei capi rimane vuota.
I corridoi continuano a riversare soci. Sono amici, fratelli, adepti di 1° e 2° grado, rappresentanti, corrispondenti, emissari, reclute nuove, affigliati. Tutti i ceti, tutte le mode, tutte le età. Il ricco e il povero, il soldato e il borghese, il professore e lo studente, l'ufficiale e il soldato semplice, il padre e il figlio.
CRISOGONO
(alcuni soci mascherati traggono i nuovi iscritti avanti al capo)
WORMS
(i soci presentano i nuovi adepti. Crisogono ne dice i nomi e Worms li scrive sul gran libro)
CRISOGONO
WORMS
ADEPTI
Sì.
WORMS
ADEPTI
Sì.
WORMS
ADEPTI
Sì.
WORMS
ADEPTI
Sì.
WORMS
ADEPTI
Germania!
WORMS
ADEPTI
Germania!
WORMS
ADEPTI
Germania!
WORMS
ADEPTI
Tutto!
(Worms accenna agli adepti di prendere posto tra i «Fratelli»)
Crisogono va ad affiggere al pilone i nuovi bandi e i nuovi editti dove stanno ancora affissi i vecchi, quali ad esempio quello che ha bandito il rogo ad ogni ritratto di Haugwitz dopo che costui ha osato felicitarsi con Napoleone della vittoria di Austerlitz e l'odio «nazionale» contro i suoi accoliti Lombard e Beyme per avere allora pubblicamente esclamato: «La Germania può ora dirsi all'incanto».
Dei nuovi bandi alcuni sono retrospettivi e colpiscono, sebbene con tardo rimprovero, i librai Moltrecht di Lipsia e Perthe di Amburgo e le mercantesse di mode Schemlin, Parf «per troppa civetteria con ufficiali francesi».
WORMS
(un fremito di entusiasmo corre ed esalta tutti)
I FRATELLI
Noi morrem pe 'l re!...
Morremo per la patria! Le vite! I figli! L'oro,
ogni angoscia e dolore!
WORMS
Ed ecco il colpevole introdotto da Crisogono: è un giovinetto pallido, cogli occhi pieni di lacrime: sta ritto a capo scoperto innanzi ai capi. La sua estrema giovinezza strappa un mormorio di dolore e di sdegno.
È Jebbel, il mendicante!
I FRATELLI
Oh la vile esistenza! Oh gioventù già ignava!
Mesta e vinta coscienza se già colpa la grava!
(a un cenno di Worms si fa silenzio e Jebbel parla)
JEBBEL
(con angoscia)
Son Jebbel!... Jebbel sono, il mendicante!...
Io ho tradito Palm!... E per quest'oro!...
Ognor col mio rimorso!... Così vissi!
Col desiderio di gridare al mondo:
«Io ho tradito Palm!»... Così fanciullo
già sono un vile!... - Ma per la pietà
della mia vecchia nonna tacqui... È morta!
Quest'è l'oro per cui mi son venduto!
(e l'oro che il fanciullo istintivamente non ebbe mai il coraggio di spendere, l'oro di Otto, tenuto da lui nascosto sotto una pietra, Jebbel lo va a deporre sul tavolo della presidenza e ritorna subito dopo al suo posto ad attendere la sentenza – finalmente co' la coscienza calma. Passa un momento di silenzio. L'assemblea non si è ancora riavuta dallo stupore di quella confessione. Poscia scrosciano terribili e implacabili le grida. «Muoia! Muoia!»)
(ma un affigliato esce dalla folla e si smaschera. È Lützow: alla di lui vista l'assemblea si calma)
LÜTZOW
(ai capi)
Sia mio questo fanciullo!
(passa un altro momento di silenzio. I capi si consultano con Worms)
WORMS
LÜTZOW
(ponendo una mano sulla spalla di Jebbel
Ti arruolo!
(la pietosa generosità di Lützow esalta l'assemblea)
I FRATELLI
Evviva Guglielmo Lützow, anima grande e grande cor!
Redento sei! Va', Jebbel, alla gloria!
Con Lützow vai sul campo dell'onor!
Vai laggiù dove eterno vive chi muor!
Crisogono introduce un altro personaggio. Costui tiene fra le mani una piccola scatola sul di cui coperchio è disegnata una croce. È il pastore Stapps.
(e il nome di Federico Stapps, che appunto in questi giorni riempie il mondo pe 'l folle e disperato tentativo di Vienna e per la sua coraggiosa fine, corre sulle labbra di tutti. L'assemblea si alza in segno di rispetto: il silenzio è profondo)
STAPPS
Era mio figlio nato col destino
d'una gran morte dentro all'occhio azzurro;
avea i capelli d'oro degli arcangeli
e dentro al cuore la dolcezza mite
che fa timidi i buoni e la fortezza
dell'amor patrio che fa i bimbi eroi.
(è fortemente commosso ma riesce a dominarsi e riprende il suo dire)
Vide un tiranno e la Germania infranta,
il mondo in sangue e in pianti contemplò,
chiamò – Pietà – l'idea cruenta e santa
ed alto il braccio per punir levò...
Morì!... A Schœnbrunn!... Lo vidi!... Era il mattino!
Forse in quell'alba d'incompiuto dì
vide compirsi il patrio destino
e come antico martire morì.
(presenta, baciandola, la scatola che contiene un fazzoletto bagnato nel sangue di Federico, suo figlio, e la depone sul tavolo soggiungendo)
Pria ch'ei confuso, giù, tra infami tombe,
raccolsi il sangue che il suo cor versò...
Qui scendo come a sante catacombe
e il sangue suo di martire vi do!
(un grande sussurro di pietà e di ammirazione accoglie le parole del vecchio)
I FRATELLI
Fiero, o vecchio, è il tuo dolor,
ma dolor sublime e santo;
è fecondo a glorie il pianto che l'amor di patria dà!
WORMS
(ma ad un tratto, nell'assemblea, tuona una voce che interrompe. È un adepto senza distintivi che ritto in piedi, isolato, mascherato e avvolto in un ampio mantello parla concitato e nello stesso tempo calmo, gli occhi scintillanti sotto i fori della maschera ed ostinatamente fermi su Worms)
FEDERICO
(da adepto)
O vili
parole! O falsa fede questa!...
(la sorpresa è terribile. Carlo Worms si arresta dapprima, poi contro l'incognito interruttore ripete più forte)
WORMS
FEDERICO
(da adepto)
(con ironia)
Eroi?!...
WORMS
FEDERICO
(da adepto)
(calmo)
È logica codarda!
WORMS
FEDERICO
(da adepto)
E l'assassinio
puro lo fa!
WORMS
FEDERICO
(da adepto)
No!
(e l'adepto, che ha presa così violentemente la parola, continua a dire con grande slancio e anche con strano accanimento contro Worms)
Arma pura anima pura
all'eroe che a morte va!
Santa spada alma sicura
al soldato che morrà!
Chiama eserciti la patria...
chiama eroi e libertà!
Tu un agguato e un assassino
offri invece e una viltà!
(allora dall'assemblea grida concitate si elevano in favore e contro)
ALCUNI
Silenzio! - Taccia!
(Worms livido guarda perplesso, mentre Crisogono urla)
CRISOGONO
ALTRI
(gridano invece)
Parli!
WORMS
I CAPI
(si levano e intromettendosi tentano di troncare l'incidente sentenziando)
Al giudizio!...
WORMS
FEDERICO
(da adepto)
(impavido, dominando tutto e tutti, stacca gli occhi da Worms con un gesto di supremo disprezzo e si rivolge a Stapps)
Sol di gloria sante splendono
or qui, o padre, le tue lacrime;
sono pure gemme e fulgono
onde il cuor trema a pietà.
(addita al Pastore Stapps e all'assemblea tutte le iscrizioni che coprono le pareti e soggiunge)
Ma là guardo, e una coorte
d'eroi spenti passar veggo!
Là divini nomi leggo!...
La coorte passa... va!...
Lungo sangue cola dietro
alle eroiche genti morte!
Là mirate quante lacrime
d'altri padri e madri smorte!...
Io là guardo a quelle lacrime
che altri padri pria versarono
ed io grido: Là è l'esempio!
Là è il mister del sacrificio!
Qui?...
(ancora terribile additando)
No!... Alla vision splendida
degli eroi morti in battaglia
la tua man fango raccoglie
e agli eroi codardi scaglia!
(e il dito teso verso Worms lo accenna all'assemblea con un gesto di accusa)
WORMS
(l'adepto si toglie calmo la maschera)
CRISOGONO
WORMS
MOLTI
Federico Lœwe!
(molti giovani eccitati fanno l'atto di scagliarsi contro di lui)
WORMS
Sommo e triste è il silenzio! Worms si toglie il mantello e il berretto che consegna a Crisogono e in mezzo alla meraviglia di tutti rimane in atteggiamento umile, a capo scoperto avanti a Federico Lœwe. Rende ancora più penosa la sorpresa di tutti il modo dimesso con che Worms parla. Le sue parole non sono una ribellione alle offese ricevute, sono parole di una grande umiltà.
WORMS
FEDERICO
(con impeto)
Io voglio la tua morte!
WORMS
FEDERICO
No! No! Il superbo orgoglio
d'una morte di gloria a te non voglio!
(rapidamente si accosta all'armario vi stacca due spade e ne getta una a Worms)
Tu qui morrai!... In guardia!
(e getta il mantello)
WORMS
FEDERICO
(furibondo)
Tu non vuoi? Dunque hai paura!
Ah ben tu sei quel ch'io conobbi... l'uomo
scaltro agli agguati e vile... vile... vile!...
(Carlo Worms non risponde – guarda calmo, poi lentamente si lascia cadere in ginocchio avanti a Federico Lœwe)
Allora molti circondano Lœwe. Ognuno di quegli uomini che pregano non conosce viltà ed implorano ora contro un fratricidio nella imminenza della gran battaglia per la libertà. Sono Hasserodt, Lützow, Körner, tutti co' lo splendore in fronte del loro destino tragico e della loro gloria; è Gneisenau, Nettelbeck, Dœrnberg, Bærsch, Scharnhorst, e il malinconico Blücher, il violento De Stein, Glein, Villers, Gœvres, Kleist, Vogt, Förster, Bürger, Gentz, Jacobi... e tutti pregano.
I FRATELLI
Noi non vogliamo fra voi un fratricida!
Or questo sangue sparso è mal presagio!
Ha pianto; s'è umiliato; tu perdona!
Ma queste voci miti irritano ancora più Federico e lo fanno violento. Fuori di sé per quella umiltà di Worms, improvvisamente si abbassa e lo colpisce in pieno volto.
Con orrore si scostano tutti da lui: Worms si leva, sotto la terribile ingiuria, calmo sempre e raccoglie da terra rassegnato la spada che Federico gli ha gettata.
WORMS
CRISOGONO
WORMS
CRISOGONO
WORMS
CRISOGONO
(Worms vedendo che i suoi testimoni gli si avvicinano, saluta Crisogono e obbedisce impassibile ai testimoni; Lützow scelto come imparziale ha misurato con Körner e Bærsch il terreno; gli avversari sono posti di fronte)
LÜTZOW
Silenzio sul terreno!...
(ma allorché egli, il gran soldato, è per dare il sacramentale ordine dell'attacco «Risuonino i ferri!...» esclama invece)
Mi ripugna!
A me soldato questa spada grava!
Va' via!
(e getta lontano la spada aggiungendo)
Dell'avvenir dispero omai!...
Allora una soavissima DONNA appare improvvisamente, bellissima nella possanza della sua alta maestà. La sua voce è dolcissima ma improntata a profondo corruccio.
Così la bellissima DONNA co' la sua dolcissima voce rimprovera Lützow spingendo innanzi a sé il più amato dei suoi figli colme le braccia di gigli azzurri di campo.
UNA DONNA
Finché le vostre donne e i vostri prati
hanno di questi fiori
chi del destin di patria dispera?
(e spinge fra i combattenti il figlio. La sua apparizione fa correre un fremito in tutti. Lützow piega il ginocchio avanti a Lei. Federico e Worms si scostano e si inchinano e tutti la circondano sussurrando rispettosi prima, poi, a poco a poco, scoppiando in entusiasmo)
TUTTI
Nuova Thusnelda, in noi
rinnovi il fato ardito
che fatti i vinti eroi
sospinge a libertà.
Freme ne' nostri canti
per te l'inno bardito,
più gli occhi non han pianti,
non l'anime viltà!...
In te tutto s'aduna
avvenire e fortuna,
la speme e la vittoria!
Tu sei la nostra sorte!
Tu sei la nostra fede!
Tu sei la nostra gloria!
In te si spera e crede!
Urrà! Viva la morte!...
(e Lœwe e Worms gittano inorriditi le spade, ma le raccoglie il giovanetto, il biondo giovanetto dai gigli azzurri e ritorna ancora a loro quelle due spade! Non più per l'odio, ora sono spade brandite per la patria. Tale è il pensiero di quel giovanetto, e i due nemici per l'amore, fratelli per la patria, strette in pugno ancora quelle armi, abbracciati, gridano con voci che la commozione e la esaltazione di quel momento rendono sublimi)
TUTTI
Morir... morir... morir per la Germania!
È il terzo tramonto, l'ultimo, che avvolge la lugubre piana di Lipsia.
Qui la leggenda della germanica faida fu vinta da questo duello di giganti che la storia già definisce «battaglia delle nazioni».
La nebbia dell'ottobre come fitto velario si diffonde su tutto; copre sole, cielo, orizzonte e avviluppa la vasta landa. Tutto è grigio, tutto è invisibile, tutto si fonde in un vasto insieme indeciso: Liebertwoolkwitz e Wachau e i boschi di Gross-Posna. Lontano da Grimma il vento reca solo lo scalpitio di cavalli resi furenti e selvaggi dal terrore; da Rochlitz squilli di trombe richiamano i soldati sbandati, perduti, errabondi; su dal campo fievoli grida, fioche preghiere, gemiti di feriti e angosce e spasimi di moribondi!
Eppure qualche cosa di grande, di soprannaturale, avviene là e la folta nebbia arcana nasconde un grandioso mistero, imperocché cessano improvvisamente lamenti ed agonie.
Quale suprema visione dunque avviva la vostra morente pupilla, o nuovi eroi? Il cielo e la leggenda si confondono là in un supremo abbraccio di poesia, di sangue e di gloria co' la terra e la storia!
È Iwain, Lancillotto del lago, Vilagloil e tutti gli antichissimi eroi che sui candidi loro destrieri scendono dai mistici Walhalla per contemplare la rinnovata gloria di Hermann...
Voci misteriose e arcane sembrano espandersi intorno intorno; voci di anime vibranti di gloria come quelle dei bardi al tempo di Vilfred, di Werdomar, di Kerding e di Darmond; voci misteriose e arcane inneggianti: »O nuovi eroi, di noi più grandi, perché, noi eroi per la fede e l'amore, voi per la patria; noi per la leggenda, voi per la storia!...
E la bianca cavalcata aerea passa e si smarrisce alta nel cielo; e il silenzio e la gloria posano soli in compagnia dei morti sul tragico campo dove la leggenda fu vinta dalla storia.
Nella piana di Lipsia, fra Rochlitz e Grimma, il 19 ottobre 1813.
La battaglia, durata tre giorni, è finita. Sul campo omai abbandonato giacciono solo i morti, i feriti, i dimenticati.
A destra è un terrapieno denominato il Thonberg, dove intorno si è combattuto accanitamente: da lì Napoleone ha assistito alla battaglia.
Sul Thonberg esisteva un mulino da tabacco: ora non vi sono che rovine, cariaggi distrutti, cannoni smontati, ruote infrante, rovine d'uomini e cose dovunque; una miseria; il terrore.
La miscela delle uniformi e dei colori è bizzarramente e funebremente fusa nel sangue e nel fango; le divise di Merveldt, di Lichtenstein, dei partigiani di Thielman e quelle brune di Lützow sono confusamente mescolate a quelle dei cosacchi di Platoff, dei granatieri di Rajewsky e alle azzurre della gran Guardia di Napoleone e dei cacciatori di Lefevre-Desnouettes, dei lancieri di Krazinski, dei granatieri a cavallo di Guyot e delle giovani reclute di Ney. Oscure nuvole, nere, offuscano il tramonto; sorge densa una nebbia umida, afosa.
Lipsia nel lontano è sommersa in quel fitto mare di nebbie.
Due creature vagolano in quella semiombra di triste tramonto.
Una – selvaggia creatura – dai capelli sciolti in gran disordine – seminuda nelle spalle che una lacera camicia a stento ripara e le gonne bizzarramente allacciate alle gambe la fanno apparire come una antica sacerdotessa druidica vagante nella lugubre piana.
È Ricke.
Ricke, travolta entro alla bufera del glorioso dramma della sua patria, impavida fra stenti e angosce, audace contro il tempo e gli avvenimenti, trascinandosi dietro ai Cacciatori della Morte.
Sospinta Ricke così corre dietro il poema della sua vita, verso il suo destino che per ironia, ancora contro lei, ha fatto del suo amore e del suo odio, Lœwe e Worms, due fratelli; nell'abbattimento fatta ardimentosa dal suo amore, nella stanchezza selvaggiamente rafforzata dal suo odio, allucinata da speranza folle e tormentata inconscia da un orribile presagio.
L'altra creatura, un giovinetto, veste la divisa dei Cacciatori della Morte – ha i distintivi di tamburino; non ha berretto ma una gran fasciatura gli copre la testa dove egli fu ferito.
È Jebbel.
RICKE
(incitando Jebbel)
Cerca!... Rammenta!...
JEBBEL
Il loco
più non ravviso!...
(fa alcuni passi, guardando intorno)
(lontano per l'immenso piano, un lungo gemito si eleva e si perde)
Oh! Il fioco
lamento!
RICKE
È Il vento!
(ed anima coll'esempio Jebbel a ricercare ancora)
JEBBEL
(si arresta avanti al terrapieno)
Ecco! Lassù!...
(guarda attentamente e ravvisa il Thonberg)
Ecco il livido Thonberg!
Cogli occhi noti
alla vittoria, ai morti
lassù Napoleon la dimandava!
No! - Viva contro a lui
la libertà, la libertà marciava,
e ai fianchi avea
gli angeli della gloria:
- la patria e la morte! -
ed il livido Thonberg
allor tutto si tinse in rosso cupo
e per fuoco e per sangue!
Körner il canto!
Worms la bandiera!
Lœwe la spada!
Io sul tamburo
seguia battendo il fremito dell'inno!
Crisogono là vidi a un grande abbraccio
tender le braccia
e... cader morto!
Poi... morti morti tutti,
e il mio tamburo
ognor battea ma solo e senza canto
sovra il livido Thonberg
rosso solo di sangue!
RICKE
(si arresta fra i morti ai piedi del Thonberg)
Qui dunque? E più de' tuoi begli occhi spenti
nel dolce tuo guardar Ricke vivrà?
Qui dunque? E più, nei brevi baci ardenti
la povera tua Ricke ancor vivrà?
(stende le braccia verso quei morti, chiamando)
O morto! O morto!
JEBBEL
(impaurito ai gridi e ai gemiti)
Odi, lugubri gridi!...
RICKE
(disperata)
O morto! O morto!
JEBBEL
Odi, voraci gridi!...
RICKE
(singhiozzando)
Ah! Morto, morto!
JEBBEL
(improvvisamente si arresta)
Dio? Là sotto un gemito!...
(e accenna ai piedi del Thonberg)
(Ricke e Jebbel immobili, anelanti, ascoltano: infatti un fioco gemito perviene distinto fino a loro)
RICKE
(esaltandosi)
Sì, un gemito!...
JEBBEL
Laggiù!
RICKE
Odi!...
(tornano ad ascoltare)
Il silenzio è sommo.
(sconfortata)
Nulla!...
JEBBEL
(che ha continuato a cercare a piè del Thonberg, ad un tratto addita a Ricke un corpo insanguinato, esclamando)
Lœwe!...
(da quel corpo insanguinato esce ancora, l'ultimo indizio della vita, un soffio di dolore)
(Ricke accorre, si inginocchia, con una suprema dolcezza riesce a sostenere sovra il suo ginocchio la testa di Federico)
JEBBEL
(osservando con febbrile angoscia)
Lieve respiro!...
RICKE
(piena di speranza)
Ma respira!...
JEBBEL
Un'ombra
di vita sol...
RICKE
Ma vita... vita... vita!
Agli avamposti, Jebbel...
JEBBEL
Vo!
(è per allontanarsi, ma si sovviene della fiaschetta d'acquavite che tiene a tracolla, ritorna e la porge a Ricke)
Prendete!
(e corre via verso gli avamposti)
(Ricke, in ginocchio presso Federico, lentamente gli versa poche stille di liquore sulle labbra e spia ansiosa sul volto la vita che torna. Federico non apre gli occhi, ma al contatto del liquore trasale)
FEDERICO
(con un fil di voce - sempre gli occhi chiusi)
O tu che mi soccorri e sei pietoso
deh, dimmi tu...
(ma la voce si spegne e passa un momento di silenzio lugubre)
(Ricke avida ascolta ancora, finalmente in un sospiro Federico può dire)
...chi ha vinto oggi?
RICKE
Germania!...
FEDERICO
(dopo un momento di silenzio)
Oh, benedetto labbro!... Ancor!...
RICKE
Germania!
(di nuovo passa un momento di silenzio; un gran sospiro esce dalle labbra di Federico che mormora)
FEDERICO
O dolcissima voce e dolce nome!
Parlami ancor!
(ma Ricke vinta dalla commozione non può profferir parola e scoppia in lagrime)
Tu taci?...
(il silenzio intorno ai due è sommo; solo il singhiozzo di Ricke si eleva doloroso)
(il moribondo, in quel pianto dolorosissimo ha divinato Ricke: ed in un dolcissimo sospiro balbetta)
Tu sei Ricke!...
(e ripete ancora felice)
Ricke! Sei tu?
(e la sua voce in quella emozione si affievolisce)
RICKE
(versandogli ancora gocce di liquore)
Bevi la vita!
Amore, bevi!
FEDERICO
(si rianima e può finalmente fissare il volto di Ricke)
So l'infinita
e desolata
storia del tuo dolor!...
Lo so, lo so! Innocente!... Or muoio lieto!
RICKE
No! No! Vivrai! Alla tua vita io credo!
Se qui il signor mi trasse a te vicina
è perché noi dobbiamo amarci ancor.
Vivrai! Vivrai! Non ho sofferto invano!
Mai più ci lasceremo! Alfin sei mio!
FEDERICO
(con un gemito)
No. No... È finita!
(e la voce si spegne in un sospiro)
RICKE
(lo osserva e ancora lo fa bere, ma gli occhi di Federico tornano a chiudersi. Ricke dà in un grido di terrore)
Dio!
Muore! Muore!
(chiama gridando disperatamente)
Aiuto!... Aiuto!... Aiuto!...
(e ascolta avidamente verso gli avamposti. Ma il silenzio è sommo. Allora tutta la disperazione erompe dal cuore di Ricke in una suprema imprecazione contro chi fu la causa di tutto il suo dolore)
Ah, il maledetto!...
(ed è questa imprecazione disperata che penetra acuta, tormentosa nel cuore del moribondo e gli ritorna co' la volontà la forza di dire)
FEDERICO
Taci!... Quest'ora è pia!
Qui si perdona e oblia!
Qui spira arcano un soffio
che sperde ogni rancore,
che fa immortal chi muore.
È l'amore di patria!
Sull'odio che divide
sta questo amor possente.
Pugnar, cader ci vide
uniti un sol stendardo,
l'ultimo nostro sguardo
noi gli volgemmo insieme
avvinti eternamente
a una sorte, a una speme.
L'anima fatta buona,
sul labbro lo baciai!
Là cadde... È là... Perdona
com'io gli perdonai!
(Ricke obbedisce)
Cerca!... Poco lontano!...
(Ricke cerca oramai senza paura e senza ribrezzi fra i corpi morti. Improvvisamente nel rimuovere un vuoto gabbione si arresta e dà un grido. Essa ha di fronte il cadavere di Worms, che, cogli occhi ancora aperti, pare guardarla. Federico ha compreso che Ricke ha scoperto Worms e con tutte l'ultime sue forze tenta di sollevarsi e vedere)
Ah, tu l'hai scorto!
RICKE
L'asta nel pugno stretta!
Con occhi aperti! Prono!
Guarda com'un che aspetta...
FEDERICO
Aspetta il tuo perdono!
RICKE
(si china sul cadavere e vede che Worms ha nascosto sotto la giubba il drappo della bandiera strappandolo dall'asta pe 'l timore che avesse, morto, a cadere nelle mani dei nemici)
Ultimo suo pensiero
fu la bandiera!... Ascosa
entro al corsetto nero
sovra il suo cuore or posa!
(dalla giubba leva fuori la bandiera, e fissi i suoi occhi negli occhi del morto sta un momento assorta, poi si china pietosa e col drappo della bandiera gli chiude gli occhi, dicendo)
La pace, o Carlo Worms!
(e torna di nuovo presso Federico, morente)
(lontano un rumore sordo di armi, di soldati, viene a turbare gli ultimi momenti di Federico Lœwe)
FEDERICO
Che è questo, Ricke?
RICKE
(si alza e guarda all'orizzonte, guarda attentamente, poi esclama)
Laggiù! Laggiù nell'ultimo
confin, fra il mondo e dio
cavalca lenta ed alta
cupa un'apparizione!!
FEDERICO
(con un supremo sforzo per rialzarsi)
Voglio vedere anch'io!
RICKE
(sostiene Federico e lo aiuta a guardare)
Guarda!
FEDERICO
Napoleone!
(il sole cogli ultimi suoi raggi che infuocano tragicamente il cielo all'occaso fa risaltare in nere ombre la gran visione di un esercito in ritirata)
Passano i Granatieri muti sopra il morente sole! Non più il canto di battaglie vinte sulle vincitrici bandiere. Le squille delle bandiere, tese le ali, rassembrano ora uno stormo di uccelli atterriti che fuggono. Uno solo, tutto solo, su quel sole rosso, rosso di sangue, cavalca, la gran testa pensierosa abbandonata sul petto. È Napoleone. Dentro a quell'aureola sanguinosa di un tramonto, oramai tramonto egli pure, tutto solo cavalca co' la sua immensa gloria e la sua immensa sfortuna; lo seguono silenziosi i suoi generali e tutta quella grande ombra di cavalli, teste, piumati cappelli, armi, bandiere, su quel tramonto tragico, rassomiglia ad una gran fantastica cavalcata di spettri.
FEDERICO
O libera Germania!...
(così Federico, co 'la visione della patria libera, esala la vita fra le braccia di Ricke.
Senza lacrime essa distende con dolcezza il corpo amato e vi si accoscia vicina posando la testa su quel cuore morto in quella imminente notte, per lei prima notte nuziale ed eterna)
E sempre lontana intanto va, pe 'l rosso orizzonte, scemando la gran macchia nera di quell'esercito senza inni, senza canti.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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